ilTorinese

Sacro e profano in mostra a Bricherasio

Domenica 27 agosto presso palazzo Conti di Bricherasio verrà  esposta una collezione di statue tra “sacro e profano”

 

Domenica 27 agosto dalle 15 alle 18.30 si terrà presso il Palazzo dei Conti di Bricherasio un’esposizione dal titolo “Frati, suore e monaci… una collezione tra il sacro e il profano “. L’ingresso, comprensivo di visita della mostra e del parco, è  di 10 euro.

“La collezione che sarà in mostra il 27 agosto – spiega Guigo Calleri di Sala, curatore del Palazzo dei Conti di Bricherasio nonché uno degli eredi – comprende raffigurazioni di preti, suore e monaci e apparteneva a mio padre Edoardo, che è  stato un imprenditore e politico italiano, divenuto poco più che ventenne  già  sindaco di Bricherasio negli anni Cinquanta e primo Presidente della Regione Piemonte nel periodo compreso tra il 1970 e il 1973.

Di queste sculture ne abbiamo diverse centinaia che riguardano non soltanto semplici preti, ma anche vescovi e monaci, costituite di diversi materiali quali la ceramica, il vetro, il legno”.

“ Si tratta di una passione nata a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, originatasi dal suo legame con i salesiani e dal fatto che egli abbia sempre frequentato le loro scuole. Tanto che nel ’44 scappò  dal collegio salesiano di Lanzo, all’età di diciassette anni, per andare a fare il partigiano, in seguito alla morte del fratello Alberto, ammazzato dai nazifascisti a Torre Pellice. Queste statue sono il frutto anche di acquisti durante i suoi viaggi di lavoro e privati e alcuni pezzi riguardano anche altre religioni”.

Per informazioni e prenotazioni si prega di scrivere a palazzocontidibricherasio@gmail.com

MATA MARTELLOTTA

L’importanza della sicurezza in montagna, campo a Locana

I tecnici della Delegazione Canavesana del Soccorso speleologico piemontese hanno partecipato al Campo di Sezione organizzato dal CNGEI Sezione di Gassino Torinese – Associazione Scout Laica a Locana (TO). Un’occasione per raccontare a 200 ragazzi dai 12 ai 19 anni l’importanza della sicurezza in montagna e della prevenzione degli incidenti. Insieme a chi, come don Luigi Ciotti, racconta la cultura della legalità e della libertà dalle dipendenze, cerchiamo di fare la nostra piccola parte per diffondere la cultura della montagna.

Il Lingotto di Torino: simbolo della città e storia della Fiat

L’AUTOMOTIVE A TORINO / 2


Quando si parla di Lingotto, la prima associazione che viene in mente è senza dubbio con la Fiat che, in pieno periodo bellico nel 1916, ebbe l’esigenza di racchiudere in un unico comprensorio tutte le produzioni automobilistiche primarie e accessorie.

Così la casa automobilistica elaborò un piano di espansione che prevedeva la costruzione di un nuovo grande complesso industriale sui resti dell’antico podere appartenente ai nobili Robilant, prendendo il nome di Fiat Lingotto. Giovanni Agnelli individuò, nell’architetto Giacomo Matté Trucco, la persona adatta ad eseguire la progettazione di questo imponente complesso di 150000 metri quadri sito nell’area compresa tra la ferrovia e le vie Narzole, Nizza e Passobuole: un gigante di cemento armato – il primo in Italia – che divenne il simbolo dell’aspirazione alla modernità dell’azienda torinese. Il fabbricato principale è a cinque piani ed è costituito da due corpi longitudinali della lunghezza di 508 metri e della larghezza di 24,50 metri, uniti tra loro da 5 corpi trasversali che formano quattro cortili interni, il tutto sormontato da un tetto molto particolare: una pista in cemento armato destinata al collaudo dei veicoli con pavimentazione in asfalto costituiti da due rettilinei di 443 metri ciascuno e da due curve sopraelevate. Il circuito è stato ultimato nel 1921 e ha destato fin da subito stupore e meraviglia, considerato un vero e proprio “monumento della civiltà in movimento” (M. Pozzetto, 1975). Sempre nello stesso anno iniziarono a entrare in funzione le fonderie, le fucine, il reparto preparazione telai e quello forni automatici e la Fiat avviò il trasloco dei macchinari dalle officine di Corso Dante concludendo a fine anno con la sistemazione dei reparti della carrozzeria, del montaggio finale e delle officine meccaniche; nel 1923 il nuovo stabilimento è stato inaugurato alla presenza del Re Vittorio Emanuele III.

Lingotto si presentò come una struttura innovativa capace di rompere con la tradizione non solo nelle linee estetiche, ma soprattutto nell’organizzazione del lavoro, dando una spinta decisiva verso la produzione in grande serie; si trattò inoltre della prima fabbrica europea a essere concepita e costruita sulla base dei metodi di produzione statunitensi, tanto da essere presentata da Valerio Castronovo nel 1978 come “un nuovo grande stabilimento ad uso americano”. I mutamenti apportati dal nuovo complesso della Fiat interessarono anche il territorio cittadino, che vide modificati i rapporti tra fabbrica e città; non furono reclutate solamente le maestranze tra gli abitanti del territorio circostante, ma Fiat Lingotto rivestì un ruolo decisivo nell’incremento dell’immigrazione e nel popolamento di tutta la zona che va da Barriera di Nizza al Lingotto sia di operai provenienti da altri quartieri della città, dai comuni limitrofi, che dalle altre regioni d’Italia. Nel corso degli anni ‘30 lo stabilimento Lingotto produsse decine di modelli di automobili, come la Torpedo, la Balilla, la Topolino, la Fiat 1100 R e la sportiva X 1/9 con la rivoluzionaria posizione centrale del motore.

L’attività produttiva fu parzialmente interrotta nel 1939, in pieno inizio della Seconda Guerra Mondiale, essendo la stessa fabbrica un obiettivo delle incursioni militari su Torino e parte della produzione fu già spostata nel più grande stabilimento torinese chiamato Fiat Mirafiori. In seguito a diversi e devastanti bombardamenti, molte parti delle facciate dell’edificio furono parzialmente danneggiate, ma prontamente ricostruite nel periodo 1945-1947; la produzione di automobili però fu totalmente trasferita nel moderno comprensorio Mirafiori, mentre il Lingotto fu destinato, negli anni del boom economico, alla produzione di lavatrici e frigoriferi fino al 1982, quando dopo aver intrapreso una politica di graduale diminuzione della manodopera, la Fiat decide di chiudere lo stabilimento.

Dagli anni ‘80 ci fu la ristrutturazione – da parte dell’architetto Renzo Piano – e il recupero dello stabilimento appena dismesso. L’edificio centrale della ex fabbrica fu riqualificato e inaugurato già nel 1987 come 8-Gallery e adibito a uso commerciale, con negozi, bar e ristoranti concentrati in un’unica area, mentre ad inizio anni ‘90 fu riqualificata la palazzina distaccata delle ex presse, sul lato sud del comprensorio, diventano un centro fieristico-espositivo, denominato Lingotto Fiere, che ad oggi ospita diverse esposizioni di una certa rilevanza come il Salone internazionale del Libro, Salone del Gusto, Artissima – Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea – e molte altre. Suggestiva è La Bolla, un progetto di Renzo Piano del 1994: una sala riunioni semi-sferica e trasparente, attrezzata e panoramica da 25 posti, realizzata in acciaio e vetro-cristallo con vista sulle Alpi e sulla pista parabolica di collaudo.

Nel 2021 Lingotto Torino diventa il simbolo della rinascita green della città: il suo tetto iconico è stato trasformato nel giardino pensile più grande d’Europa. L’area, progettata dall’architetto Benedetto Camerana e nata sulla pista di collaudo situata in cima all’ex complesso industriale, ospita più di 40.000 piante appartenenti a 300 specie e varietà diverse. Insieme al nuovo giardino sospeso, denominato Pista 500, è stata inaugurata anche Casa 500, il nuovo spazio espositivo dedicato alla più amata icona della Fiat, parte del complesso museale della Pinacoteca Agnelli – inaugurata nel 2002 nel cui interno vi è una mostra d’arte permanente tratta dalla collezione privata della celebre famiglia – visitabile gratuitamente per i possessori della Torino Piemonte Card.

Giulia De Sanctis

 

Condove entra nel Gal Valli di Lanzo

Il consiglio comunale ha approvato l’ingresso di Condove all’interno del GAL Valli di Lanzo Ceronda e Cesternone, una società di diritto privato che utilizza i nuovi fondi della programmazione europea (FESR 2024-2027) sia per favorire progetti pubblici di sviluppo territoriale, sia per sostenere le aziende del territorio attive nel settore del turismo sostenibile (miglioramento accessibilità e fruibilità nelle strutture turistico – ricettive e creazione di nuovi servizi per il turista), delle filiere e dei sistemi produttivi locali per l’attivazione di pratiche di agricoltura sociale, per la filiera del legno, per creare aree outdoor, per accorpare le proprietà private, per recuperare beni in ambito turistico, per lanciare una start-up e altro ancora.

Le risorse per progettualità nel periodo 2024 – 2027 ammontano a 3.400.000 € circa.

Maggiori dettagli nel link sottostante.

https://www.comune.condove.to.it/it-it/avvisi/2023/consiglio-comunale/un-opportunita-di-sviluppo-condove-aderisce-al-gal-valli-di-lanzo-ceronda-e-cesternone-285749-1-2cf0a741356ab5f896b1b1fc7e087bdc

Gemellaggi e ambiente: trekking del Cai di Volpiano con gli amici di Castries


Si è svolto dal primo al 5 agosto in Valle d’Aosta per rafforzare il gemellaggio

Dal primo al 5 agosto il Cai di Volpiano ha organizzato un trekking in Valle d’Aosta insieme agli appassionati di montagna del paese gemellato di Castries. Il gruppo, composto da 14 italiani e 5 francesi, ha toccato il rifugio Magià a duemila metri d’altitudine, al fondo del vallone di Saint-Barthélemy, il santuario di Cuney, (2.650 metri), il rifugio Mont Fallère (2.385 metri), vero museo a cielo aperto con le sculture in legno di Siro Vierin collocate lungo il cammino, e Punta Leysser (2.771 metri), dalla quale è possibile ammirare il versante sud della Valle d’Aosta, a partire dal Monte Bianco.

«Il Cai di Volpiano – sottolineano gli organizzatori – partecipa attivamente alla vita del gemellaggio tra Volpiano e Castries, sin dalla sua nascita nel 2010. Abbiamo iniziato subito a collaborare con il gruppo dei randonneurs castrioti organizzando ogni anno un trekking aperto a tutti, da svolgersi alternativamente in Francia e in Italia. Questa collaborazione ha permesso al gruppo di visitare i Pirenei, le Cevenne e i dintorni di Castries in Francia, mentre in Italia il gruppo ha spaziato dal Gran Paradiso, alle Dolomiti e fino all’Elba e alle isole del Sud Italia».

Commenta il sindaco di Volpiano Giovanni Panichelli: «Continuiamo ad essere molto contenti e soddisfatti del gemellaggio con gli amici di Castries. In diversi ambiti si sono creati dei veri e propri rapporti di amicizia, come questi legati al trekking. A novembre è previsto il prossimo scambio con la visita ufficiale a Volpiano e stiamo lavorando per accoglierli al meglio».

Cristina Seymandi replica all’ex”: “Da che pulpito viene la predica”

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All’indomani del caso scoppiato su tutti i media con la pubblicazione del video nel quale il commercialista Massimo Segre accusa (e scarica) la sua ex futura sposa di tradimento proprio durante la festa nella quale avrebbero dovuto invece annunciare il matrimonio, l’”accusata”, l’imprenditrice Cristina Seymandi replica attraverso il quotidiano “La Stampa”: “Ha fatto una pagliacciata – commenta la donna – Non posso chiudere per sempre: resta in piedi il lavoro (ha quote societarie con l’ormai ex fidanzato, ndr)  e non posso permettermi di perderlo”. E prosegue: “lui deve essere stato preso in mezzo da qualcuno, ha deciso di fare una figuraccia lui per primo, che è un personaggio di primo piano”. Seymandi smentisce i tradimenti e chiosa: “da che pulpito viene la predica. Penserò ad eventuali tutele nelle sedi civili e penali”

Assicurazione per Artigiani: Guida alle Caratteristiche

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 Scopri tutto ciò che c’è da sapere sull’assicurazione per artigiani. Leggi la nostra guida dettagliata sulle caratteristiche e i vantaggi.

Cos’è e come si caratterizza l’assicurazione per artigiani

Siamo tutti consapevoli che le coperture assicurative sono indispensabili sia nella quotidianità sia nelle attività professionali. Infatti, i diversi prodotti assicurativi offrono molteplici opzioni per proteggersi dagli imprevisti più vari.

Alcune assicurazioni possono essere obbligatorie, come la RC auto o le assicurazioni dei liberi professionisti iscritti a un ordine, altre volontarie, come ad esempio l’assicurazione per gli artigiani.

Polizze per artigiani, meglio prevenire che pagare

Anche gli artigiani, infatti, possono proteggersi da una serie di rischi che potrebbero compromettere o nuocere alla loro attività. L’utilità di una polizza professionale per falegnami, sarti, meccanici, fabbri e altre attività artigianali è evidente: proteggere non solo l’azienda e il titolare, ma anche i collaboratori e i clienti che potrebbero subire danni.

Tutte le attività artigianali nascondono possibili pericoli e rischi e questo spesso si traduce in perdite economiche importanti. Una polizza ad hoc evita che a rispondere personalmente per il danno sia proprio l’artigiano.

Torino – Pinerolo: grave scontro stradale, sei feriti

Questa mattina sul raccordo autostradale Torino-Pinerolo nei pressi dello svincolo di Orbassano, in direzione Pinerolo si è verificato un grave incidente. Un furgone e un’Audi A3 si sono scontrati e il primo veicolo si è ribaltato. Per estrarre i feriti sono accorsi  i vigili del fuoco dei distaccamenti di Torino Lingotto e Rivalta di Torino.

Anastasia De Costanzo è Miss Torino

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Il viaggio di Miss Italia 2023 continua e raggiunge uno dei suoi traguardi più importanti per quanto riguarda il Piemonte, quello di Miss Torino. A conquistare la fascia è stata Anastasia De Costanzo, 18 anni, nata a Rivoli ma residente a Torino. La selezione si è tenuta l’8 agosto nella splendida cornice del Golf Club Stupinigi. Anastasia, studentessa all’ultimo anno del Liceo Linguistico Internazionale, parla quattro lingue, ama la moda e il cinema e, soprattutto, è una campionessa italiana di tennis tavolo nonché ex membro della Nazionale. Nella sua carriera ha vinto di tutto, anche a livello internazionale, attualmente è reduce dai Campionati Italiani Giovanili, che si sono tenuti a marzo a Terni, dove si è aggiudicata la medaglia di bronzo nel doppio femminile e nel doppio misto.
“Ho iniziato a giocare a tennis tavolo all’età di 6 anni. Ho fatto parte della nazionale italiana e ho giocato per diversi anni in serie A. È stata un’infanzia e un’adolescenza di sacrifici e dedizione ed ho ottenuto innumerevoli medaglie. L’agonismo mi ha insegnato il valore della perseveranza e del lavoro di squadra. Per raggiungere un obbiettivo bisogna faticare e non mollare mai. Lo sport insegna a superare i propri limiti, non solo a livello di risultati, ma anche a livello umano, a gestire le emozioni, a rialzarsi dopo tante sconfitte. In quanto amante dello sport in generale, ho praticato per diversi anni anche altre discipline come nuoto, equitazione, pattinaggio sul ghiaccio e sulle rotelle, snowboard e pallavolo. L’emozione di essere Miss Torino è un sogno che diventa realtà. Vorrei ringraziare in particolare Mirella Rocca che ha creduto in me e mi ha insegnato tanto. Grazie a Miss Italia sto vivendo dei momenti indimenticabili ed esperienze formative ed uniche. Inoltre, vorrei mandare un grande abbraccio a mio fratello Sean e ai miei genitori perché sono la mia forza”.
Grazie alla fascia di Miss Torino, Anastasia accede di diritto alle pre finali nazionali di Miss Italia che si terranno a settembre.
“Ho fortemente voluto che la fascia di Miss Italia diventasse un riconoscimento ufficiale del concorso – spiega Mirella Rocca, agente regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria – e Patrizia Mirigliani mi ha accontentata. Sono molto felice e fiera che la fascia dedicata alla nostra città possa arrivare così lontano”.

L’ultimo “giapponese” che salvò la storia della tv privata

Nella vecchia sede di Antenna 3 sono raccolte migliaia di videocassette con le trasmissioni che fecero la storia della televisione: un patrimonio secondo solo alle teche Rai. Alessandro Di Milia ha salvato questo tesoro di cultura e spettacolo riversando i nastri in digitale

Via per Busto 15, Legnano. Certo, i fasti di Antennatre sono solo un ricordo. A vederla dall’esterno, quella che fu in origine una grande fabbrica e successivamente la sede storica dell’emittente lombarda, mette un po’ di tristezza e fa scattare la nostalgia. In fondo al cortile, sulla destra, proprio sotto l’altissima antenna oggi di Telecom (ma almeno non è stata abbattuta e resta un simbolo) c’è l’ingresso del bar della televisione, che servi’ caffè e bibite a centinaia di artisti e a centinaia di migliaia di spettatori assiepatisi nel corso degli anni nell’attiguo e immenso studio uno. Tra le cinquecento e le mille persone a sera per cinque sere la settimana fa una bella cifra. Certamente più di centomila all’anno per quasi un decennio (tanto duro’ l’epopea di Antennatre) sono più di un milione – forse quasi due – di persone entrate in quel tempio dello spettacolo televisivo: lì’ dentro c’è stata una città come Milano. Sorprendente. Ma quel grande edificio che pare abbandonato non lo è del tutto. La similitudine con l’ultimo giapponese che difende il fortino, mentre fuori il mondo è cambiato, non è del tutto azzeccata, perché il “giapponese” che abita e custodisce le illustri vestigia legnanesi ha davvero qualcosa da difendere. Anzi, moltissimo. Lui è Alessandro Di Milia, responsabile del Televideo dell’emittente.
Una sezione della seconda Antennatre che non si è trasferita nella nuova sede di Milano  ed è rimasta lì’ dove Renzo Villa l’aveva creata. Anche perché – a noi piace pensare così – la nuova proprietà non se l’è sentita di lasciare del tutto abbandonato quel tempio della storia della tv.  “Qualcuno mi disse – ci spiega Di Milia – che Renzo Villa nel 1977, mentre era alla ricerca di locali che potessero ospitare la sua nascente televisione passo’ per caso qui davanti. C’era scritto “vendesi” ma suonando il campanello nessuno rispondeva. Allora fece che scavalcare il cancello per dare un’occhiata: il posto gli piacque,  aveva trovato la sede per dare vita ad Antennatre”. Ma il nostro Alessandro non si occupa solo di televideo. Gli e’ stato affidato un compito nobile ed emozionante. E’ lui a disporre delle chiavi della celeberrima nastroteca dell’emittente, seconda per imponenza solo alle teche Rai. Conservate in stanze soppalcate abbiamo visto schierate migliaia di videocassette, migliaia di chilometri di nastri nei formati  Beta e Bvu di quei tempi, che Di Milia ha il piacere e l’onore di sbobinare, selezionare e riversare in digitale, affinché un così grande patrimonio culturale non vada disperso.
Alessandro di Milia

 

Un po’ commosso e un po’ divertito gli ripassano davanti agli occhi Enzo Tortora e Renzo Villa, Lucio Flauto, i Gufi, Boldi e Teocoli, Ric & Gian, Walter Chiari. Nel chiedergli che ricordo ha di Villa sottolinea subito un aspetto curioso, di cui solo lui effettivamente può godere: “Mi metto le cuffie e rivedendo  il Bingooo una videocassetta dopo l’altra  ritrovo il Renzo Villa quarantenne della prima puntata. Lo vedo rivivere. Posso ricordarlo come era allora e poi ripercorrere tutta la sua storia arrivando fino all’ultima trasmissione”.  Particolare non irrilevante, l’attuale locale che ospita il televideo è l’ufficio storico di Renzo Villa, al primo piano. Sugli scaffali sono esposti i premi e le targhe assegnati negli anni al papà dell’emittente (il Telegatto però no: troppo prezioso, è sottochiave altrove). C’è’ persino lui, il Ciuffo. Il pupazzo di Maria Perego, l’ideatrice di Topo Gigio, creato per il Bingooo, che ci guarda un po’ perplesso dall’alto di un armadio. Che il fondatore dell’emittente fosse un precursore dei tempi ce lo conferma anche Di Milia: “Dopo la caduta della prima A3L Villa, data la sua autorevolezza ed esperienza, fu responsabile delle televendite e appunto, (anche in società con me dal 2007) del televideo. Quest’ultimo si può dire che, rispetto a quello della Rai, lui lo elaborò a modo suo. Per esempio infilandoci, primo in assoluto, gli annunci pubblicitari. Copiato poi da tutti gli altri.”
Villa non mollava mai. Un’idea dopo l’altra, anche negli ultimi anni di vita.  “Nel 2008 ebbe una delle sue ‘visioni’ che si sarebbero potute avverare. Era pronto ad acquistare la sede di via per Busto, con tutta la tv dentro, per farne una grande casa d’aste televisiva dove  la gente potesse portare quadri e oggetti vari da mettere all’incanto nello studio uno. Avrebbe affidato la conduzione delle aste alla professionalità di Ettore Andenna. Se ne parlò, ma  proprio in quei mesi l’economia crollò. Il fallimento di Lehman Brothers fece evaporare le fortune di molti: mutarono le condizioni aumentando in modo esagerato i rischi dell’operazione”. Peccato, ma tant’è.

Di Milia, che da anni lavora nella sede di Legnano con ruoli tecnici e, come dice lui “anche un po’ da jolly” va giustamente fiero della sua sacra missione di salvataggio della nastroteca. Un compito che gli è stato recentemente riconosciuto, (grazie anche alla determinazione della signora Villa, che da tempo lo proponeva) attraverso la programmazione nel 2022, della trasmissione  “I Top di Antenna 3”, condotta  dal giornalista Stefano Golfari. In questo “il meglio di”, la nastroteca prende vita con tutti i comici e artisti degli anni ruggenti passati da via per Busto 15. Una nostra curiosità. Ma Di Milia quando si avvicinò per la prima volta ad Antennatre? “Avevo 10 anni all’epoca delle prime trasmissioni in diretta dallo studio uno. I biglietti per accedere erano gratuiti ma richiestissimi, introvabili. E bisognava prenotarli. Un bel giorno mio nonno mi prende per mano e mi porta  in questi stessi uffici, nella speranza di farmi assistere al Bingooo. Ci accolse Roberto Montresor (factotum dell’emittente, con molte apparizioni in video, ndr). Mi vide così piccolino ed evidentemente gli ispirai tenerezza. Fece uno strappo alle regole e mi diede i biglietti per entrare.” Alessandro, che  entrò bambino,  e oggi è ancora qui. Quando si dice il destino.