redazione il torinese

Torino, eventi a cent’anni dalla rivoluzione d’Ottobre

Nella ricorrenza del centenario della Rivoluzione Russa, alcune tra le più note realtà culturali torinesi hanno deciso insieme di compiere una piccola grande rivoluzione: si sono riunite per elaborare un programma di eventi su quell’evento storico. Per più di un mese si succederanno iniziative di vario genere legate all’Ottobre del 1917: dibattiti, presentazioni di libri, concerti, proiezioni di film, mostre, spettacoli teatrali, poetry slam e perfino un pjset (musica + poesia). La data di inizio della Maratona Rivoluzionaria 1917-2017”  è fissata per mercoledì 11 ottobre, presso il circolo FuoriLuogo, con la proiezione del film Sciopero di Ejzenštejn, mentre sabato 14 ottobre al circolo Poski Kot si terrà il primo incontro dal titolo “Memoria del Grande Ottobre in epoca di movimenti colorati”. Tra il 27 e il 29 ottobre il circolo La Cricca alternerà proiezioni di film, tra cui rari cartoni animati degli anni ‘20, alla messa in scena di brani letterari tratti dai più significativi scrittori dell’epoca, fino a tornei scacchistici sullo sfondo d’immagini e musica. La programmazione dell’Unione Culturale prevede la proiezione e presentazione critica di una serie di film scelti per l’originale sguardo sul quotidiano e realizzati tra gli anni ’20 e ’30. Presso il Polo del ‘900, l’UC organizza anche un incontro sull’impossibilità della memoria del ’17 nella Russia di oggi con gli studiosi Maria Ferretti (Università della Tuscia) e Alexis Berelowitch (EHESS). Il ciclo di proiezioni è a cura di Eugenia Gaglianone e Daniela Steila con la collaborazione di Elisa Baglioni. Da non perdere, oltre alle iniziative dedicate all’arte figurativa, il reading “Aleksandr Blok, I dodici” a cura dell’Associazione Culturale Russkij Mir, così come Ottobre musicato live dal gruppo Atem al circolo ARCI Sud. L’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, presso il Polo del ‘900, propone due importanti capolavori accostando animazione (Jurij Norshtejn) e documentario (Dziga Vertov), mentre grazie al cinema Romano il pubblico potrà riscoprire Noi vivi. Addio Kira di Goffredo Alessandrini. Dal 7 all’11 novembre il Convegno internazionale, organizzato dal Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, “Dopo la Rivoluzione. Strategie di sopravvivenza nella Russia dopo il ‘17” costituirà un momento scientifico di maggiore approfondimento.

Identificati e denunciati i quattro ragazzi “annoiati” che sparavano aghi contro i passanti

Sono stati identificati e denunciati dalla squadra mobile i quattro giovani che la sera del 25 settembre hanno ferito diversi passanti sparando contro di loro contro lunghi aghi con una cerbottana. Sono accusati di avere ferito cinque persone, una di loro alla nuca, prese a caso tra i passanti nella zona tra piazza Rivoli e corso Lecce mentre si muovevano in automobile in cerca di “bersagli”. Erano a bordo di una Toyota Yaris e di una Porsche Cayenne. Nelle abitazioni dei ragazzi, gli investigatori della Questura  hanno sequestrato alcuni dardi e sagome di cartone che probabilmente utilizzavano per allenarsi. Tra le vittime ci sarebbe anche un medico che si occupa di agopuntura.

OFTALMICO- VIGNALE (MNS): IN CONSIGLIO SAITTA HA CONFERMATO LO SPEZZATINO.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

“Purtroppo oramai non vi è più dubbio: Saitta sta intonando il de profundis dell’Oftalmico, senza alcun rispetto non solo dei piemontesi ma anche dei lavoratori che in questi anni hanno reso eccellente l’oftalmologia piemontese” lo dichiara il capogruppo del Movimento nazionale per la sovranità del Piemonte, Gian Luca Vignale, che sul tema ha presentato un’interrogazione, discussa nel Consiglio Regionale odierno.

 

“Saitta ha aperto i bandi di mobilità del personale – spiega Vignale – senza includere alcune categorie di lavoratori, che tuttavia svolgono alcune mansioni specifiche di oftalmologia e senza specificare quali attività verranno mantenute all’interno del presidio o quali saranno inserite in sostituzione a quelle che saranno trasferite”.

 

“Per questo motivo – continua – ho chiesto all’assessore alla Sanità regionale di spiegarci come intende garantire i quasi 20 mila interventi chirurgici l’anno, gli oltre 50 mila passaggi al pronto soccorso e le oltre 60 mila prestazioni ambulatorio che ogni anno l’Oftalmico garantisce e se intende sospendere i nebulosi bandi di trasferimento del personale . Purtroppo come suo solito Saitta ha dichiarato di volere continuare sulla strada scelta senza essere disponibile a confronti o a suggerimenti”.

 

“Saitta e Chiamparino stanno – tuona Vignale – polverizzando l’oftalmologia piemontese suddividendo le attività di un solo ospedale, operativo, funzionante e apprezzato a livello nazionale ed internazionale, su tre presidi. Il tutto senza garantire la professionalità dei lavoratori coinvolti e la continuità dei servizi erogati”.

 

“Ovviamente non ci arrendiamo – conclude Vignale-. La nostra battaglia a sostegno dell’Oftalmico e contro la sua chiusura proseguirà, ancora più determinata”.

Accordo Città della Salute e sindacati per l’assunzione di 90 infermieri e 56 operatori

Alla fine  è stato raggiunto un accordo tra la Direzione Aziendale della Città della Salute di Torino (Commissario Gian Paolo Zanetta) e le Organizzazioni Sindacali aziendali per concordare le prossime assunzioni di personale. “L’accordo, nella piena soddisfazione reciproca, è un vero e proprio punto di svolta per gli ospedali dell’Azienda e per superare le carenze di organico nelle aree critiche”, si legge in una nota della Città della Salute. Complessivamente verranno assunti 90 infermieri e 56 OSS (Operatori Socio Sanitari). Di questi rispettivamente 51 e 36 saranno utili per rispondere alle criticità immediate di personale. I restanti 39 infermieri e 20 OSS sanciscono un ulteriore importante svolta per rientrare dalle esternalizzazioni degli OBI (reparti di Osservazione Breve Intensiva) dei Pronto soccorso degli ospedali Molinette e Regina Margherita e della Cardiologia delle Molinette. A proposito degli OSS saranno avviate entro l’anno le procedure per l’indizione del nuovo concorso da concordare con le Aziende consorziate. Ora, revocato lo stato di agitazione verranno avviati tavoli tecnici tematici per la definizione e la realizzazione di azioni di riorganizzazione ed efficientamento nell’ambito dei processi lavorativi e di allocazione fisica delle strutture, nel rispetto del Piano di Rientro.

 

(foto: il Torinese)

 

 

Corso Taranto, chi pulisce il marciapiedi?

“Questo è il marciapiede di corso Taranto 23 di fronte a Milanesio: chi lo deve tenere pulito?”, si chiede la lettrice Rosanna Buttari, che ci invia questa foto. Giriamo il quesito a chi di competenza, affinché il decoro urbano venga ripristinato.

 

 

Il grande basket visto dalla Curva: FIAT AUXILIUM TORINO – DINAMO SASSARI

La partita di sabato sera ha lasciato il segno nell’animo dei moltissimi tifosi torinesi che hanno nuovamente gremito gli spalti del Palaruffini: Torino sembra avere finalmente una squadra di ottimo livello come da anni oggettivamente non si vedeva tra le nostre mura

Le emozioni sportive sono già state raccontate più volte, e, come al solito, da queste pagine, proviamo a dare voce ai veri protagonisti delle partite: i tifosi. Sì, senza di loro le imprese dei giocatori resterebbero ignote a tutti e solo grazie alle emozioni di riflesso che il pubblico rimanda indietro in realtà esistono e resteranno nel tempo indelebili.

Personalmente ho due momenti che caratterizzerei come emblematici della partita di sabato sera, oltre ai dovuti “omaggi” a Sasha Vujacic e Lamar Patterson per la loro prestazione oltreché ad Mbakwe per la sua capacità di sembrare alto molto di più di quanto in realtà sia grazie ad uno strapotere fisico ed un talento cestistico fuori dal comune. Il mio pensiero va alla schiacciata in Alley hoop completamente “dimenticata” dai media più famosi di Patterson con suggerimento di Diante Garrett. Vista dal vivo è impressionante il cenno di intesa con gli occhi dei due giocatori che realizzano un’azione che solo in apparenza sembra scontata.

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Il secondo è sempre di Garrett: se avrete occasione di rivedere la partita, guardate gli ultimi minuti e la faccia e i segnali del corpo di chiunque difendesse su di lui. Sembra incredibile, ma ogni tanto si vedrà il difensore che cerca di capire letteralmente dove sia finito Diante. Il suo muoversi è “bellissimamente inquietante”… E’ uno dei rari fenomeni “nascosti” che se Torino avrà la fortuna di proseguire ad alto livello del proprio cammino, renderà felici più di una volta! Stefania dal mondo Rude Girls dice “Sasha fa un altro sport… credo che quest’anno ci divertiremo” , e come non darle ragione. Intanto in faccia a Sasha è bene non “urlare” come fatto da Polonara perché stuzzicare l’asso sloveno non è intelligente e infatti la sua “vendetta” è stata immediata, e poi è un fenomeno di agonismo e abilità tecnica. Simpatico anche il siparietto per ascoltare cosa dicesse Stipcevic ad un suo compagno… Paolo dalla curva ci dice “Non credevo che fossimo così forti…” e noi speriamo che lo si realizzi anche nel prossimo futuro. Simone ci dice “Finalmente un Aux matura… L’anno scorso partite così le avremmo perse dopo aver buttato via un buon vantaggio. Bravi a riprendere in mano la partita. Su tutti, Sasha ovviamente, Patterson e Jones. Ma anche Trevor notevole. Buona difesa e il futuro non potrà che essere roseo… go aux!” Sabrina “E’ bello vedere Patterson e Vuvjacic gasati per la causa di Torino ed è bello che Torino dia spettacolo. Torino è una squadra che sa fare spettacolo e vincere in bellezza è ancora più esaltante.”

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In realtà lo spettacolo non è solo dato dai giocatori che realizzano prestazioni monstre (Jones pochi minuti tanti punti e concretezza assoluta) ma anche da coloro che sembrano comprimari. Stephens entra nell’ultimo quarto ed effettua due stoppate di rara difficoltà soprattutto sui 2.11 di Planinic su tentativo di schiacciata e sembra tutto “normale”. Così come Deron ripaga la fiducia di coach Banchi giocando un finale perfetto. Tutti appaiono nei ruoli che di volta in volta dovranno saper interpretare: protagonisti, comprimari, gregari, star. Torino sembra pronta a fare il salto di qualità. In tutto questo il pubblico di Torino è parte attiva del successo, e se ne accorgono anche i giocatori, che in fondo non sono altro che giovanissimi ragazzi che vivono di emozioni. E il tifo torinese è talmente appassionato che ha più anime. Dal “Settore 208” riceviamo la notizia della nascita del “Club Auxilium Torino” e auspichiamo che sia foriero di splendido entusiasmo aggiunto ai successi della nuova Fiat Torino. Torino ha bisogno di sostenitori e di persone che amano il basket e soprattutto il basket di qualità. La forza della tifoseria deve sempre essere “ognuno con le proprie idee, ma le voci e gli applausi uniti per un unico obiettivo”, e se si saprà raggiungere un equilibrio, sappiamo che la diversità talvolta provoca un salto di qualità ulteriore. Torino ha vinto le prime due partite e per qualcuno… sarebbe bello che il campionato finisse qui… ma oltre all’ovvio scherzo è evidente che il percorso è appena iniziato.

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E su queste pagine chi vorrà potrà apparire inviando in maniera “educata” una mail con i propri pensieri a torinesesport@yahoo.com . Lo sport senza tifosi è un film muto senza sottotitoli. La vostra voce è importante e la passione per i colori di Torino è sicuramente un fattore che potrà farsi valere per il prosieguo del campionato!

A presto!

Paolo Michieletto

 

Una granata senza nome li portò via, come un colpo di vento

Una granata senza nome li ha portati via così, come in un colpo di vento, in una frazione di secondo”. Così scrisse Paolo Rumiz su “Il Piccolo” di Trieste il 29 gennaio 1994. Il giorno prima, un venerdì pomeriggio, gli inviati della RAI Marco Luchetta, Alessandro Ota e Dario D’Angelo vennero uccisi a Mostar Est da una granata sparata dalle postazioni tenute dai croati  mentre stavano realizzando uno speciale per il TG1 sui bambini vittime della guerra nell’ex Jugoslavia. “In una guerra costruita sull’intossicazione dei mass media, il giornalista, comunque sia,era visto come un killer  su commissione o un pericoloso rompiscatole”, scriveva ancora Rumiz nel suo libro “Maschere per un massacro”. Aggiungendo: “Prima della Bosnia, dirsi giornalisti in guerra equivaleva esibire un salvacondotto. In Bosnia ,invece, scrivere “Press” sull’automobile significava farsi impallinare”. Marco Luchetta, 42 anni, faceva il giornalista. Si era fatto le ossa come cronista alla “Gazzetta dello Sport” e poi era passato alla Rai regionale del Friuli-Venezia Giulia. Alessandro (Saša) Ota di anni ne aveva 37 anni ed era entrato alla Rai nel 1979 come operatore. Il più anziano dei tre, Dario D’Angelo, ne aveva dieci in più diSaša e lo assisteva nelle riprese televisive. Tutti e tre di Trieste, erano andati fin là a raccontare una guerra, con l’intenzione di rappresentarla per ciò che era davvero e che, nonostante tutto, a ovest di Trieste, non si riusciva a comprendere (o non si voleva): la violenza, gli effetti devastanti dei bombardamenti, gli stupri. Chi meglio di loro poteva trasmettere quelle sensazioni? In fondo, venivano da una città per definizione mitteleuropea, l’avamposto più a nord-est, sul crinale del confine orientale. Oltre e più in là l’Istria e le isole del Quarnaro, la Dalmazia e, all’interno, la Bosnia. Abbastanza lontani per non sentire il rombo dei cannoni ma vicinissimi a una terra  dove la guerra infuriava cruenta, senza risparmiare ospedali, donne, vecchi e bambini. Una guerra dove, si disse, “non esisteva una prima linea, con la morte che arrivava ovunque, anche in una giornata di sole”. Proprio dei bambini volevano parlare. Delle loro condizioni di dolore e privazioni che si leggevano negli occhi grandi e tristi. Delle sofferenze che pativano, dell’incertezza del presente e dell’angoscia del futuro che appariva loro provvisorio, impalpabile. A volte nemmeno immaginabile per chi è orfano o non trovava più i genitori. Dovevano girare un servizio per il telegiornale della prima rete  sui “bambini senza nome”, nati dagli stupri etnici o figli di genitori dispersi in guerra. Nel loro ultimo giorno di vita erano a Mostar, la città  divisa dalle acque verdi e tumultuose della Neretva. Nella  sua parte orientale dove viveva la maggioranza musulmana, nel cuore della città vecchia sotto bombardamento, scoprirono l’esistenza di uno scantinato in una palazzina dove da mesi dormivano decine di persone, tra cui molti bambini. Marco, Saša e Dario decisero di fare qualcosa per loro, documentando e mostrando al resto  del mondo la loro condizione. La telecamera e il microfono per denunciare la violenza e il terrore che ammorbavano l’aria, rendendola irrespirabile. E’ lì che incontrarono gli occhi azzurri e tristi di Zlatko, bambino di Mostar. Chi ricorda bene cosa accadde quegli attimi è un giornalista che era con loro, Alija Behram, all’epoca reporter di radio Mostar. Oggi è direttore di RTM, la radio televisione di Mostar, ma a quel tempo aveva la redazione proprio in quella palazzina. Raccontò a Giovanni Longhi, inviato de “Il Piccolo” : “Eravamo usciti perché nel sotterraneo dove si trovavano circa ottanta persone di cui decine di bambini, la luce del faretto della telecamera di Ota si stava esaurendo e il cortile protetto dal condominio di sei piani sembrava un posto sicuro”. Era pomeriggio, attorno alle 15, quando  la troupe con gli interpreti Vesna e Efendich e il piccolo Zlatko si appiattì per quanto possibile al riparo del muro. Mai fidarsi quando si è sotto tiro. Nell’istante in cui Marco Lucchetta porse il microfono al piccolo Zlatko una granata , sparata verso l’alto dalla zona ovest della città o dalle alture che circondano Mostar, valicò il tetto della casa sibilando e ricadde esplodendo nel cortile a un metro dal gruppo. “Marco è morto all’istante”, disse Alija. Anche Saša e Dario morironoTutto si consumò nello spazio di pochi secondi. La loro vita e il ronzio della telecamera che riprendeva quel visino triste ed emaciato. Il sibilo del razzo che anticipava la deflagrazione e la morte. Poi il silenzio del dopo-bomba, rotto dalle urla di Zlatko che ebbe salva la vita grazie ai corpi dei tre inviati “italijanski” che, cadendogli addosso,gli fecero da scudo . Fu come se le lacrime di quel bimbo riassumessero le lacrime di tutti i bambini vittime di quella guerra. Durarono pochi minuti. Poi, il silenzio degli innocenti calò su Mostar”. Quel bimbo, Zlatko Omanovic, aveva cinque anni. Raggiunse in un primo momento Trieste dove, con la madre Sanela, venne ospitato dal Comitato per le vittime di guerra. Poi,  ricongiuntosi alla famiglia anche il padre Adìs,  emigrarono in Svezia. Sul luogo dove sono morti i tre giornalisti venne posta una lapide. Trovarla è un impresa perché quasi nessuno ricorda, o vuole ricordare, quei fatti. Ho provato, a Mostar,  a  domandare in giro per farmi indicare il punto esatto dell’esplosione. Ero curioso di vedere la lapide rettangolare a fianco della scala che porta all’atrio del caseggiato. Niente da fare. Mi sono rassegnato a guardare le foto che la ritraggono , ricordo pietrificato di quel giorno e delle tre vittime che “con coraggio e amore”( “sa hrabrošcu i ljubavlju”) cercavano di testimoniare il dramma della guerra. Mani ignote hanno cancellato la parola “fratricida” in lingua bosniaca, riferimento diretto alla guerra che Luchetta, Ota e D’Angelo volevano capire e documentare. Hanno imbrattato con  della vernice nera anche la traduzione in  italiano , ma non sono riusciti a renderla  del tutto illeggibile.  Segno che le tracce del conflitto non si vedono  solo nei fori sui muri delle case,  provocati  dalle sventagliate dei mitra e dalle schegge delle granate. Il fuoco dell’odio interetnico e dell’intolleranza religiosa cova sotto la cenere e avvelena gli animi. Non si vede ad occhio nudo ma si sente nelle parole, s’intravede nei gesti, negli sguardi obliqui e sfuggenti. Persino i silenzi parlano. E non s’avverte il segno delle buone intenzioni in questa rimozione della memoria. Ciò che Mostar  si vuol accantonare, a Trieste invece non hanno dimenticato. La fondazione intitolata a Marco, Dario e Saša (a cui va aggiunto il nome di  un quarto triestino, l’operatore della Rai Miran Hrovatin. assassinato  il 20 marzo  del 1994 in Somalia, insieme a Ilaria Alpi ) continua a occuparsi di bambini che hanno vissuto gli orrori delle guerre. Insieme al premio giornalistico dedicato ai tre inviati e al ricordo personale di parenti, colleghi e amici, rappresenta un modo concreto per rendere indelebile una memoria che nel tempo non si offusca ma ,al contrario, si consolida.

 

Marco Travaglini

Le buone pratiche di protezione civile

Il volontariato di protezione civile, le istituzioni e il mondo della ricerca scientifica si impegnano insieme per comunicare sui rischi naturali che interessano il nostro Paese. Il 14 ottobre volontari e volontarie di protezione civile allestiranno punti informativi “Io non rischio” nelle piazze dei capoluoghi di provincia italiani, per diffondere la cultura della prevenzione e sensibilizzare i propri concittadini sul rischio sismico, sul rischio alluvione e sul maremoto.  Il cuore dell’iniziativa – giunta quest’anno alla settima edizione – è il momento dell’incontro in piazza tra i volontari formati e la cittadinanza. Ma l’edizione 2017 sarà un’occasione speciale, perché le piazze si arricchiranno di iniziative ed eventi: i volontari, infatti, accompagneranno la cittadinanza in un percorso legato alla conoscenza dei rischi specifici del territorio e alla memoria dei luoghi.

Sabato 14 ottobre, in contemporanea con le altre città in tutta Italia, anche Torino partecipa alla campagna “Io non rischio”.  Per scoprire cosa ciascuno di noi può fare per ridurre il rischio alluvione, l’appuntamento è in piazza Castello, piazza San Carlo e nel tratto di via Roma tra le due piazze. Oltre al punto informativo, quest’anno i volontari invitano i torinesi ad alcune divertenti iniziative ed a incontrare un famoso testimonial.

L’edizione 2017 coinvolge volontari e volontarie appartenenti a oltre 700 realtà associative, tra sezioni locali delle organizzazioni nazionali di volontariato, gruppi comunali e associazioni locali di tutte le regioni d’Italia. A Torino saranno otto le associazioni coinvolte: la Croce Bianca di Orbassano , la Croce Bianca di Rivalta, la Croce Verde di Torino, Emergenza Radio di Carmagnola, il Gerp di Poirino, il Gruppo Trasmissioni di Moncalieri, Legambiente Piemonte ed Unitalsi. “Io non rischio” – campagna nata nel 2011 per sensibilizzare la popolazione sul rischio sismico – è promossa dal Dipartimento della Protezione Civile con Anpas-Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze, Ingv-Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Reluis-Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica. L’inserimento del rischio maremoto e del rischio alluvione ha visto il coinvolgimento di Ispra-Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Ogs-Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, AiPo-Agenzia Interregionale per il fiume Po, Arpa Emilia-Romagna, Autorità di Bacino del fiume Arno, CamiLab-Università della Calabria, Fondazione Cima e Irpi-Istituto di ricerca per la Protezione idro-geologica.

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Sul sito ufficiale della campagna, www.iononrischio.it, è possibile consultare i materiali informativi su cosa sapere e cosa fare prima, durante e dopo un terremoto o un maremoto.

 

Per informazioni sulla piazza: torino2017@iononrischio.it

 

Appendino e Chiamparino: “Bentornata Mondadori”

“Il ritorno del gruppo Mondadori alla 31/a edizione del Salone del Libro di Torino è un ulteriore segnale del riconoscimento della qualità del lavoro svolto, e che stiamo svolgendo, negli oltre trent’anni di vita della nostra fiera, luogo di incontro e di crescita per tutta la filiera della lettura. Il Salone del Libro di Torino  si conferma sempre di più un punto di riferimento e di eccellenza a livello nazionale e internazionale”. E’ il commento della sindaca di Torino Chiara Appendino e della presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino alla notizia del ritorno di Mondadori a Librolandia. 

 

(foto: il Torinese)

Ius soli e staffetta del digiuno: gli emuli torinesi di Delrio, da Artesio a Chiamparino

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

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Leggo su “Repubblica” che assessori della Giunta Chiamparino  seguono perinde ac cadaver , come vorrebbero i gesuiti, il loro presidente nella staffetta del digiuno per lo ius soli. Compatibilmente, dice il giornale, ”con gli appuntamenti mangerecci“ degli assessori o, meglio, delle assessore che sostengono che chi si oppone allo ius soli e’ antistorico. Affermazione apodittica, quindi non dimostrata e forse anche indimostrabile. Si rasenta il ridicolo con il ministro Del Rio, una mediocrità politica quasi assoluta  (responsabile del grosso pasticcio delle Province e delle Città metropolitane) che ad Alba inaugura la fiera del tartufo (che evoca lauti pranzi ed ottime bevute) ribadendo la sua adesione al digiuno. Gente seria come Stefano Esposito non  ha aderito alla sceneggiata. E neppure il segretario  del PD Gariglio. Si mobilitano anche in Comune, tirando  fuori dal cassetto una delibera della Giunta Fassino che prevedeva addirittura la cittadinanza onoraria per i minori nati da genitori stranieri in Italia. Si mobilita Eleonora Artesio ,capitana di lungo corso dell’estremismo velleitario rifondarolo che ha abbinato anche ad incarichi di Giunta con Chiamparino sindaco.

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Su quella delibera l’allora consigliera Appendino si astenne. Vedremo cosa farà la Sindaca Appendino. E soprattutto i pentastellati. Forse sarebbe meglio che conferissero una cittadinanza onoraria a torinesi come Piero Angela o Guido Ceronetti che hanno onorato e onorano Torino. Ho già espresso  la mia opinione in luglio sullo ius soli, analizzando il problema senza apriorismi ideologici , ma in base a ragionamenti storici. Non sono contrario in linea di principio così come non sono contrario ,anzi sono favorevole, ad ogni forma di integrazione possibile. Ma ci sono condizioni storiche che impongono la prudenza. In primis il constatare che i campioni del terrorismo islamico sono cittadini francesi, belgi, inglesi islamici  di seconda o terza generazione. In secondo luogo va tenuta in considerazione l’invasione di immigrati degli ultimi due anni e gli effetti  futuri che avrà la legge dello ius soli.

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 Una classe dirigente responsabile non digiuna, ma ragiona, vedendo le cose nel loro effetto in prospettiva. De Gasperi non guardava ai voti, ma alle future generazioni. Questa e’ la cartina di tornasole per valutare i nostri politici. Inoltre ,alla vigilia di un voto politico decisivo per l’Italia e di fronte ad una legge elettorale di cui non sappiamo gli effetti politici, bisogna astenersi dall’approvare leggi che incidano sull’elettorato attivo e possano alterare il numero degli aventi diritto.  Ci sono anche insegnanti che aderiscono al digiuno proposta da una dei personaggi più equivoci politicamente come il senatore Luigi Manconi fomentatore di tutte le demagogie possibili. Sarebbe meglio che gli insegnanti si prodigassero prioritariamente  ad insegnare l’Italiano ai loro alunni , sarebbe altrettanto opportuno che gli assessori e i consiglieri si prodigassero a contribuire a fare  buoni provvedimenti per la comunità torinese e piemontese. Meglio colmare un buco per le strade che un digiuno  seguendo le orme del presidente del Piemonte . In ogni caso le priorità italiane sono ben altre, anche perché il concedere il diritto di cittadinanza senza creare meccanismi di accoglienza validi,non significa nulla. La cittadinanza comporta anche una serie di diritti che vanno riconosciuti e impone anche una serie di doveri senza i quali i diritti vengono privati di ogni significato. L’endiadi diritti-doveri l’abbiamo smarrita per strada anche noi italiani di sangue,di storia,di cultura. Figurarsi chi arriva da un altro luogo,da un’ altra storia,credendo in  una religione che contempla leggi etico-politiche  e comportamenti  incompatibili con la nostra Costituzione. Tra il respingere e l’accogliere indiscriminatamente c’è una terza via più ardua da percorrere che è l’unica che possa portarci ad una nuova convivenza in Europa.

 

quaglieni@gmail.com