ilTorinese

Sette cani morti nel negozio del toelettatore

Sette carcasse di cani in decomposizione sono state trovate in un negozio di toelettatura  a Lumellogno, una frazione di Novara. Alcuni residenti avevano segnalato  strani odori nauseabondi, provenienti da un negozio di toelettatura chiuso. Gli agenti della polizia locale sono intervenuti  accertando che il forte odore proveniva proprio da lì. Il  titolare del negozio non rispondeva al telefono quindi con l’aiuto dei vigili del fuoco gli agenti hanno aperto il negozio: all’interno di alcuni sacchi hanno trovato i  cani morti in stato di decomposizione. I corpi degli animali sono stati sequestrati  e trasportati nel canile sanitario. Sequestrati in via cautelare anche i locali dell’attività. Il titolare oltre ad essere sanzionato amministrativamente, è stato  denunciato all’autorità giudiziaria.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Torino e i suoi teatri. Il fascino dell’Opera lirica

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Torino e i suoi teatri


1 Storia del Teatro: il mondo antico
2 Storia del Teatro: il Medioevo e i teatri itineranti
3 Storia del Teatro: dal Rinascimento ai giorni nostri
4 I teatri torinesi: Teatro Gobetti
5 I teatri torinesi :Teatro Carignano
6 I teatri torinesi :Teatro Colosseo
7 I teatri torinesi :Teatro Alfieri
8 I teatri torinesi :Teatro Macario
9 Il fascino dellOpera lirica
10 Il Teatro Regio.

 

9 Il fascino dellOpera lirica

 

Cari lettori, eccoci quasi arrivati al termine di questo ciclo di articoli dedicati ai maggiori teatri di Torino.
Manca tuttavia uno dei fiori allocchiello della nostra città, il più che famoso Teatro Regio, importante centro nevralgico per lintrattenimento culturale torinese, un cuore che pulsa al suono dellorchestra e dei cantanti lirici che lì si esibiscono.
Così come vi ho proposto una breve Storia del Teatro prima di affrontare nello specifico le vicende del Gobetti, del Carignano, del Colosseo, dellAlfieri e dellormai abbandonata Bombonieradi Macario, ora mi accingo a presentarvi un sunto – ridotto ma esaustivo al meglio delle mie capacità –  della storia dellopera lirica, che precede il prossimo ed ultimo pezzo dedicato al Regio.
Le informazioni che vorrei fornirvi sono tante, è quindi il caso di smettere di cincischiaree avviare il nostro percorso.
Con il termine operasi indica un peculiare genere teatrale e musicale, in cui lazione scenica si abbina alla musica e al canto.


Il vocabolo, di uso internazionale, come ci dimostra ad esempio la titolazione delliconico album dei Queen A Night at the Opera(1975), è la forma abbreviata di opera lirica; vi sono diverse parole o locuzioni che possono essere adoperate come sinonimi, tra le quali melodramma, opera in musicao teatro musicale, espressioni largamente utilizzate nel linguaggio comune o mediatico.
Mi preme altresì sottolineare che, a partire dal 2013, l’Associazione Cantori Professionisti d’Italia ha depositato presso il MIBACT il dossier per la Candidatura UNESCO per l’opera italiana, con l’intento di iscrivere l’opera all’interno del Patrimonio dell’Umanità protetto da UNESCO.
Possiamo inorgoglirci un po, dato che la vera patria dellopera è proprio la nostra bella Italia. Tale forma artistica si sviluppa nella penisola a forma di stivale in tempi assai lontani; solo a partire dal Seicento il gusto per il melodramma si espande nel resto dellEuropa, consolidandosi con caratteristiche proprie nei vari Stati.
Nel corso del tempo si sono formati diversi generi di opera lirica, tutti in continua contaminazione reciproca e sempre sottoposti a modifiche, per accontentare i gusti scostanti del pubblico e lego smisurato degli artisti. Fanno parte di tali tipologie: l’“opera seria, una rappresentazione incentrata sui drammi e sulle passioni delluomo; l’ “opera buffa, che nasce a Napoli verso la metà del XVIII secolo, ma presto si diffonde anche a Roma e nel nord della penisola; diversi compositori famosi, come Mozart, Rossini o Donizetti, contribuiscono al diffondersi di questa modalità operistica. Vi è poi il melodramma giocoso, un intreccio sentimentale che si conclude con un lieto fine, lespressione è utilizzata per la prima volta da Cosimo Villafranchi (1646-1699) nella prefazione del suo Lipocondriacoe diventa in seguito di largo uso grazie a Carlo Goldoni, che inizia a impiegarla regolarmente a partire dal 1748. Vi è poi la farsa, che piace soprattutto a Venezia e a Napoli, e si presenta come unopera di carattere buffo con un solo atto, a volte rappresentata insieme a dei balletti.
Tipiche della Francia sono invece l’ “Opéra-comiquee la Grand opéra. La prima è un genere operistico che deriva dal vaudevilledei Theatres di St Germain e St Laurent; la seconda domina la scena dagli anni Venti agli Ottanta dellOttocento, sostituendosi alla tragédie lyrique; grandi esempi inscrivibili in questa categoria sonoLa muette de Porticidi Auber (1828) e Guillaume Telldi Rossini (1929).

Nellarea tedesco-austriaca troviamo il Singspiel, letteralmente recita cantata, diffusosi tra il XVIII e il XIX secolo e costituito dallalternanza di parti cantate e recitate; la peculiarità del Singspiel” è luso della lingua tedesca al posto di quella italiana durante i recitativi. Ancora nel valchirico nord si diffonde anche il Musikdrama, termine tedesco che definisce lunità di prosa e musica; a coniare lespressione è Theodor Mundt, nel 1833, in seguito sarà poi il compositore Richard Wagner (1813-1883) ad utilizzare questa stessa terminologia per identificare le proprie opere, come L’olandese volante, Tristano e Isotta,  o il Parsifal.
Risulta difficoltoso indicare quale sia lorigine esatta del genere operistico.
Alcuni studiosi riconducono le radici della lirica alla tradizione del teatro medievale e fanno riferimento ad autori quali Guido dArezzo o alla religiosa  Ildegarda di Bingen, autrice del dramma Ordo Virtutum(1151). Non di meno va ricordato che nel Cinquecento luso delle canzoni è presente nella Commedia dellarte, nel ballet de courtfrancese o nella masqueinglese, mentre per quel che riguarda  limportanza dellimpiego degli spazi musicali è opportuno menzionare i drammi pastorali.


Tuttavia è di comune avviso far risalire la nascita dellopera a cavallo tra i secoli XVI e XVII, quando la Camerata deBardi, un gruppo di intellettuali fiorentini, dediti in principal modo allo studio della civiltà classica, vuole realizzare spettacoli similari alle antiche tragedie greche.
I componenti del gruppo in realtà non dispongono di sufficiente materiale storiografico per comprendere come effettivamente venissero inscenate le tragedie nellantica Grecia, né conoscono appieno la musica ellenistica. Ad oggi, lunico esempio di dramma greco pervenutoci è un brevissimo frammento incompleto appartenente ad un coro dell’ “Orestedi Euripide (408 a.C.).
Se con la datazione rimaniamo possibilisti, è pur certo che le rappresentazioni risalenti al periodo rinascimentale avvengono nei palazzi privati, edifici spesso dotati al loro interno di piccoli teatri, utilizzati esclusivamente dalle famiglie reali e dalla nobiltà. Inizialmente dunque assistere ad uno spettacolo lirico è un privilegio del tutto aristocratico.
La questione muta durante lepoca barocca, momento di grande espansione per la lirica, quando vengono inaugurati a Venezia due teatri pubblici, il Teatro San Cassiano (1637) e il Teatro Santi Giovanni e Paolo (1639). Il grande pubblico può ora partecipare a tali tipologie di intrattenimento e gli autori devono dallaltra parte adeguarsi alle esigenze della nuova platea; gli scrittori scelgono di mettere in scena trame vicine alla quotidianità, compongono melodie  più orecchiabili e arie che permettono ai cantanti di dimostrare il proprio talento canoro.
Da questo momento in poi lopera riscuote sempre più successo, si diffonde in Europa, a partire dalla Francia e dalla Germania fino alla Russia, con modalità e caratteristiche specifiche che si rifanno alle tradizioni locali.
In epoca seicentesca i soggetti prediletti sono i poemi omerici, gli scritti virgiliani e le vicende cavalleresche, con una predilezione per Ariosto e Tasso; gli spettacoli sono impreziositi da spunti comici e fantasiosi e caratterizzati musicalmente da un basso continuoaccompagnato da strumenti a fiato e ad arco.
In Italia, a segnare leffettivo stacco dal gusto rinascimentale è Claudio Monteverdi (1567-1643), che propone opere definite da espressioni alte e colte, varietà di musiche e intrecci inaspettati. Con il compositore cremonese le arie, che si fanno accattivanti esibizioni canore, rubano sempre più spazio al recitativo; con Monteverdi infatti laspetto letterario perde dimportanza, mentre diviene centrale lelemento del canto.
In Francia, più o meno nello stesso periodo, è Jean Baptiste Lully(1632-1687)) a dominare la scena. Dopo uninfanzia difficile, Lully emerge dai problemi dovuti alla povertà e grazie al proprio talento e alla buona sorte, riesce a farsi apprezzare dal re in persona. È proprio Luigi XIV che lo vuole prima direttore dellorchestra reale poi sovrintendente della musica di corte e infine direttore del primo  teatro dopera fondato a Parigi. Lully, consapevole del fatto che il pubblico francese non ama la lirica italiana poiché non riesce a comprenderne i dialoghi, si adopera per comporre opere basate su libretti francesi, dando così vita ad un nuovo genere: la tragédie-lyrique. Tali spettacoli presentano uno struttura a cinque atti preceduti da un prologo, inframmezzati da balletti e caratterizzati da canti più vicini alla prosa che al bel cantodellopera italiana. Le rappresentazioni hanno come soggetti prediletti il mito o le gesta di personaggi storici del passato.
In generale possiamo dire che per la prima metà del Seicento è l’ “opera seriaa farla da padrone: gli argomenti sono storici o mitologici, le vicende sono ambientate in epoche indefinite e il vero protagonista dellesibizione è il cantante. Succede spesso che gli artisti, durante lesecuzione dello spettacolo, si cimentino nei propri cavalli di battaglia, proponendo al pubblico spezzonidi altre opere, estranee alla narrazione. Sono le arie da baule, così definite perché gli attori se le portavano dietro in ogni teatro, come una sorta di valigia, da cui di volta in volta estraevano occasioni per mandare in visibilio il pubblico. Tipiche di questo periodo sono anche le cosiddette arie da sorbetto: le arie sono esibizioni canore in cui il cantante dimostra le sue qualità tecniche, ma durante le quali sulla scena non accade nulla, succedeva dunque che i nobili, che avevano già udito numerose volte quei passi, ne approfittassero per farsi servire dai lacchè sontuose coppe di gelato.
A inizio Settecento, in Italia, incontriamo un altro grande nome che ha segnato la storia dellopera lirica: Pietro Metastasio (1698-1782), nominato poeta di corte a Vienna e autore di più di centocinquanta libretti, da cui i compositori suoi contemporanei hanno redatto quasi settecento versioni operistiche.


A metà Settecento inizia a delinearsi il genere buffo, con vicende che si ispirano alla quotidianità, e  melodie specifiche per i diversi personaggi, la trama è zeppa di equivoci da cui si delineano situazioni divertenti, quasi sempre a lieto fine. Farà in seguito parte di questo genere il Barbiere di Sivigliadi Gioachino Rossini (1792-1868).
Non si può proseguire oltre senza chiamare in causa Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), ragazzo prodigio nato a Salisburgo, autore di opere immortali tra cui Le Nozze di Figaro, Così fan tuttee Don Giovanni. Mi preme ricordare che lartista austriaco era così appassionato alla musicalità della lingua italiana da comporre alcune delle sue opere più celebri proprio nel nostro idioma. Sempre a lui si deve la stesura della coinvolgente fiaba musicale Die Zauberflöte, ossia Il Flauto magico.
Il melodramma raggiunge il massimo splendore nellOttocento, con autori come Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti e Giuseppe Verdi.
Così come si sono dette due parole su Mozart, credo sia doveroso ricordare qualche breve nozione su questi colossi della lirica mondiale.
Rossini (1792-1868), originario di Pesaro, caratterizza le sue opere con una frizzante vena comica, come si evince dal sovra-citato Figaro qua, Figaro là”, da Il Turco in Italiao dalla fiaba Cenerentola.
Il catanese Bellini (1801-1835) si cimenta invece in opere tragiche, ed è con lui che trionfa quello che viene definito il bel canto; i suoi lavori più noti sono sicuramente La Normae La Sonnambula.
Donizetti (1797-1848) è un instancabile musicista bergamasco, nonché – pare un affascinante conquistatore. Tra i suoi capolavori:Don Pasquale, Lelisir damoree La Fille du Régiment.
Verdi (1813-1901) nato a Roncole di Busseto irrompe nella scena con un folle spirito rivoluzionario e patriottico, a lui si deve il celebre brindisi de La Traviata, e il meraviglioso coro Vapensiero sullali doratede Il Nabuccoo ancora i famosi spettacoli Aidae Rigoletto.
La Francia dellOttocento invece è positivamente segnata dal diffondersi della Grand opéra. Parigi si dimostra una capitale vivacissima sotto il profilo creativo e culturale, tant’è che molti artisti si stabiliscono lì a vivere.
Caratteristica prima della Grand opéra” è lessere grandiosa: tutto è spropositato e sfarzoso, lo spettacolo ha il preciso intento di suscitare stupore e meraviglia in chi guarda il palco. Le scenografie sono imponenti e complesse, le coreografie presentano scene di massa, a cui partecipano anche il coro e numerosi ballerini, lorchestra stessa è costituita da numerosi musicisti, così che il suono risulti per il pubblico ancora più coinvolgente.
Il modello francese ottocentesco ha un impatto decisivo sulla produzione operistica successiva, detta di transizione. Nelle opere che vanno sotto tale definizione decadono le antiche convenzioni che confluiscono nella Grande opera, rivisitazione italiana della Grand opérafrancese.
Musicisti di transizionesono Amilcare Ponchielli, Arrigo Boito e Alfredo Catalani, nonché il francese Georges Bizet (1838-1875), il quale con la sua Carmenapre nuove strade alla lirica europea del tempo.


In questa fase gli operisti italiani accantonano i soggetti storici e si dedicano alla creazione di drammaturgie di tipo realista o verista.
Nominando importanti autori ed elencando insostituibili opere, siamo arrivati agli inizi del Novecento. È Giacomo Puccini (1858-1924) a segnare questi anni, con le sue indimenticabili eroine tragiche, e con i suoi inestimabili componimenti, tra cui Turandot, Tosca, Bohèmeo ancora la delicata Madama Butterfly” – che è anche la mia opera preferita .
Cari lettori, eccoci dunque arrivati al termine di questo mio breve excursussullopera lirica, volutamente incentrato su alcuni autori ed epoche, prima di arrivare al nostro regale Teatro Regio.
Meritano ancora un cenno le zone dellEst, dove prende forma uno stile musicale che racconta la storia del paese, traendo i suoi elementi dalla tradizione popolare, come danze e melodie. Tra i più noti compositori russi va almeno  citato Rimskij-Korsakov (1844-1908), che, insieme a Glinka (1804-1857), fa parte del famoso Gruppo dei Cinque, grandi compositori classici i quali, a far data dal 1856, a San Pietroburgo danno vita a un filone musicale tipicamente russo.
Sarebbe però imperdonabile non riprendere almeno in chiusura Richard Wagner (1813-1883), il rivoluzionario artista tedesco originario di Lipsia, uno dei più importanti musicisti di ogni epoca. Il compositore introduce il Wort-Ton-Drama, (Parola-Suono-Dramma), un genere musicale in cui si fondono insieme tutte le forme darte, dalla pittura alla recitazione, dallarchitettura alla musica al canto. Il suo amore per la mitologia germanica medievale è evidente nelle trame delle sue opere, dominate da personaggi come valchirie, principesse nordiche, filtri magici e valorosi guerrieri.
I tempi cambiano, i gusti si modificano e anche le forme di spettacolo devono adeguarsi allincombere del tempo che fugge.
La storia dellopera si affievolisce a partire dal XX secolo, quando la produzione di nuovi melodrammi si riduce sensibilmente.
Il pubblico è volubile e subito si appassiona ad altre forme di intrattenimento, quali la cinematografia, la radiofonia e, in tempi più recenti, la televisione, ma è anche vero che alcune cose non temono confronti, e ciò che si prova a teatro lo si sente solo lì.
I secoli si susseguono, la tecnologia avanza, dal bianco e nero si arriva agli schermi al plasma, eppure il teatro e lopera non smettono di incantare.

Alessia Cagnotto 

Moderati: Troppi atti di indirizzo per le discussioni che riguardano il Governo e il suo legiferare

 

Nel frattempo, la Città di Torino ha problemi stringenti da affrontare.

Oggi, l’ennesimo Consiglio Comunale in cui la discussione prende una piega distante dai problemi precipui della Città di Torino_

Sono davvero convinto che le città – specialmente le città principali come Torino, che in sé hanno più fenomeni da governare – debbano indirizzare anche il discorso politico nazionale, dialogando col Governo.
Eppure non riesco a non pensare che in questo preciso momento la nostra città abbia bisogno di segnali precisamente territoriali. Noi siamo il Consiglio Comunale di Torino e abbiamo delle priorità stringenti, urgentissime: in questo momento si spendano il tempo e i soldi pubblici per affrontare la necessaria manutenzione stradale a fronte del milione e mezzo stanziato, per capire come aumentare gli interventi di Amiat nelle nostre aree verdi, per programmare azioni concrete, per far sapere al mondo della disabilità che ci stiamo occupando di chi è più fragile, per dire alle associazioni del territorio che abbiamo trovato una soluzione stabile per permettere loro di continuare la loro fondamentale attività di sostegno al welfare.
Il Consiglio Comunale non è cassa di risonanza per la propria agenda personale ma il luogo dove si affrontano, prima di tutto, le questioni cittadine.

Simone Fissolo

Capogruppo Moderati Città di Torino
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Giovane su monopattino investito da un’auto finisce in ospedale

Le telecamere del municipio hanno ripreso lo scontro tra un’auto e un giovane su un monopattino, davanti al palazzo comunale di Novara. Il ragazzo, che non ha riportato gravi ferite, è stato soccorso dal 118 che lo ha  portato all’ospedale. L’assessore alla sicurezza della città ha colto l’occasione di questo incidente per raccomandare di usare sempre la massima prudenza sia da parte di chi usa i monopattini, sia degli automobilisti.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

 

Lutto nel Torinese per la morte di due grandi agricoltori

Se ne vanno due grandi interpreti dell’agricoltura torinese: Confagricoltura Torino in lutto per la perdita di Nino Prunelli e Guido Detragiache

Due lutti, a pochi giorni di distanza, per i pensionati del mondo agricolo torinese.

Giovedì 16 giugno, a Caselle Torinese, si è spento Bartolomeo, per tutti “Nino” Brunelli, classe 1937, per lunghi anni vicepresidente del sindacato dei  pensionati di Confagricoltura Torino, animatore instancabile degli eventi dell’associazione, sempre in mezzo agli agricoltori di cui era espressione autentica in qualità di imprenditore agricolo zootecnico all’avanguardia del comparto.

Questa mattina 20 giugno, a Perosa Canavese, è mancato Guido Detragiache, 90 anni, attivo fino all’ultimo con i suoi consigli nell’azienda agricola di famiglia dedita all’allevamento di  bovini da carne di razza Piemontese.

“Guido Detragiache è stato un punto di riferimento importante per tutti gli imprenditori agricoli del Canavese – come ricorda Sergio Tos, presidente zonale di Confagricoltura – un vero patriarca della sua grande famiglia”.

Guido Detragiache è anche stato sindaco del comune di Perosa Canavese  dal 1985 al 1990.

“Il suo equilibrio e la sua dirittura morale, associati a uno spiccato senso civico – ricorda Ernesto Balma, presidente del sindacato pensionati di Confagricoltura Piemonte – l’hanno portato a ricoprire l’incarico di presidente del  Sindacato Pensionati di Confagricoltura Torino dal 2005 al 2013”.

Le sue esequie avranno luogo a Perosa Canavese, mercoledì 22 giugno alle 10 nella chiesa parrocchiale; il rosario verrà recitato nella stessa chiesa martedì 21 alle 20,30.

Guido Detragiache, già sindaco di Perosa Canavese e presidente dei pensionati di Confagricoltura Torino
 

Juve e Toro: pronti i primi acquisti!

Calciomercato

Il calciomercato aprirà ufficialmente i battenti dal primo di luglio ma tutte le società di calcio sono già pronte ad intavolare e chiudere le prime trattative, imbastite a giugno,per accontentare i rispettivi allenatori.A fine giugno cominceranno i primi ritiri delle squadre e l’obiettivo è quello d’aver l’organico a disposizione già completo almeno al 60%.
Juve e Toro si stanno muovendo bene in questa prima fase,Allegri e Juric hanno dato le giuste indicazioni e sono molto esigenti.I soldi sono pochi, l’imperativo è prima vendere,poi spendere per comprare, ma se i soldi arrivano dai ricchi club esteri allora bianconeri e granata raggiungeranno i rispettivi obiettivi.
La Juve ha già preso Pogba,un grande ritorno per un centrocampista completo e versatile: è stata una richiesta precisa di mister Allegri il quale vuole assolutamente Di Maria il fuoriclasse argentino,ora al Paris Saint Germain,centrocampista ed all’occorrenza anche grande attaccante.
Il Torino di Juric ha già chiuso per 2 acquisti:il portiere brasiliano Gabriel,svincolato dal Lecce,che si giocherà la titolarità tra i pali con Berisha,appena riscattato dalla Spal.
Altro bel colpo di mercato granata è il riscatto del centravanti Pietro Pellegri,dal Monaco,uno dei giovani attaccanti più promettenti dell’intero panorama calcistico nazionale.

Enzo Grassano

Torna la processione della Consolata

La sera di lunedì 20 giugno, dopo due anni di assenza a causa della pandemia, torna la processione della Consolata, il santuario da secoli più caro ai torinesi, ben più del Duomo, la vera chiesa della città nonché uno dei luoghi di culto più antichi di Torino. Nel giorno della festa della patrona della città e della diocesi, lunedì 20, alle ore 11 il nuovo arcivescovo di Torino mons. Roberto Repole presiederà la concelebrazione che sarà seguita alle 12,30 dalla Messa celebrata dal rettore della Consolata mons. Giacomo Maria Martinacci e alle 18.00 dalla funzione celebrata da mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo emerito. Alle 20,30 sarà la volta della processione guidata per la prima volta dal nuovo arcivescovo Roberto Repole e sarà seguita, come sempre accade, da decine di migliaia di fedeli. Da 150 anni il santuario della Consolata è curato dal clero diocesano subentrato alle comunità di religiosi che dal X secolo si sono susseguite, dai Benedettini ai Cistercensi, dagli Oblati di Maria Vergine ai Francescani Minori.
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Il Gay Pride, riflessioni controcorrente

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Il Gay Pride torinese si è rivelato un successo perché secondo gli organizzatori la sfilata di 150 mila persone con il caldo afoso è stato un vero traguardo.
Non ci sono numeri ufficiali da parte della Polizia, come accade di norma per altri eventi.

Il fatto nuovo è la partecipazione del quotidiano “La Stampa“ con in testa il suo direttore e vicedirettore ad un evento pubblico di quel genere. Una tappa miliare nella storia del giornalismo, ha scritto sullo stesso giornale, il leader politico ed esponente Gay Ivan Scalfarotto, elogiando la scelta di campo fatta da Giannini e da una parte dei suoi collaboratori. Direttori come Alberto Ronchey, ne sono certo, sarebbero inorriditi da certi elogi. Se leggo nello stesso giornale il bellissimo articolo di Renato Rizzo su Ferruccio Borio, il mitico redattore capo della “Stampa”, in cui si ricorda come il giornale per iniziativa di Borio, riuscì a mobilitare oltre duecentomila torinesi ad esporre il tricolore nel 1961, centenario dell’Unita’ nazionale, vedo come il passato sia davvero una preistoria rispetto alle nuove scelte che forse si armonizzano anche con quelle di Lapo Elkann. Eugenio Scalfari direttore di “Repubblica” scrisse a Mario Soldati che avrebbe voluto iscriversi al Centro “Pannunzio”, ma che la sua indipendenza professionale glielo impediva. Scalfari non fu mai sempre così indipendente, ma in quel caso si pose il problema di non poter parteggiare formalmente e insieme informare con l’autonomia necessaria. Le ampie cronache offerte da “La Stampa” dimostrano che il giornale si è limitato ad esaltare i partecipanti e a pubblicare gli elogi non proprio imparziali di Scalfarotto. Possibile che un giornalista avveduto come Giannini non si sia neppure posto il problema di chi non ha ritenuto di sfilare o dissente dalle sguaiataggini del Pride evidenziate in passato dallo stesso padre nobile del “Fuori”, Angelo Pezzana e anche da Gianni Vattimo?
Anche chi dissente e’ un lettore che può diventare ex lettore se vede che il concetto di un’informazione completa è disatteso. I giornali devono fare i giornali, le associazioni le associazioni. Potrei elencare le tante manifestazioni importanti svoltesi a Torino ed ignorate totalmente dal quotidiano.
Persino la Regione, che non ha dato il patrocinio al Pride, è stata oggetto di critiche, senza rispettare l’autonomia degli Enti. Anzi, ci sarebbe da porre un problema inverso: a quali manifestazioni va dato il patrocinio e quando un sindaco possa indossare la fascia tricolore. Che durante il corteo si siano viste esibizioni sguaiate e sentite volgari bestemmie contro la Madonna che io ho ascoltato con orrore con le mie orecchie, è un dato incontestabile.
Va bene, sia  chiaro, il diritto di tutti di manifestare liberamente, ma, di norma, la concessione di un patrocinio e la presenza di un sindaco in fascia tricolore sono condizionate dalla firma di certi impegni che nel suo vitalismo erompente,  direi quasi inconsciamente dannunziano, il Pride non ha rispettato e non sarebbe in grado di rispettare. Voglio ripubblicare una fotografia del sindaco Fassino che rivela quanto meno un disagio che fa molto onore a Piero.

Al lupo, al lupo. La Regione chiede l’intervento del Ministero: troppi avvistamenti

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LUPO IN PIEMONTE, IL VICE PRESIDENTE DELLA REGIONE SCRIVE AL MINISTRO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA

RICHIESTO UN INCONTRO URGENTE PER DEFINIRE LE AZIONI DA ADOTTARE

Un incontro urgente per definire le azioni che, nell’attesa dell’approvazione del “Piano lupo”, la Regione Piemonte può mettere in atto per contenere l’aumento delle predazioni e il problema dell’avvicinamento del lupo alle zone abitate. Lo chiede il Vice Presidente della Regione Fabio Calosso in una nota indirizzata al Ministro della Transizione Ecologica.

Nelle scorse settimane il Ministero, in collaborazione con Ispra e con i ricercatori del progetto Life Wolf Alps Eu, ha reso pubblico il primo monitoraggio nazionale del lupo condotto tra il 2020 ed il 2021. I numeri che sono emersi da questo studio stimano tra gli 800 e i 1100 i lupi presenti nelle regioni alpine, in particolare nelle zone del Piemonte, della Liguria e della Valle d’Aosta.

Nella lettera il Vice Presidente della Regione Piemonte afferma che questi numeri preoccupanti richiamano la necessità di un tempestivo intervento del Ministero della Transizione Ecologica. La soluzione al problema non è ormai più procrastinabile.

La Regione ribadisce che sono numeri assolutamente insostenibili. Sono quotidiani gli avvistamenti effettuati da residenti ed escursionisti anche in zone collinari e di pianura. Gli esemplari censiti nel biennio 2020/2021 sono con ragionevole certezza notevolmente aumentati.

Si continua a registrare un aumento di segnalazioni da parte di amministratori locali, associazioni di allevatori e pastori di avvistamenti e attacchi anche ad animali domestici in aree densamente popolate.

Non è più un fenomeno isolato per il quale sono sufficienti azioni di protezione e dissuasione da parte delle singole Regioni ma un fenomeno che richiede l’approvazione in tempi rapidi del “Piano lupo nazionale” ed una strategia condivisa ed efficace per il controllo di lupi ed ibridi.

In fiamme azienda agricola: nella stalla trenta bovini

Ieri sera un esteso incendio è scoppiato in un’azienda agricola di San Damiano d’Asti. Le fiamme  si sono sviluppate per cause ancora da accertare, nel vicino deposito di mezzi agricoli e accanto alla stalla, contenente 30 bovini. I vigili del fuoco hanno domato l’incendio e salvato gli animali. Sul posto sono giunti anche i carabinieri.

NOTIZIE DAL PIEMONTE