redazione il torinese

Un mondo di gusti al Salone

Al via la 12a edizione del Salone del Gusto -Terra Madre all’insegna del tema “Food For Change”, con decine e decine di  appuntamenti, laboratori e workshop dal 20 al 24 settembre, principalmente nei padiglioni del Lingotto Fiere, ma anche alla Nuvola Lavazza e in altri luoghi, dove  si potranno assaggiare cibi provenienti da ogni parte del mondo. Più o meno mille gli espositori, in rappresentanza di oltre cento Paesi, suddivisi in cinque grandi aree tematiche: Slow Meat, Slow Fish, Semi, Cibo e salute, Api e insetti). Poi le cucine di Terra Madre, che radunano in un unico posto il meglio della gastronomia mondiale. Lingotto Fiere sarà aperto al pubblico dalle 10 alle 21.30 (il lunedì chiusura alle 19). da segnalare anche i 150  eventi che extra Lingotto per il Salone off. A San Salvario il Festival internazionale della cucina mediterranea, e  a Porta Palazzo, il Migrantour, per mostrare la città con gli occhi di chi è giunto a Torino da lontano.

 

(foto: il Torinese)

COMMERCIO, TRONZANO (FI): REGIONE NON PUO’ LIMITARSI AD ESSERE SEMPLICE OSSERVATORE PER LA VICENDA QUI! GROUP 

“Sinceramente mi sarei aspettato una posizione maggiormente propositiva della Giunta regionale sulla vicenda dei mancati pagamenti dei ticket agli esercizi commerciali piemontesi da parte di Qui! Group”. Ad affermarlo il vicecapogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte Andrea Tronzano che ha discusso un question time nell’ultima seduta di Consiglio. 

“Già nella mia precedente esperienza al Comune di Torino avevo manifestato perplessità sulla assegnazione perché nutrivo dubbi sulla affidabilità di Qui Group, oltre al fatto che chiedevano fino al 16% di commissione agli esercenti sul buono pasto, quando la gara Consip prevedeva 4,85 euro di commissione senza costi aggiuntivi”

 

Conclude Tronzano: “Questa vicenda cuba 3milioni di euro per l’intero Piemonte, 1,5 milioni per la sola Provincia di Torino. È evidente che una cifra del genere si traduce in un danno gravissimo per centinaia di commercianti piemontesi. L’assessore De Santis ha scaricato il problema al ministero del Lavoro. Credo però che la Regione Piemonte non possa limitarsi a fare il postino, recapitando il problema al livello superiore, qua ci sono in gioco centinaia di posti di lavoro e proprio per questo è necessario che anche la politica locale ci metta la faccia venendo incontro alle esigenze degli esercenti che hanno subito un danno ingiusto”. 

IL RITORNO A TORINO DI AUGUSTO CESARE FERRARI

FOCUS INTERNAZIONALE / ARTE

Il 20 settembre si inaugurerà presso l’Accademia Albertina di Torino la mostra “Augusto C. Ferrari, pittore architetto da Torino all’Argentina. ¡Qué bello es vivir!“, che chiuderà il 18 novembre. 

Nato figlio di ignoti a San Possidonio (Mo) nel 1871, Augusto crebbe con la famiglia della balia fra Bassa Modenese, Oltrepò Mantovano  e Genova, dove nel 1892 fu riconosciuto dal padre Francesco Ferrari, negoziante di vini nato a Cavezzo ma residente a Roma. Finalmente col  cognome Ferrari,  corse a Torino per intraprendere la vita che sognava: studiare in Accademia e fare il pittore. Nel 1900 si diplomò docente di disegno d’ornato al Museo Industriale di Torino. Espose a Torino dal 1901 alla Promotrice ed al Circolo degli Artisti, di cui fu socio da quell’anno. Dipinse anche panorami, dapprima col suo maestro Giacomo Grosso, per le battaglie di Torino e di Maipù, poi da solo, quando  realizzò con aiuti il grande panorama di Messina distrutta (1950 mq di pittura, esposto a Torino negli anni 1910-11). Su indicazione di Giacomo Grosso, decorò nel 1911 la chiesa parrocchiale del suo paese natale, Cambiano (To). Approdato a Buenos Aires  nel 1914 per riallestire il suo panorama, non riuscendo nell’impresa, affrontò la sua vita di migrante dipingendo due chiese in cambio di ospitalità. Ma la vita riprese a girare per il verso giusto: conobbe Celia del Pardo che nel 1917 divenne sua moglie e presto si fece conoscere, ricevendo gli incarichi di altri due panorami e della decorazione della chiesa di San Miguel (suo capolavoro, ora monumento nazionale), nella quale lasciò prova della sua maestria nel governare grandi spazi con la pittura. Per questa impresa realizzò un’eccezionale documentazione fotografica preparatoria (di modelli e scene),  delineando il programma decorativo col parroco mons. Miguel De Andrea, importante  esponente della Chiesa argentina. Raggiunta una certa agiatezza, tornò a Torino nel 1922 con la moglie e tre bimbi per fare il pittore, iscriversi  nuovamente al Circolo degli Artisti, studiare, viaggiare…. Tornò in Argentina con la famiglia nella primavera del 1926, per non allontanarsene più.  Dopo lo scarso successo della grande mostra realizzata a Buenos Aires subito dopo il rientro, superò la nuova difficoltà  riproponendosi – a cinquantacinque anni – come architetto, soprattutto apprezzato dagli Ordini religiosi, che in lui, architetto ornatista eclettico con grande erudizione e un geniale talento nel combinare frammenti diversi, trovavano l’interprete perfetto per perpetuare programmi iconologici e simbologie, in riferimento alle loro radici europee. Realizzò dapprima il chiostro nel convento cappuccino che lo aveva accolto nel 1914 (Nueva Pompeya), poi la grande e splendida chiesa neogotica del Sagrado Corazón (“De los Padres Capucinos”) di Córdoba (1927-32), poi molte altre chiese e complessi ecclesiastici nella provincia di Córdoba e ville private nella vicina cittadina di villeggiatura di Villa Allende. Lavorò fino a tarda età, quando ancora fu impegnato nelle supervisione architettonica e direzione lavori dell’abbazia benedettina di Belgrano a Buenos Aires, ed in progetti di chiese che elaborava per proprio svago e dedicava ai nipoti.

Liliana Pittarello

Nomadi dell’Asia, storie di donne e uomini

FINO AL 14 OTTOBRE

Un viaggio, lungo migliaia di chilometri nei Paesi dell’Asia Centrale e Settentrionale, che percorre e descrive in primo luogo e con la debita oggettività i sentieri logici e rigorosi del Paesaggio. Naturale ed umano. Ma che altresì vuol porsi (e ci riesce perfettamente) come accorato viaggio dell’anima. Un reportage fotografico di indubbio interesse scientifico oltreché artistico, ma anche una stupenda antologia di immagini, “tanto descrittive quanto evocative”, che incrociano occhi e cuore lasciando in chi le osserva segni profondi di grande impatto emotivo. Sono i cento– o quasi- scatti fotografici di grande formato realizzati da Carla Parato Milone e da Giorgio Milone (coppia perfetta di viaggiatori e fotografi torinesi che da sempre, macchina a tracolla, bruciano i sentieri più remoti del Pianeta alla ricerca di territori e di vite le più insolite e inimmaginabili che sia dato a pensare) esposte al Mao, Museo d’Arte Orientale di Torino, e dedicate alla quotidianità delle popolazioni che in territorio asiatico ancora oggi praticano il nomadismo. Fenomeno che, per ragioni culturali politiche e climatiche, ha ormai i giorni contati in quasi tutte le regioni del pianeta ma che assolutamente, al contrario di quanto potrebbe credersi, “è l’opposto della solitudine”. Raccontano infatti i Milone, coppia ben collaudata anche nella vita: “Non c’è alcuna forma di ospitalità più calorosa di quella ricevuta da una famiglia nenet o kirghiza, nulla di più festoso e scatenato del ritrovarsi dei popoli delle tende in occasione di feste, cerimonie religiose, corse di cavalli, gare di lotta o di tiro con l’arco. Questo viaggio per immagini incontra il nostro desiderio di purezza, di semplicità, di assoluto”. In mostra si alternano così piccole e grandi storie, che prendono avvio dai Monti Zagros in Iran per svilupparsi, seguendo le rotte dell’Asia centrale, in Kirghizistan, in India, nelle regioni himalayane e lungo le praterie mongole fino ad arrivare alla Cina e alla Siberia; storie di famiglie e di tribù, di imprese collettive e singole esperienze, momenti di riposo e di lavoro, con le donne che tessono e cucinano e cullano i bambini o adornano la casa – concedendosi pur anche lo sfizio d’indossare gioielli e abiti sontuosi – accanto agli uomini che cacciano con l’aquila, che si scambiano segni di amicizia o si occupano dei lavori più pesanti, dedicandosi con grande attenzione alle mandrie e agli animali, dalla cui presenza dipende tutto il loro esistere quotidiano. Dai tempi dei tempi, infatti, i nomadi dell’Asia perpetuano le tradizioni e le tecniche dell’allevamento. Che si tramandano di generazione in generazione. Solo a parole. Come i tracciati del loro peregrinare, sostando sull’erba o sulla neve o ai piedi delle montagne o sulle rive di laghi e di mari senza l’ausilio di una mappa né di alcuna bussola o sestante, spostandosi a piedi o a cavallo, a dorso di dromedari o in slitta, talvolta in barca, portandosi appresso tende, yurte e tutto ciò che serve per ricomporre, di volta in volta, in luoghi e in condizioni sempre diverse – spesso difficili e a volte estreme – il nucleo di una famiglia e di una comunità. Tutto questo troviamo nelle vivide immagini portate a casa da Carla e Giorgio Milone e ben contestualizzate nella mostra al Mao dall’esposizione degli antichi tessuti da collezione risalenti alla seconda metà del XIX secolo prestati dalla Galleria Battilossi di Torino. Fra i manufatti esposti, un qasqay iraniano, un kilim tagiko, una sacca shasavan curda, una guida da meditazione e un coprisella tibetani. A corollario della rassegna, il Museo di via San Domenico (Palazzo Mazzonis) offre anche la possibilità di visite guidate con la stessa Carla Milone, in programma sabato 15 settembre, sabato 6 e domenica 14 ottobre alle ore 17, oltreché la proiezione di un documentario a tema per mercoledì 3 ottobre, sempre alle 17.

Gianni Milani

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“Nomadi dell’Asia. Storie di donne e uomini tra steppe e altopiani”

Mao – Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436927 – www.maotorino.it Fino al 14 ottobre

Orario: mart. – ven. 10/18, sab. e dom. 11/19; chiuso il lunedì.

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Nelle foto

– “Cavallo nella prateria, Mongolia”

– “Migrazione, Iran”
– “Case di nomadi Nenet, Siberia”
– “Donna che cucina, Gujarat, India”
– ” Festa dei cacciatori con l’aquila, Mongolia”

 

ACCORDO TRA LIDL ITALIA E LEGA ITALIANA PER LA DIFESA DEGLI ANIMALI E DELL’AMBIENTE

“Insieme per i nostri amici meno fortunati” è il nome dell’iniziativa di solidarietà che nasce dalla collaborazione tra Lidl, la catena di supermercati leader in Italia, e la Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente onlus, fondata e presieduta dall’on. Michela Vittoria Brambilla, per aiutare i cani e i gatti randagi ospitati nei rifugi. La campagna è stata presentata oggi a Milano dall’on. Brambilla e da Eduardo Tursi, amministratore delegato di Lidl Italia.


L’Insegna della Grande Distribuzione si impegna a donare alla LE.I.D.A.A. l’equivalente di 100.000 pasti in crocchette per cani e per gatti che l’Associazione destinerà agli animali più bisognosi in tutto il Paese. Il progetto prevede anche una campagna di sensibilizzazione dei propri clienti che, attraverso l’acquisto delle crocchette per cani Orlando e per gatto Coshida – entrambi marchi Lidl – contribuiranno al raggiungimento dell’obiettivo.

“La nostra Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente– ricorda la presidente Brambilla – è da sempre in prima linea nella lotta contro il randagismo. Tra le modalità di intervento non ci sono soltanto il finanziamento di campagne di sterilizzazione o la promozione del possesso responsabile, ma, naturalmente, anche l’aiuto diretto agli animali in difficoltà tramite le nostre sezioni e i contributi alle associazioni locali e ai piccoli gruppi di volontari attivi sul territorio, spesso in condizioni di assoluta emergenza. L’accordo firmato con Lidl Italia, che ringraziamo, ci consente di incrementare, velocizzare e finalizzare meglio gli aiuti “in natura” che arriveranno prima e dove ce n’è più bisogno”.

“Gli animali vaganti – ricorda l’ex ministro – vivono un’esistenza miserabile, fatta di fame, di stenti, di pericoli continui, esposti come sono ai parassiti, alle aggressioni di altri animali, agli incidenti stradali, alla crudeltà degli uomini. Parliamo di centinaia di migliaia di animali, nessuno sa precisamente quanti. Non hanno casa, non hanno riparo dal freddo, dal caldo o dalle intemperie, per mangiare devono arrangiarsi come possono, magari mettendo sotto i denti una delle esche avvelenate che individui senza scrupoli seminano nei parchi e sulle strade frequentate dai randagi. Il randagismo è una vera e propria vergogna tutta italiana che siamo determinati a combattere fino in fondo”.

L’Amministratore Delegato Acquisti e Marketing di Lidl Italia Eduardo Tursi, commenta così l’inizio della collaborazione: “Siamo davvero orgogliosi di poter aiutare gli animali meno fortunati fornendo loro un pasto equilibrato e gustoso con le nostre crocchette Orlando e Coshida. Questa partnership con la Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente si inserisce in un programma più ampio di Responsabilità Sociale di Lidl Italia che promuoviamo a tutela delle risorse e dell’ambiente”.

Il video di presentazione dell’iniziativa è visibile su YouTube al linkhttps://www.youtube.com/watch?v=l_FaGU3MEqc o scaricabile al link https://drive.google.com/file/d/15A6tVbtq1xWDyp2BuLynNmKYyy32A_Wn/view.

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Company profile Leidaa

La Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente opera su tutto il territorio nazionale per promuovere il riconoscimento dei diritti degli animali e la tutela dell’ambiente. E’ un’associazione senza fini di lucro ed è stata fondata dal suo attuale presidente, on. Michela Vittoria Brambilla. L’associazione si propone di contribuire alla diffusione e al consolidamento di una nuova coscienza animalista e di rispetto dell’ambiente, attraverso il dibattito pubblico, le campagne sui mezzi di comunicazione, la formazione nelle scuole ai diversi livelli e il dialogo costruttivo con tutte le istituzioni.

Company profile Lidl

Lidl è presente in Italia da 26 anni. Ad oggi, può contare su una rete di più di 600 punti vendita in 19 regioni che occupano oltre 14.000 collaboratori. Il rifornimento quotidiano dei negozi è garantito da 10 piattaforme logistiche dislocate sul territorio nazionale. Negli ultimi anni è stato portato avanti un percorso di profondo rinnovamento dell’insegna che, da un lato, ha coinvolto il radicale ammodernamento della rete vendita per offrire un’esperienza d’acquisto più piacevole e funzionale ai clienti, dall’altro ha visto la completa revisione dell’assortimento di prodotti a scaffale con una netta virata verso il Made in Italy. Attualmente, oltre l’80% dei prodotti offerti dall’insegna è prodotto in Italia.

Contatti:

Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente –
Associazione No profit – Onlus
Via Mozart 15, 20122 Milano

Tel. 02-94351244 – Fax 02-94340027
e-mail: segreteria@leidaa.info

Sangue sulle strade: due morti e due feriti

DALLA PUGLIA Nuove vittime della strada sulle autostrade italiane. Un grave incidente ha coinvolto una Fiat Doblò che, rientrando in Puglia,  si è schiantata contro il guard-rail dell’autostrada A/14, nei pressi di Termoli. E’ morta la moglie del conducente del veicolo, Anna Dell’Orco di 56 anni, di Bisceglie, e un uomo di 36 anni Leonardo Papagni, amico della figlia della coppia. In condizioni molto gravi il conducente del Doblò, di 59 anni, ed  è ferita, ma non è in pericolo di vita la figlia di 30 anni. Sono intervenuti  i Vigili del Fuoco e il 118.

Olimpiadi, Appendino: “Chiarezza su chi finanzia”

La sindaca di Torino, Chiara Appendino, dichiara all’Ansa a proposito delle Olimpiadi invernali 2026 che è di fondamentale importanza  “avere la massima chiarezza su chi finanzia l’evento e come”. Non possono esserci, secondo Appendino, i Giochi invernali “senza fondi statali” ma dovrebbero essere ” sostenuti da Regioni e privati. Si chiarisca prima chi mette quanto, altrimenti è da irresponsabili andare avanti”.

Il caos è olimpico ma non è (solo) colpa della sindachessa

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STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Non esiste più una classe dirigente ai vari livelli che faccia, che voglia fare, che abbia l’autorevolezza di fare gli interessi della nostra Città
Tutto secondo copione. Le Olimpiadi invernali non si faranno a Torino e dintorni. Chiara-mente era nell’ aria. Debole, molto debole la proposta complessiva .Forse neanche Chiara Appendino ci credeva . Ha accettato la proposta per dovere di parte. E come nelle migliori tradizioni cosa dicono i pentastellati? Elementare, tutta la colpa e di Malagò presidente del Coni che ci ha preso in giro. Loro nel dare la colpa  a qualcuno altro ce l’hanno nel Dna. Non ne possono fare a meno. Costituisce una solida base teorica del loro agire politico. Infatti meno fanno, meglio é per tutti. Eppure Chiara si era impegnata nel sedare la  rivolta interna. Rivolta interna forse è troppo. Sicuramente qualche pentastellato é contento.Dopo il voto del consiglio comunale loro sono comunque andati avanti. Non che la loro opposizione abbia contato. I pentastellati in questo governo non contano. Tra i loro primati passerà alla storia il non contare. Vediamo nel dettaglio.  Chiara Appendino: ci hanno scaricato con un accordo Sala e Giorgetti. Versione Malagò ( Coni ): sono un esecutore.  Decide i governo. Non reggeva come proposta quella di tre  luoghi cosi distanti. Ho chiesto ai rispettivi sindaci di Cortina Milano e Torino. I primi due mi hanno risposto indicando le loro priorità  Appendino ultima . Voleva fare da sola. Giorgetti dopo una telefonata con Sala ha deciso. Torino fuori. Nessun accordo tra Lega e Pd. Sicuramente un accordo tra sindaco di Cortina e di  Milano, benedetto e caldeggiato da Giorgetti, milanese e leghista. E i pentastellati piemontesi del Governo? Dormono . Eppure bastava fare noi l’alleanza con Milano. O almeno tentarci. Acqua passata che non macina più. E gli industriali torinesi che avevano appoggiato convintamente la Chiara si spargono il capo di cenere: l’abbiamo proprio combinata grossa. E questa fa il paio con la Tav. Con la fortuna della nostra Regione che il comune di Torino non conta nulla sulla vicenda. Di sottofondo la solita domanda: perché Chiara Appendino si comporta così? Giovane ed inesperta.  Con persone intorno palesemente inadeguate al ruolo per il quale sono state scelte. Tutta ma tutta colpa solo della Sindachessa? Sarò in controtendenza ma non penso proprio. Diciamocela tutta: il cosiddetto e tanto vituperato o decantato sistema Torino non funziona più. Diciamocelo senza peli sulla lingua. Non esiste più una classe dirigente ai vari livelli che faccia, che voglia fare, che abbia l’autorevolezza di fare gli interessi della nostra città. E sia ben chiaro, a tutti i livelli, dal sindacato a Confindustria.  Dalla politica ai politici alle donne e uomini di cultura o se volete di sport.  E non c’ è risposta alla domanda: che fare? Noi torinesi siamo famosi per ritirarci su dalle sorti avverse.Eravamo capitale d’Italia. Eravamo .Siamo polo industriale? Lo siamo stati . Ed ora? Non sappiamo che cosa vogliamo essere. Non possiamo essere ciò che siamo stati. E sappiamo che non possiamo più essere ciò che siamo diventati.
(foto: il Torinese)

Un’”altra” famiglia nel lucido e doloroso sguardo del regista giapponese

Pianeta Cinema a cura di Elio Rabbione

Kore’eda Hirokazu guarda ancora una volta all’interno della famiglia nel suo natio Giappone, lo fa all’indomani di titoli che gli hanno dato la notorietà internazionale, Little Sister, Padre e figlio e Ritratto di famiglia con tempesta. Quella famiglia la camuffa, la sconvolge, la sovverte. Parlandoci altresì di valori e di certezze perdute, di classi sociali, di povertà, in un paese che ti appare lontano dagli schemi ormai avvalorati nel mondo occidentale. Ti spinge a dimenticare del tutto il significato che nella morale corrente le si riconosce, sceglie altre basi e differenti componenti, cancella la naturalezza del vecchio istituto e schiaccia i legami di sangue, inaspettatamente per lo spettatore, se non a tratti attraverso impercettibili segnali, antepone con serafico candore la scelta della convivenza. Ti confonde: e noi per larga parte della storia siamo ingannati, portati a ragionare e a “vedere” secondo gli antichi canoni. Inizialmente Kore’eda ci mostra Osamu e il giovane Shota – ancora un padre e un figlio – mentre entrano, in un rituale ormai consolidato, in un supermercato, per scambiarsi sguardi protettivi, per tener d’occhio questo o quel commesso, per afferrare quel che possono – Shoplifters (“I taccheggiatori”) è il titolo del film per il mercato inglese, da noi Un affare di famiglia”, Palma d’oro al Festival di Cannes nel maggio scorso. Un’azione innocente, abituale, dettata dalla necessità di sfamarsi e sopravvivere. Nel ritorno a casa, incrociano una bambina che sembra abbandonata, in strada, e decidono di condurla nella loro casa, piccola, disordinata, piena di oggetti ingombranti, dove vivono con una moglie/madre, con una nonnina che sfama il gruppo con il gruzzolo della sua misera pensione, con una ragazza che vende se stessa in localini di quart’ordine: ma in quella miseria c’è calore, in quel gruppo c’è solidarietà. Per non incappare nell’accusa di rapimento, il giorno dopo si pensa per un attimo di riportare la bambina là dove è stata trovata ma certe cicatrici sulle braccia spingono il gruppo a decidere diversamente. E allora si sviluppano e si consolidano altri nuovi rapporti, forse certi affetti, le giovani donne le diresti sorelle in vena di confidenze, padre e figlio in una allegra gita al mare si lasciano andare anche a pensieri intimi, la ragazzina scopre la felicità e la nuova attività di ladruncola. Ma tutto profuma di utopia, un salto nel vuoto taglia la storia in due parti nette (un taglio che coinvolge le interpretazioni, le luci e le immagini, il montaggio, anche il modo di raccontare suona diversamente) e razionalmente vuole sbriciolare una facciata di perfezione che rivela menzogne e squallori. Quella “famiglia” è lo specchio, nel suo chiuso, della povertà materiale e non solo che si riversa nei panorami che il regista verso il concludersi della storia ci propone, l’angusto degli spazi, la neve, gli alti caseggiati.

Una filosofia inaccettabile in un alternarsi senza freni di giusto e di sbagliato, di si deve e non si deve, che Kore’eda sa raccontare non certo come una favola bensì come un mondo alternativo, diverso e sbagliato ma costruito su angoli di poesia che pervade la casa e chi la abita, di naturalezza e di semplicità delle azioni di ogni giorno, di quotidianità in cui gli attori entrano con facilità, riflessioni che l’autore offre allo spettatore guardando con lucidità al mondo di oggi.

 

Torino incontra il marchio toscano Sapori

In occasione del Salone del Gusto -Terra Madre Torino incontrerà i sapori della Toscana e, più precisamente, lo storico marchio senese Sapori, leader nella pasticceria tradizionale toscana. L’occasione sarà l’evento in programma venerdì 21 settembre alle 18, presso il Tower Center sede di Torino Castello, agenzia principale di Reale Mutua, in piazza Castello 113. Nel corso dell’incontro, dal titolo “Mangiar bene per vivere meglio. Il mondo Sapori”, lo storico marchio avrà la possibilità di condividere la propria storia, proponendo agli invitati la degustazione dei suoi principali dolci natalizi, capaci da sempre di identificarlo in Italia e nel mondo. Sapori rappresenta uno dei marchi dolciari italiani più antichi; le sue origini risalgono al 1832 quando il dottor Virgilio Sapori diede inizio alla produzione del panforte, fondando a Siena una piccola officina pasticcera. Sono ormai trascorsi due secoli dalla nascita di quel primo piccolo laboratorio artigianale, duecento anni durante i quali il costante rinnovamento ha saputo tener viva l’antica tradizione toscana, affiancando alle specialità dolciari tipiche del panforte, dei ricciarelli, cavallucci e cantucci, nuove bontà di elevata qualità pasticceria. Nel 2004 il gruppo Colussi ha acquistato il marchio Sapori 1832.

Mara Martellotta

 

Turin Tower. Agenzia di Torino Castello, piazza Castello 113. Torino

Tel 011/537866