ilTorinese

Ma l’informazione è ancora credibile?

Titoli urlati, polemiche strumentali, asservimento ai poteri forti e scandali spesso gonfiati. L’informazione nel nostro Paese (e non solo) spesso si presenta così.

Per rispondere alla domanda: si può ancora avere fiducia nella tv e nei giornali in Italia? si terrà una tavola rotonda  venerdì 25 novembre alle 18 presso il collegio Artigianelli in corso Palestro 14 a Torino, organizzata da Dinamiche sociali. Relatori Roberto Placido, già vicepresidente del Consiglio regionale e uomo di marketing e comunicazione, Roberto Tricarico, in passato capo gabinetto del sindaco di Roma e Assessore comunale di Torino, e i giornalisti   Fabio Martini, Barbara Notaro Dietrich e Umberto La Rocca. 

Casa, a Torino in aumento i prezzi delle abitazioni

Nel secondo semestre dell’anno è proseguita la dinamica espansiva del settore residenziale in atto ormai da un anno a mezzo a questa a parte.

Si tratta, a ben guardare, di un fenomeno di trascinamento destinato con ogni probabilità a ridimensionarsi nei prossimi mesi in ragione dei cambiamenti di contesto nel frattempo intervenuti. Tale prospettiva è confermata dall’incremento dell’attività transattiva, che evidenzia una variazione annuale (2022 H1/2021 H1) notevolmente più contenuta (+6,6%) rispetto a quella registrata lo scorso anno con riferimento al medesimo periodo di osservazione (+35%).” – è quanto emerge dal 3° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2022 di Nomisma.

 

Comparto residenziale

 

Il persistere della dinamica espansiva risulta più evidente sul fronte dei valori. Rispetto al semestre precedente sono in aumento i prezzi delle abitazioni nuove e usate del 2,1%. Ancora più marcato l’incremento su base annuale, pari al 4,8% per le residenze nuove e al 4,2% per quelle usate, prevalentemente riconducibile alle zone centrali e semicentrali della città. A riprova della situazione ancora positiva, è possibile citare la riduzione dei tempi medi di vendita, che passano in un semestre da 5,3 a 5 mesi e da 4,6 a 4,5 mesi rispettivamente per abitazioni nuove e usate. L’elevata quota di domanda ancora presente sul mercato determina un ridimensionamento del divario tra prezzo richiesto ed effettivo, che si riduce ulteriormente, attestandosi per questo semestre al 6% per le abitazioni nuove e all’11% per quelle usate. Sia con riferimento ai tempi di vendita che agli sconti praticati, sono le zone centrali, semicentrali e di pregio a determinare la buona performance del settore. Resta invece più incerta la situazione nelle aree periferiche della città, dove per le abitazioni usate sono necessari tempi più lunghi per concludere un’operazione di dismissione (6,5 mesi) e il divario tra prezzo richiesto ed effettivo raggiunge il 16,5%. Con riferimento al mercato della locazione, nel secondo semestre del 2022 Torino ha evidenziato una buona performance, come si può evincere da tutti gli indicatori analizzati. Dopo le flessioni degli ultimi due semestri, i canoni tornano a salire registrando un incremento medio urbano pari al 2,2%, riconducibile prevalentemente all’andamento positivo delle zone semicentrali e periferiche. Tale dinamica trova giustificazione nell’aumento delle richieste di affitto delle fasce meno solide del mercato, che prediligono zone cittadine economicamente più accessibili. A conferma di ciò, l’82% degli operatori locali interpellati dichiara in crescita la domanda di locazione da parte degli studenti. Il trend positivo del settore è confermato anche dai tempi medi di locazione, che scendono in un semestre da 2,5 a 2 mesi e da 2 a 1,7 mesi rispettivamente in corrispondenza di abitazioni nuove e usate. Stabile il rendimento potenziale lordo da locazione, che si attesta al 5,3%. Considerando la domanda, quella rivolta alla compravendita delle abitazioni supera di poco quella destinata alla locazione (51% vs 49%). L’acquisto della casa appare ancora fortemente condizionato dal ricorso al finanziamento, come si evince dall’elevata quota di compravendite assistite da mutuo (77%).

 

Comparto non residenziale

 

Nel settore degli immobili di impresa la situazione appare più incerta rispetto al comparto abitativo. I dati rilevati in questa seconda parte dell’anno mostrano segnali di rallentamento. Tale dinamica è confermata dalle variazioni sull’attività transattiva pubblicate dall’Agenzia delle Entrate con riferimento al primo semestre dell’anno (2022 H1/2021 H1), che registrano una decrescita del 22% in corrispondenza degli uffici del 20% per negozi e laboratori. Sul fronte dei valori, con riferimento al settore terziario, rispetto al precedente semestre si registra una lieve flessione (-0,3%) determinata dall’andamento negativo delle zone centrali, semicentrali e del Business District e dalla migliore performance delle aree periferiche, che segnano una variazione positiva pari all’1,1%. Calano leggermente i tempi medi necessari per la vendita di un locale ad uso ufficio, passando da 8,3 a 8 mesi, mentre si conferma stabile e ancora su livelli elevati il divario tra prezzo richiesto ed effettivo (15,5%), in ragione di un eccesso di offerta riscontrabile prevalentemente in alcune zone periferiche della città, dove si raggiungono punte di circa il 21%. Il segmento locativo del comparto degli immobili direzionali evidenzia risultati migliori rispetto a quello della compravendita. La variazione media semestrale a livello urbano, pari all’1,1%, consente a Torino di posizionarsi tra le città più performanti all’interno del panel analizzato, preceduta solo da Milano che si colloca in prima posizione. Segnali tutto sommato positivi arrivano dai tempi medi di affitto, che si accorciano in un semestre passando da 5,8 a 5,5 mesi, così come dai rendimenti potenziali lordi da locazione, che salgono rispetto al semestre precedente, attestandosi al 5,6%.

Per quanto riguarda il settore commerciale, le flessioni dei valori di compravendita in tutte le zone cittadine fanno segnare una variazione media su base semestrale pari al -0,8%. Segnali poco incoraggianti arrivano anche dai tempi medi di vendita, che tornano ad aumentare lievemente arrivando a 7,5 mesi. Diminuisce, per contro, il divario tra prezzo richiesto ed effettivo, che oggi si attesta al 15,5%, sebbene tale dato continui a risultare superiore alla percentuale media relativa ai 13 mercati analizzati (13,1%). Analogamente a quanto accade per gli uffici, in ragione di un’offerta sovrabbondante nelle zone periferiche della città gli sconti raggiungono punte del 20%. Si presenta non dissimile la situazione sul versante locativo, che evidenzia una variazione semestrale media dei canoni pari al -0,5%. In linea con quanto accade per le abitazioni e gli uffici, anche per gli immobili commerciali la periferia torinese mostra un andamento migliore, registrando variazioni positive dell’1% e del 2,7% rispettivamente su base semestrale e annuale. Subiscono un calo i tempi medi per affittare uno spazio ad uso negozio, riducendosi nel semestre da 5,8 a 5 mesi, mentre restano invariati i rendimenti potenziali lordi da locazione, pari al 6,8%.

Previsioni settore residenziale

Il quadro finora delineato trova conferma nelle aspettative degli operatori, che per il primo semestre del prossimo anno prevedono una leggera flessione dell’attività transattiva ed una sostanziale stabilità dei prezzi di compravendita.

“L’impronta del Maestro”

In mostra alla “Fondazione Giorgio Amendola” di Torino, quattro fra i più prestigiosi allievi di Francesco Casorati

Fino al 31 dicembre

“Vorrei saper proclamare la dolcezza di fissare sulla tela le anime estatiche e ferme, le cose mute e immobili, gli sguardi lunghi, i pensieri profondi e limpidi… Quale sincerità si cerca nell’arte? La sincerità esterna o la sincerità intima, interiore?”: parole e pensieri del grande Francesco Casorati (Novara 1883 – Torino, 1963). Parole e pensieri che il Maestro novarese (fra i massimi esponenti del cosiddetto “realismo magico” di inizi Novecento, a lungo abbeveratosi nel sogno figurativo della classicità rinascimentale del Tre e Quattrocento) seppe magnificamente cristallizzare nella plastica pietrificazione di una realtà attenta al “valore della forma, dei piani e dei volumi” raccontati come intimamente partecipi di un “mondo sospeso, senza tempo e quasi fantastico”. Sincerità intima, interiore, dunque, la sua.

La “sincerità” più profonda di un grande, singolare, indimenticato artista. Ma anche cifra stilistica che il Maestro volle sicuramente  trasmettere – come base pittorica mai vincolante –  ai tanti allievi cresciuti sotto il suo magistero, nati quasi tutti intorno agli anni ‘30 e attivi dai primi ’50 fino agli inizi del Terzo Millennio. Tanti. Tantissimi. All’“Accademia Albertina” di Torino, dove nel ’41 viene assegnata a Francesco la cattedra di “Pittura” fino al ’52, anno in cui diventa direttore della stessa “Accademia” e presidente nel ‘54; ma soprattutto nella casa – studio – scuola aperta nei primi anni ’20 (gli anni del sodalizio anche politico con Piero Gobetti, con il critico Lionello Venturi e il mecenate Riccardo Gualino) in via Mazzini, al civico 52, dove si formò un esercito di artisti, fra i quali la britannica Daphne Maugham che nel ’30 diventerà sua moglie e, ovviamente, il figlio Felice (Torino, 1934 – 2013) cresciuto a pane e arte fin dai primi anni di vita, Francesco Tabusso  (Sesto San Giovanni – Milano, 1930 – Torino, 2012), Nino Aimone (Torino, 1932 – Pavarolo-Torino, 2020) e Marcolino Gandini (Torino, 1937). E molti altri ancora. Ai quattro citati – il figlio del Maestro, Tabusso, Aimone e Gandini, tutti ruotanti intorno alla rivista “Orsa minore”, diretta dallo stesso Tabusso – dedica oggi (e fino al prossimo 31 dicembre) una ricca e suggestiva collettiva la “Fondazione Giorgio Amendola” di via Tollegno, a Torino. Curata da Pino Mantovani, la mostra raccoglie circa quaranta pezzi, quasi tutti oli su tela, alcune tempere e una grande tavola di Tabusso, dal titolo “La taverna del Chietto”, dove il reale appare magicamente trasfigurato in favola pura, in quell’esemplare dimensione incantata e atemporale che troviamo anche ne “I sei cacciatori”, realizzato da Tabusso (“l’ultimo dei pittori cantastorie”) nel 1955: i cacciatori, i cani, le case e le geometriche baite senza finestre, un paesaggio da fiaba e di neve, la sua Valsusa, le sue montagne, l’amata Rubiana (di cui diventerà cittadino onorario), la baita del Chietto ai duemila metri sulla strada che da Condove porta a Colombardo. Il suo mondo. Di vita e d’arte. Osservato e ritratto come poteva fare un fanciullo istruito alla grande scuola del Maestro Casorati. Ma libero di volare per i suoi cieli. Fiabe. Al pari delle narrazioni – dove tempi e spazi si confondono nella visionarietà di sogni che faticano a far i conti con il reale – inventate da quell’“intellettuale del segno e del colore”, per dirla con Paolo Levi, che fu Felice Casorati.

 

Che belle le sue “Lampare” del ’56, giocate sull’astrazione di contenuti figurativi che permangono in campiture piatte, solide (la grande lezione del famoso padre!), con quei blu accesi, i rossi smorzati, i gialli, l’entroterra (forse ligure, di quella Cervo che, a metà degli anni ’50, ospitò una fitta comunità di artisti torinesi allora fra i più blasonati a livello locale e nazionale) e in alto, nel cielo, una sferica luna triste a far da contrappunto all’acceso chiarore delle lampare. “L’esposizione – scrive in catalogo Pino Mantovani – più che documentare l’evoluzione nei decenni dei quattro pittori, intende invece verificare come l’impronta comune iniziale si sia articolata in direzioni diverse, fortemente caratterizzate pur rimanendo sempre coerenti”. Chiaro esempio ne sono anche le opere di Nino Aimone e Marcolino Gandini. Mi piace ricordare, in particolare, “La suonatrice di flauto”, olio su tela del ’59 di Aimone, in cui traspare l’inquietudine di una ricerca astratta ed essenziale dai colori fortemente smorzati a dar vita a “forme deformate” in cui resta tuttavia l’originario imprinting del Maestro;

 

superato invece in spazi di totale libertà espressiva nei “Cerchi azzurri” di Gandini, risolti interamente in una gestualità informale, avulsa da ogni sensibile realtà, su una superficie monocroma ma pastosa, “selva di segni”, impostata sui toni azzurri e grigio-neutri. Insegnare a spiccare il volo, in fondo, è anche grande dote di un grande Maestro.

Gianni Milani

 

 

“L’impronta del Maestro”

“Fondazione Giorgio Amendola”, via Tollegno 52, Torino; tel. 011/2482970 o www.fondazioneamendola.it

Fino al 31 dicembre

Orari: dal lun. al ven. 10/12,30 e15,30/19; sab. 10/12,30

Nelle foto: Francesco Tabusso: “I sei cacciatori”, 1955; Francesco Casorati: “Lampare”, 1956; Nino Aimone: “Suonatrice di flauto”, olio su tela, 1959; Marcolino Gandini: “Cerchi azzurri”, olio su tela, 1963

Rifiuta di consegnare denaro, donna ferita al volto mentre va al lavoro

La donna , una cinquantenne, si stava recando al lavoro a piedi verso le 7,30 nei pressi della stazione ferroviaria di Cuneo quando uno sconosciuto le ha chiesto del denaro. Al suo rifiuto, le ha procurato una lesione al volto e si è allontanato. La malcapitata e’ stata raggiunta da una pattuglia di carabinieri e accompagnata al pronto soccorso.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Regioni e neutralità climatica, Piemonte a centro classifica

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Ranking Regioni 2022: il centro-sud Italia in testa nella corsa verso la neutralità climatica. Le regioni più ricche non investono abbastanza sulle energie rinnovabili

 

È quanto emerge dal Rapporto La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica” realizzato da Italy for Climate, il centro di ricerca sul clima della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in collaborazione con Ispra, che ha misurato e valutato le performance delle Regioni italiane in termini di impatto sul clima. Il Ranking ha individuato un gruppo di Regioni più virtuose tutte del centro-sud Italia: in testa Campania, Calabria e Lazio. In coda alla classifica il gruppo composto da Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna.

 

Il Rapporto è stato presentato  in occasione del Green&Blue Open Summit 2022.

 

Edo Ronchi Promotore Italy For Climate: “Le Regioni sono poco coinvolte nelle politiche e nelle misure di decarbonizzazione: è necessario un maggiore coinvolgimento perchè gli obiettivi climatici non possono essere raggiunti senza le amministrazioni locali”.

 Durante la Cop 27 di Sharm el-Sheikh in occasione del cosiddetto Solutions Day, è emersa l’esortazione per i governi nazionali e le organizzazioni internazionali a sostenere le autorità locali e regionali assegnando loro un ruolo formale nell’ambito dei negoziati sul clima e dell’attuazione dell’Accordo di Parigi.

Stimolare un forte coinvolgimento delle Regioni rappresenta ad oggi un elemento cruciale per il raggiungimento degli obiettivi climatici: le Regioni e le Amministrazioni regionali hanno importanti competenze in tutti i settori coinvolti dalle politiche climatiche, dalla programmazione energetica a quella dei trasporti, dai processi autorizzativi per le rinnovabili e le altre infrastrutture green all’organizzazione dei servizi pubblici.

Ed è proprio da questa consapevolezza che parte la seconda edizione di “La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica”, il Rapporto che ha misurato e valutato le performance delle Regioni italiane in termini di impatto sul clima, realizzato, in collaborazione con Ispra, da I4C – Italy for Climate, l’iniziativa promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con  Chiesi, Conou, Davines, Edison, Elettricità Futura, Erg, illy, H+K Strategies, Italian Exhibition Group, Terna, che si pone l’obiettivo di promuovere l’attuazione di una Roadmap climatica per l’Italia, aggregando imprese, associazioni, istituzioni e mondo della ricerca.

Anche questa nuova edizione del ranking conferma che tutte le Regioni devono fare di più: nonostante i cali generalizzati dei consumi e delle emissioni registrati a causa del Covid nel 2020, nessuna Regione può dirsi infatti in linea con gli obiettivi europei al 2030 e con quello della neutralità climatica. Ci sono delle Regioni più virtuose che registrano migliori performance climatiche, tutte appartenenti al centro-sud Italia: Campania, Calabria e Lazio in testa; in coda alla classifica, ancora molto lontane dal target europeo, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna. Nel mezzo troviamo invece il gruppo centrale composto da ben 10 Regioni: Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto.

La classifica ha misurato le performance delle Regioni su tre parametri chiave: le emissioni di CO2, i consumi di energia, e i consumi energetici soddisfatti da fonti rinnovabili. Per ognuno di questi tre parametri sono stati misurati sia i valori assoluti raggiunti nel 2020 (lo stato) sia i miglioramenti (o peggioramenti) registrati nel biennio 2018-2020 (il trend). In particolare, per quest’ultimi bisogna considerare le caratteristiche molto particolari del 2020 che, a causa della pandemia, si sono tradotte in riduzioni generalizzate sia dei consumi energetici che delle emissioni di gas serra, che scendono in 18 Regioni su 20.

“In alcuni casi le Regioni attivano ostacoli alla transizione energetica e solo una minoranza ha attivato un Piano energetico-ambientale regionale con obiettivi almeno al 2030 di riduzione delle emissioni di gas serra e di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. – ha spiegato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – Serve un Legge per il clima anche in Italia per dare certezza e stabilità ai target energetici e sulle emissioni al 2030 e alla via per la neutralità climatica, in linea con i target europei di attuazione dell’Accordo di Parigi, e per fissare una ripartizione vincolante – il c.d. burden sharing – di adeguati obiettivi energetici e climatici tra le Regioni”.

“Per rispondere agli obblighi dettati dalle norme europee e internazionali, ISPRA realizza ogni anno l’inventario nazionale delle emissioni – ha spiegato Stefano Laporta, Presidente Ispra -. Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno fissato per il nostro Paese un target di riduzione del 43.7% al 2030. Il settore su cui occorre lavorare maggiormente è quello dei trasporti, ad oggi il maggior emettitore. Per raggiungere obiettivi così sfidanti, serviranno uno sforzo e una collaborazione molto intensi tra il livello nazionale e quello regionale”.

La natura dell’iniziativa è emersa dalle parole di Andrea Barbabella, Coordinatore di Italy for Climate: “L’Italia non è ancora sulla strada che porta alla neutralità climatica e per rimettersi in carreggiata è necessario un maggiore coinvolgimento dei territori. Le Regioni hanno importanti responsabilità, ad esempio nelle politiche insediative, in quelle della mobilità ma anche dell’energia. Mettendole a confronto sulla crescita delle fonti rinnovabili e la riduzione dei consumi di energia e delle emissioni di gas serra è un modo per stimolare un dibattito sul ruolo che le Regioni devono avere nelle politiche climatiche nazionali”.

 

La Classifica generale

 

La classifica finale è stata stilata sulla base del numero di indicatori in cui ciascuna Regione presenta valori migliori della media nazionale.

In testa alla classifica si trova il gruppo costituito dalla Campania, prima, seguita da Calabria e Lazio. Tutte queste Regioni presentano buoni valori sia per le emissioni che per i consumi di energia, mentre la situazione è più articolata per le fonti rinnovabili con la Campania che fa meglio della media nazionale sia in termini di valori assoluti 2020 che di trend, mentre il Lazio, viceversa, presenta per entrambi valori sotto media.

Il gruppo centrale, in cui il numero di indicatori migliori e peggiori della media nazionale si equivale, è il più numeroso composto da ben 10 Regioni: Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto. Ad accomunare questo gruppo le buone performance sulle fonti rinnovabili: 8 Regioni su dieci nel 2020 hanno valori sopra la media e solo una ha fatto registrare una riduzione dei consumi da rinnovabili nell’ultimo biennio.

Il gruppo di coda, infine, è costituito dalle 7 Regioni in cui prevale il numero di indicatori con performance peggiori della media nazionale: Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna. Questo gruppo presenta performance particolarmente negative sulle fonti rinnovabili e, più in generale, andamenti negativi per tutti gli indicatori nel biennio analizzato (con un’unica eccezione, la Lombardia.)

Gli indicatori

 

L’indicatore delle emissioni di CO2 mostra che nel 2020 si è registrata una riduzione delle emissioni in ben 18 Regioni su 20 (ad eccezione di Valle d’Aosta e Abruzzo). Un dato interessante emerge inoltre se confrontiamo le emissioni pro capite della Campania, che si attestano a 2,1 tCO2eq con le 9 della Sardegna, a fronte di una media nazionale di 4,9 tonnellate.

Consumi di energia: l’indicatore dei consumi energetici è quello che mostra la maggiore polarizzazione geografica, con le Regioni settentrionali (unica eccezione la Liguria) tutte con consumi sopra la media nazionale, influenzati dal clima e anche dalla struttura economica. Si va da 1 tep consumato in un anno da un cittadino campano ai 2,7 di un residente in Emilia-Romagna. Come per le emissioni sull’andamento generale incide la singolarità rappresentata dal 2020: i consumi diminuiscono in tutte le Regioni con la sola eccezione della Basilicata.

Fonti rinnovabili: anche in questo caso si registra una grande differenza di performance: dalla Liguria, con appena l’8% dei consumi coperti da rinnovabili, alla Valle d’Aosta, con addirittura il 105%, che diventa quindi la prima Regione esportatrice netta di energia rinnovabile. La rappresentazione per aree macro-geografiche è eterogenea, con ottimi valori sia per Regioni settentrionali che meridionali.

Per quanto riguarda l’andamento un’Italia quasi divisa in due, con 11 Regioni che fanno segnare un aumento della quota di rinnovabili sui consumi e ben 9 in cui addirittura le rinnovabili diminuiscono (probabilmente sempre a causa del calo generalizzato dei consumi).

 

I Cluster

 

Sul fronte dell’utilizzo di fonti rinnovabili, gran parte delle regioni italiane è molto distante dall’obiettivo intermedio al 2030, con l’eccezione del gruppo delle Regioni definite «le rinnovabilissime» (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Calabria, Molise) con almeno il 40% di consumi coperti da rinnovabili.

Dal rapporto si scopre inoltre che 7 Regioni sono completamente “coal-free” (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Molise, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta) ossia hanno azzerato i loro consumi di carbone, mentre tre Regioni appena (Puglia, Sardegna e Lazio) da sole fanno quasi l’80% del consumo nazionale di carbone.

“Le piccole”: Il Ranking ha evidenziate che ad eccezione dell’Abruzzo, tutte le Regioni con meno di 1,5 milioni di abitanti (Basilicata, Molise, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta) presentano emissioni pro capite di CO2 sopra la media.

“La locomotiva d’Italia”: le 4 Regioni che insieme fanno oltre la metà del PIL nazionale presentano situazioni molto diverse, il Lazio si trova nel gruppo di testa, il Veneto in quello centrale mentre Emilia-Romagna e Lombardia in quello di coda, ma tutte sono bocciate sulle rinnovabili.

“Le auto-dipendenti”: un dato che allarma è quello relativo alla mobilità, l’Italia si conferma infatti uno dei Paesi europei con la più alta concentrazione di automobili, solo 7 Regioni hanno un tasso di motorizzazione sotto la media nazionale (666 autovetture ogni mille abitanti) con la Liguria ferma a 554 e Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta ben oltre un’auto per persona.

“Le solarizzate”: in Italia abbiamo 359 watt di fotovoltaico installato per abitante, ma Marche e Puglia ne hanno più del doppio, mentre la Sardegna è quella che è cresciuta di più nel 2020. Ma se guardiamo al solo fotovoltaico domestico, guidano la classifica Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Sardegna, Umbria e Trentino.

Le imprese per un Piemonte sostenibile

PRESENTATO UN CICLO DI OTTO WEBINAR

Confindustria Piemonte e le otto associazioni territoriali mettono a disposizione delle imprese
un pool di esperti e alcune case history per affrontare la transizione ambientale e energetica
Marco Piccolo: “Il sofferto accordo della Cop27 rilancia la necessità di collaborazione e sinergie”  

 

Otto incontri pubblici per analizzare da ogni possibile prospettiva il tema della sostenibilità mettendo a confronto aziende e specialisti. È questo l’obiettivo di “Le imprese per un Piemonte più sostenibile” organizzato da Confindustria Piemonte in collaborazione con Enterprise Europe Network, la rete che fornisce sostegno alle piccole e medie imprese attiva in più di 60 Paesi.

Collaborazione e sinergie sono fondamentali su questi temi. Dal 1969 quando per la prima volta si parlò di sviluppo sostenibile in un documento ufficiale firmato da 33 Paesi africani, ad oggi è stato tracciato un percorso sempre più articolato. Il sofferto accorto raggiunto dalla Cop27 conclusasi venerdì in Egitto a Sharm el-Sheikh, ribadisce però l’assoluta urgenza del taglio delle emissioni insieme alla creazione di un fondo per la riparazione dei danni climatici delle nazioni più sfortunate. L’impegno è costante anche da parte dell’intero sistema confindustriale piemontese, come dimostra l’adesione al Global Compact delle Nazioni Unite da parte di Confindustria Piemonte e questo ciclo di incontri che vede collaborare tutte le otto rappresentanze territoriali piemontesi” dichiara il delegato alla Sostenibilità di Confindustria Piemonte, Marco Piccolo.

Il primo degli otto webinar si svolgerà solamente online il 18 gennaio e riguarderà orientamento generale, inquadramento europeo e Global Compact. Saranno poi analizzati gli aspetti ambientali il 15 febbraio in un incontro presso Confindustria Cuneo, che sarà disponibile anche online. A seguire il 15 marzo si tornerà solo online per parlare di risorse umane, e poi toccherà al tema della governance il 19 aprile. Ad Alessandria presso Confindustria e online, il 17 maggio sarà trattato il tema della reportistica di sostenibilità. Il successivo webinar del 21 giugno si occuperà invece di certificazioni e rating, poi toccherà alla circular economy il 5 luglio ed infine comunicazione contro greenwashing è il tema dell’evento conclusivo del 19 luglio.

Quest’oggi c’è stata una presentazione generale della serie di incontri, che sono stati pensati per le oltre 5mila imprese del sistema di Confindustria Piemonte ma saranno disponibili anche ai non associati. A presentare i temi degli otto incontri hanno provveduto direttamente i componenti della commissione: Corrado Dentis (Confindustria Cuneo); Vanna Villata (Unione Industriale della Provincia di Asti); Alberto Zambolin (Confindustria Canavese); Tiziano Mestriner (Unione Industriale Verbano Cusio Ossola); Cecilia Cerra (Confindustria Novara Vercelli Valsesia); Anna Ferrino (Unione Industriali Torino), Maurizio Mancini (Unione Industriale Biellese); Laura Coppo (Confindustria Alessandria).

Legge elettorale, Pd: “Sì a doppia preferenza di genere”

Il Pd chiede di calendarizzare la Pdl sostenuta dalla Rete Città x le Donne

 «Il gruppo del Partito democratico quest’oggi ha chiesto al Presidente Allasia di calendarizzare la proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta dalla Rete Città x le Donne e con la quale si chiede l’introduzione della doppia preferenza e liste paritarie per genere ed alternate. Una proposta che condividiamo pienamente. È giunto il tempo di modificare la legge elettorale della Regione Piemonte e di introdurre quelle modifiche di civiltà che sono già state adottate in altre Regioni italiane. Non possiamo accettare che anche questa legislatura si chiuda senza aver rimesso mano alla riscrittura delle regole del gioco alla luce dei principi della parità tra i generi. È un’occasione che non possiamo perdere e siamo certi che anche il centrodestra non abbia nessuna ragione per non accogliere queste importanti novità».

Raffaele GALLO

Capogruppo PD Consiglio Regionale Piemonte

Daniele VALLE

Vicepresidente Consiglio regionale del Piemonte

Degustare il territorio (in musica) all’enoteca dell’Albugnano

IL SECONDO APPUNTAMENTO CON “SENSUM”:

MUSICA E VINO ALL’ENOTECA REGIONALE DELL’ALBUGNANO

Sabato 26 novembre a partire dalle 17, la quindicesima Enoteca Regionale del Piemonte ospita un nuovo appuntamento per gustare alcuni dei vini simbolo del territorio a “suon di musica”, romanticamente affacciati sul “Balcone del Monferrato”

 

Dopo il successo dello scorso ottobre, all’Enoteca Regionale dell’Albugnano (Via Roma 9 ad Albugnano in provincia di Asti) torna Sensum, una degustazione guidata a ritmo di musica.

L’appuntamento è per Sabato 26 novembre, a partire dalle 17.

Durante la serata sarà possibile assaporare cinque diverse etichette dei vini del territorio, bianchi e spumanti locali, il Freisa, l’Albugnano e la Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, accompagnati da altrettanti brani musicali proposti dal Trio Quodlibet, un giovane ma già affermato gruppo torinese, con la partecipazione della flautista piemontese Rebecca Viora.

Attraverso le note di Vivaldi e Dvořák, Beethoven e Mozart, un viaggio multisensoriale per stimolare tutti i sensi, dal gusto alla vista, dall’olfatto all’udito, affacciati sul Balcone del Monferrato per godersi un panorama unico.

Il costo per partecipare a “SENSUM” è di 20 euro.

A seguire, chi fosse interessato potrà gustarsi un aperitivo a base di prodotti tipici locali e vini del territorio al costo aggiuntivo di 12 euro.

La prenotazione è obbligatoria contattando il numero 333.6269361 o scrivendo
all’indirizzo

Dopo questo secondo appuntamento con SENSUM, l’Enoteca Regionale dell’Albugnano tornerà protagonista il 3 dicembre con l’inaugurazione della mostra dell’artista Mario Saini dal titolo “dipinti non solo dipinti”, che sarà esposta fino al 30 dicembre, creando un intrigante connubio tra vino e arte.

Queste iniziative rientrano nel progetto dell’Enoteca Regionale dell’Albugnano, volto a promuovere le numerose tipicità enogastronomiche di un territorio ricco di tesori, compreso tra la Collina Torinese e il Nord Astigiano, e a creare interessanti collaborazioni all’insegna dell’arte e della cultura. Inaugurata lo scorso maggio, l’Enoteca non è solo un punto di riferimento enogastronomico ma è anche un punto di partenza informativo e turistico per andare ad esplorare i tesori artistici e culturali del “romanico”, a cominciare dalla vicina magnifica Abbazia di Vezzolano.

 

 

Enoteca Regionale dell’Albugnano

Via Roma, 9 – 14022 Albugnano (AT)

enotecalbugnano@gmail.com

Popolari, si è aperta una nuova fase politica

In attesa che le numerosissime correnti del Pd si riposizionano in vista della scelta del futuro segretario del partito, assistiamo ad una gamma di divertenti contraddizioni su cui è bene stendere solo un velo pietoso. Un dato su tutti: i due principali candidati alla segreteria del partito – il Presidente e il Vice Presidente della Regione Emilia Romagna – sono entrambi radicalmente “contro le correnti” e, al contempo, tutti i capi correnti e le svariate bande interne del partito sono impegnate di giorno e di notte per decidere su quale candidato orientarsi. E questo perchè, per chi lo avesse dimenticato, il Pd è e sarà un partito imperniato rigorosamente e scientificamente attorno a correnti e gruppi sufficientemente definiti e ben recintati. Chi dice il contrario, a cominciare dai candidati alla segreteria, sa di dire una plateale falsità ed una oggettiva e quasi plastica ipocrisia.

Detto questo, però, è del tutto evidente che ci sono alcune culture politiche storiche che in quel partito ormai sono del tutto evaporate e non hanno più alcun ruolo se non quello di essere presenti e visibili nel momento in cui le varie correnti si spartiscono le candidature nei vari livelli istituzionali. Un dato, questo, che è talmente evidente che non richiede neanche di essere ulteriormente approfondito e commentato.
Ora, per tornare al tema centrale, è abbastanza chiaro che l’area culturale Popolare e cattolico sociale, la stessa tradizione ideale del cattolicesimo politico italiano non hanno più alcun ruolo all’interno di un partito che era decollato per far convergere le migliori culture riformiste e costituzionali in un unico progetto politico. Fallito quel progetto, come ammette la stessa maggioranza dei “fondatori” di quel partito nato nel lontano 2007, è abbastanza chiaro che, per fermarsi all’area Popolare e cattolico sociale, è giunto il momento di intraprendere un nuovo cammino. Una nuova avventura.
E, al riguardo, sono almeno 2 gli elementi costitutivi di questa nuova, ed ennesima, “ripartenza”.
Innanzitutto è necessaria l’unità più ampia possibile dell’area e del mondo Popolare. Almeno di tutti coloro che non rinunciano a giocare un ruolo attivo e protagonistico nella geografia politica italiana. E cioè, quel mondo Popolare presente soprattutto a livello periferico e nelle migliaia di amministrazioni comunali che richiede, oggi più che mai, di una nuova e credibile rappresentanza politica, culturale ed organizzativa. Uno spazio politico che esiste nel nostro paese e che non va più banalmente strumentalizzato o irresponsabilmente emarginato. Per questo è utile un salto di qualità e una nuova assunzione di responsabilità di chi continua a riconoscersi nel filone popolare e cattolico sociale.
In secondo luogo, questa cultura politica può e deve giocare un ruolo attivo e fecondo nell’area politica di un Centro riformista, moderno, innovativo e di governo. Uno spazio politico che oggi è rivendicato da alcuni partiti che, però, difettano di alcuni limiti all’origine. O perchè si tratta di partiti prevalentemente personali e che non riescono, di conseguenza, a dispiegare sino in fondo la pluralità culturale che necessita un Centro autenticamente moderno e ampio o perchè, al contrario, si tratta di forze che sono del tutto marginali se non addirittura irrilevanti ai fini del progetto politico che si vuol perseguire.
Due condizioni che adesso richiedono, anche per il nostro mondo culturale e politico, di aprire una nuova pagina. Perchè, semplicemente, si è aperta una nuova fase politica. Chi pensa di attardarsi sul passato, sui partiti del passato e sulle formule organizzative del passato si avvia inesorabilmente verso un triste ed irreversibile declino. E questo lo si deve fare, comunque sia, con amicizia e senza alcuna polemica personale o di gruppo.

Giorgio Merlo

Cantieri scuola nei beni confiscati Protocollo d’intesa

Tra Città e F.S.C. Torino

La Città di Torino e F.S.C. Torino (Formazione, Scuola, Sicurezza), hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa per la promozione e la creazione di opportunità ed esperienze formative dirette a favorire lo sviluppo delle conoscenze e delle capacità tecniche degli allievi del corso per Operatore Edile realizzato da F.S.C. Torino al fine di agevolare l’inserimento nel mondo del lavoro.

Il Protocollo dà così l’avvio ad un progetto pilota che prevede la realizzazione presso gli immobili confiscati di “cantieri scuola” per piccoli interventi di manutenzione ordinaria e il rinnovo di finiture. Il primo cantiere scuola sarà realizzato in un appartamento sito in corso Lecce di circa 130 metri quadrati che diventerà una casa per giovani stranieri in cammino per iniziare la vita autonoma. Il cantiere impegnerà inizialmente 8 ragazzi e successivamente, a rotazione altri 20, di età compresa tra 14 e i 18 anni. L’iniziativa si potrà estendere anche ad altri beni confiscati.

La Città di Torino, infatti, è assegnataria di 15 unità immobiliari ubicate sul proprio territorio confiscate alla criminalità organizzata e intende promuovere e valorizzare questi beni per farne strumenti di promozione, crescita e rafforzamento della cultura della legalità, della giustizia sociale e della solidarietà, nonché di offerta di nuove opportunità di sviluppo economico e culturale, attraverso la trasformazione dei beni confiscati in luoghi di crescita personale e aggregazione della cittadinanza.

L’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) ha assegnato alla Città nel mese di agosto un immobile di circa 85 mq in via Bardonecchia e, a inizio novembre, un grande immobile di circa 1000 mq nei pressi di via Lanzo noto come Castelletto di Bramafame.

Per altri immobili è già in corso l’iter amministrativo necessario all’acquisizione.

F.S.C. Torino è l’Ente bilaterale del Settore edile di Torino che si occupa della formazione e addestramento di ragazzi con licenza media.

Nel Protocollo è inoltre previsto l’inserimento nella programmazione didattica di un modulo formativo di educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva rivolto agli allievi impegnati nei “cantieri scuola” finalizzato a valorizzare il significato e la ricaduta sociale delle attività svolte dagli studenti nell’ambito del ripristino di un bene confiscato alla criminalità.

Il protocollo avrà validità ed efficacia fino al 31 dicembre 2024.

La vicesindaca Michela Favaro, con delega alla Legalità: “un bene confiscato e recuperato è una ferita rimarginata nella Città. Attraverso la destinazione ad uso sociale dei beni contribuiamo a rinforzare il rapporto di fiducia con i cittadini che vedono ripristinata la legalità e possono godere di nuovi servizi a loro dedicati. Attraverso il Protocollo coinvolgiamo in questo percorso anche ragazzi e cittadini in formazione della scuola edile. Li rendiamo protagonisti e reali artefici di un pezzo di bene comune di cui sono certa si sentiranno orgogliosi e responsabili anche in futuro”.

L’assessora Gianna Pentenero: “Restituire un luogo alla città dopo averlo sottratto alla criminalità organizzata è già una vittoria delle istituzioni. Usare questo luogo per la formazione e la crescita di ragazze e ragazzi, garantisce un futuro a quel luogo e rappresenta un arricchimento per tutta la comunità. Sarà bello pensare che il sapere e il saper fare saranno elementi nella formazione degli studenti e delle studentesse, ma apprendere in questo nuovo spazio renderà loro dei professionisti migliori e dei cittadini e della cittadine migliori“.

Il presidente di FSC Torino Massimo Maccagno “Gli studenti della nostra scuola, durante le ore di lezione del corso per operatore edile, svolgono molte ore di pratica in cantieri simulati, ma questa volta potranno occuparsi di manutenzione e ristrutturazione vera nell’ambito di un progetto importante e di grande impatto sociale e civile.

La nostra partecipazione al progetto è strettamente legata con la funzione educativa del nostro Ente di formazione professionale. Per noi, l’attività di formazione professionale è da sempre strettamente connessa con i principi del rispetto della legge attraverso l’educazione alla legalità; una pratica che consente di formare futuri lavoratori-cittadini capaci di rispetto, responsabilità nei confronti del prossimo e della comunità.”