redazione il torinese

CONSUMATORI: QUANDO A PAGARE E’ LA BANCA

Una serie di importanti risultati ottenuti nei tribunali italiani dal Team di Professionisti di ‘SDL CENTROSTUDI SPA’, che riequilibrano il gioco delle parti tra istituti di credito, poteri forti, correntisti e consumatori

 

Il vizio, non solo di forma ma anche di fatto, in termini di denari incassati illecitamente e dunque non dovuti, si annida copioso e pericoloso nei contratti bancari, e nell’intricata e fitta tela burocratica che spesso li avvolge.Diventa dunque necessario, perché il rapporto tra i soggetti sia equo, approfondirne bene la natura, gli effetti e gli sviluppi attraverso l’ausilio e il corretto impiego di tutta una serie di strumenti di analisi e verifica che possono, anche, ribaltare i ruoli dare/avere attualmente in essere. Riducendo, in buona parte dei casi, anche le pretese creditizie in giudizio da parte di banche, finanziarie e affini.Come testimonia il caso recentissimo di un onesto cittadino che a Milano, grazie all’azione producente dell’Avvocato Marchetti, ha potuto risparmiare ben oltre 60mila euro su una pratica di leasing, stipulando un nuovo accordo transattivo più equo e vantaggioso. Ma c’è di più. L’Avvocato Erika Mazzarano, stimato Legale convenzionato con ‘SDL’, grazie a una sentenza favorevole emessa dalla VI Sezione del Tribunale di Milano, ha consentito a un assistito dalla famosa azienda bresciana leader nella lotta a banche e Fisco ingiusti di recuperare ben 252.892,47 euro indebitamente richiesti e sottratti. Dulcis in fundo, nel bolognese un gruppo di società clienti SDL riconducibili a un’unica famiglia di imprenditori che hanno scelto di avvalersi delle efficaci perizie econometriche marchiate ‘SDL’ hanno promosso una causa alla banca usuraria. Avevano un debito complessivo del gruppo societario per 7 milioni di Euro, felicemente conclusosi definendo le numerose cause con un’unica scrittura privata transattiva con l’esborso di 2 milioni di Euro e generando dunque un risparmio di ben 4 milioni e mezzo di euro. Segno che il lavoro onesto, artigianale, costantemente aggiornato ed efficiente paga nel tempo. Peccato che, spesso, le banche colpevoli, all’atto della sconfitta in Tribunale, pretendano nelle scritture di accordo stringenti e vessatorie clausole di riservatezza che impediscono all’opinione pubblica desiderosa di giustizia a verità di conoscere i nomi e cognomi degli istituti di credito e dei relativi manager responsabili dei disastri alle vite e ai conti correnti dei cittadini.

 

Popolo sì-tav a raccolta ma di fronte alla Regione

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Come da programma si terrà in piazza Castello, ma di fronte al Palazzo della Regione, e non nella zona davanti alla prefettura (occupata dal “cantiere” dei mercatini di Natale)   la manifestazione sì -Tav di sabato 10 novembre. Così ha deciso il comitato di sicurezza. Mino Giachino, ex sottosegretario ai Trasporti del governo Berlusconi, promotore della petizione online a favore della Torino-Lione annuncia all’Ansa che ad oggi ha superato le 57mila adesioni e commenta: “Fermare la Tav sarebbe un atto grave e contro l’interesse dell’Italia, che dal 1999 ad oggi ha perso 20 punti di PIL rispetto alla media europea”.

 

(foto: il Torinese)

Un pranzo a Sarajevo  

A Sarajevo le zie di Goran, Samira e Zeina, vivono in una casa a pochi passi dalla Moschea Gazi Husrev-beg, in una viuzza parallela alla via Sarači che collega la bella strada di Ferhaddija con il cuore della Baščaršija, la città vecchia. Dappertutto, intorno,  s’innalzano i minareti mentre a oriente,  a poche centinaia di metri,  s’intravvede l’alto e austero profilo della biblioteca nazionale. Sulla sinistra, tenendosi alle spalle le acque della Miljacka, gli alteri palazzi asburgici sovrastano le case di legno dell’epoca ottomana. Poco distante c’è l’antica scuola coranica, la madrasa, centro del sapere musulmano sin dal 1537 e segno più che evidente di una storia d’istruzione, scienza e tolleranza  davanti alla quale vin quasi voglia di fare un inchino, togliendosi il cappello in segno di rispetto. Dall’uscio della loro casa bastano due passi e, svoltato l’angolo, si rimane incantati davanti alla bellezza della cupola centrale della Moschea, affiancata dai suoi tetims, le cupole laterali, più piccole. Il minareto, un dito puntato verso il cielo, teso a solleticare le nuvole con i suoi quarantacinque metri d’altezza, domina la piazza del mercato. Passare di qua e non far visita alle zie, mi dice Goran “equivale ad un’offesa molto seria al senso dell’ospitalità che qui è sacro“. Avvertite da lui, hanno preparato il pranzo. Ci accolgono con grande gentilezza. Entrambe con i capelli candidi, appena visibili sotto il velo, mostrano in volto i lineamenti delicati delle donne slave, con gli  zigomi alti, occhi grandi e chiari, sguardo orgoglioso e fiero. Non più giovani, entrambe sono state “partizanke” con Tito, combattendo nelle divisioni dell’esercito popolare di liberazione tra la Drina e la Neretva, scacciando i nazisti e riconquistandosi, coi denti e le unghie, il diritto di vivere libere. Mi stupisce la loro vitalità e si comprende quanto bene vogliano al loro adorato Goran che, per parte sua, ricambia l’affetto unendolo a una grande, e da noi rarissima,  reverenza. Ci fanno accomodare e, vistici visibilmente accaldati, ci offrono una birra fredda ( hladno pivo), ovviamente SarajevskoL’appartamento – tre stanze e i servizi – è piccolo ma ben curato e dalla cucina provengono profumi deliziosi. Goran dice che le zie hanno preparato dei piatti tradizionali, la Begova čorba – zuppa di pollo con verdure, riso, tuorli d’uovo e panna – e il bosanski ćimbur, un piatto a base di manzo e agnello immersi nel brodo e ricoperti da spinaci e uova. Nonostante la curiosità che mi porta ad assaggiare tutto ciò che trovo nel piatto, sul mio volto si deve notare una certa preoccupazione sulla digeribilità della cucina bosniaca. Goran, al quale non sfugge nulla, mi rassicura. “Tranquillo.La cucina bosniaca è leggera e non particolarmente speziata; i piatti si basano essenzialmente su legumi, frutta e vegetali come pomodori, zucchine, spinaci e fagiolini. E sul latte, utilizzato in una crema che noi chiamiamo pavlaka”. Mi fido. Si pranza. Si beve voda (acqua) e un vino bianco, fruttato che emana una luce verde-oro: lo Zilavka, prodotto in Erzegovina, nella valle della Neretva. Samira e Zeina portando in tavola anche la pita, un involucro di pasta fine ripieno di vegetali, carni, formaggi e erbe. La propongono nei tre diversi tipi: il burek, con la carne di vitello; la sirnica , con il Trávnićki Sir,formaggio di pecora originario di Travnik, dal gusto deciso e piuttosto salato che richiama un po’ la Feta greca, e la zeljanica , con gli spinaci. Hanno anche preparato i ražnjići , deliziosi spiedini di carne d’agnello, e i  classici čevapčići, le  polpettine di carne bovina e di montone tritata, passati alla griglia e serviti con cipolla cruda. Sono le specialità della cucina sarajevese. Ma le zie, che stravedono per il nipote e lo vorrebbero rimpinzare fino al collo, questa volta non esagerano e hanno preparato delle confezioni da asporto, così potremo gustarle per cena o in occasione del pranzo di domani. Per buon peso hanno aggiunto anche delle robuste porzioni di musaka alla turca, il timballo di carne tritata con melanzane (o patate, o zucchine) e cotto al forno. Ai dolci, invece, non si può dir di no. E’ proibito il rifiuto e nessuno di noi si sogna di trasgredire la regola. Alla faccia di carie e diabete, compaiono sul desco razioni impegnative di baklava , pita od jabuka ( praticamente uno strudel di mele), savijača od oraha ( altra strudel ma di noci),le palačinke , piccole e gustose frittelle e pasticcini di pasta lievitata aromatizzati al limone o alla vaniglia. Stop. Ci arrendiamo. Prima io e poi Goran. Alziamo bandiera bianca. C’è posto solo  per  il caffè , la bosanska kafa servita alla turca e una lašljivovica di prugne. Siamo stati in loro compagnia per quasi quattro ore. Ci congediamo tra tanti saluti, un passar di mano di pacchetti ( i nostri pasti futuri…) e la promessa che se tornerò da queste parti, sarò ancora loro ospite. La luce del pomeriggio si è fatta più scura quando varchiamo l’uscio e nubi cariche di pioggia s’apprestano a scendere  dai fianchi del Trebevic, stendendo un grigio e lattiginoso mantello su Sarajevo. E’ davvero l’ora del commiato. Un abbraccio, una stretta di mano. E, mentre ci stiamo allontanando sull’acciottolato, due mani s’alzano in un saluto. Un gesto semplice che ci accompagna, come i loro sguardi,  fino alla svolta dell’isolato. Non ci sono parole adatte per descrivere il senso dell’ospitalità. Penso solo che da noi, a malapena,  ci si guarda in faccia anche tra persone che si conoscono da una vita.

Marco Travaglini

Liana De Luca poetessa, donna non allineata alle mode, grande italiana

  
di Pier Franco Quaglieni
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Si sono svolti ieri i funerali della prof. Liana De Luca, poetessa, narratrice e saggista di alto livello letterario ed intellettuale, dal 1970 socia del Centro “Pannunzio”,amica di Mario Soldati e di Mario Bonfantini . Era un’autrice prestigiosa di “Genesi” con cui ha pubblicato buona parte della sua vasta produzione letteraria, intrecciando un lungo rapporto d’amicizia con l’editore Sandro Gros- Pietro. La storia di quasi cinquant’anni del Centro “Pannunzio” è scandita dalla figura intellettuale ed umana di Liana, nata a Zara e fondatrice della sezione del Centro” Pannunzio ” “Esuli Istriani e Dalmati” di cui era presidente. E’ stata anche per molti anni mia Vice Presidente nelle Giurie dei Premi “Pannunzio” e “Soldati”.Da qualche anno non poteva più partecipare agli incontri culturali per ragioni di salute, ma non posso non ricordare una telefonata affettuosa e straziante del maggio scorso in cui mi esprimeva tutto il suo dolore per non poter partecipare alla festa dei 50 anni del Centro “Pannunzio”. E’ stata una donna laica, autenticamente laica e libera nelle sue idee e nella sua vita, che ha fatto della letteratura, della cultura e della scuola la ragione stessa della sua esistenza. La conobbi nei primi mesi del 1970 e fu lei a rendermi consapevole del dramma del confine orientale, delle foibe e dell’esodo di cui nessuno mi aveva parlato al liceo e nessuno all’Università di Torino che stavo frequentando ,seguendo l’indirizzo storico. Una volta le feci incontrare lo storico Leo Valiani , antifascista nativo di Fiume, e fu Liana coraggiosaente a dirgli che certe verità non dovevano più essere occultate. Leo mi disse: “Tocca ai giovani come te aprire il discorso ,anche parlando dell’infamia del Trattato di Osimo”. Io non ho la competenza letteraria sufficiente per scrivere di Liana poetessa e scrittrice, paragonabile come importanza a Maria Luisa Spaziani ed altre scrittrici, come ha ricordato nel suo ricordo funebre Sandro Gros – Pietro. Liana ha scritto molto e lascia un’opera poderosa. Sarà il tempo a darne il giudizio più meditato e spassionato. Già Mario Soldati scrisse pagine sulla de Luca che andrebbero riprese e ripubblicate. Soldati era un critico severissimo soprattutto con gli amici e una volta davanti all’hotel principi di Piemonte assistetti ad una sfuriata di Mario nei confronti di Liana che mi amareggiò e mi stupì. Mario ,di fronte alla poesia e alla qualità dei vini era implacabile, ed a volte esagerava. Ma poi era anche generoso ed obiettivo come era stato con Liana, scrivendo quell’elzeviro su “La Stampa”.
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Ricordo che un critico sottile ed esigente come Loris Maria Marchetti ha scritto un saggio su di lei nel 2015 che dovrà essere preso come un riferimento per incominciare a parlare e a scrivere di lei in termini rigorosamente critici. Una volta Liana mi disse, così all’improvviso, che scrivere troppo era autolesionistico perché offriva un’eccesso di materiale per chi voleva svalutare l’opera di uno scrittore. Io le risposi che sbagliava perché la sua scrittura era una pulsione dell’anima irrefrenabile. Il poeta scrive non di testa, come diceva Giovanni Arpino, ma per una necessità naturale ed irrinunciabile come quella di respirare.  Io la voglio ricordare come donna non allineata alle mode femministe neppure negli anni sguaiati dopo il ’68.Era una donna che non aveva bisogno di rivendicare le quote rosa per emergere. Aveva dignità ed autorevolezza.  Anche durante il lungo periodo in cui fu docente apprezzata di letteratura italiana, rimase ferma nel difendere la serietà della scuola ,schierandosi apertamente contro il facilismo e il permissivismo che stava devastando e desertificando il mondo degli studi. Sono numerosissime le manifestazioni culturali che abbiamo fatto insieme, come sono innumerevoli le serate passate insieme a parlare di letteratura, di storia, di cose leggere e piacevoli. Soffriva profonda l’angoscia della solitudine. Rimasta vedova prima dei quarant’anni, non si era rassegnata alla cattiva sorte. Mario Bonfantini, il grande francesista traduttore di Baudelaire e Rabelais, si era perdutamente innamorato di lei. Stava traducendo da trent’anni les Fleurs du mal senza mai essere appagato dell’impossibile lavoro di traduzione del poeta principe del Decadentismo. Per amore di Liana finì la traduzione pubblicata da Einaudi e volle che fossimo Liana, Valdo Fusi ed io i primi presentatori. Liana aveva alcune idee radicate, ma non si volle mai impegnare sul terreno politico e tanto meno ideologico come la sua amica Dacia Maraini. Anzi, l’engagement politico degli intellettuali lo viveva con fastidio. Ha scoperto anche tanti talenti, ne cito uno per tutti, il giornalista ligure Pier Luigi Camparini che si rivelò anche uno scrittore proprio per merito di Liana. Alassio era la meta delle sue e delle mie vacanze che si trasformavano anche in occasione di incontri culturali alla Biblioteca sul mare dove il comune amico Roberto Baldassarre ,mitico direttore di quella biblioteca e organizzatore culturale di grande talento, ci ospitava volentieri. Lei aveva fondato a Bergamo il prestigioso Cenacolo Orobico di cui era stata presidente per tanti anni ed animatrice anche a distanza.  Sapeva cosa voleva dire organizzare la cultura e conosceva, per averle vissute, le frustrazioni e le fatiche a cui si sottopone chi non cerca appoggi nella politica. Bergamo ipercattolica era una città lontana da quella civiltà laica a cui Liana ha aspirato tutta la sua vita, senza mai scadere nel laicismo che nega ogni valore al dato religioso, che le era tuttavia quasi estraneo.
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Il nostro fu amore culturale a prima vista. Fu lei a farmi conferire nel 1982 il primo prestigioso riconoscimento a Torino, la città che si è rivelata più avara con me di ogni altra. Di questo Liana si era accorta con tanti anni di anticipo e fu lieta di venire nella sala del Consiglio comunale di Torino nel 2013 quando il Sindaco Fassino volle festeggiarmi ed in una manifestazione molto importante in cui si diede appuntamento la Torino civile, come si potrebbe dire parafrasando Bobbio. Amava in me il “realismo machiavelliano”, come diceva lei, che non giudicava frutto solo dei miei lunghi studi sul Segretario Fiorentino. Sostenne sempre le mie decisioni a volte dure, a volte imprevedibili che non esitai ad assumere per difendere dalle aggressioni più diverse il nostro Centro “Pannunzio” verso cui dimostrò lealtà e passione assoluta. Una volta andò persino contro Mario Bonfantini ,allora presidente del Centro, per sostenermi. Un esempio di suprema amicizia,ma anche di una visione identica della realtà che a volte non è affatto poetica. Al Centro Pannunzio, tanti anni prima di Baricco e della sua scuola Holden, tenne i primi affollati corsi di scrittura creativa. Baricco con i suoi appoggi politici ebbe notorietà ed onori, Liana non ebbe quei riconoscimenti che per altro non cercava e non voleva, anzi disprezzava come Pannunzio. Da donna nata a Zara amava il mare che per lei era un’attrattiva vitale come la poesia e l’amore. Pensando all’animo di Liana, ho spesso pensato al volo di un gabbiano che svetta alto nel cielo e si posa sul mare. Un gabbiano libero che è volato il 3 novembre nel cielo riservato ai poeti. L’ho ricordata anch’io in Chiesa ,ma forse la commozione dei ricordi ,parlando a braccio, ha preso un po’ il sopravvento. La cerimonia si è tenuta in una chiesa retta dai padri domenicani. Uscendo, ho visto, in fondo all’edificio, un medaglione che raffigura e ricorda il padre domenicano Reginaldo Giuliani ,medaglia d’Oro al Valor Militare, caduto in terra d’Africa. Mi sono ricordato che Liana era figlia di un ufficiale di carriera dell’Esercito e che una volta mi aveva detto che suo padre aveva conosciuto Padre Giuliani. A volte la vita riserva strane, impensabili e dolci sorprese anche nei momenti più dolorosi. Se l’avessi visto entrando, mi sarebbe venuto in mente anche questo ricordo: Liana era orgogliosa di essere stata figlia di un ufficiale che aveva prestato servizio a Zara italiana dove lei era nata nel 1931. Una volta ci incontrammo Ottavio Missoni, Sindaco del libero Comune di Zara in esilio, Liana ed io in occasione del primo giorno del ricordo del 10 febbraio festeggiato a Palazzo Carignano di Torino dove fui oratore ufficiale con Violante e Fini. Fu un momento in cui vidi Liana felice ed orgogliosa, più che se avesse vinto un ambìto premio letterario. Era la gioia di una grande italiana che aveva visto finalmente riconosciute le sue radici personali e quelle storiche della sua città dalmata ricca di storia romana e veneziana di cui Liana andava fierissima.
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Caputo (PD): “La Regione fissa tempi certi per la concessione dei contributi”

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA SU CONTRIBUTI PER LA ROTTAMAZIONE DEI VEICOLI COMMERCIALI INQUINANTI

 “In Consiglio regionale, ho presentato un’interrogazione a risposta immediata finalizzata a sapere dall’Assessore Valmaggia quali siano i tempi per l’attuazione delle misure relative alla concessione dei contributi a fondo perduto e per l’operatività del fondo di garanzia finalizzati a sostenere le micro, piccole e medie imprese nella rottamazione dei veicoli commerciali inquinanti” ha spiegato la Consigliera regionale del Partito Democratico Valentina Caputo. “Il Consiglio regionale, infatti – ha proseguito la Consigliera Caputo – il 23 ottobre scorso ha approvato il disegno di legge che prevede l’utilizzo di 200 milioni resi disponibili dalla riduzione del capitale sociale di Finpiemonte, in favore dell’economia piemontese. Tra gli interventi che verranno finanziati, sono stati stanziati 5,4 milioni di euro per la modernizzazione del parco auto delle realtà produttive che si sono aggiunti ai 4 milioni di euro a fondo perduto già previsti per questo scopo. In una condizione di bilancio molto complessa queste risorse rappresentano un sostegno importante per le imprese che devono sostituire auto e veicoli inquinanti che sono o saranno bloccati dalle misure per la lotta allo smog”. “Rispondendo al mio quesito – ha concluso Valentina Caputo – l’Assessore ha affermato che il bando riguardante la concessione dei contributi per il rinnovo dei veicoli commerciali N1 e N2 sarà pubblicato entro la metà di dicembre 2018 e rimarrà attivo fino all’esaurimento delle risorse finanziarie e, comunque, non oltre 12 mesi e che, per quanto riguarda i 200 milioni derivati dalla riduzione del capitale sociale di Finpiemonte e destinati all’economia piemontese, le tipologie di investimento ammesse e le modalità di accesso ai fondi di garanzia verranno discusse in un incontro programmato per il 20 novembre prossimo tra le direzioni regionali coinvolte e le associazioni di categoria delle diverse filiere interessate, in un’ottica di confronto e condivisione. Infine, Valmaggia ha precisato che, per quanto riguarda i fondi di garanzia, si utilizzeranno le misure già attivate “Accesso al Fondo PMI” e “Tranched Cover””.

Il Piemonte chiede più autonomia

Ok dal Consiglio regionale del Piemonte (con voto bipartisan) alla delibera della Giunta attraverso la quale la Regione darà il via formalmente alla trattativa già avviata con il Governo per ottenere una maggiore autonomia. Tutto nell’ambito dell’articolo 116 della Costituzione. L’obiettivo è il  accrescere  alcuni poteri su sanità, turismo e beni culturali, infrastrutture, istruzione e formazione, politiche transfrontaliere e previdenza complementare.

CORRERE OVUNQUE PER “LA VIA DELLA FELICITA'”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Mercoledì 7 novembre, con partenza alle 11.00 l’ultramaratoneta novarese Simone Leo correrà al fianco di Enzo Caporaso impegnato nella sua nuova sfida Guinness World Record chiamata “59 alla terza (59 ultramaratone, nato nel ’59, a 59 anni) che si sta consumando nella ormai celebre cornice del Parco Ruffini. A pochi giorni dalla 100 Km del Val di Noto e ad un giorno dal 40esimo compleanno, Leo torna nella sua città adottiva portando con se l’inseparabile bandiera tricolore dedicata a La Via della della Felicità, la guida al buon senso per una vita migliore scritta da L. Ron Hubbard, a cui da anni fa da testimonial attraverso le corse d’endurance; una sorta di coperta di Linus che lo accompagna in ogni luogo al mondo dove decida di compiere le sue imprese. “Anche questa tappa torinese è in preparazione di Brazil 135 (217 Km) che si correrà a gennaio 2018″. Con un duplice obiettivo, spiega: “Collezionare le sette ultramaratone più dure al mondo e  diffondere ovunque il messaggio di pace e rispetto che La Via della Felicità porta con se.”   

Vendi casa in 7 mesi, Fiaip: con l’home staging 1 mese e mezzo

Una casa a Torino si vende mediamente in 7 mesi. Ma se un proprietario avesse fretta di vendere perché tasse e spese condominiali spazzano via i suoi risparmi, cosa potrebbe fare?

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO “Per vendere prima e meglio ci si può affidare all’home staging che riduce i tempi anche di 4 volte”, spiega Lucia Vigna vice presidente di Fiaip Torino (Federazione italiana agenti immobiliari professionali). “Il punto di partenza resta sempre il giusto prezzo: una valutazione oggettiva basata su parametri di mercato che il consulente conosce e consiglia – aggiunge Vigna – dopodiché migliore è la presentazione della casa, maggiore è lo stimolo all’acquisto”.

L’HOME STAGING ACCORCIA I TEMPI

La casa è preparata e fotografata al meglio per sbaragliare la concorrenza sui portali: l’home staging in questo fa la differenza. E’ una tecnica americana non ancora così comune tra gli agenti italiani, ma le agenzie affiliate Fiaip possono far riferimento a un home stager di fiducia, convenzionato con la Federazione, l’architetto Clementina Dellacasa di Home Atmosphere, referente per il Piemonte e la Ligura di Home staging Italia, che terrà l’8 novembre all’Unione industriale di Torino, un incontro sulle tecniche per valorizzare gli immobili destinati alla vendita e alla locazione, organizzato da Fiaip. “Difficile che con l’home staging un appartamento resti in vendita per più di tre mesi. Se si parte da una valutazione corretta in 45-50 giorni si riesce a vendere”, spiega Dellacasa. “Per gli affitti – aggiunge – i tempi variano in base alla zona in cui si trovano gli alloggi: possono servire al massimo tre settimane ma talvolta si bruciano in dieci giorni e spesso ci chiedono anche di acquistare i mobili usati per l’allestimento”.

I CASI TORINESI

In Torino e dintorni i risultati sono significativi: “In via Gradisca, zona Santa Rita – racconta Dellacasa – un appartamento vuoto, fermo da quasi due anni è stato venduto in 45 giorni. Sono bastati 30 giorni per la vendita di un alloggio in via Calandra, in pieno centro a Torino. A Moncalieri una villa sul mercato da più di due anni con gli interventi di home staging è stata acquistata in 42 giorni”.  

COME FUNZIONA L’HOME STAGING?

“E’ un allestimento scenografico che si rifà al teatro: una valorizzazione visiva che dà al visitatore la percezione degli spazi”, commenta l’architetto, che dal ’93 si occupa di home staging. “Per presentare un immobile studiamo il contesto urbanistico territoriale della casa e il target di riferimento da cui dipendono anche gli arredi da utilizzare”, spiega. “Per gli allestimenti uniamo componenti veri, divani, tavoli e sedie, a elementi artificiali; ad esempio i letti sono gonfiabili ma opportunamente rivestiti e arricchiti da testate, coperte e cuscini. Molto importanti sono i punti luce: in case sprovviste di illuminazione ci occupiamo noi anche di lampadari e lampade”. Gli arredi, inoltre, restano all’interno dell’abitazione fino alla vendita dell’immobile. E’ necessario dunque un vasto assortimento di mobilio stoccato in magazzino per rispondere alle varie esigenze del cliente: “In una casa antica con stucchi e soffitti affrescati occorrono arredi di design e di pregio, in una casa moderna, i mobili devono adattarsi a canoni più attuali”.

I COSTI

In 4 giorni la casa è letteralmente ‘messa in scena’ con tanto di servizio fotografico, trasformata in modo che chi guarda gli annunci non abbia dubbi su quale casa visitare. Ma quali sono i costi? La variabile è la metratura: “Per medie dimensioni si va dai 1200 ai 1500 euro, incluse le foto”. Alla maggior parte degli acquirenti piace visitare case che sembrano pronte per essere abitate e l’home staging va in questa direzione, “è coinvolgente e aumenta l’interesse all’acquisto”.

#WHOSARTFOR: per chi è l’arte?

Un progetto di R-set | Tools for cultural workers in collaborazione con Rete al Femminile

DOMENICA 11 NOVEMBRE 2018, ORE 17.00 – 19.00 Isola – via Goito 15, Torino

Partirà venerdì 8 novembre 2018 la campagna di crowdfunding #WHOSARTFOR, sulla piattaforma Eppela(con il supporto di Fondazione CRT Risorse +). Una campagna lanciata per raccogliere € 7.000 e sostenere la ricerca sulle condizioni di lavoro nel mondo dell’arte, da una prospettiva femminile. Un’idea nata da una riflessione condivisa tra il progetto R-set | Tools for cultural workers e l’associazione Rete al Femminile, per incoraggiare l’empowerment professionale e l’inclusione sociale anche in ambito artistico.  R-set | Tools for cultural workers è un progetto di Impasse che promuove il confronto fra professionisti e organizzazioni culturali per la discussione di strategie di sussistenza attraverso la formazione peer-to-peer. Rete al femminile è l’associazione nazionale dedicata alle donne che lavorano in proprio come libere professioniste, freelance o imprenditrici. La Campagna sarà presentata, subito dopo il lancio on line, domenica 11 novembre nel corso di un aperitivo, da Isola in Via Goito 15 a Torino (dalle 17.00 alle 19.00). Con i fondi raccolti sarà realizzato un libro che presenti il lavoro di 7 artiste e 7 ricercatrici sui temi dell’economia dell’arte e della cultura e delle politiche culturali. I saggi e i case studies si accompagneranno a opere grafiche, fotografiche e performative (in forma di documentazione). L’invito a partecipare per autrici e artiste avverrà attraverso una open call internazionale. I criteri di selezione saranno improntati all’inclusione e alle pari opportunità in materia di provenienza geografica, sociale e di caratteristiche personali. Il momento della selezione dei contributi per la pubblicazione sarà occasione, per la commissione selezionatrice, per un laboratorio di pensiero sulla trasparenza, la qualità e le linee guida dei criteri di valutazione dei progetti culturali. “Attraverso il premio vogliamo promuovere progetti, ma anche istituzioni, fondazioni e imprese virtuose che abbiano sviluppato un atteggiamento responsabile nei confronti dei lavoratori dell’arte, per quanto riguarda la loro remunerazione, e nei confronti del  pubblico, per quanto riguarda la ricaduta dei benefici generati dai progetti stessi”, racconta Nicoletta Daldanise, curatrice. Le artiste e le ricercatrici lavoreranno sui temi dell’equa retribuzione del lavoro artistico e culturale, la creazione di valore condiviso, l’impatto sul territorio, la responsabilità d’impresa, i modelli economici e normativi della scena indipendente, la partecipazione democratica di tutte le fasce sociali alle attività artistiche proposte, raccogliendo saggi, modelli di contratti, esempi di buone pratiche, contributi artistici. Infine, conclude Irene Pittatore, artista “Attraverso la distribuzione del libro e la premiazione delle artiste e delle autrici selezionate, prevista per la primavera 2019 a Torino, estenderemo i risultati della riflessione a vantaggio di altri professionisti, organizzazioni indipendenti, istituzioni e di tutti coloro che fruiscono abitualmente del lavoro artistico, presentando alcuni dei case studies presi in esame e riconoscendone pubblicamente la buona pratica messa in atto”.

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R-set | Tools for cultural workerscome responsabilità, ricerca, retribuzione. Il progetto promuove il confronto fra professionisti e organizzazioni culturali per la discussione di strategie di sussistenza attraverso la formazione peer-to-peer. È sviluppato dall’associazione culturale Impasse a partire dal 2014 attraverso un manifesto in progress e una serie di campagne di sensibilizzazione organizzate in collaborazione con le fiere d’arte e design a Torino (F(r)ee to be a cultural worker, 2015 e Who’s afraid of paying art&design workers?, 2016). Il pubblico e gli addetti ai lavori sono stati invitati a prestare il proprio volto e a diventare testimonial delle iniziative, indossando il merchandising progettato in collaborazione con DAD – Dipartimento Architettura e Design del Politecnico di Torino, Ferrino e Print Club Torino. R-set è tra i progetti vincitori della call Hangar Point di Hangar Piemonte, un servizio di incubazione di organizzazioni culturali dell’Assessorato alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte. www.r-set.it

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Rete al femminile è l’associazione nazionale dedicata alle donne che lavorano in proprio come libere professioniste, freelance o imprenditrici. www.retealfemminile.com