ilTorinese

Trovato il corpo senza vita del medico scomparso

È stato ritrovato il corpo senza vita del medico di Trecate, scomparso dal 15 novembre. Andrea Calcaterra aveva 51 anni. Il cadavere era in un dirupo in un bosco di Arnad, in Valle d’Aosta. Un passante aveva chiamato i carabinieri dicendo di avere visto  l’auto del dottore, una Volkswagen grigia. I soccorritori hanno ritrovato vicino alla vettura il corpo del medico.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

“Alle Molinette cadono pezzi dal soffitto”

Nella  notte  tra lunedì e martedì alcuni pezzi del soffitto dell’ospedale Molinette di Torino si sono staccati e sono caduti sulle scrivanie del laboratorio analisi Baldo Riberi.

La  notizia arriva dalla Cgil, convinta che “questo tipo di episodi si verificheranno ancora: la situazione alle Molinette è drammatica. Aspettiamo la convocazione del governatore Cirio che aveva detto di voler chiamare i sindacati per presentare il piano di intervento”.

Anarchici e disordini, la posizione del Siulp

In merito agli incidenti occorsi durante il presidio organizzato da gruppi anarchici in occasione della sentenza di condanna di due anarco-insurrezionalisti. 

Solito copione che si ripropone ad ogni iniziativa pubblica di questi antagonisti il cui scopo è far valere le loro ragioni a prescindere dalla legalità e dal rispetto verso il prossimo. Bombe carta contro i poliziotti e imbrattamento dei muri della città, con l’aggravante di un commerciante ferito, aggredito da questi facinorosi, è il risultato di una giornata pessima, che vede per l’ennesima volta la grande professionalità delle forze dell’ordine a contenere l’ira  irrazionale di questi individui.
Si fa un gran parlare di pene certe, poiché si sa perfettamente chi sono gli autori di questo scempio perpetrato nei confronti di  pubblici edifici della nostra città, pensare di procedere facendo ripulire i muri agli autori, non sarebbe una decisione troppo eccessiva. Sappiamo bene che nel nostro paese anche solo immaginare una simile pena “esemplare” è una pia illusione.
È più che comprensibile la rabbia dei commercianti e dei cittadini che devono subire queste violenze e aggressioni ed assistere impotenti allo sfregio dei muri cittadini e dei negozi imbrattati con furia cieca, con vernici e coloranti vari ed i cui costi di ripristino non dovrebbero gravare sui cittadini o sui commercianti.
Le ennesime denunce verso chi ne ha già collezionate a iosa non crediamo impressionino questi “ cultori”della violenza.

Il Segretario Generale del Siulp di Torino Eugenio Bravo

 

Emoticon che passione… (e che confusione)

Le famose faccine ci aiutano nella conversazione digitale ma il significato non è sempre chiaro.

Attualmente le conversazioni online, su Whatsapp, Facebook, Messenger o Twitter, difficilmente avvengono senza l’inserimento di emoticon o emonji. All’interno delle chiacchere virtuali è oramai consuetudine aggiungere un cuoricino, una faccina che ride, un pollice alzato (che personalmente non amo), ma anche fiori, cibo e chi ne ha più ne metta. Questi supplementi comunicativi sono utili a spiegare meglio ciò che si vuole esprimere per il semplice fatto che gli strumenti virtuali di cui ci avvaliamo spesso possono risultare asettici e non in grado di dare alla conversazione il tono desiderato né di far giungere l’inflessione emotiva. Cosa si fa allora? Si aggiungono le faccine oppure, sempre più spesso, si inseriscono al posto delle parole stesse considerato che molti di questi simboli pittografici, soprattutto le emonji, possono rappresentare veri e propri concetti.
Intanto è utile spiegare che tra emoticon ed emonji c’è differenza. Le prime rappresentano semplici espressioni facciali create attraverso l’utilizzo della punteggiatura e ciò grazie all’intuizione dell’informatico Scott Fahlman che, nel 1982, diede vita alle emotion icon, emoticon nella sua versione più conosciuta.
Le emonji, invece, inventate dalla NTT DoCoMo, società di comunicazione giapponese, sono vere e proprie immagini, spesso animate, che esprimono stati d’animo, nozioni, oggetti e, nel caso delle soundemoji, includono anche un audio (risate, rulli di tamburi, ecc.).
Indubbiamente queste “componenti extra-verbali” sono di sostegno e permettono di comunicare molte cose a chiunque, in qualsiasi situazione e in tempi e spazi ristretti. Ma testé riconosciuta la loro valenza pratica, siamo sicuri che il significato sia sempre chiaro e appropriato? Quando riceviamo questi simboli all’interno dei messaggi ci viene mai il dubbio che siano calzanti? Personalmente cerco di sceglierle con attenzione, non includo cuoricini se scrivo per lavoro o se non ho confidenza con le persone con cui sto chattando e se questo, invece, accade nei miei confronti mi sforzo di ridare alla conversazione un tono più adeguato. Ma è proprio quest’ultimo il punto, spesso abbiamo parametri differenti sul tenore corretto delle conversazioni che avvengono online e l’informalità del mezzo prende il sopravvento su consuetudini e buone maniere.
Melius est abundare quam deficere nel caso delle emonji non credo funzioni, ma soprattutto è necessario fare una riflessione su quali siano quelle più indicate da utilizzare in base ai diversi contesti.
I dati comunque parlano chiaro, emoticon ed emonji sono molto amate. Secondo una ricerca, effettuata dalla Online Social Networks and Media, gli Stati Uniti svettano nella classifica dei maggiori utilizzatori, l’Italia è al ventesimo posto, mentre i Paesi Bassi risultano apprezzarle in maniera decisamente minore.
Oltre alle indagini relative alle quantità delle emonji e delle emoticon utilizzate in base all’area geografica, ci sono diverse analisi che hanno illustrato l’utilizzo dei singoli pittogrammi in relazione al background culturale; per fare un esempio la “manina che saluta”, che in occidente è accolta positivamente, in Cina esprime un rifiuto mentre il nostro “ok”, con pollice e indice che si uniscono formando un cerchio e con le altre tre dita alzate, in Brasile rappresenta un insulto. Non basta dunque fare una valutazione dei simboli da utilizzare rispetto ai contesti a cui apparteniamo, ma è necessario essere informati anche sul significato che questi rivestono a livello planetario tenendo conto, quindi, delle culture proprie dei nostri interlocutori.
Difficile? No, basta fare un po’ di attenzione per non trovarsi in situazioni imbarazzanti dalle quali poi si rende necessario divincolarsi.
Per finire con qualche curiosità sulle faccine, sappiamo che gli uomini ne usano molte di più, che spesso nelle notizie e nei tweet più se ne mettono e maggiore è la possibilità che siano dei fake e che a seconda dell’età la scelta cambia, i giovani usano molto la faccina che piange di gioia e meno il cuore rosso che batte, più gettonato dagli adulti. Dal 2014, ogni anno il 17 luglio si celebra l’Emonji Day, data in cui il fondatore di Emojipedia (il sito che raccoglie e cataloga tutte le emoji), Jeremy Burge, decise di festeggiare le famose icone.

Maria La Barbera

 

 

Aumentano i ricoveri in neuropsichiatria infantile

I ricoveri, nei 33 reparti di neuropsichiatria presenti in Piemonte, sono aumentati nella fascia 14-18 anni: 108 nel 2020, 154 nel 2021 e 154 fino a ottobre di quest’anno, anche in seguito ai danni psicologici creati dal Covid. Lo ha spiegato l’assessore regionale  Luigi Icardi (in una nota letta dal vicepresidente della Giunta regionale, Fabio Carosso), rispondendo all’interpellanza di Silvio Magliano (Moderati) sulle molte richieste ed i pochi letti disponibili al reparto di neuropsichiatria all’ospedale Regina Margherita di Torino.

“La Regione – ha proseguito l’assessore – con la revisione della rete ospedaliera ha definito la collocazione delle strutture complesse di neuropsichiatria infantile presso quattro aziende ospedaliere (Città della salute, Alessandria, Novara e Cuneo). Le aziende ospedaliere hanno attivato i posti letto alla Città della salute e ad Alessandria. Comunque è capillare la presenza dei servizi territoriali che rendono meno grave e significativo il ricovero in ospedale. La situazione, derivante dalla pandemia, ha modificato la domanda di accesso in emergenza spesso con minori non conosciuti precedentemente. Questa situazione ha reso disponibili delle risorse che sono state distribuite alle aziende sanitarie regionali”.

“Per rispondere al crescente disagio – ha continuato l’assessore – si intende offrire una gestione sempre più organizzata e dotata sia di reparti in grado di gestire le acuzie neuropsichiatriche sia di reparti per gestire il lungo periodo di riabilitazione. Lo studio sul dimensionamento clinico-gestionale dell’ospedale infantile Regina Margherita ha dimostrato che i ricoveri presso la neuropsichiatria infantile sono oltre soglia anche secondo un confronto con le strutture di neuropsichiatria dei principali istituti pediatrici italiani e che mancano letti di riabilitazione. Questi letti di riabilitazione saranno collocati all’esterno del nosocomio ma funzionalmente collegati per offrire un percorso armonico ai pazienti”.

Magliano ha manifestato “perplessità per il fatto che le strutture attivate di neuropsichiatria siano solo due sulle quattro previste dalla revisione della rete ospedaliera” oltre che per l’esito dello studio sul dimensionamento del Regina Margherita. In particolare, sul fatto che “i ricoveri siano oltre soglia e che manchino i letti per la riabilitazione. Il rimedio proposto, di collocare i letti mancanti all’esterno del nosocomio, ci pone poi il dilemma di dove mai possano essere utilmente collocati”.

Arpa e violino. Concerto a lume di candela

 

CON KATIA ZUNINO & PAUL INN

9 dicembre ore 21.00 | Cine-Teatro di Sansicario (fraz Sansicario alto, Cesana Torinese)

Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti

Scenario Montagna si accende con un’ultima fiammata – è proprio il caso di dirlo – e chiude il suo 2022 con un concerto speciale a lume di candela, il 9 dicembre alle ore 21.

La data è particolare – non solo perché coincide con il “ponte” dell’Immacolata, con l’apertura della stagione sciistica a Sestriere e nel comprensorio della Via Lattea e con le gare di Coppa del Mondo femminile proprio a Sestriere – ma anche perché sono i giorni in cui tradizionalmente, fin dall’epoca celtica, vengono collocate feste e ricorrenze dedicate alla luce, come a voler illuminare quello che è il periodo buio dell’anno.

Al cinema-teatro di Sansicario (Cesana Torinese), in collaborazione con il Consorzio Fortur, luce e buio saranno protagonisti di un concerto affascinante e coinvolgente, in un’atmosfera sospesa a lume di candela, tra le note dell’arpa celtica di Katia Zunino e quelle del violino di Paul Inn.

Un viaggio musicale attraverso le melodie celtiche, irlandesi, bretoni e francoprovenzali, storicamente più vicine alla natura ed ai suoi cicli di morte e rinascita, di buio e luce.

www.scenariomontagna.it

A Zoom Natale con il cucciolo di zebra appena nato

Dall’8 Dicembre la magia del Natale (e una banda di simpatici elfi) invade il parco e si festeggia tutti insieme la nascita di un cucciolo di zebra

Avrà inizio l’8 dicembre il Natale Bestiale di ZOOM Torino e sarà la prima occasione per vedere il cucciolo di zebra nato pochi giorni fa al parco.

I visitatori saranno catapultati, non appena varcato l’ingresso, nell’atmosfera tipica del Natale – con musica, luci, pacchi regalo ed un grande albero addobbato – che li accompagnerà in viaggio immersivo tra gli habitat del parco e le aree allestite per l’occasione:

  • Villaggio degli Elfi con animazionelaboratori, giochi e divertenti sessioni di baby dance
  • Lo speciale show Aspettando Papà Noël
  • Il Regno delle Renne dove si può imbucare la letterina per Babbo Natale, provare l’emozione di salire sulla sua slitta e incontrare i 4 esemplari adottati l’anno scorso, assistere a speciali talk ed extra experience e partecipare al loro feeding per vederle mangiare il loro spuntino preferito: i licheni!
  • La Casa del regalo dove I bambini potranno portare un giocattolo che non usano più e che, grazie al Serming, avrà una nuova vita e sarà regalato, il giorno di Natale, ai bambini più bisognosi.

E per un’experience ancora più completa, non mancheranno le proposte gastronomiche: a pranzo l’Ombiasy Restaurant proporrà speciali Menu a tema natalizio, mentre a merenda si potrà gustare frutta da immergere in una cascata di cioccolato o marshmallow arrostiti – per i più grandi accompagnati da del caldo vin brulè.

“La città segreta” A Ivrea si apre il Natale con le “Luci d’artista”

Dedicate a “Le città invisibili” di Italo Calvino, in occasione dell’ormai prossimo centenario dalla nascita

Mercoledì 7 dicembre

Ivrea (Torino)

Ad Ivrea, “Capitale italiana del libro 2022”, è ormai avviata la macchina organizzativa del Natale, che quest’anno, doverosamente per il capoluogo eporediese, si aprono alle ormai prossime celebrazioni del centenario della nascita di Italo Calvino (Santiago de las Vegas, Cuba, 15 ottobre 1973 – Santa Maria della Scala, Siena, 19 settembre 1985), con un’installazione di “Luci d’artista” in centro città ispirata ad uno dei suoi romanzi più celebri e amati “Le città invisibili”, pubblicate nel 1972, esattamente cinquant’anni fa. L’opera, realizzata da Paolo Amico, siciliano di San Cataldo (“l’artista delle penne a sfera”), a cura dell’assessore alla cultura di Ivrea Costanza Casali e nata da un’idea di Paolo Verri, coordinatore del programma di “Ivrea Capitale del libro”, è composta da 63 striscioni bifacciali collocati nel cuore della città, in via Palestro e in via Arduino, e realizzati con un particolare effetto che li rende visibili in qualsiasi momento della giornata. Ognuno riporta una frase tratta da “Le città invisibili” e particolarmente “vicina” a Ivrea, per l’appunto la “città segreta” che dà il titolo all’intera opera. La tecnica scelta dona un particolare effetto luminoso e permette di vedere l’opera senza il bisogno dell’illuminazione esterna, una scelta precisa di sostenibilità ambientale e culturale” del progetto, che non produce impatto ambientale e nello stesso tempo è fruibile da tutti, a qualunque ora del giorno. Quest’ultimo aspetto è particolarmente significativo poiché è stato uno dei capisaldi intorno a cui si è sviluppato il dossier di candidatura di “Ivrea a Capitale del libro 2022”. L’opera (che rientra nel circuito di “Luci d’Artista”, il progetto della Città di Torino nato nel 1998 per volontà dell’allora assessore alla Cultura, Fiorenzo Alfieri) sarà inaugurata mercoledì 7 dicembre (ore 17,30 Sala Dorata del “Palazzo di Città” di Ivrea) con una lectio magistralis di Marco Belpoliti – il più autorevole studioso contemporaneo di Calvino – dal titolo “Guardare è un modo di essere nel mondo. Italo Calvino e il visivo”, che anticipa l’uscita in marzo del volume di Italo Calvino “Guardare, a cura dello stesso Belpoliti (per Mondadori),  proprio in occasione del centenario della nascita dello scrittore.

A seguire, alle 18,30 sarà acceso il tradizionale “Albero di Natale” contemporaneamente all’inaugurazione dell’opera di Paolo Amico. Tutta Ivrea sarà “vestita” di Italo Calvino grazie al coinvolgimento della “Biblioteca” e dei librai che realizzeranno delle vetrine a tema. “ ‘Ivrea 2022’ – sottolinea Paolo Verri – non poteva non dedicare uno spazio significativo a Italo Calvino. La pubblicazione nel 1972 delle  ‘Città  invisibili’  ha  segnato  un  punto  di  svolta  nei  modelli  narrativi  e  comunicativi contemporanei; quel libro è stato già indicato in candidatura come uno dei 10 libri italiani alla base della nostra idea di comunità dei lettori. Ora che il centenario di nascita di questo grande autore si avvicina, Ivrea si offre come luogo in cui librerie, biblioteche, scuole, semplici lettori, omaggiano con le  loro  vetrine  e  con  il  proprio  tempo  uno  dei  personaggi  fondamentali  dell’editoria  italiana  dello scorso  secolo.  Calvino  infatti,  oltre  che  scrittore,  è  stato  un  pilastro  della  casa  editrice  ‘Einaudi’, inventore di una collana innovativa come ‘Centopagine’, collaboratore del ‘Corriere della Sera’ e di ‘Repubblica’, del cui fondatore e direttore Eugenio Scalfari è stato anche compagno di classe. Da Ivrea parte l’invito a ricordarlo in ogni modo, per tutto il 2023. Siamo certi che accadrà non solo in Italia, ma in tutto il mondo, come merita, e come la diffusione delle sue opere, in particolare delle ‘Lezioni americane’, dimostra”Il romanzo di Calvino è composto da nove capitoli, ciascuno dei quali si apre e si chiude con un dialogo fra Marco Polo e l’imperatore dei Tartari Kublai Khan che interroga l’esploratore sulle città del suo immenso impero. Ciascun capitolo contiene cinque descrizioni delle città visitate da Marco Polo. Le città sono cinquantacinque e ciascuna ha un nome di donnaTra i tanti particolari narrati nelle varie città – aggiunge l’assessore Costanza Casali – è possibile riconoscere similitudini con la Città di Ivrea; con questo spirito si è dunque scelto di prendere queste frasi e dare vita al progetto ‘la città segreta’”“Ivrea, poi, anche quest’anno– conclude l’assessore – non rinuncerà agli alberi di Natale, che verranno posizionati in Piazza di Città, ai lati della Fontana ‘Camillo Olivetti’ e nelle periferie ‘Bellavista’ e ‘San Giovanni’. Inoltre, è stata indetta una manifestazione di interesse per la pista di pattinaggio, che ha avuto esito positivo, e verrà installata in Piazza Ottinetti. Vi saranno, altresì, varie iniziative per i bambini”.

g.m.

In anteprima nazionale allo Spazio Kairòs “Fantasie di complotto”

Complottismo a teatro

 Ispirato al libro di Wu Ming 1

Mercoledì 7 e domenica 11 dicembre

Per “fantasie di complotto” intendonsi “… quelle idee che riguardano una cospirazione universale, che ha come fine la conquista o la distruzione del mondo da parte di società segrete, confraternite occulte, ‘razze infide’ (…). Una cospirazione costantemente denunciata eppure sempre in pieno svolgimento, da decenni, da secoli”. Così l’attrice e drammaturga Debora Benincasa e la regista Silvia Marchetti spiegano il titolo e il messaggio del loro spettacolo, scritto a quattro mani, “Fantasie di complotto” portato in scena in anteprima nazionalemercoledì 7 e domenica 11 dicembre (ore 21) allo “Spazio Kairòs”, ex fabbrica di colla ora trasformata in teatro, al civico 7 di via Mottalciata, a Torino. Lo spettacolo, ricordano ancora “racconta una storia contemporanea, in cui si intrecciano le difficoltà di ascoltare gli altri e sé stessi” e nasce grazie alla lettura di “La Q di Qomplotto” di Wu Ming 1, pseudonimo dello scrittore e traduttore ferrarese Roberto Bui, membro del Collettivo “Wu Ming” e del precedente “Luther Blissett”. Frutto di una proficua collaborazione fra due realtà teatrali, “Anomalia Teatro” e “Compagnia del Calzino”, la pièce vede protagonisti sul palco Debora Benincasa e Marco Gottardello. Lui ha una vita soddisfacente: una casa di proprietà, un lavoro a tempo indeterminato (in banca: cosa di meglio?) e una fidanzata.  Eppure, la notte non riesce a dormire. Una vita come tante nella nostra società sempre più liquida e precaria, tesa a soddisfare aspettative difficili da mantenere (o da desiderare realmente) : sposarsi, guadagnare, mettere su famiglia…

Camminiamo all’interno di un flusso continuo di informazioni, video, parole, immagini – spiegano ancora le autrici.  Così, diventa sempre più difficile distinguere un articolo da una pubblicità, le false informazioni da quelle vere. Ciò che desideriamo da ciò che è desiderato per noi. Rimane solo un orologio che continua a ticchettare la notte: puoi definirti felice?”.

E proseguono: “Ci è sempre sembrato che il modo comune di parlare dei movimenti complottisti fosse estremamente denigratorio e a volte addirittura violentoCrediamo che questo tipo di narrazioni, volte a ridicolizzare gli individui che finiscono all’interno di questo tipo di pensieri, sia dannoso e nocivo e crei solo più distanza e rabbia”. Quale allora l’Obiettivo del vostro testo teatrale? “Quello di rendersi conto– precisano – che le risposte complottiste, come tutte le fantasie, fanno parte della nostra società, è il nostro modo di vivere stesso a crearle e accrescerle. In un mondo sempre più difficile e complesso, retto da un potere finanziario mascherato e dematerializzato, le fantasie di complotto danno invece risposte semplici e nemici specifici a cui dare la colpaCon questo spettacolo, quello che speriamo, è che si possa arrivare a prendere atto della facilità con cui chiunque può cadere nella tana del bianconiglio, non cerchiamo di dare risposte ma solo di aprire delle possibilità”.

Una sorta di attesa fra domanda e risposta. Al cui interno si sviluppa il pensiero.

g.m.

Nelle foto: Debora Benincasa e Marco Gottardello in scena