ilTorinese

Sostanze stupefacenti: ritirate due patenti di guida

A seguito delle recenti novità normative concernenti la modifica del Codice della Strada in materia di condizioni psicofisiche dei conducenti, lo scorso fine settimana la Polizia Stradale di Torino ha effettuato dei controlli con specifici dispositivi per contrastare il fenomeno della guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope.

L’attività, eseguita a Torino su corso Moncalieri, coordinata da un Funzionario del Compartimento Polizia Stradale Piemonte e Valle d’Aosta, è stata eseguita avvalendosi di uno specifico laboratorio mobile in grado di effettuare analisi qualitative di I e II livello sulle eventuali sostanze stupefacenti assunte dai conducenti.

Sono stati controllati 25 veicoli, con i rispettivi conducenti e passeggeri, per un totale di 42 persone; tra i conducenti, 2 sono risultati positivi all’assunzione di sostanze stupefacenti, nello specifico cannabinoidi.

I due sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Torino ed è stata ritirata loro la patente di guida. I procedimenti penali versano nella fase delle indagini preliminari e, pertanto, vige la presunzione di non colpevolezza a favore degli indagati, sino alla sentenza definitiva. Lo scopo dell’attività è quello di elevare gli standard di sicurezza stradale, armonizzando l’attività di prevenzione, informazione e controllo, al fine di porre un freno al fenomeno dell’incidentalità dovuto alla guida in condizioni psicofisiche alterate.

Torino, 19.06.2025

Cisl e Cgil, modelli alternativi

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo


Al di là della propaganda e della inevitabile ed oggettiva faziosità, quando si parla del sindacato e,
nello specifico, della Cisl e della Cgil che sono finiti nell’occhio del ciclone in questi ultimi tempi,
non possiamo non evidenziare un aspetto. E cioè, la Cisl e la Cgil hanno due modelli alternativi di
concepire e di praticare il sindacato. Piaccia o non piaccia, e pur ricordando l’importanza
dell’unità sindacale – tesi, questa, da sempre sostenuta dal sindacato cattolico – sono tali e tante
le differenze concretamente emerse in questi ultimi anni che ci portano alla conclusione di una
difficoltà strutturale e congenita a recuperare rapporti finalizzati a ridare al sindacato quel ruolo e
quel compito che gli sono storicamente e costituzionalmente riconosciuti.
Due punti su tutti vanno evidenziati e sottolineati.

Il primo è il capitolo dell’autonomia del sindacato. Non è, questo, un ritornello burocratico e
protocollare. Per la semplice ragione che proprio questo è il tassello che separa, speriamo non
irreversibilmente, le due organizzazioni sindacali. È indubbio che la Cisl, sin dalla sua nascita nel
lontano 1950, ha fatto della autonomia nei confronti dei partiti e della politica la sua ragione
fondante. Un’autonomia che, va pur detto, ha sempre guardato con spiccata attenzione
all’esperienza politica della “sinistra sociale” di ispirazione cristiana nel concreto dibattito politico.

Ma senza mai essere il banale prolungamento di questa qualificata e gloriosa esperienza politica.
Sia quando era forte e ben visibile nella cinquantennale presenza della Democrazia Cristiana e sia
quando era meno incisiva in alcuni partiti che sono succeduti alla Dc stessa. Sul fronte della Cgil,
invece e al contrario, la concezione della “cinghia di trasmissione” con il partito è sempre stato il
filo conduttore che ha caratterizzato lo storico comportamento del “sindacato rosso”. Al punto
che oggi, com’è emerso platealmente nell’ultima consultazione referendaria, non è più il partito
che detta il percorso politico al sindacato, ma è lo stesso sindacato che detta l’agenda politica al
partito di riferimento e, di conseguenza, alla coalizione di sinistra e progressista. Appunto, due
modelli politicamente e culturalmente alternativi.

Il secondo aspetto è proprio la “mission” stessa del sindacato. Se la Cisl ha come unico ed
esclusivo obiettivo quello della contrattazione nazionale e locale, di rafforzare la politica della
concertazione con gli altri attori sociali ed istituzionali e di cercare in tutti i modi di “chiudere gli
accordi”, come si diceva un tempo, il modello della Cgil, anche su questo versante, è
radicalmente alternativo. Perchè è la scelta politica il criterio dirimente. Quando si trova di fronte
ad un Governo politicamente nemico od avversario – come nel caso specifico dell’attuale
Governo Meloni – lo stesso ruolo del sindacato cambia. E quindi, e di conseguenza, partecipa
organicamente al dibattito politico – come sta concretamente capitando da ormai 3 anni – per
costruire, insieme ai partiti dell’opposizione, l’alternativa politica di governo con tanti saluti a tutto
ciò che dovrebbe caratterizzare il ruolo e la mission di un sindacato.

Ecco perchè, al di là delle legittime opinioni e dei rispettivi ruoli, è indubbio che oggi, e ormai da
tempo, c’è una perfetta e quasi scientifica alternativa nel comportamento concreto di queste due
storiche organizzazioni sindacali. La speranza, comunque sia, resta sempre quella di far sì che
prevalgano le ragioni dell’unità sindacale seppur in un contesto ancora lastricato da molte e
strutturali divisioni. Perchè, in ultimo, senza l’unità sindacale a pagarla sono sempre e solo i
lavoratori. E questo dovrebbe sempre essere il faro che illumina le scelte e le decisioni concrete
del sindacato. Qualunque sia la sigla e l’organizzazione.

Minoranza all’assalto

I recenti referendum e l’assetto bellico in continua evoluzione hanno messo in risalto, se mai ve ne fosse stata la necessità, come nel nostro Paese le minoranze, a qualsiasi livello, anziché costruire qualcosa di concerto con la maggioranza democraticamente eletta stanno alla finestra a guardare e, a cose fatte, inveiscono contro la maggioranza perché ha fatto così, perché loro avrebbero fatto cosà, e così via.

Ad un’analisi immediata appare evidente che non fare nulla, e criticare chi fa, sia molto più comodo, più riposante a costo di farsi venire le piaghe da decubito stando tutto il giorno al bar o al parco o davanti alla TV anziché girare, incontrare, fare sopralluoghi et similia. Minoranza che vuole gli stessi diritti della maggioranza senza averli conquistati nell’urna.

Ad un’analisi più accurata è palese che chi critica, troppo spesso non abbia assolutamente le capacità amministrative richieste ad un politico, ma trascorra più tempo a consultare i propri consulenti che ad analizzare le necessità e, parafrasando Shakespeare, combattendole porre fine ad esse.

Va da sé che un Paese dove i gay sfilando al Pride sventolano la bandiera di un Paese che i gay li uccide anziché del Paese avversario, unica democrazia in quell’area, non ha futuro; un Paese dove non si gode per i successi ottenuti dalla controparte ma per le proprie argomentazioni contro “a prescindere”, idem; un Paese dove si scende in piazza se viene ceduto un calciatore, ma non manifesta se viene aumentata l’IVA è già in putrefazione.

Siamo sicuramente tra i più ignoranti nel mondo occidentale per quanto riguarda la politica, quelli che hanno il minor senso civico, dove le minoranze quando vedono un dito che indica la Luna guardano criticamente il dito, osservando se abbia le unghie curate o se le dita siano storte.

Proseguono così le fazioni già presenti ai tempi di Dante, tra Guelfi e Ghibellini, dove non conta salvare la città ma garantirsi il predominio.

Molti individui, prestati alla politica, non hanno mai realizzato nulla, professionalmente parlando, e proprio perciò non sanno distinguere tra bene e male, innocuo e nocivo, corretto e sbagliato; ancora grazie se, ricevuta un’eredità, non l’hanno persa in qualche investimento totalmente azzardato; un personaggio dello spettacolo, eletto in Parlamento molti anni fa, non partecipò a nemmeno una seduta dei lavori, ma ora percepisce il vitalizio.

Sono in politica dal 1979, quando aiutai Sergio Pininfarina nella sua candidatura alle Europee; ho incontrato moltissimi politici della vecchia guardia (ma anche della nuova) soprattutto quando trascorrevo settimane a Roma: da Zanone ad Andreotti, Pajetta, Lama (lo incontrai a Torino l’8 marzo 1986 quando lasciò la CGIL per entrare in politica) fino a Bontempo, Fini, Staiti di Cuddia, Goria, Anselmi, Fassino, Damiano ed altri. Di molti non condividevo la linea politica, per alcuni non provai immediata simpatia ma da una cosa erano tutti accomunati: la correttezza, l’umiltà e l’interesse a fare bene il loro lavoro. Escludendo qualche caso specifico e qualche spettacolo circense in aula, i politici di vecchio stampo avevano un obiettivo preciso: giungere a risultati.

Ora molti, troppi politici a vario livello, pensano a denigrare anziché erigere, distruggere anziché migliorare.

Nell’ebraismo esiste un precetto chiamato תיקון עולם (tiqqun olam) che impone, quando sarà ora, ad ogni ebreo di lasciare il mondo un po’ meglio di come lo si è trovato; ecco, chiunque sia investito di una carica politica, a qualsiasi livello, dovrebbe appropriarsi di questo precetto: contribuire, anche in minima parte, anche con azioni apparentemente inutili, a migliorare questo nostro mondo. I nostri avi sono morti in battaglia, per secoli, per farci stare meglio: noi non possiamo impegnarci a farlo per la durata di un mandato onorando il voto assegnatoci dagli elettori? E se i voti non sono stati sufficienti a farci vincere, facciamoci una domanda e diamoci una risposta.

Sergio Motta

La Torino delle due ruote: viaggio fra Vespa, moto e paesaggi

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SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO
La Vespa, un’icona intramontabile
A Torino, la Vespa è molto più di un semplice scooter: è un simbolo di italianità, di eleganza senza tempo e di un modo di vivere il viaggio che sa di libertà, leggerezza e storia. Da generazioni accompagna i torinesi nelle loro avventure estive, nelle commissioni quotidiane e nei momenti di svago. In città si vedono ancora modelli d’epoca splendidamente conservati, affiancati alle versioni più moderne, ma sempre con quell’inconfondibile fascino che solo la Vespa sa evocare. Basta un casco, un paio di occhiali da sole e si è pronti per partire, senza fretta, per godersi le strade della città o dirigersi verso i paesaggi collinari appena fuori porta. La Vespa è compagna perfetta per attraversare il centro storico, per arrampicarsi su verso la collina torinese, o per costeggiare il Po in una calda sera d’estate. Le sue linee morbide e il ronzio del motore diventano quasi poesia in movimento, un modo romantico e personale per vivere la mobilità urbana e oltre. Con l’arrivo dell’estate, moltissimi torinesi tirano fuori dal box la loro Vespa, la lucidano e la rimettono in strada per piccoli viaggi, escursioni e fughe improvvisate verso il verde della Val di Susa o i borghi incastonati tra le colline del Canavese. La Vespa non è solo un mezzo: è uno stile di vita, una filosofia del viaggio lento, che mette al centro il piacere di guardarsi intorno, di sentire l’aria calda sul viso e di godersi ogni chilometro.
Il Vespa Club Torino, passione e comunità
C’è chi ama la Vespa in solitaria e chi invece ha trovato nella passione per questo scooter leggendario un’occasione per condividere emozioni, esperienze e percorsi. Il Vespa Club Torino rappresenta da anni un punto fermo per centinaia di appassionati, una vera e propria comunità in cui la Vespa è il trait d’union tra persone di età, background e storie diverse. Il club non è solo un’associazione: è un luogo dell’anima dove si respira amicizia, appartenenza e desiderio di scoperta. Organizzano raduni, viaggi di gruppo, eventi tematici e tour che toccano luoghi suggestivi del Piemonte, dalle risaie del vercellese ai laghi alpini, dai castelli nascosti ai panorami mozzafiato delle Alpi Cozie. Le uscite collettive del club trasformano la strada in una piccola festa itinerante, fatta di Vespa colorate, bandiere, saluti ai passanti e soste gastronomiche nei posti più autentici. Ma dietro ogni viaggio c’è anche una cura maniacale per i dettagli, una passione che si vede nei restauri minuziosi, nei racconti tramandati tra i soci e nell’amore per la tradizione. Il Vespa Club Torino rappresenta un pezzo importante del tessuto sociale cittadino, un esempio di come la mobilità su due ruote possa anche diventare cultura e aggregazione. Partecipare a una loro uscita significa non solo guidare, ma anche ascoltare storie, stringere nuove amicizie, sentirsi parte di qualcosa di più grande. E non mancano i momenti di solidarietà, con eventi organizzati per beneficenza o per promuovere la sicurezza stradale, a dimostrazione che dietro un casco e una marmitta c’è spesso un cuore che batte forte.
Le moto, adrenalina e libertà nei paesaggi piemontesi
Accanto alla Vespa, i torinesi nutrono da sempre una grande passione per le moto. Che siano naked, sportive, custom o touring, le due ruote a motore rappresentano una vera valvola di sfogo per molti cittadini, un modo per fuggire dal traffico, per esplorare nuove strade e per ritrovare il senso più puro della libertà. L’estate è il momento in cui i motociclisti torinesi si rimettono in sella con maggiore frequenza, approfittando delle giornate lunghe e del clima favorevole per organizzare giri spettacolari nei dintorni. Le strade del Piemonte offrono scenari mozzafiato: curve sinuose che attraversano i vigneti delle Langhe, salite panoramiche che portano al Colle della Maddalena, sentieri d’asfalto che costeggiano i laghi di Avigliana o si inoltrano nelle valli meno battute del biellese. La moto diventa il mezzo ideale per esplorare in profondità il territorio, per raggiungere luoghi lontani dal turismo di massa, dove la natura è ancora autentica e il tempo sembra rallentare. I motociclisti torinesi si danno appuntamento in piazze, benzinai e locali storici, pronti a partire all’alba per un giro di centinaia di chilometri, spinti solo dalla voglia di guidare e di scoprire. C’è chi cerca l’adrenalina pura, affrontando i tornanti come in una sfida personale, e chi invece preferisce la dimensione contemplativa del viaggio, quella in cui il paesaggio è parte integrante dell’esperienza. Le moto, a Torino, non sono solo un hobby, ma un vero stile di vita. E in estate, quando la città si svuota e il richiamo delle montagne si fa più forte, non c’è niente di meglio che allacciare il casco, avviare il motore e lasciarsi portare dove porta la strada.
NOEMI GARIANO

“Cinema in corte” a Chieri

Dal 23 giugno un’estate di proiezioni all’aperto nel cortile del Palazzo Comunale di Chieri

 

“Cinema in corte”, ovvero un’estate di proiezioni cinematografiche all’aperto nel cortile del Palazzo Comunale (via Palazzo di Città, 10), a partire da lunedì 23 giugno, in collaborazione con il Cinema Splendor di Chieri.

            Si inizia con “Follemente” di Paolo Genovese con Edoardo Leo, Pilar Fogliati ed Emanuela Fanelli.

Orario delle proiezioni: 21.30.

Il costo del biglietto è di € 7,00 (ridotto per minori e over 60: € 5,50).

Per i film italiani ed europei il costo del biglietto è di € 3,50 per tutti.

Biglietti multipli: € 21,00 per 4 ingressi; € 33,00 per 7 ingressi.

In caso di maltempo le proiezioni si  effettueranno al Cinema Splendor.

Il programma può essere consultato sui siti www.comune.chieri.to.it e www.cinema-splendor.it e sui social del Comune di Chieri.

Dichiara l’assessore alla Cultura Antonella GIORDANO: «Quest’anno il cortile del nostro Palazzo Comunale torna ad ospitare l’arena cinematografica con un programma ricco, vario e di qualità. Film adatti a tutti i gusti, dalle famiglie ai cinefili che apprezzano il cinema d’autore. Un cartellone così ampio per numero di serate rappresenta un unicum nel nostro territorio, a conferma dell’impegno dell’amministrazione comunale a sostegno di ogni forma d’arte. Infatti, sono previste anche serate con spettacoli teatrali di vario genere».

 

Da non perdere anche alcuni appuntamenti speciali. Ad esempio, mercoledì 25 giugno sarà proposto il capolavoro di Yasujirō Ozu “Viaggio a Tokyo” (Giappone, 1953), nella versione restaurata (la serata è organizzata da Distretto Cinema in collaborazione con la Fondazione Nocentini e l’Associazione Interculturale Italia – Giappone Sakura). Venerdì 27 giugno ci sarà l’anteprima di “La famiglia Leroy” di Florent Bernard con Charlotte Gainsbourg. Giovedì 3 luglio sarà la volta de “Le colline del mare” (2021), film documentario di Andrea Icardi, che ricostruisce sotto diversi aspetti il territorio da Montezemolo a Santo Stefano Belbo, dove sono ambientati alcuni dei più importanti romanzi del ‘900. Giovedì 24 luglio, in collaborazione con Piemonte Movie, saranno proposti prima “Domenica sera”, cortometraggio diretto da Matteo Tortone, vincitore di un David di Donatello, che vede come produttore e montatore il chierese Enrico Giovannone; quindi, a seguire “Italo Calvino nelle città” di Davide Ferrario, con Valerio Mastandrea e Violante Placido, un documentario che racconta le città invisibili e quelle visibili di Calvino.

Questi gli altri  film in calendario nel primo mese di proiezioni: “Milarepa” di Louis Nero con Harvey Keitel e Franco Nero (24 giugno); “Elio” (animazione, 26 giugno); “A complete unknown” ovvero Bob Dylan interpretato da Timothée Chalamet (28 giugno), “Le assaggiatrici” di Silvio Soldini tratto dal romanzo di Rosella Postorino (29 giugno); “Conclave” con Ralph Fiennes (30 giugno); il ritorno alla regia di Maurizio Nichetti con “Amichemai” (1 luglio); “Napoli New York” di Gabriele Salvatores con Pierfrancesco Favino (2 luglio); “Dragon Trainer” di  Dean DeBlois (4 luglio); “Diamanti” di Ferzan Ozpetek con Luisa Ranieri, Jasmine Trinca e Stefano Accorsi (5 luglio); l’ultimo capitolo della saga di Bridget Jones  “Un amore di ragazzo” con Renée Zellweger, Chiwetel Ejiofor e Hugh Grant (15 luglio); “Lilo & Stitch” (16 luglio); “Lee Miller” con Kate Winslet (22 luglio) ed “Il robot selvaggio” (animazione, 23 luglio).

Un viaggio nel design di Marcello Gandini tra Italia e Qatar: “Ultraleggera” al MAUTO

Si intitola “Ultraleggera – a design journey with Marcello Gandini between Italy and Qatar” la mostra che il Museo Nazionale dell’Automobile dedica al genio rivoluzionario e all’eredità del pensiero di Marcello Gandini. È realizzata in collaborazione con QAM – Qatar Auto Museum- e VCU Arts Qatar Virginia Commonwealth Universoty School of the Arts Qatar, e vuole essere una riflessione viva e contemporanea sul lascito del Maestro, che si trasforma in materia viva di dialogo tra passato, presente e futuro. L’esposizione, curata da Marzia Gandini e Simone Carena, ospitata nella Project Room del MAUTO fino al 31 agosto prossimo, avviene  a 5 anni dalla grande retrospettiva a lui drdicata e a un anno dalla scomparsa del designer, e mette in relazione una selezione di disegni, bozzetti e modellini originali di Gandini, affiancati da opere realizzate dagli studenti coinvolti nel progetto, al fine di esplorare il tema del movimento non solo fisico ma culturale e creativo, aprendo nuove prospettive e favorendo connessioni tra tradizione e innovazione. Il progetto è corredato da una Summer School, in ottica di valorizzare il patrimonio formativo e influenzare le future generazioni di progettisti e creativi di Gandini.

“Siamo molto lieti di continuare la collaborazione con il Qatar Automobile Museum – afferma Benedetto Camerana, Presidente del MAUTO –  con la mostra ‘Ultraleggera’ che, a partire dalla visione e dall’eredità di Marcello Gandini, promuove la creatività dei giovani designer. Il progetto Marcello Gandini Masterclass, promosso da QAM con la VCU Arts, su iniziativa di Simone Carena e la Summer School, che abbiamo avviato a Torino in collaborazione con il Politecnico e lo Studio Marcello Gandini, è incentrato sulla forza del design come processo creativo capace di creare ponti tra generazioni e culture. Vorrei ricordare che già nel 2019 il MAUTO ha organizzato la mostra intitolata ‘Marcello Gandini – genio nascosto’, la più importante esposizione monografica di sempre sul lavoro e la genesi creativa di Gandini”.

“La potenza di questa piccola mostra, realizzata in collaborazione con il Qatar Auto Museum – spiega Lorenza Bravetta, direttore del MAUTO – risiede nel suo alto valore formativo e divulgativo. È l’esempio più bello dell’eredità lasciata da Marcello Gandini: un invito a essere ribelli e innovativi senza dimenticare, anzi valorizzandoli, il passato e la memoria. Tale insegnamento guida la nostra attività come museo, contemporaneamente luogo di sperimentazione e conservazione, spazio vivo e partecipato che ci auguriamo possa contribuire a ispirare le giovani generazioni di creativi”.

In esposizione insieme a disegni e modellini provenienti dall’Archivio Gandini, anche la barca a vela d’addestramento progettata da Gandini per il nipote Pietro; il tappeto volante Countach, disegno in scala 1:1 stampato su tessuto di scarto delle vele di ultraleggera; il tavolo ultraleggera, progettato in Qatar utilizzando pannelli di recupero provenienti dalla costruzione delle imbarcazioni ultraleggera e la bicicletta pieghevole, innovativo concept ideato da Gandini, dotato di ruote di dimensioni standard.

Mara Martellotta

Squadre CSI: inizia la lunga volata scudetti!

Per venti giorni Cesenatico diverrà il cuore dello sport arancioblu, quello griffato Centro Sportivo Italiano. Sarà infatti la sede delle finali scudetto a squadre di vari sport in differenti categorie. In Romagna sono attese da oggi fino ai primi di luglio circa tremila persone, con un totale di quasi 2.000 atleti partecipanti alla volata tricolore ambosessi. Il primo appuntamento, dal 18 al 22 giugno, è dedicato ai più piccolini, gli atleti sotto i 12 anni che hanno gareggiato in tutta Italia nel progetto “Sport&Go! Crescere con lo sport”, dedicato alla polisportività e pensato per le categorie giovanili Kids (Under 10) e Giovanissimi (Under 12). Sarà poi il momento della categoria Allievi/Juniores dal 28 giugno al 2 luglio, per chiudere con la categoria Ragazzi e U13 (pallacanestro e pallavolo) dal 2 al 6 luglio.

Dopo gli arrivi quest’oggi in giornata, la manifestazione, realizzata con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e con il sostegno di APT Servizi Emilia-Romagna e SportValley, prenderà il via stasera alle ore 21 con la cerimonia di apertura che vedrà il centro romagnolo invaso dalla carica positiva di ben 64 società sportive arancioblu. Sono infatti 659 gli atleti, impegnati nella tre-giorni di gare, pronti a contendersi i titoli Kids sui campi dell’Under 10 del basket 4×4 (6 squadre), del calcio a 5 (8 squadre), calcio a 7 (6 squadre) e minivolley (6 squadre). Con loro anche i giovani Under 12 in campo nel calcio a 5 (8 squadre), calcio a 7 (8 squadre), minibasket U12 (6 squadre), supervolley maschile 4×4 U12, supervolley mista 4×4 Giovanissimi (8 squadre) e volley U12 6×6 (6 squadre).  A salutare i piccoli finalisti arancioblu ci sarà il presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano, Vittorio Bosio che alla vigilia delle gare ancora una volta ha inteso ribadire l’importanza di una simile esperienza associativa, per una simile ed ampia platea giovanile.

Gol, canestri e schiacciate parleranno molti dialetti italiani. In finale arrivano infatti ben 12 regioni rappresentate in campo da atleti di 28 Comitati CSI. La Lombardia, regione che proprio a Cesenatico ai primi di maggio aveva disputato il suo Meeting Polisportivo Giovanile, torna in Romagna con 11 squadre. L’Emilia-Romagna, padrona di casa, schiera nove formazioni, la Sicilia 7, la Puglia 6, Veneto, Campania, Liguria, Piemonte e Basilicata 4. Come città/Comitato, Perugia può contare su sei finaliste, mentre Milano, Modena e Acireale su 5 formazioni a testa. Potenza e Brindisi concorrono nei dieci campionati in palio con 4 squadre a testa, tre chance di vittoria per Lecco, Imperia-Sanremo, Reggio Emilia, e per il Comitato Subalpino torinese e Treviso.

Giovedì 19 e venerdì 20 giugno, inizieranno le gare nelle specialità polisportive con le Prove di Triathlon allo Stadio A. Moretti. Oltre alle classifiche delle gare “disciplinari”, concorreranno infatti ad eleggere le migliori formazioni anche quelle ottenute con i punti del triathlon atletico, che comprende la corsa veloce 60 metri, il salto in lungo ed il lancio del vortex. Sabato 21 giugno ultimo giorno di gare all’Eurocamp con i podi e la tradizionale serata associativa in programma alle 21. Prima delle premiazioni un momento di preghiera sarà condotto dall’Assistente Ecclesiastico nazionale del CSI, don Luca Meacci, come ringraziamento a Dio per l’occasione di trovarsi a giocare insieme. Domenica 22 giugno tutte le finali e l’assegnazione dei primi 10 scudetti 2025 alle squadre del CSI.

Nomi capovolti e giallo limone

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

Fin dal lontano 1954 i fratelli Amos e Dan Heilicher fecero nascere dal nulla a Minneapolis una realtà musicale che nel giro di meno di 15 anni sfornò materiale molto interessante nei più diversi generi e stili. Qui come sempre prenderemo in esame il solo versante surf, garage e psychedelic rock, ma in ogni caso l’etichetta “Soma [Records]” coprì anche jazz, country e folk.

Prima del versante musicale, i fratelli Heilicher si erano mossi nel settore della distribuzione di jukebox, flippers e macchinette distributrici di sigarette. Amos era la “mente” e Dan era il “braccio”, o per meglio dire colui che metteva in pratica le “illuminazioni” di Amos, dal cui nome (capovolto) derivò la denominazione stessa dell’etichetta che qui esaminiamo.

L’assetto grafico era piuttosto spartano, impostato solitamente nei toni del giallo limone con le lettere s-o-m-a in quadrati disallineati, con indicazioni abbastanza scarne; si rileva specialmente la costante assenza dei nomi degli studi di registrazione e presa di suono, ossia “Kay Bank [Recording Corp.]”, che era l’”hub” principale.

L’attività di “Soma Records” proseguì speditamente fino al 1967 circa, allorquando la compagnia fu rilevata da Pickwick Records [Pickwick International].

Qui di seguito si elencano i soli 45 giri Soma di rock strumentale, surf, garage e psychedelic rock di interesse per la rubrica:

  THE TITANS  “The Noplace Special / Reveille Rock”  (1411)  [1963];

  LOU RIEGERT AND THE TROOPS  “Baby What You Want Me To Do / Gary’s Tune”  (1421) [1964];

  THE GESTURES  “Run, Run, Run / It Seems To Me”  (1417)  [1964];

  THE MULESKINNERS  “Wolfman / Everglades”  (1418)  [1964];

  FRANK MARTINEZ AND THE PHAROMEN  “Jeanette / Love Has Its Ways”  (1419)  [1964];

  THE CHANCELLORS  “Little Latin Lupe Lu / Yo! Yo!”  (1421)  [1964];

  THE RADIANTS  “Special Girl / I Ain’t Got No Home”  (1422)  [1964];

  DICK DUNKIRK AND THE STRANGERS  “You Can’t Lie To A Liar / Don’t You Believe Them”  (S-1424)  [1964]; 

  THE CORVETS  “You Don’t Want Me / Want To Be Happy”  (1425)  [1964];

  THE GESTURES  “Don’t Mess Around / Candlelight”  (1426)  [1965];

  THE MESSENGERS  “My Baby / I’ve Seen You Around”  (1427)  [1965];

  THE FOUR WHEELS  “Central High Playmate / Cold 45”  (1428)  [1965];

  THE EMBERMEN  “Fat Girl / Karen”  (1429)  [1965];

  THE DEL COUNTS  “Let The Good Times Roll / Bird Dog”  (1430)  [1965];

  THE CASTAWAYS  “Liar, Liar / Sam”  (1433)  [1965];

  THE CHANCELLORS  “So Fine / I’m A Man”  (1435)  [1965];

  THE HIGH SPIRITS  “(Turn On Your) Love Light / Tossin’ And Turnin’”  (1436)  [1965];

  THE SHADES  “Please, Please, Please / Summer’s Here”  (1437)  [1965];

  THE TORRES  “I’ve Had It / Ride On”  (1438)  [1965];

  THE BOYS NEXT DOOR  “Why Be Proud / Suddenly She Was Gone”  (1439)  [1965];

  JIMMY KAYE & THE COACHMEN  “Gloria / Debbie”  (1441)  [1965];

  THE CASTAWAYS  “Goodbye Babe / A Man’s Gotta Be A Man”  (1442)  [1965];

  THE HIGH SPIRITS  “I Believe / Bright Lights, Big City”  (1446)  [1965/66];

  DENNY DALE AND THE HONEYMOONS  “Mr. Moon / Why Did You Leave Me”  (1447) [1965];

  THE FABULOUS RUMBLES  “I’ll Be Gone / The Echoing Past”  (1448)  [1966];

  THE UNDERBEATS  “Book Of Love / Darling Lorraine”  (1449)  [1966];

  THE UNBELIEVABLE UGLIES  “Keep Her Satisfied / Grand Central Station”  (1451)  [1966];

  THE DEACONS  “Empty Heart / Problems About Baby”  (S 1452)  [1966];    

  THE HALF DOZEN  “Heat Wave / The Angels Listened In”  (1453)  [1966];

  SIR WINSTON AND THE COMMONS  “Come Back Again / We’re Gonna Love”  (1454) [1966];

  IDLE FEW  “Another World / Farmer John”  (1457)  [1966];

  THE GAMINS  “Ridin’ High / Freeway”  (1459)  [1966];

  THE CASTAWAYS  “Girl In Love / Should Happen To Me”  (1461)  [1966];

  THE DEL COUNTS  “What Is The Reason / With Another Guy”  (1465)  [1966];

  THE SOUNDS LIKE US  “It Was A Very Good Year / The Other Side Of A Record”  (8108) [1967].

Gian Marchisio 

         

Poliziotti salvano ragazza che stava per precipitare da una finestra

Due appartenenti alla Polizia di Stato, in servizio presso il Reparto Prevenzione Crimine “Piemonte”, hanno soccorso una giovane.

Mercoledì mattina, una pattuglia del locale RPC, impiegata in un controllo straordinario del territorio coordinato dal Comm.to di P.S. “Madonna di Campagna”, è intervenuta in via Borgaro dove veniva segnalata una ragazza in procinto di cadere da una finestra sita al quinto piano di uno stabile.

Gli operatori di polizia individuavano la giovane nell’arco di pochi minuti e, approfittando della presenza di altre persone nel cortile, che la distraevano, si precipitavano al 5° piano dello stabile per raggiungerla e trarla in salvo.  

I poliziotti si occupavano poi di tranquillizzare la ragazza, attendendo con lei l’arrivo dei medici per il successivo trasporto in ospedale. Durante le fasi del triage, la giovane cercava di allontanarsi, uscendo dal pronto soccorso e attraversando la strada, ma i poliziotti riuscivano prontamente a fermarla e a ricondurla in ospedale.

Adji Dieye vince Collective per il Castello di Rivoli 

Adji Dieye vince la seconda edizione del Premio d’arte internazionale Collective per il castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea e entra nelle collezioni del museo.

Adji Dieye, nata a  Milano nel 1991, è la vincitrice della seconda edizione del Premio d’arte internazionale Collective per il castello di Rivoli museo di Arte Contemporanea.

Grazie all’acquisto effettuato dai soci di Collective, la sua opera intitolata “Culture lost and learned by Heart , Butterfly “ del 2021 entra a far parte della collezione permanente del museo, in qualità di donazione.

Andro Eradze (Georgia 1993) e Agnes Questionmark (Roma, 1995), sono gli altri due finalisti e finaliste della seconda edizione del premio, la cui prima edizione, tenutasi nel 2023, vide vincitrice la piemontese Alice Visentin di Cirié, nata nel 1993.

Il Premio d’arte Internazionale Collective per il castello di Rivoli è  promosso da Collective, associazione italiana di collezionisti d’arte contemporanea nata nel 2019 per il Castello di Rivoli e ha come obiettivo l’acquisizione e donazione al museo di un’opera realizzata da una o un artista di età inferiore ai 35 anni. Il premio, di 20 mila euro, ha cadenza biennale.

L’artista vincitrice è  stata selezionata da una commissione composta dal Direttore del Castello di Rivoli, Francesco Manacorda, dalla vicedirettrice e capo curatrice Marcella Beccaria e dalla  curatrice Marianna Vecellio, a partire da un’ampia rosa di opere realizzate da artiste e artisti provenienti dall’Italia e internazionali proposti dai Soci di Collective.

La pratica di Adji Dieye si sviluppa nell’intersezione tra immagine, spazi urbani e memoria culturale.  Attraverso l’uso di materiali di archivio o relativi alla pubblicità e all’architettura, l’artista indaga come si formano e trasformano le epistemologie nazionali, interrogando le strutture visive e ideologiche che modellano l’identità collettiva  e il senso di appartenenza ad essa.

L’opera vincitrice intitolata “Culture Lost and Learned by Heart, Butterfly” è  composta da una struttura in ferro su cui è  montato un lungo foglio di seta stampato con frammenti provenienti dall’Archivio Iconografico Nazionale del Senegal e dall’archivio personale dell’artista.

L’opera riflette sui gesti che hanno attraversato e sovvertito gli spazi istituzionali coloniali attraverso un’alternanza di dettagli corporei e architettonici.

Deye invita a  chiedersi quale sia il concetto di archivio se luogo di autorità simbolica più che di conservazione.

“ Il premio a Deye – secondo Marcella Beccaria e Marianna Vecellio- è  il riconoscimento per questa giovane artista di saper guardare al modo in cui le eredità del passato e la memoria influenzino la comprensione del presente in cui viviamo”.

Il direttore Francesco Manacorda ringrazia la vicedirettrice Marcella Beccaria e la curatrice Marianna Vecellio  per aver sviluppato le relazioni con il gruppo di collezionisti Collective.

L’opera vincitrice di Adji Deye sarà  visibile al castello di Rivoli dal 25 settembre prossimo in contemporanea con “Inserzioni”, nuovo programma a cura di Francesco Manacorda.

Mara Martellotta