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Malinpensa by La Telaccia, Federico Montesano: “Transito metafisico”

Si è inaugurata giovedì 25 gennaio, alla galleria d’arte Malinpensa by La Telaccia, la personale dedicata a Federico Montesano dal titolo “Transito metafisico”, in programma fino al prossimo 8 febbraio.

 

Federico Montesano, nato a Monza nel 1990, si è diplomato e specializzato in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, e ha frequentato il corso di Scenografia dell’Accademia del teatro alla Scala. Da sempre opera nel campo delle arti visive, spaziando tra pittura, disegno e installazioni, oltre che nel campo della scenografia. Ha partecipato con successo a diverse mostre, tra cui quella collettiva al museo-fondazione Luciana Matalon, e a numerosi concorsi che l’hanno visto vincitore di alcuni premi. A Milano ha esposto alla Zoia Gallery, alla galleria Spazioporpora e presso Arnaout Spazio Arte. Ha partecipato alle mostre dell’associazione culturale Circuiti dinamici ed è stato finalista al Premio Arte 2016 a Palazzo Reale di Milano. Con le sue opere ha preso parte ad eventi internazionali quali il Convegno Geometry et Fine Arts and Design Faculties-Fine Arts of the University di Porto. Ha conseguito il premio Paris Artexpo 2021 presso la galleria Thuillier di Parigi e ha preso parte alla nona Biennale di Montecarlo. In passato ha già partecipato a una mostra presso la galleria torinese Malinpensa by La Telaccia nella collettiva “In scena la natura”. Nel 2022 ha debuttato alla galleria Magenta nella personale “Cavalleresco contemporaneo”. Nel 2023, sempre alla galleria Malinpensa by La Telaccia è stato protagonista della mostra personale dal titolo “Stanze introspettive”.

Le opere di Federico Montesano trasportano lo spettatore in una dimensione onirica altamente suggestiva, in quanto capaci di cogliere l’immediatezza del tempo e di comunicare emozioni e contenuti di vera intensità poetica che coinvolgono interamente il fruitore della sua arte. Le sue vedute paesaggistiche, dalla “Tematica” a “Transito metafisico” di chiara valenza simbolica, oltrepassano la realtà andando al di là del soggetto, per rappresentare l’essenzialità, la spiritualità e il grande mistero dell’esistenza. L’artista Federico Montesano si dedica ad un ampio progetto che comprende anche i disegni su carta e le opere in plexiglass, dimostrando sempre una accurata analisi sia nella resa formale sia negli effetti scenici e strutturali. Le tematiche “Oltre lo spazio fisico” e “Racconto introspettivo” fanno emergere una propria individualità e una rinnovata espressività che si traducono nei materiali quali la tela, la carta, l’acrilico, la garza e il plexiglass. Tutti in grado di mettere in rilievo la sua ricerca e il suo rigoroso impegno.

 

Tra natura e concetto si respira un silenzio universale in cui la terra, a volte inaridita da sole, priva di vegetazione o presenza umana, emette un’azione dinamica della luce di notevole elaborazione, capace di scandire l’immagine di un valore sentimentale e di un vedutismo scenografico unico e personale. Questo dimostra una sua alta manualità e intellettualità. La solarità atmosferica, accentuata da bagliori e dettagli di pennellate incisive dal forte tonalismo riescono a creare un gioco da cui nasce un contrasto vivace di cromatismi di rara narrativa pittorica. Le accentuazioni luministiche e la spazialità del segno si diffondono in uno scenario di alta qualità estetica e di solida modalità tecnica. Colore, luci e ombre sono ben calibrati nell’opera e generano caldi riflessi cromatici in cui i gialli e i colori ocra fanno da contrappunto, nell’opera, con il blu del cielo, definendo il suo percorso ricco di studio e di coerenza. Ogni sua opera è avvolta da una soluzione straordinaria dal punto di vista formale, che assume un diverso impatto visivo e si carica di una notevole forza vitale. Si tratta di una realtà affascinante interpretata con un preciso stile compositivo, in cui la pittura diventa un puro stato d’animo e esprime una sensibilità diffusa.

Gli accordi armonici, il senso volumetrico, l’ampiezza prospettica vengono alimentati da una ricerca ininterrotta che si concretizza in un risultato artistico tangibile che è sempre capace di comunicare, nel fruitore, delle emozioni. I movimenti della luce, che nell’opera di Montesano si accendono di una vibrazione assolutamente unica, svelano una pittura intrisa di effetti chiaroscurali magistrali, dall’ampia risonanza e dal forte impatto emotivo. La natura, maestosa nelle sue opere, si sublima di una forza descrittiva e di una evidente simbologia, diventando spazio dell’anima e inserendosi in una struttura pittorica vibrante di grande rilievo estetico e emotivo. L’originalità dell’arte di Federico Montesano consiste, quindi, nella fluidità della materia ad acrilico su tela, nei toni preziosi del colore e nella strutturazione del disegno, capaci di accendere la sua opera di emozioni.

Galleria Malinpensa by La Telaccia, C.so Inghilterra 51, Torino

Orario: 10:30/12:30 – 16:00/19:00

Contatti: 011 5628220

 

Mara Martellotta

 

Ville, palazzi e castelli di Cereseto dal medioevo al conte Gualino

 

L’esistenza del feudo di antica origine, considerato una piccola isola autonoma soggetta alla giurisdizione di Vercelli, non era concepibile nell’epoca in cui le fortune aleramiche erano in auge in Monferrato e venne assorbito dalle dinastie del marchesato. Sorto, come opposizione al potere dei nobili, Cereseto acquistò una personale fisionomia solo nel 1358 con la pubblicazione degli statuti e la costituzione dei consorzi famigliari che tutelavano sia i feudatari che i sudditi. Nei parlamenti di Moncalvo del 1388 e di Pontestura del 1432 furono trattate le questioni commerciali, i tributi, la libertà personale, le milizie, la polizia interna, il diritto personale civile e il foro ecclesiastico dei comuni. Il gettito tributario del comune signorile di Cereseto era superiore di quattro volte il gettito dei comuni maggiori e di quindici volte quello dei comuni minori. Il consorzio si manifestò con la costruzione della torre e della loggia comune, simbolo di prestigio e potere. L’abitato si era spostato dalla collina di San Cassiano sull’attuale colle nel XVI° secolo e la antica pieve venne unita ai benefici della vecchia parrocchiale di San Pietro, situata accanto all’antico castello in stato cagionevole e rovinato del tutto già alla fine del XVII° secolo. Il feudo di Cereseto fu investito dal duca Vincenzo I° Gonzaga al marchese Germanico Savorgnan, celebre ingegnere militare e architetto veneziano quale ricompensa per la progettazione della Cittadella di Casale.
Dal 1693 al 1700 il feudo era proprietà del marchese Giacomo Bartolomeo Gozzani di Treville, vice presidente del Senato monferrino, succeduto al marchese Mario Germanico Savorgnan pronipote del famoso ingegnere, difeso nella disputa dal conte Cesaro Antonio Ardizzoni. Il marchese Gozzani era difeso dal causidico Francesco Lodovico Perracino, podestà del castello di Pontestura e padre di Brigida, moglie del cugino Bernardino Gozzano ultimo proprietario della casa Gozzano di Luzzogno abitanti nella villa Monromeo di Serralunga di Crea, antica casa dei discendenti del condottiero Facino Cane. Nella lista dei beni feudali sono elencati: un molino nella contrada Collobrio, la cascina Merli e la contrada Tavolara proprietà del castello con i terreni sopra le fini di Ozzano e Pontestura, le masserie delle Sturelle e Buffalora, i beni della pieve di San Cassiano, il palazzo del castello con le sue fosse, l’osteria e le case adiacenti.
Il palazzo esistente tra la chiesa e l’antico castello era sede dei diciotto notai di Cereseto dell’epoca e di Giacomo Meda, notaio e castellano, ormai con poche stanze abitabili già nel 1711. La linea dei Savorgnan si estinse nel 1726 con la morte di Francesco e il feudo, devoluto alle finanze, venne acquistato dal primo marchese di Cereseto e secondo conte di Piová Massaia Francesco Antonio Ricci nel 1728. Governatore di Casale, comandante della polizia urbana e mercante di tela, non riuscì ad elevare a marchesato la contea di Piová. Sposato con Maria Maddalena Callori, era figlio del podestà Fabio Federico, primo conte di Piová e cognato del conte Antonino Gozzani di San Giorgio. Il secondo marchese di Cereseto e terzo conte di Piová Fabio Federico Ettore Ricci, sposato in seconde nozze con Giulia del Carretto, decurione e provveditore di Casale, edificò la villa Ricci sui ruderi dell’antico castello di Cereseto e il palazzo di Piová.
Il quarto marchese di Cereseto e quinto conte di Piová Giuseppe Ricci, sposato con la contessa Teresa Visconti figlia del conte Emanuele Luigi e di Giuseppina Gozzani di San Giorgio, vendette la villa barocca e i beni di famiglia del feudo di Cereseto ereditati dallo zio Vincenzo Stanislao, terzo marchese di Cereseto e quarto conte di Piová, al conte savoiardo di Caraz e Castelgrana Giovanni De Maistre, figlio del conte Luigi e di Giuseppina Sannazzaro di Giarole. Giovanni dilapidò il patrimonio al gioco e vendette la
villa Ricci e il castello di Motta dei Conti, poi riscattati dalla moglie Giuseppina. La elegante villa di Cereseto con giardino all’inglese passò in eredità al genero Giuseppe Lovera dei marchesi di Marie (contea savoiarda di Nizza) e alla figlia Giulia De Maistre, venduta nel 1908 dal loro figlio Giacinto all’industriale e mecenate conte Riccardo Gualino. La villa Ricci fu alienata per costruire l’attuale maniero neogotico per l’ambiziosa moglie e cugina Cesarina Gurgo Salice su progetto del casalese ing. Vittorio Tornielli. La splendida dimora fu inaugurata nel 1912 in occasione del loro quinto anniversario di matrimonio e gli invitati indossarono abiti medioevali per essere in accostamento allo stile del castello.
Nei primi anni del ‘900, Cesarina frequentò il collegio femminile gestito dalle Filles de la  Sagesse, congregazione di monache monfortiane provenienti dalla Vandea fondata da San Luigi Grignon da Montfort nel 1703 (Alta Provenza) che migrarono in Italia e nel mondo dopo che la Francia aveva messo al bando gli istituti religiosi, istituto che si era trasferito da Casale al castello di San Giorgio proprietà del conte Giuseppe Cavalli d’Olivola, figlio di Alessandro e della contessa Paolina Gozzani. Nel teatro del castello di Cereseto il maestro Alfredo Casella diresse un concerto dedicato a Igor Stravinskij e nel circolo culturale dei coniugi Gualino entrarono grandi personaggi: Emma Gramatica, Jacques Dalcrole di Ginevra padre della danza moderna, Pietro Canonica scultore di Moncalieri, Carlo Levi, Luigi Pirandello, Benedetto Croce, Amedeo Nazzari, Leonardo Bistolfi, Felice Casorati e la moglie Daphne Maugham, Sibilla Aleramo, Rajssa Gourevitch (che sposerà nel 1927 Giorgio De Chirico) e Richard Strauss. La collezione della musa Cesarina, stregata da Lionello Venturi storico e figlio del critico d’arte Adolfo, fu valutata in 250 milioni di lire nel 1931, compresi i sette Modigliani acquistati a Parigi nel 1921 e parte delle opere furono destinate alla Galleria Sabauda.
Oltre al castello, i coniugi Gualino lasciarono come unica testimonianza la lapide in bronzo del Canonica posta alla base del maniero, altorilievo neogotico destinato al monumento dello zar Nicola II° a San Pietroburgo, acquistato dal Gualino dopo la rivoluzione bolscevica. Però la grande notorietà fu il seme della loro rovina. La crisi americana del 1929 coincise con il tracollo finanziario del Gualino ed ebbe inizio la decadenza del castello, messo all’asta dalle Finanze nel 1933 unitamente alla tenuta Gambarello dei marchesi Ricci. Gualino fu incarcerato in Francia e a Torino ed in seguito confinato per cinque anni a Lipari nel 1931, rappresentando l’opposizione liberale alla dittatura mussoliniana. Dopo l’avvento dei diversi proprietari, l’immagine dei castello fu deteriorata nel 1980 da una gang di malviventi nota come French Connection che produceva eroina fornendosi di oppio e morfina dal Medio Oriente, segnando il culmine della decadenza del maniero.
Armano Luigi Gozzano 

Con la musica un volto nuovo al day hospital del Cottolengo

Sabato 3 febbraio alle 20.45 nella Chiesa della Piccola Casa di Torino
Sabato 3 febbraio 2024 alle ore 20.45 nella Chiesa della Piccola Casa di Torino (via Cottolengo 12) si terrà il concerto del Quartetto d’archi Viotti ensemble – Paolo Giolo (Violino), Marco Lamberti (Violino), Alberto Giolo (Viola) e Giacomo Berutti (Violoncello).

Ingresso ad offerta libera.

Il ricavato sarà devoluto a favore del progetto “Un volto nuovo al Day Hospital oncologico” dell’Ospedale Cottolengo che ha lo scopo di dare un’accoglienza calorosa alle pazienti e rendere più confortevoli gli ambienti dove si effettuano le terapie.”
cfr: https://www.cottolengo.org/2024/01/12/concerto-darchi-per-il-progetto-un-volto-nuovo-al-day-hospital-oncologico/?fbclid=IwAR0qqS_sSskXTJamS7rcGsWY1Cvb_iAINKH7wNJdT501i-ApJNbFU4k-1Us
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“Sgarbuglio” carta vincente contro il gioco patologico

Si chiama Sgarbuglio lo sportello nuovo punto di riferimento per il sostegno e la tutela economica e legale per persone con disturbo da gioco d’azzardo e per i loro familiari.
La sede è nei locali di Città metropolitana di Torino in corso Inghilterra 7 a Torino; la AslTo3 è capofila del progetto regionale, finanziato attraverso il Piano per il contrasto al gioco d’azzardo patologico di Regione Piemonte.
Il servizio è rivolto ai pazienti residenti nel territorio metropolitano torinese.
Sgarbuglio è gestito dal personale sociale ed educativo dei servizi per il gioco d’azzardo piemontesi e lavora in rete con gli uffici giudiziari competenti, si avvale della consulenza di un avvocato, un commercialista e un giurista esperto per offrire un supporto professionale specifico e individualizzato, ai singoli e alle famiglie coinvolte nelle drammatiche conseguenze del gioco d’azzardo.
Se ne è parlato durante un seminario rivolto agli amministratori di sostegno: “dobbiamo creare una rete istituzionale per tutelare il patrimonio delle persone, economico e relazionale” h adetto la consigliera metropolitana Valentina Cera aprendo i lavori.
Per accedere al servizio Sgarbuglio è necessario rivolgersi agli ambulatori per il trattamento del Disturbo da Gioco d’Azzardo presso la propria Asl di competenza: l’accesso è gratuito e non è richiesta l’impegnativa del medico di medicina generale.

#giocodazzardo #giocodazzardopatologico

Anche a Torino andremo tutti a 30 all’ora?

Nei giorni scorsi è stato approvato  in Sala Rossa un documento (prima firmataria, Elena Apollonio) sulla promozione dell’educazione alla sicurezza stradale. L’ordine del giorno ricorda tra l’altro come una mozione del Consiglio comunale del novembre 2022 abbia impegnato la Città a portare il limite di velocità a 30 km/h e a proclamare Torino “Città 30 all’ora”. È quello approvato di recente è un nuovo documento che va nella stessa direzione. Inoltre, sottolinea come l’anno scorso si siano verificati in città 4132 incidenti stradali, con 22 persone decedute e 2755 ferite.

All’Amministrazione si richiede la promozione di ulteriori azioni ed interventi a sostegno della sicurezza stradale. Fra i provvedimenti portati ad esempio, la realizzazione della Città 30 all’ora, così come avvenuto a Bologna non senza polemiche. Poi, il monitoraggio degli attraversamenti con scarsa visibilità, l’adeguamento dei limiti di velocità alle condizioni di visibilità, la creazione di isole salvagente al centro delle carreggiate “ed ogni utile azione e iniziativa che favorisca la cultura della sicurezza stradale del pedone”.

Inoltre, all’esecutivo di Palazzo Civico si chiede di sollecitare la Regione Piemonte, di concerto con Amministrazioni comunali e Ufficio Regionale Scolastico (coinvolgendo inoltre le Associazioni per la mobilità ciclabile e sostenibile), a un investimento straordinario sull’educazione dei giovani, in particolare studenti degli ultimi due anni delle scuole medie superiori. Occorre inoltre, sottolinea il testo approvato in aula, una sensibilizzazione a larga scala per combattere le cause delle morti, quali eccesso di velocità, uso dei telefonini e distrazione, guida sotto gli effetti dovuti all’assunzione di bevande alcoliche o droghe.

Raduno Rafting a Verona

Presso il centro sportivo Bottagino sul fiume Adige, tutte le squadre partecipanti avranno modo di perfezionare la tecnica e resistenza nelle discipline di discesa e slalom. Il raduno permette a tutti di confrontarsi e vedere la propria crescita agonistica sotto la guida attenta del direttore tecnico federale Paolo Benciolini. Tecnica tra le porte, percorsi lunghi e prove di qualifica saranno al centro di due giorni impegnativi ma necessari per arrivare pronti ai campionati assoluti italiani e le qualifiche per europei e mondiali che si terranno a Ivrea nel mese di maggio.

Nicolò e Matteo Balma, Davide Montaldo, Viola Gambella, Lorenzo Guenno, Stefano Gambella, Enea Beltrando, Alessandra Conti, Leonardo Ferraris e Elia Ciardullo sono gli atleti convocati per il raduno scaligero. Dieci ragazzi guidati dal tecnico Guglielmo Piatti e suddivisi in tre equipaggi con una collaborazione tutta al femminile con il Saluggia.

Matteo Cerrano, diretto tecnico del centro: “dopo il raduno a Ivrea nei primi giorni di gennaio, andiamo a Verona per affinare la tecnica e lavorare sull’equipaggio al fine di perfezionare la sintonia tra gli atleti. Sarà importante lavorare come squadra e costruire il giusto percorso per meritarci la maglia azzurra nelle selezioni di questa primavera”.

Ivrea Canoa Club

Lluis Pasqual dirige Lina Sastri in ‘Nozze di sangue’ di Federico García Lorca

Debutterà  martedì 30 gennaio al teatro Carignano di Torino, alle 19.30, ‘Nozze di sangue’ di Federico Garcia Lorca, per l’adattamento e la regia di Lluis Pasqual. In scena, accanto a una straordinaria Lina Sastri, Giacinto Palmarini, Giovanni Arezzo, Alessandra Costanzo, Ludovico Caldarera, Roberta Amato, Floriana Patti, Gaia lo vecchio, Alessandro Pizzuto, Sonny Rizzo, Elvio la Pira e insieme ai musicisti Riccardo Garcia Rubi (chitarra) Carmine  Nobile  (chitarra), Gabriele Gagliarini(percussioni). La coreografia è  di Nuria Castejon, le scene sono di Marta Crisolini Malatesta, i costumi di Franco Squarciapino, le luci di Pascal Merat.

Lo spettacolo è coprodotto dal teatro Stabile di Catania, teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale,  Teatro di Napoli, Teatro nazionale e Teatro Biondo di Palermo e resterà in scena per la stagione del teatro Stabile in abbonamento fino a domenica 11 febbraio prossimo.

Nel dramma di Garcìa Lorca solo uno dei personaggi ha un nome, gli altri sono ruoli, funzioni sociali, archetipi di una società chiusa e violenta, in cui le passioni sono soffocate nel sangue. Limitazioni alla libertà personale, sessismo, clima opprimente e repressivo non  erano estranei al poeta e drammaturgo spagnolo, destinato a una tragica fine tre anni dopo il debutto dell’opera. Essa risulta ispirata a un  vero fatto di cronaca, e questa storia datata 1943 è  diventata un urlo contro qualsiasi convenzion  nel campo dell’amore, un  grido di libertà nel seguire le proprie passioni che bruciano due cuori  e due corpi in una stessa fiamma.Lluis Pasqual, massimo esperto vivente di Lorca, realizza una contaminazione tra prosa, danza e canto, basandosi sulle eccentriche capacità di Lina Sastri.

“Nozze di sangue – spiega Lluis Pasqual – rappresenta uni dei titoli più folgoranti della storia del teatro del Novecento europeo e altro non è  che un fatto di cronaca di vita raccontato da un poeta. A pochi chilometri da Granada, in una campagna secca, la sposa fugge con un lontano parente. Lo sposo, tradito, li insegue con un gruppo dei suoi e il tutto finisce a coltellate e morti. La notizia appare sui giornali  e nella mente del poeta questa storia vera compie un viaggio profondo e scuro. Il ‘suo’ racconto dei fatti diventa un urlo contro qualsiasi convenzione nel campo dell’amore e un grido di libertà nel seguire la passione che brucia due corpi e due cuori nella stessa fiamma. Nel corso del racconto Garcia Lorca crea due personaggi enormi, due vittime, due donne, la fidanzata e la madre. Quelle  che restano e che dovranno trascinarsi a vita il dolore e le ferite causate da questo cainismospagnolo, fratello contro fratello divisi fino alla morte.

La frase materna “Qui adesso ci sono due bande, tu con i tuoi, io con i miei” non faceva altro che annunciare la disumana guerra civile che di lì  a poco sarebbe scoppiata in Spagna. Poi il poeta è  morto, la guerra è passata, sono trascorsi tanti anni e, in una piccola parte del mondo occidentale,  la donna ha conquistato quella libertà  per la quale il poeta si era battuto.  La metafora sulla passione e sull’amore, che Garcìa Lorca ha fatto diventare immortale in questo testo bruciante, è  ancora molto viva e attuale in tante civiltà  che non appartengono alla nostra cultura europea.  Ed è,  senza dubbio, anche dentro le nostre frontiere piene di intolleranza e di odio. E queste parole le scrivo mentre in Europa viviamo la più irrazionale guerra della storia dell’uomo. Quanti volti si spose e di madri abbiamo visto in televisione? Come quelli che ha sognato Lorca. Non è  un caso che abbia scelto, come in tante sue opere, la donna, la vittima per mostrare la violenza degli uomini. Il poeta, ancora una volta, guarderà dalla parte dellevittime, la sposa, la madre.

Isabel Garcia Lorca, la sorella di Federico, mi ha raccontato che nel momento in cui Lorca scriveva ‘Nozze di Sangue’ erano a Granada, a la Huerta  de san Vicente, la bella casa dove trascorrevano l’estate. A Federico era arrivato un disco di una cantata di Bach che faceva suonare al grammofono e che ascoltava ossessivamente per ore tutti i giorni finché un giorno glielo hanno nascosto.

In ‘Nozze di sangue’ c’è tanta musica scritta anche da lui, che è  stato un grandissimo musicista. Una musica che non è  Bach, ma ha una sua geometria. Proviene piuttosto dal “cante jondo” che vuol dire canto scuro e profondo, che è  una variante del flamenco. Questa musica, presente nel testo, scorre come un fiume scuro e bisogna farla sentire perché  riempie il suo corpo, la sua anima, il suo orecchio in una terra secca circondata dal mare. Nel Meridione della cosiddetta civiltà.  In Andalusia come in Sicilia non vi è  grande differenza.

 

Nozze di sangue di Federico Garcia Lorca

Teatro Carignano piazza Carignano 6, Torino

30 gennaio-11 febbraio 2024

 

Mara Martellotta

Merlo: Caso Bigon, cattolici democratici e popolari estranei nel Pd della Schlein

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“La vicenda della consigliera regionale veneta Annamaria Bigon, sanzionata politicamente dal Pd
perchè non ha rispettato la disciplina di partito su un tema eticamente sensibile come il ‘fine vita’,
conferma un solo elemento. E cioè, nel Pd a guida Schlein il ruolo dei cattolici democratici e
popolari è pressochè nullo. Con tanti saluti al progetto originario del Partito democratico che
faceva proprio della pluralità culturale al suo interno la sua vera ragion d’essere e anche la sua
autentica scommessa politica. Con l’arrivo della Schlein, quel partito ha cambiato definitivamente
identità, progetto e prospettiva politica. E, del tutto legittimamente, si è trasformato in un partito di
sinistra massimalista, radicale e libertario. E i cattolici democratici e popolari, di conseguenza, se
vogliono ancora avere un ruolo politico, culturale e programmatico, non possono che guardare
politicamente altrove”.

Giorgio Merlo, Dirigente nazionale Tempi Nuovi-Popolari uniti.

Baraccopoli a Fermi: Degrado senza fine a Collegno

Parisi (Lega): “Le baraccopoli di Fermi sono il fallimento del fantomatico modello Collegno.”

Romeo (Fratelli d’Italia): “A sinistra si preoccupano solo delle prossime elezioni. Per noi, la priorità è la sicurezza della città.”

Fermi, baraccopoli: un binomio che questa amministrazione comunale non è riuscita a scindere. A Collegno infatti è ancora emergenza baraccopoli come afferma Giovanni Parisi, Segretario cittadino e Capogruppo Lega nel Comune di Collegno: La zona del capolinea della metropolitana di Fermi è diventato il dormitorio a cielo aperto dei senzatetto, con conseguente deterioramento del decoro urbano. La situazione è ormai fuori controllo in quanto la presenza di bivacchi e baracche abitate da personaggi di dubbia provenienza inficiano ulteriormente la già bassa percezione di sicurezza della nostra città. – continua Parisi – Raccogliamo quotidianamente le lamentele dei cittadini, ormai stremati dalle condizioni nelle quali sono costretti a vivere e continueremo a portare le loro istanze in Comune ma se dallaltra parte troviamo un muro di gomma, ovvero la sinistra scollegata dalla realtà, è difficile che le cose possano cambiare. Il degrado di Fermi è la rappresentazione plastica del fallimento del PD collegnese.

Daccordo anche Alberto Romeo, Segretario cittadino Fratelli dItalia Collegno: Mentre la sinistra collegnese è impegnata nella sua campagna elettorale e nel fare accordi con liste cosiddette civiche, noi eravamo ad effettuare l’ennesimo sopralluogo nella zona di Fermi. Abbiamo trovato una situazione indecorosa e peggiorata dopo l’ultimo sgombero, sollecitato dal centrodestra. – continua Romeo – Le baracche sono proliferate e l’ecocentro, come di consuetudine viene preso all’assalto da ignoti. Il parcheggio dell’Ipercoop si è trasformato in una discarica a cielo aperto, con tanto di camping abusivo. Scriveremo un’altra lettera al prefetto e alle autorità competenti. I collegnesi non meritano più una situazione del genere. Nel frattempo, c’è chi si preoccupa solo ed esclusivamente delle prossime elezioni con accordi e con prese di posizione per essere candidato sindaco. Per noi invece la priorità sarà sempre il benessere dei cittadini e la sicurezza della città!

Poste Torino, atti giudiziari online

 Il processo di digitalizzazione di Poste Italiane continua con il nuovo servizio “Atto Giudiziario Business Online”, disponibile per Aziende e Pubbliche Amministrazioni della provincia di Torino.

Il Servizio è accessibile 24 ore su 24 e consente di spedire i documenti su tutto il territorio nazionale in conformità alla normativa vigente (Legge 890/1982 e successive modifiche e integrazioni) grazie al collegamento diretto con i sistemi di Poste Italiane oppure utilizzando Partner tecnologici certificati da Poste. Il nuovo servizio è modulare, flessibile e configurabile e semplifica tutte le attività di gestione della corrispondenza in uscita, velocizzando i tempi di invio e riducendo i costi di stampa.

Tutte le attività connesse, infatti, saranno svolte direttamente da Poste Italiane: stampa, imbustamento, apposizione dell’indirizzo, recapito, rendicontazione per il cliente e archiviazione online. Secondo le normative vigenti, inoltre, i clienti possono scegliere di ricevere l’Avviso di Ricevimento dell’Atto Giudiziario anche in formato digitale via PEC in alternativa alla restituzione dello stesso a mezzo posta, passo fondamentale per la completa digitalizzazione del processo di notifica con una riduzione degli errori e dei tempi di accettazione dei documenti e un’accelerazione del processo di restituzione.

Poste Italiane si occupa anche di stampare il codice dell’atto e il numero di pagina sul frontespizio e su ogni foglio del documento spedito e di rendere disponibile il documento stampato con marca temporale e firma digitale di Poste, garantendo così all’Atto Giudiziario Online un valore probatorio superiore a quello tradizionale.

L’Azienda, infine, si conferma ancora una volta attenta alla sostenibilità ambientale. Tutti i documenti, infatti, vengono stampati su carta certificata FSC (cioè carta ottenuta da legno proveniente da foreste gestite in maniera responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici), per consentire un agevole riciclo delle buste e dei fogli utilizzati.

Per ulteriori informazioni sul servizio di “Atto Giudiziario Business Online” è possibile visitare il sito https://business.poste.it/professionisti-imprese/prodotti/atto-giudiziario-business-online.html