redazione il torinese

Bilancio, da Roma schiaffo alla Regione

Per il Governo le risorse dovevano essere finalizzate  a ridurre il disavanzo regionale. Si tratta dei  200 milioni di euro che il governo regionale ha invece  messo a disposizione del sistema economico piemontese. Ora il Ministero dell’economia e delle finanze attraverso il Consiglio dei Ministri ha impugnato l’articolo 22 della legge piemontese di variazione di bilancio. La Regione Piemonte aveva dirottato quei fondi dalla mancata ricapitalizzazione di FinPiemonte, e secondo il presidente Chiamparino la decisione di Roma “mette a  rischio il sistema economico piemontese che di quelle risorse ha immediata necessità”. Il governatore, con il suo  vicepresidente Aldo Reschigna, ha pertanto chiesto un incontro urgente nella Capitale per definire un percorso che punti alla  rimessa in circolo delle risorse. A difesa della Regione Chiamparino e Reschigna sottolineano che il Piemonte è in anticipo rispetto al piano di rientro e che la Corte costituzionale ha ribadito la necessità di equilibrio nelle politiche di bilancio.

NUE 112, BATZELLA (MLI): I PROBLEMI SONO REALI, NESSUNA STRUMENTALIZZAZIONE

“SAITTA IMPARI AD ASCOLTARE I PROFESSIONISTI DEL SOCCORSO”

“E’ inaccettabile che l’assessore Saitta continui a ripetere che le polemiche sul malfunzionamento del Nue 112 (Numero unico di emergenza) siano solo il frutto di una campagna di strumentalizzazione. Dovrebbe imparare a dialogare e ad ascoltare di più i professionisti che da tempo gli segnalano le tante criticità del servizio”. Lo afferma la consigliera di Movimento Libero Indipendente, Stefania Batzella, che fin dall’introduzione del Nue 112 in Piemonte continua a chiedere a Saitta che si attivi per risolvere i disservizi. “Tutte le volte che ho sottoposto la questione all’assessore alla Sanità – spiega Batzella – non ha mai risposto nel merito, ma si è sempre limitato a snocciolare dati e numeri pensando così di convincere tutti del perfetto funzionamento del servizio. Salvo, poi, ammettere, contraddicendosi, che ci sono degli aspetti da migliorare”. A marzo di quest’anno, in commissione Sanità – prosegue la consigliera di Mli – Saitta ha ascoltato i rappresentanti sindacali dei vigili del fuoco, della polizia e delle professioni infermieristiche Nursind, che gli hanno sottoposto i problemi del servizio, proponendo, anche, l’istituzione in via sperimentale di una centrale operativa interforze. Sono passati mesi e, nonostante la promessa dell’assessore di verificare i problemi ed eventuali soluzioni, nulla è stato fatto”. “Nessuno vuole squalificare un servizio così importante per la popolazione – prosegue Batzella – tantomeno accusare di incompetenza e inefficienza i professionisti del soccorso che ogni giorno lavorano per la sicurezza e l’incolumità dei cittadini. E’ proprio il modello del Nue 112 che non funziona come dovrebbe: è lacunoso dal punto di vista tecnico e a dirlo sono gli stessi operatori che vorrebbero essere messi nelle condizioni di offrire il miglior servizio possibile”.

Con il lancio del disco Daisy riscatta il lancio dell’uovo

Daisy Osakue, della nazionale italiana di atletica, vittima nei giorni scorsi di un lancio di uova che le aveva procurato una ferita a un occhio,  si è qualificata per la finale del lancio del disco ai Campionati Europei di atletica di Berlino. La 22enne torinese di Moncalieri ha effettuato un primo tentativo nullo, poi ha ottenuto il pass con la misura di 58,73. La finale si terrà sabato.

Popolari e Pd, una storia del passato

Di Giorgio Merlo
Forse è giunto il momento per dirlo con chiarezza e senza tanti equivoci. Il voto del 4 marzo, e il dibattito che l’ha seguito, ha rappresentato un vero e proprio spartiacque nella politica italiana.
Almeno su un altro punto, al di là dell’ormai noto rovesciamento politico alla guida del paese, non ci dovrebbero essere più dubbi. E cioè, l’esaurimento dei cosiddetti “partiti plurali”. E, nello specifico, il tramonto definitivo del Pd come “partito plurale”. Del resto, il Partito democratico da almeno 4 anni – cioè dall’irrompere di Renzi al comando di quel partito – e’ diventato a tutti gli effetti un “partito personale”, al punto che molti politologi e autorevoli commentatori, a cominciare dal bravo Ilvo Diamanti, lo avevano unanimemente definito come il “Pdr”, ovvero come il partito di Renzi. E il decollo del “partito del capo”, a prescindere dalla bontà o meno di quel nuovo modello politico ed organizzativo, aveva già di fatto archiviato e messo in soffitta l’intuizione dei fondatori di


quel partito. Cioè di un soggetto politico che riunificava al suo interno culture e filoni ideali diversi
che sino a qualche tempo prima erano alternativi e seriamente competitivi per la guida del paese.
Quell’intuizione originaria e’ stata archiviata per un motivo molto semplice. Nei partiti personali,
come tutta l’esperienza italiana e non solo italiana insegna, il pluralismo culturale e’ tollerato ad
una sola condizione: e cioè, questa pluralità deve coincidere con le posizioni delineate dal “capo”.
Altrimenti, come abbiamo sentito mille volte nel dibattito interno al Pd, ma non solo del Pd, il tutto
viene liquidato come “gufi”, “rosiconi”, “perditempo” e via discorrendo. Ora, la fine prematura del renzismo e la caduta politica di Renzi potrebbe far pensare a qualche simpaticone che l’orologio della storia torna indietro e, come se nulla fosse, si riparte da zero. Ma, come tutti sappiamo molto bene, la storia non si ripete mai come prima. E se adesso il partito


personale – ammesso che Renzi non comandi più in quel partito, cosa alquanto incerta e dibattuta
visti i concreti risultati politici che emergono – potrebbe essere giunto al capolinea, nel Pd emerge
un’altra valutazione politica, del tutto comprensibile e forse anche fondata. Ovvero, dopo la
debacle storica della sinistra italiana, in tutte le elezioni amministrative dal 2015 in poi culminata
con il tracollo del 4 marzo scorso, l’imperativo di larga parte di quel partito e’ uno solo: ricostruire il
pensiero e la cultura della sinistra. Ovvero trasformare il Pd in un nuovo, rinnovato e moderno
partito della sinistra italiana. Per capirci, un Pds rinnovato e moderno. E chi, ingenuamente,
continua a blaterare che dopo il 4 marzo il Pd resta un partito plurale come se nulla fosse capitato
o è un ingenuo, appunto o, nella migliore delle ipotesi, e’ semplicemente un iipocrita. Perché nega
cio’ che è, ormai, sotto gli occhi di tutti. Ora, in un contesto del genere – e cioè, il ritorno legittimo e fondato delle identità politico e culturali, e quindi la trasformazione del Pd in un novello Pds – l’apporto del pensiero popolare o di ispirazione cristiana, della cultura cattolico democratico e del cattolicesimo sociale sarebbe destinato ad essere più un esercizio accademico o retorico che non un fatto politico. Credo che sia, questa, una osservazione altrettanto nota e scontata che non merita neanche di essere


particolarmente approfondita se non per motivi protocollari e burocratici. Perché il ritorno delle
identità nello scenario politico italiano vale per la destra come la Lega correttamente persegue,
vale per il populismo dei 5 stelle, vale per la sinistra con il Pd ma deve valere, a maggior ragione,
anche per la tradizione e la storia del cattolicesimo politico italiano. Del resto, non si capirebbe il
perche’ questa operazione politica e culturale e’ consentita e giustificata per tutti tranne che per un
filone ideale, culturale e politico che è stato decisivo in tutti i tornanti cruciali della storia
democratica del nostro paese. Ecco perché, al di là della buona fede e della bontà delle intenzioni dei singoli, quel che rimane di questa cultura politica nel futuro del Pd non potrà che avere un ruolo del tutto ornamentale e periferico ai fini del progetto e del profilo politico di quel partito. Perché la ricostruzione della sinistra italiana non potrà che avvenire con coloro che rappresentano coerentemente e correttamente la sinistra italiana. E’ una inflessione talmente semplice e banale che non merita ulteriori commenti.

Emodinamica al San Giovanni Bosco. La replica dell’Asl

Di seguito la comunicazione dell’ ASL Città  di Torino in risposta alla notizia sull’Emodinamica dell’ospedale San Giovanni Bosco pubblicata dal “Torinese” nella sezione Politica

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“Nella mattina dell’8 agosto si è resa necessaria la riparazione di un angiografo, per il quale la Ditta produttrice ha immediatamente identificato da remoto il guasto e spedito il pezzo di ricambio per la riparazione, che potrebbe avvenire già oggi.​ Nessun paziente è incorso in alcun problema né è stato trasferito. La Direzione Sanitaria del San G. Bosco ha doverosamente avvertito il 118 e le Direzioni degli altri ospedali dell’impossibilità temporanea ad accettare pazienti per angioplastica primaria. La Dottoressa Patrizia Noussan, Direttore della Cardiologia del S.G. Bosco precisa che “non vi è stato alcun problema assistenziale ed è già in corso una programmazione che prevede il rinnovamento e il potenziamento delle tecnologie e degli spazi attualmente in uso all’Emodinamica e alla Radiologia interventistica del San G. Bosco”.

Ufficio Stampa 

ASL Città di Torino

​Silvana Patrito

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AGGIORNAMENTO La ASL Città di Torino comunica che, come previsto, il guasto all’angiografo  è  stato riparato nella mattinata odierna e dalle ore 13.30 odierne l’Emodinamica del San Giovanni Bosco​ è nuovamente in funzione per tutti i pazienti interni ed esterni. Come da prassi, il 118 e le Direzioni degli altri ospedali sono stati avvisati della regolare ripresa dell’attività.

 

Refrigerio alla fontana

FONTANAPer trovare un po’ di refrigerio cosa c’è di meglio della fontana di piazza Castello? La foto ci è stata inviata dal lettore Federico Catalano.

IL TAEG NON E’ CHIARO? SDL OTTIENE GIUSTIZIA DALL’ARBITRO BANCARIO

Importante pronuncia ottenuta a Bari dall’azienda di Serafino Di Loreto 

E’ bene prestare sempre massima attenzione quando si firma per una qualsivoglia linea di credito. La banca non aveva incluso il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) all’interno del costo complessivo della polizza assicurativa di un finanziamento personale, contratto nel 2009 da un cittadino del Sud. Con l’ulteriore aggravante che l’istituto di credito avrebbe rappresentato al cliente in oggetto la possibilità di stipulare, per sua maggior tutela, anche una copertura assicurativa, data contrattualmente dall’istituto come accessoria e facoltativa, ma che in realtà, per legge, aveva invece natura obbligatoria. E, dunque, con il chiaro obbligo di una determinazione del TAEG stesso al suo specifico interno che nel caso di specie, con l’inclusione degli stessi costi assicurativi, ha toccato quota globale 11,40%, superando così di gran lunga il tasso del 10,78% previsto dal contratto.

Il Collegio di Bari dell’Arbitro Bancario e Finanziario cui il consumatore protagonista della vicenda ha opposto reclamo, ha evidenziato l’efficacia delle contestazioni specifiche avanzate dal cittadino in questione all’istituto di credito, suffragate da perizie risultate attendibili ed efficaci al buon esito della controversia. Che, grazie alla professionalità del pool di esperti di SDL Centrostudi Spa’, dal 2010 la prima azienda italiana leader nella lotta alle iniquità di banche e Fisco ingiusti fondata da Serafino Di Loreto, ha potuto ottenere giustizia. L’Arbitro, infatti, ha promulgato una sentenza favorevole al cittadino, disponendo con effetto immediato che l’istituto di credito rideterminasse il piano di ammortamento applicando il tasso sostitutivo di legge. E generando, dunque, un consistente rimborso al ricorrente per l’eccedenza indebitamente percepita, per un importo complessivo di € 12.435,23. “Casi come questi sono più diffusi di quel che si pensi”, commenta soddisfatto Serafino Di Loreto. “Banche e finanziarie vanno combattute sul loro stesso terreno, quello dell’analisi dei dati. Solo così è possibile ottenere efficacemente giustizia nei confronti di tutte quelle vessazioni nascoste nei conti correnti a insaputa dei risparmiatori, che non fanno altro che arricchirle senza titolo”, conclude serafico il fondatore di SDL Centrostudi Spa’

Con EasyJet nuovo volo per Berlino

EasyJet amplia l’offerta internazionale per i passeggeri in partenza da e per l’aeroporto di Torino con il nuovo volo Torino – Berlino Schoenefeld. Il volo è in vendita da oggi sul sito easyJet.com, sull’app mobile e sui canali GDS
easyJet volerà da Torino a Berlino Shoenefeld con 3 frequenze settimanali – il martedì, il giovedì e la domenica – a partire dal prossimo 28 ottobre. La novità è parte della strategia di espansione del network easyJet, volta a garantire una maggiore offerta per i passeggeri piemontesi, sempre più connessi con le principali destinazioni europee. Con Berlino Schoenefeld, infatti, salgono a 6 i collegamenti di easyJet messi a disposizione dei viaggiatori in partenza da Torino: Bristol, Londra Gatwick, Londra Luton, Manchester e il nuovo collegamento per Napoli operativo tutti i giorni dal prossimo 3 settembre. Un collegamento importante per l’Aeroporto di Torino, che sarà connesso con la capitale tedesca con volo conveniente e con frequenze adeguate sia per il traffico business che leisure, oltre a offrire nuove opportunità di turismo verso il Piemonte per i residenti nel Nord Est della Germania.

Da Torino Operativo da/a                           Voli settimanali
Berlino Schoenefeld 28/10/2018                3 (mar, gio, dom)

Bmw richiama 300 mila veicoli

La BMW richiama in Europa 324.000 vetture diesel per il rischio di incendi legato a un modulo di ricircolo dei gas di scarico. Il difetto è nelle serie 3, 4, 5, 6 e 7, nella serie X3 e  X6 equipaggiate con i motori diesel a 4 cilindri, vetture  prodotte da aprile 2015 a settembre 2016 e quelle con motori diesel a 6 cilindri dal luglio 2012 al giugno 2015. Il componente potenzialmente difettoso deve essere controllato ed eventualmente sostituito per evitare il rischio che piccole quantità di liquido di raffreddamento possano miscelarsi a fuliggine e tracce di olio creando una miscela  che potrebbe incendiarsi a temperature elevate.

SANITÀ, TRONZANO (FI): “EMODINAMICA PARALIZZATA  AL S. GIOVANNI BOSCO”

Da martedì un guasto al macchinario del reparto di Emodinamica del S. Giovanni Bosco ha bloccato l’attività dei medici e i pazienti sarebbero stati dirottati al Maria Vittoria. “Si tratta di una situazione surreale. Il S. Giovanni Bosco ha un solo macchinario di quel tipo. La rottura è avvenuta mentre si operava su un paziente, per fortuna non ci è scappato il morto. Se il San Giovanni bosco è un hub allora così deve essere trattato. Oggi invece è finanziato come una Asl e non come una azienda ospedaliera ovvero non ha i soldi per avere strutture adeguate a servire un bacino ampio come gli si richiede. Le due emodinamiche sarebbero il minimo necessario per un ospedale di quel tipo. Mi chiedo che tipo di strategia abbiano la giunta e l’assessore. Sulla sanità non si deve fare campagna elettorale ma si deve avere una strategia che non c’è nel modo più assoluto.” A dichiararlo il capogruppo di Forza Italia in Commissione Sanità Andrea Tronzano. Aggiunge Andrea Fluttero, capogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte ed ex Sindaco di Chivasso: “Ritengo inaccettabile quanto successo. Non ho mai sostenuto posizioni campanilistiche e quindi penso che sia possibile chiedere ai chivassesi di fare dei chilometri – dopo la chiusura del reparto di Emodinamica – ma a fronte di un servizio di qualità migliore, con meno rischi per i pazienti grazie ad apparecchiature all’avanguardia. Quello che è accaduto ieri invece dimostra che l’assessore alla Sanità non ha provveduto a investire in modo adeguato sulle apparecchiature degli ospedali nei quali ha spostato centinaia di pazienti. Stiamo parlando del reparto di Emodinamica dove si trattano pazienti critici. All’Ospedale Giovanni Bosco serve il raddoppio dell’emodinamica, altrimenti è giusto pretendere la riapertura di tale reparto anche a Chivasso”.