

I Campioni olimpici saranno testimonial dell’incontro con i caregiver resso l’ospedale Molinette di Torino
Giovedì 8 novembre i Campioni olimpici Jury Chechi (oro olimpico ginnastica Olimpiadi Atlanta 1996) ed Antonio Rossi (doppio oro olimpico nella canoa / kayak alle Olimpiadi Atlanta 1996 ed un oro olimpico alle Olimpiadi Sidney 2000) saranno testimonial speciali per “allenarsi”ad affrontare le difficoltà. Un Campione per Caregiver. Il Centro regionale esperto per la malattia di Parkinson e i Disturbi del Movimento dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (diretto dal professor Leonardo Lopiano) organizza un progetto educativo al fianco di chi si prende cura delle persone con malattia di Parkinson. Giovedì 8 novembre dalle ore 11 alle ore 16, presso l’Auletta del Dipartimento di Neuroscienze Rita Levi Montalcini (1° piano – via Cherasco 15), si terrà il corso – incontro “Un Campione per Caregiver”, in collaborazione con la Fondazione LIMPE per il Parkinson Onlus. I due campioni olimpici interverranno alle ore 13 circa.
Una serie di importanti risultati ottenuti nei tribunali italiani dal Team di Professionisti di ‘SDL CENTROSTUDI SPA’, che riequilibrano il gioco delle parti tra istituti di credito, poteri forti, correntisti e consumatori
Il vizio, non solo di forma ma anche di fatto, in termini di denari incassati illecitamente e dunque non dovuti, si annida copioso e pericoloso nei contratti bancari, e nell’intricata e fitta tela burocratica che spesso li avvolge.Diventa dunque necessario, perché il rapporto tra i soggetti sia equo, approfondirne bene la natura, gli effetti e gli sviluppi attraverso l’ausilio e il corretto impiego di tutta una serie di strumenti di analisi e verifica che possono, anche, ribaltare i ruoli dare/avere attualmente in essere. Riducendo, in buona parte dei casi, anche le pretese creditizie in giudizio da parte di banche, finanziarie e affini.Come testimonia il caso recentissimo di un onesto cittadino che a Milano, grazie all’azione producente dell’Avvocato Marchetti, ha potuto risparmiare ben oltre 60mila euro su una pratica di leasing, stipulando un nuovo accordo transattivo più equo e vantaggioso. Ma c’è di più. L’Avvocato Erika Mazzarano, stimato Legale convenzionato con ‘SDL’, grazie a una sentenza favorevole emessa dalla VI Sezione del Tribunale di Milano, ha consentito a un assistito dalla famosa azienda bresciana leader nella lotta a banche e Fisco ingiusti di recuperare ben 252.892,47 euro indebitamente richiesti e sottratti. Dulcis in fundo, nel bolognese un gruppo di società clienti SDL riconducibili a un’unica famiglia di imprenditori che hanno scelto di avvalersi delle efficaci perizie econometriche marchiate ‘SDL’ hanno promosso una causa alla banca usuraria. Avevano un debito complessivo del gruppo societario per 7 milioni di Euro, felicemente conclusosi definendo le numerose cause con un’unica scrittura privata transattiva con l’esborso di 2 milioni di Euro e generando dunque un risparmio di ben 4 milioni e mezzo di euro. Segno che il lavoro onesto, artigianale, costantemente aggiornato ed efficiente paga nel tempo. Peccato che, spesso, le banche colpevoli, all’atto della sconfitta in Tribunale, pretendano nelle scritture di accordo stringenti e vessatorie clausole di riservatezza che impediscono all’opinione pubblica desiderosa di giustizia a verità di conoscere i nomi e cognomi degli istituti di credito e dei relativi manager responsabili dei disastri alle vite e ai conti correnti dei cittadini.
Come da programma si terrà in piazza Castello, ma di fronte al Palazzo della Regione, e non nella zona davanti alla prefettura (occupata dal “cantiere” dei mercatini di Natale) la manifestazione sì -Tav di sabato 10 novembre. Così ha deciso il comitato di sicurezza. Mino Giachino, ex sottosegretario ai Trasporti del governo Berlusconi, promotore della petizione online a favore della Torino-Lione annuncia all’Ansa che ad oggi ha superato le 57mila adesioni e commenta: “Fermare la Tav sarebbe un atto grave e contro l’interesse dell’Italia, che dal 1999 ad oggi ha perso 20 punti di PIL rispetto alla media europea”.
(foto: il Torinese)
A Sarajevo le zie di Goran, Samira e Zeina, vivono in una casa a pochi passi dalla Moschea Gazi Husrev-beg, in una viuzza parallela alla via Sarači che collega la bella strada di Ferhaddija con il cuore della Baščaršija, la città vecchia. Dappertutto, intorno, s’innalzano i minareti mentre a oriente, a poche centinaia di metri, s’intravvede l’alto e austero profilo della biblioteca nazionale. Sulla sinistra, tenendosi alle spalle le acque della Miljacka, gli alteri palazzi asburgici sovrastano le case di legno dell’epoca ottomana. Poco distante c’è l’antica scuola coranica, la madrasa, centro del sapere musulmano sin dal 1537 e segno più che evidente di una storia d’istruzione, scienza e tolleranza davanti alla quale vin quasi voglia di fare un inchino, togliendosi il cappello in segno di
rispetto. Dall’uscio della loro casa bastano due passi e, svoltato l’angolo, si rimane incantati davanti alla bellezza della cupola centrale della Moschea, affiancata dai suoi tetims, le cupole laterali, più piccole. Il minareto, un dito puntato verso il cielo, teso a solleticare le nuvole con i
suoi quarantacinque metri d’altezza, domina la piazza del mercato. Passare di qua e non far visita alle zie, mi dice Goran “equivale ad un’offesa molto seria al senso dell’ospitalità che qui è sacro“. Avvertite da lui, hanno preparato il pranzo. Ci accolgono con grande gentilezza. Entrambe con i capelli candidi, appena visibili sotto il velo, mostrano in volto i lineamenti delicati delle donne slave, con gli zigomi alti, occhi grandi e chiari, sguardo orgoglioso e fiero. Non più giovani, entrambe sono state “partizanke” con Tito, combattendo
nelle divisioni dell’esercito popolare di liberazione tra la Drina e la Neretva, scacciando i nazisti e riconquistandosi, coi denti e le unghie, il diritto di vivere libere. Mi stupisce la loro vitalità e si comprende quanto bene vogliano al loro adorato Goran che, per parte sua, ricambia l’affetto unendolo a una grande, e da noi rarissima, reverenza. Ci fanno accomodare e, vistici visibilmente accaldati, ci offrono una birra fredda ( hladno pivo), ovviamente Sarajevsko. L’appartamento – tre stanze e i servizi – è piccolo ma ben curato e dalla cucina provengono profumi deliziosi. Goran dice che le zie hanno preparato dei piatti tradizionali, la Begova čorba – zuppa di pollo con verdure, riso, tuorli d’uovo e panna – e il bosanski ćimbur, un piatto a base di manzo e agnello immersi nel brodo e ricoperti da spinaci e uova. Nonostante la curiosità che mi porta ad assaggiare tutto ciò
che trovo nel piatto, sul mio volto si deve notare una certa preoccupazione sulla digeribilità della cucina bosniaca. Goran, al quale non sfugge nulla, mi rassicura. “Tranquillo.La cucina bosniaca è leggera e non particolarmente speziata; i piatti si basano essenzialmente su legumi, frutta e
vegetali come pomodori, zucchine, spinaci e fagiolini. E sul latte, utilizzato in una crema che noi chiamiamo pavlaka”. Mi fido. Si pranza. Si beve voda (acqua) e un vino bianco, fruttato che emana una luce verde-oro: lo Zilavka, prodotto in Erzegovina, nella valle della Neretva. Samira e Zeina portando in tavola anche la pita, un involucro di pasta fine ripieno di vegetali, carni, formaggi e erbe. La propongono nei tre diversi tipi: il burek, con la carne di vitello; la sirnica , con il Trávnićki Sir,formaggio di pecora originario di Travnik, dal gusto deciso e piuttosto salato che richiama un po’ la Feta greca, e la zeljanica , con gli spinaci. Hanno anche preparato i ražnjići , deliziosi spiedini di carne d’agnello, e i classici čevapčići, le polpettine di
carne bovina e di montone tritata, passati alla griglia e serviti con cipolla cruda. Sono le specialità della cucina sarajevese. Ma le zie, che stravedono per il nipote e lo vorrebbero rimpinzare fino al collo, questa volta non esagerano e hanno preparato delle confezioni da asporto, così potremo gustarle per cena o in occasione del pranzo di domani. Per buon peso hanno aggiunto anche delle robuste porzioni di musaka alla turca, il timballo di carne tritata con melanzane (o patate, o zucchine) e cotto al forno. Ai dolci, invece, non si può dir di no. E’ proibito il rifiuto e nessuno di noi si sogna di trasgredire la regola. Alla faccia di carie e diabete, compaiono sul desco razioni impegnative di baklava , pita od jabuka ( praticamente uno strudel di mele), savijača od oraha ( altra strudel ma di noci),le palačinke , piccole e gustose frittelle e pasticcini di pasta lievitata aromatizzati al limone o alla vaniglia. Stop. Ci arrendiamo. Prima io e poi Goran. Alziamo bandiera bianca. C’è
posto solo per il caffè , la bosanska kafa servita alla turca e una lašljivovica di prugne. Siamo stati in loro compagnia per quasi quattro ore. Ci congediamo tra tanti saluti, un passar di mano di pacchetti ( i nostri pasti futuri…) e la promessa che se tornerò da queste parti, sarò ancora loro ospite. La luce del pomeriggio si è fatta più scura quando varchiamo l’uscio e nubi cariche di pioggia s’apprestano a scendere dai fianchi del Trebevic, stendendo un grigio e lattiginoso mantello su Sarajevo. E’ davvero l’ora del commiato. Un abbraccio, una stretta di mano. E, mentre ci stiamo allontanando sull’acciottolato, due mani s’alzano in un saluto. Un gesto semplice che ci accompagna, come i loro sguardi, fino alla svolta dell’isolato. Non ci sono parole adatte per descrivere il senso dell’ospitalità. Penso solo che da noi, a malapena, ci si guarda in faccia anche tra persone che si conoscono da una vita.
Marco Travaglini
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA SU CONTRIBUTI PER LA ROTTAMAZIONE DEI VEICOLI COMMERCIALI INQUINANTI
“In Consiglio regionale, ho presentato un’interrogazione a risposta immediata finalizzata a sapere dall’Assessore Valmaggia quali siano i tempi per l’attuazione delle misure relative alla concessione dei contributi a fondo perduto e per l’operatività del fondo di garanzia finalizzati a sostenere le micro, piccole e medie imprese nella rottamazione dei veicoli commerciali inquinanti” ha spiegato la Consigliera regionale del Partito Democratico Valentina Caputo. “Il Consiglio regionale, infatti – ha proseguito la Consigliera Caputo – il 23 ottobre scorso ha approvato il disegno di legge che prevede l’utilizzo di 200 milioni resi disponibili dalla riduzione del capitale sociale di Finpiemonte, in favore dell’economia piemontese. Tra gli interventi che verranno finanziati, sono stati stanziati 5,4 milioni di euro per la modernizzazione del parco auto delle realtà produttive che si sono aggiunti ai 4 milioni di euro a fondo perduto già previsti per questo scopo. In una condizione di bilancio molto complessa queste risorse rappresentano un sostegno importante per le imprese che devono sostituire auto e veicoli inquinanti che sono o saranno bloccati dalle misure per la lotta allo smog”. “Rispondendo al mio quesito – ha concluso Valentina Caputo – l’Assessore ha affermato che il bando riguardante la concessione dei contributi per il rinnovo dei veicoli commerciali N1 e N2 sarà pubblicato entro la metà di dicembre 2018 e rimarrà attivo fino all’esaurimento delle risorse finanziarie e, comunque, non oltre 12 mesi e che, per quanto riguarda i 200 milioni derivati dalla riduzione del capitale sociale di Finpiemonte e destinati all’economia piemontese, le tipologie di investimento ammesse e le modalità di accesso ai fondi di garanzia verranno discusse in un incontro programmato per il 20 novembre prossimo tra le direzioni regionali coinvolte e le associazioni di categoria delle diverse filiere interessate, in un’ottica di confronto e condivisione. Infine, Valmaggia ha precisato che, per quanto riguarda i fondi di garanzia, si utilizzeranno le misure già attivate “Accesso al Fondo PMI” e “Tranched Cover””.
Ok dal Consiglio regionale del Piemonte (con voto bipartisan) alla delibera della Giunta attraverso la quale la Regione darà il via formalmente alla trattativa già avviata con il Governo per ottenere una maggiore autonomia. Tutto nell’ambito dell’articolo 116 della Costituzione. L’obiettivo è il accrescere alcuni poteri su sanità, turismo e beni culturali, infrastrutture, istruzione e formazione, politiche transfrontaliere e previdenza complementare.
Una casa a Torino si vende mediamente in 7 mesi. Ma se un proprietario avesse fretta di vendere perché tasse e spese condominiali spazzano via i suoi risparmi, cosa potrebbe fare?
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO “Per vendere prima e meglio ci si può affidare all’home staging che riduce i tempi anche di 4 volte”, spiega Lucia Vigna vice presidente di Fiaip Torino (Federazione italiana agenti immobiliari professionali). “Il punto di partenza resta sempre il giusto prezzo: una valutazione oggettiva basata su parametri di mercato che il consulente conosce e consiglia – aggiunge Vigna – dopodiché migliore è la presentazione della casa, maggiore è lo stimolo all’acquisto”.
L’HOME STAGING ACCORCIA I TEMPI
La casa è preparata e fotografata al meglio per sbaragliare la concorrenza sui portali: l’home staging in questo fa la differenza. E’ una tecnica americana non ancora così comune tra gli agenti italiani, ma le agenzie affiliate Fiaip possono far riferimento a un home stager di fiducia, convenzionato con la Federazione, l’architetto Clementina Dellacasa di Home Atmosphere, referente per il Piemonte e la Ligura di Home staging Italia, che terrà l’8 novembre all’Unione industriale di Torino, un incontro sulle tecniche per valorizzare gli immobili destinati alla vendita e alla locazione, organizzato da Fiaip. “Difficile che con l’home staging un appartamento resti in vendita per più di tre mesi. Se si parte da una valutazione corretta in 45-50 giorni si riesce a vendere”, spiega Dellacasa. “Per gli affitti – aggiunge – i tempi variano in base alla zona in cui si trovano gli alloggi: possono servire al massimo tre settimane ma talvolta si bruciano in dieci giorni e spesso ci chiedono anche di acquistare i mobili usati per l’allestimento”.
I CASI TORINESI
In Torino e dintorni i risultati sono significativi: “In via Gradisca, zona Santa Rita – racconta Dellacasa – un appartamento vuoto, fermo da quasi due anni è stato venduto in 45 giorni. Sono bastati 30 giorni per la vendita di un alloggio in via Calandra, in pieno centro a Torino. A Moncalieri una villa sul mercato da più di due anni con gli interventi di home staging è stata acquistata in 42 giorni”.
COME FUNZIONA L’HOME STAGING?
“E’ un allestimento scenografico che si rifà al teatro: una valorizzazione visiva che dà al visitatore la percezione degli spazi”, commenta l’architetto, che dal ’93 si occupa di home staging. “Per presentare un immobile studiamo il contesto urbanistico territoriale della casa e il target di riferimento da cui dipendono anche gli arredi da utilizzare”, spiega. “Per gli allestimenti uniamo componenti veri, divani, tavoli e sedie, a elementi artificiali; ad esempio i letti sono gonfiabili ma opportunamente rivestiti e arricchiti da testate, coperte e cuscini. Molto importanti sono i punti luce: in case sprovviste di illuminazione ci occupiamo noi anche di lampadari e lampade”. Gli arredi, inoltre, restano all’interno dell’abitazione fino alla vendita dell’immobile. E’ necessario dunque un vasto assortimento di mobilio stoccato in magazzino per rispondere alle varie esigenze del cliente: “In una casa antica con stucchi e soffitti affrescati occorrono arredi di design e di pregio, in una casa moderna, i mobili devono adattarsi a canoni più attuali”.
I COSTI
In 4 giorni la casa è letteralmente ‘messa in scena’ con tanto di servizio fotografico, trasformata in modo che chi guarda gli annunci non abbia dubbi su quale casa visitare. Ma quali sono i costi? La variabile è la metratura: “Per medie dimensioni si va dai 1200 ai 1500 euro, incluse le foto”. Alla maggior parte degli acquirenti piace visitare case che sembrano pronte per essere abitate e l’home staging va in questa direzione, “è coinvolgente e aumenta l’interesse all’acquisto”.