ilTorinese

Bici lanciata dai Murazzi, si cerca un gruppo di giovani ripresi dalle telecamere

Potrebbe esserci una svolta nelle indagini sul folle gesto di sabato scorso, quando nella notte è stata lanciata una bici di 15 chili dall’alto dei Murazzi. La bicicletta ha ferito un ragazzo che si trovava all’esterno di un locale, il 23enne Marco Glorioso, da allora in coma. Secondo quanto scrive il quotidiano Repubblica le telecamere di sorveglianza avrebbero ripreso in volto 5 ragazzi mentre si davano alla fuga dopo che tre di loro avevano lanciato la bici.

(foto Fabio Liguori)

Domenica a Ivrea il mercatino vintage

Domenica 29 gennaio torna ad Ivrea il Mercatino Vintage, appuntamento che si ripeterà ogni ultima domenica del mese.

Ad organizzarlo nei giardini di piazza Freguglia a Porta Vercelli sarà ancora l’Associazione Pionieri del Passato.

E per il 2023 l’evento, che vede come protagonisti antiquariato minore, libri, vinili, stampe e collezionismo, si ripeterà appunto ogni ultima domenica del mese.

Per info e prenotazioni 348 8547540

A soli 64 anni si è spento don Carlo Franco, parroco della Basilica Metropolitana

La Chiesa  torinese ha annunciato la dipartita di Don Carlo Franco, parroco della Basilica Metropolitana,  deceduto improvvisamente nelle prime ore di sabato 28 gennaio 2023.

Da tempo era in cura per una grave malattia. Don Carlo era nato a Torino il 23 febbraio 1958 e era stato ordinato sacerdote il 7 giugno 1987.

Subito dopo l’ordinanza presbiteriale, fu vicario parrocchialepresso Santa Caterina da Siena negli anni 1987-1990 e a Santa Giulia e Martire  a Torino negli anni 1990-1991. Fu poi collaboratore parrocchiale alla Natività  di Maria Vergine (1991-1996) e a Santa Rita ( 1996-2001).

Per undici anni, dal 2001 al 2012, è stato parroco  a San Giorgio Martire in Reano e dal 2012 al 2013 vi ha prestato servizio come collaboratore parrocchiale. Risale al 2003 la nomina a moderatore  dell’Unità  pastorale di riferimento e, nello stesso periodo, tra il 2001 e il 2012, fu membro  del Consiglio presbiterale  diocesano.

Divenne parroco della Basilica cattedrale del Duomo di Torino nel 2013 e canonico effettivo del capitolo metropolitano. L’anno successivo assunse l’incarico di rettore della chiesa di San Francesco d’Assisi e moderatore,  dal 2013 al 2020, dell’Unità pastorale  della Cattedrale.

Dal 2015 Don Carlo Franco aveva assunto l’incarico di addetto alla Cappellania dei fedeli anglofoni presso la chiesa di San Tommaso Apostolo, succursale del Duomo di Torino. Nel 2015 divenne direttore del Museo Diocesano di Torino, un incarico che gli stava particolarmente a cuore  e rinnovato fino al 2024.

Tra il 2000 e il 2017 fu anche responsabile dell’ufficio diocesano per la pastorale liturgica, del settore Musica e da 26 anni era direttore dell’Istituto Diocesano di Musica  e Liturgia.

La veglia funebre sarà domenica 29 gennaio alle ore 19 e lunedì 30 gennaio alle ore 18.

Le esequie in cattedrale saranno martedì  31 gennaio alle ore 15.

“Con profondo dolore e sgomento  comunichiamo – spiega il parroco di Druento Don Simone Pansarella – comunichiamo che don Carlo Franco si è spento ieri notte in ospedale. Un aggravamento inaspettato e incontrollabile da giovedì mattina “ha spento la sua voce, la sua armonia e il suo sorriso”, come ricorda la famiglia.

MARA MARTELLOTTA

Gonzaga-Gozzano-Alliana: legami di sangue tra tre generali d’inizio Novecento

Sulle figure dei tre militari si percepisce la presenza immanente di una Torino, non più capitale del Regno, ma ancora sede di quella scuola militare alla quale, secondo antica tradizione, si formavano tanti uomini provenienti da luoghi anche lontani. Qui abbiamo tre esponenti piemontesi di nascita:

Gozzano canavesano, Gonzaga torinese e Alliana albese. Tre coetanei che cameratescamente condivisero nella nostra città i primi passi delle loro carriere militari:
immaginiamo di vederli a passeggio sotto i portici,per le vie del centro…. infatti Torino, ancora a quell’epoca, manteneva vive tutte le qualità aggregative che contribuivano a fare della sua classe dirigente una delle migliori d’Europa.(Carlo A.M.Burdet)
A.L.Gozzano con la propria curiosità ricostruisce questa inedita ed inaspettata parentela tramite la pubblicazione di Carlo A.M.Burdet del ramo romano dei Gozzano di Agliè “The importance of being Earnest” (L’Escalina 2012) titolo mutuato dalla commedia di O.Wilde;dai documenti  dell’archivio Gonzaga di Roma del genealogista Giuseppe Costanzo; con il collegamento tra il comune (Patrizia Deabate) e l’archivio diocesano del Duomo di Alba (Marina Destefanis) per la ricostruzione genealogica degli Alliana.
Fondamentale per l’avvio della ricerca il bollettino parrocchiale di Agliè del 6-7-1928,
L’Amico di tutti, dando notizia della “Morte del generale medico Francesco Gozzano:
presenziano ai funerali il cognato generale Alliana,il direttore di Sanità del C.A.di Torino,il direttore dell’ospedale militare di Torino,il nostro Podestà,il fascio locale,le Piccole Italiane,i Balilla,i bambini dell’asilo e inviarono condoglianze il Duca Adalberto di Bergamo,S.A.R.il Duca Tommaso di Genova,il Duca e la Duchessa di Pistoia, l’on.Conte di Mirafiori,il Capo del Governo S.E. l’on. Mussolini e il cognato generale Principe Gonzaga.” La famiglia Alliana di Alba,senza blasone ma molto benestante, risiedeva nella bellissima casa padronale situata accanto alla chiesa di S.Domenico ,oggi adibita ad auditorium, raffigurata su un antico disegno del 1837.Con origini risalenti al 1770 con il nonno Giuseppe viene ricordata come una famiglia di generali già con il nipote Cav.Dott.Pietro (*1825), generale maggiore medico Armata Lombardia, sposato con Teresa Rocca di Gaetano, dalla quale ebbe quattro figli:Cleonice (*1859), Ernesto, generale (*1860), Angiolina (*1862),Ester(*1873).Il cugino Comm. Pietro (*1860) generale di divisione Cavalleria Ordine Savoia si trasferì a Villanova Monferrato sposandosi con Felicita Giachino,dalla quale due figlie: la Cav. Dott. Prof. Maddalena Alliana era preside dell’istituto Magistrale Lanza di Casale,e Giuseppina,la cui nipote Maria Signorini era maestra del Coro Cattedrale della nostra città. Angiolina nel 1883 sposò il generale Don Maurizio Ferrante Gonzaga (1861-1938),Principe S.R.I., Patrizio Veneto, Senatore del Regno d’Italia nel 1922,primo Marchese del Vodice con Regio decreto del 1932 con qualifica S.A.S., Cavaliere di Gran Croce dell’ Ordine Mauriziano. Per aver tenuto il Vodice, a lui giustamente attribuito, nel corso delle battaglie dell’Isonzo e poi, nonostante fosse gravemente ferito,sbarrando la via al nemico durante la rotta di Caporetto al comando della 53esima divisione, gli vennero conferite due medaglie d’oro al valore, insignito da S.M. Re Vittorio Emanuele terzo.La sorella Ester sposò nel 1894 il generale maggiore medico Dott. Pietro Ernesto Luigi Gozzano (1849-1928), direttore di Sanità del quarto C.A.di Genova e del primo C.A.di Torino.Laureato in medicina nel 1872 fu direttore degli ospedali di Savigliano e poi di Torino. Partecipò alla campagna d’Africa nel 1896-97.Era cugino del poeta crepuscolare Guido Gozzano, discendenti da Antonino da Luzzogno e Margarita Henrietto da Vialfrè, linea primordiale di Agliè di fine 1500.
Il figlio di Don Maurizio,Don Ferrante Gonzaga (1889-1943) era laureato in ingegneria all’università di Torino, Principe S.R.I., Marchese di Vescovato nel 1938,secondo Marchese di Vodice e Patrizio Veneto.Nel 1936 era al comando del primo reggimento Artiglieria Cacciatori delle Alpi a Foligno (PG),la cui caserma è stata a lui intitolata.Era sede della prestigiosa SAUSA,
scuola allievi ufficiali e sottufficiali artiglieria frequentata nel 1970-71 da Armano Luigi (29esimo corso).Con incredibile coraggio il giorno dell’armistizio (8-9-1943),Don Maurizio, generale di divisione costiera a Salerno non cedette all’illusione della pace,e ordinò ai suoi reparti di non consegnare le armi e di resistere.Accerchiato dai tedeschi in un osservatorio dotato di poca scorta,
rifiutò con indignazione di arrendersi e davanti al nemico, pistola in pugno,gridò ai suoi uomini “un Gonzaga non si arrende mai”,per cui fu trucidato lo stesso giorno a Buccoli di Eboli.Scrisse il Monelli in Roma ’43(1963):”Se un capo come il generale Gonzaga si fosse trovato a Roma,la storia d’Italia avrebbe preso un altro corso.”Era sposato a Piacenza dal 1937 con la Principessa Luisa Anguissola Scotti.Suo cugino,il Prof.Mario Gozzano (1898-1986) figlio del generale Francesco,era laureato in medicina nel 1922, neuropsichiatra docente a Napoli, Cagliari,Pisa, Bologna e Roma,pubblicò “Trattato delle malattie nervose” e “Compendio di psichiatria”. Sposato con Walburga Bollendorf di Norimberga ebbe tre figli: Renato (*1940) fotografo,Franco (*1941) pittore, Elisabetta (*1945) neuropsichiatra.Mario fu testimone di Cresima di Don Maurizio Gonzaga celebrata da S.S.Pio 12esimo il 16-7-1949 in Vaticano.
Scrittore di importanti romanzi per ragazzi e articoli sul teatro era Matteo Umberto, fratello di Mario, sposato con Natalia Labroca, sorella del famoso musicista Mario direttore della Scala di Milano.Il figlio Francesco era giornalista ed osservatore internazionale, accompagnatore del Presidente Saragat negli anni ’60,e direttore dell’Avanti all’epoca di tangentopoli.Scrisse “Europa e America: egemonia o partnership?” temi diventati attuali all’epoca della guerra USA-IRAQ.La loro sorellastra Carlotta era moglie del Dott.Don Pasquale Sorgente, importante fondatore dell’ospedale infantile Triburtino di Roma a sue spese.Era allievo insieme alla nota educatrice Dott.Maria Montessori del famoso pediatra Prof. Luigi Concetti, fondatore della Società Italiana Pediatria.Le loro due figlie Ippolita e Nicoletta erano molto conosciute in RAI come Chicca e Lola.
Il generale Vincenzo Gonzaga ebbe tre figli :
Don Corrado Alessandro (1941-2021), N.D.Isabella (*1942),Don Maurizio Ferrante (*1938), Principe S.R.I.,15esimo  Marchese di Vescovato,terzo Marchese di Vodice, Patrizio Veneto.Laureato in giurisprudenza, si  occupava in passato di volontariato presso il tribunale dei minori e istituti penali rieducativi di Roma.Ha scritto i romanzi  “Assalto al castello”e “Fiori nel deserto”. Mantiene rapporti con ricercatori storici ed è molto legato al nostro Monferrato.
La linea principesca di Vescovato discende da Giovanni (1474-1525) terzo figlio di Federico primo Gonzaga di Mantova e Margherita di Baviera. Acquistò nel 1519 una parte del feudo imperiale di Vescovato, signorìa confermata nel 1521 dall’imperatore Carlo quinto.Altra importante relazione gonzaghesca ,oltre alla linea di Agliè, riemerge 400 anni or sono con la Marchesa
Maria Antonia Gozzani di San Giorgio, nipote della famosa Camilla Faà di Bruno, sposata in gran segreto da Ferdinando Gonzaga, sesto Duca di Mantova e quarto Duca del Monferrato.
Giuliana Romano Bussola

Giornata della Memoria, Leo alla Comunità ebraica di Torino

In occasione della “Giornata della memoria”, in aggiunta alle tante e significative iniziative pubbliche, il Presidente della Regione Alberto Cirio, ha voluto sottolineare una sua particolare, sincera e forte adesione al significato più profondo della commemorazione.

Si è quindi recato personalmente a Saluzzo, in visita alla antica e importante Sinagoga di  questaCittà, dialogando con la Comunità ebraica locale ed i rappresentanti istituzionali della Città.

Non potendo essere presente anche a Torino, ha delegato il Vice Presidente del Consiglio Regionale il dr. Daniele Valle ha rappresentarlo alla cerimonia al cimitero monumentale.  Mentre  ha chiesto all’ex assessore alla cultura Giampiero Leo – oggi Portavoce del Coordinamento interconfessionale del Piemonte e Vice Presidente del Comitato per i diritti umani – di porgere i suoi saluti e trasmettere il senso della sua vicinanza al popolo che è stato vittima di tanto orrore, nel corso di un incontro che si è tenuto in tarda mattinata presso la sede della Comunità Ebraica di Torino.Nell’occasione il Presidente della Comunità Ebraica, dott. Dario Disegni, ha ringraziato il dr. Giampiero Leo della sua visita e della sua lunga amicizia, ed ha espresso grande compiacimento e apprezzamento per la sensibilità e l’attenzione riservata dal Presidente della Regione alla loro Comunità ed alla storia che essa rappresenta.

Il Giorno della Memoria, commemorazione a Palazzo Civico

Un omaggio alle vittime dei campi di sterminio nazisti, con l’impegno solenne a contrastare non solo il revisionismo storico ma anche l’oblio che rischia di affermarsi, a maggior ragione con il progressivo scomparire nel tempo dei sopravvissuti e delle loro testimonianze. Questo è stato il Giorno della Memoria celebrato in Sala Rossa stamattina, alla presenza di autorità civili e militari, rappresentanti delle associazioni della Resistenza e dei deportati nei lager, assessori ed assessore, consiglieri e consigliere.

 Dopo una breve introduzione musicale a cura dei Piccoli Cantori dei Torino, la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo ha aperto la cerimonia, ricordando i timori sul possibile prevalere di oblio e indifferenza espressi dalla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla deportazione. Grippo ha anche evidenziato la necessità di andare oltre il rituale politico e morale di una singola data, per cercare nel nostro agire quotidiano, in primo luogo da parte delle Istituzioni, di creare la consapevolezza e contrastare l’oblio, perché mai come ora siamo di fronte al bivio tra coerenza e compromesso: occorre armarsi di verità, l’apatia è un terreno fertile per ciò che è accaduto e non dovrà più accadere.

Ha poi preso la parola il vicepresidente del Consiglio Regionale, Daniele Valle, ricordando come, secondo una recente ricerca Eurispes, il 16% degli italiani non creda che la Shoah sia realmente avvenuta: e sottolineando inoltre la necessità di uscire dal quadro delle cerimonie per raggiungere e sensibilizzare non solo i giovani, ma la popolazione nel suo complesso.

Il presidente della Comunità Ebraica torinese, Dario Disegni, denunciando il diffondersi di intolleranza e antisemitismo, ha poi citato Edith Brück e Sami Modiano, due superstiti dei campi di sterminio, i quali proprio nel rapporto con i giovani hanno maturato la fiducia nel fatto che quelle terribili pagine di storia non saranno dimenticate. Disegni ha anche ricordato la recente costituzione della Rete dei Musei della Memoria, dalla Risiera di San Sabba al campo di concentramento di Fossoli passando per altre istituzioni come il Museo della Shoah di Roma.

Ariel Finzi, rabbino capo della Comunità, ha a sua volta evidenziato come quella tra il bene e il male sia una scelta quotidiana, che a quel tempo tanti fecero nel modo sbagliato. Opporsi al male, ha commentato, è difficile per chi lo subisce e per chiunque altro, ma occorre ricordare che scegliere il bene significa scegliere la vita.

Alberto Sinigaglia, presidente del Polo del 900, ha voluto sottolineare le pesanti responsabilità del fascismo italiano, non solo per le leggi razziali del 1938 ma per l’attiva partecipazione alla deportazione nei campi di sterminio e nei lager degli ebrei, degli oppositori politici, dei militari che rifiutavano di servire la Repubblica Sociale Italiana.

A chiudere la serie degli interventi è stato quello del sindaco Stefano Lo Russo, il quale ha rievocato come i totalitarismi della prima metà del Novecento avessero inferto una sanguinosa battuta d’arresto allo sviluppo di una civiltà di progresso, pace, giustizia sociale, democrazia. Ricordare i milioni di vittime innocenti, ebrei ma anche rom e sinti, omosessuali, oppositori politici, disabili, è un dovere, così come occorre non perdere di vista il fatto che il germe dell’odio e della sopraffazione va contrastato con la cultura del rispetto e della diversità. Anche la memoria, ha concluso il sindaco invitando ad educare alla tolleranza e alla pace, è un fondamento della nostra Repubblica, basata sui principi di uguaglianza, libertà, rispetto dei diritti universali della persona.

Aperto l’Anno giudiziario a Torino

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Inaugurazione dell’Anno giudiziario questa mattina al Palagiustizia di Torino. Edoardo Barelli Innocenti, presidente della Corte di Appello del Piemonte, ha parlato di “luci e ombre” a proposito delle recenti riforme:  “ci si aspettava velocizzazione e semplificazione. Se non si attenua il flusso dei procedimenti in entrata, in primo e  in secondo grado, o non si forniscono efficaci strumenti nel settore civile ma soprattutto in quello penale, non potrà migliorare sensibilmente la situazione”.

 

Chieri ricorda San Giovanni Bosco con una “visita teatrale”

“Discovery Don Bosco” nei luoghi della presenza salesiana in Città

Domenica 29 gennaio

Chieri (Torino)

1831 -1841: dieci anni trascorsi a Chieri che ebbero un ruolo fondamentale nella vita del più celebre fra i “Santi Sociali” torinesi. Dieci anni, come si è scritto, “che gli valsero una vita”. Giovanni Melchiorre Bosco, San Giovanni Bosco (fondatore delle “Congregazioni dei Salesiani” e delle “Figlie di Maria Ausiliatrice”, canonizzato da Papa Pio IX nel 1934), trascorse proprio a Chieri l’adolescenza e gli anni della formazione, vivendo a pensione presso la casa di Lucia Matta, districandosi nei più svariati mestieri (da garzone al “Caffè Pianta” fino al lavoro di stalliere) e studiando contemporaneamente al “Seminario di San Filippo Neri”, che ancora custodisce la “Stanza del Sogno”, fra i tanti “profetici” a lui attribuiti in vita. Il giovane Don Bosco arrivava a Chieri (dove fondò anche, con altri ragazzi “di buona fede”, la “Società dell’Allegria”)  dai Becchi di Castelnuovo d’Asti, dov’era nato il 16 agostodel 1815. Morirà a Torino il 31 gennaio del 1888. Ma Chieri resterà sempre il luogo del cuore. E della più profonda spiritualità. Dove il giovane chierico decise fermamente (forte delle parole dell’amico seminarista scomparso giovanissimo, Luigi Comollo, e apparsogli nottetempo come intensa luce recitante “Bosco! Bosco! Bosco! Io sono salvo!”) di “mettere la salvezza eterna al di sopra di tutto, a considerarla come l’unica cosa veramente importante”. Un intenso legame, ripagato negli anni da Chieri che tradizionalmente celebra il Santo, organizzando eventi connessi ai luoghi più significativi della sua vita, diventati parte importante del patrimonio storico-culturale della Città. Su questa linea si inserisce la “visita teatrale” guidata e organizzata (da Comune, “Istituto Salesiano San Luigi” ed “Istituto Santa Teresa”) per tutto il pomeriggio di domenica 29 gennaio, grazie ai “volontari salesiani”. Gli attori de “I Fabbricanti di Giocherie” proporranno un’esperienza “innovativa e immersiva” tra le strade e le piazze del centro storico, narrando aneddoti e rievocando persone e personaggi importanti per la storia di Chieri. “Siamo lieti, nel giorno della Festa del fondatore dei Salesiani e in collaborazione con la rete delle istituzioni salesiane – sottolinea l’assessore alla Cultura, Antonella Giordano – di proporre anche quest’anno ‘Discovery Don Bosco’, un itinerario in alcuni dei luoghi più importanti della presenza salesiana a Chieria cominciare dal ‘Centro Visite Don Bosco’, museo e luogo di documentazione gestito dal Comune, ubicato all’interno dell’edificio che nell’Ottocento ospitava il ‘Seminario di San Filippo Neri’. Come amministrazione crediamo nella promozione della città e del suo territorio anche attraverso la valorizzazione dei suoi personaggi illustri, a cominciare dai Santi Giovanni Bosco e Giuseppe Benedetto Cottolengo.

Questo nel dettaglio il programma. Si inizia alle ore 11, con la Santa Messa solenne all’“Istituto Salesiano San Luigi” (via Vittorio Emanuele II, 80) presieduta dal Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime.

Nel pomeriggio dalle ore 15,30 “visita teatrale” guidata. In agenda: l’“Istituto San Luigi”, la “Chiesa di San Domenico”, il “Ghetto Ebraico”, la “Chiesa di San Filippo”, il “Centro visite Don Bosco – Seminario”, il “Duomo – Collegiata di Santa Maria della Scala” (al cui interno si trova una statua lignea della “Madonna delle Grazie” di fronte alla quale ogni giorno il giovane Giovanni si fermava a pregare), il “Caffè Pianta” (dove Giovanni ed i suoi amici fondarono la “Società dell’Allegria”) e l’“Istituto Santa Teresa” dove sarà offerto un rinfresco in “stile salesiano”.

L’iniziativa è gratuita. È consigliata la prenotazione: 011/79347503406983636 oIfabbricantidigiocherie@gmail.com

g.m.

Nelle foto:

–       San Giovanni Bosco

–       Il Duomo – Collegiata di Santa Maria della Scala

“A cielo aperto” a Pollenzo

 

Inaugurata  la quarta opera scultorea a firma dell’artista nigeriana Otobong Nkanga

Pollenzo (Cuneo)

Nei giorni scorsi, la cerimonia di inaugurazione. Oggi l’opera domina, imponente, a pochi chilometri dal centro di Bra, in piazza Vittorio Emanuele II, il prato antistante l’“Università di Scienze Gastronomiche” di Pollenzo, a pochi passi dalla locale “Agenzia CRC” e dalla “Banca del Vino”. Formata da una serie di sedute in marmo, tubi in metallo e fioriere che ospitano piante aromatiche locali e stagionali (suggerite da Alberto Arossa di “Slow Food Italia”), la rocciosa scultura è un’installazione ambientale site-specific opera dell’artista nigeriana Otobong Nkanga (Kano, 1974, residente ed operante oggi ad Anversa in Belgio), dal titolo molto esplicativo “Of Grounds, Guts and Stones / Sulle terre, le trippe e le pietre”. Dietro alla realizzazione e alla collocazione ci stanno il supporto scientifico dell’“Università” di Pollenzo” (Rettore dal 2021 il professor Bartolomeo Biolatti), di “Slow Food” e la curatela di Carolyn Christov – Bakargiev, direttrice del “Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea”. La scultura della Nkanga – tesa ad esaltare nelle sue immagini plastiche “il valore dell’orticoltura come pratica di rigenerazione in cui la mescolanza fra piante autoctone diventa metafora di felice coabitazione fra i viventi, sia umani sia vegetali, all’insegna di un mondo più equo e sostenibile” – rappresenta il  quarto e ultimo appuntamento di “A cielo aperto”, il progetto di “arte pubblica” promosso dalla “Fondazione CRC” per celebrare il suo 30° compleanno e segue le istallazioni delle opere “A Song A Part” dell’artista scozzese Susan Philipsz a Mondovì, de “Il Terzo Paradiso dei Talenti” di Michelangelo Pistoletto a Cuneo e di “The presence of absence pavilion” del danese Olafur Eliasson al “Castello di Grinzane Cavour”, susseguitesi nel corso del 2022.

“Con l’inaugurazione della quarta e ultima tappa del progetto ‘A cielo aperto’ – dichiara Ezio Raviola, presidente della ‘Fondazione CRC’ – si conclude un’iniziativa culturale unica, che ha lasciato un segno tangibile e di grande valore sul territorio provinciale, grazie al posizionamento delle opere di quattro artisti particolarmente significativi della scena internazionale”. Parole cui fanno eco quelle di Edward Mukiibi, presidente di “Slow Food”: “Le enormi sfide che caratterizzano la nostra epoca toccano ogni singola entità vivente sul Pianeta e chiamano a un’azione di collaborazione. Anche l’arte contemporanea è chiamata a fare la sua parte, mettendo a disposizione la straordinaria capacità degli artisti come Otobong Nkanga di leggere i tempi che viviamo, immaginare il futuro e trasformare pensieri e visioni in forme espressive di forte impatto. La rigenerazione di cui parla ‘Slow Food’ trova una grande spinta nell’opera degli artisti contemporanei e gli artisti camminano a fianco delle comunità di ‘Terra Madre’”.

Da segnalare, infine, in occasione dell’installazione di “Of Grounds, Guts and Stones” e, nell’ambito del progetto “Famiglie al museo”, la bella iniziativa del “Museo Civico” di Palazzo Traversa a Bra (via Craveri, 15) che, in collaborazione con l’ Associazione Culturale “ArteMidì”, propone  i laboratori“Trame e legami: fili che uniscono”, dedicati ai bambini dai 6 ai 12 anni, sabato 28 e domenica 29 gennaio, dalle 15 alle 18, e a quelli dai 10 ai 14 anni, solo domenica 29 gennaio dalle 10 alle 12,30.

Per info e prenotazioni: tel. 0172/423880 o traversa@comune.bra.cn.it

g.m.

Nelle foto (credits Lavezzo studios):

–       Otobong Nkanga

–       Otobong Nkanga: “Of Grounds, Guts and Stones”, 2022-2023

 

Merlo: Olimpiadi 2026, no alla candidatura, adesso la paghiamo cara

Soprattutto le montagne olimpiche

“Sulla vicenda legata alle Olimpiadi di Milano/Cortina 2026, non possiamo non continuare ad
evidenziare le precise responsabilità politiche di chi ha pronunciato un secco no nel momento
della scelta della località che doveva ospitare l’evento internazionale. E questo al di là e al di fuori
delle recenti e polemiche dichiarazioni del Presidente della Regione Lombardia Fontana. La
responsabilità politica dell’allora guida grillina del Comune di Torino ha prodotto una serie di
ricadute negative che, purtroppo, pagherà l’intero territorio torinese. Montagne olimpiche
comprese, soprattutto.
Ecco perchè, anche il travagliato e complesso post olimpico di Torino 2006, adesso va risolto
esclusivamente a livello torinese e piemontese. Ma quello che non possiamo e non dobbiamo
dimenticare è che scelte politiche sbagliate a volte finiscono per danneggiare in modo grave e
profondo i territori che si amministrano e si governano. E la scelta di non aver avanzato la
candidatura di Torino e delle montagne olimpiche per il 2026 adesso la stiamo pagando. E anche
in modo pesante”.

Giorgio Merlo, Sindaco Pragelato, Consigliere Nazionale Anci.