ilTorinese

Il bipolarismo si può ancora battere

Da svariati lustri la geografia politica italiana è incardinata attorno ad un singolare bipolarismo.

Che, non a caso, viene comunemente definito come una sorta di “bipolarismo selvaggio”. Ma si tratta di un bipolarismo che può ancora essere battuto a livello politico ed elettorale. È ormai convinzione abbastanza diffusa, infatti, che ciò che capita sino al 25 settembre difficilmente ci sarà dal 26 settembre in poi.
Ora, sgombriamo il campo da ogni interpretazione forzata e da ogni fantasia, ma è indubbio che più passa il tempo e più emergono le contraddizioni politiche all’interno dei due schieramenti maggioritari. Ed è perfettamente inutile che il segretario del Pd inviti alla lotta senza frontiere contro il ritorno del fascismo quando tutti sanno, ma proprio tutti, che la demolizione e l’annientamento del nemico politico rientrano, appunto, in una logica di “bipolarismo selvaggio” che non risponde più alle dinamiche concrete della politica italiana. E men che meno a ciò che capita realmente nella società italiana. Perchè è sempre più evidente che, al di là della propaganda elettorale, non saranno questi due schieramenti a garantire un seria guida al governo del paese a medio/lungo termine. Se sul versante della sinistra si è dato vita ad una coalizione sbilenca e destinata oggettivamente a soccombere nelle urne, è altrettanto vero che l’unità apparente del centro destra nasconde una prospettiva politica diversa coltivata dai principali contraenti la coalizione stessa. Contraddizioni e diversità che emergono in modo sufficientemente palese negli stessi dibattiti pubblici che coinvolgono i diversi leader politici.
Certo, chi punta ad incrinare nelle urne le sorti di questo bipolarismo deve essere politicamente convincente nel denunciare le storture e le pesanti contraddizioni che caratterizzano coalizioni posticce ed eterogenee sotto il profilo programmatico. È di tutta evidenza che di fronte ad alleanze che non garantiscono una convergenza sul terreno concreto delle cose da fare oltre a coltivare prospettive politiche non particolarmente affini, difficilmente si può parlare di una strategia duratura se non quella di distruggere l’avversario/nemico in virtù di un bipolarismo sempre più bislacco ed anacronistico. E il decollo, politico ed elettorale, di un “centro” che sia autenticamente capace di declinare una “politica di centro”, è la sfida decisiva che può mettere definitivamente in crisi questa fragile impalcatura politica.
Ecco perchè il destino di questo “bipolarismo selvaggio” che continua a coltivare l’obiettivo di una violenta radicalizzazione della contesa politica italiana è destinato, prima o poi, ad arrivare al capolinea. E questo per due motivi persin troppo semplici da richiamare.
Innanzitutto perchè non si può governare una società complessa e una fase politica alquanto difficile e carica di incognite come quella contemporanea con un metodo politico che incentiva alla perenne radicalizzazione e al conflitto permanente. La strategia della “solidarietà nazionale”, seppur declinata in modo diverso di volta in volta, si impone sempre di più in un clima di profonda frattura sociale e con progetti politici dei vari partiti non ben definiti e fortemente radicalizzati tra di loro.
In secondo luogo perchè con l’assenza di partiti che esprimano un forte pensiero politico – frutto di una precisa cultura politica – accompagnato da una altrettanto definita visione della società, è abbastanza naturale che questi cartelli elettorali non possano tranquillamente governare con autosufficienza ed esclusivismi aprioristici.
In sostanza, è necessario mettere in campo una iniziativa politica che sia in grado di garantire la governabilità da un lato con un programma altrettanto definito e realistico dall’altro. Due condizioni che, oggettivamente, non sono compatibili con risse continue, con un clima da “ok corral”, con una contrapposizione violenta e frontale tra i vari schieramenti e, soprattutto, con una voglia di distruggere e annientare l’avversario/nemico. Ovvero, con le regole e le prassi che hanno contraddistinto questi anni di contrapposizione violenta fra i due schieramenti maggioritari. E questo senza invocare ridicole e grottesche emergenze. Dittatura, possibile ritorno del fascismo, regimi illiberali se non addirittura sovversivi sono però richiami ed osservazioni del tutto privi di senso per il semplice motivo che non corrispondono alle dinamiche concrete che caratterizzano la società contemporanea. Semmai, si tratta di ricostruire una fase politica che non sia fondata sulla precarietà degli equilibri e sulla inconsistenza dei programmi. E, sotto questo versante, la ricostruzione di un luogo politico di “Centro” può essere decisivo e determinante.

Per questo dopo il 25 settembre arriverà il 26 settembre. E lì, forse, assisteremo ad una nuova ed ennesima stagione della politica italiana. E non più all’insegna del trasformismo, del populismo e dell’’inconsistenza programmatica.

Giorgio Merlo

A Rivoli si formano i super tecnici della logistica

In partenza un corso gratuito di 800 ore per disoccupati

ENAIP RIVOLI 

Nella partnership: EnAIP, UPO, IIS Amaldi-Staffi e le aziende S.I.T.O., Mole Logistica e Pro Design

Per chi è diplomato e vorrebbe specializzarsi nel settore della logistica. Il centro Enaip di Rivoli propone un corso IFTS (Istruzione Formazione Tecnica Superiore) gratuito di TECNICHE PER LA PROGRAMMAZIONE DELLA PRODUZIONE E LA LOGISTICA.

Ha una durata di 800 ore, di cui 400 saranno svolte in alternanza, al fine di sperimentare sul campo le competenze acquisite durante le lezioni teoriche. È rivolto a persone disoccupate, maggiorenni, in possesso di diploma.

Il Tecnico superiore opera all’interno di imprese di produzione e di servizi nelle attività correlate all’approvvigionamento, alla distribuzione, alla spedizione, adottando le soluzioni e gli strumenti più idonei alla realizzazione del ciclo logistico. Ha una visione sistemica del ciclo logistico e dell’intera fase del trasporto ed è in grado di coordinare come Multimodal Transport Operator le relazioni con gli attori del canale logistico interno ed esterno all’azienda.

Il corso è realizzato da una partnership di soggetti, di cui EnAIP Piemonte è capofila: Università del Piemonte Orientale (UNIPO), IIS Amaldi- Sraffa di Orbassano, S.I.T.O. Società interporto di Torino, Mole Logistica S.c.p.a., Pro design Snc.

Nella rete di imprese interessate al profilo, tra le altre, ci sono: BRT SpA, Carioca SpA, Codé Crai Ovest, Cultraro Automazione Engineering Srl, Facet Srl, Flenco Fluid System Srl, Leroy Merlin, Lidl Italia, MOLE SCPA, MR Transport Srl, Prima industrie SpA, Progefai SC, Torino Terminal Container Srl”.

ISCRIZIONI online: https://enaip.org/7EdD

Per informazioni:

EnAIP Rivoli

011.9591252

csf-rivoli@enaip.piemonte.it

Parco della Salute, Magi (+Europa): Giunta Cirio fa proclami ma conclude poco o nulla

Riceviamo e pubblichiamo

Dichiarazione di Riccardo Magi (candidato coalizione centrosinistra Collegio Camera 1 di Torino):

Il 30 marzo 2021, in piena emergenza Covid, il governatore Cirio e l’assessore regionale alla Sanità Icardi, annunciavano che il Parco della Salute di Torino sarebbe stato completato nel 2027. Ieri i giornalisti hanno scoperto che la gara di assegnazione della commessa a una delle due imprese rimaste in lizza deve ripartire da zero.
Ricapitolando: stop Parco della Salute di Torino; stop alla “Città della Salute” di Novara; Azienda Zero senza direttore generale a un anno dall’approvazione della legge istitutiva (il commissario provvisorio è il direttore generale dell’ASL Città di Torino, cioè quello che dovrebbe essere controllato per primo dall’Azienda Zero).
Questa è una Giunta Regionale fortissima nei proclami ma che porta a casa poco o niente.
Chiedo che vi sia almeno, d’ora in poi, un po’ più di trasparenza: deve essere predisposta una pagina dedicata al Parco della Salute sul sito istituzionale, come fu fatto dall’allora Presidente Chiamparino per il grattacielo della Regione. E la Giunta Regionale deve finalmente rispondere alla circostanziata domanda posta ormai da due anni dall’Associazione radicale Adelaide Aglietta: chi deve pagare i costi delle bonifiche inerenti sia il grattacielo sia il Parco della Salute (nel contratto di compravendita del 2004 è scritto chiaramente che tali costi erano a carico del venditore, l’ex Fiat Avio)?

Elezioni: le richieste del mondo delle imprese ai partiti politici

Le richieste di Confartigianato Imprese Piemonte per ricostruire un patto di fiducia tra imprenditori, Politica e Istituzioni. Lavoro, burocrazia, energia, sostenibilità e PNRR.

 

Giorgio Felici (Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte): “L’artigianato e le PMI al centro degli interventi per rilanciare la competitività”.

 

 

 

“Ricostruire un patto di fiducia tra imprenditori, politica e istituzioni e costruire un Piemonte e una Italia a misura di oltre 4 milioni e mezzo di artigiani e piccole imprese, 117mila in Piemonte, che danno lavoro a 11 milioni di addetti, 235.255 quelli piemontesi”.

E’ questa la richiesta di Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte per sollecitare un impegno concreto a rimuovere gli ostacoli che bloccano gli imprenditori e a creare le condizioni per la ripresa economica.

“A chi si candida a guidare il Paese chiediamo un patto di fiducia per realizzare le riforme irrinunciabili per lo sviluppo – continua Felici – domandiamo di porre l’artigianato e le micro e piccole imprese, che rappresentano il 99,4% del tessuto produttivo e danno lavoro al 64% degli occupati, al centro degli interventi per rilanciare la competitività e di ri-orientare l’attenzione su coloro che hanno dimostrato di saper creare occupazione, benessere economico, coesione sociale”.

Nell’agenda delle priorità indicata da Confartigianato Piemonte c’è anche la richiesta di “un fisco semplice e leggero, visto che oggi cittadini e imprenditori pagano 32,8 miliardi di maggiori tasse rispetto alla media dell’Eurozona. Da riformare all’insegna dell’efficienza anche la macchina burocratica, poiché oggi l’Italia è al 24° posto nell’Ue per la qualità dei servizi pubblici e soltanto il 28% delle amministrazioni locali gestisce completamente pratiche on line”.

“Il lavoro di qualità è un altro importante tema che deve essere affrontato – prosegue Felici -diciamo no al salario minimo legale e sì al lavoro di cittadinanza, va ridotto il cuneo fiscale e contributivo sul lavoro e potenziati formazione tecnica e professionale e apprendistato per agevolare il reperimento di manodopera qualificata da parte delle imprese”.

 

E sul caro energia secondo Confartigianato Imprese Piemonte non ci sono alchimie che tengano: lo Stato deve in prima coprire gli aumenti (costi di elettricità e gas, incrementato 108%) ma subito dopo recuperare il suo ruolo centrale nella gestione e nella distribuzione dell’energia, tagliando fuori gli speculatori”.

 

Sul fronte della sostenibilità ambientale – sottolinea Felici – vanno mantenuti gli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici, sciogliendo rapidamente il grave problema dei miliardi di crediti fiscali incagliati legati ai bonus edilizia che mette a rischio la sopravvivenza delle aziende di costruzioni e di 47mila posti di lavoro”.

Sull’accesso al credito, Confartigianato Imprese Piemonte chiede delle concrete politiche creditizie che portino ad un intervento forte dello Stato anche su questa partita, per sostenere il tessuto economico caratteristico del nostro Paese costituito da micro e piccole imprese.

“E sul PNRR – conclude Felici – è necessario proseguire spediti nella sua attuazione con bandi improntati alla facile accessibilità che devono essere inclusive e accessibili per le piccole imprese. Bisogna poi essere molto attenti a non rendere la “transizione energetica” un business che poco ha a che fare col contenimento delle emissioni; piuttosto va sburocratizzata completamente l’installazione di impianti alternativi e va incentivata l’autoproduzione e l’autoconsumo; va inoltre creata una premialità per le Comunità Energetiche”.

稍息 Riposo! Cina 1981-84 Fotografie di Andrea Cavazzuti

A cura di Davide Quadrio e Stefania Stafutti dal 9 settembre al 2 ottobre 2022

   

In Occidente l’immaginario visivo della Cina era, come un po’ ancora oggi, quello del già defunto Mao e della già conclusa Rivoluzione Culturale. Figlio dei miei tempi e allenato com’ero a cercare oltre gli stereotipi anche in patria, fotografavo una Cina non vista e, quel che è peggio, nemmeno immaginata, quindi invisibile. Le cose già viste soddisfano, consolano, hanno a che fare con la memoria mentre il non visto è secco, scostante, refrattario, a volte antipatico. La Cina mi si presentava come uno straordinario bazar di oggetti, scene e comportamenti non omologati tra i nostri cliché culturali. Per me era irresistibile: gli oggetti in vista, la totale mancanza di privacy, le attività umane messe in scena su un palcoscenico sempre aperto, il paradiso del fotografo”.  

Andrea Cavazzuti 

 

Il MAO Museo d’Arte Orientale è lieto di ospitare la mostra fotografica 稍息 Riposo! Cina 1981-84. Fotografie di Andrea Cavazzuti”, promossa dall’Istituto Confucio dell’Università di Torino, a cura di Davide Quadrio e Stefania Stafuttidal 9 settembre al 2 ottobre 2022, in via San Domenico 11 a Torino. 

Il progetto espositivo inaugura una nuova fase di collaborazione fra il Museo e l’Università di Torino, che coinvolgerà in particolare le discipline di studio sull’Asia, con un ampio ventaglio di proposte culturali e formative. 

“La fotografia, meglio di altri strumenti, restituisce il clima della Cina di quegli anni: un paese ancora povero, ma affacciato su un futuro denso di speranza e animato da un entusiasmo che fa di quel periodo uno dei momenti più interessanti e, a mio avviso, più belli della storia recente di questo complesso paese”, commenta Stefania Stafuttidirettrice di parte italiana dell’Istituto Confucio dell’Università di Torino e docente ordinaria di Lingua e Letteratura cinese del Dipartimento di Studi Umanistici. 

Al MAO saranno esposte oltre 70 immagini in bianco e nero, scattate in Cina fra l’81 e l’84, che dialogherannoper l’occasione con alcune opere delle collezioni museali, per leggere l’opera di Cavazzuti e comprendere una Cina che sta scomparendo. 

Andrea Cavazzuti vive e lavora da più di trent’anni in Cina, dove approdò nel 1981.  

Il titolo dell’esposizione, 稍息 Riposo!”, è un riferimento agli anni di passaggio tra un periodo drammatico e l’avvio della rincorsa alla modernità attuale. Le sue immagini hanno seguito e immortalato la Cina e i suoi giganteschi cambiamenti dagli anni Ottanta a oggi, costituendo una testimonianza preziosa oltre che un’opera affascinante e corposa. 

Con sguardo nitido, poetico e senso dell’umorismo, Andrea Cavazzuti cristallizza in queste immagini una Cina che non esiste forse più, ma che è indispensabile conoscere per comprendere la storia e la personalità del colosso mondiale di oggi. Il suo sguardo è quello di uno straniero senza arroganza: la nostalgia gratuita è messa al bando, così come la trita ricerca dell’esotico. L’occhio di Cavazzutti coglie bellezza, comicità, fascino e stranezze con la freschezza del primo incontro. Le opere esposte, influenzate dalla forza della fotografia italiana di quegli anni, dimostrano però di trovare anche una strada del tutto personale. 

 

La mostra è completata dalla proiezione di tre film

Nati a Pechino, di Olivo Barbieri, Andrea Cavazzuti e Daria Menozzi, 1995, italiano, 21′: un breve ritratto di alcuni artisti nella Pechino dei primi anni ‘90, che poisarebbero diventati le star dell’arte contemporanea cinese. 

 

Bambini (Fictional Kids), di Andrea Cavazzuti, 2000, 27′: un montaggio di scene di strada coi bambini come protagonisti in varie parti della Cina durante gli anni ‘90, accompagnato dalle colonne sonore di famosissimi film occidentali del secolo scorso.  

 

The Warehouse, titolo originale 臆想仓库, di Andrea Cavazzuti, 2018, cinese sottotitolato in italiano, 28′: video realizzato per la mostra omonima, curata da Lu Yue 卢悦 e Da Shi 大石, tenutasi al CHAO di Pechino nel 2018. Responsabile artistico Yang Jun 杨君. Un gruppo di artisti, perlopiù giovani, si è cimentato nel creare opere per un grande magazzino dei pensieri e delle fantasie più recondite.   

 

Sabato 1 ottobre ore 16  

IL PRIMO INCONTRO CON LA CINA. Andrea Cavazzuti e Olivo Barbieri in dialogo

Modera Stefania Stafutti, Università degli Studi di Torino. 

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili. 

 

 

L’accesso all’esposizione sarà consentito con il titolo d’ingresso al Museo, senza nessun ulteriore costo di biglietto mostra. 

 

Morta al Cto donna investita da auto

E’ morta in ospedale la 68enne di Verolengo che vicino alla propria abitazione, era stata investita da un’auto mentre era sulla propria bici.

La pensionata era stata portata d’urgenza in elicottero al Cto di Torino.

Era stata investita da  una Fiat 600 guidata da una 74enne. I carabinieri  di Chivasso e la polizia locale stanno svolgendo gli accertamenti.

Ragazzo in monopattino contro il bus finisce in ospedale

Un ragazzo  di 22 anni di Torino è stato portato in ospedale dopo avere causato  un incidente mentre circolava su di un monopattino bimotore, la cui circolazione su strada è vietata, in piazza Marconi a Grugliasco. Dopo aver  perso il controllo per l’eccessiva velocità, è finito  contro un bus Gtt che viaggiava verso Rivoli. Le sue condizioni non sono state giudicate gravi.  Intanto la polizia locale ha sequestrato il monopattino.

Inter-Torino 1-0

Sesta giornata di campionato serie A

Brozovic 89′

Nel calcio vince chi segna un gol in più oppure semplicemente chi fa gol.
Questa è la banale ma vera sintesi della gara Inter-Torino vinta per 1-0 dai nerazzurri con il gol di Brozovic allo scadere del 90esimo minuto.I granata hanno giocato un’ottima gara
ma  non è bastato per fare risultato a San Siro contro l’Inter.Il Toro è stato  superiore per occasioni create e predominio del campo.Super Handanovic ha parato di tutto e di più nel secondo tempo.L’inter è una squadra piena di campioni e come tutte le grandi ti castiga al primo ed unico errore che commetti come in occasione del gol di Brozovic allo scadere della partita.. Con la sconfitta di San Siro, i granata rimangono inchiodati a quota 10 in classifica e vengono scavalcati dall’Inter.Il Toro ha fallito l’esame di maturità contro una grande squadra come l’Inter ma non deve abbattersi per un futuro che rimane comunque roseo,anche in chiave Europa.
I nerazzurri con questi 3 punti rientrano di diritto nel gruppo delle magnifiche 6 squadre che lotteranno per vincere il campionato:Milan,Juventus,Roma,Napoli,Inter ed Atalanta,la vera sorpresa perché non avrà l’impegno delle coppe europee.

Enzo Grassano

Caro energia, il grido di dolore del settore agroalimentare

 

Vertice tra una trentina di imprese piemontesi del settore e gli assessori regionali competenti Franco Biraghi: “Non so quanti potranno resistere. Servono interventi immediati”

 

A pochi giorni dal grido d’allarme lanciato sul caro energia da Confindustria Piemonte insieme alle rappresentanze regionali di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, una delegazione del settore agroalimentare ha incontrato gli assessori competenti direttamente in Regione a Torino. Al confronto hanno partecipato una trentina di aziende piemontesi di vari settori, tra cui quello lattiero caseario che in questo momento sta registrando la fase più acuta dei costi.

“Non siamo qui per dare la colpa a qualcuno o per chiedere soldi. Quello che vogliamo è far capire in modo chiaro a che punto siamo arrivati e quanto potremo resistere. In un mese abbiamo registrato un aumento della materia prima superiore a quanto avevamo previsto solo a luglio. Il costo dell’energia, una volta irrilevante, incide oggi in modo molto significativo. Mi chiedo quante aziende potranno andare avanti, come settore dobbiamo incominciare a lavorare insieme come filiera e non uno contro l’altro. Quello che chiediamo è una tregua, e vi chiediamo di portare queste nostre esigenze a livello nazionale” ha spiegato Franco Biraghi, delegato di Confindustria Piemonte per il settore agroalimentare.

“Tutti i settori sono toccati da questi aumenti, ma quello agricolo in primis. Dobbiamo trovare un accordo per cui tutti, in tempi normali abbiano un profitto, e in questo momento un’intesa è necessaria per sopravvivere. Dobbiamo salvare le nostre imprese, e per questo ci impegniamo a spendere al meglio le risorse che arriveranno” ha risposto l’assessore all’Agricoltura, Marco Protopapa.

“Siamo combattivi e vogliamo essere concreti per affrontare i problemi. Siamo fortemente preoccupati, a cominciare dall’entità delle risorse previste dal nuovo decreto Aiuti, ovvero 14 miliardi. La politica deve poter programmare, e queste risorse non lo consentono. Ma gli imprenditori non devono sentirsi soli, abbiamo compreso le loro difficoltà e abbiamo compreso come il rischio di chiusura delle aziende, non è qualcosa di lontano. Con le banche mi impegno personalmente a sentire l’Abi, e valutare le condizioni che hanno le aziende settore, per avviare un percorso agevolato, proprio come capitò durante la pandemia. Posso già escludere da ora eventuali bonus, invece garantisco nei prossimi anni che ci saranno dei fondi per energia” ha aggiunto l’assessore alle Attività produttive, Andrea Tronzano.

I rappresentanti delle aziende presenti hanno evidenziano come sia impossibile fermare i flussi commerciali, anche perché se ci si ferma, in una fase come questa è difficile ripartire. “Siamo arrivati al tempo zero, dobbiamo quindi guardare a domani. I programmi a lungo o anche solo medio termine, in questa fase non sono la priorità. Eppure, la burocrazia e gli adempimenti ci sono lo stesso, e sono molti i fondi spesi per aggiornare impianti o tecnologie che vanno comunque ammortizzati” ha concluso Biraghi anche a nome dei colleghi.

Quando l’arte fotografa l’arte. 1967 – 1977: formidabile quel decennio!

In mostra a “CAMERA”, la collettiva “La rivoluzione siamo noi” e la personale “Ketty La Rocca. Se io fotovivo”

Fino al 2 ottobre

Era il 1970. Michelangelo Pistoletto aveva 37 anni, un bel barbone nero (e aveva già dato il via alla rivoluzione dei “Quadri specchianti”, così come dei “Plexiglass”, degli “Oggetti in meno” e delle prime opere con gli stracci), quando in piazza Castello a Torino, il leggendario Paolo Mussat Sartor, allora fotografo 23enne, già in corsa per la documentazione della più eroica stagione dell’“Arte Povera”, lo immortalava con aria minacciosa, un ombrello spianato in avanti a mo’ di spada (o che altro?) e in punta… un’ardimentosa rosa. Già, proprio una rosa!. Foto di improbabile, ma acuta singolarità “scattata – racconta lo stesso Pistoletto in una recente intervista – quando la bellezza del ‘fare l’amore, non fare la guerra’ si stava tramutando in una politica aggressiva. Avevo quest’ombrello in mano, mentre si stava parlando delle armi, della guerra e dell’aggressione e così l’ho usato un po’ come un’arma di pace, portando in evidenza questa rosa”. Bella pensata. Sta di fatto che quella foto scattata più di cinquant’anni fa è diventata oggi (e a ragione) l’immagine guida della mostra “La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967 – 1977” ospitata, fino al prossimo 2 ottobre, negli spazi di “CAMERA” a Torino, insieme alla personale dedicata a Ketty La Rocca (La Spezia, 1938 – Firenze, 1976) dal titolo emblematico – sul modo di intendere l’arte fotografica – di “Ketty La Rocca. Se io fotovivo. Opere 1967 – 1975”. Due grandi mostre per l’estate 2022 di “Camera doppia”.


Rassegne che intendono raccontare l’effervescente clima di quegli anni, fra sperimentazione, ricerca ed invenzione di nuove forme artistiche: anni rivoluzionari in ogni ambito, che la fotografia racconta attraverso scatti divenuti iconici. L’arte che fotografa l’arte.

Curata da Ludovico Pratesi (e organizzata e promossa da “Archivio Luce Cinecittà” in collaborazione con “CAMERA”) la prima mostra si propone di raccontare la strabiliante evoluzione dell’arte in Italia dal 1967 al 1977. Il tutto, attraverso 150 immagini provenienti dagli archivi delle Gallerie e di fotografi del calibro di Claudio Abate, Mimmo Jodice, Paolo Pellion, Paolo Mussat Sartor, Bruno Manconi e Fabio Donato. Cantori “necessari” (per l’offerta di “visibilità”) ad artisti come Michelangelo Pistoletto, Mario Merz, Alighiero Boetti e Jannis Kounellis, attraverso i quali l’arte usciva dalla cornice del quadro per invadere il mondo, “entrare nelle strade e nelle piazze, nei garage e nei parcheggi sotterranei”; in anni in cui i galleristi e i critici italiani aprivano le porte agli artisti “internazionali più estremi” dallo “sciamano” Joseph Beuys a Hermann Nitsch alla “nonna della performance artMarina Abramovic. Ed ecco allora Paolo Mussat Sartor e Paolo Pellion raccontare l’avventura dell’“Arte Povera” a Torino, nelle Gallerie “Sperone”, “Tucci Russo” e “Christian Stein”, mentre Claudio Abate documenta la scena artistica della capitale, con le mostre e le “azioni” alla Galleria “L’Attico” e nel parcheggio sotterraneo di Villa Borghese (1973), con la partecipazione di artisti internazionali europei e americani, da George Segal a Robert Rauschenberg, da Ben Vautier a Christo. A Napoli il ruolo di primo piano è della “Modern Art Agency” di Lucio Amelio e autentico “genius loci” è Mimmo Jodice, uno dei maggiori fotografi italiani della seconda metà del secolo scorso, presente in mostra.

Una cinquantina sono invece le opere esposte a firma di Ketty La Rocca, artista (prematuramente scomparsa, fra i maggiori esponenti della “poesia visiva”) in una personale curata da Raffaella Perna e Monica Poggi, in cui si pone in chiara evidenza il bisogno e la volontà dell’artista spezzina di fare della sua arte un banco di indagine relativamente al rapporto fra fotografia e parola, gesto e linguaggio. Attraverso una rielaborazione di immagini iconiche, intrecciate alla scrittura (ricorrente il suo “you”), come quella che ritrae Fidel Castro, o le cartoline dell’“Archivio Alinari”, l’artista reinterpreta con la propria calligrafia la storia della fotografia del Novecento in chiave del tutto personale. Interessante  anche il mito del viaggio, capovolto in chiave ironica con i cartelli stradali della performance “Approdo”, in una commistione fra arte e vita. Che diventa appunto il suo “fotovivere”.

Gianni Milani

“La rivoluzione siamo noi” e “Ketty La Rocca. Se io fotovivo”

“CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to

Fino al 2 ottobre

Orari: dal merc. alla dom. 11/19

Nelle foto:

–       Paolo Mussat Sartor: “Michelangelo Pistoletto”, Torino, 1970

–       Fabio Donato: “Andy Warhol e Joseph Beuys”, Galleria Lucio Amelio, Napoli, 1980

–       Ketty La Rocca: “Fidel Castro”, 1974/Michelangelo Vasta

–       Ketty La Rocca. “Autostrada A1 per Firenze Nord”, 1967/Michelangelo Vasta