redazione il torinese

17 mila babbi Natale sfilano per i bimbi del Regina Margherita

E’ stato il record assoluto di partecipazione, quello di quest’anno. Al raduno dei Babbo Natale organizzato dalla Forma Onlus hanno preso parte 17mila persone in costume rosso e bianco: in una bella domenica di sole giovani, anziani, bambini, in moto, a piedi o in bici hanno voluto dare il proprio sostegno ai bimbi dell’ospedale Regina Margherita. Il ricavato delle iscrizioni del grande raduno in piazza Polonia andrà infatti al progetto di ristrutturazione della rianimazione del pronto soccorso.

I suoli alpini e l’equilibrio del pianeta

In occasione del WORLD SOIL DAY 2017, Legambiente con il patrocinio della FAO, dell’IPLA, di Regione Piemonte e dell’Ordine degli agronomi e forestali, organizza una giornata dedicata ai suoli alpini e alla loro funzione nell’equilibrio dell’ecosistema. La giornata si svolgerà martedì 5 dicembre, presso la Sala Multimediale della Regione Piemonte Torino in C.so Regina Margherita 174. Dalle 9:15 alle 13:30 vi saranno gli interventi tecnici. Dalle 14:45 alle 17:00 una tavola rotonda sul tema. Esperti regionali e nazionali, scienziati europei e amministratori pubblici si confronteranno sul problema del degrado ambientale dovuto al consumo di suolo e all’antropizzazione e forniranno dati e valutazioni sulla insostituibile funzione dei suoli alpini nell’equilibrio ecosistemico regionale e nazionale, soprattutto in virtù delle attuali modificazioni climatiche. Si approfondiranno i temi relativi alla regione Piemonte della conservazione del suolo e del potenziale dei suoli alpini per accumulare la sostanza organica e si forniranno dati in merito all’erosione in atto e potenziale.

Molinette in prima linea contro la calcolosi

Presso la Clinica Urologica universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (diretta dal professor Paolo Gontero), è in atto una strategia per contenere le sempre crescenti liste d’attesa sulla calcolosi urinaria, una patologia che pesa significativamente sulla sanità regionale visto che può colpire, almeno una volta nella vita, il 10% della popolazione. Questo grazie alla possibilità di eseguire le procedure chirurgiche il giorno stesso in cui il paziente si presenta in Pronto Soccorso con la colica renale. Solo nel 2016 150 pazienti hanno beneficiato di questa modalità e si stima un 10% in più per il 2017. Si tratta di pazienti selezionati, cui viene conferito un grado di urgenza quando il calcolo urinario è di dimensioni tali da rendere impossibile l’espulsione spontanea oppure pazienti che hanno fallito i tentativi con la terapia medica e continuano a ripresentarsi al Pronto Soccorso. “Questa strategia ci consente di evitare l’inserimento in lista d’attesa di pazienti che altrimenti aspetterebbero 2 mesi per effettuare un intervento che ha il carattere di urgenza della classe A ed andrebbe quindi espletato entro 1 mese, secondo le direttive regionali”, spiega il professor Paolo Gontero, direttore della Clinica Urologica. Per fronteggiare queste situazioni è disponibile un’équipe di infermieri reperibili, coordinati dalla Caposala Mirabelli, in grado di attivare al di fuori dell’orario di servizio una sala operatoria attrezzata, in cui possono essere effettuati in tempo reale interventi di calcolosi urinaria anche complessi, quali la chirurgia intrarenale retrograda (nota con l’acronimo di RIRS), una modalità mini-invasiva che consente di trattare per via endoscopica anche calcoli renali di dimensioni significative. E proprio sull’argomento della RIRS, la Clinica Urologica delle Molinette dedicherà nelle giornate del 6 e 7 dicembre un Convegno presieduto da Paolo Gontero e coordinato dai dootori Paolo Piana (responsabile della calcolosi) ed Andrea Bosio. In tale occasione verranno effettuati in diretta interventi di RIRS alla presenza di una faculty di ospiti nazionali ed internazionali.

(foto: il Torinese)

“Coraggio e passione”: Riccardo Coppo come “Davide contro Golia”

Coraggio e passione – Riccardo Coppo – il sindaco, le sfide” è l’ultima fatica storica di Sergio Favretto. Questa volta l’avvocato e scrittore casalese non ha focalizzato l’attenzione sulla Resistenza, quanto sulla figura di uno dei sindaci che maggiormente hanno contraddistinto Casale ed il Monferrato nel dopoguerra, Riccardo Coppo, primo cittadino della città di sant’Evasio per dodici anni, dal dicembre 1984 al dicembre 1987 e dal giugno 1990 al giugno 1999, oltre che consigliere ed assessore per quasi 40 anni dal 1979 sino al 2009. Se n’è andato il 2 dicembre di tre anni orsono, e proprio sabato 2 dicembre, il libro che racconta il suo lavoro al servizio della città e del territorio è stato presentato al Teatro Municipale a cura dell’Associazione dei Comuni del Monferrato, presieduta dal sindaco di Odalengo Grande, Fabio Olivero. All’incontro, sono intervenuti Gianfranco Astori, già sottosegretario ai Beni culturali ed oggi consigliere per l’informazione del Presidente della Repubblica, Guido Bodrato, più volte ministro e parlamentare, Renato Balduzzi, attualmente componente del Consiglio superiore della magistratura. In duecento pagine – con una prefazione di Balduzzi ed una postfazione di Bodrato – il libro ripercorre, arricchito da note, riferimento culturali, documenti ed una sessantina di pagine, la storia amministrativa casalese e monferrina degli anni Settanta, Ottanta e Novanta, dall’angolo visuale di Riccardo Coppo, sindaco di grandi capacità amministrative, particolarmente ferrato, pur non essendo un tecnico di professione nel settore, in ambito urbanistico. E Bodrato, che nel corso degli anni ha vantato una lunga amicizia con Coppo, lo ha definito, ricordando quell’ordinanza del 1987 vietò a Casale, primo comune in Italia, l’utilizzo dell’amianto, “un Davide che combatteva Golia”. L’opera di Favretto è anche un modo per ricordare i tanti momenti che ha attraversato Casale, le emergenze che ha vissuto, come quella dell’inquinamento dell’acquedotto del 1986 o dell’alluvione del 1994, che videro il sindaco in prima persona nella risoluzione dei problemi, ed anche quelli di una città che ha sempre rivendicato il suo ruolo di capitale storica del Monferrato. E non è solo la storia di un uomo e di un territorio, ma di un gruppo dirigente nell’ambito della Sinistra Sociale in Piemonte.

Massimo Iaretti

 

 

“Alma Caseus Junior”, vince l’Artusi

Giulia Mairo ed Alessandro Scarsi vincono il concorso nazionale indetto da Alma la scuola di Gualtiero Marchesi. E Scarsi primeggia anche nel premio della stampa specializzata

L’Istituto Artusi di Casale Monferrato aggiunge un altro trofeo, anzi due, al suo ricco palmares costruito negli anni. Giulia Mairo di Alessandria allieva dell’ultimo anno di cucina ed Alessandro Scarsi, di Silvano d’Orba, allievo all’ultimo anno di sala/vendita si sono aggiudicati “Alma Caseus Junior” il contest rivolto agli studenti iscritti al quinto anno che si è tenuto dal 28 al 30 novembre a Colorno (Parma) nella sede di Alma – La Scuola Internazionale di Cucina Italiana, fondata da Gualtiero Marchesi, con il sostegno del Consorzio Tutela Taleggio. La coppia piemontese ed alessandrina si è misurata con altre coppie provenienti da istituti alberghieri di tutta Italia, dalle Alpi alla Sicilia, in una sfida che ha previsto prove teoriche di conoscenza del mondo caseario e prove pratiche come l’abbinamento formaggio – vino o la realizzazione di un piatto con protagonista il Taleggio. Giulia Mairo ed Alessandro Scarsi hanno convinto i giudici con un piatto che ne ha destato l’attenzione per l’originalità e, al tempo stess, per la cura nella valorizzazione di quello che doveva essere l’elemento principe, ovvero il Taleggio. Ma la soddisfazione del dirigente scolastico Claudio Giani e dei docenti di sala, Maria Grazia D’Acunzo, e di cucina, Paolo Pozzuolo che avevano accompagnato i ragazzi a Colorno non si è fermata qui: Alessandro Scarsi è risultato primo classificato anche nella particolare classifica assegnata dalla stampa specializzata. L’Istituto casalese non è nuovo ad imporsi in questa competizione, già nel 2016 un suo allievo, l’astigiano Lorenzo Damosso aveva conquistato il gradino più alto del metaforico podio, in occasione delle finali disputate all’Istituto Giolitti di Torino e in primavera era stato proprio l’Artusi ad ospitare la finale nazionale dell’ultima competizione.
***

L’Istituto Alberghiero Artusi si trova a Casale Monferrato, in corso Valentino n°95, per qualsiasi informazione è possibile contattare la segreteria al seguente numero 0142/73722 oppure tramite e-mail segreteria@istitutartusi.it.

 

 

 

l’Ice Club Torino ricorda il presidente scomparso e le pattinatrici Ginevra Barra Bajetto e Gioia Casciani

Domenica 3 dicembre 2017 si è tenuto, al Pala Tazzoli di Torino, il 2° Memorial Franco Masoero, organizzato dall’Ice Club Torino Asd e dal P.A.T. (Pattinatori Artistici Torino), una gara regionale di Fascia Nazionale che ha coinvolto il Piemonte, la Liguria e la Valle d’Aosta. La manifestazione era dedicata a Franco Masoero, scomparso un anno fa, che nel 1971, a Torino, fondò l’Ice Club Torino Associazione Sportiva Dilettantistica che si occupa di pattinaggio artistico, femminile, maschile e di coppia.La squadra agonistica di pattinaggio artistico dell’Ice Club Torino è tra le migliori d’Italia e rappresenta il nostro Paese in manifestazioni nazionali e internazionali. Negli anni, l’Ice Club Torino si è confermato come la società che ha portato un grande numero di atleti nella squadra Nazionale italiana di pattinaggio artistico e molti di loro hanno preso parte ai Campionati Europei, Mondiali e alle tappe di Grand Prix nelle categorie junior e senior. Dall’estero, inoltre, molti atleti vengono ad allenarsi con l’Ice Club Torino. Il club vanta anche allenatori e coreografi di primo piano nel panorama del pattinaggio artistico e di livello internazionale e anche olimpionico. La direzione e la presidenza dell’Ice Club Torino Asd è, oggi, affidata a Claudia Masoero che ha iniziato giovanissima ad insegnare e ad allenare e che ha raccolto l’eredità paterna alla guida della società. In occasione di questo “Memorial Franco Masoero”, l’Ice Club Torino, ha voluto ricordare, insieme al suo Presidente e fondatore, anche Gioia Virginia Casciani e Ginevra Barra Bajetto, dedicando loro questa gara. Le due giovani pattinatrici, che hanno perso la vita in un tragico incidente automobilistico un mese fa, mentre tornavano da una gara, hanno vestito, per alcuni anni, i colori dell’Ice Club Torino, si sono allenate e hanno gareggiato con la società che ne ricorda la dolcezza e il grande impegno profuso ogni giorno. Il primo “Memorial Franco Masoero”, lo scorso anno, era stato vinto, nella sua categoria, proprio dalla piccola Gioia Casciani.

 

Barbara Castellaro

www.iceclubtorino.it

 

Thyssen dieci anni dopo: “Tenere viva la memoria”

“Tenere viva la memoria” dieci anni dopo la morte dei sette operai alla Thyssen Krupp di Torino. Nel decennale della notte  tragica tra il 5 e il 6 dicembre del 2007, questo è’ l’auspicio della presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini: la memoria, ha detto inoltre “li toglie dall’invisibilità” . Le parole sono state pronunciate dalla terza carica dello Stato a Montecitorio in occasione della rappresentazione di un’opera teatrale ispirata a quei drammatici  avvenimenti.

Agenti di polizia penitenziaria salvano uomo colto da malore

Due agenti di polizia penitenziaria stavano rientrando al Ferrante Aporti quando  hanno soccorso un automobilista che era stato colto da malore vicino al sottopasso del Lingotto. Un passante aveva richiamato l’attenzione degli agenti, che erano  su una vettura di servizio. Una persona priva di conoscenza era all’interno di una Audi. Gli agenti hanno sfondato il vetro della portiera posteriore e hanno estratto l’uomo dal veicolo. Un medico di passaggio è intervenuto per soccorrerlo, mentre gli  agenti avvertivano i familiari dell’automobilista, un sessantaseienne residente ad Asti.

Soprattutto i problemi chiudono il festival: qualcuno non ci crede più?

DAL NOSTRO INVIATO AL TFF

Elio Rabbione

È il regista israeliano Ram Nehari a stravincere con il suo Al Tishkechi Oti / Don’t forget me il premio per il miglior film del TFF 35 che si è chiuso ieri. La giuria, capitanata da Pablo Larrain, ha scelto questa storia dove ad un sottofondo di amarezza s’intrecciano messaggi e momenti d’amore, di disperata esistenza, di rappresentazione vera della instabile condizione psichica con cui convivono i due giovani protagonisti, una ragazza anoressica lei, un suonatore di tuba lui, entrambi nella speranza di una vita normale, eccezionali attori, lui, Nitai Gvirtz, si porta a casa il premio per la migliore interpretazione maschile, lei, Moon Shavit, lo condivide con Emily Beecham, sconquassata eroina di Daphne dell’inglese Peter Mackie Burns. Eccezionale ritratto di ragazza disinibita e dolorante, giri nei bar alla ricerca di alcol e sesso, qualche tiro di cocaina per tenersi a galla, l’aspirazione ad una promozione a secondo chef nel ristorante in cui lavora. Il film, pur con una bella scrittura, approfondita, capace di scavare in ogni piega, è tutto dell’attrice, capace di nascondersi e di mettersi sfacciatamente in gioco dietro quel visino cui tutti regalano i vent’anni, mentre ha già superato il decennio successivo.

Con il premio di 7000 euro della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo vivaddio la giuria si è ricordata di A fabbrica de nada del portoghese Pedro Pinho, il racconto della lotta di un gruppo di operai cui viene “rubato” il posto di lavoro, un caso singolo che drammaticamente, con grande incisività, ci rende il quadro della situazione del paese lusitano. Paiono al contrario a chi scrive sopravvalutati (forse) quel Kiss and cry delle francesi Chloè Mahieu e Lila Pinell, ad inseguire un gruppo di giovani pattinatrici, emblematiche nella loro instabilità di gesti e movimenti, tra bullismo e malate amicizie, l’amore per lo sport e le insicurezze, che si guadagnano il premio per la miglior sceneggiatura e la menzione speciale della giuria; e (decisamente) Lorello e Brunello di Jacopo Quadri (ancora qui una menzione della giuria), chiacchierate quotidiane su quanto è dura la campagna, la lotta contro l’industrializzazione, i commenti dei vecchi saggi, il ripetersi delle azioni, le solitudini, il lavoro. Dimenticando più alti esempi, come À voix haute del francese Stéphane De Freitas, intorno al concorso che ogni anno all’interno dell’Università di Saint-Denis, alle porte di Parigi, intende premiare il miglior oratore, un traguardo che arriva tra divertimento e ricordi dolorosi, tra tecniche precise ed emissioni di fiato perfette, tra gestualità mai gratuita, inneggiando alla bellezza e alla importanza della parola in un’epoca che ormai ne è priva. Un premio a questo titolo è arrivato dal pubblico, e questo dovrebbe dirla lunga: ma, al di là della nota di entusiasmo, ci pare davvero poco. O il clima di amori e sospetti soprattutto che è alla base di Beast di Machael Pearce o The death of Stalin di Armando Iannucci, scozzese di padre napoletano, dove si ride con rabbia davanti alle trame e ai comportamenti dei dirigenti sovietici all’indomani della morte del dittatore.

Fuori dal concorso, rimangono titoli che anche si sono amati, di cui speriamo poter riparlare ad una auspicabile uscita italiana. Quasi tutti di area angloamericana, da Darkest Hour di Joe Wright, con un eccezionale Gary Oldman nelle vesti di Churchill in un maggio del ’40 in cui dover decidere, ancora privi dell’appoggio statunitense, l’entrata in guerra contro un nemico nazista pronto a impadronirsi dell’intera Europa (in uscita a gennaio), a The disaster artist dove un altrettanto efficace, ed istrionico, James Franco, si cala nel personaggio di Tommy Wiseau, colpevole di essere entrato nella storia del cinema con quello che fu definito “il più brutto film che sia mai stato girato”; da L’uomo che inventò il Natale, ovvero l’occasione per Dickens a corto di quattrini e con una affollata famiglia da sfamare di trovare l’idea letterariamente giusta, a Final portrait, firmato da Stanley Tucci, dove Geoffrey Rush impersona Alberto Giacometti o Mary Shelley con Elle Fanning. Come per puro divertimento, nella sua semplice onestà, aspettiamo il film inaugurale, Ricomincio da me, non fosse altro per la recitazione di tre glorie britanniche, o il film che ha chiuso il festival, The Florida Project, già in odore di Oscar, o la riserva indiana che nasconde delitti in The wind river di Taylor Sheridan. O ancora Cargo di Gilles Coulier, che non avrebbe sfigurato in concorso, tre fratelli pescatori, differentemente coinvolti con la vendita del peschereccio di famiglia, al momento in cui il padre è in coma.

Restano i premi e i titoli che vedremo, restano assai più pressanti i tanti problemi del festival che all’indomani della sua chiusura lascia un conto negativo di sale a disposizione in meno (e la mancanza s’è sentita), di quattrini tagliati, di titoli eliminati. Certo, rimangono le file interminabili e compatte del pubblico (ma le cifre ufficiali non sono ancora comparse), le discussioni, la certezza che questo festival può e deve vivere senza tappeti rossi, senza il gossip del momento o senza le presenze di gente di cinema che hanno la faccia di essere riempitivi o pubblicità al lavoro fatto e presto in uscita; e poi la vivacità, la disponibilità dei tanti volontari e, uscendo dalle sale, i bar e i ristorantini dove fare un boccone veloce che negli otto giorni di festa e programmazione credo non se la siano poi tolta tanto male. Ma si è avvertito che la macchina non era ben oliata, che i sorrisi erano stretti, che l’inverno del nostro scontento aveva ormai bussato alle porte (per ripetere un film poco amato, quello di Roberta Torre). Emanuela Martini è giunta alla fine del suo mandato, vicedirettrice prima e piena responsabile negli ultimi quattro anni, continua a ripetere che ripartirebbe volentieri, che ha imparato ma che ha anche dato molto, che il pubblico torinese è impagabile: “Ma ogni decisione spetta al Museo”. Un Museo che, tra le tante e pericolose mareggiate, ha un direttore pro-tempore e ne attende uno stabile. Insomma, è necessario pensare già al futuro e il futuro, su cui stanno scritte per ora soltanto le date del 2018 (23 novembre – 1 dicembre), è troppo vicino. È necessario avere il tempo per lavorare, per mantenere la cifra di sempre e inventarsi cose nuove, per combattere contro i soldi che hanno tutta l’aria di voler scendere ancora, per svegliare una giunta che pare credere sempre meno nell’operazione (non soltanto culturale). Tutto per evitare che un grosso bagaglio torinese prenda altre strade, tutto per scongiurare che quello che si è costruito negli anni di scoperte, di piacere visivo, di intelligenza ci venga a mancare.

 

 

 

Scherma: la russa Deriglazova vince il Grand Prix FIE di Torino

di Claudio Benedetto                         TUTTE LE FOTO SU WWW.FOTOEGRAFICO.NET


 

 

Ieri al PalaRuffini, come ormai tradizione, si è svolto il Grand Prix FIE di Fioretto Femminile, Trofeo Inalpi. Tre Italiane sul podio ma vittoria che va alla russa Inna Deriglazova, olimpionica a Rio2016 e campionessa del Mondo in carica. In finale la russa ha sconfitto l’azzurra Alice Volpi in quella che è stata la riproposizione della finale iridata dello scorso luglio a Lipsia, Germania. Punteggio della finale 15-9, dopo che la russa in semifinale aveva superato Arianna Errigo rimontandole bel 6 punti da un passivo di 8-14 al risultato finale di 15-14, il tutto in meno di due minuti.Grande rammarico quindi per la nostra atleta monzese che ha visto sfumare l’accesso alla finale perdendo comunque contro una grande, e molto fredda, campionessa. Oggi si torna al Palazzetto per la gara maschile, in pedana ben 13 azzurri che cercheranno di ripetere il risultato delle compagne, magari occupando il gradino più alto del podio… le premesse ci sono tutte, vedremo!

Ecco di seguito i risultati delle gare di ieri (dai quarti di finale, quindi con le migliori 8):


Finale
Deriglazova (Rus) b. Volpi (ITA) 15-9

Semifinali
Deriglazova (Rus) b. Errigo (ITA) 15-14
Volpi (ITA) b. De Costanzo (ITA) 15-8

Quarti
Deriglazova (Rus) b. Nam (Kor) 15-6
Errigo (ITA) b. Favaretto (ITA) 15-8
Volpi (ITA) b. Thibus (Fra) 15-11
De Costanzo (ITA) b. Tripapina (Rus) 15-12