redazione il torinese

Prende a testate i controllori del 4 per evitare la multa

Anche una donna tra i tre controllori Gtt aggrediti ieri in via XX Settembre all’altezza del civico 6. L’aggressore è un ragazzo 21enne  nigeriano, che era stato trovato senza  biglietto sul tram  4. Il giovane ha  colpito con una testata e a pugni gli addetti , tentando di fuggire. Gli agenti della polizia municipale lo hanno arrestato. Dovrà così rispondere di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, oltre all’ interruzione di pubblico servizio. Per i controllori una visita al pronto soccorso.

“DESAPARECIDOS#43″ con gli Instabili Vaganti

Lo spettacolo ricorda la drammatica vicenda dei 43 studenti di Ayotzinapa scomparsi a Iguala, in Messico nel 2014

Sabato 24 e domenica 25 febbraio, al POLO DEL ‘900 in via del Carmine 14 a Torino, la compagnia teatrale “Instabili Vaganti” presenterà “DESAPARECIDOS#43 | Acción Global por Ayotzinapa”. L’appuntamento, per entrambe le serate, è alle 21.oo. In scena Anna Dora Dorno, Nicola Pianzola, Armida Pieretti. La regia è a cura di Anna Dora Dorno e le musiche originali sono di Alberto Novello JesterN, Eyky RAP, Yeudiel Infante. La drammaturgia originale è firmata da Nicola Pianzola e Anna Dora Dorno. Oggetti di scena e cura dello spazio scenico Luana Filippi con i contenuti fotografici video di Giuia Iacolutti. Lo spettacolo è patrocinato da Amnesty International – Italia ed è candidato alla 16° edizione del Premio Museo Cervi – Teatro per la memoria. Con “DESAPARECIDOS#43” la compagnia Instabili Vaganti intende dar voce alla drammatica vicenda dei 43 studenti di Ayotzinapa scomparsi a Iguala, in Messico, il 26 settembre del 2014. Lo fa partendo dalla propria ricerca ed esperienza di lavoro in Messico, Uruguay e Argentina e dalle testimonianze e dai racconti degli studenti e artisti coinvolti nella fase messicana del progetto internazionale “Megalopolis”,  ideato e diretto dalla compagnia. Una drammaturgia originale, bilingue, fatta non solo di parole ma anche di azioni fisiche, suoni, canti, immagini che mettono insieme più voci, quelle stesse voci che ancora oggi si uniscono al grido “Todos somos Ayotzinapa!”. Un grido di rabbia e di richiesta di giustizia  che continua ad animare le piazze delle città messicane e di tutto il mondo, che rimarrà nei graffiti metropolitani e che si è diffuso attraverso la rete. Instabili Vaganti propongono una performance forte, un atto di protesta che si unisce alle azioni dal basso, che sono diventate globali attraverso i social networks, oltrepassando censure e barriere. “DESAPARECIDOS#43” è anche un inno alla speranza che fa nascere da mucchi di vestiti insanguinati delicati fiori rossi: “Volevano seppellirci ma non sapevano che eravamo semi”. Uno spettacolo di teatro d’impegno civile “emozionale” che riprende la stessa innovativa metodologia di lavoro usata per “MADE IN ILVA”, opera cult della compagnia, pluripremiata a livello internazionale, trasformando interviste, dati e informazioni di denuncia in azioni fisiche, immagini ed emozioni capaci di suscitare una reazione immediata in chi guarda. Fondata nel 2004 dalla regista e attrice Anna Dora Dorno e dall’attore Nicola Pianzola, “Instabili Vaganti” si caratterizza per il suo lavoro di ricerca e sperimentazione nel teatro fisico e contemporaneo e per l’internazionalità dei suoi progetti. Instabili Vaganti opera nella creazione e produzione di spettacoli e performance, nella direzione di progetti, workshop e percorsi di alta formazione nelle arti performative a livello internazionale, svolgendo un continuo lavoro di ricerca sull’arte dell’attore.

M.Tr.

La “lingua di Menelik”

menelik2menelik1Originale fischietto che spopola a carnevale, venne così ribattezzato – in epoca coloniale – con l’intento di denigrare Menelik II, il Negus, il “re dei re” d’Etiopia dal 1889 al 1913. La “lingua” consiste in un tubo di carta che contiene un’anima di fil di ferro, schiacciato ed arrotolato. Basta soffiarvici dentro e questa  si svolge e s’allunga di scatto. Appena si smette, questa ritorna – grazie all’anima di ferro, nella posizione arrotolata

La “lingua di Menelik” , originale fischietto che spopola a carnevale, venne così ribattezzato – in epoca coloniale – con l’intento di denigrare Menelik II, il Negus, il “re dei re” d’Etiopia dal 1889 al 1913. La “lingua” consiste in un tubo di carta che contiene un’anima di fil di ferro, schiacciato ed arrotolato. Basta soffiarvici dentro e questa  si svolge e s’allunga di scatto. Appena si smette, questa ritorna – grazie all’anima di ferro, nella posizione arrotolata. Solitamente dal lato dell’imboccatura viene messo un fischietto, associando il fischio all’allungamento della “lingua”. C’è chi sostiene come questo giocattolo prese il nome di Menelik , rammentando come l’imperatore etiope fosse dotato di una lingua assai poco disciplinata. Questa diceria, in realtà, prese corpo da un episodio ben preciso, riferito al trattato di Uccialli , località del nord del paese del Corno d’Africa, stipulato fra il Regno d’Italia e l’Impero d’Etiopia il 2 maggio 1889. Il trattato era volto a regolare i rapporti reciproci tra i due Stati, oltre che a riconoscere le recenti acquisizioni territoriali italiane in Eritrea, che il sovrano etiope riconosceva come colonia italiana.

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Come da tradizione, il trattato era stato redatto in due versioni nelle lingue dei due contraenti, italiano e amarico. La stesura dell’articolo 17, uno dei più controversi,  risultò differente nelle due versioni. Nella versione in italiano si leggeva “Sua Maestà il Re dei Re d’Etiopia consente di servirsi del Governo di Sua Maestà il Re d’Italia per tutte le trattazioni di affari che avesse con altre potenze o governi”, mentre quella in amarico era ben diversa e recitava così: “Sua Maestà il Re dei Re d’Etiopia puòtrattare tutti gli affari che desidera con altre potenze o governi mediante l’aiuto del Governo di Sua Maestà il Re d’Italia “. In pratica, secondo la versione in italiano, il negus delegava al governo di Roma tutte le sue attività di politica estera, rendendo di fatto l’Etiopia un protettorato dell’Italia; in base alla versione in lingua etiope, invece, la delega era solo facoltativa, e il negus vi poteva ricorrere solo quando ciò gli fosse convenuto. Un semplice errore di traduzione o  una deliberata mossa di una delle parti per indurre l’altra a firmare? La cosa non è mai stata chiarita ma è certo che le controversie sul trattato furono una delle cause della successiva Guerra di Abissinia tra l’Italia e l’Etiopia, conclusasi, il 1° marzo 1896 con una netta e pesante sconfitta delle truppe italiane comandate dal generale Oreste Baratieri nella  battaglia di Adua. Il successivo trattato di pace di Addis Abeba, nello stesso anno, abrogò definitivamente il trattato di Uccialli, del quale è rimasta solo traccia nei libri di storia. Mentre la “lingua di Menelik” continua a produrre il suo irridente sberleffo.

 

Marco Travaglini

Biraghi dal Piemonte a PyeongChang

Biraghi, nota azienda italiana specializzata nel settore lattiero caseario, è fornitore ufficiale di Casa Italia in occasione dei XXIII Giochi Olimpici Invernali 2018, che si svolgeranno dal 9 al 25 febbraio a PyeongChang in Corea del Sud. Per 25 giorni la brigata del ristorante di Casa Italia utilizzerà alcuni prodotti Biraghi appositamente selezionati: il “Gorgonzola DOP”, il grattugiato “Ricetta Tipica al Pecorino” (chiamato da tutti “Pecorino Etico Solidale” perché sostiene i pastori sardi garantendo un prezzo di acquisto equo della materia prima), i “Biraghini Snack”, ideali per il fuoripasto da portare con sé in qualsiasi momento della giornata. Gli ospiti di Casa Italia durante la manifestazione olimpica non potevano che trovare in tavola le eccellenze del nostro Paese sia per qualità sia per gusto: per questo la scelta di formaggi e snack prodotti da Biraghi, che utilizza esclusivamente latte 100% italiano, rappresenta la garanzia di un’estrema attenzione alle materie prime e alla loro provenienza. “Questa partnership ha un valore grandissimo – dichiara l’Azienda – perché da sempre il nostro lavoro e l’impegno di tutti in Biraghi si ispirano a quelli che sono i valori fondanti delle Olimpiadi: ogni giorno viviamo la passione di fare del proprio meglio, la volontà di mettersi alla prova e di operare sempre con la massima qualità. Un atteggiamento e uno spirito davvero vicini agli ideali olimpici e dello sport in generale. In particolare la collaborazione con Casa Italia incarna per noi la filosofia del 100% Italiano che viviamo quotidianamente nella lavorazione dei nostri prodotti, fin dalla nascita dell’azienda nel lontano 1934”. Per l’importante occasione Biraghi ha inoltre scelto di realizzare un gadget speciale e molto significativo, tra i più diffusi e apprezzati nei contesti olimpici: un tris di spillette nei tre colori della bandiera italiana che sarà dato in omaggio a tutti gli sportivi di Casa Italia e ai dipendenti.

Da Piffetti a Ladatte

Dieci anni di acquisizioni alla Fondazione

 

La Fondazione Accorsi-Ometto, dopo una serie di esposizioni dedicate alla pittura italiana, torna a proporre una mostra sulle arti decorative, questa volta incentrata sulle acquisizioni fatte per incrementare le collezioni permanenti del museo. L’esposizione, curata da Giulio Ometto, Presidente della Fondazione e da Luca Mana, conservatore del Museo, consente, quindi, di ammirare un centinaio di pezzi, tra gli oltre duecentocinquanta acquistati negli ultimi dieci anni. Tra questi, è stato possibile il recupero di capolavori senza tempo, finiti all’estero e riportati a Torino, come il cofano-forte di Pietro Piffetti e le tre sculture in terracotta di Francesco Ladatte, raffiguranti le Allegorie dell’Autunno e dell’Inverno e Il Trionfo della Virtù. Ogni singolo pezzo è stato selezionato, perseguendo una personalissima passione per il bello e per gli oggetti preziosi. Ne sono un esempio: gli incantevoli mobili intarsiati in avorio di Pietro Piffetti; la scrivania “mazzarina” dell’inizio del XVIII secolo, con il monogramma “VA”; la Venditrice di Amorini in biscuit di Meissen; le miniature francesi che ritraggono eleganti gentiluomini e nobildonne del XIX secolo;  i ritratti dei Savoia realizzati da Giovanni Panealbo e da Louis Michel Van Loo o ancora i raffinati oggetti montati su bronzo dorato con porcellane della manifattura Vincennes e della dinastia Qing. I mobili, i dipinti, gli argenti e tutte le opere esposte in mostra rappresentano, pertanto, un omaggio incondizionato alle arti decorative e rendono il museo un’istituzione in continuo divenire.

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Museo Accorsi-Ometto 16 febbraio – 3 giugno 2018

La comunicazione con il cane

Solitamente, quando si decide di iniziare un percorso educativo con il proprio cane, l’educatore fa una specie di “interrogatorio” al proprietario o, se possibile, all’intero nucleo familiare, perché è da lì che spesso nascono incomprensioni che poi possono trasformarsi in problemi di gestione. Ciò che reputo fondamentale per un corretto approccio sta alla base di ogni relazione sociale, ovvero la comunicazione. Proprio per questo risulta necessario non solo cercare di farsi capire da una specie che comunica in maniera diversa dalla nostra, ma anche riconoscere cosa il nostro cane sta cercando di comunicare. In questa prima parte andremo a sviluppare l’argomento della nostra comunicazione con il cane; in quelle successive approfondiremo le modalità con le quali il cane comunica con noi (e con gli altri cani). In ambito umano, la comunicazione si suddivide in verbale (l’uso delle parole), paraverbale (tono, volume e timbro della voce) e, infine, il non verbale (il linguaggio del corpo e le posture, ossia il linguaggio che i cani codificano più velocemente).

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Per quanto riguarda l’aspetto verbale, quando chiediamo qualcosa al cane dobbiamo assicurarci che il messaggio sia chiaro, univoco ed eseguibile: per esempio, se desidero che il cane si metta “seduto”, chiedergli, per esempio, “dai, siediti” o “ seduto, seduto, seduto” crea nel cane confusione, perché per lui sono due richieste diverse; se invece gli chiedo “seduto” su una superficie a lui sconosciuta o in luogo in cui non si sente al sicuro, l’unica cosa che otterremo è che il cane sarà in difficoltà. Idem se facciamo una richiesta di un qualsiasi comportamento al cane senza essere sicuri che lo abbia effettivamente appreso cognitivamente e motoriamente, prima contestualizzando e poi generalizzando, attraverso esercizi fatti appositamente che lo aiutino nella comprensione di quanto gli stiamo chiedendo e rinforzando in modo positivo la riuscita di quel comportamento. Grande importanza riveste anche il paraverbale, la nostra voce può produrre suoni estremamente variegati, in termini di tono, timbro ed enfasi, attraverso i quali possiamo trasmettere al nostro cane diversi stati d’animo. Se l’intenzione è quella di calmare il cane, un tono di voce pacato lo aiuterà a rilassarsi; se abbiamo bisogno di incoraggiarlo, utilizzare una voce allegra e un tono più acuto, li porterà verso l’eccitazione; se invece vogliamo chiedere al cane un comportamento di interruzione, un tono deciso ed esplosivo (non severo!), lo porterà ad arrestare ciò che stava facendo.Richiamare il cane, ad esempio, con un tono di voce arrabbiato, anziché allegro e invitante, oppure sgridare il cane, se necessario, sorridendo o in modo non convinto, o ancora dare un comando di arresto con voce sommessa o con morbidezza, non facilita il cane a comprendere il nostro intento, dando luogo a una probabile disobbedienza per incomprensione e andando a vanificare l’importanza del ruolo di guida che stiamo andando a costruire.

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In ultimo, ma in primis in ordine di priorità agli occhi del nostro cane, nella comunicazione non verbale la postura fa da cornice alla comunicazione verbale e paraverbale: la posizione eretta trasmette sicurezza, il busto inclinato in avanti minaccia e il busto inclinato indietro denota insicurezza. Inchinarsi e allargare le braccia invoglia, invece, il cane a raggiungerci. Anche lo sguardo ha la sua importanza, per cui altra buona regola è quella di non fissare mai insistentemente un cane negli occhi, soprattutto se non lo si conosce; questo gesto, infatti, per lui indica una minaccia. Infine, avvicinarsi ai nostri amici a quattro zampe con una traiettoria indiretta, renderà più agevole, se il cane è ben predisposto, una possibile interazione con lui; viceversa, avvicinarsi in modo diretto lo metterà a disagio. Il cane non solo è in grado di studiare attentamente il nostro volto ma anche di decodificare tutte le variazioni impercettibili che occhi, bocca e sopracciglia producono al variare di umore e stato d’animo. Riassumendo, il corpo e le posizioni che assumiamo rappresentano un libro aperto per il cane, che imparerà a decifrarli reagendo di conseguenza. Inutile dire che la coerenza tra i tre livelli di comunicazione è indispensabile per non creare confusione e rischiare possibili incomprensioni. Il cane fa sforzi enormi per cercare di capirci, anche se utilizziamo per lo più un linguaggio che lui non conosce, ma che impara a definire. Questo dovrebbe farci ammirare la loro forza di volontà, perché ce la mettono proprio tutta per non deludere e imparare a comprendere quanto ci stanno comunicando è il minimo che possiamo fare! Per scoprirlo, dovrete solo attendere il prossimo articolo.

 

 

Francesca Mezzapesa

Educatrice cinofila – Istruttrice Rally Obedience

(foto: F. Mezzapesa)

Sicurezza, il questore propone controlli in collaborazione tra polizia e carabinieri

Polizia e carabinieri coordinati sul territorio perché “i servizi straordinari stanno dando importanti risultati” dice all’Ansa il Questore di Torino Francesco Messina, riferendosi al sequestro di armi in San Salvario. E’ sua intenzione dialogare con il Prefetto per un’azione  interforze con i Carabinieri. Se il numero dei reati è diminuito è comunque necessario dare più sicurezza ai torinesi. In questo ultimo mese  sono state arrestate 32 persone, 13 denunciate, 171 identificate,  17 irregolari sono stati espulsi e sono stati sequestrati più di 80 kg di droga e 13mila euro. Inoltre a Barriera di Milano, San Salvario, Aurora, Sen Secondo, sono stati effettuati servizi di controllo straordinari con l’impiego di  personale in borghese e in divisa e con l’ausilio delle volanti, della squadra mobile e dei reparti speciali.

Rientra l’allarme bomba: nello zaino solo due vecchi scarponi

E’ rientrato l’allarme bomba di fronte alla sede della polizia municipale in via Bologna. Nello zaino sospetto abbandonato nei pressi di alcuni cassonetti c’erano solo due scarponi. Le operazioni degli artificieri hanno richiesto quasi un’ora e il traffico stradale e’ stato deviato. Per fortuna si è trattato di un falso allarme.

Carenini è il nuovo presidente Cia

Il presidente uscente Lodovico Actis Perinetto: «L’agricoltura sta vivendo cambiamenti epocali, è giusto che questo passaggio venga gestito dai giovani»

Gabriele Carenini, 40 anni, sposato, con un figlio, imprenditore ortofrutticolo nell’azienda di famiglia a Valmacca (Alessandria), è il nuovo presidente regionale della Cia – Agricoltori italiani del Piemonte. «Il mio impegno è per il ricambio generazionale – ha detto Carenini ai delegati regionali che all’Hotel NH Torino centro lo hanno eletto al vertice della Confederazione regionale -, bisogna riportare l’agricoltore al centro della filiera produttiva, coniugando sostenibilità, produzione e redditività. La varietà e la qualità della produzione agricola piemontese possono essere parte importante del motore dell’economia dei nostri territori». Carenini avrà come vicepresidente un altro giovane imprenditore agricolo, Alessandro Durando, 34 anni, presidente della Cia di Asti e titolare dell’azienda multifunzionale con annesso agriturismo “Terra d’origine”, a Portacomaro (Asti). «L’agricoltura del futuro ci riserverà dei cambiamenti epocali che oggi non siamo nemmeno in grado di immaginare – ha commentato il presidente uscente Lodovico Actis Perinetto, socio fondatore di Cia Piemonte -, è fondamentale e giusto che questo passaggio venga gestito dai giovani». Parole di stima e congratulazioni per la staffetta generazionale al vertice della Cia del Piemonte sono state espresse anche dal presidente nazionale della Confederazione, Dino Scanavino, e dal presidente di Cia Torino, Roberto Barbero, secondo cui “l’elezione di Carenini e Durando dimostra che la Cia è in grado di passare dalle parole ai fatti, vincendo la scommessa sul rinnovo della dirigenza”. All’assemblea congressuale, non a caso intitolata “Agricoltura, innovare per un futuro sostenibile”, sono intervenuti, tra gli altri, il vice ministro delle Politiche agricole, Andrea Olivero, l’assessore regionale all’Agricoltura del Piemonte, Giorgio Ferrero, il direttore regionale Inps Piemonte, Giuseppe Baldino, l’europarlamentare Daniele Viotti e i parlamentari Mino Taricco, Lucio Malan, Chiara Gribaudo, Federico Fornaro, Fabio Lavagno e Magda Zanoni.