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“Ottocento”, la Collezione della GAM riaperta al pubblico

Dalla classicità a Giacomo Grosso, dalla Scapigliatura a Pellizza da Volpedo

 

“Le sempre più manifeste fragilità” della GAM avevano obbligato i responsabili, nel dicembre 2018, a chiudere la collezione del XIX secolo, ospitata al secondo piano. Una chiusura che si sperava breve, ma così non è stato. Nel frattempo, mentre si eseguivano i lavori di irrobustimento del solaio e di impermeabilizzazione totale dei tetti del museo, numerose arrivavano le richieste del pubblico affinché quella raccolta fosse restituita all’interesse e alle visite degli studiosi e degli appassionati. Dopo circa quattro anni ecco dunque “Ottocento”, la mostra curata da Riccardo Passoni e Virginia Bertone che, riaprendo gli archivi, attraverso un percorso critico che allinea circa una settantina di opere tra dipinti, sculture in marmo, a cere e gessi, a pastelli, riapre le porte di una grande collezione.

Cinque eleganti sezioni, “Nascita di una collezione”, “Nuove sensibilità e ricerche”, “La pittura di paesaggio al Museo Civico”, “Dalla Scapigliatura al Divisionismo” e “Ricerche simboliste tra pittura e scultura”, accompagnate da tre focus su Andrea Gastaldi, Antonio Fontanesi e Giacomo Grosso. Un valido quanto suggestivo percorso che Passoni ama definire altresì una “ricognizione del nostro patrimonio storico”, dove trovano posto anche opere mai esposte, restaurate grazie al contributo degli Amici della Fondazione Torino Musei, quali “Ecco Gerusalemme” di Enrico Gamba, acquistato nell’anno della sua esecuzione per il Museo nel 1862 dalla Società Promotrice delle Belle Arti, e “Nobili in viaggio” (ma ritrovandone il titolo originale con cui fu esposto nel 1867, “La Guida. Studio di castagni dal vero”) di Francesco Gonin, sempre presso la Società Promotrice torinese.

Ancora pienamente legato ai propositi della pittura accademica, il mondo di Gastaldi apre quel percorso con il celebre “Pietro Micca” nell’atto di dar fuoco alle polveri, in un atto di umiltà e sacrificio e in una postura che, ha indicato Enrica Pagella, ricorda il “San Gerolamo” leonardesco, con il ritratto dell’Innominato manzoniano del 1860 o con quello di Saffo, suicida sul litorale dell’isola. Poco più in là chi ancor più pare legato ai canoni classici, siamo nel 1864, immaginati qui a rappresentare “Gli ultimi giorni di Pompei” – grande era stato il successo dell’inglese Edward George Bulwer-Lytton trent’anni prima -, con il dipinto “Jone e Nidia”, “in un’ambientazione antichizzante, resa con precisione quasi antiquaria”, è il napoletano Federico Maldarelli, una classicità ricercata e studiata, osannata quasi e derivata da quelle campagne di scavi, nella città sepolta secoli prima dall’eruzione del Vesuvio, che avevano avuto inizio nel Settecento.

Da quel mondo si era già staccato il milanese Filippo Carcano con “Una lezione di ballo”, soltanto dell’anno successivo, una grande tela (133 x 168 cm) a “fotografare” un momento di modernità, una vasta sala piena di luce dove un maestro di danza è impegnato a condurre una giovane ballerina in abito blu, mentre le altre ragazze, alcune accompagnate da un cavaliere, attendono il loro turno sedute lungo le pareti. I suonatori di pianoforte e di violino non sono gli unici particolari su cui soffermarsi nell’ammirare oggi un’opera bocciata al suo apparire (“Il signor Carcano, colle eminenti qualità che possiede, cessi di far della fotografia e faccia della pittura, e sarà un vero artista”, scriveva Fulvio Accudi alla presentazione di “Una lezione di ballo” alla Promotrice torinese nel 1867, dopo averne definito il soggetto come “insignificante, infimo e volgare”), tanta è la preziosità con cui Carcano definisce la propria opera. Come è doveroso soffermarsi davanti a “La femme de Claude” (o “L’adultera”) di Francesco Mosso (un’esistenza brevissima, nacque a Torino nel 1848 e morì a Rivalta nel 1877), composto nell’ultimo anno di vita e derivato da un dramma di Alexandre Dumas figlio di quattro anni prima. Inutile dire che, pur riconoscendosi da molti l’attualità spregiudicata del quadro e Mosso “vero pittore del presente”, lo scandalo esplose tra il pubblico benpensante, affievolito appena dall’acquisto per le collezioni del Museo Civico (“la più vivace, ardita e significante” opera tra quelle esposte, la definì Marco Calderini), ma oggi riconosciuto autentico capolavoro, la giovane donna distesa sulla dormeuse, il corpo avvolto in una raffinata “robe d’intérieur”, il soffoco dell’ambiente in quei tendaggi fitti ed eguali, i particolari del cilindro e del revolver a terra a definire il compimento di una cruenta vendetta maschile.

Altri preziosi capolavori i paesaggi di Fontanesi e i vari studi che guardano alle acque e alle luci posate sugli stagni nelle diverse ore del giorno, il “Ritorno alla stalla” di Carlo Pittara, uno dei maggiori paesisti dell’Ottocento piemontese e l’esponente principale della Scuola di Rivara, capace di allargare i propri orizzonti e di guardare ai colleghi francesi dell’Ecole di Barbison, la palude di “Castelfusano” dipinta da de Andrade, il famosissimo “Lungo Po” di Enrico Reycend del 1883 dove lo spettatore di oggi individua ancora con curiosità le antiche costruzioni attorno alla Gran Madre. Come davanti a capolavori ci troviamo con “Nuda” e con il ritratto d “Virginia Reiter”, del 1896, di Giacomo Grosso, giocato quest’ultimo sull’uso “sfacciato” della gamma di gialli e proposto in un ambiente raffinatissimo, dove troneggia la figura della grande attrice, reduce dal successo ottenuto tra il gennaio e il febbraio di quell’anno con “La lupa” di Giovanni Verga, rappresentato per la prima volta al torinese teatro Gerbino.

Mentre le sculture di Bistolfi (“Crepuscolo”, “Le lagrime”) e di Rubino (“La danza” del 1902) punteggiano il percorso attraverso la ricchezza delle sale, il divisionismo di fine secolo vede nello “Specchio della vita” di Pellizza da Volpedo forse uno dei suoi punti più alti del Divisionismo come “L’edera” di Tranquillo Cremona viene considerato una delle immagini più affascinanti della scapigliatura di area milanese, un’immagine disperata e struggente, un successo che si è prolungato lungo i decenni, “una delle opere più note e riconoscibili dell’Ottocento italiano”, nelle parole di Enrico Thovez una “preziosissima opere che molte Gallerie invidieranno al nostro Civico museo”, una lunga gestazione fatta di riprese e ripensamenti, che attraverso le parole di Camillo Boito accompagnerà la sepoltura dell’artista scomparso troppo prematuramente nel 1878, all’età di quarantuno anni, una morte dovuta ad una intossicazione che lo colpì per l’abitudine di stemperare i colori direttamente sulla mano e sul braccio.

 

Elio Rabbione

 

 

DIDASCALIE

Nelle immagini (Ph. Perottino): Giacomo Grosso (Cambiano 1860 – Torino 1938), “Nuda”, 1896, olio su tela, 105 x 205 cm, dono di Eugenio Pollone, GAM Torino e “Ritratto dell’attrice Virginia Reiter”1896, olio su tela, 245 x 177 cm, acquisto presso la Società Promotrice delle Belle Arti, Prima Esposizione Triennale, Torino 1896, GAM Torino; Filippo Carcano (Milano 1840 – 1914), “Una lezione di ballo”, 1865, olio su tela 133 x 168 cm, lascito di Ada Olmo Serra Torino 1977, GAM Torino; Francesco Mosso (Torino 1848 – Rivalta 1877), “La femme de Claude (“L’adultera”), 1877, olio su tela, 201 x 154 cm, acquisto presso la Società Promotrice delle Belle Arti, Torino, 1877, GAM Torino; Tranquillo Cremona (Pavia 1837 – Milano 1878), “L’edera”, 1878 ca, olio su tela, 132 x 98 cm, Legato di Benedetto Junck, Torino 1920, GAM Torino; Leonardo Bistolfi (Casale Monferrato 1859 – La Loggia 1933), “Crepuscolo” 1893, gesso, 52 x 60 x 45 cm, pervenuto dai depositi di Palazzo Madama Torino nel 1981, GAM Torino

Ecco il riso che nasce dalle capsule di caffè

20 DICEMBRE, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA SOLIDARIETÀ UMANA

“DA CHICCO A CHICCO”, QUANDO RICICLARE UNA CAPSULA DI CAFFÈ ESAUSTA DIVENTA UN PIATTO BUONO PER CHI NE HA BISOGNO.

Grazie al progetto di recupero e riciclo delle capsule esauste di Nespresso, la prima donazione in Piemonte conta circa 95.000 piatti di riso, per supportare 563 strutture caritative e oltre 100.000 persone in difficoltà ogni anno.

In occasione del 20 dicembre, Giornata internazionale della Solidarietà umana,Nespresso conferma il suo impegno al fianco di Banco Alimentare del Piemonte grazie a “Da Chicco a Chicco”, il programma che l’azienda ha attivato in Italia nel 2011 per la raccolta e il riciclo delle capsule di caffè in alluminio esauste e in particolare con la donazione annuale del riso ottenuto grazie al riuso del caffè trasformato in compost e utilizzato per la coltivazione di una risaia in Italia.

Da Settembre 2022 anche Banco Alimentare del Piemonte ha fatto il suo ingresso nel programma Nespresso in occasione della riapertura della Boutique in Via Roma e oggi in occasione del 20 Dicembre sono stati consegnati i primi 86 quintali di riso, l’equivalente di circa 95.000 piatti di riso (1 piatto = 90gr), da destinare alle 563 strutture caritative e le 100.000 persone in difficoltà che si rivolgono ogni anno a Banco Alimentare del Piemonte e che, sommandosi ai 700 quintali offerti a Banco Alimentare della Lombardia e del Lazio, hanno permesso di destinare 785 quintali di riso, equivalenti a 875.000 piatti di riso, a più di 2.000 strutture caritative e oltre 400.000 personein Lombardia, Lazio e Piemonte. Un impegno sempre crescente da parte di Nespresso nel supportare chi, nel Paese, si adopera per prestare aiuto ai più fragili confermato dall’obiettivo che l’azienda si è posta di sostenere 1 milione di persone entro il 2025 grazie al progetto “Da Chicco a Chicco”.

Con “Da Chicco a Chicco”, Nespresso si impegna da oltre dieci anni per garantire una seconda vita alle capsule esauste di caffè in alluminio, facendo in modo che possano trasformarsi in una risorsa non solo per l’ambiente, ma anche per la comunità di cui Nespresso si sente parte integrante. Nato grazie alla collaborazione con CIAL, Utilitalia e CIC (Consorzio italiano Compostatori), “Da Chicco a Chicco” consente infatti ai clienti di Nespresso di riconsegnare le loro capsule esauste in alluminio nell’apposita area recycling presente all’interno delle Boutique Nespresso o nelle isole ecologiche distribuite sul territorio nazionale, per un totale di oltre 150 punti di raccolta in più di 80 città italiane. Una volta raccolte dalle aziende di gestione del servizio di raccolta differenziata, le capsule esauste vengono trattate affinché i due materiali che le compongono, il caffè e l’alluminio, vengano separati e avviati a riciclo. L’alluminio, materiale infinitamente riciclabile, viene destinato alle fonderie per essere trasformato in nuovi oggetti come penne, biciclette, coltellini e molto altro. Il caffè esausto, invece, viene destinato a un impianto di compostaggio per la sua trasformazione in compost e successivamente ceduto a una risaia in Italia. Il riso prodotto grazie a questo concime naturale viene poi riacquistato da Nespresso e infine donato a Banco Alimentare della Lombardia, del Lazio e, per la prima volta quest’anno, del Piemonte.

«“Da Chicco a Chicco” rappresenta la concretizzazione del nostro impegno nel prenderci cura dell’Italia e delle persone che qui, nel nostro territorio, hanno più bisogno di un supporto concreto – dichiara Silvia Totaro, Sustainability & SHE Manager di Nespresso ItalianaÈ un progetto che portiamo avanti con passione da più di 10 anni e che, anno dopo anno, ci impegniamo a far crescere, con investimenti che hanno finora superato i 7 milioni di euro e mettendo il progetto a disposizione di sempre più persone lungo l’Italia. Un approccio che ci ha permesso di ottenere risultati straordinari, che abbiamo potuto raggiungere grazie al prezioso contributo dei nostri e delle nostre clienti, il vero motore del progetto, negli anni sempre più partecipi, e dei nostri partner come Banco Alimentare».

Traguardi importanti, quelli ottenuti quest’anno attraverso la donazione di riso a Banco Alimentare, che hanno permesso di raggiungere in 11 anni di programma oltre 5.000 quintali di riso, equivalenti a oltre 5.300.000 piatti e che si sommano a quelli relativi alle tonnellate di capsule esauste recuperate, oltre 1.500 tonnellate in tutta Italia nel 2021, mentre nel primo semestre 2022 sono state giàraccolte oltre 900 tonnellate di capsule, che corrispondonoad un +17% rispetto allo stesso periodo del 2021. Ma non solo.

“Da Chicco a Chicco” ha consentito infatti di rimettere in circolo quasi 90 tonnellate di alluminio raccolte nel 2021e oltre 900 tonnellate di caffè esausto in un anno.

«La consegna del riso, prima di Natale, ci rende profondamente felici, perché significa portare a tante famiglie in difficoltà in Piemonte un piatto ricco di tradizione e storia, in un momento dell’anno, come il Natale, in cui la tradizione, i riti delle Feste uniscono tante persone intorno a una tavola, dando speranza, serenità. Il cibo buono, sano, porta conforto e soddisfazione. Il progetto “Da Chicco a Chicco è questo per noi, un modo per donare cibo di qualità, attraverso una collaborazione che passa dalla sostenibilità del prodotto, che in più per noi è legato alla storia del territorio su cui operiamo, il Piemonte e il suo riso.  Quindi grazie a Nespresso per aver scelto Banco Alimentare del Piemonte, desideriamo che il progetto continui e cresca e ne nascano magari di nuovi, per sviluppare insieme questa economia circolare solidale» conclude Salvatore Collarino, Presidente del Banco Alimentare del Piemonte.

“Da Chicco a Chicco” è parte del più ampio impegno di Nespresso nel nostro Paese, il programma “Nespresso per l’Italia”, che la vede in prima linea in diverse iniziative a sostegno del nostro Paese, nella piena consapevolezza che il caffè possa essere una forza davvero positiva per la circolarità, il clima e le comunità. Un impegno confermato quest’anno dalla certificazione B Corp ottenuta da Nespresso a livello globale e dal nuovo status di Società Benefit in Italia, con l’obiettivo di perseguire un modello di business sostenibile, affiancando alla finalità di profitto quelle di beneficio comune.

Per conoscere tutti i punti di raccolta e partecipare attivamente al progetto visitare il sito: https://www.nespresso.com/it/it/storeLocator  

Tra i due laghi sui binari del tram

Per più di tre decenni, dal 1910 al 1946, fu possibile raggiungere il lago d’Orta dal lago Maggiore viaggiando comodamente in tram.

Il collegamento venne garantito dalla tramvia Intra-Omegna, linea a scartamento normale che copriva il tragitto di venti chilometri con nove fermate, gestita dalla Savte, acronimo della Società Anonima Verbano per la Trazione Elettrica. Il materiale rotabile era stato ricavato dalle motrici usate per la ferrovia sopraelevata costruita per l’Esposizione milanese del 1906  che collegava, a sette metri d’altezza e per poco più di un chilometro e mezzo, il Parco Sempione e la Piazza d’Armi (l’attuale zona Fiera). Terminata l’Esposizione che in omaggio al traforo del Sempione,  inaugurato lo stesso anno, era stata dedicata ai trasporti, gran parte di quel  materiale venne acquisito dalla Savte che aveva in programma l’ambizioso progetto della tranvia tra i due principali centri del Cusio e del Verbano. Impresa di tutto rispetto che, divisa in vari tronchi, si concretizzò  in pochi anni. Il progetto iniziale prevedeva un collegamento tra la stazione ferroviaria di Fondotoce e la città svizzera di Locarno. Vari enti, tra cui la Banca Popolare di Intra, s’impegnarono dal punto di vista finanziario ma il progetto venne ripensato, realizzato solo parzialmente e con grande ritardo, tra Pallanza a Fondotoce. Il primo viaggio della tranvia avvenne il 16 Ottobre 1910. Ma si trattava , come scrissero i giornali dell’epoca, dell’attuazione “di una minima parte del grandioso programma che la Società Anonima Verbano ha tracciato e si ripromette di esaurire non oltre l’autunno prossimo“. In realtà il secondo tratto fino ad Omegna fu aperto nel gennaio del 1913 e , successivamente, furono posati i binari per il proseguimento da Pallanza all’imbarcadero di Intra. L’ipotizzato prolungamento fino a  Cannobio, a ridosso del confine con l’elvetico Canton Ticino, non fu mai realizzato. La giornata della tranvia era articolata con ventidue coppie di corse tra i due capolinea e poche altre limitate al segmento Gravellona – Omegna. Nel 1939 la Savte si rese conto della necessità di operare un restauro delle infrastrutture e dei tram, ma lo scoppio del secondo conflitto mondiale rese impossibile la fornitura dei materiali per la necessaria manutenzione. Terminato il conflitto i problemi legati al funzionamento della tranvia si palesarono in tutta evidenza e la Savte immaginò di abbandonarla per privilegiare il trasporto su strada. Fu ipotizzata la trasformazione in filobus, ma la linea venne definitivamente chiusa nei primi anni ’50, sostituendola “in via provvisoria” con il trasporto automobilistico. E, come tutte le cose provvisorie, la scelta della gomma a discapito del ferro diventò definitiva e segnò il tramonto della tranvia. Le uniche rotaie su cui sferragliarono ancora dei convogli fino ai primi anni ‘80, seguendo il vecchio tracciato per un breve tratto, collegarono la ferriera  omegnese della Pietra, ex Cobianchi, alla stazione ferroviaria di Crusinallo.

Marco Travaglini

Smog, scatta il livello arancio

Da martedì 20 dicembre, e fino a mercoledì 21 dicembre 2022 compreso (prossimo giorno di controllo), le misure di limitazione del traffico passeranno al livello 1 (arancio).
I dati previsionali forniti  da Arpa Piemonte evidenziano infatti il superamento del valore di 50 mcg/mc di concentrazione media giornaliera di PM10 nell’aria per tre giorni consecutivi.

Si ricorda che con l’attivazione del livello arancio si fermeranno anche tutti i veicoli dotati di dispositivo “Move In”. Si ricorda inoltre che eventuali variazioni del semaforo antismog in vigore, con le relative misure di limitazione del traffico, vengono comunicate il lunedì, mercoledì e venerdì, giorni di controllo sui dati previsionali di PM10, ed entrano in vigore il giorno successivo.

L’elenco completo delle misure antismog a tutela della salute, delle deroghe e del percorsi stradali esclusi sono disponibili alla pagina www.comune.torino.it/emergenzaambientale

Lega: “Vandalizzata sede Sant’Ambrogio, una vergogna. Ci aspettiamo unanime condanna”

“Gravissimo quanto avvenuto presso la sede della Lega di Sant’Ambrogio, provincia di Torino: mura imbrattate con vernice rossa, scritte, anche il campanello è stato vandalizzato da questi incivili violenti solo perchè recava la scritta Lega. Una vergogna”.  Lo dichiara il presidente del gruppo Lega alla Camera e coordinatore del partito in Piemonte, Riccardo Molinari.  “E’ un clima inaccettabile -prosegue- non è la prima volta che simili gesti avvengono. Ora ci aspettiamo la ferma condanna di tutte le parti politiche di un gesto che non ha nulla a che fare con il legittimo dibattito democratico”.

“Ogni atteggiamento che istiga all’aggressività e all’odio va stigmatizzato da tutti. Solidarietà alla sezione attaccata -aggiunge la deputata della Lega e segretario provinciale del partito a Torino Elena Maccanti- Non saranno certo questi atti vili e intimidatori a fermarci. Grazie al vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, stiamo andando avanti spediti e con coraggio sulla Tav. Oltre due miliardi di euro sono già stati stanziati in finanziaria. Avanti così, noi non arretreremo di un millimetro nelle nostre battaglie”.

Torna l’ascensore panoramico della Mole

Da giovedì 22 dicembre 2022 l’ascensore panoramico della Mole Antonelliana riapre al pubblico.

Viene così restituita ai visitatori la possibilità di godere della salita che permette di fruire da un punto di vista privilegiato della bellezza del Museo Nazionale del Cinema e del verticalismo antonelliano, oltre che di ammirare dall’alto la città e l’arco alpino che la circonda, una vista mozzafiato che non cessa mai di stupire.

 

I lavori di manutenzione si sono resi necessari per garantire la continua verifica dei rigidi standard di sicurezza che un impianto a fune verticale – come viene tecnicamente definito questo tipo di ascensore – necessita, vista l’eccezionalità tecnica dell’apparato.

 

“Siamo molto contenti che torinesi e turisti durante queste vacanze di fine anno possano nuovamente godere della straordinaria visione della Città dall’alto attraverso il suo monumento simbolo – dichiara Serena Lancione, Amministratore Delegato GTT. L’ascensore della Mole è un meccanismo unico e particolarmente complesso a cui Gtt dedica una cura e un’attenzione particolari. Attraverso il lavoro dei tecnici e la collaborazione degli organismi preposti ai collaudi si è riusciti a riaprire prima del Natale, a beneficio di tutta la città”.

 

“La riapertura dell’ascensore panoramico completa il percorso di visita al Museo Nazionale del Cinema – sottolinea Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema – e rende possibile apprezzare la complessa ma al tempo stesso elegante e svettante architettura della Mole Antonelliana. Così tutti i visitatori potranno nuovamente ammirare la città dall’alto, oltre che provare l’emozione del VR, visitare la grande mostra Dario Argento – The Exhibit e l’omaggio Le mani sulla verità. 100 anni di Francesco Rosi”.

Riapre lo storico Caffè San Carlo

MARTEDÌ 20 Dicembre

Torna alla città il locale storico in piazza San Carlo a completamento dell’offerta delle Gallerie d’Italia della Banca

Si parte con bistrot e caffetteria, a fine gennaio apre il ristorante.

 

Torino, 19 dicembre 2022 – Dal 20 dicembre apre la caffetteria e bistrot ‘Caffè San Carlo’, il nuovo spazio ristorativo delle Gallerie d’Italia – Torino guidato dall’estro creativo degli chef Costardi Bros, fratelli piemontesi che daranno alla tradizione torinese un twist contemporaneo.

A duecento anni dalla sua prima apertura, il Caffè San Carlo, punto di riferimento cittadino, si svilupperà negli storici spazi tra dehors interni ed esterni, con affaccio diretto in Piazza San Carlo e nel cortile interno del museo. Il nuovo ristorante fine dining, il cui nome sarà “SCATTO”, che riconduce al tema della fotografia che caratterizza il museo di Intesa Sanpaolo, aprirà a fine gennaio.

In linea con lo spirito del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo e con l’identità del nuovo museo di Piazza San Carlo, il locale, aperto sette giorni su sette dalle 8.00 alle 22.00, 120 coperti grazie all’apertura del dehor nella stagione primaverile, richiamerà le forti radici territoriali con una costante ricerca di originalità, sperimentazione ed esplorazione di nuovi linguaggi ispirandosi ai contenuti del museo reinterpretati dai due chef.

Il restyling dello storico Caffè San Carlo e il progetto del ristorante SCATTO sono stati curati dallo studio Lamatilde, che per la caffetteria / bistrot ha preservato l’identità di uno dei luoghi più ferventi della Torino del 1800, mentre per il ristorante ha elaborato un progetto in linea con la modernità del nuovo spazio espositivo delle Gallerie d’Italia.

La città ritrova così un elegante spazio di incontro e condivisione.

Accoltella collega alla schiena È grave al Cto

Un collega di lavoro lo ha accoltellato alla schiena questa mattina a Roletto, nel Torinese. La vittima è un uomo di 43 anni ora  ricoverato  al Cto di Torino in gravi condizioni, ma non sarebbe  in pericolo di vita. I carabinieri hanno arrestato l’aggressore, un uomo di 46 anni, che ha problemi psichici ed è seguito dai servizi sociali. L’operaio è stato colpito alle spalle violentemente  tanto che il coltello si è spezzato nella schiena. Gli altri lavoratori sono riusciti a bloccare  l’aggressore, fino all’arrivo dei carabinieri.

Reale Mutua socio fondatore rinnova l’impegno con il Teatro Regio

Si è svolta questa mattina al Teatro Regio un incontro con la stampa cui hanno partecipato Stefano Lo Russo Sindaco di Torino e Presidente del Teatro Regio, Mathieu Jouvin Sovrintendente del Teatro Regio, Luigi Lana Presidente di Reale Mutua Assicurazioni e Luca Filippone Direttore generale di Reale Mutua Assicurazioni.
Nella foto, da sinistra a destra: Luca Filippone, Stefano Lo Russo, Luigi Lana e Mathieu Jouvin
A fronte della modifica dello Statuto della Fondazione Teatro Regio di Torino, che ha ridefinito nell’ottobre 2021 i parametri per la qualifica di “Socio Fondatore”, Reale Mutua ha rinnovato l’accordo con l’istituzione artistica più prestigiosa della Città di Torino mantenendo la carica acquisita nel 2012, con un impegno di 700 mila euro l’anno, per i prossimi tre anni.

La prosecuzione di questa intesa rimarca, da parte di Reale Mutua, la volontà di sostenere il progresso culturale del territorio locale e, nello specifico, di credere fermamente nei valori e nelle iniziative promosse dal Teatro Regio.

Oltre all’oramai tradizionale supporto al programma della stagione operistica, Reale Mutua affiancherà un piano di sponsorizzazione che vedrà coinvolti gli spazi della Città e del Gruppo assicurativo, con l’impegno di diffondere la cultura della musica e dell’arte.
La prosecuzione di questo impegno si basa su solide radici: Reale Mutua e il Teatro Regio hanno collaborato durante gli anni per mettere in atto progetti e iniziative che potessero impattare positivamente sulla collettività, con particolare riferimento al difficile periodo della pandemia.

«Valori condivisi, impegno sociale, amore per la musica e la cultura sono le assi portanti del nuovo accordo stretto con Reale Mutua. – afferma il sovrintendente Mathieu JouvinIl Teatro Regio sta costruendo la sua nuova storia attraverso un rinnovato rapporto di fiducia con il pubblico e un consolidamento dei rapporti con le più rilevanti realtà economiche della Città.  Avere accanto un Socio importante come Reale Mutua ci permette, con orgoglio e consapevolezza del ruolo primario del Regio all’interno della comunità culturale, di continuare il cammino verso un costante miglioramento dell’offerta artistica».

Il Sindaco Stefano Lo Russo, Presidente della Fondazione Teatro Regio aggiunge: «Il rinnovato e accresciuto impegno del gruppo Reale Mutua nel Teatro Regio di Torino è la conferma del forte legame del gruppo con la città dove è nata quasi due secoli fa. Questo nuovo legame con la Fondazione Teatro Regio di Torino, consentirà al Teatro di avere una maggiore solidità dal punto vista finanziario ma, soprattutto, guardare al futuro con nuovi importanti progetti culturali».

«Ci fa molto piacere dare seguito alla nostra collaborazione con il Teatro Regio, punto di riferimento del panorama musicale internazionale, con cui da anni ci impegniamo per promuovere la cultura in ogni sua forma – ha dichiarato Luigi Lana, Presidente di Reale Mutua – crediamo che investire nella musica, coinvolgendo il territorio e tutti i nostri stakeholder, sia il miglior modo per supportare il tessuto artistico e culturale della nostra Città, per generare valore attraverso impatti sociali positivi».

Fondata a Torino nel 1828, la Società Reale Mutua di Assicurazioni è la più importante Compagnia di assicurazioni italiana in forma di mutua. È capofila di Reale Group, un Gruppo internazionale nel quale operano oltre 3.800 dipendenti per tutelare oltre 4,7 milioni di Clienti in campo assicurativo, bancario e dei servizi. Reale Mutua offre una gamma molto ampia di prodotti, sia nei rami Danni sia nei rami Vita. I suoi Soci/Assicurati sono più di 1,4 milioni, facenti capo a 360 agenzie presenti su tutto il territorio italiano. La Società evidenzia un’elevata solidità, testimoniata da un Indice di Solvibilità (SolvencyII), calcolato con il Modello Interno Parziale, che si attesta al 390% (Year End 2021).

Regione: opposizioni all’attacco sull’assistenza sanitaria

Destra, ancora una volta irresponsabile. Oggi, in Commissione Sanità, avremmo dovuto esaminare il provvedimento di programmazione per la medicina territoriale in Regione Piemonte, un testo importante e urgente, ma la maggioranza ha fatto mancare il numero legale e ha reso impossibile lo svolgimento della seduta nonostante il testo vada approvato entro domani.

Assenti i consiglieri di FDI, ma anche l’assessore Icardi, arrivato solo quando la commissione era già chiusa.

Avremmo voluto fare delle considerazioni di merito su un testo che lascia aperta una questione essenziale: dove prendiamo e come paghiamo i medici e gli infermieri che dovrebbero essere presenti nelle Case di Comunità? Non basta l’adempimento formale, ma servono strategie efficaci sul reclutamento del personale, di cui, nel piano, non si dice nulla.

Evidentemente a questa maggioranza il futuro assetto della sanità piemontese non interessa. Forse le forze di centrodestra sono troppo impegnate in una campagna elettorale permanente dal 2019 e a disegnare una legge elettorale che prevede l’esclusione di quelle forze politiche più piccole, ma importanti per la rappresentanza, per evitare una pluralità di voci e di posizioni che è la base della democrazia.

 

Domenico Rossi, Vicepresidente commissione sanità, Gruppo PD

Giorgo Bertola – Presidente Gruppo Misto Europa Verde

Francesca Frediani – Presidente Gruppo Misto Movimento 4 Ottobre

Silvana Accossato – Presidente Gruppo LUV

Mario Giaccone – Presidente Gruppo Monviso per Chiamparino

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Moderati

Sarah Disabato – Presidente Gruppo Movimento Cinque Stelle