redazione il torinese

Ponte Morandi: ad Alba riconoscimento ai Civich di Torino

A due mesi esatti dal crollo del Ponte Morandi, oggi il Tartufo bianco d’Alba è sceso in campo a sostegno delle famiglie di Genova con uno speciale momento di solidarietà ospitato nell’ambito della 88^ edizione della Fiera internazionale
Presenti insieme all’eurodeputato Alberto Cirio, membro della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue e promotore dell’iniziativa, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, l’assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Alba Fabio Tripaldi e la presidente dell’Ente Fiera internazionale del Tartufo Bianco d’Alba Liliana Allena.  Con loro anche il  sindaco di Sarzana Cristina Ponzanelli  e il  sindaco di Riccò del Golfo di Spezia Loris Figoli , insieme allo  chef stellato ligure Flavio Costa  del ristorante 21.9 di Tenuta Carretta (Piobesi d’Alba). Protagonisti dell’evento, accanto al pesto genovese, due dei prodotti tipici della gastronomia ligure: la Spungata di Sarzana e la torta salata di Riccò.«Una tribuna così internazionale è importante per tenere accesa una luce su Genova – ha dichiarato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti –. Dobbiamo agire in fretta e fare in modo che i cittadini liguri e dell’Italia riabbiano una autostrada funzionante. Abbiamo bisogno di onorare le 43 vittime con un lavoro serio da parte di tutti e più attenzione c’è su quanto è accaduto più è facile che la politica, le istituzioni e le persone che devono collaborare per questo risultato si impegnino affinché venga raggiunto in tempi molto rapidi». Durante l’evento è stato espresso uno speciale ringraziamento a una delegazione della Polizia Municipale di Torino per l’impegno e la solidarietà sul campo. «Li ringrazio per la generosità con cui ci stanno aiutando – ha detto Toti –. Oggi Genova è priva di una delle sue principali arterie di collegamento e i vigili sanno bene la difficoltà di gestire e smistare il traffico in una città che ha più di 600 mila abitanti e un’area metropolitana ancora più vasta». «La Fiera è una festa, ma quest’anno era importante che fosse innanzitutto un momento di solidarietà – ha sottolineato l’eurodeputato Alberto Cirio –. Sono trascorsi esattamente due mesi dalla tragedia che ha colpito Genova e oggi il Piemonte con uno dei suoi prodotti simbolo, il Tartufo bianco d’Alba, scende in campo per raccogliere fondi a sostegno della Liguria e delle tante famiglie che a pochi chilometri da qui hanno perso la propria casa». «Come è stato fatto in passato in altre situazioni di solidarietà –  ha aggiunto l’assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Alba, Fabio Tripaldi –  quest’anno un contributo del ricavato della Fiera internazionale del Tartufo bianco d’Alba sarà devoluto ai cittadini di Genova ». «Continua il nostro viaggio, in occasione dell’Anno del Cibo Italiano, tra i saperi e i sapori da tutta la penisola – ha dichiarato Liliana Allena, Presidente dell’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba – e in questa circostanza non poteva mancare la Regione Liguria, un territorio confinante e dalla straordinaria ricchezza gastronomica. Sono particolarmente orgogliosa che il gemellaggio del gusto tra le eccellenze liguri e il Tuber magnatum Pico abbia trovato il modo di affiancarsi ad un’azione di solidarietà per Genova».
(cs)

Incidente stradale a Rivoli: morti centauro e donna a bordo della moto

Un motociclista di 44 anni che ieri è rimasto coinvolto in un incidente stradale avvenuto a Rivoli, in cui ha perso la vita una donna di 48 anni è deceduto nelle scorse ore. Si trovavano a bordo di una Harley Davidson quando la moto in corso Levi, ha urtato un camion in arrivo dal senso opposto. La passeggera è morta sul colpo, mentre l’uomo, trasportato al pronto soccorso è morto successivamente. L’uomo alla guida del camion si trova all’ospedale San Luigi di Orbassano.

 

La tragedia antica getta un ponte con il presente

Si riscopre a tutto campo il mondo classico, la cultura greca come quella latina, giornate di studio, conferenze e spettacoli, la consapevolezza di poter attingere ancora oggi da titoli che per secoli hanno divertito e insieme ci hanno fatto fare i conti con noi stessi. Radici insuperabili, esempi attuali – anche – di riscritture e rivisitazioni capaci nella loro attualizzazione di offrire, complice la Storia più recente, nuove letture che ancor maggiormente illuminano il Mito antico. Un cammino che certo non prende corpo oggi, ma che per molti versi ha potuto contare sul suggestivo progetto culturale voluto da Torino Spettacoli e dalla passione di Germana Erba e Pierpaolo Fornaro, come dall’impegno di due attori come Adriana Innocenti e Piero Nuti.

Sul palcoscenico dell’Erba, siamo giunti al ventesimo appuntamento con la cultura classica. Un Festival (le rappresentazioni dei vari titoli in programma termineranno il 31 ottobre) che ha avuto la propria inaugurazione con il ritorno dello spettacolo-conferenza “Ciò che uno ama”, un interessante percorso attraverso i poeti lirici dell’antica Grecia. Sono seguiti, tra gli altri, la plautina “Commedia delle tre dracme”, il doppio confronto con la figura di Antigone attraverso Alfieri e Brecht, l’arte oratoria di Cicerone riversata nel “Pro Caelio” dovuto alla scrittura di Nuti, il peregrinare di Ulisse attraverso le parole di Andrea Camilleri con il racconto “Maruzza Musumeci”. Ancora Cicerone questa sera con il “De Senectute” (ancora la scrittura di Nuti a proporre oggi “L’arte di saper invecchiare”, mentre giovedì 18 e venerdì 19 sarà la volta di “Pro Milone” (“Il coraggio fa 90”) con Girolamo Angione, Luciano Caratto, Elia Tedesco, Giovanni Gibbin e Michele Fazzari. Ad Anfitrione rivisto nel 1668 da Molière (un lungo percorso dalla commedia di Plauto, che passa ancora dal primo Ottocento del tedesco von Kleist al novecentesco Jean Giraudoux, pronto Thomas Mann a definire la commedia come “la più bella del mondo”) sono dedicate le serate di sabato 20 e domenica 21 prossimi, un divertimento assicurato nel rivedere le vicende della beffa ordita dagli dei ai danni dei mortali e l’esilarante gioco degli scambi di identità che questa volta riescono a coinvolgere la reggia di Francia e gli amori alla corte di Luigi XIV.

Ancora “Rudens/Ridens… tutto in una tempesta” (24 e 25 ottobre) e “Il soldato fanfarone” (26 – 28 ottobre), entrambi i titoli diretti da Girolamo Angione. Ultimo appuntamento (30 e 31 ottobre) “Non una di meno” che Manlio Marinelli ha tratto dalle “Troiane” di Euripide, con la regia di Lia Chiappara e la produzione del Teatro Libero Palermo, ancora donne che attraversano il mare, perseguitate e schiave, un dolore e un’umanità in balìa degli eventi, Ecuba Andromaca e Cassandra che gettano un ponte con il nostro tempo.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini Elia Tedesco in una scena di “Rudens/Ridens… tutto in una tempesta “ e un momento di “Non una di meno”

 

Meroni, l’indimenticabile “farfalla granata”

Il 15 ottobre 1967 moriva tragicamente Gigi Meroni. La mitica “farfalla granata”, il George Best del calcio  italiano,  l’estro  e  la  fantasia  in  campo.  L’uomo  che  con  le  sue  gesta  umane,  sportive, culturali e inconsapevolmente anche politiche, ha anticipato il movimento del ’68 e tutto quello che ha caratterizzato il mondo giovanile,  sociale e culturale del nostro paese. A cominciare dal mondo giovanile.Gigi  Meroni,  ad  oltre  cinquant’anni  dalla  sua  scomparsa,  continua  ad  essere  Gigi  Meroni.  E  non solo per quella comunità che va sotto il nome di “popolo granata” ma per diverse generazioni che hanno  visto  in  quel  funambolico  numero  7  un  punto  di  riferimento  per  come  vivere  e  praticare  il calcio  nella  società.  Gigi  era  amato  dal  popolo,  se  così  lo  vogliamo  definire,  e  quasi  disprezzato dalle  elite.  Da  tutte  le  elite.  Sportive,  politiche,  culturali,  religiose  –  purtroppo  –  e  giornalistiche. Eppure la “farfalla granata” non era solo un punto di riferimento, ma era ed è rimasto il riferimento per  milioni  di  cittadini  e  di  sportivi.  Certo,  Gigi  era  coraggioso.  Sfidava  la  sua  presenza  in Nazionale  pur  di  restare  coerente  con  i  suoi  principi  e  con  il  suo  modo  d’essere  nella  società  e nella sua comunità. Ha sfidato il contesto religioso e culturale del suo tempo per non rinunciare ai suoi  affetti  e  ai  suoi  sentimenti.  Ma  in  campo  la  “farfalla”  era  anche  profondamente  rispettoso. Dalle  botte  che  riceveva  –  senza  mai  reagire  con  cattiveria  e  rancore  –  agli  insulti  che  gli rovesciavano  in  campo  i  tifosi  avversari  supportati  e  incoraggiati  dagli  organi  di  informazione dell’epoca.  Sferzanti  e  incattiviti  contro  il  “cappellone”  granata.  Ma  gli  stessi  stadi  restavano ammutoliti  di  fronte  al  calcio  che  praticava  Gigi:  creativo,  poetico,  anticonformista,  estroverso  e fantasioso.  Gesta  che  hanno  eccitato  non  solo  il  popolo  granata  ma  il  calcio  italiano  quando quell’esile  numero  7  schizzava  nelle  difese  avversarie  e  creava  lo  scompiglio  con  i  calzettoni sempre abbassati e la maglia troppo larga per il suo esile peso. Certo, la tragedia del 15 ottobre in Corso Re Umberto a Torino dopo l’ormai celebre vittoria contro la Sampdoria e la tripletta del suo grande amico Nestor Combin – che sarà ripetuta la domenica successiva in un altrettanto celebre derby contro la Juventus – ha indubbiamente contribuito a creare il “mito”. Ma il magistero sportivo, umano  e  valoriale  di  Gigi  Meroni  e’  destinato  a  restare  nella  storia  del  calcio  italiano,  della  storia granata  e  dello  sport  nazionale.  Le  sue  gesta  hanno  segnato  il  suo  tempo  ma,  soprattutto, segnano il presente e il futuro del calcio italiano. Gigi Meroni e’ destinato a restare un’icona. E non
solo granata.
Giorgio Merlo

Quando la Repubblica di Genova morì a Mombello

Mombello Monferrato, comune della Valcerrina, è stata testimone indiretta di un passaggio importante per la storia della Repubblica di Genova perché proprio qui tra i colli del Monferrato venne siglato l’atto di decesso della Superba come repubblica marinara ad opera di Napoleone Bonaparte. La vicenda ha origini lontane che non trovano in loco molte fonti di conoscenza, ad eccezione di un richiamo, sul sito del Comune di Mombello Monferrato per cui ‘in seguito alla stipula del trattato di Utrecht, il dominio dei luoghi passò alla dinastia dei Savoia, fino alla discesa in Italia di Napoleone, he proprio nel palazzo oggi denominato Palazzo Tornielli, firmò la pace con Genova nel 1797’. Effettivamente il 1797 è l’anno nel quale si concluse la Campagna d’Italia che siglò con il Campoformido la fine della gloriosa Repubblica di Venezia, ma gli eventi che portarono la sua antica rivale al capolinea sono meno conosciuti. Ecco, dunque, che accadde: il 21 maggio 1797, ancora presente con la sua Armata d’Italia il Bonaparte, giacobini genovesi iniziarono una rivolta. I rivoluzionari, però, vennero fermati da una controrivoluzione popolare alla quale partecipavano portuali e carbonari che scendevano nelle vie della città al grido di ‘Viva Maria, morte ai Giacobini’, memori di quelle rivolta nei confronti degli austriaci iniziata da Balilla qualche decennio prima. Le due fazioni vennero, pertanto, alle mani dando vita ad una lotta fraterna che insanguinò Genova finita con molti arresti. La vicinanza di Napoleone diede un impulso ai moti e pochi giorni dopo, il 5 giugno 1797 a Mombello Monferrato, venne stipulata la convenzione tra il nuovo ordinamento della Repubblica di Genova tra il generale corso e la deputazione genovese composta da Luigi Carbonara, Michelangelo Cambiaso e Girolamo Serra. A questo punto, Mombello Monferrato che fu comunque teatro di un passaggio importante, uscì di scena ed il 14 giugno 1797, a Genova ebbe luogo la prima seduta del Governi Provvisorio e, quindi, per influsso della Rivoluzione Francese, il governo della Repubblica di Genova, nell’ordinamento del 17 marzo 1576, venne sostituito dal governo democratico. Gran parte di questa narrazione è contenuta in un documento politico, ovvero una mozione elaborata dall’allora consigliere comunale Franco Bampi, del 5 maggio 1997 ed intitolata proprio ‘Sui fatti che accaddero a Genova nel 1797’, nella quale l’autore, storico e profondo conoscitore della lingua e dell’identità ligure, ripercorre con dovizia di particolari gli eventi che portarono all’aspro conflitto nelle strade della Superba tra i giacobini francesi ed i cittadini francesi da un lato e dai sostenitori del doge Giacomo Maria Brignole che, complice il sostegno di Napoleone, portarono alla nascita della Repubblica Ligure che dal giugno del 1805 entrò a fare parte dell’Impero Francese. Per quanto riguarda invece Palazzo Tornielli di Mombello Monferrato che su testimone di questo passaggio cruciale della storia genovese le sue

origini risalgono al XV-XVI secolo. Nel 1711 era la dimora del castellano Giovanni Giacomo Paltro. Alla fine del XIX secolo sull’arco del portico sotto il palazzo vi era la data del 1462, che si riferisce, con ogni probabilità, a lavori di ripristino ed ampliamento. Fu fra la fine dell’800 e i primi del ‘900 che l’ingegner Vittorio Tornielli (progettista del castello di Cereseto, dietro incarico di Riccardo Gualino, socio nei primi anni della Fiat di Agnelli e mecenate torinese), che lo ristrutturò nel 1910 e lo arredò con mobili d’epoca. Abbandonato nel 1960 è stato restaurato negli anni ’90 dall’attuale proprietario con risultati eccellenti. Architettonicamente è molto bella la parte loggiata che conferisce leggerezza all’edificio, aprendolo verso il bellissimo panorama antistante, sulle colline del Monferrato. Si ringrazia il vice sindaco di Mombello Monferrato Augusto Cavallo per la collaborazione e le fotografie, importanti per la riuscita di questa tappa alla riscoperta della Valcerrina

Massimo Iaretti

La lunga guerra contro l’amianto

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La lotta (giudiziaria) all’amianto non sembra avere un termine e la strada è ancora lunga, soprattutto dopo lo spacchettamento dei processi deciso a Torino. Proprio nel capoluogo piemontese, davanti al Tribunale prosegue il processo che riguarda i casi che hanno superato la prescrizione con Stephan Schmidheiny imputato per omicidio colposo. La data della prossima udienza è il 29 novembre per l’intervento del pubblico ministero che ha già anticipato nell’ultima udienza che si è svolta, che proseguirà il suo intervento sino alle 17, per supportare le ragioni dell’accusa. In altra data seguiranno gli interventi delle parti civili (sono costituite, tra le altre, l’Afeva e l’Ona-Osservatorio nazionale amianto) e, infine la difesa del multimilionario svizzero. E, almeno per il primo grado, il ‘troncone’ torinese dell’Eternit bis potrebbe trovare una definizione entro la fine del 2018. Quello di Torino, per inciso, riguarda le morti conseguenti all’esposizione da amianto nell’ex stabilimento Saca di Cavagnolo. Il troncone campano, per i morti dello stabilimento Eternit di Bagnoli invece torna in aula domani, mercoledì, per le repliche delle parti, pubblici ministeri ed avvocati di parte civile (anche in questo caso ci sono, tra le altre, Ona- Osservatorio nazionale amianto ed Afeva) alle eccezioni ed alle deduzioni della difesa di Schmidheiny che erano state formulate durante la fase della discussione, tra cui anche la derubricazione del reato, configurato inizialmente come omicidio volontario. E il giorno previsto dal calendario del processo per la sentenza è il 23 novembre prossimo. Non ci sono ancora notizie, invece, da parte della procura di Vercelli, sull’avvio del procedimento più corposo, ovvero i casi delle morti da mal d’amianto dello stabilimento Eternit di Casale Monferrato. A Vercelli si è atteso prima di partire, di leggere bene le motivazioni della sentenza torinese, poi la nomina del nuovo procuratore della Repubblica ma, adesso, la partenza sembra ormai imminente. E pare certo il supporto del sostituto procuratore torinese Gianfranco Colace che, con la collega Sara Panelli, è stato uno dei collaboratori più stretti di Raffaele Guariniello nel preparare tutti i processi Eternit – uno. L’impegno delle associazioni, in particolare l’Osservatorio nazionale amianto che, con il suo presidente l’avvocato romano Ezio Bonanni, è impegnato in prima linea in tutta Italia nei processi per le morti derivanti dal mal d’amianto, ha preso parte anche all’udienza che si è tenuta il 10 ottobre scorso davanti al Gup – Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Ivrea, in merito all’opposizione fatta da Carlo Michele Comotto alla richiesta di archiviazione della procura di Ivrea per il decesso della di lui moglie, deceduta nel 1988 e lavoratrice presso lo Stabilimento San Bernardo dell’Olivette e, di conseguenza esposta all’amianto. Da parte dell’Osservatorio era stato redatto nei termini previsti dalla legge, una volta che la parte offesa Comotto era stata informata della richiesta di archiviazione del pubblico ministero, una corposa memoria di opposizione alla stessa. Adesso il Gup si è riservato la decisione sul provvedimento. Invece a Taranto, nel cosiddetto procedimento Ilva Ter, Ona ha annunciato che all’udienza preliminare del 18 dicembre prossimo, attraverso l’avvocato Fabio Alabrese formalizzerà la costituzione di parte civile con richiesta di citazione a carico della presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero delle attività produttive, in quanto, ove gli imputati fossero insolvibili, sarà lo Stato stesso a dover risarcire le vittime.

Massimo Iaretti

 

 

 

 

 

Giorgio Sinigaglia torinese di Germania

Giorgio Sinigaglia l’ho conosciuto in palestra. Classe 1955. A 24 anni si laurea in Giurisprudenza.  Dopo sei mesi capisce che il suo futuro è all’estero. Quest’ Italia gli sta stretta e amici lo inducono a seguire la sua via. Lui poliglotta non ha dubbi, va via e ci rimane per 31 anni Conosce l’inglese, il francese ed il tedesco. Scherzando mi dice : qualcosa di spagnolo e 5 parole di brasiliano. Di Portoghese, sicuramente ne sa di più di parole. Lui è fatto così, ha il gusto della provocazione, con il pregio di non mandartelo a dire. Dice ciò che pensa senza aver paura di essere in minoranza. Anzi, ne fa un vanto. Qualche spigolo da smussare.  Quando gli chiedo se in Germania era nostalgico dell’Italia mi risponde deciso: chi non è nostalgico del proprio paese. Tornavo ma contento di ritornare in Germania, perché là  le cose funzionano. Come tutti e tutto hanno i loro difetti. Ma con regole applicate si viveva meglio. 
Quando e perché sei tornato?
Da otto anni. Ho dovuto assolvere ai miei doveri di figlio. 
Come ti ritrovi a Torino?
Maluccio, direi… Non mi ci ritrovo in questa continua approssimazione. 
Giorgio è preciso di suo. Capisco. Meglio chiedergli della sua esperienza in Germania. 
Difficile trovare la sintesi dei 31 anni.
Ci provi?
Sì, provo. Ho trovato tutto quello che cercavo. Amicizie, amori e realizzazione nel lavoro.
Ti informo che l’unico difetto reale della situazione tedesca è il clima. La laurea in Giurisprudenza mi stava stretta. Inizio traducendo per un’ assicurazione ma poi mi specializzo in traduzioni cinematografiche. Lavoro anche per la Spd, i socialdemocratici.
Una realtà lavorativa dinamica?
Sì, in relazione con il sindacato, diversamente dall’Italia. Non una palla al piede.
Il rapporto con lo Stato?
Ti racconto due episodi. Primo. Avevo quattro cani e ne ho perso uno. Agitatissimo ho chiesto aiuto chiamando la polizia . Arrivati, invece di aiutarmi mi hanno fatto un sacco di domande. Mi sono spazientito e gli ho sottolineato che il quartiere era pieno di spacciatori . Tempo una settimana e non c’erano più.  Secondo. Ho perso molto lavoro da traduttore dall’Italia. Motivo il cambio tra Marco e Lira, aumentava troppo i costi, dimezzando la mia dichiarazione dei redditi. Mi hanno chiamato e si sono fidati delle mie spiegazioni. 
Cioè facendo il proprio dovere lo Stato fa il suo dovere ?
Proprio cosi.  Ho conosciuto italiani che facendo i furbi hanno dovuto chiudere l’attività.
Ora ti stai impegnando per i 150 anni dalla nascita di Leone Sinigaglia (compositore torinese vittima dell’olocausto – ndr). Perché?
In Germania il suo nome mi “perseguitava”. Tutti mi chiedevano se ero parente.E’ molto conosciuto.
Avete in comune la parentela e l’essere ebrei
Vero. In verità io mi sento più figlio d ebrei. 
Diversità?
Appartengo a una comunità ma non vi aderisco appieno. Leone è vittima dell’olocausto. Noi ebrei siamo anche vittime di noi stessi.
Spiegati. Aggiungiamo all’atavica persecuzione un senso di oblio e di rimozione che ci limita molto.  Capisco… o perlomeno cerco di capire.
Non è facile.
Ti sei appassionato?
Si molto.  Il concerto del 17 ottobre al conservatorio è una tappa. Sicuramente non un punto d’approdo. 
Aggiungo che Giorgio è un ottimo organizzatore. Che, culturalmente parlando,  non guasta mai
Patrizio Tosetto

CINGHIALI, ROBERTO BARBERO (CIA TORINO): «I POLITICI NON STANNO FACENDO IL LORO MESTIERE»

“La rabbia degli agricoltori, dopo la sentenza del Tar del Piemonte che sospende i piani di abbattimento nel Torinese”

Con la sentenza del Tribunale amministrativo del Piemonte che la settimana scorsa ha sospeso i piani di abbattimento dei cinghiali in provincia di Torino, torna a riaccendersi la protesta degli agricoltori sui danni della fauna selvatica: «Non ce l’ho con i giudici – mette le mani avanti il presidente della Confederazione italiana agricoltori di Torino, Roberto Barbero -, che fanno il loro mestiere sulla base delle normative vigenti, me la prendo invece con i politici, che continuano a parlare senza fare niente. Tutti sanno quanto sia diventato devastante il problema dei cinghiali per la nostra agricoltura, eppure nulla si muove. Prendo atto che anche nel contratto di governo del nuovo esecutivo nazionale non c’è traccia di interventi per far fronte ai danni della fauna selvatica, che va gestita e non più soltanto tutelata. Fintanto che non si metterà mano alla legge, non ci sarà modo di contenere efficacemente l’imperversare dei cinghiali, come dei lupi e degli altri selvatici». Accogliendo il ricorso delle associazioni ambientaliste e animaliste Lac, Lav, Sos Gaia e Oipai, il provvedimento del Tar non chiude la caccia, che proseguirà regolarmente fino al temine della stagione venatoria, ma pone lo stop al Programma straordinario per il contenimento del cinghiale, approvato dalla Città Metropolitana (ex Provincia) di Torino. In particolare, viene affermato che gli abbattimenti di animali devono essere l’extrema ratio, potendosi eseguire solo se l’Istituto Superiore per la Protezione la Ricerca Ambientale (Ispra) certifichi l’iniziale inefficacia di interventi ecologici alternativi incruenti. Per i giudici, il pretesto dei costi degli interventi di prevenzione (recinzioni, dissuasori elettrici, eccetera), avanzato dalla Città Metropolitana, non giustifica alcuna violazione della normativa statale. «I danni provocati dalla fauna selvatica – interviene il presidente regionale della Confederazione italiana agricoltori del Piemonte, Gabriele Carenini – stanno diventando il primo problema delle nostre aziende agricole. La situazione è drammatica non solo per le colture, ma anche per l’incolumità delle persone, come dimostra l’incremento degli incidenti stradali provocati dall’attraversamento dei cinghiali. Bisogna che la politica intervenga al più presto, vanno disposti piani di abbattimento straordinari, ma anche interventi legislativi che consentano una gestione ragionata della fauna, superando l’approccio ideologico della tutela a ogni costo».

Garibaldi, l’animalista in camicia rossa

Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi, uno dei padri della patria, oltre ad essere sempre pronto – come dice Massimo Bubola nel testo della sua bella canzone, “Camicie rosse” – “a menare le mani per la libertà”, nutriva uno sconfinato amore per gli animali. Ed è questo,  probabilmente, uno degli aspetti meno conosciuti della sua complessa e poliedrica personalità. Un amore, il suo, che lo spinse nel  1871 a fondare, assieme alla contessa di Southerland, la “Società Reale per la protezione degli animali“, divenuta poi l’attuale Enpa.

Sfogliando le note storiche dell’ Ente Nazionale per la Protezione degli Animali  – che custodisce documenti e lettere firmate di suo pugno da Garibaldi – si scopre infatti che le origini stesse dell’associazione vanno fatte risalire al 1° aprile 1871, anno in cui Giuseppe Garibaldi, su invito di una nobildonna inglese – lady Anna Winter, contessa di Southerland –  incaricò con una lettera inviata da Caprera il suo medico personale, dottor Timoteo Riboli, di costituire una società per la protezione degli animali, annoverando la signora Winter , il medico e se stesso come soci fondatori e presidenti onorari. Un atto fondamentale che costituisce il più antico documento conosciuto contro il maltrattamento degli animali.

Fu così che nacque la “Società Reale per la Protezione degli Animali“, con un ufficio provvisorio a Torino, al primo piano del n. 29 di via Accademia Albertina, di cui la storica tipografia di Vincenzo Bona stampò, nel 1872, uno Statuto Sociale, stilato in lingua italiana, inglese, francese e tedesca.

Marco Travaglini

Il nuovo spazio per il jazz a Torino

In un contesto urbano pieno di rimandi industriali, all’interno di un edificio storico nel cuore di Torino, che una ristrutturazione radicale ha riportato all’essenza, si trova MILK, il nuovo spazio creativo e epicentro dell’intrattenimento notturno della città. I lavori di valorizzazione architettonica degli spazi hanno svelato le superfici originali, con i graffi e le lacune che pongono l’accento sulla sincerità dell’ambiente

Gli elementi che compongono l’idea di Marco Piccirillo, Alberto Gurrisi e del padrone di casa Alessandro Mautino, sono un locale modulabile e versatile, il Milk di via Sacchi 65, con un palco fornito di tecnica audio ineccepibile, la programmazione di livello nazionale, con artisti tra i più noti del panorama musicale contemporaneo, dj set ricercati e sofisticati e un servizio cocktail bar attento e di qualità. L’alchimia di Milk Jazz Way ha preso forma il 1° ottobre 2018 e proseguirà tutti i lunedì della stagione 2018 – 2019 con un cartellone che esplorerà i vari linguaggi e stili del jazz non dimenticando di strizzare l’occhio alla contemporaneità, cercando di offrire un punto di vista inedito all’attento pubblico piemontese. Già in programma da qui a dicembre grandi artisti del panorama nazionale ed europeo, come Flavio Boltro, Emanuele Cisi, Giovanni Amato, Bebo Ferra, Denise King, Tony Match, Andrea Pozza, Aldo Zunino, e alcuni tra i più esperti esponenti del circuito nazionale, di casa a Torino, tra cui Marco Piccirillo, Alberto Gurrisi, Laura Klain, Alessandro Minetto, Mauro Battisti, Sergio Di Gennaro, Mattia Barbieri e molti altri. Ogni live sarà seguito dal nuovissimo format EVOLVE sviluppato dagli ideatori della Jam session InDaFunk e del Jazz RapSody Collective e prodotto in esclusiva da Milk Jazz Way Torino. EVOLVE unisce i groove trascinanti della musica EDM, Funk, HipHop e Trap al linguaggio del Jazz e dell’improvvisazione in una miscela musicale innovativa che stimola mente e corpo, ballo e ascolto. La musica verrà suonata e prodotta da una band live e alternerà produzioni originali a momenti di improvvisazione che condurranno verso una jam session aperta a musicisti e cantanti senza limiti di genere e stili. Evolve è un laboratorio musicale on stage in costante evoluzione tra mondi e linguaggi musicali diversi a cura di Silvio Defilippi (Sax, Keyboard), Luca Romeo (Basso elettrico, Fx) e Giorgio Sandrone (Beats, Real Time Processing). La ritmica di casa è affidata un lunedì al mese a Two Late, Alberto Gurrisi all’organo Hammond e Laura Klain alla batteria, un viaggio nella musica afroamericana che attraversa diverse epoche e abbraccia vari stili, ma sempre radicato nella tradizione jazzistica e incalzato da un costante senso del groove. Il repertorio spazia infatti da brani spiritual a composizioni originali e di autori contemporanei, con un sound molto dinamico e con richiami psichedelici grazie alle sonorità dell’organo hammond. In poco più di due anno il duo si è esibito in oltre 100 concerti, calcando importanti palchi come Tanjazz Festival Marocco, Torino Jazz Festival, Ispani Jazz e molti club e rassegne in tutta Italia, lavorando anche come sezione ritmica con alcuni solisti ospiti come Daniele Scannapieco, Giovanni Amato, Michael Rosen, Nico Gori, Alessio Menconi e altri. Inoltre, il primo lunedì di ogni mese, il poliedrico format Jazz Rapsody a cura di Silvio De Filippi, capace di miscelare le atmosfere del jazz, dell’hip hop e della musica elettronica in cui le forme di improvvisazione strumentale si uniscono al freestyle ed al beat box, offrirà un appuntamento fisso da non perdere. Completerà la prima parte della stagione la Lindy Hop Night a cura di Alessandro Muner e l’associazione Dusty Jazz, per una serata fuori dagli schemi nella quale i ballerini saranno i benvenuti.

 

MILK JAZZ WAY | via Sacchi 65 – Torino

www.milktorino.com | info@milktorino.com | FACEBOOK: @milktorino | INSTAGRAM: milktorino |

 

 

PROGRAMMA  OTTOBRE – DICEMBRE 2018

 

 

1 ottobre

OPENING PARTY!!!

Open Jam Session + Jazz Rapsody

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

8 ottobre

Jam session night

opening set: Fabio Giachino trio

Fabio Giachino (p) – Davide Liberti (cb) – Ruben Bellavia (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

15 ottobre

Two Late feat. Giovanni Amato

Giovanni Amato (tr) – Alberto Gurrisi (org) – Laura Klain (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

22 ottobre

Lindy Hop Night

Dusty Jazz Blusters

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

29 ottobre

Daniele Gorgone trio

Daniele Gorgone (p) – Marco Piccirillo (cb) – Giovanni Paolo Liguori (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

5 novembre

Jazz Rapsody

  1. De Filippi (sax,keys) – G. Vitale (keys) – L. Romeo (b) – M. Crocivera (dr)
  2. Giacalone, A. Soro (voc) – T-fesk (MC) – DJ Feib (el.)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

12 novembre

Denise King – Tony Match 4et

Denise King (voc) – Sergio Di Gennaro (p) – Marco Piccirillo (cb) – Tony Match (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

19 novembre

Two Late feat. Bebo Ferra

Bebo Ferra (g) – Alberto Gurrisi (org) – Laura Klain (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

26 novembre

Andrea Pozza trio feat. Aldo Zunino

Andrea Pozza (p) – Aldo Zunino (cb) – Alessandro Minetto (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

3 dicembre

Jazz Rapsody

  1. De Filippi (sax,keys) – G. Vitale (keys) – L. Romeo (b) – M. Crocivera (dr)
  2. Giacalone, A. Soro (voc) – T-fesk (MC) – DJ Feib (el.)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

10 dicembre

Two Late feat. Emanuele Cisi

Emanuele Cisi (sax) – Alberto Gurrisi (org) – Laura Klain (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

17 dicembre

Flavio Boltro – B.B.B. trio (presentazione album)

Flavio Boltro (tp) – Mauro Battisti (cb) – Mattia Barbieri (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00