Questa frase, caduta per nostra fortuna in disuso, ha espresso per decenni l’italica abitudine di far valere il proprio peso, la propria posizione anche quando, in realtà, ci sarebbe stato da nasconderla perché colti in fallo, per aver dato un pessimo esempio di comportamento o altro.
Spesso erano i politici, dal piccolo Sindaco fuori sede al parlamentare, al sottosegretario o portaborse di questo o quel ministro che, ipso facto, si sentivano superiori ai comuni mortali.
Io ho sempre sostenuto che tutti i cittadini, a condizione di esserne in grado giudizialmente e culturalmente, dovrebbero svolgere un mandato in uno qualsiasi degli àmbiti politici del nostro Paese.
Da consigliere di circoscrizione (o Municipalità che dir si voglia) a consigliere comunale, da Sindaco a consigliere regionale fino a parlamentare, non solo è dovere di tutti i cittadini partecipare alla gestione della res publica, ma permetterebbe loro di capire “da dentro” come si svolga l’amministrazione del Paese, quali difficoltà incontri quasi quotidianamente un amministratore pubblico.
Lo vedo sulla mia pelle: cittadini che, non conoscendo il codice degli appalti (o ignorandone l’esistenza) pensano che per aggiustare una strada sia sufficiente chiamare un’impresa e, al termine, effettuare un bonifico per il pagamento; oppure credono che il Sindaco sia un monarca assoluto che può decidere autonomamente e che qualsiasi cosa i sudditi chiedono sia realizzabile.
Il ritorno all’insegnamento dell’educazione civica è un primo, minimo, tentativo di avvicinare i cittadini allo Stato, alla politica intesa come sintesi dei poteri legislativo ed esecutivo (e di conseguenza giudiziario), all’impegno in prima persona.
Decenni di spese incontrollate, evasione da Guinness dei primati, disinteresse dei cittadini fanno si che ogni anno lo Stato stringa i cordoni della borsa salvo, all’improvviso, erogare bonus come se fosse Natale per poi lamentare un aumento del debito pubblico ed un aumento dell’inflazione.
Ecco perché se ognuno partecipasse alla gestione dello Stato con l’accortezza che ogni casalinga pone nella gestione del proprio ménage familiare, se i professionisti ponessero nello svolgimento della loro carica elettiva lo stesso impegno e serietà profusi nel loro impiego privato, d’incanto la macchina statale, nelle sue varie declinazioni e derivazioni, migliorerebbe di colpo.
Ma è opportuno che tutti i cittadini maggiorenni, in possesso di requisiti “normali” ma di dimostrata capacità di analisi, di comprensione dei problemi, con una minima conoscenza del diritto amministrativo degli enti locali partecipino attivamente a turno, per esempio un mandato quinquennale ciascuno, in una sorta di “do ut des”: partecipo alla gestione dello Stato, in cambio godo di ciò che lo Stato mi fornisce (strade, sanità, sicurezza, istruzione, ecc).
Altrimenti, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti, il rapporto è sbilanciato: pochi fanno tutto, troppi pretendono molto, e le due parti non si pareggiano mai.
Trovo entusiasmante che in alcuni Comuni sia stato costituito un “consiglio comunale” dei ragazzi, con Sindaco e tutto il resto che partecipano ad alcune iniziative del Comune, imparano a vivere in politica ed apprendono la complessità della macchina amministrativa.
In alternativa avremo da un lato cittadini sempre più insoddisfatti, per colpa della scarsa o inesistente conoscenza del funzionamento della politica e, dall’altro, amministratori subissati di critiche, richieste impossibili, a rischio di commettere errori continui perché alcuni cittadini, anziché essere tutt’uno con le istituzioni, diventano nemici dai quali difendersi.
La Costituzione, approvata il 27 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948 è una delle più belle al mondo; per redigerla furono chiamati anche alcuni linguisti perché venisse scritta in un linguaggio semplice, comprensibile, anziché nel solito politichese col quale troppo spesso ci scontriamo.
Sono solo 139 articoli più 12 norme transitorie: se…. la leggessimo almeno una volta? Sono certo non provocherebbe reazioni avverse, anzi !
Sergio Motta