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Come spiegato da Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino: “I numeri – anche calcolati su logiche prudenziali – confermano un successo che avevamo già ampiamente percepito: 22,8 milioni tra impatti diretti, indiretti e indotti, senza considerare l’enorme ricaduta mediatica, valutata oltre 66 milioni di euro: quest’ultima rappresenta un patrimonio particolarmente significativo, perché l’immagine positiva e la credibilità conquistate da Torino hanno sicuramente una durata maggiore nel tempo”.
Come commentato da Rosanna Purchia, Assessora alla Cultura della Città di Torino: “Lo scambio delle chiavi simbolo dell’Eurovision Song Contest tra il nostro sindaco e la prima cittadina di Liverpool, rappresenta appieno lo spirito della rassegna, che è anche quello di unire i paesi europei attraverso la musica, favorendo un reciproco e fecondo scambio culturale. La città dei Beatles – che abbracciano quattro generazioni passate e future nel nome della musica – ha uno splendido museo dedicato alla band e sono certa che il nostro sindaco, adesso a Liverpool, potrebbe regalarci la grande opportunità di ospitare a Torino una mostra che renda omaggio alla beat generation. I numeri della rassegna restituiscono l’immagine di una città attrattiva e capace di emozionare i visitatori, il fatto che più del 70% dei turisti abbia visitato almeno uno dei nostri musei non può che confermare la qualità della nostra offerta museale, così come i 25mila download della guida Torino Pocket Lonely Planet denotano un grande interesse per la nostra Torino”.
“Questi dati sulle ricadute che l’Eurovision ha avuto sono la dimostrazione pratica del perché scegliamo di investire sui grandi eventi come motore di turismo ed economia e come strumento per promuovere la bellezza e l’eccellenza del nostro territorio – sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -. Sarebbe stata necessaria una campagna di comunicazione da decine di milioni di euro per ottenere una copertura mediatica come quella che l’Eurovision ha portato al Piemonte e lo dimostra il fatto che per avere visibilità durante l’evento di Torino altri Paesi hanno acquistato spazi promozionali. Questi numeri, poi, sono solo una parte della ricaduta che manifestazioni come Eurovision, ma anche le Atp, il Giro d’Italia, il Tour de France, offrono. Perché accanto all’impatto nell’immediato ci sono anche i risultati che si manifestano nel tempo, frutto del passaparola e della forza di una destinazione che entra nell’immaginario del pubblico internazionale”.
L’indagine
L’indagine campionaria è stata condotta fra il 9 e il 14 maggio 2022; i questionari sono stati somministrati in modalità MAPI (Mobile Assisted Personal Interview) a un campione casuale di pubblico presente negli spazi dell’Eurovision Village e all’esterno del PalaOlimpico, durante l’apertura e la chiusura dei cancelli. Sono stati raccolti 735 questionari utili.
I risultati
Le presenze
Eurovision Song Contest 2022, evento di punta della scorsa primavera torinese, è andato in scena dal 9 al 14 maggio 2022: 63mila i posti riempiti al PalaOlimpico, in occasione dei nove eventi in programma, e 220mila le persone che hanno assistito alle 55 ore di spettacoli all’Eurovision Village del Parco del Valentino.
Il pubblico
Per conteggiare il pubblico effettivo, dalle presenze registrate occorre sottrarre chi ha partecipato a più di un evento e i biglietti offerti a sponsor e delegazioni. A fronte di queste stime, si quantifica in oltre 128mila persone il pubblico complessivo dell’Eurovision Song Contest: più di 58mila provenienti da fuori Torino, di cui quasi 25mila dall’estero, in particolare da Spagna, Regno Unito, Germania e Francia. Il tratto più significativo è la giovane età del pubblico, con il 75,6% fra i 18 e i 35 anni.
Singoli partecipanti PalaOlimpico | Singoli partecipanti Eurovillage | Partecipanti a entrambi gli eventi (da sottrarre) | Totale Singoli partecipanti | ||||||
Torino e Provincia | 16.051 | 63.324 | (9.267) | 70.108 | |||||
Piemonte (altre province) | 2.540 | 4.632 | (737) | 6.435 | |||||
Italia (altre regioni) | 13.641 | 20.411 | (7.027) | 27.025 | |||||
Estero | 10.632 | 21.110 | (7.060) | 24.682 | |||||
Totale | 42.864 | 109.477 | 24.091 | 128.250 |
Tabella 1: Distribuzione del pubblico per evento e provenienza. Elaborazione OCP su dati questionario e fonti secondarie.
Per quanto riguarda i turisti, il 52% era presente a Torino per la prima volta. In generale molto alto il livello di apprezzamento registrato sia per gli spettacoli visti sia per la città come meta turistica. Il 59% ha dichiarato di essere intenzionato a visitare di nuovo la città in futuro.
La spesa dei turisti
Se 58mila persone provenienti da fuori Torino hanno assistito agli show di Eurovision, circa 3mila di questi erano in città per motivi diversi dall’evento. Poiché il viaggio sarebbe avvenuto a prescindere da Eurovision, la spesa di questi turisti viene esclusa dal conteggio complessivo, che quindi si basa su 55mila turisti.
Tra questi, particolarmente alta la percentuale di escursionisti senza pernottamento (28,3%) mentre valgono il 7,1% i turisti che hanno trovato ospitalità presso parenti e amici. Tra chi ha dormito presso le strutture cittadine, l’extralberghiero, con il 41,3% dei pernottamenti, supera l’ospitalità in hotel (23,3%).
Escursionisti | |
Stima totale: 15.652 (28,3%)Età mediana: 27 anni
Media visitatori per gruppo: 2,3 Non hanno pernottato a Torino l’84% dei piemontesi, il 41% degli italiani, il 6% degli stranieri |
Spesa complessiva stimata€ 338 mila |
Ospitalità da parenti o amici | |
Stima totale: 3.928 (7,1%)Età mediana 24 anni
Media visitatori per gruppo: 2,4 Media pernotti: 3,6 Sono stati ospitati il 13% degli italiani e il 2% degli stranieri |
Spesa complessiva stimata€ 160 mila |
Strutture extra-alberghiere | |
Stima totale: 22.847 (41,3%)Età mediana 27 anni
Media visitatori per gruppo: 3 Media pernotti: 3,7 Scelti dal 53% degli stranieri, dal 29% degli italiani, dal 13% dei piemontesi |
Spesa complessiva stimata€ 6 milioni |
Hotel | |
Stima totale: 12.894 (23,3%)Età mediana: 28 anni
Media visitatori per gruppo: 2,7 Media pernotti: 3,2 Scelti dal 39% degli stranieri, dal 17% degli italiani, dal 3% dei piemontesi |
Spesa complessiva stimata€ 4,4 milioni |
Box 1: Stima della spesa diretta sul territorio dei quattro segmenti turistici. Elaborazione OCP su dati questionario.
Nel complesso la spesa totale dei turisti sul territorio si stima pari a 11 milioni di euro, che rappresentano l’impatto diretto dell’evento.
Impatto indiretto
La spesa diretta attiva ulteriori settori dell’economia. Le imprese “in prima linea” – quelle che assorbono direttamente la spesa aggiuntiva dei turisti e degli organizzatori – acquistano input intermedi (beni, forniture, servizi) per soddisfare la nuova domanda, con ripercussioni positive sull’intera economia del territorio: questo livello viene definito impatto indiretto. A fronte di un’iniezione di risorse pari a 11 milioni di euro, si stimano – secondo i parametri di studi similari– effetti indiretti attorno ai 7,8 milioni di euro.
Impatto indotto
Un ulteriore moltiplicatore calcola gli effetti della crescita dei consumi dovuta alla variazione dei redditi, consentendo di stimare l’impatto indotto. Le famiglie residenti, infatti, ricevono un reddito in cambio dell’input che forniscono al sistema produttivo (lavoro) e il reddito viene poi speso parzialmente per nuovi consumi. La stima, in questo caso, è di 4 milioni di euro.
Sommando questa cifra agli effetti diretti e indotti si arriva a stimare un impatto economico totale pari a 22,8 milioni di euro: ogni euro speso dai turisti ha quindi generato complessivamente sul territorio di Torino 2,08 euro.
Impatto mediatico
Anche la portata mediatica è stata notevole. Le tre serate trasmesse in televisione hanno coinvolto 161 milioni di persone in 34 paesi, toccando il 56,7% di share in occasione della finale, mentre i contenuti pubblicati sul canale YouTube sono stati visualizzati 74 milioni di volte (EBU – Media Intelligence Service, 2022).
Solamente in Italia sono stati pubblicati oltre 9mila articoli (1.492 su stampa e 7.801 su web) per un valore pubblicitario equivalente (AVE) stimato in 66 milioni di euro.
Tra le uscite di stampa e sul web il reach totale, ovvero il numero di lettori complessivi, è stimato in 429 milioni di persone, cui si aggiunge l’importante impatto comunicativo sui canali social istituzionali della manifestazione e non solo.
Nato il 23 febbraio 1958 a Torino, era stato ordinato sacerdote il 7 giugno 1987. Molti i ricordi da parte dei suoi parrocchiani, da cui era molto amato.
“Già dalla sua prima Messa in Duomo nel 2013 – afferma una persona molto attiva nella Diocesi – ho capito che si trattava di una persona speciale, poiché alla fine della celebrazione restava in fondo alla Chiesa a salutare i fedeli. Pensavo che lo facesse all’inizio per conoscere i parrocchiani, invece si trattava di un approccio che gli apparteneva e che ha creato un clima di amicizia in tutti questi anni.
Essere parroco del Duomo non è stato sempre semplice per lui. Solo noi conosciamo le sofferenze che, in silenzio, talvolta viveva intimamente.
Era un sacerdote dai tanti talenti: spirituali, teologici, musicali, culturali e digitali, uniti a uno spirito d’apertura nuovo e di fiducia verso i parrocchiani. Ricordo quando, di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti, gli dissi che le Chiese americane usavano i bancomat e che, considerati i numerosi turisti stranieri, potevamo provare a inserirlo anche in Duomo. E così la Cattedrale di Torino fu la seconda in Italia a utilizzare il bancomat. Un’esperienza bellissima per raccogliere fondi in pandemia fu l’invenzione degli ‘aperitorre’. Con alcuni parrocchiani volontari organizzavamo aperitivi in cima alla torre campanaria, in collaborazione con AIS (Associazione Italiana Sommelier), che accompagnava nella degustazione dei vini, e Don Carlo che raccontava duemila anni di storia in uno sguardo panoramico dall’alto. Altri bellissimi ricordi sono i concerti karaoke animati da Don Carlo con i suoi numerosi strumenti. Tutti sapevano del suo orecchio assoluto, riusciva a suonare qualsiasi strumento e qualsiasi musica. Amava così tanto la musica che, anche durante le Comunioni e le Cresime, regalava ai ragazzi un intermezzo al pianoforte.
Aveva mille impegni, si divideva tra le varie chiese di cui era referente, il Museo, l’Istituto Diocesano di Musica e Liturgia, era spesso difficile da fermare, ma quando chiedevi di incontrarlo ti ascoltava profondamente e ti portava nel cuore. Questo ascolto, unito alla memoria, lo faceva essere presente con un messaggio a tutti i compleanni, anniversari o memorie. Aveva una conoscenza della liturgia altissima, che lo portava a preparare le varie parti della Messa (canti, letture, preghiere e allestimenti) con molta attenzione. Famose le sue slide ai catechisti per spiegare gli spostamenti delle varie parti delle prime Messe di Comunione o Cresime. Colto e appassionato nel celebrare bene la Liturgia, ha preteso da noi formazione. Tutti i suoi più stretti collaboratori hanno seguito corsi di formazione per diventare lettori o animatori liturgici e seguito approfondimenti sull’Eucarestia o Ministeri Straordinari dell’Eucarestia. Solo martedì scorso era collegato al corso sui Ministeri Istituiti”.
“Desidero evidenziare tre aspetti della persona di Don Carlo Franco – afferma un altro parrocchiano – la sensibilità, la fiducia nel buon Dio, il valore della liturgia. Il nostro parroco ha sempre sostenuto e dimostrato l’importanza della Liturgia non come forma in sé, ma come insieme di significati e di simboli che guidano sulla strada dello spirito e dell’infinito, effetto che riusciva a dare anche alle sue parole, tanto da richiamare alle celebrazioni eucaristiche da lui presiedute persone di altre parrocchie, alcune delle quali esclamava spesso ‘Come sono belle le sue omelie’. Nei suoi ricordi non mancava mai l’invocazione al buon Dio, che accompagnava sempre anche la sua sensibilità sia per la gioia sia nei confronti delle difficoltà di ogni fratello, che invitava sempre alla fiducia, proprio come faceva nei suoi messaggi settimanali che, anche durante i mesi della sofferenza, ci inviava ogni domenica.
Ho ascoltato e riascoltato l’ultimo audio nel quale, dimostrando il suo legame con la musica e richiamando la canzone ‘Apriti cuore’ di Lucio Dalla, ci inviava la sua ultima esortazione, augurandoci ‘un cammino sempre bello, un andare avanti sempre per il meglio e una settimana serena e gioiosa’”.
“Mi viene naturale pensare a Don Carlo – afferma un diciannovenne che fa parte del gruppo dei giovani della Chiesa di San Tommaso, di cui Don Carlo Franco era parroco – come a un nonno, un nonno che sa di dover trasmettere i valori più importanti del puro divertimento, a costo di sembrare un po’ noioso. Soprattutto quel nonno che sa divertirsi anche più dei nipoti, quando si presenta l’occasione. Mi ricordo un giorno, quando ero alle scuole medie (Adesso frequento l’Università) che dovevamo vederci col gruppo degli ‘ultrayoung’ (gruppo dei giovani della Chiesa di San Tommaso) per il nostro incontro settimanale. Era sempre un momento di gioia perché Betta, la capo scout del nostro gruppo, inventava sempre giochi, sfide e progetti nuovi per farci pregare, ascoltare testimonianze di felicità e sofferenza, riflettere insieme, ma sempre col sorriso, perché con lei non ci si poteva annoiare. Quel giorno Betta aveva avuto un contrattempo, e noi eravamo rimasti con Don Carlo, con cui, forse, avevamo un po’ meno confidenza e pensavamo di annoiarci, credendo di dover pregare il Rosario per un’ora intera. Ci avviammo verso il salone dove si svolgevano gli incontri, un ambiente spazioso in cui, a volte, giocavamo anche a calcio. Ci sedemmo ad aspettare Don Carlo, intento a cercare qualcosa nell’armadio. Don Carlo tornò con un pallone mezzo sgonfio e ci guardò con aria di sfida. Noi non capivamo e decidemmo di fare i finti tonti: ‘Don, che ci fa con un pallone in mano? Lo sa che è vietato giocare a calcio qui?’ E lui:’ infatti non è calcio, è palla prigioniera! Avanti, veloci, dividetevi in due squadre e giochiamo!’.
Iniziò così la partita di palla prigioniera più pazza che abbia mai giocato. All’ inizio eravamo titubanti, lanciavamo la palla senza troppa convinzione, ‘Ma gioca anche il Don? Non è che gli facciamo male se tiriamo troppo forte?’
Ormai avevamo iniziato a giocare e così lasciammo andare tutti i dubbi, lasciando spazio al solo divertimento, anche perché chi si stava divertendo più di tutti in quel momento era proprio Don Carlo. Aveva scelto appositamente un pallone leggero, un vecchio Super Tele, così da non far male a nessuno e avere la possibilità di scagliare il pallone con tutta la forza possibile.
Non giocava, come spesso fanno gli adulti, per far piacere ai ragazzini (sapeva che con dei tredicenni non avrebbe funzionato), lui giocava per un altro motivo, qualcosa che gli riempiva il volto di gioia.
Non ricordo chi vinse la partita, ma penso che quel pomeriggio avessimo vinto tutti perché, come dice Gaston Champignon, allenatore delle ‘Cipolline’, ‘Chi si diverte non perde mai!’”.
“Don Carlo, per noi volontari del Museo Diocesano, era il direttore, avendo iniziato a occuparsi del Museo dal settembre del 2015, e dirigendolo con mano ferma, affetto e creatività (aveva l’animo dell’artista), fino a giovedì mattina del 26 gennaio, giorno di un particolare evento in Museo, prima della sua improvvisa, tragica fine. Il Museo Diocesano è diventato un organismo vivo, con mostre temporanee, eventi, conferenze, presentazioni di libri e scrittori, restauri di capolavori, tra cui il ‘Pagliotto d’altare’ del Paroletto, acquisizione di capolavori d’arte, quali il trionfo della morte di Giovan Battista della Rovere, il ‘Pagliotto d’altare’ del Bonzanigo. Amante e conoscitore dell’arte contemporanea (e per questo contestato dai suoi volontari), ha creato un piccolo settore, la Sala Golgota, destinata a ospitare opere di artisti contemporanei, molti dei quali ancora in vita.
Ha fortemente voluto una grande mostra, promossa tra settembre e novembre 2022, di un artista astratto assai noto che, provocando non pochi dibattiti, ha investito il Museo di una ventata d’interesse. La morte ce lo ha sottratto mentre stava impostando grandi progetti per il Museo, progetti che i suoi volontari cercheranno di realizzare per onorare la sua memoria”.
“Ma con tutti i Diaconi che ci sono nella Diocesi – testimonia una persona del gruppo parrocchiale che ha ben conosciuto Don Carlo – proprio un Diacono ‘hooligan’ mi doveva capitare?”
“Lo so, Don, sono una brutta bestia”.
“Se tu fossi una brutta bestia, con me non saresti durata due mesi”.
“Queste alcune battute della nostra ultima telefonata. Il nostro rapporto era fatto così, fatto di prese in giro, sfogarsi, costruire, scontrarsi, cercare equilibrio e tentare di fare progetti. Erano gli ingredienti vari di un rapporto quotidiano per oltre quattro anni. “Il bastone di Don Carlo”, così mi aveva chiamato qualcuno. Un bastone? Forse non è l’immagine giusta. Una canna fragile, alla quale sapeva di non potersi appoggiare completamente, senza avere brutte sorprese. Quando sono stato assegnato da Sua Eccellenza Monsignor Nosiglia, alla parrocchia del Duomo, un compagno di seminario di Cir (Don Carlo Franco), mi ha detto: ‘Sei veramente fortunato, Cir ti riconciglia con una certa idea di Chiesa’. Col tempo avrei compreso esattamente la dimensione di quella conciliazione. Non ci avrei messo mesi, ma giorni. Ero appena arrivato quando, agli amici più intimi, nella cui cerchia mi aveva prontamente incluso, è arrivato un messaggio di questo tenore: ‘C’è un pianoforte in Duomo e non è una cosa bella lasciarlo lì da solo; vi aspetto per un momento di condivisone con la musica’.
Nelle feste clandestine in Duomo c’era sempre un’atmosfera carbonara che si riconciliava con l’idea di Chiesa. Lo stesso compagno di seminario a cui confidai la mia destinazione dopo l’ordinazione diaconale mi disse: ‘ C’è una cosa che invidio tanto a Cir, che riesce a far suonare qualunque cosa’. Ogni oggetto, nelle sue manone forti e delicate, non poteva fare a meno di suonare. Persino uno strumento scordato”.
“Don Carlo Franco – afferma un parrocchiano – si esprimeva in particolare tramite la musica e il canto. Si definiva autodidatta, amava preparare bela la celebrazione della Santa Messa con la musica e il canto per rendere la Liturgia più bella e partecipata. Gradiva inoltre condividere momenti ludici in cui cantava e suonava strumenti vari, il suo modo migliore per relazionarsi e comunicare”.
“Ho conosciuto Don Carlo sei anni orsono durante la preparazione di un concerto in Duomo – spiega un maestro di musica – dedicato allo ‘Stabat mater’ di Boccherini, e scattò fra noi un’immediata simpatia. Ricordo ancora la prima volta che, invitato a cena da alcuni miei amici, imbracciò la chitarra e ci cantò ‘Il bombarolo’ di De Andrè. Scoprì poi che aveva una band, la “Scleralclero Band”, con la quale portava in giro un programma dal titolo ‘Carpe Deum’. Geniale, davvero geniale, con una onnivora conoscenza musicale e un talento naturale da far tremare i polsi a tanti maestri di Conservatorio. Fu lui che, dopo il successo di pubblico per quel fatidico ‘Stabat Mater’, circa settecento persone, suggerì di proporre altri eventi in Duomo. Nel 2017 nacque l’Accademia della Cattedrale di San Giovanni, quale centro d’irradiazione culturale ad ampio respiro, con tanto di orchestra, detta ‘I virtuosi dell’Accademia di San Giovanni’, e con un progetto ben definito dal nome ‘Lo spirituale nell’arte’. Alla prima riunione dei soci fu eletto Presidente per acclamazione, e ora più che mai continueremo a operare in rispetto alla sua bellissima intuizione e al suo sconfinato amore per la musica d’ogni tempo e genere”-
Una parrocchiana lo ricorda come una persona umile e accogliente, non potendo dimenticare, quella volta a cena, in cui ha suonato la chitarra creando una bellissima atmosfera.
Un altro parrocchiano rammenta come Don Carlo, in cima al campanile del Duomo, si fosse messo a raccontare tutte le province e le zone di montagna vicine a Torino.
“Mi stupì perché conosceva anche la località di montagna frequentata da mio padre, Montoso. Seppur non l’abbia vissuto quanto altri, mi incuriosì la gioia con cui ci intratteneva”.
“Don Carlo Franco – afferma una sua parrocchiana – era un uomo buono, un uomo solare che sapeva leggere nei sentimenti delle persone. L’ho conosciuto davanti a un piatto di cous cous. Si è dimostrato ospitale, pronto a sentire il mio racconto. Durante la prima Messa, nella Chiesa di San Tommaso, giunse la mia richiesta così strana.
‘Don, mi può benedire il mio digestivo?’; e lui lo fece con parole gentili, perché Don Carlo Franco era così, vicino a tutti, capace di cogliere le cose importanti e renderle semplici”.
L’Istituzione dei Musei Reali di Torino ricorda Don Carlo Franco come un grande amico.
“Il 23 settembre scorso, a Palazzo Reale, abbiamo presentato il volume dal titolo ‘La Cappella della Sindone tra storia e restauro”, esito degli studi e delle ricerche che hanno raccolto il patrimonio di conoscenze sulla storia, i momenti dell’emergenza post incendio, gli studi e sperimentazioni che hanno condotto agli interventi di riabilitazione strutturale e di restauro architettonico del più importante monumento barocco europeo, parte del percorso di visita dei Musei Reali. Pensammo, per consentire a Don Carlo di partecipare all’evento, la presentazione andasse trasmessa in streaming. Il nostro carissimo amico partecipò da remoto. Don Carlo sarà sempre con noi, non solo ripensando ai numerosi eventi di comunicazione che hanno coinvolto i Musei Reali e il Duomo di Torino, ma soprattutto in ogni momento di gioia indimenticabile e insostituibile”.
Mara Martellotta
(Foto Massimo Masone – La Voce e il Tempo)
Nel corso della serata di sabato 28 gennaio a Verona, personale della Polizia di Stato di Torino dava esecuzione al decreto di fermo emesso dalla locale Procura della Repubblica nei confronti di due giovani stranieri, originari rispettivamente della Libia e della Tunisia, gravemente indiziati, il primo, del tentato omicidio verificatosi a Torino nel corso della serata del 22 gennaio precedente in danno di una prostituta, ed, entrambi, del tentato omicidio e della tentata rapina accaduti nel corso della notte successiva in danno di un’altra prostituta.
Nel primo delitto, il giovane libico, secondo quanto emerso dalle attività investigative, avrebbe puntato un coltello alla gola della vittima, colpendola poi alla spalla ed alla mano destra, a causa della pronta reazione di quest’ultima, che avrebbe indotto alla fuga il suo aggressore. Nella seconda circostanza, invece, la coppia di stranieri, dopo aver avuto accesso all’appartamento della malcapitata e tentato di sottrarre il denaro nella disponibilità di quest’ultima, avrebbe reagito al tentativo di fuga della donna, raggiunta da uno dei due uomini, che, dopo aver estratto un coltello, avrebbe sferrato un fendente all’addome della vittima; per tale ragione la donna sarebbe stata poi ricoverata in prognosi riservata.
Lo sviluppo delle conseguenti attività investigative, parallelamente all’escussione delle varie persone informate sui fatti, permetteva, non senza difficoltà, di indirizzare le attenzioni degli investigatori sui due stranieri, entrambi irregolari sul territorio nazionale e privi di stabile dimora.
Le ricerche, svolte senza sosta, consentivano di verificare che i due giovani, immediatamente dopo i fatti, si erano allontanati da Torino per trovare riparo dapprima in Lombardia e, infine, nella città di Verona, dove venivano localizzati dagli investigatori, nelle vicinanze della Stazione Ferroviaria.
All’atto del fermo, il giovane tunisino veniva trovato in possesso di un grosso coltello da cucina e di una somma di denaro, possibile provento di altre rapine e aggressioni , in corso di approfondimento.
Una sfida a colpi di incipit per l’ottava edizione del primo talent letterario itinerante per aspiranti scrittori
Il Palazzo delle Feste di Bardonecchia ospita giovedì 2 febbraio, dal vivo, l’ottava edizione di Incipit Offresi, il primo talent letterario itinerante dedicato agli aspiranti scrittori, ideato e promosso dalla Fondazione ECM – Biblioteca Archimede di Settimo Torinese, in sinergia con Regione Piemonte.
Incipit Offresi è un format a tappe: la sfida si giocherà a colpi di incipit all’interno delle biblioteche e dei luoghi di cultura, ma anche attraverso gare di scrittura e letture animate nei mercati, dal 27 ottobre 2022 al 4 maggio 2023. L’obiettivo non è premiare il romanzo inedito migliore, ma scovare nuovi talenti. In 7 anni Incipit Offresi ha scoperto più di 60 nuovi autori, pubblicato 70 libri e coinvolto più di 10mila persone, 30 case editrici e più di 50 biblioteche e centri culturali.
Gli aspiranti scrittori, in una sfida uno contro uno, avranno 60 secondi di tempo per leggere il proprio incipit o raccontare il proprio libro. Il/la concorrente che, secondo il giudizio del pubblico in sala, avrà ottenuto più voti, passerà alla fase successiva, dove avrà ancora 30 secondi di tempo per la lettura del proprio incipit prima del giudizio della giuria tecnica che assegnerà un voto da 0 a 10. Una volta designato il/la vincitore/trice di tappa, si aprirà il voto del pubblico per il secondo classificato. Chi otterrà più voti potrà partecipare alla gara di ballottaggio. I primi classificati di ogni tappa e gli eventuali ripescaggi potranno accedere alle semifinali per giocarsi la possibilità di approdare alla finale, in programma a giugno 2023.
I concorrenti primo e secondo classificato riceveranno rispettivamente un premio in denaro di 1.500 e 750 euro; saranno inoltre messi in palio, fra tutti i partecipanti alla finale, il Premio Italo Calvino, Indice dei Libri del Mese, Golem, Leone Verde, Circolo dei Lettori ed eventuali altri premi assegnati dagli editori.
La partecipazione a Incipit Offresi è gratuita e aperta agli scrittori, esordienti e non, maggiorenni, di tutte le nazionalità. I candidati dovranno presentare le prime righe della propria opera: l’incipit, appunto, un massimo di 1.000 battute con le quali catturare l’attenzione dei lettori e una descrizione dei contenuti dell’opera (max 1.800 battute). L’incipit deve essere inedito (le opere autopubblicate sono parificate alle inedite poiché prive di regolare distribuzione). La gara si svolgerà in lingua italiana. La possibilità di partecipare alle tappe è garantita fino ad esaurimento dei posti disponibili.
La gara di Incipit Offresi sarà trasmessa sulla rete 7WEB.TV e disponibile sulle pagine Facebook e Youtube di Incipit Offresi e sulle pagine delle biblioteche partner e altri canali collegati.
A condurre gli incontri, veri e propri spettacoli di intrattenimento, gli attori di B-Teatro, con le incursioni musicali di Enrico Messina e Mao.
Incipit Offresi è un’iniziativa ideata e promossa dalla Fondazione ECM – Biblioteca Archimede di Settimo Torinese e Regione Piemonte, con la collaborazione di Emons Edizioni e il FUIS – Federazione Unitario Italiana Scrittori.
Il Premio Incipit e il campionato sono dedicati a Eugenio Pintore per la passione e la professionalità con cui ha fatto nascere e curato Incipit Offresi.
INFO E ISCRIZIONI
Giovedì 2 febbraio 2023, ore 18
Incipit Offresi
Palazzo delle Feste, piazza Valle Stretta 1, Bardonecchia (TO)
www.incipitoffresi.it – info@incipitoffresi.it
Fino al 26 febbraio 2023
Il loro fu un incontro fra due immani giganti. Ognuno nel suo campo, nella musica il primo, nella fotografia il secondo. David Robert Jones, in arte David Bowie (Brixton, 1947 – New York, 2016) e Steve Schapiro (New York, 1934 – Chicago, 2022) si incontrano per la prima volta, su richiesta del manager di Bowie, nel 1974, in un pomeriggio anonimo e in uno studio fotografico di Los Angeles. Per “The Thin White Duke” (“Il Sottile Duca Bianco”, nome ispirato al protagonista del film “The Man Who Fell to Earth” ruolo interpretato proprio da Bowie, snello biondo ed elegante) non erano tempi facili. Tutt’altro. A metà degli anni Settanta, infatti, dopo essere diventato mitica icona musicale in Inghilterra, Bowie con l’album “Diamond Dogs” e il relativo tour promozionale, si prepara ad imporsi sul mercato americano e si trasferisce a Los Angeles, dove, per sua stessa ammissione, vivrà uno dei periodi più complessi della sua vita, fra l’abuso di cocaina e l’ossessione per l’occultismo che misero seriamente a dura prova la sua salute fisica e mentale. A uscire da quel terribile tunnel furono allora il cinema, la sua musica e proprio l’incontro (trasformatosi in sincera amicizia) con Shapiro, che in quello studio fotografico di Los Angeles iniziò a confezionare – lungo un percorso durato fino alla fine degli anni Ottanta – una straordinaria galleria di immagini della star inglese, nate spontaneamente dalla mente eclettica del cantante stimolata da quella del grande fotografo – amico.
Oggi molti di quegli scatti sono raccolti nella mostra “David Bowie / Steve Shapiro. America. Sogni. Diritti” – a cura di “ONO arte”, prodotta in anteprima nazionale da “Radar”, “Extramuseum” e “Le Nozze di Figaro” – e allestita fino al 26 febbraio 2023, nelle sale espositive dell’“Archivio di Stato” di piazza Castello 209 – piazzetta Mollino, a Torino. In tutto una settantina di foto, in cui Shapiro interseca la storia biografica di uno dei più grandi miti della cultura popolare del XX secolo con le problematiche e le vicende più eclatanti della società americana dell’epoca: dall’avvento dei Kennedy passando per l’epopea pop di Andy Warhol e la sua Factory, dai movimenti per i diritti civili di Martin Luther King Jr. a personaggi dello sport come Mohammed Alì fino al cinema d’autore per il quale lavorò come fotografo di scena in pellicole memorabili come “Il Padrino”, “Taxi Driver”, “Un uomo da marciapiede” e “Apocalypse Now”.
Altra ancora di salvataggio per il Bowie degli anni americani, il cinema. E la musica, sempre. Fu in quel periodo che iniziarono le riprese di un film che lo avrebbe visto come protagonista, il primo della sua carriera. Grazie a “L’Uomo che Cadde sulla Terra” Bowie dovette, infatti, imparare a gestire sé stesso in modo da essere professionale sul set. Musicalmente parlando invece, scrisse alcuni brani che avrebbero dovuto essere inclusi nella colonna sonora del film: si trattava perlopiù di musica strumentale che non venne utilizzata per lo scopo che per il quale fu prodotta. Quei landscape sonori divennero però poco tempo dopo il tema principale di due dischi fondamentali come “Low” e “Heroes”, dischi che segnano il ritorno di Bowie in Europa e la sua rinascita come artista precursore e innovatore.
E, inoltre, prima di lasciare definitivamente Los Angeles, sotto le spoglie del suo nuovo personaggio, “The Thin White Duke”, Bowie registra il suo nono album in studio ovvero “Station to Station”. In tutte le fasi della sua avventura americana gli sarà sempre accanto, nei momenti più cruciali, Steve Schapiro, che sarà fotografo di scena di “L’Uomo che Cadde Sulla Terra” e autore degli scatti che compaiono sulla copertina sia di “Station to Station” sia di “Low”. Soggetti in cui prevale l’umanità sull’esaltazione figurale del personaggio. Concetto trasparente in mostra all’“Archivio di Stato” e assolutamente condiviso da Bowie e Shapiro che, al pari, condividevano una particolare sensibilità per quelli che erano i temi sociali dell’epoca, a cominciare dalle lotte per diritti civili degli afroamericani, delle donne e delle persone queer. Temi, del resto, da sempre sposati da Bowie, che ebbe un’intensa collaborazione con molti musicisti di colore e che non esitò a denunciare apertamente “MTV”, colpevole di non dare sufficiente spazio agli artisti di colore, proprio in un momento storico nel quale nelle strade di molte periferie americane stava nascendo l’“Hip Hop”.
Gianni Milani
“David Bowie/Steve Shapiro. America. Sogni. Diritti”
Archivio di Stato, piazza Castello 209-piazzetta Mollino, Torino; tel. 011/5624431
Fino al 26 febbraio 2023
Orari: giov. e ven. 15/19; sab. e dom. 11/20
Nelle foto:
– Bowie Blue 2, “©Steve Schapiro”
– Bowie with Keaton book, “©Steve Schapiro”
– Bowie Lazarus, “©Steve Schapiro”
– Taxi Driver – De Niro: Graffiti, “©Steve Schapiro”
Due cittadini italiani di 56 e 52 anni sono stati arrestati dalla Polizia di Stato poiché gravemente indiziati del reato di tentato furto aggravato in concorso. Il più giovane dei due è stato anche deferito per il reato di resistenza a P.U.
Gli agenti del Commissariato di P.S. di Rivoli intervenivano presso una chiesa cittadina per la segnalazione di un credente che partecipava alla messa pomeridiana che avvertiva della presenza di due persone moleste in possesso di mazzetta e scalpello.
Al loro arrivo, gli agenti trovavano i due ancora all’interno della chiesa. Venivano sottoposti a controllo, nel corso del quale il cinquantaduenne non si mostrava collaborativo opponendo resistenza ai poliziotti. Nella circostanza, l’uomo veniva anche trovato in possesso di una pistola finta.
Dai racconti delle persone presenti in chiesa, emergeva che uno dei due, sotto l’occhio vigile del complice, sarebbe stato visto armeggiare nei pressi del raccoglitore delle offerte nel tentativo di impossessarsi delle monete contenute, senza però riuscirci.
Nella fase finale dell’intervento, inoltre, si veniva a conoscenza che la coppia sarebbe stata responsabile di un furto con destrezza perpetrato in precedenza in un farmacia di via Piol. Per tale ragione, entrambi gli arrestati venivano anche deferiti in stato di libertà per furto in trascorsa flagranza.
(foto di repertorio)
dalle ore 09:00 alle ore 11.30
Saranno presentati i risultati del lavoro di 4 anni del progetto di ricerca BIOENPRO4TO – Smart Solutions for Smart Communities (POR/FESR Regione Piemonte), a cui partecipano 16 partner locali, di cui 4 grandi imprese, 5 PMI e 7 organismi di ricerca di tre Università piemontesi.
BioEnPro4TO ha realizzato un sistema tecnologicamente avanzato per la conversione dai residui della vita quotidiana di comunità di piccole dimensioni in bioenergia e bioprodotti, a zero impatto ambientale, zero waste, abbattendo drasticamente i tempi di conversione e con un ritorno di investimento mai visto prima. Il territorio di riferimento è costituito da 17 Comuni dell’area Torino Ovest.
Si potranno vedere dal vivo, insieme agli ingegneri che le hanno prodotte, le diverse unità tecnologiche che compongono il sistema, tra cui ‘Torello’, il piccolo ma potente impianto per produrre l’energia pulita ed economica in soli 15 minuti, pronto per la fase di sperimentazione sul territorio.
Saranno presenti:
Francesco Casciano sindaco della Città di Collegno
Jacopo Suppo vicesindaco Città metropolitana di Torino
Andrea Tronzano assessore allo Sviluppo Attività Produttive della Regione Piemonte
Mario Bonaccorso direttore del Cluster Spring – Una panoramica sulla bioeconomia in Italia
Vander Tumiatti fondatore di Sea Marconi – Dall’economia circolare all’economia granulare con BioEnPro4TO
Paola Dal Zovo project manager Reply Santer
Silvana Nicola docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino
Paolo Romano presidente SMAT SpA
Marco Scolaro amministratore delegato CIDIU SpA
Vander Tumiatti fondatore di Sea Marconi
Alessandro Perissinotto docente del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino – La comunicazione sociale e ambientale di BioEnPro4TO. Le favole di Bioeconomia