Il presidente della Giunta regionale Sergiop Chiamparino sulla propria pagina Facebook https://www.facebook.com/SergioChiampa ha pubblicato il contagiorni della mancata risposta del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli alla lettera inviatagli dalla Regione il 5 giugno scorso, con la quale si chiedeva un incontro per approfondire la situazione delle infrastrutture piemontesi, in particolar modo della Asti-Cuneo.
E’ stato appena pubblicato, durante il Congresso della Società europea di Cardiologia (ESC), il più grande al mondo di Cardiologia in corso in questi giorni a Monaco di Baviera, il documento di indirizzo e di Linee guida europee sulla prevenzione della recidiva di ictus cerebrale nei pazienti con forame ovale pervio, ovvero un piccolo “buco” del cuore, presente in circa un quarto della popolazione sana e di per sé non patologico, ma che, in determinate circostanze, può portare all’insorgenza di ictus, soprattutto in pazienti di giovane età. Ampio è stato il contributo della Cardiologia universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, (diretta dal professor Mauro Rinaldi), un grande riconoscimento all’eccellenza scientifica, oltreché clinica, raggiunta in questi campi dalla scuola torinese nel campo dell’interventistica coronarica e strutturale. La compagine torinese ha visto coinvolto un team di giovanissimi specialisti e specializzandi, coordinato dal dottor Fabrizio D’Ascenzo, ricercatore dell’Università di Torino, che, con i colleghi Pierluigi Omedé, Sebastiano Gili, Mario Iannacone, Flavia Ballocca, Umberto Barbero e Francesca Giordana, si è occupato della revisione critica della letteratura mondiale sull’argomento, un compito cruciale di cernita e valutazione della ricerca scientifica esistente e necessario per fornire la base scientifica delle raccomandazioni contenute nel documento. Fondamentale per il raggiungimento di questi risultati è stata l’esperienza pluriennale della scuola torinese in questo ambito, grazie anche al contributo clinico e scientifico del professor Fiorenzo Gaita e del dottor Paolo Scacciatella. Il documento, rivolto a tutta la comunità medica europea e non solo, è stato redatto da una task force internazionale multidisciplinare, guidata dal dottor Christian Pristipino del San Filippo Neri di Roma e sostenuta, oltre che dall’ESC, anche dalle principali Società scientifiche cardiologiche e neurologiche europee. Nonostante numerose ricerche condotte negli ultimi anni, infatti, non vi era ancora unanime consenso riguardo all’approccio ottimale ai pazienti con questo problema, la cui gestione, di pertinenza non solo cardiologica, ma anche neurologica, richiede la collaborazione professionale tra diverse figure. Il documento, frutto della collaborazione internazionale tra i maggiori esperti europei, si prefigge di far luce sulle indicazioni e sul reale beneficio in termini di prevenzione di ulteriori ictus della chiusura del forame ovale pervio, mediante un sistema dedicato, il cosiddetto “ombrellino”, che può essere posizionato a livello cardiaco in anestesia locale tramite una semplice puntura venosa.
Il 1° Settembre 1998 nasceva l’attuale Comune, dalla fusione virtuosa con Colcavagno e Scandeluzza
Sono trascorsi vent’anni da quella data storica, il 1° Settembre 1998, giorno in cui veniva tenuto a battesimo – primo caso assoluto in Piemonte dopo il varo del Decreto Legge 8 Giugno 1990 n° 142 sull’Ordinamento delle autonomie locali – il nuovo Comune di Montiglio Monferrato, frutto della fusione virtuosa tra i preesistenti comuni di Montiglio, Scandeluzza e Colcavagno. Un evento unico e altrettanto degno di nota, che ha segnato concretamente l’attuarsi di un esempio virtuoso e riuscito di sforzo di coesione civica di quello che è ritenuto indiscussamente la perla del Monferrato, con un pregiato patrimonio architettonico, costituito altresì da splendidi castelli oggetto di un intenso e vivace turismo, più di 30 chiese di varie epoche e stili, una pieve romanica di interesse artistico nazionale e un antico palazzo con uno scalone monumentale frutto dell’estro di Filippo Juvarra. Ma, anche, paesaggistico: la presenza dell’oasi verde del rinomato Lago di Codana ha fatto sì che, dal Dopoguerra a oggi, Montiglio Monferrato venisse conosciuto oltre i confini piemontesi, mentre la presenza di molte frazioni ognuna con un ricco calendario di eventi dislocati lungo l’intero arco del calendario accresce l’offerta culturale di intrattenimento che ogni anno richiama numerosi visitatori italiani ed esteri. Senza dimenticare che il paese è conosciuto anche per le sue meridiane (opera del noto gnomonista Mario Tebenghi) e per la Fiera ottobrina del Tartufo, tra le più rinomate e seguite a livello regionale. “Il primo pensiero, in termini di gratitudine e riconoscenza per l’impegno profuso in tal senso, va agli allora primi cittadini illuminati che felicemente intuirono le potenzialità e i vantaggi che la fusione avrebbe recato al nostro territorio, realizzandola nel concreto: Angelo Lago, Sindaco di Montiglio, Alfonso Pescarmona, Sindaco di Colcavagno e Francesco Mattioli, Sindaco di Scandeluzza”, esordisce Dimitri Tasso, Sindaco storico del nuovo corso di Montiglio Monferrato fresco di rielezione, imprenditore e consulente esperto per le P.A. con un curriculum vitae umano e professionale di tutto rispetto, anche Coordinatore nazionale Anci Unioni di Comuni (dal 2009). Che riprende: “Il 1° Settembre 2018 si apre ufficialmente l’Anno delle Celebrazioni del Ventennale dalla Fusione, che prevede in scaletta a Montiglio Monferrato tutta una serie di importanti eventi artistici, culturali, religiosi e di spettacolo al fine di creare coesione e viva partecipazione della cittadinanza. E ricordare degnamente la preziosa ricorrenza, fornendo al contempo un panorama di iniziative di spicco che possano fare del nostro Comune sempre più meta di turismo nazionale e oltreconfine, come già accade da tempo”, aggiunge il Sindaco Dimitri Tasso. Per poi concludere: “Abbiamo l’ambizione, grazie alle meridiane e a un progetto sulle campane, di definirci “Il Paese del Tempo”. Ringraziamo chi ci sta sostenendo in questo sforzo, e presto sveleremo in modo più approfondito questa importante progettualità“.
DAL PIEMONTE Un giovane agricoltore diciottenne è morto in un incidente sul lavoro nella cascina dell’azienda della propria famiglia, a Marene , nel Cuneese. Stava tentando di collegare a un trattore una macchina trinciatrice per il mais ed è rimasto schiacciato dal macchinario. L’elicottero del 118 lo ha portato all’ospedale di Savigliano, ma è morto poco dopo essere giunto al pronto soccorso
La “cornice” ideale per una politica di sostegno e sviluppo della montagna è l’Europa: il 40% del territorio dei 27 paesi dell’Unione è classificato tale, ospitando quasi il 20% della popolazione complessiva. Milioni di cittadini europei hanno a che fare ogni giorno, direttamente o indirettamente, con la montagna, e tra questi molti di noi italiani che viviamo in una penisola tagliata, in latitudine e longitudine, dalla dorsale alpina e da quella appenninica. In questi territori il “confine” non è mai stato una insormontabile barriera, una divisione netta e impenetrabile ma un punto d’incontro e di scambio. Basterebbe pensare alle colonizzazioni dei walser per farsene un’idea. Queste realtà sono una parte importante del continente e del nostro paese e la politica ha il dovere di approntare risposte, non solo amministrative, efficaci e razionali. Il VCO ne sa qualcosa. Piuttosto che ipotizzare cambi di regione attraverso illusioni referendarie, occorrerebbe rivendicare da Stato e Regione più attenzione. E farlo in modo unitario e non dissonante. Anche a livello comunitario, nonostante i tanti sforzi , non vi è una efficace politica per i territori montani in conseguenza delle notevoli differenze che caratterizzano la montagna europea sia dal punto di vista geografico che da quello sociale ed economico. Nel Trattato di Lisbona era previsto, per la prima volta, uno specifico riferimento ai territori montani laddove, trattando il tema della coesione economica, sociale e territoriale si scriveva “ tra le regioni interessate, un’attenzione particolare [sia] rivolta (…) alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi
naturali e demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna”. Ben più di un appiglio, ben oltre un semplice intento. Negli anni a venire le politiche e le scelte dell’Unione Europea avranno ricadute sempre più importanti sulla vita dei cittadini, in particolare di coloro che vivono in montagna. Basta pensare alle grandi questioni dell’energia, dell’acqua, dell’ambiente, dello sviluppo rurale, dell’agricoltura e del turismo sostenibile. Temi che saranno determinanti per lo sviluppo e la competitività del sistema. Nell’arco alpino é in particolare
urgente sviluppare un progetto di coesione territoriale che sappia valorizzare le potenzialità di questo unico spazio geografico al centro dell’Europa, condiviso da otto Stati nazionali. Un progetto che può crescere se saprà dar corpo ad una nuova “piattaforma alpina” fondata su tre obiettivi: attuazione delle politiche di coesione nelle aree montane; rilancio della competitività economica ( valorizzando le proprie risorse); crescita del peso politico del sistema territoriale. In questo quadro il VCO, provincia di confine in una delle regioni più europee, il Piemonte, ha le carte in regola per coniugare ogni azione utile allo sviluppo locale con l’autogoverno del suo territorio. A patto che sappia far valere le proprie ragioni senza dividersi e senza imboccare avventurose scorciatoie che rischiano solo di illudere e poi di lasciare spazio al disinganno e alla frustrazione.
Istanbul, come cambia piazza Taksim
FOCUS INTERNAZIONALE / di Filippo Re
Nella Turchia che cambia radicalmente mutano aspetto e scenografia anche i luoghi simboli della laicità storica del Paese della Mezzaluna. Come accade nella famosa piazza Taksim a Istanbul, la piazza delle proteste e delle manifestazioni antigovernative del Gezi Park, trasformata in un maxi cantiere. Tra qualche mese, o al più tardi nel prossimo anno, stambulioti e turisti entreranno in una piazza totalmente diversa. Il Centro culturale Ataturk è stato demolito e, pur continuando a essere la sede del Teatro d’Opera con sala da concerti per 2500 persone, ospiterà anche biblioteche, sale per conferenze e mostre, cinema e teatri, caffè e ristoranti sulla terrazza panoramica, librerie e negozi. Una specie di 8 Gallery stambuliota. La facciata del nuovo modernissimo palazzo servirà per proiettare sulla piazza gli spettacoli interni. Un progetto in stile erdoganiano, grandioso come al solito. E non è l’unica novità. Dall’altro lato di piazza Taksim sta sorgendo una nuova moschea dal profilo avveniristico come ben si nota nella fotografia del progetto. Alta 30 metri su una superficie di 1500 metri
quadrati accoglierà anche una sala per incontri culturali e disporrà di un parcheggio sotterraneo. I lavori, iniziati lo scorso anno, dovrebbero concludersi nel 2019. Una moschea fortemente voluta dal ciclone Erdogan, padre-padrone di una Turchia che comincia già ora a prepararsi e ad abbellirsi per festeggiare il centenario della Repubblica ma che nel frattempo risveglia i timori di un’islamizzazione sempre più profonda della società turca guidata da un presidente, al comando della seconda

potenza della Nato dal 2002, che dopo le elezioni del 24 giugno detiene poteri quasi assoluti e sta trasformando la Mezzaluna in un sultanato anatolico. In realtà l’idea di una moschea in piazza Taksim non è nuova. Ci aveva provato negli anni Novanta l’ex premier islamista Necmettin Erbakan ma fu bloccato dalla forte opposizione degli ambienti laici kemalisti che avevano bocciato il progetto. Erbakan non ebbe quella fortuna che oggi ha il “sultano” Erdogan in un contesto politico e religioso assai diverso da quello di alcuni decenni fa. Il nuovo tempio islamico nasce a pochi passi dalla chiesa greco-ortodossa della Santa Trinità, sulla Istiklal Caddesi, la celebre via del quartiere, e nelle intenzioni di Erogan, ex sindaco di Istanbul, vuole essere un simbolo del dialogo inter-religioso. Ma c’era davvero bisogno di una nuova faraonica moschea in una megalopoli stracolma di luoghi di culto musulmani, compresa l’area attorno a piazza Taksim? Erdogan non ha dubbi e l’edificazione di nuove moschee è necessaria per marcare in profondità il territorio e limitare gli spazi lasciati alla laicità. Il disegno erdoganiano di dare al Paese un’impronta più religiosa e conservatrice passa anche attraverso le trasformazioni architettoniche e urbanistiche.
Semifreddo all’amaretto
Un dessert perfetto per un fine pasto estivo, invitante, fresco e raffinato che non necessita di cottura. Si prepara con un certo anticipo, è di semplice realizzazione. Gli ingredienti si possono sostituire secondo i propri gusti, con cioccolato, frutta fresca o secca, agrumi o altro. Di sicuro successo.
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Ingredienti
300gr. di mascarpone
100gr. di zucchero a velo
3 grosse uova
3 cucchiai di cacao in polvere
3 cucchiai di liquore (amaretto)
Amaretti secchi
Poco latte
1 cucchiaio di miele
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Montare molto bene i tuorli con lo zucchero, montare a neve ferma gli albumi. In una ciotola mescolare il mascarpone con il liquore, unire il composto di tuorli e successivamente, con delicatezza, gli albumi. Riporre in frigo per due ore. Tritare gli amaretti, unire un cucchiaio di cacao amaro, poco latte ed il miele, mescolare. Rivestire gli stampini con pellicola trasparente, sul fondo fare uno strato di amaretti premendo bene e riempire con cucchiaiate di crema al mascarpone. Riporre in frigo per tre ore. Sformare e cospargere con il cacao rimasto. Servire freddo a piacere.
Paperita Patty
Sul rientro dei docenti meridionali
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti umani esprime apprezzamento per le dichiarazioni del ministro, dott. Bussetti, in merito al provvedimento in corso di elaborazione finalizzato al rientro dei docenti meridionali, collocati dall’algoritmo della legge 107/2015 in località molto distanti dalle proprie sedi. Più volte l’attuale ministro si è speso in relazione a tale problematica, dando prova di estrema sensibilità per una questione che non riguarda soltanto la scuola, ma diventa quasi sociologica, economica e antropologica. Se lo stesso ministro Salvini propone di ripopolare il Meridione esautorato da continue emigrazioni attraverso una serie di interventi, evidentemente quella che si presenta può essere l’occasione per contribuire a un riassestamento dell’assetto economico tra Nord e Sud, riequilibrare la disgregazione di tanti nuclei familiari e riattivare circuiti virtuosi in zone che rischiano la desertificazione umana. Ci auguriamo che le strategie dell’attuale Governo possano realmente portare al benessere e all’armonia tante famiglie in fiduciosa attesa e contribuire al miglioramento dell’economia del Sud, invertendo l’infausto processo di abbandono da parte delle forze produttive e portatrici di ricchezza delle regioni meridionali, invece, più bisognose proprio di incrementare i redditi.
Prof. Romano Pesavento
Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani
Suggestioni d’Italia
DAL NEOREALISMO AL DUEMILA. LO SGUARDO DI 14 FOTOGRAFI. FINO AL 23 SETTEMBRE
Cinquant’anni di Bel Paese. Quelli che abbracciano il secondo dopoguerra di un’Italia in cui riesci a ritrovarti a memoria o per esperienza e vissuto personale così come sul filo di cose dette e raccontate, ma anche di un’altra Italia fermata per caso – in un attimo di buona sorte o circuita e a lungo corteggiata e annusata – per fartela arrivare lungo vie traverse dell’anima (chiamiamole ispirazione o intuito o bizzarria sperimentativa) che ti fanno veleggiare fra immagini inaspettate eppur così vere e reali da lasciarti senza fiato e metterti i brividi in corpo e fiaccarti di emozioni: tutto questo troviamo nelle oltre cento fotografie focalizzate sul Paesaggio Italia e sulle “Suggestioni d’Italia” realizzate da 14 fra i più grandi Maestri italiani dell’ottava arte e raccolte in una grandiosa mostra ospitata alla GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Dal Neorealismo ai primi vagiti del Duemila. Pagina dopo pagina, la rassegna vuole essere un viaggio lento che vieta la fretta, fra campagne e città, periferie e centri urbani mai univoci mai scontati, feste sull’erba, arrotini, spazzini e ombrellai, baci alla luce del sole, lotte sociali, noi immigrati e valigie di cartone, il volto che
racconta fatica dei contadini e i gesti larghi e chiassosi di un’esuberante donna del sud. Scatti in bianco e nero che arrestano con forza il trascorrere del tempo e altri che esplodono di colore, attratti dalle sirene pittoriche delle avanguardie astratte dell’epoca. Sono immagini che cavalcano la penisola, raccontandone anima e corpo, testa e pancia, dall’estremo Nord al più basso Sud. Paesaggi, luoghi e “non-luoghi”, per una mostra che nasce in casa con fotografie provenienti dagli archivi della stessa Gam, raccolte soprattutto durante la direzione Castagnoli (albori del Duemila) per essere intelligentemente ripescate oggi da Riccardo Passoni, neo-direttore della Galleria e curatore della mostra che racconta: “Ci è parso giusto tornare a focalizzare la nostra attenzione sul tema della fotografia, tralasciato dalla programmazione da circa dieci anni. E questo anche perché a cavallo del Duemila, la Gam prima e la Fondazione CRT
per l’Arte Contemporanea poi, avevano costituito una ragguardevole collezione di fotografia dal secondo dopoguerra in avanti. Quasi tutti i grandi nomi di questo linguaggio sono entrati a far parte delle nostre collezioni”. Nino Migliori, bolognese del ’26, è il primo artista che si incontra in rassegna con la sua “Gente dell’Emilia” del ’57 di cui fa parte lo stupendo, divertito e divertente, siparietto neorealista dei cinque uomini con bambino fuori dal negozio di “Renato: parrucchiera per signora”, con la signora che sbuca a destra dalla tenda e il bambino, a sinistra, assai poco interessato alle chiacchiere di quella curiosa combriccola. Bellissimo é anche il bacio della “Venezia” del ’59 di Gianni Berengo Gardin (“Quando ero giovane in Italia – ricorda il grande
fotografo genovese – era proibito baciarsi in pubblico. Così, quando sono arrivato a Parigi, dove tutti si baciavano continuamente, sono diventato un guardone, avido di rubare queste fotografie di baci”); esemplari, a seguire, gli scatti milanesi di Uliano Lucas che raccontano almeno quarant’anni di storia del capoluogo lombardo ( fra lotte sociali, disagi sofferenze e i risvolti luccicanti della “Milano da bere”), così come la Napoli – ma non solo- ad alta intensità emotiva di Mimmo Jodice e le “dure” campagne di Mario Giacomelli. E il viaggio continua fra gli “scuri” di Ugo Mulas e i “chiari” di Luigi Ghirri – con i suoi paesaggi “vuoti”, quasi non sfiorati dalla presenza umana – accanto alle metafisiche astrazioni dai colori accesi del modenese Franco Fontana. Territorio e memoria – le “cave” – sono anche i punti cardine di Mario Cresci che in mostra presenta opere risultato del passaggio dalle tecniche analogiche (stampe ai sali d’argento) alle tecniche digitali, mentre la dimensione urbana e industriale regolata da geometrie ricercate e
perfette domina gli scatti in bianco e nero di Gabriele Basilico. Sempre in bianco e nero é anche la Sicilia di Ferdinando Scianna (sapientemente giocata su contrasti di sole-luce/buio) e quella ricca di mistero e “apparizioni sorprendenti” di Enzo Obiso. Unica donna del gruppo è Bruna Biamino, torinese classe ’54. Bellissimo il suo “Lago di Avigliana” del ’98, esempio significativo di una narrazione sempre allusiva ad una sorta di “sogno lattiginoso” e spaesante. Condotto dalla Biamino e da Obiso, con il GAM Photo Project, è anche in programma nel mese di luglio un workshop teso a coinvolgere la popolazione social attraverso Instagram (per info: tel. 011/4436999 – 011/4429544). A chiudere infine la rassegna espositiva, il toscano di Pistoia Aurelio Amendola che ci regala imperdibili e rigorosi scatti dell’Abbazia cistercense di San Galgano nel senese. Il linguaggio è di semplice e intima religiosità.
Gianni Milani
“Suggestioni d’Italia – Dal neorealismo al Duemila. Lo sguardo di 14 fotografi”
GAM- Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 – www.gamtorino.it Fino al 23 settembre
Orari: da. mart. a dom. 10/18, lunedì chiuso
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Foto
Su Asti-Cuneo il ministro Toninelli mente sapendo di mentire. La project review – come sanno al Ministero dei Trasporti – è già stata fatta dal precedente Governo, che ha cambiato il progetto originario, che prevedeva la costruzione di un tunnel sotto la collina di Verduno, optando per una soluzione superficiale molto meno costosa. Per finanziare quest’opera i Governi della scorsa legislatura hanno convenuto con l’Unione europea un sistema di proroga quadriennale della concessione della Torino-Milano con contestuale avvio di gara pubblica (qui la grande novità) per il rinnovo della concessione sulla Torino-Milano e sistema tangenziale torinese. Prendiamo atto che il sistema di proroga della concessione, pensato dai governi di centrosinistra, non é ritenuto congruo dal nuovo Governo del Cambiamento (in peggio). Bene, é loro diritto. Al Partito Democratico non interessa – come abbiamo già detto – chi completerà l’autostrada Asti-Cuneo, ma solo che questa venga completata. Chiediamo, però, di conoscere con quali modalità, tempi e fonti di finanziamento il ministro Toninelli intenda realizzare l’opera. Il ministro deve smettere di guardare solo nello specchietto retrovisore, criticando i predecessori, ma deve dire ai piemontesi cosa intende fare.
Apprezziamo il suggerimento dato dall’ex ministro Enrico Costa, che chiede ai concessionari che realizzino gratis l’opera. Da ministro dei precedenti governi di centrosinistra non era riuscito a far costruire l’opera gratis dagli attuali concessionari, ci auguriamo abbia maggior fortuna oggi, da parlamentare di opposizione. Se però, disgraziatamente, il gruppo Gavio non dovesse accettare il suggerimento dell’on. Costa, allora diventa indispensabile conoscere gli intendimenti del ministro Toninelli, una risposta ad alcuni semplici quesiti: in quali tempi sarà completata la Asti-Cuneo? Con quale procedura? Con quale fonte di finanziamento? Se il Ministro riuscirà a trovare soluzioni migliori, dal punto di vista dei costi e dei tempi, di quelle a cui si era giunti dopo un lavoro quinquennale di Governo nazionale e regionale, saremo i primi a dargliene merito. Ma per ora il ministro si conferma, ancora una volta, reticente.