Due auto si sono scontrate questa mattina in via Madama Cristina a Torino. Una delle due vetture è finita sul cordolo del tram bloccando i binari. Sul posto la polizia municipale per gli accertamenti.
Ungheria-Italia
Budapest 26 settembre ore 20.45
Sesta ed ultima giornata
Nations League
L’Italia di Roberto Mancini fa visita all’Ungheria di Marco Rossi nella 6ª e ultima giornata del Gruppo 3 della Lega A di Nations League.La vincitrice si qualificherà alle semifinali che porteranno alla conquista del trofeo.
Nella gara di andata disputata in Italia gli azzurri campioni d’Europa in carica avevano superato per 2-1 la squadra magiara.
Ai magiari basta anche il solo pareggio, l’Italia ha disponibilità di un solo risultato:la vittoria.
Qualificarsi alle semifinali di giugno e provare a vincere il trofeo sarà importante per lenire la brutta ferita, ancora da rimarginare,della mancata partecipazione al mondiale per la seconda volta consecutiva, terza di tutta la storia della nostra nazionale italiana di calcio.
Formazioni
UNGHERIA (3-4-2-1): Gulacsi; Orban, At. Szalai, Lang; Fiola, Schafer, Nagy, Kerkez; Szoboszlai, Gazdag; Ad. Szalai. CT Rossi
ITALIA (3-5-2): Donnarumma; Toloi, Bonucci, Acerbi; Di Lorenzo, Barella, Jorginho, Cristante, Dimarco; Immobile, Raspadori. CT Mancini
Enzo Grassano
In un incidente sul lavoro avvenuto a Verbania, nella zona industriale alla periferia della città, un operaio di 30 anni è precipitato da un’altezza di dieci metri.
E’ stato trasportato in elisoccorso all’ospedale Maggiore di Novara, dove si trova in gravi condizioni.
Le cause dell’incidente sono in fase di accertamento.
Pare che abbia ceduto la copertura della struttura dove l’uomo stava intervenendo, in un capannone in ristrutturazione.
Domenica 25 settembre 2022 si vota per l’elezione dei membri del Senato e della Camera dei Deputati.
I seggi saranno aperti dalle ore alle 7 ore 23.00 di domenica 25 settembre e successivamente, dopo il calcolo dell’affluenza finale, inizieranno le operazioni di spoglio.
La Città di Torino invita gli elettori a controllare la propria tessera elettorale e ricorda che in caso di tessera smarrita o con gli spazi tutti timbrati occorre richiedere un duplicato o una nuova tessera.
La tessera elettorale può essere richiesta presso l’Ufficio elettorale di corso Valdocco n.20 oppure presso le anagrafi di circoscrizione.
Ufficio Elettorale Corso Valdocco, 20
Venerdì 23 settembre ore 8.00 – 18.00
Sabato 24 settembre ore 8.00 – 18.00
Domenica 25 settembre ore 7.00 – 23.00
Anagrafi decentrate: Nei giorni di venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 e settembre, provvederanno al rilascio delle tessere elettorali, e osserveranno il seguente orario:
Circ. 2 – Via Guido Reni, 96/16
Circ. 3 – C.so Racconigi, 94
Circ. 5 – Via Stradella, 192
Circ. 8 – C.so Corsica, 55
venerdì 23 settembre
dalle 8.30 alle 14.00 e
dalle 14.30 alle 18.00
sabato 24 settembre
dalle 8.30 alle 14.00 e
dalle 14.30 alle 18.00
domenica 25 settembre
dalle 7.00 alle 23.00
Deterioramento – Smarrimento: nel caso di smarrimento l’elettore può richiedere un duplicato della tessera elettorale, previa autocertificazione, senza necessità di denuncia all’Autorità competente; nel caso di deterioramento l’elettore può richiedere un duplicato della tessera elettorale previa riconsegna della tessera deteriorata.
Per il rilascio del duplicato occorre esibire un documento di riconoscimento, mentre per l’emissione di una nuova tessera occorre esibire, oltre al documento d’identità, la vecchia tessera con tutti i diciotto spazi per la certificazione del voto timbrati.
Coloro che si trovano nell’impossibilità di recarsi presso gli uffici comunali e hanno la tessera elettorale con gli spazi esauriti, possono stampare il proprio attestato sostitutivo della tessera elettorale sul portale di Torino Facile, valido solo per la consultazione di domenica.
Documenti necessari da esibire al seggio per esercitare il voto: un documento di riconoscimento personale (qualsiasi documento di identificazione munito di fotografia rilasciato dalla Pubblica Amministrazione; patente di guida; ricevuta carta identità elettronica), la tessera elettorale personale a carattere permanente.
Per l’identificazione degli elettori sono valide anche le carte di identità e gli altri documenti di identificazione rilasciati dalla pubblica amministrazione, anche se scaduti, purché siano sotto ogni altro aspetto regolari e assicurino la identificazione dell’elettore.
In mancanza di un idoneo documento, l’identificazione può avvenire per attestazione di uno dei componenti del seggio che conosca personalmente l’elettore.
COME SI ESPRIME IL VOTO, I NUOVI MAGGIORENNI, LE MISURE ANTI COVID AI SEGGI ELETTORALI
All’elettore vengono consegnate due schede, una per la Camera e una per il Senato.
Le schede recano il nome del candidato nel collegio uninominale e, per il collegio plurinominale, il contrassegno di ciascuna lista, a fianco dei contrassegni delle liste sono stampati i nomi dei candidati del collegio plurinominale.
Il voto è espresso tracciando un segno sul rettangolo contenente il contrassegno della lista e i nominativi dei candidati nel collegio plurinominale.
Il voto così espresso vale ai fini dell’elezione del candidato nel collegio uninominale e a favore della lista nel collegio plurinominale. Qualora il segno sia tracciato solo sul nome del candidato nel collegio uninominale, il voto è comunque valido anche per la lista collegata.
In presenza di più liste collegate in coalizione, il voto è ripartito tra le liste della coalizione, in proporzione ai voti ottenuti da ciascuna lista in tutte le sezioni del collegio uninominale.
I nuovi maggiorenni. Potranno votare gli iscritti alle liste elettorali del Comune di Torino che abbiano compiuto i 18 anni di età entro il 25 settembre sia per i candidati della Camera dei Deputati che per quelli del Senato della Repubblica.
Le misure anti covid ai seggi elettorali. Per prevenire il contagio durante le operazioni di voto, i ministeri dell’Interno e della Salute hanno siglato un protocollo con le misure anti covid da rispettare durante le elezioni.
Non è richiesto il Green Pass per recarsi al seggio e non è prevista la misurazione della temperatura. E’ obbligatorio indossare la mascherina per i componenti del seggio, mentre per gli elettori è fortemente raccomandato. All’interno degli edifici verrà garantita la pulizia degli spazi, il ricambio dell’aria e saranno allestiti percorsi differenziati di entrata e uscita per evitare assembramenti. Inoltre, all’interno del seggio elettorale, dovrà essere garantita la distanza minima di un metro sia tra i componenti del seggio che tra questi e gli elettori.
I cittadini stranieri non possono partecipare alle Elezioni politiche.
TAGLIANDO ANTIFRODE
Come per il 2018, anche per questa tornata elettorale le schede sono dotate di un’appendice cartacea munita di tagliando antifrode, ovvero un codice progressivo generato in serie. L’elettore dopo aver esercitato il voto, restituisce la scheda ai componenti di seggio i quali controllano che la corrispondenza del numero del tagliando sia lo stesso di quello annotato prima della consegna della scheda sulla lista sezionale, solo dopo il riscontro, il presidente inserisce la scheda nell’urna.
Presentazione degli atti del convegno internazionale di studi sul restauro del capolavoro barocco
Venerdì 23 settembre alle ore 17, nel Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale è stato presentato il volume La Cappella della Sindone. Tra storia e restauro, che raccoglie il patrimonio di conoscenze emerse nel corso del restauro della Cappella progettata da Guarino Guarini, a seguito del disastroso incendio del 1997.
19 autori e 284 pagine con illustrazioni restituiscono gli studi e le attività che, per oltre vent’anni, hanno visto impegnati i migliori esperti di diverse discipline. Questo traguardo è stato accompagnato nel 2018 dal convegno internazionale Un capolavoro dell’architettura barocca. La Cappella della Sindone a Torino tra storia e restauro, che ha portato nuovi elementi per la comprensione dell’edificio e messo in luce le sue peculiarità, anche in relazione agli indirizzi e alle metodologie del restauro. Gli atti del convegno sono ora uno strumento indispensabile per conoscere e approfondire gli studi condotti e i risultati scientifici conseguiti durante un intervento unico nel suo genere, premiato da Europa Nostra nel 2019 con lo European Heritage Award per la categoria Conservazione.
Il volume, curato da Marina Feroggio, realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, raccoglie questo patrimonio di conoscenze e affronta un’ampia rosa di temi: la storia del Sacro Lino e del monumento progettato per custodirlo; i simboli e gli usi della Cappella nel contesto dei cerimoniali di Corte; i momenti drammatici dell’emergenza post-incendio attraverso le voci dei protagonisti; gli studi e le sperimentazioni che hanno condotto agli interventi di riabilitazione strutturale e di restauro architettonico per una comprensione del tutto inedita della rinascita del mirabile monumento barocco. Dal 2018 la Cappella della Sindone è entrata a far parte del percorso di visita dei Musei Reali ed è tornata a essere, per la città e il mondo intero, un grande simbolo di arte e storia.
Alla presentazione del volume sono intervenuti Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali; Laura Fornara, responsabile Missione Custodire la bellezza, Obiettivo Cultura della Fondazione Compagnia di San Paolo; Marina Feroggio, funzionario architetto dei Musei Reali; Michela di Macco, già docente dell’Università di Roma La Sapienza; Paolo Cornaglia, docente del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino; Gennaro Miccio, già Segretario regionale del Ministero della Cultura per il Piemonte.
Gli autori del volume sono Lisa Accurti, Daniela Biancolini, Paolo Cozzo, Giuseppe Dardanello, Maria Beatrice Failla, Marina Feroggio, Giuseppe Forlani, Maurizio Gomez Serito, Roberto Gottardo, Andrea Longhi, Pasquale Bruno Malara, Andrea Merlotti, Maurizio Momo, Gennaro Napoli, Paolo Napoli, Luisa Papotti, John Beldon Scott, Gian Maria Zaccone, Thomas Wilke.
Il volume, pubblicato da Sagep Editori Srl, potrà essere acquistato nel Museum Shop dei Musei Reali.
Quattro ruote tra sport e storia
Domenica 25 settembre, dalle 8 alle 18, a Revello (CN) con ritrovo in piazza della Vittoria, si svolgerà la manifestazione “Ruote nella Storia 2022”, il tour di raduni e incontri dedicato agli appassionati di automobilismo d’epoca che ACI Storico porta in tutta la Penisola. La manifestazione, organizzata dall’Automobile Club Cuneo si svolge con il patrocinio della Città di Revello. Per maggiori informazioni contattare il numero 0171/440031 o scrivere a segreteria@acicuneo.it |
Nell’ottobre del 2015 moriva Ferruccio Maruffi, amico di Primo Levi e memoria storica della deportazione nei lager nazisti.
Ferruccio aveva 91 anni ed era stato il testimone gentile e fermo del “grande orrore” della deportazione nei lager. Conservava come reliquia non solo i personali e dolorosi ricordi di quella tragica esperienza, marcata indelebilmente come i numeri sulla pelle, ma anche un ricordo del caro amico Primo Levi: la sua “divisa” da deportato nel lager di Auschwitz. Era presidente onorario della Casa della Resistenza di Fondotoce, testimone instancabile del dovere di fare memoria per impedire che l’oblio allontanasse ricordi e dolore, facendo dimenticare a chi è venuto dopo cos’è stato il sistema concentrazionario nazista. Raffaele Maruffi era nato il 4 marzo 1924 a Grugliasco (To). Appartenente a una famiglia medio-borghese di orientamento antifascista, disegnatore meccanico, entrò nella Resistenza nelle formazioni Garibaldi attive in valle di Lanzo con il nome di battaglia “Ferruccio”. Arrestato l’8 marzo del ’44 nel corso di un rastrellamento a Bracchiello, una frazione di Ceres, venne imprigionato prima a Lanzo e poi a Torino , alle carceri Nuove. Trasferito a Bergamo , fu deportato a Mauthausen. Nel lager nazista austriaco, a poca distanza dalla città di Linz, venne classificato come Schutzhäftlinge (prigioniero per motivi di sicurezza) e ricevette il numero di matricola 58973. Di professione si dichiarò disegnatore tecnico. Imprigionato nei sottocampi di Gusen I (dove lavorò alla costruzione di Gusen II), Schwechat e Floridsdorf ( un distretto di Vienna), venne trasferito nuovamente a Mauthausen e , infine, a Gusen II. Dopo la liberazione del campo da parte delle truppe americane il 5 maggio 1945, rientrò in Italia un mese dopo. All’arrivo a casa apprese della morte del padre Giuseppe, partigiano garibaldino trucidato dai nazi-fascisti il 20 dicembre 1944 nel cuneese, a Robilante. Costretto per anni a curare le malattie contratte durante la deportazione, nel dopoguerra partecipò alla fondazione dell’Aned (l’Associazione Nazionale Ex Deportati) e intraprese un’intensa opera di testimonianza che prosegui per tutta la vita, come presidente dell’Aned di Torino. E’ a lui che si deve l’impulso alle iniziative rivolte agli studenti e all’organizzazione di viaggi nei luoghi della deportazione, dei quali ha scritto in molte occasioni e soprattutto nei volumi Laggiù dove l’offesa. Rivisitando i luoghi della memoria e Fermo posta Paradiso (Lettere nell’aldilà). Quest’ultimo libro comprende una lettera a ciascuno dei settantasette amici morti nei vari campi nazisti, quaranta lettere scritte ai compagni sopravvissuti ai lager e morti dopo il ritorno in Italia e le testimonianze delle vedove di coloro che furono portati in Germania con la forza e non tornarono più. Con voto unanime il Consiglio comunale di Torino, nell’ottobre 2005, conferì a Ferruccio Maruffi, il Sigillo Civico. L’onorificenza, che in passato era stata assegnata anche a Norberto Bobbio e Alessandro Galante Garrone , gli venne consegnata nella Sala Rossa di Palazzo Civico per il “suo impegno sociale e la passione civile antifascista”. Ma l’attestato più importante, per Ferruccio, era quello che gli veniva riservato dagli studenti, dalle ragazze e dai ragazzi che accompagnava nelle visite ai lager e che da lui e dai suoi racconti ricevettero idealmente il testimone della memoria.
Marco Travaglini
Agricoltura nel parco della Vauda
La posizione di Coldiretti Torino in seguito all’annuncio che il Demanio potrebbe cedere i terreni della Vauda alla Regione che, a sua volta, vorrebbe cederli ai Comuni.
Coldiretti Torino chiede che nel parco, accanto alla fruizione naturalistica, si possa tornare a coltivare e pascolare, in armonia con le esigenze di preservazione ambientale.
“Per il futuro della Riserva della Vauda vogliamo un progetto per il turismo naturalistico che non escluda l’agricoltura”
Un’area naturale ritrovata ma gestita in modo attivo dagli agricoltori. Coldiretti Torino accoglie con soddisfazione la notizia che presto sarà avviata la bonifica delle zone della Riserva naturale della Vauda che un tempo ospitavano il poligono militare. Importante anche l’annuncio che il Demanio intenderebbe cedere la proprietà alla Regione che, a sua volta, la potrebbe cederla ai Comuni.
I Comuni potrebbero, così, insieme all’ente parco, avviare un grande progetto di fruizione naturalistica per un territorio che potrebbe rivelarsi di forte interesse per il turismo di benessere praticato a piedi, in bicicletta o a cavallo.
«Siamo assolutamente favorevoli a un passaggio dei terreni della Riserva della Vauda dal Demanio ai Comuni – afferma Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino – Siamo anche favorevoli a un rilancio di questa area protetta che potrebbe portare uno sviluppo turistico dolce con un pieno coinvolgimento degli agriturismi e della fattorie didattiche. Ma è fondamentale che la Vauda non rimanga la boscaglia rinselvatichita che osserviamo oggi. La Vauda è sempre stata utilizzata per l’agricoltura prima che fosse interdetta dal Demanio. Vogliamo che, accanto alle aree a bosco, siano ripristinati i campi e i prati dove gli agricoltori possano tornare a coltivare e pascolare gli animali. Pensiamo che la Vauda possa essere oggetto di un progetto di salvaguardia ambientale, fruizione naturalistica e ricreativa in armonia con l’agricoltura, la forestazione e la produzione di prodotti tipici. Gli agricoltori e gli agriturismi del territorio sono disposti a offrire il meglio dell’ospitalità e della ristorazione piemontese, la manutenzione della Riserva accanto alla conduzione dei terreni per un’agricoltura sostenibile e integrata nel parco».
La Vauda, in passato, è stata interessata da un progetto di grande campo fotovoltaico. «Oggi come allora – conclude Mecca Cici – siamo contrari allo spreco di suolo della Vauda per installare pannelli fotovoltaici. Al contrario pensiamo che la convivenza tra spazi naturali e spazi agricoli sia il migliore modo per conservare quest’angolo così peculiare della fascia pedemontana piemontese dove animali, campi, bosco e brughiera hanno sempre costituito un mosaico agronaturale armonioso e dove i contadini e i pastori hanno sempre rappresentato un presidio di rispetto e manutenzione».
In Piemonte il mercato della casa è in crescita
Immobiliare, Fiaip Piemonte: +6,3% compravendite nel 1° semestre 2022
Presidente Pusceddu: “Si conferma vitalità del settore, ma la casa è bene da tutelare”
Dopo l’accelerata del 2021 con 67.600 compravendite e un aumento medio del 33%, il 2022 si conferma positivo, vantando nel primo semestre dell’anno ancora un balzo in avanti nelle transazioni con prezzi in aumento.
Dall’elaborazione svolta da Fiaip, sui dati provvisori trasmessi dall’Agenzia delle entrate, emerge che nel primo semestre del 2022 sono state effettuate circa 34.800 compravendite. “Il Piemonte ha registrato una variazione positiva del 6,3% in questi primi sei mesi, rispetto allo stesso periodo del 2021,”, osserva Marco Pusceddu, presidente di Fiaip Piemonte (Federazione italiana agenti immobiliari professionali).
“Lo sprint maggiore – precisa – si è avuto nei primi tre mesi dell’anno con una media del +10% in più nelle transazioni, mentre il secondo trimestre ha visto un andamento più contenuto, circa il +3%. I prezzi restano ragionevolmente stabili, tendenzialmente in aumento, tra l’1 e il 2%, a seconda delle zone, anche se non ancora allineati al trend delle compravendite”.
“La richiesta nei capoluoghi di provincia riprende quota anche in termini percentuali, rispetto al fuori provincia – spiega Pusceddu -. C’è una lieve diminuzione della superficie media compravenduta e dunque un aumento nelle vendite di abitazioni dal taglio medio piccolo rispetto all’anno passato. Sembra che si cominci a delineare un graduale ritorno alla normalità del pre pandemia, sia per scelte abitative sia per la ripresa dell’investimento sul mattone, il cui taglio tipico è appunto quello medio-piccolo”.
“Sul secondo semestre del 2022 ci aspettiamo un andamento analogo, di crescita, forse però più contenuto. Non è scontato che questi risultati si mantengano nel tempo – sottolinea il presidente del Piemonte -. La caduta del governo, il periodo di incertezza socio-economico, la crisi energetica, da una parte spingono al ‘rifugio’ della casa, come bene immobile, sicuro, ma dall’altra generano insicurezza, che frena gli investimenti. Gli aumenti delle bollette e dell’inflazione inducono alla prudenza: vendere e comprare casa sono sempre passi ben ponderati, di conseguenza si tende ad aspettare che l’orizzonte si rischiari, si definisca. Serve un reale Piano energetico che rassicuri famiglie, imprese, mercato immobiliare e del credito, per salvaguardare il risparmio, quindi anche la casa”.
DATI PROVINCE PIEMONTE
In termini di crescita percentuale, sono in testa le province di Asti e di Verbania che spiccano nel semestre con il +18 rispetto ai primi sei mesi del 2021. Asti ha avuto un boom tra gennaio e marzo con il +30% di transazioni rispetto all’analogo periodo dell’anno passato, mentre il Verbano ha visto il +23% nel secondo trimestre. “Abbiamo ricevuto molte richieste da persone che provengono da città più grandi, Torino, ma anche Milano, per vivere in una sistemazione più verde o per avere, come seconda casa, un luogo rilassante in cui poter ‘staccare’”, commenta il presidente del collegio di Asti, Roberto Coppola.
Nella provincia del Verbano “l’aumento più consistente è stato sulle seconde case – spiega Francesco Giovenzani, presidente di Fiaip Vco -. Gioca a favore la vicinanza con la Lombardia e con Milano. Anche le valli dell’Ossola, che erano meno richieste, hanno visto un incremento di seconde case: sono tornati i tedeschi, gli svizzeri e tanti milanesi, che facevano lo smart working qui in affitto, dopo aver apprezzato la zona, hanno poi comprato; d’altra parte ci sono 45 minuti di auto per raggiungere il capoluogo lombardo”.
Biella è l’unica provincia ad aver registrato un trimestre negativo: i primi tre mesi hanno segnato il -4% di passaggi di proprietà, per poi riprendersi e attestarsi su un aumento del 5,8% nel semestre. “Biella sconta diversi problemi che rendono il mercato immobiliare ondivago, la chiusura delle imprese e la mancanza di lavoro incidono sullo spopolamento e il mercato della casa di conseguenza non prospera”, fa sapere il presidente provinciale di Biella, Alberto Meliga.
Complessivamente tutte le province della regione, nel primo semestre 2022, viaggiano con il segno positivo. Vanno dal 2,7% del novarese (2752 compravendite), al 4,9% di Torino (18.874 passaggi di proprietà), per salire con il 5,8% di Alessandria (3095 ntn) e di Biella (1224 ntn), il 7% del cuneese (4488 ntn), l’8% di Vercelli (1238 ntn), e infine, come detto, ci sono le capofila con il 18% di Asti (1645 ntn) e del Verbano Cusio Ossola (1491 ntn).
Per quanto riguarda i capoluoghi di provincia a spiccare in termini percentuali sono: Verbania (33%), Alessandria (24%), Asti (23%), Biella (9,8%), Cuneo (8,6%), Torino (6,7%), Vercelli (3,2%), Novara (3%).
Europei sì, ma l’Europa non esiste…
“Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani” è una notissima frase, attribuita (erroneamente), a Massimo D’Azeglio, che indica come, una volta creata l’unità del Paese, bisognava amalgamare i diversi popoli che erano stati uniti dopo la spedizione dei Mille.
Oggi, parafrasando quella frase, dovremmo diree: “Fatti gli europei, bisogna fare l’Europa!”
Il grande sogno di creare, nel Vecchio continente, un’unica entità politica in grado di dare stabilità e pace a decine di Paesi che,storicamente, avevano purtroppo lottato per secoli l’una contro l’altro, ha compiuto un lungo percorso e, grazie ad un pugno di politici illuminati, è stato assimilato dai cittadini europei.
Oggi la stragrande maggioranza degli italiani, dei francesi, dei tedeschi tende a considerarsi europeo; certo, rimangono differenzeculturali, linguistiche, comportamentali ma non molto dissimili rispetto a quelle esistenti fra un piemontese e un pugliese, tra un friulano e un toscano e così via.
A parte frange di nostalgici “sovranisti” i popoli si sono avvicinati e, soprattutto fra i più giovani, non si fa differenza nei confronti della lingua, dell’aspetto, delll’abbigliamento, e ci si mescola allegramente. Non è strano chiudere l’anno scolastico prendendo un Interrail per girare liberamente l’Europa, conoscere altri giovani, stringere amicizie.
Insomma, gli europei ci sono.
Ma l’Europa?
L’Europa non c’è, è un flatus voci, come direbbe il filosofo Roscellino di Compiègne (morto intorno al 1120), massimo rappresentante del nominalismo medievale, secondo il quale i concetti universali non hanno alcuna realtà oggettiva e sono soltanto semplici nomi (cioè, appunto, dei flatus vocis).
Purtroppo, l’Europa non c’è, ci sono pallide parvenze di un’istituzione unica, fantasmi impalpabili di un’unità statuale che, dopo trent’anni, è ancora di là da venire.
Ricordiamo che l’Unione Europea viene da lontano: il primo embrione fu rappresentato dal “Piano per una nuova cooperazione politica in Europa” pubblicato dal primo ministro francese Robert Schuman il 9 maggio 1950 (da allora il 9 maggio è ufficialmente la “Giornata dell’Europa”).
Il 18 aprile 1951 fu costituita la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), da Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo e, sull’onda del successo di questa iniziativa, nacque nel 1957 la “Comunità economica europea” (CEE) ampliando a molti settori la cooperazione economica.
Un passo importante fu la successiva Unione doganale (luglio 1968), con la quale i sei Paesi della CEE eliminarono i dazi doganali sui beni importati da ognuno di essi, rendendo liberi per la prima volta gli scambi transfrontalieri. Inoltre applicarono gli stessi dazi sulle loro importazioni dai Paesi esterni.
Nel 1974 un primo segnale di unità: la costituzione del Fondo europeo di sviluppo regionale per ridurre le disparità economiche tra le diverse aree dell’Unione e, nel 1979, le prime elezioni europee.
Nel 1987 un importante provvedimento: il lancio del programma Erasmus, che consente a tutti gli studenti europei di seguire corsi di studio in qualunque altro paese dell’Unione, con finanziamentipersonali offerti dall’UE.
Il 7 febbraio 1992 è una data storica, con la firma del Trattato di Maastricht, che fissa regole sui bilanci statali e apre la strada alla moneta unica, l’euro (creato nel gennaio 1999 e circolante, sotto forma di moneta legale, dal gennaio 2002).
E qui, praticamente, finisce la costruzione dell’Europa…
Sembra quasi che i politici che lavorano a Bruxelles abbiano deciso che, avendo creato una moneta unica che circola in tutti i Paesi, il loro compito si sia esaurito.
Invece no, se veramente il sogno dell’Europa deve realizzarsi, si tratta solo di un primo (e neppure primario) passo, cui tanti altri debbono seguire!
Certo, è bello sentirsi europei cenando con gli amici a Saint Tropez o a Knokke le zout con gli stessi euro utilizzati per cenare a Portovenere o a Sirmione; ma poi?
Durante la cena, parlando della propria vita, si scopre che Ragnar di Stoccolma, andrà in pensione a 62 anni, così come Charles di Lyon oppure Jerome di La Valletta, mentre Alvaro di Barcellonadovrà attendere i 65 anni come Kurt di Frankfurt e Philippe di Anversa, e noi addirittura aspetteremo fino a 67 anni!
Poi iniziamo a lamentarci delle tasse, e anche lì scopriamo una jungla: Charles in Francia è soggetto ad una delle 5 aliquote previste dall’Impȏt sur le revenu (e gode delle riduzioni previste per i nuclei familiari avendo moglie e figli), Kurt è soggetto ad una delle quattro aliquote previste dall’Einkommensteuer, Alvaro paga imposte sia allo Stato sia alle Comunità Autonome su cinquescaglioni di reddito.
Dulcis in fundo scopriamo che anche le imprese commerciali pagano imposte totalmente difformi da un Paese all’altro: chi ha sede in Ungheria paga il 9%, chi opera in Irlanda il 13%, Italia, Francia e Germania hanno aliquote rispettivamente del 24, 34 e 30 per cento. E così ci rendiamo conto del perché la Stellantis (quella che era la nostra cara FIAT, ormai un “ferrovecchio dell’economia” …) ha trasferito la propria sede ad Amsterdam: paga metà delle tasse che pagherebbe a Torino!
Insomma, Paese che vai, normative (diverse) che trovi; e cominciamo ad avere dubbi sull’esistenza dell’Europa unita.
Dubbi che aumentano quando scopriamo che, di fronte a queste macroscopiche differenze, esiste una miriade di leggi, regolamenti, direttive che uniformano piccoli settori disciplinando con precisione millimetrica comportamenti in tutti i Paesi europei!
Esiste una direttiva stringente che regola l’etichettatura della carne suina, una che prescrive con decine di articoli e commi le informazioni sulle proprietà nutritive negli alimenti preimballati, ed una corposa serie di norme regolamenta la transumanza di animali biologici su terreni non biologici…
Per fortuna è stata abolita, ma fino al 2008 un’ordinanza varata nel 1988 si prendeva la briga di stabilire dimensioni e caratteristiche di base dei cetrioli, andando a sindacare perfino sulla curvatura. L’ordinanza numero 1677 della Commissione Europea stabiliva infatti che un cetriolo, per essere commercializzato, doveva avere una curvatura massima di 10 millimetri su una lunghezza di 10 centimetri. Agricoltori, commercianti e consumatori, tutto con righello e goniometro in mano…
Ma gli eurocrati di Bruxelles non hanno abolito tutta quella direttiva, perché per dieci prodotti agricoli certe imposizioni tipiche di un libro umoristico sono rimaste: nel regolamento 543 del 2011 si legge che “Le mele devono avere 3/4 della superficie totale di colorazione rossa per le mele del gruppo di colorazione A, 1/2 per le B e 1/3 per le C. Quanto alle dimensioni, minimo servono 60 mm di diametro o 90 di peso”.
E, quel che è peggio, si disciplina perfino la “variabilità”.
La natura concepita come una produzione in serie di prodotti tutti uguali. “Per garantire un calibro omogeneo in ciascun imballaggio, la differenza di calibro tra i frutti di uno stesso imballaggio non deve superare i 5 mm per le mele di qualità extra”.Si precisa, a scanso di equivoci, che “Il calibro è determinato dal diametro massimo della sezione equatoriale all’asse del frutto, in funzione del peso”; fare il contadino in Europa è diventata un’impresa eroica…
Torniamo a discorsi seri e cerchiamo di impegnarci tutti per far capire ai politici che l’Europa non può ridursi a far circolare l’euro ed a misurare il calibro delle mele: deve avere un’unica legislazione su tutti i temi che caratterizzano la vita sociale di una collettività: pensioni, tassazione delle persone e delle imprese, istruzione obbligatoria, trasporti, protezione dell’ambiente, sistema bancario, politiche familiari, diritti civili eccetera.
Siamo tutti convinti europei! Ma vorremmo che l’Europa si facesse viva….