redazione il torinese

Un Toro da 4-1 contro la Samp

I Granata vincono a Genova contro la Sampdoria con l’apporto determinante delle due reti  di Belotti

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Il Torino ora si piazza in classifica al sesto posto. La squadra di Mazzarri è stata superiore agli avversari per tutta la partita, in vantaggio già nel primo tempo grazie al Gallo. Nel secondo tempo i gol di  Falque e Izzo. Per i Blucerchiati segna invece Quagliarella. E alla fine è 4-1.

La Juve vince, ma Allegri: “Prendiamo troppi gol”

Juventus Cagliari 3-1

“Così non va bene per niente. Diciamo che bisogna difendere meglio. Abbiamo subito troppi gol in questo inizio di campionato. È faticoso fare la fase difensiva, ma bisogna  farlo”. La Juve vince per 3-1 sul Cagliari, ma  l’allenatore dei bianconeri Massimiliano Allegri non è del tutto soddisfatto della squadra. L’Ansa riporta le sue parole: “troppi cross in area, dobbiamo marcare meglio e i centrocampisti devono chiudere. Abbiamo preso l’imbucata rischiando il 2-2. Il Cagliari ha fatto una buona partita”.

Uncem: “tariffa acqua per la prevenzione idrogeologica”

Una quota della tariffa per il consumo di acqua di ogni utenza domestica o industriale da destinare alla prevenzione delle calamità, lotta al dissesto idrogeologico, cura dei versanti alpini e appenninici e per la tutela delle fonti idriche. Questa la proposta di legge di  Uncem, l’unione delle comunità montane, per giungere a un sistema sussidiario di impegno, che non sostituisce ma va di pari passo e senza costi aggiuntivi per nessuno,  agli investimenti previsti di 10 miliardi in 5 anni che lo Stato mette a disposizione per la manutenzione straordinaria del territorio. Con nessun peso sulla spesa pubblica e nessun aggravio per i cittadini

Associazioni straniere, in arrivo 135mila euro

A sostegno delle associazioni straniere e miste sono in arrivo nuovi finanziamenti. La Regione ha messo a bando un primo stanziamento di 135mila euro che dovranno essere utilizzati da queste realtà per la diffusione di ogni informazione utile al positivo inserimento degli stranieri nella società italiana: a partire dai diritti e doveri, fino alle possibilità di un possibile reinserimento nel Paese di origine.  In Piemonte oggi risiedono circa 423.506 cittadini e cittadine di origine straniera. Di questi 213.913 non sono comunitari, secondo i dati Istat dello scorso gennaio. Proprio per garantire un processo di inclusione ed evitare situazioni di conflitto per via di diverse culture, sempre alle associazioni è chiesto di portare avanti iniziative che favoriscano la conoscenza della loro tradizioni, espressioni sociali, religiose. Attraverso questi momenti i cittadini stranieri potranno spiegare anche le cause dei fenomeni migratori e fare un lavoro di prevenzione in grado di evitare le discriminazioni razziali o la xenofobia. “Tutto questo fa parte di un progetto più ampio. – spiega l’assessora all’Immigrazione, Monica Cerutti –  Stiamo lavorando con i Centri di servizi al volontariato e con altre organizzazioni, all’interno di un progetto finanziato sul Fondo Asilo Migrazione Integrazione, per far in modo che siano loro i protagonisti e che gestiscano in prima persona la loro inclusione. Il nostro vuole essere un accompagnamento delle associazioni, che è stato preceduto dalla loro mappatura, affinché possano partecipare in maniera autonoma alla costruzione di una società interetnica. La nostra ambizione ė anche quella di raggiungere quei cittadini e cittadine, con i quali difficilmente le istituzioni difficilmente entrano in contatto”.   Il contributo regionale per ciascun progetto sarà compreso tra i mille euro e i 10mila e non potrà essere superiore al 50% del preventivo della proposta presentata. A breve il bando sarà pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione.

I libri più letti e commentati del mese

Eccoci al consueto appuntamento mensile con i lettori del gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri. Per voi questo mese abbiamo scelto:

Kahled Hosseini, autore tra i più commentati, con il suo recente Preghiera del mare (SEM) occupa il primo posto sul podio del mese, sebbene non siano tutti pareri positivi; sembra mettere tutti d’accordo, invece, Ilaria Tuti con il suo thriller Fiori sopra l’inferno (Mondadori), molto citato e amato nel gruppo; ultima menzione per un libro che, invece, ha appena iniziato a far discutere: M il figlio del secolo, di Antonio Scurati (Bompiani).

Focus on: New York

Una recente discussione sul gruppo ha riguardato la narrativa ambientata nella Grande Mela: da lì abbiamo selezionato tre titoli recensiti dai nostri utenti, per chi fosse interessato a fare un giro letterario a New York.

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Iniziamo con il classico romanzo di formazione di Betty Smith Un albero cresce a Brooklyb (Neri Pozza), nel quale la città fa da sfondo alla crescita umana e spirituale della giovanissima Francie; rimaniamo nel campo dei classici di formazione con il poetico Chiamalo sonno, di Henry Roth (Garzanti), nel quale la Grande mela è vista con gli occhi del piccolo David, immigrato dall’Austria nei primi anni del secolo XX; chiudiamo la nostra selezione con Uomo invisibile di Ralph W. Ellison (Einaudi), allucinata e drammatica presa di coscienza di un giovane afroamericano che spera di uscire dal ghetto. Ai lettori curiosi, questo mese consigliamo tre storie vere, raccontate in modo molto diverso l’una dall’altra: nella prima, La mia vita con gli animali, di Desmond Morris (Mondadori), l’autore, in un divertente diario, racconta la nascita della sua passione per gli animali;  nella seconda Fastnet Forza 10 (Mursia) di John Rousmaniere, troverete l’emozionante ed agghiacciante cronaca di una tempesta abbattutasi su una regata nel 1979; infine la terza  La lana della salamandra (Ediesse) di Giampiero Rossi è un saggio che indaga la vicenda dei danni dell’amianto a casale Monferrato. Ricordiamo a tutti i nostri lettori che per partecipare alle nostre discussioni basta iscriversi al nostro gruppo su FB, dal quale potranno anche inviare le recensioni in un tweet che vengono pubblicate sul sito.

Ci rileggiamo il mese prossimo!

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Podio di Ottobre

Preghiera del mare, di K. Hosseini – Fiori sopra l’inferno, di I. Tuti – M il figlio del secolo, di A. Scurati

Focus on: New York

Un albero cresce a Brooklyn, di B. Smith – Chiamalo sonno, di H. Roth – Uomo invisibile, di R. W. Ellison

Consigli per lettori curiosi:

La mia vita con gli animali, di D. Morris – Fastnet Forza 10, di J. Rousmaniere – La lana della salamandra, di G. Rossi.

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Testi : valentina.leoni@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Grafica e Impaginazione : claudio.cantini@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Cervere, Caraglio e Farignano alla conquista di Palazzo Lascaris

“Ieri ho accolto con piacere a Palazzo Lascaris, a Torino, i Sindaci, i Presidenti delle Pro Loco e dei Consorzi, che organizzano le Fiere “San Nicolao e dei Puciu” di Farigliano, di “Aj a Caraj” di Caraglio e del Porro di Cervere. Sono lieto e fiero di aver dato la possibilità, in qualità di Vice Presidente del Consiglio Regionale, di presentare nel Capoluogo piemontese i prodotti d’eccellenza della terra cuneese, frutto della dedizione e della passione dei nostri agricoltori. Un importante momento di incontro con i media per avvicinare simbolicamente Torino al Cuneese, valorizzando il lavoro degli amministratori dei piccoli Comuni e dei volontari che animano le iniziative del nostro territorio”. Così Franco Graglia, Vice Presidente del Consiglio regionale del Piemonte commenta l’iniziativa tenutasi ieri a Torino. Aggiunge Graglia: “La speranza è che altri comuni del territorio raccolgano l’opportunità di sfruttare una vetrina prestigiosa, come quella del Consiglio regionale del Piemonte, per valorizzare al meglio le fiere e i prodotti tipici del territorio. Personalmente mi impegnerò a fare da cassa di risonanza al riguardo”.

L’ultimo rigore di Faruk, storia di calcio e di guerra

faruk2Era la sera del 30 giugno 1990. Venotto anni fa, a Firenze. L’orologio indicava che di lì a poco sarebbero scoccate le 19,30 della sera e allo stadio Comunale ( quello che oggi porta il nome di Artemio Franchi) faceva un gran caldo. Nell’aria ferma e umida non c’era verso di trovare un briciolo di refrigerio. Ai calci di rigore si stavano decidendo i quarti di finale dei mondiali di calcio tra l’Argentina di Maradona e la Jugoslavia dei tanti talenti balcanici. Dopo 120 minuti di calcio a decidere fu un rigore di Faruk Hadžibegić, un difensore, maglia blu numero cinque  della nazionale della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Quello che, due anni dopo, fu l’ultimo ad indossare la fascia di capitano dell’ultima nazionale del paese prima che “la terra degli slavi del sud” si dissolvesse nella tempesta della guerra.Faruk tirò all’angolo ma  si fece parare il tiro da Sergio Goycochea, il portiere della “selecciòn” di Buenos Aires. La Jugoslavia era eliminata. L’illusione era finita .Quel rigore fallito, in un certo senso, divenne il simbolo del destino di una nazione condannata a sgretolarsi in una guerra feroce come solo le guerre tra fratelli sanno essere. Quasi che un “penalty” potesse diventare il detonatore dell’implosione di un intero paese, pronto ad imboccare il tragico destino che sarebbe seguito di lì a poco. Raccontando questa storia nel suo “L’ultimo rigore di Faruk” (Sellerio), il giornalista Luigi (“Gigi”) Riva coglie la complessità di un evento che sembrava soltanto sportivo e con un’attenzione da storico e una spiccata sensibilità da narratore porta il lettore “dentro” la storia di questo tiro fatale. La leggenda popolare vuole che una eventuale vittoria nella competizione avrebbe contribuito al “ritorno di fiamma” di un forte sentimento nazionale per gli jugoslavi, scongiurando il crollo che si sarebbe prodotto con la dissoluzione del paese orfano di Tito. Una sorta di “Bratstvo i jedinstvo”, “Fratellanza e Unità” in chiave calcistica. Quella parola faruk3d’ordine indicava meglio di altre il sentimento che univa i popoli della Jugoslavia, sottolineandone lo spirito laico, interetnico e tollerante sulla base del quale era stato rifondato il paese dopo il 1945. Una vicenda emblematica del rapporto perverso tra sport e politica. Proprio per la sua popolarità il calcio è sempre servito al potere come strumento di propaganda, dal fascismo che “usò” i trionfi del 1934 e 1938 ai generali argentini che sfruttarono il Mondiale in casa del 1978, per far dimenticare orrori e violenze della dittatura di Videla. Stessa cosa per l’Isis che decide di colpire lo Stade de France a Saint-Denis, nella banlieue parigina, durante una partita amichevole di calcio fra Francia e Germania, allo scopo di amplificare il suo messaggio di terrore. Ma, come si legge nel libro del caporedattore del settimanale “L’Espresso”, in nessun luogo come nella ex Jugoslavia il legame tra politica e sport è stato così violento e “malato”. Attraverso la vita del protagonista e dei suoi compagni (molti dei quali diventati poi famosi in Italia, da Boban a Mihajlović, da Savićević a Bokšić, da Jozić a Katanec),si scopre il travaglio di quella rappresentativa nazionale e del suo allenatore Ivica Osim, detto “il Professore”, o “l’Orso”. Nelle loro gesta s’intravede, come un immagine riflessa da uno specchio,  la disgregazione della Jugoslavia e la volgare spregiudicatezza dei suoi leader politici, che vollero utilizzare lo sport e i suoi protagonisti per costruire il consenso attorno alle idee separatiste. E’ in questa chiave di lettura che il calcio può essere definito come il prologo del conflitto che insanguinò i Balcani occidentali nella prima metà degli anni ’90 del “secolo breve”. Come se su quei rettangoli d’erba verde ci si predisponesse alla prova generale delle future battaglie. Non a caso si attribuisce agli scontri tra i tifosi della Dinamo Zagabria e della Stella Rossa di Belgrado il primato di aver messo in scena, in uno stadio il primo vero episodio del conflitto. Era il 13 maggio del 1990 e, paradossalmente, il nome dello stadio della capitale croata era ( ed è tutt’ora)  “Maksimir”, con un evidente sottolineatura della parola “mir”, cioè “pace”. E’ ormai noto come proprio nelle curve degli ultrà siano stati reclutati i faruk1miliziani poi diventati tristemente famosi per la ferocia della pulizia etnica a Vukovar come a Sarajevo, a partire da quel Željko Ražnatović, meglio conosciuto come “Arkan”,leader degli ultrà della Stella Rossa e poi capo sanguinario delle milizie paramilitari serbe delle “Tigri”. Per il loro valore emblematico le vicende narrate ne “L’ultimo rigore di Faruk”, pur risalendo a un quarto di secolo fa, sono ancora terribilmente attuali e il libro le propone con grande intensità e passione. Faruk Hadžibegić oggi ha cinquantanove anni e vive in Francia. Ha conservato il fisico asciutto dell’atleta e fa l’allenatore di calcio (attualmente del Valenciennes, seconda divisione del campionato d’Oltralpe). Quella parata nell’angolino da parte di Goycochea l’ha rivista e pensata mille e mille volte in questi 26 anni. Quando la rimuove, ci sono gli altri a ricordargliela. Come quando torna nei paesi che un tempo formavano la Jugoslavia e al controllo passaporti, porgendo il documento alle guardie di frontiera di cui ben conosce l’idioma ( si possono cambiare i confini, non la lingua) si sente dire “Faruk Hadžibegić..Ah, se lei avesse segnato quel rigore! Forse cambiavano i destini del Paese”. Alle frontiere ci sono i dazi e questo è il suo dazio. Ci è abituato ormai,l’ex capitano dei “Plavi”: “otto volte su dieci, quando incontro ex jugoslavi è così”. La memoria di quel rigore è andata oltre, si è fatta leggenda. Faruk a volte s’interroga su cosa sarebbe successo se avessero sconfitto l’Argentina e poi, magari, giocato la semifinale e la finale. Forse non ci sarebbe stata la guerra, se avessero vinto la coppa del Mondo? Non c’è risposta, ovviamente. Resta solo il rimpianto dell’errore. E Gigi Riva, in chiusura, commenta: “Più passa il tempo più la benevolenza prevale sul rimprovero. L’eroe soccombente è comunque eroe. Ettore non è meno valoroso di Achille, nel suo lato fragile anche più simpatico. Non poteva essere diversamente nella terra dove si celebrano le gloriose sconfitte: la consolazione dei perdenti”.

Marco Travaglini

Cosa ci insegna la “marcia dei 40 mila”

Una volta nei cortei si gridava “Su, su, le lotte vanno su, governi cattivi non ne vogliamo più”.  In realtà l’aggettivo era più colorito ed abbastanza irripetibile. Saremmo volgari nel rivelarlo
Ma diciamocelo fino in fondo, mai e poi mai avremmo immaginato di assistere alla modifica di un altrettanto famoso slogan: “Padroni e operai uniti nella lotta”. Uniti nel chiedere il lavoro.  Altro che reddito di cittadinanza. Il lavoro è dignità. È esserci e dare un futuro ai propri figli. Non assistenza, con questa sub-cultura neoborbonica incline a offrire elemosina al popolo. Pensandoci bene e meglio qualcosa di simile era già avvenuto nell’ottobre 1980, la marcia dei 40mila alla Fiat.  Dirigenti e quadri intermedi esasperati dal blocco dei cancelli chiedevano e rivendicavano di poter tornare a lavorare. Era la prima volta che, manifestando,  altri si appropriavano degli strumenti classici della sinistra e del sindacato. Sono similitudini, non ricorsi storici. A quei tempi tra le parti c’era, nonostante il conflitto, reciproca dignità con al centro il lavoro.  Attualmente non ravviso questa dignità e questo porre al centro il lavoro, e anche le parti del conflitto sono cambiate. Industriali e operai in contrasto con chi non vuole e basta. Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti imbarazzato ricorda che la Lega è sempre stata  e sarà sempre a favore delle infrastrutture. Ma come? Come la mettiamo con il rapporto costi-benefici? Un modo di prendere tempo per far ragionare i pentastellati? Pentastellati che con Toninelli, Di Maio ed Appendino appaiono determinati nel non voler ragionare. E l’incredibile sta avvenendo: il PD rompe l’isolamento. Bye bye alla Cgil locale e gruppettara e avanti tutta per mandare a casa i pentastellati.  La nuova frontiera del sì Tav riguarda tutta l’ Italia. O almeno riguarda il Nord produttivo. Eccolo l’imbarazzo Leghista. Anche gli imprenditori della Brianza come le imprese del miracolo Veneto chiedono: che combinate?
Noi produciamo per esportare all’Est come all’Ovest. Sergio Chiamparino sornione e deciso continua nel dire: visto? Chi sta con gli inaffidabili diventa inaffidabile. Sullo sfondo le elezioni regionali, con prorompenti proposte. Il governo è contrario alla Tav? Non importa. Ci penserà la Regione Piemonte.  E per non avere sorprese bisogna avere un governo regionale che vuole la Tav. Chiampa ha il suo rilancio politico e dunque elettorale. Sicuramente ha sette vite politiche. Ma questi industriali sono proprio arrabbiati, sono arrabbiati in Piemonte come in Lombardia e in Veneto.  Non si aspettavano un simile  affronto da parte dell’Appendino, una di loro. Non faranno lo stesso errore che hanno fatto in passato: non l appoggeranno più.  Del resto i pentastellati alle elezioni regionali sono sempre stati fuori gioco. Non i leghisti che hanno il vento a favore, ma non devono esagerare. Il Piemonte ci tiene proprio alla Tav.  Ne va della sua sopravvivenza. La similitudine ritorna agli anni ’80. La marcia dei 40mila fu la svolta che portò all’ accordo tra sindacato e Fiat. Il prezzo pagato furono 24 mila in cassa integrazione, ma nessuno fu licenziato. I vertici sindacali nazionali capirono ciò che quelli locali non avevano capito. Salvare il salvabile era possibile mollando ciò che si poteva mollare. E forse queste manifestazioni contro i pentastellati saranno un punto di svolta positivo per la nostra regione e per il Paese. Chissà.
Patrizio Tosetto

ACTIONAID LANCIA UN APPELLO AI COMUNI

PER L’APPROVAZIONE DI UN ODG DI CONTRASTO AL DECRETO SICUREZZA E IMMIGRAZIONE

 ActionAid lancia un appello a tutti i Comuni d’Italia perché approvino un ordine del giorno per contrastare gli effetti del decreto immigrazione e sicurezza sul territorio.Il testo del Decreto legge modifica profondamente la gestione delle politiche migratorie in Italia, peggiorando in maniera significativa la condizione dei cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale. L’abolizione della protezione umanitaria, la drastica riduzione dell’accoglienza SPRAR e la nuova disciplina del funzionamento degli hotspot, che mette a rischio il sistema di garanzie, sono solo alcuni degli aspetti più preoccupanti. La rilevanza dei cambiamenti e il probabile impatto fortemente negativo sulle condizioni di vita delle persone e delle città, oltre che sull’esercizio effettivo dei diritti, determinano l’urgenza di mobilitarsi fin da subito. Per questo ActionAid ha scritto oggi una lettera all’ANCI, chiedendo aiuto nella diffusione dell’iniziativa a tutti gli enti locali associati, condividendo l’odg elaborato. L’Associazione ha espresso preoccupazione sugli effetti immediati del Decreto sui territori, evidenziando tra l’altro che solo in tema di assistenza ai soggetti vulnerabili sono stimati in oltre 280 milioni di euro i costi annui che ricadranno sui servizi sociali e sanitari dei Comuni. Il testo dell’Odg sarà inoltre disponibile sul sito dell’organizzazione (www.actionaid.it/odg) e gli attivisti di ActionAid si mobiliteranno per proporne l’adozione alle amministrazioni comunali che operano nei territori in cui sono attivi. L’iniziativa, sull’esempio di quanto hanno già fatto i Consigli comunali di Bologna e Torino, approvando due odg per chiedere la sospensione del Decreto immigrazione e sicurezza, punta a evitare che i cittadini stranieri siano ancora più esposti ai rischi della marginalità sociale, a scongiurare ricadute sugli enti locali dal punto di vista del peggioramento delle condizioni di accoglienza, e a salvaguardare i percorsi di integrazione strutturati nell’ambito dei centri SPRAR.

Aria fresca e pulita negli uffici Iren

Le nuove tecnologie utilizzate innanzitutto per il benessere dei dipendenti: in tutte le sale riunioni sarà posizionato Clairy, l’innovativo prodotto che purifica l’aria sfruttando la capacità depurativa delle piante

La qualità dell’aria negli ambienti chiusi è fondamentale per la salute e il benessere: studi della World Health Organization (WHO) hanno dimostrato che l’inquinamento interno può essere 5 volte più elevato di quello esterno. Calcolando che ciascuno dei propri dipendenti passa circa 8 ore al giorno in ufficio, Iren ha voluto dare un segnale di attenzione, inserendo negli ambienti di lavoro Clairy, un innovativo prodotto, frutto del genio di tre giovani italiani, che consente di depurare l’aria potenziando la naturale capacità depurativa delle piante da appartamento. Clairy è all’apparenza un semplice vaso da fiori di design e di elevata qualità artigianale, ma contiene al suo interno una innovativa tecnologia che, incanalando l’aria verso le radici delle piante, ne aumenta le naturali capacità di fitodepurazione, fino ad arrivare, come certificato dai test di laboratorio, ad un abbattimento del 90% degli inquinanti.  Interamente in ceramica, è inoltre dotato di sensori che rilevano la presenza di sostanze inquinanti nell’aria e misurano temperatura e umidità dell’ambiente, dati che, trasmessi su rete wi-fi, consentono il monitoraggio in tempo reale di questi parametri dal proprio smartphone al fine di migliorare la qualità dell’aria degli interni. Clairy è anche 100% Made in Italy, creato a mano dagli artigiani di Nove, provincia di Vicenza, presso il polo manifatturiero della ceramica d’eccellenza. “Siamo orgogliosi di poter mettere a disposizione prima di tutto dei nostri dipendenti una soluzione che contribuisce al benessere dell’ambiente di lavoro – ha dichiarato Massimiliano Bianco , AD Iren – Iren è da sempre attenta ai propri dipendenti, e ha realizzato in questi anni un esteso piano di welfare aziendale, oltre a numerose iniziative relative ai tempi di lavoro e alla valorizzazione delle diversità” “Non dimentichiamo inoltre – ha aggiunto Gianluca Bufo, AD Iren Mercato- che questa soluzione innovativa, è disponibile, in esclusiva, non solo per i dipendenti ma anche per tutti i clienti Iren, e si aggiunge alla vasta gamma di prodotti concepiti per semplificare la vita delle famiglie: dai prodotti per il risparmio energetico, alle soluzioni assicurative, alle soluzioni per la domotica”.   “Abbiamo inventato questa tecnologia perché il nostro scopo era creare qualcosa che potesse migliorare la vita delle persone.” ha dichiarato il CEO di Clairy Paolo Ganis “Siamo molto orgogliosi di questa partnership con Iren, che condivide con noi questo obiettivo e che ha voluto credere in questa visione. Siamo sicuri che in futuro riusciremo a collaborare ancor di più per costruire un’esperienza di vita migliore per le persone; respirare aria più pulita in casa è il primo passo fondamentale.”