Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

Una visione miope anche a Capodanno – L’eleganza tipografica  a Torino – Gualtiero Marchesi senza miti – La massoneria e il Risorgimento – Luraghi, un maestro
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Una visione miope anche a Capodanno
La rinuncia da parte del Comune di Torino e anche di quello di Moncalieri a realizzare il sottopasso di Corso Maroncelli a Torino rivela una visione miope dei problemi, è una triste testimonianza del declino di Torino,della sua decrescita infelice,l’ultimo atto del 2017 di amministratori inadeguati. I due Comuni non vanno oltre quella che fu la propria cinta daziaria.Un cattivo segno anche per il nuovo anno 2018 che dovrà ancora probabilmente vedere amministratori di tal fatta.  Solo i ciechi non vedono le code immani che in corso Unità d’Italia e in corso Trieste a Moncalieri si creano quotidianamente . In corso Unità d’Italia hanno introdotto qualche anno fa il limite dei 70,ma risulta materialmente impossibile andare oltre i 30. La sindaca Appendino potrebbe cogliere la palla al balzo e trasformare quella che un tempo si chiamava la radiale ed era di rapido scorrimento,in una via privilegiata per le biciclette,come è diventata l’ormai impercorribile, in auto, via Ormea.Nessuno potrebbe lamentarsi perché il tappo di corso Maroncelli costringe ad attese estenuanti con buona pace per l’inquinamento in una zona in cui molti vanno correre, incuranti dei gas di scarico a pochissima distanza. Appare quasi incredibile che in un simile contesto le sole che non possono più passeggiare sono le passeggiatrici che un tempo erano padrone di una parte di quel corso. Le code si determinano ormai ad ogni ora del giorno,ogni giorno.Solo gli amministratori non si rendono conto della realtà . Al confronto è diventata più scorrevole persino via Nizza . L’intoppo rappresentato dalla rotonda di corso Maroncelli è un nodo fondamentale della viabilità urbana ed extra- urbana anche perché collega due autostrade,quella Torino-Piacenza e quella Torino -Savona con il centro della città. Non dare priorità al sottopasso rivela mancanza di capacità a governare e a risolvere i problemi. Il fatto che dicano che mancano i soldi fa ridere perché per tante altre cose meno utili,i soldi si trovano e si sprecano.

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L’eleganza tipografica  a Torino

Se a Torino si vuole far stampare un biglietto da visita adeguato ,è rimasta solo l’esosissima “Rilievo”che fu d Mario Petronio,un maestro incisore di altri tempi. I biglietti da visita in rilievo sono una sua creazione.Poche persone hanno i mezzi di farli stampare in quella storica,piccola tipografia di via Baretti. C’era la storica tipografia Marchisio in via Maria Vittoria, nel palazzo dell’Accademia delle Scienze dove,usato un carattere ,per stampare un biglietto, non veniva più usato una seconda volta. Una specie di Tallone per i biglietti da visita. Arte pura,precisione meticolosa,un’aria vecchio Piemonte che faceva bene respirare ,andando nella sua sede austera e prestigiosa. C’era anche Giani in via Carlo Alberto , che era anche una cartoleria di altissimo livello. Venne distrutta da un incendio. Il celebre Pineider aveva due negozi a Torino che ha chiuso. Oggi per Pineider bisogna andare a Milano,a Firenze , a Roma. Torino non ha saputo meritare un negozio con carta,biglietti,oggettistica di alta qualità. La stampa a computer ha distrutto questo vecchio mondo fatto di stile e di eleganza. Oggi le stesse tipografie,anche quelle senza storia,sono in crisi. Persino i volantini vengono stampati in casa con il PC.La stampa ben fatta è diventata rarissima,anche i libri non hanno più l’eleganza di un tempo.

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Gualtiero Marchesi senza miti

E’ stato un maestro,un innovatore rivoluzionario della cucina italiana:così scrivono o dicono più o meno tutti, soprattutto i suoi allievi. Ho conosciuto Marchesi ad Alassio anche in occasione di una cena. Amava la Riviera e ci veniva spesso. Ho assaggiato alcuni dei suoi piatti e mi sono piaciuti. Ma non riesco a capire il risalto spropositato che è stato al cuoco,attribuendogli il conseguimento di riconoscimenti che di per sé non sono gran cosa. Il titolare del “Vascello d’oro “ di Carrù venne nominato commendatore da Ciampi,come venne nominato cavaliere Marchesi da Cossiga. E’ stato un uomo fortunato che ha trovato le strade giuste e soprattutto ha avuto il fiuto di proporre una “nuova cucina” in assenza di altri concorrenti possibili.L’idea di un piatto visivamente attraente ,una sorta di opera d’arte che si ispira alla stessa arte figurativa,è sicuramente un’idea geniale che molti giustamente stanno copiando,avendo capito che ,detto volgarmente, l’occhio vuole la sua parte. Ha avuto anche il merito di rifiutare le stelle Michelin,anche se il suo fu un atto di superbia più che di umiltà,evitando di sottoporsi a dei giudizi. Per motivi che non voglio esplicitare in morte di Marchesi,ho qualche motivo per non unirmi al coro. Nessun motivo particolarmente grave,ma un atteggiamento di superbia e anche di arroganza ,il suo,che mi colpì e che umiliò ingiustamente lo chef presso il quale lo invitai a cena ad Alassio.Poi ,in contemporanea e in piena contraddizione con sè stesso, voleva fare anche il popolare, accettando la compagnia ,a volte, di piccole persone che oggi si vantano di averlo frequentato e conosciuto.Bastino per tutti i “monelli”di Albenga,come vengono chiamati,quelli che, a 70 anni suonati, giocano ancora con le fionde. Vanno ,in ogni caso, distinti Gualtiero Marchesi e i marchesiani,gli allievi o i sedicenti allievi che dopo la morte del maestro si contenderanno il primato nel proseguire il suo lavoro. Marchesi era comunque un uomo pieno di creatività , i marchesiani sono spesso solo presuntuosi,banali,scontati. Loro cercano le stelle Michelin e la visibilità televisiva. Basta leggere un’intervista di Bosonetto,ad esempio,per rendersene conto, senza necessariamente andare a cena nei loro locali. Anzi, molti di loro mettono la loro immagine a servizio della pubblicità delle cucine e persino delle patatine fritte. Troppi sono gli imitatori di Marchesi. Ricordo nel 1986 che un buon ristorante sul lago di Avigliana improvvisò un menu di “nouvelle cousine” dopo aver raggiunto il successo con una cucina tradizionale .Fu un disastro e locale dovette chiudere. Un vero fuoriclasse sarebbe inimitabile. E’ un’osservazione sulla quale riflettere. Parlando d’altro, un po’ la differenza tra Norberto Bobbio e i bobbiani. Il filosofo torinese ebbe il merito di non voler creare una scuola dopo di lui e chi si richiama a lui si rivela inadeguato a seguirne la strada,vuole solo inseguirne la notorietà.

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La massoneria e il Risorgimento

Paolo Mieli vorrebbe essere uno storico,ma è semplicemente un bravo giornalista che si occupa di storia,divulgandola con un linguaggio semplice,senza scadere nell’aneddotica come faceva Montanelli. Ma certo non ha neppure lontanamente le doti di scrittura scintillante di Indro,anzi il suo modo di scrivere è grigio,opaco,a volte noioso. Si vede che è stato allievo di De Felice,anche se ha scelto una carriera non accademica, per lui incomparabilmente più remunerativa. Sul “Corriere”,prendendo spunto dall’uscita di un libro sui rapporti tra Chiesa cattolica e massoneria,ha scritto un po’ di storia dei Liberi Muratori . E’ interessante l’affermazione relativa alla estraneità dei massoni rispetto al Risorgimento italiano. C’è chi ha sostenuto,i massoni in primis e, per altri versi. alcuni ambienti cattolici, che il Risorgimento è stato opera della massoneria e che Cavour era massone. Si tratta di fantasie perdo-storiche,come avrebbe detto Croce che disprezzava il malcostume massonico che dominava nell’Italia prefascista. Senza attendere Mieli, c’è un libro di Alessandro Luzio,uscito nel 1925, “La massoneria e il Risorgimento italiano”, di fatto non più ripubblicato, che dimostra come la Massoneria compaia in Italia non prima del 1870,se si eccettua Garibaldie i suoi rapporti con il mondo massonico internazionale soprattutto inglese. Il fatto che poi Luzio fosse stato fascista,non inficia la sua opera storiografica. Poi, con la Sinistra storica al potere, la massoneria ebbe cinque Presidenti del Consiglio tra cui Depretis e Crispi. Ma negli anni cruciali la massoneria non ebbe dei ruoli significativi.

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Luraghi, un maestro

Il 28 dicembre di cinque anni fa moriva lo storico Raimondo Luraghi , il massimo storico militare italiano, autore di un capolavoro, Storia della Guerra Civile americana, la più apprezzata negli Usa. Luraghi ha avuto più riconoscimenti all’estero che in Italia. Al “Giornale”, al quale collaborò negli anni di Montanelli, dovetti spiegare chi era stato Luraghi. Partigiano combattente, decorato di medaglia d’argento al valor militare, ufficiale dell’esercito, Luraghi dopo il 1945 collaborò all’edizione torinese dell’”Unità” ,allontanandosi poi da quell’ambiente perché capì che il comunismo negava la libertà appena riconquistata . Fu amico di Martini Mauri, il mitico comandante delle divisioni alpine autonome .scrisse di Cavour e di Risorgimento. La “colpa” di aver lasciato l’”Unità” gliela fecero pagare per tutto il resto della sua vita con il silenzio, l’oblio, la discriminazione. Lui visse con dignità assoluta la sua vita ignorando i piccoli uomini che da destra non lo apprezzarono perché partigiano,da sinistra perché considerato un anticomunista. In effetti fu un uomo libero che seppe pensare,scrivere, parlare liberamente. Un vero Maestro

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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

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11 milioni 11 alla Finpiemonte

E’ mai possibile che tutto taccia sullo scandalo dell’ammanco di undici milioni alla Finpiemonte ? E’ uno scandalo nello scandalo.                                                                                                E.R.

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Chiamparino non può limitarsi a denunciare alla magistratura, deve attivarsi per individuare il motivo per cui c’è stato l’ammanco. Basterebbe un buon ragioniere per capire dove sono finiti quei soldi. Lo stesso Chiamparino è diplomato ragioniere.

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Cibrario e la Fondazione Musei

Non è forse anche responsabilità del presidente Cibrario del tutto digiugno di Musei , se il caos alla Fondazione Musei regna sovrano?                                                        Luisella Ranzo

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Il problema non va esclusivamente personalizzato, ma certo tra Patrizia Asproni (nella foto), grande esperta di Musei e Maurizio Cibrario, scelto dai grillini, c’è un’abissale differenza. Il nuovo presidente ha passato una vita alla Martini & Rossi tra vini e liquori. Asproni e’ nota a livello internazionale per il suo lavoro nel campo della cultura. Ma anche l’assessore Leon che sarebbe una tecnica non scherza in quanto a incapacità politica. La cultura pubblica torinese sta crollando.


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