redazione il torinese

Concerto gospel del Sunshine Choir al teatro Nuovo

Il Sunshine Gospel Choir sarà protagonista del concerto in programma venerdì 24 novembre alle 21 al Teatro Nuovo. Si tratta di una preziosa iniziativa per sostenere le attività di Madian Orizzonti, la Onlus dei padri Camilliani di Torino. Dopo il successo di Tuttastortaincitta’ dell’ottobre scorso, questo nuovo appuntamento porterà sul parco del teatro Nuovo un coro nato venti anni fa e che è   uno tra i più rappresentativi e migliori cori gospel in Italia, costituito da quaranta elementi diretti da Alex Nero, coadiuvato dalla voce solista di Beppe Nicolosi. Il Sunshine ha all’attivo nove album e un dvd, centinaia di concerti in Italia e all’estero,dove si è esibito in piazze, chiese e programmi televisivi e teatrali. La comunità di Madian, nata nel lontano 1979, quando due giovani Camilliani, padre Adolfo Porri e padre Antonio Menegon approdarono a Torino per avviare una missione nel centro storico della città a favore dei senza fissa dimora, oggi ospita e segue cinquanta malati italiani e stranieri, mentre la Onlus Madian Orizzonti opera in ambito socio sanitario e gestisce presidi sanitari centri ed accoglienza per minori, disabili e malati a Haiti, in Burkina Faso, in Kenya, India, Indonesia, Nepal, … Il ricavato della serata di stasera sarà interamente destinato alla popolazione di Jeremie, devastata da un terribile terremoto nell’ottobre del 2016. I biglietti del concerto si possono acquistare in prevendita presso Chave Arredamenti in via Pietro Micca 15, presso la Gioielleria Bricarelli in via Bertola 22, presso Miagola Caffè in via Amendola 64 e presso la Farmacia Pensa invia Cernaia 16 a Torino. Info@sunshinegospel.com 3939412650

 

Mara Martellotta

TFF al via. Il messaggio di Alice Filippi

Oggi, venerdì 24 novembre prende il via la nuova edizione del TFF. “ Il nostro impegno nel sostenere questo Festival – dichiarano Antonella Parigi e Francesca Leon, assessori alla Cultura rispettivamente per la Regione Piemonte e per la Città di Torino – guarda sia alla qualità culturale espressa sia alla valorizzazione messa in campo nel settore cinematografico, ambito strategico per lo sviluppo espressivo del territorio”. E il principale intento di valorizzare il territorio della nostra regione è appunto quello che caratterizza la Film Commission Torino Piemonte. Uno dei film che ha avuto il suo sostegno è “ Vai piano ma vinci” di Alice Filippi, che sarà proiettato al Reposi domenica 26 novembre alle ore 20,30 e lunedì 27 novembre alle ore 11,15 . Prodotto dalla MOWE di Roberta Trovato, è stato realizzato anche con il sostegno di Mibact –Direzione Generale per il Cinema. Si tratta di una storia vera,che ricostruisce la vicenda del rapimento dell’industriale monregalese Pier Felice Filippi ad opera della ‘ndrangheta ai tempi degli Anni di Piombo. Il film è stato girato a Mondovì nell’estate 2016 da Alice Filippi, figlia di Pier Felice, che, oltre ad averlo scritto e diretto, ne è anche protagonista come attrice, recitando nel ruolo della madre. Per approfondire le motivazioni e i retroscena del film abbiamo rivolto alcune domande alla regista.
Per quale motivo solo ora, dopo tanto tempo, è stato deciso di parlare di questa vicenda, che risale al 1978?
“ Subito dopo l’evento, mio padre non aveva più voluto parlarne. All’inizio non ci fu nessuno strascico, nessun racconto a casa. Ma nel 2011 si era pensato di riportare alla luce quella tragica vicenda. Erano passati molti anni e forse proprio per questo, dato che esperienze così drammatiche e dolorose hanno bisogno appunto di tempo per decantarsi, mio padre aveva pensato di riportarle alla luce. Inizialmente si era pensato di farlo con un libro, ma io, non essendo particolarmente versata nella scrittura, scartai quell’idea e pensai invece di farne un film. Iniziai a contattare tutte quelle persone che in qualche modo avevano avuto a che fare con quei fatti, sia familiari sia amici stretti sia forze dell’ordine. Chiamai un fonico e un operatore, poi contattai Roberta Trovato, che accettò di produrlo. Per ricostruire la vicenda, iniziai a fare mille domande a mio padre. Durante le riprese del film mio padre scherzosamente mi disse che nemmeno i carabinieri ,dopo che era riuscito a scappare dai rapitori, gli avevano fatto un interrogatorio così lungo. “
Fu un’esperienza che segnò in modo profondo tutta la vostra famiglia.
“Quando avevo 18 anni, se uscivo ricordo che mia nonna diceva a mio nonno di seguirmi con la macchina fino a casa, perchè Pier Felice era stato rapito a tarda sera proprio sotto casa. Per mia nonna fu una ferita grande. Senza parlare del nonno… Le telefonate erano intercorse proprio tra il nonno e il telefonista della banda dei rapitori e furono tutte registrate. Le registrazioni di queste telefonate furono conservate per anni dentro un cassetto da mio nonno. Dopo la sua morte e durante il trasloco che ne conseguì le ritrovai per caso proprio in quel cassetto. Si trattava di qualcosa di veramente molto forte. Una di quelle cassette riportava la dicitura. “ Paura di un padre”.
Suo padre era un appassionato rallysta, come del resto suo nonno, come Giancarlo, suo fratello morto prematuramente in un incidente , senza parlare di Luca…
“ Il rally si può dire faccia parte del DNA della nostra famiglia. Luca Filippi, mio fratello, è infatti un grande campione e sarà l’unico pilota italiano al via della Formula E che scatta il 2 e 3 dicembre a Hong Kong al fianco di Oliver Turvey.”
Il suo film contiene un messaggio particolare?
“ E’ una storia di speranza e di determinazione. Quella di mio padre fu una fuga calcolata nell’attesa del momento giusto. Dopo essersi tolto inizialmente la catena , se la rimise per non destare sospetti e poter così sfruttare il momento favorevole. Usò intelligenza e fermezza per arrivare all’obiettivo ma senza strafare, come si vede invece nelle fughe sensazionali e rocambolesche dei film.”

Helen Alterio

Il Corrierone sbarca a Torino con l’edizione locale. Le contromisure di “Stampa” e “Rep”

Il Corriere della Sera da oggi, venerdì 24 novembre , è anche torinese. Ieri al Teatro Regio la presentazione delle 24 pagine quotidiane di cronaca locale che Rcs non definisce “semplice cronaca del territorio ma un giornale completo  anche a Torino, per la sua strategicità del territorio, centrale per l’industria, la cultura, la ricerca”. Il progetto, affermano gli editori è “nato nel cuore della redazione del Corriere della Sera e  ha visto la partecipazione di tutto il giornale”. Al Regio c’erano il sindaco Chiara Appendino, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, il presidente e amministratore delegato del Gruppo RCS, Urbano Cairo, il caporedattore Torinese Umberto La Rocca (proveniente dalla Stampa e già direttore del Secolo XIX). Le pagine locali ospiteranno il martedì una rubrica fissa del vicedirettore del quotidiano milanese Massimo Gramellini (ex autore del Buongiorno sulla “Busiarda”) le rubriche sportive di Massimo Giletti e Gian Paolo Ormezzano e gli articoli del critico televisivo Aldo Grasso. Le contromisure di Stampa e Repubblica sotto la Mole non si sono fatte attendere. La Stampa ha tappezzato la città di mega affissioni: “dal 1867 Torino legge La Stampa” e regalerà ogni giorno per una settimana una riproduzione di un’antica stampina raffigurante paesaggi e architetture torinesi. La riunione di redazione dello storico quotidiano subalpino si è tenuta qualche giorno fa proprio al Regio: quasi un’occupazione del luogo dove ieri si è svolta la presentazione del nuovo dorso  locale del Corrierone. Repubblica, dopo il restyling grafico partito mercoledì omaggerà i suoi lettori per una settimana, in concomitanza con l’arrivo del Corriere, di una serie di romanzi gialli.  “Un grande orgoglio, un importante progetto strategico, fortemente voluto da tutti noi, per portare il primo quotidiano italiano nella città che ha fatto l’Italia”, cosi Urbano Cairo, presidente e ad di RCS MediaGroup.  Una sfida coraggiosa, non c’è dubbio. Saranno i lettori a decidere chi guadagnerà o perderà copie.

(foto: il Torinese)

La grande lite dei signori delle autostrade

Gavio e Mattioda ai ferri corti. Si è rotta la grande alleanza in salsa autostradale. I due gruppi che per decenni hanno vissuto d’amore e d’accordo per esercitare il controllo del sistema tangenziale torinese, del collegamento autostradale tra il Piemonte e la Valle d’Aosta e della Sitaf sono stati protagonisti di un clamoroso litigio che rende impossibile ogni futura collaborazione. Il campo di battaglia è stato l’ultimo consiglio d’amministrazione di Ativa che a maggioranza ha deciso di opporsi alla recente decisione dell’Autorità dei trasporti sul rinnovo della concessione scaduta lo scorso agosto. Manuela e Patrizia Mattioda, le sorelle eredi del fondatore dell’azienda di costruzioni e partecipazioni autostradali di Cuorgnè, hanno votato a favore della decisione di contestare davanti al Tar piemontese la delibera dell’Autorità dei trasporti mentre i rappresentanti del Gruppo Gavio hanno espresso parere contrario. La disputa si è conclusa con la vittoria dei Mattioda che hanno gettato alle ortiche la storica alleanza con il gruppo di Tortona e ottenuto l’appoggio dei rappresentanti della Città metropolitana che controlla il 18 per cento di Ativa. Adesso probabilmente la rottura tra i due gruppi tracimerà i confini di Ativa per lambire anche la Sitaf, la società autostradale che gestisce la Torino-Bardonecchia e il traforo autostradale del Frejus, dove Gavio e Mattioda convivono con l’Anas, azionista di maggioranza. Nei prossimi giorni sapremo quali le conseguenze immediate della lite in salsa autostradale. Il primo problema che si dovrà affrontare è come interpretare le norme sulle concessioni stradali che disciplinano il costo sostenuto dai concessionari alla voce ammortamenti finanziari. Secondo l’opinione prevalente una volta scaduta la concessione tali costi dovrebbero essere azzerati con la possibile conseguenza di un significativo abbassamento del prezzo del pedaggio. La scelta di contestare l’Autorità dei trasporti e di tentare di prolungare la concessione senza affrontare i rischi di una difficilissima gara è facilmente comprensibile. Ativa è una vera e propria gallina dalle uova d’oro: nel 2016 ha fatturato oltre 130 milioni di euro e ha realizzato guadagni per circa 9 milioni.

Giovanni del Piglio

Cancro del pancreas: il futuro della cura per un tumore spesso mortale

Vaccino, chemioterapia ed immunoterapia.  in Piemonte oltre 1.100 nuovi casi l’anno

 

Torino, 23 novembre 2017 – I pazienti affetti da tumore del pancreas che hanno anticorpi anti-alfa enolasi rispondono meglio alle terapie antitumorali: grazie a questa scoperta è stato sviluppato un vaccino risultato efficace sugli animali. All’ospedale Molinette di Torino i ricercatori, guidati dal professor Francesco Novelli, ed i clinici dell’Oncologia del COES lavorano a stretto contatto per individuare molecole presenti nel sangue, i cosiddetti “biomarkers”, utili per monitorare l’andamento della malattia prima e dopo la terapia. L’approccio combinato tra nuove chemioterapie, nuovi farmaci immunoterapici e vaccini può rappresentare la chiave per aumentare la sopravvivenza dei malati affetti da un tumore spesso mortale. Alla presentazione delle evidenze scientifiche più recenti della ricerca pre-clinica e delle possibili applicazioni in clinica è dedicato il convegno “La ricerca pre-clinica e l’approccio multidisciplinare nel tumore del pancreas: vantaggi e opportunità nella pratica clinica”, che si terrà venerdì 24 novembre dalle 8.30 presso l’Aula Lenti (corso Dogliotti 14) dell’ospedale Molinette. I riflettori sono puntati anche sulle innovazioni terapeutiche in grado di migliorare aspettativa e qualità di vita, in particolare le nanotecnologie che hanno cambiato il paradigma di cura di questi pazienti e l’immunoterapia, alla quale sono rivolte le speranze future.

In 20 anni il numero degli stranieri residenti in Piemonte è aumentato di 7 volte

Nel 2016 si è registrato un aumento di richieste e alla fine dello stesso anno nel Torinese erano presenti  5.153 profughi

Secondo il rapporto 2016 dell’Osservatorio internazionale sugli stranieri in Provincia di Torino, in 20 anni il numero degli stranieri residenti in Piemonte è cresciuto di 7 volte.  A Torino città negli ultimi anni la presenza si è invece stabilizzata. I richiedenti asilo rappresentano una porzione importante dei nuovi arrivati. Nel 2016 si è registrato un aumento di richieste e alla fine dello stesso anno nel Torinese erano presenti  5.153 profughi, più del doppio rispetto al 2015. In base al modello di accoglienza diffusa, con i servizi offerti allineati a quelli del sistema Sprar, i nuovi arrivati sono stati ospitati in 96 comuni della provincia. Il  72% delle strutture accoglie al massimo dieci persone.

BASTA VIOLENZA E CRUDELTA’: CON UN SMS SOLIDALE ADERISCI ALLA CAMPAGNA ANTI-RANDAGISMO

Contrastare l’abbandono e il randagismo, finanziare il soccorso, la cura, il ricovero e la sterilizzazione degli animali vaganti e in difficoltà, anche attraverso il sostegno diretto alle organizzazioni animaliste che operano nei contesti più difficili. Ecco gli obiettivi della campagna solidale “SMS-SalvaMi Subito”, lanciata dall’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, ed ecco perché aderire è importante. Basta un piccolo gesto: fino al 26 novembre si potranno donare 2 euro con ciascun sms inviato da cellulare al numero 45523 oppure 5 euro chiamando da rete fissa.

Il fenomeno del randagismo non soltanto causa di per sé indicibili sofferenze a centinaia di migliaia di animali d’affezione, che dovrebbero vivere in famiglia e non per strada, ma spesso è la premessa per orribili violenze. L’animale randagio è davvero l’ultimo degli ultimi, la sua debolezza è il semaforo verde per la crudeltà umana: quanti animali, nei 432 casi di maltrattamento e animalicidio segnalati l’anno scorso dalla stampa, erano randagi, abbandonati al capriccio e all’arbitrio di persone senza scrupoli? Anche per questa ragione, spesso trascurata, il randagismo va classificato come una vera piaga morale, alimentata da abbandoni e riproduzione incontrollata, che, in maggiore o minore misura, colpisce tutto il Paese. Parte delle risorse sarà dunque impiegata per promuovere, a tutti i livelli, un cambiamento culturale, che consenta di superare definitivamente l’emergenza randagismo. Perché anche agli ultimi tra gli ultimi siano risparmiati fame, sete e sevizie.

Link YouTube spot: https://www.youtube.com/watch?v=zq2GfJkHjqI&sns=em

Istituto Salvemini. Leo: “Come eravamo nel 1977”

Quello organizzato dall’Istituto Salvemini nell’occasione dei 40 anni dalla sua fondazione è un importante dibattito che si terrà sabato 25 novembre con titolo:   “1977 a Torino. Come eravamo. Politica e cultura in un anno cruciale. Ne parlano alcuni dei protagonisti”. Sono lieto di essere uno dei “testimoni” insieme a Marco Brunazzi, Lorenzo Gianotti e Giuseppe La Ganga. Nel 1977 io ero da poco stato eletto rappresentante degli studenti nel consiglio di amministrazione dell’università e nel Consigliere Comunale di Torino (elezioni del 1975). In università guidavo la lista cattolica formata essenzialmente da ciellini, giovani democristiani e qualche altro cattolico sparso. Sempre nel 1977 scampai per un pelo ad un attentato da parte di Patrizio Peci (come ricorda lo stesso Peci nel suo libro “Io l’infame”) e fui eletto – nell’ambito del Consiglio Comunale di Torino – Consigliere delegato ai giovani e Vice Presidente del Comitato per la pace della Città di Torino (il Presidente era Diego Novelli) riuscendo, in quella veste, a organizzare e far sostenere molte iniziative a favore dei dissidenti e dei perseguitati politici in Unione Sovietica e nell’Est Europa. Tutte cose peraltro non di straordinaria importanza. Il fatto, però, che alla scopertura della targa a Roberto Crescienzio pochi mesi fa sia stato ricordato e affermato che io ero dalla parte giusta e i “rivoluzionari” dalla parte sbagliata, mi è stato di grande conforto e di un qualche “indennizzo” per tutte le botte prese in quegli anni.

Giampiero Leo

 

GTT. PD TORINO: INCONTRATI I SINDACATI, ISTITUIREMO TAVOLO CONFRONTO PERMANENTE. IL COMUNE DICA COSA VUOLE FARE

Oggi come Partito democratico abbiamo incontrato le organizzazioni sindacali di GTT.  Intendiamo istituire un tavolo di confronto permanente che segua l’evolversi della situazione accompagnandolo con una nostra proposta politica. Stiamo facendo la nostra parte nelle istituzioni che governiamo (Regione e Governo) e non ci sottraiamo al confronto politico nelle altre sedi. Intanto chiediamo che i lavoratori siano coinvolti seriamente nel percorso di risanamento dell’azienda. Non è giusto né rispettoso che debbano rincorrere le voci nei corridoi.  Per noi risanamento dell’azienda significa rilancio. Per questo siamo contrari a una privatizzazione mascherata con esternalizzazione di linee e settori specifici. Così, infatti, si diminuisce il valore dell’azienda e la si svende davvero. La Regione, attraverso l’Agenzia della Mobilità, ha fatto una proposta di transazione delle somme contestate del passato, poco meno di 20 milioni sui 37 richiesti da Gtt.  La Città di Torino decida se accettare o no in tempi brevi. C’è un ricorso pendente e il rischio che non ci sia nessuna transazione. La sindaca ci spieghi come intende promuovere le periferie – cosa che ha ribadito nuovamente oggi – visto che nella nella medesima giornata abbiamo appreso una notizia che va in senso opposto: il taglio delle linee deboli di Gtt (presentato dall’assessora Lapietra in commissione comunale). Peraltro il piano di rilancio di GTT difficilmente sarà votato domani dall’assemblea dei soci perché non completo e condiviso. Gtt ha bisogno di un piano serio, concordato con tutti i livelli istituzionali, non si può andare avanti a slogan e condurre la battaglia politica sulle spalle dei lavoratori e dei servizi ai cittadini.

 

Mimmo Carretta, segretario PD metropolitano di Torino, Nadia Conticelli, presidente Commissione Trasporti Regione Piemonte

 

Contro la violenza sulle donne

Parte il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la nuova campagna sociale dell’Assemblea legislativa sulla prevenzione e il contrasto della violenza di genere. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con la Polizia di Stato, è accompagnata dall’edizione di un “Tascabile di Palazzo Lascaris” dedicato agli strumenti e ai servizi utili per le vittime di violenza disponibili in Piemonte. Nel 2018, inoltre, partirà un innovativo progetto di prevenzione nelle scuole medie e superiori. Sono alcune delle iniziative congiunte che il Consiglio regionale del Piemonte, attraverso le sue Consulte e Comitati, e l’assessorato Pari Opportunità della Regione Piemonte hanno organizzato per celebrare la giornata contro la violenza sulle donne.

 “Attorno alla violenza sulle donne – ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Mauro Laus –  aleggiano e persistono ancora pregiudizi e stereotipi che allontanano la comprensione di questa piaga sociale, diffusa in modo omogeneo e trasversale rispetto alle culture, le etnie, i gradi di istruzione, le fasce di reddito e di età. Parliamo di un crimine ma, per questioni culturali, continua ad essere considerato, ancora troppo spesso, come una questione privata. Si tratta invece di un fenomeno ormai strutturale, non più emergenziale, ed è per questo che diventa strategico sensibilizzare e informare, per stroncare ogni alibi e ipotesi che esista una licenza culturale di giustificazione della violenza di genere. Per questa ragione l’Ufficio di presidenza dell’Assemblea ha deciso di dedicare una campagna sociale proprio alla violenza di genere e di mettere in campo tutte le sinergie, come quella, fondamentale, con la Polizia di Stato, che ha intrapreso numerose iniziative per contrastare la violenza sulle donne”.

“È un approccio di sistema quello che la Regione Piemonte ha voluto mettere in campo. Il primo passo è stato rafforzare la rete regionale dei 14 centri antiviolenza e delle 9 case rifugio, sostenendola anche economicamente” ha sottolineato l’assessora alle Pari Opportunità Monica Cerutti. “Solo nel 2017 – prosegue – per queste strutture sono stati stanziati circa un milione e 500 mila euro, di cui 817 mila a sostegno dell’attività dei centri antiviolenza e delle case rifugio già esistenti; 308 mila destinati a nuovi centri antiviolenza e a posti letto in situazione di emergenza; 335 mila per nuove case rifugio e l’eventuale attivazione di nuovi posti letto nelle case già esistenti. Un ulteriore milione di euro è stato stanziato per la formazione del personale sanitario e sociale; l’inserimento lavorativo e l’autonomia abitativa delle donne vittime di violenza ed anche interventi e attività sperimentali nei confronti degli autori di violenza di genere”. 

Il Questore di Torino, Angelo Sanna, ha illustrato la campagna ministeriale denominata Progetto CAMPER – Campagna di sensibilizzazione contro la violenza di genere. “Il  Camper della Polizia  di Stato contro la violenza di genere – spiega – ha lo scopo di mettere a disposizione, nei luoghi normalmente frequentati dalle persone nella vita quotidiana come mercati e piazze,  un’equipe multi disciplinare che costituisca un punto di ascolto avanzato in cui sia possibile non solo ricevere informazioni, ma anche avvalersi del patrimonio professionale degli operatori specializzati della Polizia di Stato affiancati da personale delle reti antiviolenza e dei servizi sociali,  per favorire l’emersione  di gravi reati o di situazioni a rischio”.

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