redazione il torinese

“Condizioni inaccettabili degli infermieri nel carcere di Vercelli”

Il Nursing Up: “Ora basta, si è arrivati ad un solo infermiere per 370 detenuti”

A Vercelli si sta trascinando da anni una situazione assurda e inaccettabile che non può più attendere per essere sanata. Si tratta della drammatica carenza di personale infermieristico assegnato alla Sanità Penitenziaria, presso la Casa Circondariale di Vercelli. Stiamo parlando di una realtà in cui, spesso, si ha un solo infermiere per 370 detenuti (quando la capienza massima della struttura dovrebbe essere di 230 unità). Una condizione di lavoro ingestibile, che si somma a gravi carenze strutturali e igienico-sanitarie, climatiche, organizzative e del lavoro in carcere. Tutto ciò senza la minima considerazione da parte della Direzione dell’Asl di tutti gli appelli inviati in passato. “Il Nursing Up denuncia la grave mancanza di risposte della Direzione della ASL di Vercelli nei confronti di questo enorme disagio più volte manifestato, cui costringe quotidianamente gli infermieri – sottolineaClaudio Delli Carri, segretario regionale del Nursing Up, sindacato degli Infermieri -. Nonostante la normativa regionale definisca i requisiti minimi di personale infermieristico stabiliti in rapporto al numero dei ristretti, secondo la DGR n. 29-3386 del 30 maggio 2016, con un organico di almeno due unità per una capienza massima di 230 detenuti. Invece, ed è gravissimo, a Vercelli sono mediamente presenti ben 370 persone e spesso un solo infermiere in servizio. Manca inoltre un coordinatore dedicato che, sempre secondo il modello organizzativo della Regione, dovrebbe fare riferimento al responsabile infermieristico del territorio che non c’è”.

Violenza, 280 uomini e tutti da rieducare

L’assessora regionale ai Diritti Civili, Monica Cerutti, durante il convegno ‘Interventi per gli autori di violenza’ tenutosi a Palazzo Lascaris, ha annunciato la firma di un protocollo che rafforzerà l’azione degli operatori e delle operatrici

Uomini che odiano le donne: la regione li vuole recuperare. Sono 280 in Piemonte quelli presi in carico dagli operatori che si occupano del fenomeno. Qualche mese fa, era stata creata una task force per rieducare gli autori di violenza,e ora  c’è da correggere il tiro: ci sono metodi da condividere e risultati da misurare. Così l’assessora regionale ai Diritti Civili, Monica Cerutti, durante il convegno ‘Interventi per gli autori di violenza’ tenutosi a Palazzo Lascaris, ha annunciato la firma di un protocollo che rafforzerà l’azione degli operatori e delle operatrici, in collegamento con i Centri Antiviolenza e le istituzioni carcerarie, per consolidare il sistema e renderlo più efficace, così come previsto dalla legge regionale 4/2016 pensata proprio per prevenire e contrastare alla violenza di genere. Fino a oggi sul territorio sono stati coinvolti in programmi di rieducazione alcune centinaia di persone. Nel carcere di Torino sono 60 i detenuti  con condanna definitiva a sfondo sessuale che beneficiano di un programma ad hoc. Nel carcere di Vercelli sono ben 45. A Biella sono 15. Fuori dal carcere, invece, le otto associazioni che compongono la task force (Cerchio degli uomini, Consorzio socio-assistenziale cuneese,Spam – Paviol, Consorzio socio-assistenziale Ossola, Medea,Gruppo Abele, Elios Coop e Punto a capo),  hanno oggi in carico circa 162 persone. Di queste, sette su dieci sono italiane. E in 7 casi su dieci si tratta di mariti o conviventi delle vittime. “L’obiettivo è uno: cercare di rendere questi uomini non più un pericolo per le donne che hanno maltrattato. Quando escono dal carcere, spesso, vanno a cercare di nuovo le proprievittime. – racconta Cerutti – E quando sono a piede libero diventano stalker, minacciano, o in qualche modo si accaniscono, nei modi più violenti, contro le compagne che li hanno lasciati. Noi vogliamo cercare di impedire che continuino su questa strada. Vogliamo che le donne possano sentirsi più sicure”. Proseguono anche progetti innovativi come l’allontanamento degli uomini dalla casa che condividono con la compagna. A Verbania, il  Consorzio socio-assistenziale Ossola ha una convenzione con la parrocchia e mette a disposizione, di un uomo allontanato dalla propria famiglia, un posto letto in emergenza temporanea. “Ci piacerebbe estendere questa esperienza a tutto il Piemonte – afferma l’assessora – Il problema principale sono le risorse. Servirebbe un sostegno  dal dipartimento pari opportunità per predisporre risorse specifiche  a favore di quegli operatori che affrontano questo tipo di rieducazione”.

Riapre il Tazzoli e riparte la stagione dell’Ice Club Torino

Nella scorsa stagione gli atleti hanno preso parte ad appuntamenti di altissimo livello come i Giochi Olimpici di Pyeongchang 2018, i Campionati Europei di Mosca, tappe di Grand Prix junior, Mondiali junior
Dopo la metà di ottobre, al termine dei lavori di ristrutturazione che hanno reso inagibile l’impianto per parecchi mesi, riaprirà finalmente il Pala Tazzoli. La chiusura del palazzetto del ghiaccio torinese aveva causato grande preoccupazione alle società sportive, agli atleti, alle famiglie e a tutti gli appassionati degli sport del ghiaccio (dal pattinaggio artistico a quello di velocità fino all’hockey)   che avevano già dovuto fare i conti con la destinazione del Palavela ad altri scopi. L’Ice Club Torino Asd, la società piemontese che, negli ultimi anni, si è maggiormente distinta, rappresentando con i suoi pattinatori l’Italia in molte gare nazionali e internazionali, darà inizio ai corsi per la nuova stagione 2018-2019. Nella scorsa stagione gli atleti dell’Ice Club Torino hanno preso parte ad appuntamenti di altissimo livello come i Giochi Olimpici di Pyeongchang 2018, i Campionati Europei di Mosca, tappe di Grand Prix junior e, infine, ai Mondiali junior, sia nella categoria singolo femminile, sia in quella delle coppie di artistico. Inoltre, l’Ice Club Torino, ai Campionati italiani di Milano dello scorso anno, si è aggiudicata la medaglia d’argento nel singolo femminile categoria senior, la medaglia d’oro nel singolo femminile categoria junior e in quella delle coppie di artistico categoria junior, la medaglia di bronzo nella categoria maschile junior. I pattinatori della società si sono aggiudicati, inoltre, l’oro negli Advanced Novice – singolo maschile e l’argento nei Basic Novice – singolo femminile.  Il club torinese, guidato da Claudia Masoero ed  Edoardo De Bernardis, vanta uno staff tecnico di alto livello con esperienza internazionale.  La   società   si   occupa   di   promuovere   il   pattinaggio   in   Piemonte   e   in   Italia   e   si   dedica all’insegnamento delle specialità di singolo femminile e maschile, artistico di coppia e di danza sul
ghiaccio.
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Barbara Castellaro

Gendarmeria con armi da guerra in territorio italiano

Un ordine di investigazione europeo sarà emesso dalla procura di Torino per l’episodio del 2 agosto avvenuto a Gimont – Claviere, quando  due italiani  denunciarono di essere stati controllati da quattro uomini armati, presumibilmente militari francesi. Il procuratore Armando Spataro afferma di disporre di  elementi che consentono di  ritenere i soldati in questione appartenenti ai corpi speciali della gendarmeria d’oltralpe. Il fascicolo è a carico di ignoti e  ipotizza  reati quali il porto illegale di armi da guerra in territorio italiano e la minaccia aggravata dall’uso delle armi a danno di cittadini italiani. Uno di questi  aveva detto  ai carabinieri  che i quattro soldati  gli avevano  intimato di non dire nulla della loro presenza.

Si butta dal treno in corsa per evitare controlli e muore

Un passeggero del treno regionale 20013 Chivasso-Novara  si è lanciato dal convoglio in corsa. La notizia è stata resa nota dal  118. Sembrerebbe trattarsi di un uomo di colore che, secondo le prime informazioni, scrive l’Ansa, si sarebbe lanciato dal treno per evitare controlli. Sospesa e poi riattivata la circolazione ferroviaria, interrotta tra Santhià e Vercelli. I treni ad Alta Velocità non hanno invece subito ritardi.

 

(foto: il Torinese)

Linea 2 Metro? “Lavori conclusi entro il 2028”

Il progetto preliminare della linea 2 della metropolitana torinese  sarà presentato entro maggio del 2019, così da accedere al finanziamento statale. Secondo l’assessore comunale  Maria La Pietra, ascoltata oggi in audizione dai componenti della Commissione Trasporti del Consiglio regionale, i lavori dovrebbero partire entro il 2021 ed il completamento dell’opera è previsto per il 2028.  Il progetto illustrato in Commissione ha evidenziato diversi aspetti della nuova linea che si estenderà da San Mauro e Orbassano, connettendosi con la linea 1 in piazza Bengasi. Il possibile tracciato sarà lungo circa 30 chilometri, particolare attenzione è stata posta dai progettisti alla zona centrale della città che potrebbe custodire resti archeologici. Lungo il percorso saranno predisposti parcheggi di interscambio auto-metro mentre ci saranno due depositi principali: uno a nord a San Mauro – Pescarito e uno a sud fino al centro di Orbassano. Verrà valutato in seguito se i lavori per la realizzazione della nuova linea di metropolitana partiranno dalla zona nord o da sud della città.

 

(foto: il Torinese)

Astrosamantha atterra al Poli

Diario di un’apprendista astronauta

Politecnico di Torino

Aula Magna, C.so Duca degli Abruzzi, 24 – Torino

Sabato 27 ottobre 2018  – ore 17.00

“Quando i motori del razzo si sono accesi, si è realizzato il grande sogno della mia vita”. Per quasi sette mesi Samantha Cristoforetti è stata in orbita attorno alla Terra sulla Stazione Spaziale Internazionale. Nel suo libro “Diario di un’apprendista astronauta” racconta l’intensa vita di bordo con gli occhi meravigliati di chi diviene, giorno dopo giorno, un essere umano spaziale: dalla scienza alla riparazione della toilette, dall’arrivo di astronavi cargo alle passeggiate nello spazio dei colleghi, dagli allarmi alla routine, dai grandi avvenimenti alle piccole scoperte, dai rituali al taglio dei capelli. Ma il viaggio per arrivare fin lassù è stato lungo. Anni di dedizione assoluta nati dal suo sogno di bambina, anni passati con le valigie in mano fra tre continenti, tra circostanze fortuite e altre ostinatamente cercate, tra incontri, lingue e culture, natura e tecnologia, fatiche e attese, gioie e delusioni: tutto per imparare a essere un’astronauta. Samantha Cristoforetti racconterà la storia della lunga strada che l’ha portata alla rampa di lancio e dei giorni trascorsi a bordo delle Stazione Spaziale. L’incontro è organizzato da Politecnico di Torino e Unione Industriale di Torino, in collaborazione con ASI, ESA e con la casa editrice La nave di Teseo.

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Samantha Cristoforetti, nata a Milano nel 1977 e cresciuta a Malé (TN), ha conseguito una laurea magistrale in Ingegneria meccanica con indirizzo aerospaziale all’Università Tecnica di Monaco di Baviera, dopo un periodo di studio Erasmus a Tolosa e un anno di ricerca per la tesi a Mosca. Dal 2001 ha frequentato l’Accademia Aeronautica, conseguendo una laurea di primo livello in Scienze aeronautiche. Ha ottenuto il Brevetto di Pilota Militare negli Stati Uniti ed è poi stata assegnata al 51° Stormo di Istrana su velivolo AM-X. È un ufficiale dell’Aeronautica Militare con il grado di Capitano. Nel 2009 è entrata a far parte del Corpo Astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea e nel 2012 è stata assegnata alla Spedizione 42/43 sulla Stazione Spaziale Internazionale, una missione di lunga durata a disposizione dell’Agenzia Spaziale Italiana. Il lancio con il veicolo spaziale Soyuz è avvenuto il 23 novembre 2014 dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan. Samantha ha trascorso 200 giorni nello spazio, condividendo la sua esperienza attraverso il suo Diario di bordo e su Twitter come @Astrosamantha.

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Per questioni organizzative, l’accredito è obbligatorio entro le ore 12.00 del 26 ottobre prossimo all’indirizzo: relazioni.media@polito.it

Banda dello spray, chiuse le indagini

Sono chiuse  le indagini sui fatti di piazza San Carlo, in relazione alla banda dello spray al peperoncino accusata di avere compiuto diversi furti e rapine, sia in Italia sia all’estero. Tra questi anche quelli nella piazza torinese la sera del 3 giugno 2017, quando lo scatenarsi del panico causò più di 1.500 feriti e la morte della 38enne Erika Pioletti. L’inchiesta, coordinata dai pm Roberto Sparagna e Paolo Scafi, coinvolge 11 indagati, ragazzi di origine marocchina, quattro dei quali sono accusati anche per le vicende di piazza San Carlo. I reati loro contestati sono omicidio preterintenzionale, rapina aggravata in concorso, lesioni plurime dolose e associazione a delinquere.

 

(foto: il Torinese)

Arabia Saudita tra repressione e business

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

Che differenza c’è la brutalità del regime saudita e la ferocia dei miliziani jihadisti dell’Isis? Tra i tagliagole del califfo Al Baghdadi e lo spezzatino Khashoggi in salsa turca ordinato da Riad?

Un gruppo di hacker del web è riuscito a inserirsi nel sito ufficiale del Forum economico “Davos nel deserto” in terra saudita postando un’immagine del principe ereditario Mohammed bin Salman, figlio del monarca, ritenuto il mandante dell’omicidio Khashoggi, con la bandiera dell’Isis mentre è sul punto di decapitare il giornalista saudita con le sue mani. C’è da stupirsi? Forse neanche tanto. In fondo, anche il governo saudita, insieme ai turchi, finanziò e armò l’ex Stato islamico, almeno nella sua fase iniziale. Una cosa è certa, quando si va all’estero, è sempre meglio stare ben lontani da consolati e ambasciate arabe e musulmane in genere. Non si sa mai. Naturalmente quello che fanno i sauditi è tipico di ogni dittatura che deve far sparire in qualche modo oppositori e dissidenti sgraditi. Così accade da sempre. In Turchia, per esempio, i giornalisti finiti in carcere con accuse molto pesanti sono molti di più di quelli arrestati da Bin Salman. Ma fare uno spezzatino di una persona scomoda è da film dell’orrore o forse di più. Non si sa con certezza se per il povero Khasoggi è andata proprio così ma, segaossa o non segaossa, deve essere finito proprio male. La verità è che il regime di Riad perseguita e terrorizza sistematicamente anche i dissidenti riparati all’estero. Chi è riuscito a fuggire in tempo ha fatto sapere in questi giorni che quest’anno ci sono stati almeno tre casi simili a quello del giornalista eliminato nel consolato di Istanbul. Agenti segreti sauditi hanno avvicinato alcuni oppositori cercando di farli entrare con un pretesto nelle locali rappresentanze diplomatiche. È accaduto in Canada, negli Stati Uniti e in Australia. La loro sorte sarebbe stata molto simile a quella di Khashoggi. È questa la conferma che il principe ereditario Mohammed bin Salman ha messo nel mirino i dissidenti con l’obiettivo di farli tacere e ci sarebbe un piano del governo per far rimpatriare nel regno tutti gli oppositori. Nel suo ultimo articolo scritto per il Washington Post, Khashoggi, osteggiato da Riad per i suoi articoli critici verso il governo e per la sua vicinanza ai Fratelli Musulmani, sottolineava l’importanza della libertà di stampa in Medio Oriente. L’Arabia Saudita è, secondo Reporter senza frontiere, 169esima su 180 Stati al mondo per la libertà di stampa. Da quando il giovane Bin Salman è diventato il numero due della Casa Reale ma di fatto l’uomo forte di Riad, le richieste di asilo politico di sauditi all’estero sono più che raddoppiate. Come conferma un rapporto dell’Agenzia Onu per i rifugiati, da 600 casi nel 2015 si è passati a 1250 casi nel 2017. La violazione dei diritti umani non si ferma. Con Bin Salman arresti ed esecuzioni si sono moltiplicati e almeno 4000 oppositori sono stati incarcerati. Secondo Amnesty international nel 2018 le esecuzioni supereranno quota 200. Chi imporrà davvero sanzioni a Riad? Nonostante le critiche rivolte ai sauditi gli Stati Uniti hanno di fatto blindato l’Arabia Saudita, gendarme del Golfo, alleato storico ed essenziale in funzione anti-iraniana. Proprio nel giorno della visita del segretario di Stato Usa Mike Pompeo il 16 ottobre, Riad ha versato agli americani 100 milioni di dollari da investire “per normalizzare la situazione in Siria”, in sostanza un primo risarcimento per l’omicidio Khashoggi. Gli affari sono affari. Trump, che non può danneggiare gli interessi del suo Paese, ha affermato: “L’Arabia Saudita è un grande alleato, ma quanto è accaduto è inaccettabile. Ma preferirei che non usassimo come misura punitiva la cancellazione di un lavoro di 110 miliardi di dollari che comporterebbe la perdita di 600.000 posti di lavoro”, con riferimento all’accordo firmato per la vendita di armi al regno saudita. Continueranno a rispettare i contratti di natura militare con l’Arabia Saudita anche la Spagna e il Canada. La Germania ha invece bloccato, sull’onda dello sdegno per quanto accaduto, la vendita di armi a Riad facendo però capire che la sospensione sarà temporanea. D’altronde Berlino ha già venduto al regno saudita armamenti per centinaia di milioni. 

 

75enne abusa di bimba di 8 anni

DALLA CALABRIA Un 75enne di Reggio calabria è stato arrestato dalla squadra mobile e messo ai domiciliari  con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di  una bimba di 8 anni.Risulta dalle indagini che la piccola, nel mese di settembre, è stata costretta con forza dall’uomo, approfittando della distrazione dei familiari, a compiere atti sessuali all’interno della sua abitazione. Le indagini sono partite dalla denuncia dei familiari della bambina piccola che hanno raccontato agli agenti le confidenze raccontate dalla bambina nell’immediatezza dei fatti, poi confermati dalla stessa minore, a distanza di pochi giorni.