Bilancio negativo per i botti di Capodanno anche a Torino. Una bomba carta artigianale è esplosa verso la mezzanotte in via delle Querce, in zona Falchera. Quattro le persone ferite per le schegge. L’esplosione, avvenuta nei pressi dei cassonetti dei rifiuti ha danneggiato alcune auto vicine e mandato in frantumi i vetri di una ventina di abitazioni. I carabinieri e i vigili del fuoco hanno trovato oltre 500 grammi di materiale esplosivo e una decina di altri ordigni inesplosi. Le persone colpite dall’esplosione hanno riportato ferite lacero-contuse non gravi agli arti e al volto guaribili in alcuni giorni. Ma il bilancio sarebbe potuto essere ben più grave.
“ZOO E BIOPARCHI NEGATIVI PER GLI ANIMALI”
FACCIAMO CHIAREZZA SU UN TEMA SPESSO OGGETTO DI DISINFORMAZIONE
In riferimento all’articolo pubblicato da La Stampa del 28 dicembre 2017 di Fabrizio Assandri “Una cuccia invernale per giraffe e lemuri” inerente al bioparco “Zoom” di Cumiana (TO), vorremmo rendere note le precisazioni e rettifiche del Garante per i Diritti degli Animali della Regione Piemonte Enrico Moriconi in quanto riteniamo importante fornire dei dati precisi su un tema che è spesso oggetto di disinformazione. Dalla lettera del Garante regionale per i Diritti degli Animali riportiamo: “Da tempo le ricerche scientifiche hanno dimostrato le notevoli negatività indotte dalle strutture quali zoo o bioparchi che dir si voglia. In linea generale tutte si riconducono al fatto di tener rinchiusi animali che in natura colonizzano territori ampi e che quindi soffrono l’impossibilità di soddisfare bisogni etologici insopprimibili quali l’esplorazione del territorio, la ricerca dei partner, la realizzazione di rapporti interspecifici con individui diversi e non con il o i compagni sempre uguali.” Il Garante prosegue: “Nell’articolo si allude al fatto che si tratterebbe di soggetti abituati alla cattività; però non è esatto in quanto pochi decenni di addomesticamento, se pure tale fosse il periodo, non cambiano le esigenze etologiche e fisiologiche che sono ereditarie e iscritte nel dna di ogni animale.”… “Il confinamento di specie a rischio non porta vantaggi anzi sottrae alla natura del patrimonio genetico, effetto anche più grave se si considera che le ricerche hanno dimostrato che gli animali in cattività vivono meno di quelli liberi.” Riteniamo che sul tema “zoo e bioparchi” sia necessario fare chiarezza per evitare che a causa della disinformazione e della mancanza di dati oggettivi si possa ingenerare la falsa idea che tali strutture di detenzione possano salvare gli animali da sofferenza ed estinzione. Ribadiamo pertanto la nostra posizione contaria a qualsiasi luogo di detenzione per esseri senzienti e di sfruttamento degli animali.
Per: ENPA, LAC, LAV, LEAL, LEGAMBIENTE Circolo L’Aquilone, LIDA, OIPA, PRO NATURA Torino, SOS Gaia Rosalba Nattero Presidente SOS Gaia
Rosalba Nattero
Il 16 gennaio 2018 a Torino sarà inaugurata la mostra “Senzatomica – Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari”, un’iniziativa ideata e promossa dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai con il patrocinio della Città di Torino, del Consiglio Regionale del Piemonte, del Comitato Regionale dei Diritti Umani e dell’Università degli Studi di Torino.
Un grande progetto di respiro internazionale fortemente voluto e sostenuto dalla Città di Torino e dal Consiglio regionale del Piemonte-Comitato regionale per i Diritti Umani particolarmente impegnati, negli ultimi mesi, in varie azioni di sensibilizzazione sul tema del disarmo nucleare come, ad esempio, con la campagna Italia Ripensaci.
A ospitare l’evento sarà il Mastio della Cittadella – sede del Museo Storico Nazionale di Artiglieria – in corso Galileo Ferraris angolo via Cernaia a Torino.
Dal 2011 a oggi, sono state realizzate 74 edizioni della mostra Senzatomica in varie città italiane, con un totale di 330.000 visitatori e più di un milione di persone coinvolte negli eventi collaterali.
Senzatomica non è soltanto una mostra, è anche una campagna che punta a creare una nuova consapevolezza sulla minaccia che le armi nucleari rappresentano per ogni forma di vita sul pianeta. Proprio per questo, Senzatomica è uno dei principali partner italiani di ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear weapons), una coalizione di organizzazioni non governative di 101 paesi insignita con il premio Nobel per la Pace 2017 per l’incessante impegno nel promuovere la messa al bando delle armi nucleari, culminato nello storico trattato siglato nel luglio 2017 all’ONU dopo diversi negoziati. La consegna del premio Nobel per la Pace è avvenuta a Oslo il 10 dicembre 2017, a un mese di distanza dallo storico simposio internazionale che ha riunito in Vaticano, alla presenza del Papa, rappresentanti di ICAN e di Senzatomica, 11 premi Nobel, rappresentanti dell’ONU, della NATO e di vari Stati, per un mondo libero da armi nucleari.
L’esposizione di Senzatomica a Torino punta a diffondere una solida cultura di pace attraverso un percorso di immagini, documenti, testimonianze di uomini e donne che vissero il dramma di Hiroshima e Nagasaki, e prosegue nel cammino di sensibilizzazione al disarmo nucleare intrapreso dal presidente della Soka Gakkai Internazionale Daisaku Ikeda.
La mostra, ad ingresso libero, è dedicata in particolare alle nuove generazioni, chiamate ad unirsi per agire con spirito solidale per inaugurare una nuova era di speranza e di pace.
Senzatomica è strutturata in quattro sezioni che approfondiscono i seguenti temi:
– garantire il diritto alla vita di tutti i popoli
– passare dalla sicurezza basata sulle armi alla sicurezza basata sul soddisfacimento dei bisogni fondamentali degli esseri umani.
– cambiare la visione del mondo: da una cultura della paura a una cultura della fiducia reciproca;
– promuovere le azioni che costruiscono la pace.
Sarà anche una preziosa occasione per approfondire tematiche attuali e di ampio respiro, quali la responsabilità sociale dello scienziato, la responsabilità nei confronti delle generazioni future, l’impatto ambientale dei test nucleari, il costo esorbitante degli armamenti e del loro mantenimento.
Verranno coinvolte le scuole di ogni ordine e grado. Gli studenti, in spazi a loro dedicati, avranno l’opportunità di approfondire concretamente il concetto di disarmo. I visitatori saranno supportati da volontari (formati in modo specifico) che li accompagneranno lungo il percorso di visita e illustreranno i contenuti dei pannelli, dialogando sui temi centrali della mostra.
Gli istituti interessati avranno la possibilità di prenotare visite guidate, contattando il numero 3315446947 attivo da lunedì al sabato, dalle 09:00 alle 18:00.
PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione
Napoli come immagine di vita e di morte, con i suoi riti e le sue magie, i selciati delle piazze e i vicoli stretti e affollati, il sole che illumina e le ombre che nascondono, gli antri e i sontuosi palazzi di una nobiltà antica. Decadente e vitale, sacra e profana. La Napoli – è lei la vera protagonista del film, a lei il film è dedicato, in basso a destra sull’iniziale sfondo nero: “A Napoli” – della morte, e Ferzan Ozpetek ha avuto ben presente il “forte senso di morte” che occupa la città campana e su questo senso ha costruito Napoli velata, mescolando ancora una volta la realtà e una suprema immaginazione, la vita di tutti i giorni e i ricordi che accompagnano i personaggi e lo spettatore allo stesso tempo in un passato che stupisce e sconvolge e coinvolge come già in un domani che si stabilisce in ben diverse dimensioni, frutto di sciamaniche premonizioni. Una cifra che amiamo – in una filmografia che ha toccato piccoli capolavori e che ha pure avuto riuscite assai inferiori -, da Saturno contro a Mine vaganti, qui il maggior termine di paragone potrebbe essere Magnifica presenza, se là il tono, dentro gli incubi di Elio Germano, non fosse stato quello prepotente e sinistramente allegro della commedia.
La professione di anatomopatologa obbliga anche Adriana (una Giovanna Mezzogiorno più sconcertata che convinta, lontana dal viaggio nel cuore e nella mente che era stato La finestra di fronte) a vivere con i morti, a immergersi in quel senso mentre attraversa con le sue solitudini i corridoi sotterranei dell’ospedale. È il rito antico e ambiguo della “figliata”, del “parto maschile” rappresentato attraverso un finissimo velo a iniziare la sua vicenda e l’incontro con uno sconosciuto con cui trascorrerà una notte ad alta componente erotica, come raramente s’è visto sullo schermo. Una storia che potrebbe continuare, un altro appuntamento stabilito ma il ragazzo, tra le sculture e gli affreschi carichi d’amplessi staccati dalle case di Pompei del Museo archeologico non si presenterà: Adriana lo ritroverà cadavere sul tavolo freddo del suo lavoro. Di qui non si dovrebbe raccontare più nulla di Napoli velata, lasciando a chi guarda il piacere di addentrarsi, accompagnato dai movimenti lenti e barocchi della macchina da presa, nella costruzione, non sempre perfetta (la sceneggiatura è firmata con il regista stesso da Gianni Romoli e Velia Santella) dei fantasmi – perché di fantasmi ci parla Ozpetek sopra ogni cosa – di Adriana, del dramma che l’ha segnata sin dall’infanzia, delle sue scoperte che potrebbero spingerci troppo malamente a definire un thriller il film, del doppio che è
un’altra cifra cardine della storia, delle sovrapposizioni (forse potremmo scomodare anche il grande Eduardo di Questi fantasmi) e degli sguardi e delle parole artefatti, del vedere e del sentire (uno dei momenti più belli è il riandare con la memoria della zia Anna Bonaiuto al perduto amore, con le voci che s’accavallano in un misto affascinante di passato e presente), della vita della protagonista rimaneggiata e rifatta a propria immagine, negativamente (il frigo pieno di roba messa lì a imputridire, da mettere nei sacchi di plastica per essere buttata via, quando in altre occasioni il cibo era messo al centro con l’allegria di questa o quella situazione).
A tratti anche il film resta velato, colpevole di un egoismo che t’impedisce di squadernarlo in ogni sua piega, rimanendo nascosto, ondivago, ben lontano dalla volontà che ogni cosa alla fine si chiarisca. Un ultimo sobbalzo di irrealtà, Adriana scompare dietro l’angolo, in modo definitivo, mentre la macchina da presa si blocca sul nulla. Ma nei film di Ozpetek ti piace anche perderti e forse anche questo è bello. Come ti apri in questa Napoli primattrice a certi squarci indimenticabili, dalla casa del principe Caracciolo già set per Viaggio in Italia e L’oro di Napoli, alla farmacia degli Incurabili con le proprie nascoste simbologie alla cappella Sansevero con il Cristo velato, alla grande terrazza dove un gruppo di travestiti in là con gli anni sta giocando a tombola, dinanzi a un panorama indimenticabile. Sono anche i fantasmi di Ozpetek, le sue tematiche qui disordinatamente dilatate, perse in una solare irrazionalità ma pur tuttavia prova – ancora una volta – di un carico di sentimenti che non indietreggia mai dalla più assoluta coerenza.
L’arcivescovo Cesare Nosiglia, in occasione dell’omelia di fine anno alla Consolata usa parole forti ricordando la tragedia di piazza San Carlo, sulla quale sembra sia calato un velo di silenzio: “resta una ferita ancora aperta nel cuore di tutta la città e dei suoi abitanti, con conseguenze di morte e feriti che ne portano il peso”. Osserva l’arcivescovo: “La magistratura sta facendo la sua parte per quanto riguarda le responsabilità dell’accaduto, ma conta molto anche la presa in carico da parte di tutti i cittadini dell’impegno di vivere la propria
appartenenza alla città non solo come un grande contenitore di persone indifferenti ed estranee l’uno dall’altro, ma come una comunità in stile famigliare in cui ciascuno sa di dover contribuire anche con i suoi comportamenti individuali al bene comune di tutti”.
DALLA CALABRIA
Un 51enne di Pizzo Calabro, titolare di un ristorante, è morto in un incidente stradale a Maierato. L’uomo stava aiutando un amico la cui auto ha avuto problemi al motore. Mentre ne stava verificando il funzionamento, è stato investito da un furgoncino guidato da una ragazza. Il ristoratore è morto pochi minuti dopo i tentativi di rianimarlo. Il proprietario del veicolo guasto è rimasto gravemente ferito, come la conducente del furgoncino.
(FOTO: ARCHIVIO)
I poliziotti si sono insospettiti per il comportamento di un cliente, un italiano di 25 anni, giunto a mani vuote nel bar, con la moglie e due bambine in auto, che poi è uscito con un sacco nero dell’immondizia. Decine di botti illegali di capodanno, come ‘batterie di tubi monocolpo e ”cipolle” erano venduti nel retro del negozio. La squadra mobile di Torino ha scoperto una vera e propria “Santa Barbara” in un bar di Nichelino il cui titolare (e un cliente) è stato denunciato. Gli agenti hanno sequestrato il materiale pirotecnico abusivo.
Per Massimiliano Allegri il 2017 è stato un anno “che ha regalato tante soddisfazioni”. Così nel suo tweet di fine 2017 saluta l’anno che si sta per concludere augurando un buon 2018 “a tutti quelli che amano questo sport e che soffrono ogni weekend per la propria squadra, di qualsiasi colore sia la maglia!”. Sui social scrive anche Paulo Dybala, “due gol e una vittoria a Verona. Sotto con il 2018 ora”. “E’ solo l’inizio. Non ci fermeremo”, le parole scritte su Twitter da Chiellini dopo la vittoria di Verona.
(foto: Claudio Benedetto www.fotoegrafico.net)
Chatta che ti passa – Il deserto della rete
“Chatta che ti passa – Il deserto della rete: un gioco che gioco non è” è un libro di Annamaria Poeta, docente di lingua francese con notevoli competenze digitali. Il testo, edito per i tipi di Zona Contemporanea, verrà presentato, con l’intervento dell’autore, giovedì 4 gennaio, alle ore 16, al Centro San Liborio, in via Bellezia 19 a Torino. L’incontro verrà moderato dal giornalista Massimiliano Quirico. Per informazioni rivolgersi all’Associazione Progetto Angelica, posta elettronica: info@progettoangelica.it
di Pier Franco Quaglieni
Una visione miope anche a Capodanno – L’eleganza tipografica a Torino – Gualtiero Marchesi senza miti – La massoneria e il Risorgimento – Luraghi, un maestro
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Una visione miope anche a Capodanno
La rinuncia da parte del Comune di Torino e anche di quello di Moncalieri a realizzare il sottopasso di Corso Maroncelli a Torino rivela una visione miope dei problemi, è una triste testimonianza del declino di Torino,della sua decrescita infelice,l’ultimo atto del 2017 di amministratori inadeguati. I due Comuni non vanno oltre quella che fu la propria cinta daziaria.Un cattivo segno anche per il nuovo anno 2018 che dovrà ancora probabilmente vedere amministratori di tal fatta. Solo i ciechi non vedono le code immani che in corso Unità d’Italia e in corso Trieste a Moncalieri si creano quotidianamente . In corso Unità d’Italia hanno introdotto qualche anno fa il limite dei 70,ma risulta materialmente impossibile andare oltre i 30. La sindaca Appendino potrebbe cogliere la palla al balzo e trasformare quella che un tempo si chiamava la radiale ed era di rapido scorrimento,in una via privilegiata per le biciclette,come è diventata l’ormai impercorribile, in auto, via Ormea.Nessuno potrebbe lamentarsi perché il tappo di corso Maroncelli costringe ad attese estenuanti con buona pace per l’inquinamento in una zona in cui molti vanno correre, incuranti dei gas di scarico a pochissima distanza. Appare quasi incredibile che in un simile contesto le sole che non possono più passeggiare sono le passeggiatrici che un tempo erano padrone di una parte di quel corso. Le code si determinano ormai ad ogni ora del giorno,ogni giorno.Solo gli amministratori non si rendono conto della realtà . Al confronto è diventata più scorrevole persino via Nizza . L’intoppo rappresentato dalla rotonda di corso Maroncelli è un nodo fondamentale della viabilità urbana ed extra- urbana anche perché collega due autostrade,quella Torino-Piacenza e quella Torino -Savona con il centro della città. Non dare priorità al sottopasso rivela mancanza di capacità a governare e a risolvere i problemi. Il fatto che dicano che mancano i soldi fa ridere perché per tante altre cose meno utili,i soldi si trovano e si sprecano.
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L’eleganza tipografica a Torino
Se a Torino si vuole far stampare un biglietto da visita adeguato ,è rimasta solo l’esosissima “Rilievo”che fu d Mario Petronio,un maestro incisore di altri tempi. I biglietti da visita in rilievo sono una sua creazione.Poche persone hanno i mezzi di farli stampare in quella storica,piccola tipografia di via Baretti. C’era la storica tipografia Marchisio in via Maria Vittoria, nel palazzo dell’Accademia delle Scienze dove,usato un carattere ,per stampare un biglietto, non veniva più usato una seconda volta. Una specie di Tallone per i biglietti da visita. Arte pura,precisione meticolosa,un’aria vecchio Piemonte che faceva bene respirare ,andando nella sua sede austera e prestigiosa. C’era anche Giani in via Carlo Alberto , che era anche una cartoleria di altissimo livello. Venne distrutta da un incendio. Il celebre Pineider aveva due negozi a Torino che ha chiuso. Oggi per Pineider bisogna andare a Milano,a Firenze , a Roma. Torino non ha saputo meritare un negozio con carta,biglietti,oggettistica di alta qualità. La stampa a computer ha distrutto questo vecchio mondo fatto di stile e di eleganza. Oggi le stesse tipografie,anche quelle senza storia,sono in crisi. Persino i volantini vengono stampati in casa con il PC.La stampa ben fatta è diventata rarissima,anche i libri non hanno più l’eleganza di un tempo.
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Gualtiero Marchesi senza miti
E’ stato un maestro,un innovatore rivoluzionario della cucina italiana:così scrivono o dicono più o meno tutti, soprattutto i suoi allievi. Ho conosciuto Marchesi ad Alassio anche in occasione di una cena. Amava la Riviera e ci veniva spesso. Ho assaggiato alcuni dei suoi piatti e mi sono piaciuti. Ma non riesco a capire il risalto spropositato che è stato al cuoco,attribuendogli il conseguimento di riconoscimenti che di per sé non sono gran cosa. Il titolare del “Vascello d’oro “ di Carrù venne nominato commendatore da Ciampi,come venne nominato cavaliere Marchesi da Cossiga. E’ stato un uomo fortunato che ha trovato le strade giuste e soprattutto ha avuto il fiuto di proporre una “nuova cucina” in assenza di altri concorrenti possibili.L’idea di un piatto visivamente attraente ,una sorta di opera d’arte che si ispira alla stessa arte figurativa,è sicuramente un’idea geniale che molti giustamente stanno copiando,avendo capito che ,detto volgarmente, l’occhio vuole la sua parte. Ha avuto anche il merito di rifiutare le stelle Michelin,anche se il suo fu un atto di superbia più che di umiltà,evitando di sottoporsi a dei giudizi. Per motivi che non voglio esplicitare in morte di Marchesi,ho qualche motivo per non unirmi al coro. Nessun motivo particolarmente grave,ma un atteggiamento di superbia e anche di arroganza ,il suo,che mi colpì e che umiliò ingiustamente lo chef presso il quale lo invitai a cena ad Alassio.Poi ,in contemporanea e in piena contraddizione con sè stesso, voleva fare anche il popolare, accettando la compagnia ,a volte, di piccole persone che oggi si vantano di averlo frequentato e conosciuto.Bastino per tutti i “monelli”di Albenga,come vengono chiamati,quelli che, a 70 anni suonati, giocano ancora con le fionde. Vanno ,in ogni caso, distinti Gualtiero Marchesi e i marchesiani,gli allievi o i sedicenti allievi che dopo la morte del maestro si contenderanno il primato nel proseguire il suo lavoro. Marchesi era comunque un uomo pieno di creatività , i marchesiani sono spesso solo presuntuosi,banali,scontati. Loro cercano le stelle Michelin e la visibilità televisiva. Basta leggere un’intervista di Bosonetto,ad esempio,per rendersene conto, senza necessariamente andare a cena nei loro locali. Anzi, molti di loro mettono la loro immagine a servizio della pubblicità delle cucine e persino delle patatine fritte. Troppi sono gli imitatori di Marchesi. Ricordo nel 1986 che un buon ristorante sul lago di Avigliana improvvisò un menu di “nouvelle cousine” dopo aver raggiunto il successo con una cucina tradizionale .Fu un disastro e locale dovette chiudere. Un vero fuoriclasse sarebbe inimitabile. E’ un’osservazione sulla quale riflettere. Parlando d’altro, un po’ la differenza tra Norberto Bobbio e i bobbiani. Il filosofo torinese ebbe il merito di non voler creare una scuola dopo di lui e chi si richiama a lui si rivela inadeguato a seguirne la strada,vuole solo inseguirne la notorietà.
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La massoneria e il Risorgimento
Paolo Mieli vorrebbe essere uno storico,ma è semplicemente un bravo giornalista che si occupa di storia,divulgandola con un linguaggio semplice,senza scadere nell’aneddotica come faceva Montanelli. Ma certo non ha neppure lontanamente le doti di scrittura scintillante di Indro,anzi il suo modo di scrivere è grigio,opaco,a volte noioso. Si vede che è stato allievo di De Felice,anche se ha scelto una carriera non accademica, per lui incomparabilmente più remunerativa. Sul “Corriere”,prendendo spunto dall’uscita di un libro sui rapporti tra Chiesa cattolica e massoneria,ha scritto un po’ di storia dei Liberi Muratori . E’ interessante l’affermazione relativa alla estraneità dei massoni rispetto al Risorgimento italiano. C’è chi ha sostenuto,i massoni in primis e, per altri versi. alcuni ambienti cattolici, che il Risorgimento è stato opera della massoneria e che Cavour era massone. Si tratta di fantasie perdo-storiche,come avrebbe detto Croce che disprezzava il malcostume massonico che dominava nell’Italia prefascista. Senza attendere Mieli, c’è un libro di Alessandro Luzio,uscito nel 1925, “La massoneria e il Risorgimento italiano”, di fatto non più ripubblicato, che dimostra come la Massoneria compaia in Italia non prima del 1870,se si eccettua Garibaldie i suoi rapporti con il mondo massonico internazionale soprattutto inglese. Il fatto che poi Luzio fosse stato fascista,non inficia la sua opera storiografica. Poi, con la Sinistra storica al potere, la massoneria ebbe cinque Presidenti del Consiglio tra cui Depretis e Crispi. Ma negli anni cruciali la massoneria non ebbe dei ruoli significativi.
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Luraghi, un maestro
Il 28 dicembre di cinque anni fa moriva lo storico Raimondo Luraghi , il massimo storico militare italiano, autore di un capolavoro, Storia della Guerra Civile americana, la più apprezzata negli Usa. Luraghi ha avuto più riconoscimenti all’estero che in Italia. Al “Giornale”, al quale collaborò negli anni di Montanelli, dovetti spiegare chi era stato Luraghi. Partigiano combattente, decorato di medaglia d’argento al valor militare, ufficiale dell’esercito, Luraghi dopo il 1945 collaborò all’edizione torinese dell’”Unità” ,allontanandosi poi da quell’ambiente perché capì che il comunismo negava la libertà appena riconquistata . Fu amico di Martini Mauri, il mitico comandante delle divisioni alpine autonome .scrisse di Cavour e di Risorgimento. La “colpa” di aver lasciato l’”Unità” gliela fecero pagare per tutto il resto della sua vita con il silenzio, l’oblio, la discriminazione. Lui visse con dignità assoluta la sua vita ignorando i piccoli uomini che da destra non lo apprezzarono perché partigiano,da sinistra perché considerato un anticomunista. In effetti fu un uomo libero che seppe pensare,scrivere, parlare liberamente. Un vero Maestro
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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11 milioni 11 alla Finpiemonte
E’ mai possibile che tutto taccia sullo scandalo dell’ammanco di undici milioni alla Finpiemonte ? E’ uno scandalo nello scandalo. E.R.
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Chiamparino non può limitarsi a denunciare alla magistratura, deve attivarsi per individuare il motivo per cui c’è stato l’ammanco. Basterebbe un buon ragioniere per capire dove sono finiti quei soldi. Lo stesso Chiamparino è diplomato ragioniere.
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Cibrario e la Fondazione Musei
Non è forse anche responsabilità del presidente Cibrario del tutto digiugno di Musei , se il caos alla Fondazione Musei regna sovrano? Luisella Ranzo
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Il problema non va esclusivamente personalizzato, ma certo tra Patrizia Asproni (nella foto), grande esperta di Musei e Maurizio Cibrario, scelto dai grillini, c’è un’abissale differenza. Il nuovo presidente ha passato una vita alla Martini & Rossi tra vini e liquori. Asproni e’ nota a livello internazionale per il suo lavoro nel campo della cultura. Ma anche l’assessore Leon che sarebbe una tecnica non scherza in quanto a incapacità politica. La cultura pubblica torinese sta crollando.