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Dazi Usa / 2: Agricoltura, i coltivatori torinesi hanno bisogno di compensazioni

L’agricoltura torinese si trova in un momento cruciale: mentre inizia la stagione dei raccolti, con vino, frutta, nocciole, formaggi DOP e carne di Razza piemontese pronti per l’export, l’incertezza legata ai dazi statunitensi sul comparto agroalimentare minaccia di compromettere seriamente le esportazioni.

«Non sappiamo ancora quali prodotti agricoli beneficeranno dei “dazi zero” ma già l’accordo sul 15% desta non poche preoccupazioni» afferma Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino.

Il recente accordo che prevede tariffe al 15% rappresenta un miglioramento rispetto all’ipotesi iniziale del 30%, che avrebbe inflitto danni gravissimi all’agroalimentare torinese. Tuttavia, le difficoltà non mancano. Il settore agricolo è già sotto pressione a causa degli effetti del cambiamento climatico, del meteo instabile, della diffusione di nuovi parassiti e malattie. A questo si aggiungono fenomeni come il “land grabbing” da parte della speculazione energetica, che sottrae terreni fertili per installazioni fotovoltaiche, il consumo di suolo, la crescente demonizzazione degli allevamenti e gli attacchi alla cultura del vino.

«L’accordo con tariffe al 15% è sicuramente migliorativo rispetto all’ipotesi iniziale del 30% che avrebbe causato danni enormi per l’agroalimentare torinese. L’agricoltura torinese sta vivendo un momento difficilissimo a causa del cambiamento climatico, con gli effetti di un meteo impazzito e di nuovi parassiti e malattie. Sta subendo il “land grabbing” da parte della speculazione energetica che fa incetta di terre fertili per il fotovoltaico, sta facendo i conti con il consumo di suolo, con la demonizzazione degli allevamenti, con gli attacchi alla cultura del vino. Ora per i comparti che saranno gravati dai dazi è necessario lavorare per compensazioni europee ma anche compensazioni locali. Quando si dichiara che si vuole difendere la nostra agricoltura lo si deve fare all’interno di ogni provvedimento anche per settori apparentemente distanti come un “Piano della qualità dell’aria” dove si chiedono alle nostre stalle investimenti ingenti per strutture di copertura delle platee del letame di dubbia efficacia».

Negli Stati Uniti, il mercato assorbe oltre il 30% dei vini DOCG prodotti a Torino. I vini più richiesti includono il Freisa, il Carema e l’Erbaluce spumante, ma anche i vini eroici del Pinerolese e della valle di Susa trovano spazio sugli scaffali americani. Anche una parte della frutta pinerolese – mele, pere, pesche – è destinata all’export USA, così come le nocciole e il latte da filiera, utilizzati dall’industria dolciaria che esporta oltreoceano. In totale, si stima che il valore dell’export torinese verso gli USA si aggiri attorno ai 300 milioni di euro.

Estendendo lo sguardo all’intero Piemonte, la quota dell’export agroalimentare destinata agli Stati Uniti rappresenta il 13% del totale. Nel 2024, questa quota ha registrato una crescita superiore al 3,5%, raggiungendo un valore di oltre 4,1 miliardi di euro.

«Quello che non dobbiamo assolutamente perdere – aggiunge il direttore di Coldiretti Torino Carlo Loffreda – è questa consolidata propensione dei nostri produttori ad avere uno sguardo internazionale. Non dobbiamo assolutamente richiuderci in noi stessi e guardare solo alle vendite in Italia. Diversificare i mercati è diventato vitale, così come è sempre più importante che sia favorita la vendita diretta da parte delle aziende agricole utilizzando gli strumenti più moderni. I nostri uffici sono a disposizione per indirizzare le aziende agricole verso uno sguardo sempre più internazionale».

 

Gino Paoli, Mussolini e le pagine nere della Resistenza

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Ricordo che al famoso  Collegio “Filippin“ di Paderno del Grappa venivamo svegliati dalla canzone di Gino Paoli “Sapore di mare“. Era un collegio con le stanze singole gestito dai Fratelli delle Scuole Cristiane, dove c’era la piscina olimpionica e la possibilità di fare equitazione. Non so chi avesse scelto quella canzone estiva ascoltata tutte le mattine. Mi è tornato in mente questo episodio leggendo una interessante intervista di Paoli per i suoi prossimi 91 anni portati, sembrerebbe, egregiamente, malgrado la vita dissipat .  E ‘ quasi impossibile non apprezzare gran parte delle canzoni di Paoli, mentre detesto De Andre ‘ per una serie di ragioni che ci porterebbe distanti. Paoli fu deputato eletto nel Pci, a onor del vero per una sola legislatura ed è sempre stato uomo di sinistra anche quando ebbe qualche problema con la SIAE di cui fu presidente e venne accusato di aver sottratto  al fisco  2 milioni di euro , frutto delle sue esibizioni alle feste dell ‘“Unità”, trasferiti illegalmente in Svizzera. Nell’intervista ha dichiarato,  parlando dei repubblichini Tognazzi, Chari e Fo in modo sorprendente: “Il fascismo è stato anche un ideale come lo è stato l’anarchia. Non possiamo accanirci contro vent’anni di storia italiana perché Mussolini è  nella storia italiana. Il Duce era capace e furbo (…)”. Ed ancora: ” Sono consapevole delle pagine nere della Resistenza. Quando i partigiani aprirono le carceri, uscirono anche i criminali. Ci furono vendette private e delitti. A Genova la mia maestra fu additata come collaborazionista: le raparono i capelli, la portarono in giro con il cappio al collo, poi le spararono in testa e la gettarono nel laghetto di Villa Doria “. D’ora in poi ascolterò le canzoni di Paoli con più piacere, dimenticando  il fastidio  giovanile di dovermi svegliare quasi all’alba, ascoltando “ Sapore di sale “ a tutto volume.

Riaperta la provinciale 4 tra Baldissero e Pavarolo, chiusa per caduta alberi

Grazie all’intervento del Comune di Baldissero Torinese, che ha rimosso gli alberi caduti al suolo, e altri pericolanti su terreni privati confinanti con la sede stradale, è stata riaperta oggi la strada provinciale 4, nel tratto compreso tra il km 6+000 e il km 6+500, nei Comuni di Baldissero Torinese e Pavarolo, che era stato chiuso per i danni causati dai forti temporali accaduti nei giorni scorsi (foto in allegato).

A Lauriano, per un intervento urgente dovuto alla perdita di una condotta di gas sull’attraversamento del ponte, la strada provinciale 100 di Moriondo è chiusa dal km 5+520 al km 5+540 fino alle 24 di sabato 2 agosto.

A Casalborgone, la chiusura della strada provinciale 71 di Aramengo, dal km 0+200 al km 2+050, è prorogata fino a giovedì 14 agosto. Il divieto riguarda tutti i veicoli, ad esclusione dei mezzi di soccorso, ed è motivato da lavori di sostituzione di una condotta idrica realizzati dalla Smat spa.

Frecce Tricolori, pilota non colpevole della morte di una bimba

È stata chiesta l’archiviazione per il maggiore dell’Aeronautica militare Oscar Del Dò. Lo scrive il quotidiano La Stampa. Il militare non è colpevole della morte della bambina Laura Origliasso, che morì nell’incidente delle Frecce Tricolori quando  il 16 settembre del 2023 un aereo aveva perso quota, cadendo su una famiglia che passava in auto tra Caselle e San Francesco al Campo.  È caduta l’accusa di omicidio colposo per l’ufficiale-pilota.

 

Sempre grave unica superstite incidente sulla Torino – Milano

I medici del Niguarda di Milano, dove è ricoverata,  non hanno sciolto la prognosi di Silvia Moramarco, di 37 anni, l’unica sopravvissuta nell’incidente stradale avvenuto domenica sull’A4 al confine fra Piemonte e Lombardia, in cui sono morte quattro persone fra cui il marito della donna. Questa presentava numerose fratture e traumi ed è stato sottoposta a intervento chirurgico.

Frejus, la Regione: “Giornata importante per i collegamenti”

“Quella di oggi è stata un’altra giornata importante per i collegamenti tra il Piemonte e il resto d’Europa, perché un’ulteriore opera che aspettavamo da anni è diventata realtà per le nostre comunità e il nostro territorio”: è quanto ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio nell’intervento svolto durante la cerimonia di inaugurazione della seconda canna del tunnel del Frejus, tenutasi questa mattina alla presenza di numerose autorità tra le quali Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del Governo italiano, e Philippe Tabarot, ministro dei Trasporti del Governo francese.

Il presidente Cirio ha quindi sottolineato che “è un momento storico perché continua la riapertura del Piemonte al contesto internazionale, per la quale abbiamo lavorato per risolvere i momenti difficili che abbiamo ereditato. Il vicepremier Salvini non ci ha mai fatto mancare il supporto e il coraggio necessario. I valichi sono strumento di sviluppo e crescita per le vallate e per l’intero territorio. Continua quindi oggi – ha proseguito – la stagione dello sblocco e dell’apertura di diverse infrastrutture di importanza strategica per la nostra economia: ad aprile abbiamo riattivato la ferrovia del Frejus, chiusa per un anno e mezzo a causa di una frana in territorio francese, un mese fa è toccato ad un intervento atteso da tantissimi anni come il tunnel del Tenda, che ha già registrato oltre 30.000 passaggi e provocato un aumento del 10% del turismo, la variante di Demonte ha avuto il via libera di Bruxelles, con i francesi è stato avviato un tavolo di lavoro per il raddoppio del traforo del Monte Bianco, e a fine anno sarà finalmente completata l’Asti-Cuneo. È anche la prova che le opere si fanno, anche in questo territorio: perché il dissenso è sempre legittimo purché avvenga nel rispetto delle regole e della democrazia, ma non sono accettabili le violenze ad opera di un manipolo di delinquenti che attaccano operai e forze dell’ordine”.

“Un’altra tappa importante per il potenziamento della viabilità internazionale che collega il Piemonte con la Francia e l’Europa. Un intervento strategico che migliora la fluidità del traffico e garantisce standard di sicurezza sempre più elevati. Si tratta di un investimento rilevante che rafforza il ruolo del nostro territorio nei grandi corridoi europei del trasporto e della logistica”, ha sostenuto l’assessore alle Infrastrutture strategiche Enrico Bussalino.

Aperto al traffico dalle ore 20 del 29 luglio, il nuovo tunnel è stato realizzato dalle due concessionarie, la francese Sftrf e l’italiana Sitaf. Lungo 12,9 km e con 8 metri di diametro, si affianca a quello esistente, rendendo il traforo del Frejus la più lunga galleria stradale europea a doppia canna. Sono garantiti i più elevati standard di sicurezza, con 34 rifugi, 9 by-pass carrabili e un posto di controllo centralizzato di ultima generazione.

La separazione dei flussi di traffico ne rafforza ulteriormente il ruolo strategico e consolida il suo ruolo centrale nella mobilità europea e nel corridoio TEN-T Mediterraneo.

cs

La strana coppia

IL PUNTASPILLI di Luca Martina

La conoscenza tra Donald Trump e Jerome Powell iniziò formalmente nel 2017, quando Trump, allora presidente degli Stati Uniti, nominò Powell alla guida della Federal Reserve, in sostituzione di Janet Yellen (che era stata nominata da Barack Obama).
All’epoca, Trump vedeva in Powell una figura moderata e affidabile, vicina alle posizioni repubblicane, e si aspettava che sostenesse una politica monetaria accomodante (ai suoi desideri, con tassi d’interesse bassi).
La scelta fu considerata un compromesso tra continuità e cambiamento.
Continuità: Powell era già membro del Board of Governors della Fed dal 2012, nominato da Obama, e aveva sostenuto gran parte delle politiche monetarie della Yellen, inclusa la graduale normalizzazione dei tassi d’interesse (tornati, con lei, a salire dopo i tagli operati durante la crisi economico finanziaria del 2007/8).
Cambiamento: A differenza di Janet Yellen, che l’aveva preceduto, Powell non era un economista accademico ma un ex banchiere d’investimento e funzionario del Tesoro. Questo lo rendeva più vicino alla sensibilità politica e finanziaria di Trump.
Al momento della nomina Trump definì Powell “forte, determinato e intelligente”, sottolineando che avrebbe fornito una leadership “solida e stabile” alla banca centrale.
La sua nomina fu essenzialmente il frutto di un calcolo politico: mantenere la fiducia dei mercati senza confermare Yellen, che Trump aveva criticato durante la campagna elettorale.
Tuttavia, già nel corso del primo mandato, il rapporto si deteriorò rapidamente: nel 2019 Trump iniziò a criticare pubblicamente il governatore della Fed per non aver tagliato i tassi d’interesse con sufficiente rapidità, arrivando a definirlo “un nemico dell’economia americana”.
Nonostante le tensioni, Powell fu comunque riconfermato nel 2022 per un secondo mandato dal presidente democratico Joe Biden.
Venendo ai giorni nostri, i rapporti tra i due sono ormai ai minimi storici: Trump, tornato alla Casa Bianca, ha ripetutamente accusato Powell di ostacolare la ripresa economica mantenendo i tassi d’interesse troppo elevati (attualmente al 4,3%).
Anche gli epiteti con i quali POTUS si è ripetutamente riferito al banchiere centrale ben descrivono il livello dello scontro: “Very dumb, hardheaded” (molto stupido e testardo), “A real dummy” (un vero idiota), “Too Late Jerome”(Jerome sempre in ritardo),  “The WORST” (il peggiore), “A stubborn mule” (un mulo testardo).
Il presidente ha persino minacciato di rimuovere Powell, citando come pretesto presunte irregolarità nella ristrutturazione della sede della Fed (il cui costo è passato da una stima iniziale di 1,9 miliardi di dollari a 2,5 miliardi).
Sebbene abbia successivamente attenuato i toni, il messaggio è chiaro: The Donald vuole una Federal Reserve più accondiscendente nei suoi confronti.
Per un presidente, infatti, il compito risulta essere molto più agevole se le sue decisioni di politica economica “espansiva” (taglio delle imposte, aumento della spesa pubblica e, con questa, del debito) non sono ostacolate da una politica monetaria che si muove in direzione contraria.
E’ esattamente ciò che sta avvenendo negli ultimi mesi: di fronte ad un debito pubblico elevato e all’incertezza sugli effetti dei dazi sull’inflazione (il cui contenimento è uno dei principali obiettivi della Fed) la Banca centrale statunitense sta riducendo con grande prudenza i tassi d’interesse ufficiali, non cedendo alle pressioni per tagli più veloci e decisi da parte di Trump.
Va peraltro sottolineato che anche qualora il presidente riuscisse a sostituire Powell alla scadenza del mandato (maggio 2026), la politica monetaria è decisa dal Federal Open Market Committee (FOMC), composto da 12 membri votanti.
Il presidente della Fed non ha, infatti, potere assoluto: ogni decisione richiede un consenso e si basa su analisi economiche, condivise e discusse con tutti gli altri componenti del comitato.
Un intervento politico sulla leadership della Fed comprometterebbe la sua indipendenza istituzionale, pilastro della credibilità economica degli Stati Uniti, e le conseguenze (che già si incominciano a manifestare) potrebbero essere molto gravi.
  • Perdita di fiducia dei mercati: gli investitori temono le decisioni monetarie dettate da logiche elettorali senza adeguate attenzioni agli effetti futuri sul bilancio pubblico e la crescita.
  • Aumento dei costi di finanziamento: i rendimenti obbligazionari potrebbero salire (quello che è successo negli ultimi mesi, con i tassi a lungo termine in salita pur in presenza di tassi ufficiali in discesa).
  • Indebolimento del dollaro: la reputazione della politica monetaria statunitense ne uscirebbe danneggiata (il dollaro dall’inizio del 2025 è sceso, nei confronti dell’euro, da 1,02 a 1,17).
Esiste, a questo proposito, un precedente storico davvero inquietante: negli anni ’70, le pressioni di Nixon sul presidente della Fed Arthur Burns per mantenere i tassi d’interesse artificialmente bassi portarono ad una spirale inflazionistica.
Solo con Paul Volcker, governatore centrale dal 1979, e politiche monetarie molto restrittive, l’inflazione fu infine domata.
Vale la pena, a questo punto, fare una breve storia della banca centrale americana.
La Federal Reserve fu istituita nel 1913, in risposta alle ricorrenti crisi bancarie e finanziarie che avevano colpito gli Stati Uniti nel XIX e all’inizio del XX secolo.
Lungi dall’essere indipendente il suo funzionamento era fortemente condizionato dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e divenne evidente soprattutto durante e subito dopo la Seconda Guerra Mondiale quando la Fed fu costretta a mantenere artificialmente bassi i tassi d’interesse per facilitare il finanziamento del debito pubblico (cresciuto per sostenere lo sforzo bellico).
Dopo la guerra, con l’inflazione in fortissima crescita (oltre il 17% tra il 1946 e il 1947), la Fed desiderava, legittimamente, tornare ad una politica monetaria restrittiva.
Tuttavia, il Tesoro, guidato dal Segretario John W. Snyder, e il Presidente Harry Truman insistevano per mantenere bassi i tassi, al fine di proteggere il valore dei titoli di guerra (il loro valore scende quando i tassi salgono) nelle mani dei risparmiatori americani (i suoi elettori…).
Il conflitto culminò nel marzo 1951, quando la Federal Reserve e il Dipartimento del Tesoro raggiunsero un’intesa che separava la gestione del debito pubblico dalla politica monetaria.
L’accordo pose le basi per la moderna indipendenza della Federal Reserve, garantendo che le decisioni di politica monetaria fossero prese in base a criteri economici e non politici.
Sebbene Truman non fosse inizialmente favorevole, accettò l’accordo come compromesso politico, anche per evitare una crisi istituzionale e finanziaria.
William McChesney Martin Jr., che fu nominato presidente della Fed proprio da Truman poco dopo l’accordo, divenne uno dei più strenui difensori dell’indipendenza della banca centrale.
Questo patto liberò la banca centrale dall’obbligo di mantenere bassi i tassi per finanziare il debito pubblico, garantendo autonomia nelle decisioni di politica monetaria con l’obiettivo di proteggere l’economia da interferenze politiche di breve termine (che tendono periodicamente a verificarsi, come abbiamo visto precedentemente).
Può essere anche interessante ricordare come l’indipendenza della Banca d’Italia, fondata nel 1893, sia stato il risultato di un processo evolutivo lungo e articolato, ma il momento chiave in cui fu formalmente sancita è il 1981, trent’anni dopo la Fed, con il cosiddetto “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia e la sua reale indipendenza dalla politica fiscale, preludio all’autonomia monetaria necessaria per l’ingresso nell’euro.
Fu Andreatta a scrivere una lettera al governatore, Azeglio Ciampi, comunicando la decisione di interrompere l’obbligo di finanziamento automatico del debito pubblico.
Ciampi accettò con convinzione e da quel momento la Banca d’Italia non fu più vincolata a sostenere direttamente il fabbisogno statale, acquistando i titoli di Stato che non venivano collocati sul mercato, segnando l’inizio della sua autonomia operativa.
Il valore dell’indipendenza delle banche centrali può comportare l’ingrato compito di prendere decisioni poco gradite, non solo al potere politico ma anche all’opinione pubblica, e divenne celebre la frase di William McChesney Martin Jr: “Il compito della Fed è togliere il “punch bowl” (N.d.A. la ciotola del punch, cocktail alcoolico utilizzato nelle occasioni conviviali) proprio quando la festa si fa interessante.”
Non può certo sorprenderci che Trump non sia d’accordo e farà certamente di tutto per fare sì che la festa continui, sperando di arrivare alle elezioni di medio termine, il prossimo anno, con un’economia forte ed un consenso degli elettori in recupero.
I mercati finanziari, per il momento, propendono per una crescita solida (borse sui massimi) con un moderato rischio inflazionistico ed una minor fiducia negli Stati Uniti (tassi d’interesse elevati e dollaro debole, cosa piuttosto inusuale).
La ciotola del punch è ancora nelle mani, sempre più deboli (il suo mandato scadrà tra pochi mesi) di Jay Powell ma The Donald è sempre più assetato.
E il caldo estivo non aiuta… Buone vacanze!

Trifole. Le radici dimenticate: Cinema nel Parco del Castello di Miradolo

Borgata Lesna: ampliare spazi e servizi per i giovani

Approvata in Sala Rossa una mozione (primo firmatario, Valentino Magazzù) sull’ampliamento dei servizi per l’infanzia e la gioventù in Borgata Lesna.

Il documento impegna l’amministrazione comunale ad informarsi con l’Ufficio Scolastico Regionale se sia perseguibile la possibilità, richiesta dalla scuola Ottino dell’IC Palazzeschi, di aprire una o più sezioni di scuola dell’infanzia all’interno della scuola primaria e a sostenere l’istituto stesso, qualora l’ipotesi fosse perseguibile all’interno delle linee del Piano Regionale di programmazione della rete scolastica, dal punto di vista degli interventi necessari.

Inoltre, il Comune dovrà accompagnare in modo attento nel percorso di spostamento presso la sciola Ottino le famiglie che attualmente utilizzano la scuola dell’infanzia comunale L’Aquilone di via Brissogne, ormai destinata alla chiusura, coinvolgendo i genitori e dialogando con loro in merito alle loro preoccupazioni e perplessità.

Altro impegno che Palazzo Civico dovrà assumere, il lavorare con attenzione per il futuro della struttura, individuando una destinazione in armonia col territorio e il più possibile orientata a bambini/e e ragazzi/e, realizzando servizi come spazi gioco, laboratori creativi, centri di aggregazione giovanile. Questo al fine di valorizzare al meglio l’immobile e rispondere alle esigenze della comunità di Borgata Lesna e delle migliaia di giovani 0-18 anni che vivono nella zona e più in generale nel quartiere Pozzo Strada.

Infine, l’impegno a rendere partecipe la circoscrizione 3 e le famiglie del territorio del percorso amministrativo individuato per trovare una nuova destinazione alla struttura.

Criticità estive sanità, Pentenero (Pd): “Dalla Giunta solo numeri”

 “La mia interrogazione a risposta immediata, discussa  in Consiglio regionale, poneva una domanda chiara: quali misure concrete la Giunta regionale intendesse adottare per garantire un’adeguata copertura di medici e infermieri durante il periodo estivo, evitando chiusure di servizi e ambulatori di base e di aggravare le condizioni di lavoro degli operatori sanitari stessi. La risposta che ho ricevuto dalla Giunta è stata, invece, generica e si è limitata a fornirmi il dato relativo all’incremento di personale in sanità. Mi sarei aspettata informazioni su una strategia che cercasse di risolvere le criticità legate alla carenza di medici e infermieri, in particolare durante l’estate, causata sia dalle ferie che dalla difficoltà di sostituzione del personale. Invece non è stato così” spiega la Presidente del Gruppo Pd del Consiglio regionale Gianna Pentenero.

“Evidentemente l’incremento di personale del quale ha parlato la Giunta non serve a alleggerire una situazione che si traduce frequentemente nella chiusura di ambulatori di base, nella riduzione dei servizi di emergenza e in un sovraccarico di lavoro per gli operatori sanitari rimasti in servizio, con gravi ripercussioni sulla qualità dell’assistenza, in particolare per i pazienti cronici e coloro che necessitano di servizi di emergenza” prosegue la Presidente del Gruppo Pd del Consiglio regionale Gianna Pentenero.

“In alcune zone del Piemonte, come l’area di Lanzo Torinese, ci troviamo di fronte a una vera e propria emergenza, con servizi ridotti, mancanza di operatori sanitari e ospedali con reparti chiusi, situazione allarmante che mette in crisi il sistema sanitario delle Valli. Si segnalano anche problemi legati all’eccessivo ricorso a straordinari e alla difficoltà nel recuperare i riposi compensativi – prosegue la Presidente Pentenero –   e la recente denuncia del sindacato Nursing Up ha portato all’attenzione generale il grave deficit di personale infermieristico nel nostro Paese, che raggiunge circa 175.000 unità rispetto agli standard europei e supera le soglie di sicurezza raccomandate. La carenza si fa sentire maggiormente in estate, con punte di 25 pazienti affidati a soli due infermieri per turno, in reparti delicati come chirurgia, ortopedia e medicina interna, incrementando il rischio di errori, complicanze e peggioramento delle condizioni di lavoro del personale”.

“Invece di “dare i numeri” occorrerebbe che la Giunta regionale intervenisse tempestivamente per garantire una copertura adeguata di medici e infermieri, evitando, così, il ricorso a chiusure di servizi e ambulatori di base e migliorando le condizioni di lavoro degli operatori sanitari, affinché possano assicurare un’assistenza di qualità e sicura ai cittadini piemontesi anche nel periodo estivo” conclude la Presidente del Gruppo Pd.

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