redazione il torinese

La Librolandia torinese è “il” Salone nazionale dell’editoria italiana. Parola di Massimo Bray

Massimo Bray, presidente della cabina di regia del Salone del Libro, nel presentare l’edizione 2018, che si terrà a Torino  dal 10 al 14 maggio, ha detto che la rassegna torinese ” è il Salone nazionale dell’editoria italiana. La spaccatura dello scorso anno non ha fatto bene al libro e all’editoria. Gli editori indipendenti e il ritorno dei grandi editori sono il primo successo di questa  nuova edizione”. A parere di Bray la manifestazione che si tiene sotto la Mole continuerà ad essere il Salone non solo degli editori, ma anche dei cittadini, perché ha sempre difeso  il valore della cultura “in un mondo in cui stanno crescendo le diseguaglianze”.

La Francia sarà il paese ospite e, tra le novità, sarà ospite il Premio Strega europeo: gli autori stranieri in lizza nella cinquina presenteranno i loro libri e il vincitore sarà annunciato  a Torino. Al Salone interverrà la scrittrice Premio Nobel della Letteratura 2009 Herta Müller, vincitrice del Premio Mondello internazionale.

 

(foto: il Torinese)

Oltre il viaggio… Giulia e Tancredi alla scoperta dell’Europa

OPERA BAROLO / FINO AL 3 GIUGNO

“Al poverel tua mano pietosa stendi, ch’in sollevare le affamate squadre simile al Creator Te stessa rendi”: versetti profetici, parte di un sonetto datato 1807 dedicato da “La madre dello sposo alla sposa” e affiancato ad un altro indirizzato “Al padre dello sposo”, con tanto di congratulazioni del Sacerdote Giandomenico Data. Accanto il “Contratto di matrimonio”, manoscritto originale datato “Saint Cloud, 16 agosto 1806”; testimone di nozze nientemeno che Napoleone Bonaparte, incoronato “Empereur” a Notre-Dame nel

dicembre di due anni prima da Papa Pio VII. Si apre con questi storici documenti, riferiti alle nozze di Giulia (Juliette) Colbert di Maulévrier e di Carlo Tancredi Falletti di Barolo (conosciutisi proprio alla corte di Napoleone, dove Carlo Tancredi esercitava la funzione di Ciambellano), la suggestiva mostra dedicata, in Palazzo Barolo a Torino, a due personaggi straordinari, vissuti in totale simbiosi di principi ed affetti, cavalcando, con una “visione illuminata di autentici innovatori sociali”, i principali fermenti culturali e politici dell’Ottocento. Al di qua e al di là delle Alpi. In odore di “Santità” – per entrambi è stato da tempo avviato il processo di beatificazione – degli ultimi Marchesi di Barolo si vuole raccontare nella mostra, ospitata nei sotterranei e al piano terra di quella che fu la loro dimora (aperta a nobili, politici e intellettuali, non meno che ai poveri e ai più bisognosi della città), uno spaccato di vita assai diverso da quello solitamente narrato nelle pagine di storia ufficiale: quell’amore per i viaggi, anch’esso condiviso in toto, che fin dai primi tempi del loro matrimonio li portò a trascorrere molti periodi all’estero, girovagando fra Italia ed Europa dal 1805 al 1834. Frequentissimi quelli alla volta di Parigi, ma anche in Svizzera, in Inghilterra e su e giù per l’Italia. Un peregrinare attento e curioso: in certo senso anche “didattico” poiché utile a trasferire nella consuetudine della loro quotidianità quanto visto e appreso in terre per allora lontane, spostandosi non di rado con difficoltà a dorso di cavallo o di mulo. A darne fedele testimonianza sono dieci preziosi diari manoscritti, tuttora inediti, conservati nel riordinato Archivio Storico dell’Opera Barolo e che, insieme ad alcuni volumi della Biblioteca, a disegni e a piccoli “souvenirs”, documenti e oggetti vari fra i più curiosi e imprevedibili, oggi conservati nelle raccolte di Palazzo Madama a seguito dei lasciti testamentari, costituiscono il fulcro della rassegna in corso. Curata con puntigliosa verve scientifica da Edoardo Accattino con Giovanni Scorpaniti, la mostra é introdotta da due “corposi” ritratti a pastello su cartone di Giulia e Carlo Tancredi realizzati dal “regio pittore” Luigi Bernero accompagnati dall’opera di sentore manieristico del saviglianese Pietro Ayres: qui i due coniugi sono raffigurati insieme, le mani su un poderoso testo letterario, in mezzo a loro l’immagine di una minuta crocifissione. A seguire, troviamo poi i pregevoli disegni di paesaggio e figure realizzati preferibilmente a matita su carta da Carlo Tancredi e ad acquerello da Giulia. E ancora, la copiosa serie di oggetti “da viaggio” raccolti o utilizzati durante gli spostamenti: dagli occhiali da sole, al libro di preghiere e al prezioso orologio, fino al nécessaire per pretenziosi viaggiatori (in verità non molto dissimile per fattura dal beauty odierno) e al servizio completo di bicchieri da viaggio. E il percorso continua con selle da amazzoni, binocoli, corde da scalata, via via fino alle racchette da neve in legno e ferro, agli scarponi con brocche antiscivolo e alla coppia di ghette. “Nei suoi diari – racconta AccattinoTancredi descrive in maniera oggettiva tutto ciò che vede, come in una sorta di ‘guida turistica’, dove però non mancano anche riferimenti ad innovazioni sociali messe poi in pratica sia come amministratore pubblico (fu sindaco di Torino nel 1826-’27) sia come privato cittadino”. Per Giulia invece, donna profondamente buona e colta, il viaggio appare sempre e soprattutto come “viaggio dell’anima”, intrapreso “per ispirarsi nella ricerca di nuove soluzioni ai drammatici problemi generati dalla nascente industrializzazione e dalla cultura borghese del profitto”. Nata nella cattolica Vandea (“ricordati che io sarò sempre vandeana” intimava al troppo anticlericale conte di Cavour, quel “petit terrible Camille”, con cui – rampolli di buona famiglia – “aveva giocato da bambina a palle di neve fra l’uno e l’altro confine”) fu proprio la sua incrollabile fede a trasfondere l’esperienza dei molti viaggi in quelle opere di carità sociale che ancora oggi proseguono nell’Opera Barolo, nata nel 1864 per suo stesso volere testamentario.

Gianni Milani

“Oltre il viaggio…Giulia e Tancredi alla scoperta dell’Europa”

Palazzo Barolo, via Corte d’Appello 20, Torino; tel. 011/2636111 – www.operabarolo.it

Fino al 3 giugno Orari: mart. – ven. 10/12,30 – 15/18,30; sab. 15/18,30; dom. 10/12,30 – 15/18,30

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Foto
– Pietro Ayres: “Giulia e Tancredi di Barolo”
– Tancredi  di Barolo: Orologio da viaggio
– Giulia di Barolo: Occhiali da sole
– Giulia di Barolo: Lettere a Silvio Pellico
– Luigi Bernero: “Ritratto della marchesa Giulia”
– Tancredi di Barolo: “Paesaggio”

Comunicazione spese sanitarie, come comportarsi

Di Patrizia Polliotto* 

 

Ecco alcune importanti indicazioni per chi è tenuto alla comunicazione delle spese sanitarie, sia personali che relative al mantenimento dei propri animali domestici, per i quali resta fermo al 28 febbraio il termine entro cui i veterinari iscritti agli albi professionali sono tenuti a trasmettere i dati delle spese veterinarie sostenute dai contribuenti nel corso del 2017. In osservanza del sistema di tutela della privacy approvato, è fissato all’8 marzo 2018 il termine entro il quale i contribuenti potranno comunicare all’Agenzia delle Entrate il proprio rifiuto all’utilizzo delle spese mediche sostenute nell’anno 2017 per l’elaborazione del 730 precompilato. Per i soggetti interessati a esercitare la facoltà di opposizione, è possibile pertanto inviare il suddetto modello direttamente all’Agenzia fino all’8 febbraio 2018, oppure connettersi dal 9 febbraio all’8 marzo 2018 direttamente all’area autenticata del sito web del Sistema Tessera Sanitaria (www.sistemats.it).

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* Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI
COMITATO REGIONALE DEL PIEMONTE
TEL. 011 5611800, Via Roma 366 – Torino
EMAIL: UNC.CONSUMATORITORINO@GMAIL.COM

 

“Arma il prossimo tuo. Storie di uomini, conflitti, religioni”

Le guerre in nome di Dio. Dal 1 marzo al Museo Nazionale del Risorgimento di  Torino

Il Museo Nazionale del Risorgimento di  piazza Carlo Alberto a Torino ospiterà, dal 1 marzo al 1 maggio 2018,  la mostra fotografica “Arma il prossimo tuo. Storie di uomini, conflitti, religioni”. Un racconto in centodieci scatti realizzati dai fotoreporter Roberto Travan e Paolo Siccardi  che svela un aspetto finora poco indagato: la fede in Dio e il dovere di combattere in suo nome, oggi come ieri.La mostra è organizzata dal Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, in collaborazione con il Consiglio regionale del Piemonte, con il supporto di Fujifilm Italia. Le foto di Siccardi e Travan

catturano l’attenzione e generano forti emozioni. A condurre il visitatore le parole del giornalista e inviato Domenico Quirico: “Queste foto sono lampi di crudo dolore. La guerra e i segni di Dio: piccoli e grandi, pendagli e lapidi, chiese e moschee, segni tracciati sui muri e scritte che gridano dio come documentano

queste fotografie strazianti che grondano ancora dolore. La fede ottiene dall’essere umano ciò che nessun’altra dottrina ha mai ottenuto. Nel bene e nel male”. Roberto Travan, giornalista professionista e fotografo indipendente si è specializzato inreportage di guerra e sociale. I suoi lavori sono stati pubblicati principalmente da La Stampa – giornale in cui lavora dal 1989 – e tradotti in diverse lingue. Paolo Siccardi, giornalista e fotoreporter free-lance, è autore di diversi libri e mostre fotografiche e collabora da anni con il settore Esteri del settimanale Famiglia Cristiana. I suoi reportage, prevalentemente a carattere sociale, sono stati pubblicati dalle più importanti testate giornalistiche: il Venerdì di Repubblica, Time International, Der Spiegel, Geo

Japan, The Guardian, Courrier International. I due fotoreporter hanno selezionato tra le centinaia di fotografie scattate in conflitti sovente lontani dai riflettori dell’informazione: le vittime nei campi di battaglia, i villaggi depredati, i profughi in fuga. Repubblica Centraficana, Sud Sudan, Kosovo, Siria, Afghanistan, Israele, Ucraina: sono solo alcuni dei luoghi del mondo devastati negli anni più recenti e ancora oggi da guerre. Conflitti innescati da motivi diversi (politici, economici, etnici), ma tutti accomunati

da una sottile linea rossa, non sempre visibile, capace però di alimentare tensioni e drammi che per questo paiono non poter finire: la religione, il dovere di combattere in nome di Dio. Nasce da qui “Arma il prossimo tuo. Storie di uomini, conflitti, religioni”, con foto che raccontano le testimonianze raccolte nelle trincee, nelle chiese e nelle moschee distrutte, tra le popolazioni ridotte in miseria e disperazione. Un progetto ambizioso e innovativo, teso a  fare emergere i modi in cui la fede viene vissuta nelle zone teatro di conflitti. Un’idea originale che sfrutta appieno il potere delle immagini rispetto ad altri mezzi di comunicazione. Il linguaggio scelto infatti è quello della fotografia di reportage, genere che coniuga ricerca personale e rigore giornalistico e garantisce una narrazione omogenea e profonda, in linea con la tradizione del  fotogiornalismo di guerra. L’esposizione è suddivisa in quattro macro aree,luoghi in cui si continua a pregare. E a uccidere – e morire – in nome di Dio: i Balcani (Bosnia, Serbia, Kosovo, Albania); l’Europa e il Caucaso (Ucraina, Nagorno-Karabakh); il Medio Oriente (Afghanistan, Iraq, Cisgiordania, Golan, Siria, Isreale,) e l’ Africa (Repubblica Centraficana, Sud Sudan). “Questa iniziativa rientra in un ampio progetto di diffusione della cultura fotografica e documentaristica, di cui siamo promotori da anni ”,afferma Guglielmo Allogisi, della Fujifilm Italia. “E’ necessario far riscoprire a un pubblico sempre più vasto

l’importanza dell’immagine, sia come mezzo espressivo sia come linguaggio artistico, affermandola come pratica sociale.  Il Museo Nazionale del Risorgimento offre la giusta cornice per esporre il momento storico che stiamo vivendo”. La mostra sarà visitabile dal 1 marzo al 1 maggio 2018, dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 18(ultimo ingresso ore 17.00), lunedì chiuso. Biglietto unico mostra + museo: 10 euro, ridotto 8 euro. Gratis con abbonamento Musei e altre card.Info: www.museorisorgimentotorino.it.

M.Tr.

Karl-Heinz Steffens sul podio del Regio

In programma l’“Eroica” di Beethoven e una prima italiana di Glanert

 

L’ottavo concerto della Stagione sinfonica del Regio, mercoledì 28 febbraio alle 20.30, unisce il classico con il contemporaneo. In programma una delle partiture di Beethoven più amate dal pubblico, nonché simbolo stesso del Classicismo musicale, la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55, detta “Eroica” e una prima assoluta italiana, il Concerto doppio per due pianoforti e orchestra di Detlev Glanert. Sul podio dell’Orchestra del Teatro Regio c’è Karl-Heinz Steffens, direttore tedesco di assoluto prestigio, recentemente nominato Direttore musicale della Norske Opera & Ballett di Oslo e della Deutsche Staatsphilharmonie Rheinland-Pfalz, invitato dalle più prestigiose orchestre tra le quali i Berliner e i Münchner Philharmoniker, la Philharmonia Orchestra e l’Orchestre Philharmonique de Radio France. Accanto a lui, per il Concerto di Glanert, due eccelsi pianisti: Enrico Pace, già primo premio al Concorso Internazionale Liszt di Utrecht, con una intensa attività concertistica e cameristica, eGianluca Cascioli, torinese, classe 1979, non solo pianista ma anche compositore e direttore, con all’attivoimportanti collaborazioni artistiche, per esempio con Abbado, Muti, Gergiev e Mehta. I biglietti per il concerto sono in vendita alla Biglietteria del Teatro Regio (da martedì a venerdì ore 10.30-18, sabato 10.30-16 e un’ora prima del concerto – Tel. 011.8815.241/242). Primo settore € 29, secondo settore € 25, terzo settore € 22. Ridotti: € 25, € 23, € 20 (riservati agli over 65 e agli abbonati alla Stagione d’Opera e di Balletto 2017-2018); un’ora prima del concerto, eventuali posti disponibili saranno messi in vendita al prezzo di € 15. Per gli under 18 è possibile acquistare i biglietti, in ogni settore, a € 10, un vero e proprio invito al concerto per avvicinare i più giovani al grande patrimonio concertistico. Biglietti in vendita anche on line suwww.vivaticket.it, presso Infopiemonte-Torinocultura, punti vendita Vivaticket o call center: tel. 892.234, e telefonicamente al n. 011.8815.270 (da lunedì a venerdì ore 9-12). Ulteriori informazioni su www.teatroregio.torino.it.

SECONDA LINEA METRO: MERCOLEDI’ FLASH-MOB DI +EUROPA

IN LARGO GIULIO CESARE PER CHIEDERE DI ANDARE AVANTI
Si svolgerà mercoledì 28 febbraio alle ore 11:30 il Flash-Mob di “+EUROPA CON EMMA BONINO” in L.go Giulio Cesare per sollecitare le Istituzioni – il Comune di Torino in primis – ad attivarsi immediatamente per la realizzazione della seconda linea della metropolitana, senza tentennamenti. Saranno presenti all’iniziativa i militanti e i candidati di +Europa alle prossime elezioni politiche. Tra questi Silvja Manzi, candidata per il Centrosinistra nel Collegio uninominale di Torino 2 che ha dichiarato:”Sono anni che sentiamo parole sullo sviluppo di Torino nord. Il primo provvedimento da realizzare è proprio la seconda linea della metropolitana. Un’opera che darebbe la spinta necessaria a questa parte di città per crescere da tutti i punti di vista. La metropolitana, come dimostra la linea 1, crea sviluppo dove passa, con un aumento del prezzo delle case, un aumento dei redditi per chi fa commercio, un aumento della qualità della vita per chi ci abita e un ricongiungimento delle due Torino che da anni abbiamo individuato, grazie al lavoro fatto da ‘Idee per Torino’ guidata da Valentino Castellani. La metropolitana è una cerniera che unisce; Torino ha perso decenni sulla questione dei trasporti e deve recuperare il terreno perduto.

La vecchia Porta Susa ha ospitato 35 senzatetto nella notte gelida

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In 35 la scorsa notte si sono potuti riparare  dal freddo nella vecchia stazione di Porta Susa. Come abbiamo già scritto il Comune  ha allestito un punto temporaneo di accoglienza notturna per i senza dimora, rafforzando il sistema dei servizi per  contrastare il freddo. Nel vecchio edificio è stato potenziato l’impianto di riscaldamento. Il centro offre 40 posti letto e generi di conforto, dalle 20 alle 8. La struttura e’ gestita da Protezione Civile comunale e Croce Rossa Italiana, in collaborazione con gli assessorati al Welfare, all’Ambiente, alla Mobilità e alla Sicurezza urbana della Città e Gtt.

Le medaglie degli arcieri piemontesi

Si è concluso a Rimini il 35° Campionato Italiano Indoor, alla presenza del nuovo Direttore Tecnico Mauro Berruto. Di seguito tutte le medaglie – assolute e di classe, individuali e a squadre – conquistate dagli arcieri e dalle società piemontesi

Medaglie assolute piemontesi dei Campionati Italiani Indoor

– Tatiana Andreoli (Iuvenilia) 1° arco olimpico

In finale Tatiana ha sconfitto Laura Baldelli (Arcieri Augusta Perusia) allo shoot off (6-5 10-8). In semifinale aveva battuto 6-2 Claudia Mandia (Fiamme Azzurre), ai quarti 6-2 Ilaria Calloni (CAM – Arcieri Monica), agli ottavi 7-3 Jessica Tomasi (Aeronautica Militare). Al termine delle 60 frecce di qualifica aveva conquistato il titolo di classe Junior con 578 punti. Si tratta del suo primo titolo tricolore assoluto in carriera.

– Iuvenilia (Luca Melotto, Marco Morello, Amedeo Tonelli) 1° arco olimpico M

In finale il trio della Iuvenilia (e Aeronautica Militare) ha battuto allo shoot off (5-4 28*-28) gli Arcieri Torrevecchia (Caruso, Mandia, Molfese). In semifinale aveva piegato 6-0 gli Arcieri Città di Terni (Angeli Felicioni, Santi, Sparnaccini), ai quarti allo shoot off (5-4 30-29) il Castenaso Archery Team (Bonatti, Fubiani, Musolesi). Bronzo per l’Associazione Nazionale Polizia sezione Arcieri (Fissore, Palazzi, Ralli), a segno 5-3 nella finale per il terzo posto sugli Arcieri Città di Terni. Da segnalare la presenza in formazione del fossanese Matteo Fissore.

– Iuvenilia (Tatiana Andreoli, Aiko Rolando, Gloria Trapani) 1° arco olimpico F

In finale le torinesi della Iuvenilia (e Aeronautica Militare) hanno superato 5-3 gli Arcieri Torrevecchia (Mandia, Rebagliati, Romoli). In semifinale avevano sconfitto 6-0 il Castenaso Archery Team (Bettinelli, Di Pasquale, Franceschelli), ai quarti allo shoot off (5-4 28-27) la Compagnia d’Archi (Bergna, Giaccheri, Longo).

– Arcieri delle Alpi (Irene Franchini, Alessia Foglio, Chiara Marinetto) 3° compound F

Nella finale per il bronzo la formazione degli Arcieri delle Alpi ha vinto 230-226 contro gli Arcieri Montalcino (Lanchini, Santarelli, Tonioli). In semifinale aveva perso allo shoot off (221-221 27*-27) contro la Maremmana (Cristiano, Romboli, Sarti), ai quarti aveva battuto 223-221 gli Arcieri del Torresin (Bazzichetto, Dal Pozzo, Lorenzon)

Di seguito tutte le medaglie di classe piemontesi dei Campionati Italiani Indoor

– Amedeo Tonelli (Aeronautica Militare/Iuvenilia) 1° arco olimpico Senior 589

– Pietro Castelli (Vercelli Archery Team) 1° arco olimpico Master 566

– Tatiana Andreoli (Iuvenilia) 1° arco olimpico Junior 578

– Aiko Rolando (Iuvenilia) 1° arco olimpico Allievi 571

– Alex Boggiatto (Ar.Co. Arcieri Collegno) 1° compound Junior 583

– Ferruccio Berti (Arcieri Volpiano) 1° arco nudo Senior 542

– Gianlorenzo Soldi (Arcieri Varian) 1° arco nudo Ragazzi 471

– Iuvenilia (Tonelli, Morello, Melotto) 1° arco olimpico Senior M 1736

– Arcieri delle Alpi (Franchini, Foglio, Marinetto) 1° compound Senior F 1722

– Irene Franchini (Fiamme Azzurre/Arcieri delle Alpi) 2° compound Senior 583

– Iuvenilia (Rolando, Aloisi, Andreasi) 2° arco olimpico Allievi F 1615

– Arcieri Alpignano (Tosco, Quintano, Ternavasio) 2° compound Master M 1713

– Arcieri Volpiano (Passiatore, Coppo, De Rinaldis) 2° arco nudo Senior F 1465

– Alessia Foglio (Arcieri delle Alpi) 3° compound Senior 578

– Edoardo Feliciello (Arcieri Alpignano) 3° arco nudo Ragazzi 453

– Iuvenilia (Riva, Paoli e Depaoli) 3° arco olimpico Junior M 1650

– Sentiero Selvaggio (Coppola, Liuzzi, Cammilleri) 3° arco olimpico Allievi M 1639

Da segnalare infine il terzo posto dell’Associazione Nazionale Polizia Sezione Arcieri (Fissore, Palazzi, Ralli) nell’arco olimpico, con 1700 punti e con il fossanese Matteo Fissore in formazion

Erdogan e il Mediterraneo

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

Non soddisfatto di aver riacceso la guerra nel Levante inviando i carri armati nel nord della Siria trasforma ora il Mediterraneo orientale e il mar Egeo in nuovi fronti di tensione con l’Europa. È un sultano sempre più aggressivo Erdogan che sogna un Mediterraneo controllato dalle sue navi, come ai tempi dell’Impero turco, e che invia le cannoniere a Cipro per tutelare i suoi interessi energetici nell’area alzando il tiro contro Israele, la Grecia e l’Italia per non perdere del tutto le preziose risorse nascoste nei fondali marini. L’intesa israelo-egiziana di febbraio in base alla quale gli israeliani venderanno al Cairo idrocarburi per 15 miliardi di dollari conferma che il gas resta fortemente al centro delle strategie economiche e diplomatiche di diversi Paesi mediorientali. Nell’area costiera compresa tra Cipro, Turchia, Siria, Libano, Israele, Gaza ed Egitto si nascondono enormi giacimenti di idrocarburi stimati in oltre 11.000 miliardi di metri cubi di gas naturale e quasi 2 miliardi di barili di petrolio. La Turchia dispone di poche risorse ma è un grande terminal energetico attraverso il quale transitano oleodotti e gasdotti che collegano il Medio Oriente all’Europa. Importando oltre il 70% dell’energia, in gran parte dalla Russia, i turchi non hanno alcuna intenzione di restare indietro nella corsa alle risorse naturali, anche a costo di usare la forza, come sta avvenendo a est di Cipro. Tutti gli altri Stati interessati alle ricchezze sottomarine stanno però facendo di tutto per escludere la Turchia dalla partita in corso. Ankara, che da tempo preferisce mostrare i muscoli al posto delle vie diplomatiche, non ci sta e ha subito risposto inviando navi militari al largo di Cipro per bloccare la piattaforma dell’Eni-Saipem mentre stava navigando verso una zona di trivellazione su concessione del governo cipriota. Cipro non fa certo paura alla Turchia che deve però stare in guardia poiché il governo di Nicosia collabora strettamente con gli israeliani, non solo nelle esplorazioni sottomarine, ma anche nel campo della difesa e dell’intelligence. La vicenda ha fatto salire gli attriti tra l’Unione Europea e la Turchia le cui relazioni sono già burrascose per tanti altri motivi. La nave è rimasta ferma per dieci giorni a una cinquantina di chilometri dal luogo delle esplorazioni di idrocarburi, a sud-est dell’isola di Cipro che è divisa tra la parte sud greca e la parte nord turca, non riconosciuta dalla comunità internazionale. Il nord dell’isola fu invaso dai turchi nel luglio 1974 dopo il golpe a Nicosia del regime dei colonnelli di Atene per unire Cipro alla Grecia. Per difendere la propria minoranza etnica la Turchia occupò militarmente l’isola. Ankara si oppone a trivellazioni unilaterali perchè minaccerebbero i diritti dei turco-ciprioti sulle risorse naturali e quindi, secondo Erdogan, il governo cipriota si sta comportando come se fosse “l’unico proprietario dell’isola”. In realtà, il nuovo giacimento scoperto si trova nelle acque cipriote, come peraltro stabilito dalla comunità internazionale, ma quel braccio di mare è invece rivendicato dal governo turco. Nel cosiddetto “Bacino del Levante” l’Europa e Israele sono da tempo al lavoro senza badare troppo alle pretese di Ankara. La corsa al gas è cominciata otto anni fa quando la compagnia di Houston, Noble Energy, scoprì un grande giacimento di gas, il “Leviathan” con 450 miliardi di metri cubi di gas a un centinaio di chilometri dalla costa nord di Israele, seguito dal più piccolo “Aphrodite” nelle acque cipriote. La notizia provocò l’immediata reazione del Libano secondo cui il giacimento rientra anche nei suoi confini marittimi e oggi il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, minaccia perfino di colpire con i missili le piattaforme petrolifere di Tel Aviv.

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Poi gli israeliani hanno individuato il giacimento “Tamar” al largo delle sue coste mentre i tecnici dell’Eni, davanti all’Egitto, hanno scoperto Zohr, il più grande giacimento di gas del Mediterraneo con 850 miliardi di metri cubi. L’attenzione maggiore è concentrata in queste settimane sull’Eni che sta operando al largo di Cipro. Il rovesciamento delle alleanze sono una costante della politica mediorientale. Di recente turchi e israeliani andavano d’accordo e lavoravano insieme a un progetto che avrebbe portato il gas dei giacimenti dello Stato ebraico in Turchia. Ma dopo la crisi esplosa attorno alla questione di Gerusalemme capitale il progetto è stato messo da parte. Fare a meno della Turchia non sarà facile come dimostra la reazione militare contro la nave dell’Eni. Gas e petrolio non sono l’unico motivo di contrasto tra gli europei e il Paese della Mezzaluna. Forse il più pericoloso è quello che oppone Grecia e Turchia per una questione di isole e isolotti nel mar Egeo che periodicamente viene rispolverata per infiammare il nazionalismo turco anti-greco. Una diatriba che si trascina da decenni e a volta sfiora lo scontro armato tra i due Paesi come accadde nel 1996. La tensione tra i due Stati è infatti salita nuovamente alle stelle dopoché una pattuglia della guardia costiera di Ankara ha speronato violentemente delle corvette greche vicino ad alcune isole contese. La collisione è avvenuta davanti agli isolotti greci di Imia (Kardak in turco), rivendicati dalla Turchia che pretende di sorvegliare l’Egeo e tenere lontani i greci. Per fare un po’ di chiarezza su quanto accade nel Mar Egeo bisogna andare indietro di cent’anni. La Turchia chiede la revisione del Trattato di Losanna del 24 luglio 1923 che, alla fine dell’Impero Ottomano, assegnò alla Grecia molte isole oggi reclamate da Erdogan.

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Con la firma di quell’accordo, la Turchia annunciò di astenersi da qualsiasi rivendicazione sui territori perduti durante la Prima guerra mondiale. Ottenne Imbro e Tenedo nell’Egeo ma fu costretta ad abbandonare tutte le altre isole occupate dai greci. Ankara rivendica anche parti delle province nord di Idlib, Aleppo, Raqqa e Hasakah, e vuole creare zone cuscinetto protette da truppe turche e quindi chiede la revisione di Losanna ’23. Aggressiva ed espansionista all’estero, repressiva e antidemocratica all’interno. E’ questa la Turchia che i ventotto Stati membri dell’Unione europea incontreranno al vertice del 26 marzo in Bulgaria, che detiene la presidenza di turno dell’Ue. Ventotto Paesi contro uno solo. A Varna, sul Mar Nero, il vecchio continente cristiano sfiderà una potenza “sultaniale” che la deriva autoritaria in atto nel Paese sembra allontanare ancora di più da Bruxelles. Il confronto si annuncia duro e aspro. Da più parti si chiede di rompere definitivamente i negoziati di adesione all’Unione Europea, un ricordo ormai lontanissimo, e di riflettere sulla sua presenza nell’Alleanza Atlantica. Erdogan parte con un piccolo “vantaggio”. Nostalgico di glorie ottomane, il presidente turco arriverà nella località sul Mar Nero con la forza della storia dalla sua parte. La scelta di Varna come sede del summit, e non della capitale Sofia, è, a suo modo, emblematica. A Varna, nel 1444, il sultano trionfò sulla Cristianità. Apparso all’improvviso sul campo di battaglia, spazzò via l’esercito cristiano di 30.000 crociati che cercava in un estremo tentativo di allontanare la minaccia ottomana da Costantinopoli che stava per cadere nelle mani dei turchi. Fu il trionfo dei giannizzeri e per l’esercito cristiano fu una disfatta totale e una terribile carneficina. Sei secoli dopo vincerà di nuovo il sultano o dovrà piegarsi ai diktat europei?

Dal setttimanale “La Voce e il Tempo”
(L’immagine è tratta da Limes)

A proposito di politica e violenza

“Abbassare i toni sembra la parola d’ordine di questi ultimi giorni di campagna elettorale ed e’ giusto il richiamo al senso di responsabilità nella polemica politica.

Ciò, però, non può farci dimenticare che il corteo “sedicente antifascista” di Torino in corso Vittorio Emanuele- che ha ingaggiato una guerriglia urbana molto violenta con la Polizia-va condannato in toto. Ci fu chi cinquant’anni fa ritenne di riprendere la “Resistenza tradita “ prima con le intolleranze politiche e poi con la violenza del terrorismo. Pochi, allora, dissero che gli estremisti non potevano considerarsi eredi e continuatori della Resistenza e che dovevano essere isolati. Ogni estremismo va condannato e voglio ricordare che Giovanni Spadolini denunciò proprio nel 1968 gli opposti estremismi,nero e rosso nei suoi editoriali sul “Corriere della Sera”. Lo dissero con chiarezza il neonato Centro “Pannunzio” di Olivetti e di Soldati  e pochi uomini come Valdo Fusi, Carlo Casalegno, Franco Venturi ed Aldo Garosci, incuranti degli insulti loro rivolti. Chiunque dissentiva,veniva, tout- court, considerato fascista. L’intimidazione politica era la regola. E certe forme di violenza tollerate finirono di degenerare in fatti che portarono drammaticamente agli anni di piombo. Il Centro “Pannunzio” tradirebbe la sua storia se non facesse sentire alta e forte una condanna per episodi che non debbono più ripetersi.La Città che vide il martirio di Carlo Casalegno non può tollerarlo. Ed altrettanto chiara dev’essere la nostra incondizionata solidarietà alle Forze dell’Ordine. Tradirei i miei Maestri, se tacessi

 

Pier Franco Quaglieni