ilTorinese

Vince Esposito, la Corte: “Le intercettazioni non potevano essere usate”

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Stefano Esposito, ex senatore del Pd, quando era ancora parlamentare e’ stato intercettato per la bellezza di 500 volte in tre anni, nel periodo tra il 2015 e il 2018, nel corso di una nota inchiesta a Torino. E cento e passa di quelle intercettazioni erano persino state utilizzate per ottenere un rinvio a giudizio.  Oggi la  Corte costituzionale ha cancellato tutto e prosciolto Esposito: l’uso delle intercettazioni non era ammissibile. Scrive la Corte: «non spettava alle autorità giudiziarie che hanno sottoposto ad indagine e, successivamente, rinviato a giudizio Stefano Esposito, disporre, effettuare e utilizzare intercettazioni rivolte nei confronti di un terzo imputato, ma in realtà univocamente preordinate ad accedere alla sfera di comunicazione del parlamentare, senza aver mai richiesto alcuna autorizzazione al Senato della Repubblica». Una figuraccia della magistratura torinese.

Ricercato arrestato: deve scontare tre anni e pagare multa da 100 mila euro

Un cittadino di nazionalità bengalese di 25 anni è stato tratto in arresto dai poliziotti del Comm.to di P.S. Barriera Nizza in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale Ordinario di Imperia. L’uomo deve espiare una condanna di 3 anni e 18 giorni di reclusione e il pagamento di una multa di 100 mila € per un cumulo di pene per reati inerenti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina al confine italo – francese. Essendo privo di una dimora stabile a Torino, i poliziotti della sezione misure di prevenzione, sicurezza e cautelari del Comm.to hanno messo in atto una serie di accertamenti volti al rintraccio del ricercato, riscontrando la sua presenza presso un’attività commerciale della zona di Porta Palazzo nei giorni precedenti. L’uomo è stato successivamente individuato e tratto in arresto negli uffici del Commissariato.

Il vuoto politico di oggi: Delors ed Europa

La scomparsa di Jacque Delors – figura chiave europea che durante i suoi tre mandati è stata testimone e supporto dell’istituzione del mercato unico, della firma degli accordi di Schengen e del Trattato di Maastricht – rappresenta una perdita significativa per il panorama dell’istruzione e della visione educativa che già da tempo sembrerebbe essere calante. La Commissione Delors, nel suo rapporto del 1997, ha delineato una proposta ambiziosa, forse oggigiorno utopica, sostenendo un approccio educativo basato su quattro pilastri fondamentali: imparare a vivere insieme, imparare a conoscere, imparare a fare e imparare ad essere. Tuttavia, sembrerebbe che negli ultimi anni l’Europa abbia allentato i legami con questo tipo di visione educativa volta a una concezione di società inclusiva, plurietnica e interculturale.

Le forze politiche orientate al populismo e al nazionalismo tendono a riflettere questa carenza, vedendo l’istruzione, l’economia e le politiche sociali in un’ottica isolazionista. Questo atteggiamento potrebbe privare non solo l’Italia, ma l’intera Europa, delle opportunità che derivano dalla collaborazione e dalla partecipazione attiva al panorama internazionale. Ciò che manca oggi è una concezione di un’Europa solidale e unita e gli impeti sovranisti che si dilagano pressocché ovunque non fanno che peggiorare questa situazione.

Recenti eventi, come la decisione presa dalla Germania e dalla Francia con il Patto di Stabilità, suscitano preoccupazione per il possibile impatto negativo futuro sull’economia italiana, evidenziando una mancanza di coordinamento e sostegno reciproco nell’Unione Europea. Conseguentemente, l’imbarazzo del Ministro Giorgetti e le sue dichiarazioni contrastanti con la politica del proprio governo riguardo questioni come Mes e Patto di Stabilità vanno a evidenziare l’incapacità governativa delle forze sovraniste. Da una parte, il ministro dell’economia dichiara che il problema italiano attuale è il debito e che deve essere messo sotto controllo, quindi che il Mes non è una possibile soluzione; dall’altra, vediamo come la manovra finanziaria sia in parte stanziata con un nuovo deficit di bilancio. Insomma, sembrerebbe che la maggioranza sia confusa e in bilico tra la necessità di mantenere vivi i rapporti con l’UE, dunque porre l’Italia in situazione decisiva, e contemporaneamente rispondere alle esigenze elettorali e propagandistiche così da tenere saldo il proprio consenso.

Davide Scaglione, Azione Piemonte

Sul volo Torino-Napoli due torinesi salvano passeggero colto da malore

L’associazione Nessuno tocchi Ippocrate scrive sulla sua pagina Facebook che ieri sera “sul volo Volotea V71725 da Torino a Napoli un giovane passeggero ha un malore, seguito da un paio di episodi di perdita di coscienza con trauma facciale e successivo rilascio. Due dipendenti torinesi, autisti ambulanza del COT 118 dell’Asl Napoli 1 di rientro da Torino, con l’ausilio di un medico presente a bordo, intervengono immediatamente in soccorso di questa persona, permettendo che il volo potesse proseguire in sicurezza e atterrare presso l’aeroporto di Napoli e dare il passaggio di consegne all’equipaggio dell’ambulanza del Pronto Soccorso Aeroportuale che attendeva in pista”. Insomma, un lieto fine ottenuto grazie al lavoro di squadra. (foto Facebook)

 

Maxi sequestro di botti illegali nel Torinese: denunce e un arresto

La Guardia di Finanza di Torino ha intensificato l’attività di prevenzione alla commercializzazione di fuochi d’artificio illegali, in occasione delle festività di fine anno, individuando, con diversi interventi, circa 1 tonnellata e mezza di materiale esplosivo detenuto abusivamente.

I Finanzieri del Gruppo Orbassano, attraverso il monitoraggio di note piattaforme web, hanno individuato un 27enne di Nichelino che pubblicizzava e proponeva la vendita di artifizi pirotecnici illegali di produzione artigianale, altamente pericolosi, pervenuti al giovane da fornitori ubicati fuori dal Piemonte e recapitati attraverso ignari spedizionieri che avevano consegnato l’illecito materiale ad un suo conoscente, un sessantenne di Torino.

Nel corso della perquisizione di una cantina pertinenziale all’alloggio del 27enne, effettuata dai militari del Corpo in Nichelino con l’ausilio degli artificieri del Comando Provinciale Carabinieri di Torino, sono stati rinvenuti gli artifizi esplosivi custoditi illegalmente risultati contenere, complessivamente, circa 24 chilogrammi di massa attiva esplosiva.

Nel prosieguo dell’attività, sono stati intercettati presso il Centro di smistamento delle Poste di Nichelino altri 2 colli indirizzati al 27enne, contenenti ulteriori 11 chilogrammi complessivi di analogo materiale esplodente confezionato artigianalmente.

Due i depositi di materiale esplodente scoperti dai Baschi Verdi del Gruppo Pronto Intervento. I Finanzieri hanno monitorato i movimenti di alcuni soggetti originari dell’estremo oriente asiatico, titolari di attività commerciali e depositi a Venaria Reale) e San Maurizio Canavese , rinvenendo oltre 100.000 articoli pirotecnici, contenenti circa 1 tonnellata e mezza di materiale esplodente, custoditi nel primo caso in prossimità dell’ingresso della clientela e accanto a materiale altamente infiammabile, nel secondo caso nel seminterrato di un condominio senza cautele di sicurezza, impianto estinguente in caso di incendio o uscita di sicurezza.

Due sono i titolari delle attività, che – anche in questo caso fatta salva la presunzione di innocenza sino a giudizio definitivo – dovranno rispondere all’Autorità Giudiziaria sia dello stoccaggio illecito di materiale esplodente, sia dell’omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro.

Capotreno aggredito in stazione da 35enne

Un 35enne nigeriano ha aggredito nei giorni scorsi  il capotreno che lo ha ripreso per il comportamento molesto nei confronti dei viaggiatori,  a bordo di un convoglio  regionale in partenza dalla stazione di Novara e diretto a Milano. L’’uomo, che non aveva tra l’altro pagato il biglietto, è stato denunciato dalla polizia ferroviaria.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Marta Viola, 14 anni, di Chieri, vince “Io canto generation”

Marta Viola, 14 anni, di Chieri, ha vinto ieri sera in tv “Io canto Generation”. Il programma in onda su Canale 5 condotto da Gerry Scotti che ha visto sfidarsi ben 24 giovani interpreti dai 10 ai 14 anni divisi in 6 squadre capitanate da Iva Zanicchi, Fausto Leali, Mietta, Anna Tatangelo, Cristina Scuccia e Benedetta Caretta.

A giudicarli, Al Bano, Orietta Berti, Michelle Hunziker e Claudio Amendola. Nella parte finale della serata Marta Viola, appartenente alla squadra di Benedetta Caretta, ha sbaragliato gli altri concorrenti in una sfida a tre contro Daniele Mattia Inzucchi e Sofia Leto. Marta ha fatto il pieno di 10 nelle due sfide conclusive. La scelta è  poi passata al pubblico presente in studio per la classifica finale che l’ha incoronata non di certo a sorpresa vincitrice. Marta Viola ha già rappresentato l’Italia allo Junior European Song Contest nel 2019 con il brano “Il sale della terra”. Un vero talento!

Igino Macagno

Quando, a Torino, Philip Roth intervisto’ Primo Levi

Rileggendo in questi giorni ‘’ Lamento di Portnoy ’’ (traduzione italiana Einaudi, ed. or. 1969 ) di Philip Roth salutato all’epoca come il primo scandaloso romanzo introspettivo della letteratura moderna americana, dove la grammatica del lettino dello psicoanalista, descriveva in prima persona e in forma parzialmente autobiografica, le nevrosi dell’americano medio sradicato, nichilista e oggi si direbbe postideologico e sessualmente frustrato, mi sono ricordato della visita nella nostra città del grande scrittore americano, in occasione di un incontro con Primo Levi nel 1986, per intervistarlo per il ‘’New York Times Book Review ’’. 

Venne a Torino con la moglie Claire Bloom che Levi amava ricordare per essere stata interprete di ‘’Luci della ribalta’’ che fu con la Paulette Godard del ‘’Grande dittatore’’ la musa ispiratrice preferita di Charles Chaplin. Andarono subito a Settimo alla Siva, lo stabilimento chimico industriale nel quale lo scrittore torinese lavorò per molti anni fino alla pensione, che Roth voleva visitare, per conoscere il background di Levi, di cui lesse. La distanza letteraria e culturale tra Philip Roth e Primo Levi non poteva essere più grande. Roth fu eccelso narratore dell’epopea yiddish e suo traghettatore alla fase attuale e postmoderna di Nathan Englander, Levi testimone dell’Olocausto tra i più alti. Uno con Bernard Malamud e Isaac Singer  la migliore espressione del milieu intellettuale ebraico nordamericano, l’altro voce documentaria e realista degli orrori del Novecento e dell’ebraismo piemontese laico e assimilato. Eppure si trovarono e avvenne ‘’miracolosamente’’ l’alchimia tra le due personalità e i due mondi, così tanto distanti. Andarono a pranzare al Cambio, si recarono alla libreria Luxemburg di Angelo Pezzana, dove Philip Roth firmò alcune copie delle sue opere più significative, poi si trasferirono allo studio di Primo Levi in corso Re Umberto 75, dove proseguì la loro conversazione, che fu trascritta curiosamente solo a distanza mesi dopo, al di là dell’Atlantico, in forma di epistolario, quando Philip Roth tornò negli Stati Uniti e rimise piede nella sua abitazione. Primo Levi non parlò a Roth della sua grave depressione e fece amicizia con la Bloom che trovò bella, colta ed empatica, all’epoca ancora legata a Philip. Roth scrisse che in Levi ‘’ la scrittura emanava come da un chimico divenuto narratore suo malgrado, piuttosto che il contrario’’, come l’opera ‘’Il Sistema periodico’’ starebbe a sottolineare e le necessità esistenziali dello scrittore torinese a richiederlo. Tutto in Levi è intuito, folgorazione, analisi caratteriale, fiuto del modo di pensare dell’altro, secondo l’americano. Primo Levi non parlò a Philip Roth della sua letteratura pur avendo letto alcune opere, preferì l’atteggiamento schivo, che da sempre umanamente lo caratterizzò, conoscendo poco la critica letteraria, attività che l’americano per contro esercitò sempre in parallelo, a quella di romanziere. Tra Newark nel New Jersey e Torino avvenne una storica stretta di mano e due ambienti culturali agli antipodi videro per sempre il proprio volto riflesso.

Aldo Colonna

MES: cerchiamo di far chiarezza

 

Polemiche, dichiarazioni roventi, contrapposizioni…

Come al solito, in Italia quando un argomento è in discussione, difficilmente si riesce a discutere pacatamente, a confrontare le opinioni, a cercare soluzioni condivise.

E’ il caso del MES, sul quale per settimane i partiti si sono accapigliati lanciandosi accuse di ogni tipo ben difficilmente supportate dalle indispensabili basi tecniche dell’argomento di cui si discute.

Cerchiamo allora di fare chiarezza.

La sigla, innanzitutto: MES significa “Meccanismo europeo di solidarietà” ed è stato istituito nel febbraio 2012 come organizzazione intergovernativa con sede in Lussemburgo. Azionisti sono tutti i Paesi dell’area euro, che hanno voluto dare corpo ad un ente che proseguisse, migliorandolo, il lavoro svolto dal Fondo di stabilità finanziaria.

Il MES ha per finalità esclusiva quella di dare sostegno ai Paesi che si trovano in difficoltà finanziaria, nello spirito della Comunità Europea che deve trovare spazio anche nel campo finanziario per evitare che eventuali crisi si propaghino all’interno dell’intera Europa.

L’organismo dispone di oltre 700 miliardi di euro, di cui 125 sottoscritti dall’Italia che, con Germania e Francia, ha diritto di voto superiore al 15% e dispone così del diritto di veto sulle decisioni.

Qual è il compito del MES?

L’ente ha per oggetto sociale quello di mobilitare risorse finanziarie a favore di uno o più Paesi in crisi, concedendo prestiti legati ad un programma di risanamento delle finanze pubbliche.

Il sostegno può avvenire sia con prestiti alle banche legati alla concessione di finanziamenti alle imprese produttive, sia con acquisti di titoli pubblici a sostegno della liquidità dello Stato ed a contenimento del rialzo dei tassi d’interesse strettamente collegati alla crisi.

Nella storia dell’Europa unita si contano tre interventi del Fondo di stabilità (il predecessore del MES) a favore di Irlanda, Grecia e Portogallo, ed uno a favore della Spagna per ricapitalizzare le banche in un momento di grande difficoltà per il sistema locale.

Irlanda, Portogallo e Spagna sono usciti brillantemente dalle difficoltà grazie alla solidarietà europea (anche perché la loro crisi non  era di rilevante entità e gravità), mentre la Grecia ha lasciato strascichi profondi nell’opinione pubblica, perché le condizioni per l’erogazione dei fondi di salvataggio sono state durissime e probabilmente eccessive: l’economia si contrasse del 25%, il reddito pro-capite calò del 30%, la disoccupazione schizzò al 30%.

Una cura da cavallo che però, giudicata oggi, ha consentito di riportare il Paese nel novero delle nazioni affidabili.

L’Europa ha ora deliberato di istituire un “nuovo MES”, approvato da tutti i Paesi a livello governativo ma sotto condizione di ratifica da parte dei Parlamenti nazionali.

Le modifiche non sono radicali, si tratta di una sorta di “maquillage” e di adeguamento all’evoluzione dei mercati.

 

I principi base sono la non automaticità delle verifiche preliminari sulla sostenibilità del debito del Paese che chiede l’intervento, snellendo così le procedure, ed il ridotto coinvolgimento del settore privato nella ristrutturazione del debito. In sostanza non è previsto alcuna ristrutturazione obbligatoria dell’indebitamento pubblico, come avvenne per la Grecia.

Inoltre il MES sarà autorizzato anche a fornire una rete di sicurezza al Fondo di risoluzione unico nell’ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie; e per questo è stato anche etichettato come “meccanismo salvabanche” con riferimento, da parte di alcuni parlamentari, al salvataggio di alcune banche tedesche che sarebbero in crisi di liquidità per cattiva gestione dei prestiti.

Un esame asettico della nuova struttura del MES porterebbe a concludere che le polemiche siano un esempio del famoso proverbio “tanto rumore per nulla”.

Le novità sono modeste, alcune sono nettamente migliorative (l’abolizione degli automatismi di ristrutturazione del debito pubblico, con la riduzione dei programmi “lacrime e sangue” che tanto sono costati alla Grecia).

La bocciatura avvenuta in Parlamento, con la convergenza di partiti di opposte visioni politiche appare più una forma di protesta fuori luogo e fuori tempo massimo contro l’Europa più che un vero e proprio giudizio negativo sul MES.

Fra l’altro, opporsi al MES sostenendo che non serve e che comunque l’Italia non ne ha bisogno e non vi ricorrerà mai in futuro è risibile: la mancata ratifica impedisce all’Europa intera di dotarsi di uno strumento efficace per combattere le crisi finanziarie, votare contro non significa salvare l’Italia, ma impedire ad altri Paesi di poter disporre di uno “scudo” contro situazioni di difficoltà finanziaria.

Non si vuole utilizzare lo strumento? Bene, lo si approvi in favore della comunità intera, come è nello spirito dell’Europa unita di cui l’Italia è socio fondatore.

Ricordandosi sempre che è consigliabile evitare promesse del tipo “Non lo useremo mai…”.

Dice il saggio: “Mai dire mai!”

GIANLUIGI DE MARCHI

Sviluppo rurale, la Regione Piemonte ha attivato oltre 300 milioni di euro

Sono 315 milioni di euro i finanziamenti complessivi attivati nel 2023 dalla Regione Piemonte, che hanno permesso l’apertura di venti bandi del Complemento di sviluppo rurale del Piemonte 2023/2024. Si tratta di circa il 40% della dotazione finanziaria assegnata al Piemonte, 750 milioni di euro (modificata rispetto agli iniziali 756 milioni di euro, in quanto l’1% è stato destinato dal Piemonte al contributo di solidarietà a favore della Regione Emilia Romagna).

“Abbiamo assicurato il sostegno ad aziende agricole, imprese e consorzi di tutela, enti locali e territori locali – precisa il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo Marco Protopapa – con l’apertura dei primi bandi che rispondessero alle esigenze del comparto e del territorio rurale, puntando anche sugli interventi agroclimaticoambientali. L’obiettivo è quello di aprire nel 2024 nuovi bandi per rispondere alle numerose richieste di contributo e, per questo, abbiamo presentato al Ministero dell’Agricoltura una modifica finanziaria delle nostre risorse”.

A seguito dell’approvazione del Complemento di sviluppo rurale del Piemonte nel mese di febbraio, lo scorso aprile l’Assessorato all’Agricoltura ha aperto i primi bandi agroclimaticoambientali con 125 milioni di euro in totale per interventi di produzione integrata, agricoltura biologica, cover crops per investimenti sulla gestione idrica, benessere animale e apicoltura, arrivando a fine anno con l’apertura del cosiddetto “pacchetto giovani” con 45 milioni di euro per il ricambio generazionale e investimenti nelle aziende agricole. Sono stati stanziati 20 milioni di euro per investimenti relativi alle innovazioni di aziende, 30 milioni per le imprese agroindustriali, 58,5 milioni per interventi di cooperazione (tra cui sostegno ai gruppi di azione locale – GAL), oltre 4 milioni per la formazione e attività dimostrative. Essendoci stata una notevole partecipazione ai bandi 2023 agroclimaticoambientali, la Regione ha deciso di richiedere al Ministero dell’Agricoltura la modifica della dotazione finanziaria del Complemento di sviluppo rurale, chiedendo di destinare altri 30 milioni di euro sull’intervento della produzione integrata e 6 milioni di euro per il benessere animale. Nel 2024 verranno aperti nuovi bandi sugli interventi agroclimaticoambientali tra cui produzione integrata, interventi specifici per le risaie, conservazione dell’agrobiodiversità, agricoltura biologica e benessere animale.

 

Mara Martellotta