redazione il torinese

“Villa Morlini”

casa-chiusaIl povero Sparagnetti, che di nome faceva Gaudenzio, sacrestano pio e devoto di San Rocco, inorridì alla notizia. “Oh, mamma mia, che vergogna! Che vergogna per tutto il paese!”. Il pover uomo si teneva la testa tra le mani, scuotendola a destra e sinistra, disperato e sconvolto. L’ultima trovata del Borlazza era davvero scandalosa: trasformare Brovello Carpugnino in un set per un film di quelli scollacciati, con le attrici che interpretavano quelle signorine che un tempo praticavano il mestiere al riparo delle mura di quelle che venivano chiamate “case chiuse”. Roba da matti, da non credere alle orecchie. E già in giro c’era chi sogghignava, chi – tra amici – si dava di gomito strizzando l’occhio e chi biascicando qualche preghiera, tra un singhiozzo e l’altro, immaginava già di finire sulla bocca di tutto il Vergante. Lo Sparagnetti se li immaginava già, i discorsi ai mercati o nei bar dei paesi vicini: “Avete sentito la notizia? Quelli di Brovello metteranno su un gran casino. No, non una gazzarra..proprio un casino, di quelli dove i militari e quelli che avevano quell’abitudine andavano a dar prova della loro virilità”. E giù risate. “Una gran bella figura di emme”, sospirava il sacrestano. Intanto il Borlazza, vicesindaco factotum con l’ambizione di far le cose in grande e rimanere ( si esprimeva con queste parole..) “inciso nella memoria dei miei concittadini”, non stava più nella pelle. Nessuno aveva capito come mai la scelta del regista Amleto Ciaccorelli fosse caduta proprio su Brovello Carpugnino come set per le riprese del film ma sta di fatto che il piccolo comune aveva “bagnato il naso” alle più titolate concorrenti, da Verbania a Stersa, da Baveno ad Arona. Così, in quattro e quattr’otto Brovello, per i più ardimentosi, era diventata “Brovellowood” mentre per i critici , i bacchettoni e i benpensanti era assurta al poco edificante ruolo di “paese delle puttanate”.  Eppure, a ben vedere, i più erano attratti – per curiosità ma soprattutto per ammirazione – dalle belle donne che interpretavano le “signorine” di Villa Morlini, la casa di tolleranza che dava il titolo alla pellicola. “I bei tempi di Villa Morlini” poteva vantare un cast di prim’ordine, con le due protagoniste –  Silvietta Tocca e Melania Cantuccini – dotate di grande talento artistico ma anche di un notevole “personale”. Soprattutto la Cantuccini, ragazza dalle grandi misure del tutto naturali, non lasciava indifferente nessuno dei brovellesi di sesso maschile. Anche gli amministratori erano coinvolti nel film. Il sindaco Mariano Contatto e l’assessore Tripelli figuravano come semplici comparse mentre al Borlazza era stato proposto un ruolo un tantino più importante: quello del cliente abituale. Persino allo Sparagnetti era stata offerta una particina, da ragioniere contabile, prontamente e segnatamente rifiutata dal sacrestano che, a scanso d’equivoci, accompagnò il suo no con una decisa sgranatura del rosario e un imprecisato numero di segni della croce. In breve tempo e per qualche settimana, non si parlò d’altro sulle due sponde del Lago Maggiore.

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E anche sul lago d’Orta, nella zona di Mergozzo, in Ossola e giù, giù, a ridosso delle risaie della “bassa” novarese. Brovello, grazie al film, era sulla bocca di tutti. Nella ricostruzione scenica, accurata fin nei dettagli, nulla è lasciato al caso. Semmai si dava spazio  alla fantasia di coloro che – scrutando le ragazze che  si presentano in fantasiose combinazioni di veli , merlettature o deshabillé , in calze nere o guêpières – immaginavano di frequentare le stanze  dei bordelli di lusso, affrescate di dipinti erotici con angeli caduti in pose peccaminose e donne semivestite, mollemente sdraiate sui divani. Per i più anziani non era necessario un gran sforzo di fantasia ma semmai un rivangare lontani ricordi , rinverdendo episodi autobiografici, mentre per i giovani come il Borlazza era un tourbillon di novità ad alta tensione. Sì, perché il vicesindaco, costretto in un abito di foggia sartoriale anni cinquanta, rosso in volto come un peperone, si era talmente immedesimato al punto che il regista più volte dovette sospendere le riprese per calmarne gli ardori. E soprattutto per tagliare quel fastidioso e  ripetuto “Cavolo, cavolo” che il Borlazza non riusciva a disciplinare, intercalandolo ad ogni pur breve frase. Al vicesindaco il copione riservò anche una lunga battuta, fortemente critica nei confronti della senatrice Lina Merlin, veneta e socialista, firmataria della legge che chiuse i bordelli.  Rivolgendosi alla sua foto su di un giornale aperto sul banco dietro il quale sedeva la maîtresse Margherita, , la tenutaria della casa di tolleranza “Villa Morlini “ , nell’ultima sera d’apertura prima che chiudesse per sempre i battenti, la sera di sabato 20 settembre 1958 il Borlazza, sospirando a lungo, citava il senatore Pieraccini, uno dei più fieri avversari della Merlin, parlando delle anguille. Le anguille? Sì, le anguille. Infatti, il politico fiorentino disse “ Le anguille quando entrano in amore fanno un lunghissimo viaggio di migliaia di chilometri; vanno tutte quante a trovare il loro letto di nozze. Consideri, onorevole Merlin, quanto è potente lo stimolo sessuale!”. Solo che, detta dal Borlazza, la frase suonò ben altra, soprattutto quando aggiunse.. “Cavolo, altro che balle! Le anguille sì che ci danno dentro”. E così, tra uno stop e l’altro, prima che il regista e il cameraman dessero in escandescenze, la battuta venne cancellata, con il vicesindaco che non se ne faceva una ragione, masticando amaro ( “Che sfiga, che casa-chiusa-3sfiga..”) e il resto della troupe esasperata. Così, in breve, le riprese terminarono, con grande sollievo dello Sparagnetti, di Don Tullio e della maggior parte della comunità brovellese di sesso femminile. Un po’ d’amaro in bocca rimase, invece, al vicesindaco perché maturò il sospetto, senza capirne le ragioni vere, che l’esperienza della “Brovellowood” era quasi del tutto “andata a puttane”. Esito al quale, inconsapevolmente, aveva contribuito da protagonista, aggiungendo l’ultimo “tocco” di classe quando – rivolgendosi alle due protagoniste – le apostrofò con un sonoro “saprei io come farvi contente se vi avessi tra le mani, gallinelle”. Amleto Ciaccorelli  e la sua troupe se ne andarono da Brovello pronunciando un “grazie” piuttosto freddo e maldisposto. E al vicesindaco non restò che il pensiero, a metà tra l’incuriosito e l’invidioso, di quelle incredibili creature che, dalle acque dolci risalivano fino al Mar dei Sargassi all’unico scopo di copulare e riprodursi.

Marco Travaglini

DEBITI INGESTIBILI, SERAFINO DI LORETO ILLUSTRA COME USCIRNE

Il noto professionista bresciano spiega i benefici effetti per consumatori, aziende e privati della Legge 3/2012

Quando nacque quella che, in gergo, viene chiamata ‘Legge salva-suicidi’, l’Italia era reduce da una serie di imperdonabili perdite umane, dovute primariamente all’impossibilità, da parte di liberi cittadini ed altrettanti rispettabili imprese, di far fronte all’accumulo incontrollato di posizioni debitorie che solo un miracolo avrebbe potuto dirimere e risolvere.

Oggi la Legge 3/2012, altresì nota anche come ‘il fallimento del privato’, sta sempre più trovando larga applicazione presso i Tribunali italiani quale strumento privilegiato per restituire soggetti in difficoltà a livello dignitoso di una vita normale.

Facendo pace con il passato, e murando definitivamente la porta che ancora collegava ad esso. Tra i primissimi, in Italia, ad aver attuato con successo le disposizioni legislative in materia vi sono i professionisti di ‘SDL Centrostudi SPA’: un’azienda che vanta, caso unico del nostro Paese, un pool di avvocati, commercialisti, periti ed esperti aziendali e fiscali a vario titolo, in grado di fornire nel complesso un’assistenza globale, a 360 gradi, per le problematiche che afferiscono la gestione economica dei conti correnti e patrimoniali di privati e imprese.

In oltre 7 anni di onorato lavoro sul campo, il marchio bresciano fondato dal valente Serafino Di Loreto, già in passato stimato avvocato e docente universitario, ha recuperato un maltolto pari a oltre 250 milioni di euro ingiustamente sottratti ai legittimi proprietari (il popolo italiano) da banche e Fisco ingiusti.

Peraltro, sono in aumento i tribunali italiani che – comprendendo lo stato di crisi involontaria in cui versano moltissimi soggetti che mai, diversamente potrebbero risorgere dalle ceneri dei maxidebiti – tramite opportune procedure di legge previste proprio dalla 3/2012 consentono uno stralcio totale delle posizioni pendenti: con tagli anche di notevole rilievo, pari anche all’80% dei crediti dovuti.

Restituendo così, di fatto, la vita, il sorriso e la dignità di un futuro degno di tal nome a quanti più connazionali possibili.

 

Concerto d’Estate. Da Steve Reich

Venerdì 21 giugno, ore 21,30 / Domenica 23 giugno, ore 4,30 – Aspettando l’alba

San Secondo di Pinerolo (Torino)

Lasciarsi prendere dalle note della grande musica, immersi nella magia senza tempo di un Parco secolare. Al calar del sole. O alle prime luci dell’alba. A voi la scelta. Ben sapendo che le emozioni saranno comunque assicurate a iosa, in entrambi i casi. L’occasione è fornita dalla decisione comune della Fondazione Cosso e del Progetto artistico “Avant-dernière pensée” di presentare per il quarto anno consecutivo al Castello di Miradolo (via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo) – dopo il sould out delle edizioni precedenti – l’inedita rilettura di “Music for 18 musicians” di Steve Reich, proposta nella radura degli alti tassoidi del Parco. Due le performance in programma. Distinte ma complementari, rivelano l’anima del “Concerto d’Estate”, fra i momenti più intensi e apprezzati nella programmazione estiva della Fondazione presieduta da Maria Luisa Cosso: la prima al calare della sera, alle 21,30, la seconda al nascere del giorno, alle 4,30, aspettando l’alba. Al pubblico, la possibilità di scegliere l’una o l’altra opzione o, ancora meglio, di aderire ad entrambe, per non perdere l’esperienza dei suoni che all’alba aiutano il risveglio della natura e accompagnano il primo canto degli uccelli, ma neppure il fascino del calar del sole, quando il Parco si addormenta e nella radura, in un silenzio magicamente assordante, fanno capolino le lucciole. “Le due ‘performance’– spiega Roberto Galimberti, ideatore del progetto – indagano il tema del rapporto fra ‘natura’ ed ‘artificio’: l’evento è infatti concepito appositamente per la radura degli alti tassoidi del Parco storico e in relazione al variare della luce naturale sotto le chiome. Mentre il pianoforte, la marimba e il toy piano, sparsi sotto i grandi alberi, creano la cadenza e l’impianto regolare e meccanico della composizione, l’elasticità delle corde degli archi, il violino e il violoncello e, soprattutto, la voce contrappongono un’altra pulsazione che è un soffio, un respiro in cui ascoltare il suono dell’organico e della vita”. Il pubblico potrà seguire “dal vivo” tutte le 18 linee originarie della composizione, ma a suo piacimento potrà anche passeggiare negli oltre 400 mq. della radura e fruire dell’esecuzione soltanto attraverso particolari cuffie Silent System luminose. Ad accompagnare le esibizioni musicali, saranno anche un ingegnoso disegno di luci, atte a segnare il mutare delle scene, e una particolare installazione video, realizzata filmando una natura mediterranea selvaggia ed incontaminata. Venerdì 21 giugno, in occasione del concerto serale, le luci e l’installazione video invaderanno idealmente il buio della notte, come a compensare la paura o l’inquietudine dell’oscurità, mentre scompariranno quasi la mattina di domenica 23 giugno, lasciando il posto alla luce dell’alba diffusa nella radura. Cinque gli esecutori del Concerto: Roberto Galimberti ( violino e direzione), Francesca Lanza (voce), Laura Vattano (pianoforte), Marco Pennacchio (violoncello) e Alberto Occhiena (marimba). I tecnici: Marco Ventriglia (audio e supervisione tecnica) ed Edoardo Pezzuto (luci).

Obbligatoria la prenotazione allo 0121/502761 o prenotazioni@fondazionecosso.it

g.m.

Nelle foto
– Il piano: Laura Vattano
– La marimba: Alberto Occhiena
– Il violoncello: Marco Pennacchio
– La radura del Parco

Appendino tira dritto sulla nuova Ztl

La sindaca Chiara Appendino conferma il progetto della nuova Ztl, dopo le dichiarazioni contrarie del nuovo presidente della Regione Alberto Cirio: “Andiamo avanti sulla nostra strada, stiamo facendo un percorso e dialogando con tutti coloro che vivono e fanno parte della comunità del centro città, incontreremo anche i commercianti. Il nostro obiettivo è partire il primo gennaio 2020, non credo che il presidente della Regione possa bloccare un progetto della città già iniziato. Cercheremo di convincere la Regione e se non la convinceremo andremo avanti comunque”.

Il “sosia” di Pirlo denunciato per truffa

Un 48enne di Valenza che raggirava i commercianti spacciandosi per Andrea Pirlo, ex calciatore della Juve è stato smascherato dalla polizia e denunciato per truffa e sostituzione di persona. Il truffatore telefonava ai negozianti ordinando abiti per migliaia di euro e chiedendo anche un po’ di sconto. La compagna si spacciava come collaboratrice  e passava a ritirare gli i capi di abbigliamento. E’ stato lo stesso Andrea Pirlo (quello vero) a presentare  querela dopo avere ricevuto una numerosi  solleciti per acquisti che non aveva mai fatto.

La questione morale riguarda tutti, sinistra compresa.

Diceva in tempi non sospetti Carlo Donat-Cattin che la “questione morale si può affrontare in due modi: o con i moralisti o con i moralizzatori”. La battuta, come sempre, era di rara intelligenza e di grande coraggio. Soprattutto perche’ e’ stata pronunciata all’inizio degli anni ’80 quando era di dominio pubblico che solo e soltanto la sinistra aveva il monopolio esclusivo della moralità in politica e, di conseguenza, nella società. Il resto, tutto il testo, era inesorabilmente e fatalisticamente esposto al vento della corruzione, del malcostume italiano e del del decadimento etico. Per fermarsi alle parole dello statista piemontese, il moralista e’ colui che individua il male, si scaglia contro con parole veementi e denunce implacabili e, alla fine, individua se stesso e la sua parte politica come la soluzione ottimale per risolvere il problema. Il moralizzatore, al contrario, una volta centrato il problema, individua nella politica – cioè nella normativa e nella legge – lo strumento più adatto per risolvere la questione. Ben sapendo che il comportamento umano lo puoi sempre e solo disciplinare e correggere attraverso le leggi della tua coscienza . Cioè attraverso i valori, i principi e l’etica che ti accompagnano. Ora, lo scandalo che ha investito recentemente la magistratura italiana – nello specifico il suo organo supremo, il CSM, – ci conferma, per l’ennesima volta, almeno 3 cose. Innanzitutto nessuno in Italia può rivendicare di avere il monopolio esclusivo della moralità, della correttezza e della trasparenza. E quindi neanche la sinistra o chi sventola, sempre più goffamente, la bandiera del moralismo, della verginità e della purezza a prescindere. Non c’è alcuna superiorità morale da parte di chicchessia. Anzi, come ricordava anni fa proprio DonatCattin, chi se ne impossessa di norma e ‘ peggio degli altri. Perché si comporta come con tutti gli altri ma pretende, al contempo, di essere superiore agli altri. O meglio, di essere più corretto e più trasparente degli altri. In secondo luogo non c’è attività umana dove si possa tranquillamente sostenere che si è immuni da qualsiasi tentazione. Anche quando la magistratura, o alcuni suoi settori, viene coinvolta da questa tentazione, emerge la sensazione se non la certezza, che la cosiddetta “questione morale” attraversa orizzontalmente la società italiana. Perché, appunto, tocca orizzontalmente la società italiana. Certo, pur senza fare di tutta l’erba un fascio e senza mai generalizzare. Ma le cosiddette “mele marce” sono presenti, purtroppo, dappertutto. In terzo luogo, l’unico antidoto che può contrastare questa ricorrente e latente tentazione, resta quello di saper unire in modo armonico e fecondo la “cultura del progetto”, cioè la propria attività – qualunque essa sia – con la “cultura del comportamento”, cioè con una rettitudine morale ed etica. Secondo l’antico insegnamento cattolico democratico e popolare. Il che, come ovvio, non deve essere sbandierato, descritto o raccontato ma solo e soltanto vissuto e praticato. Frutto della propria etica, dei propri convincimenti e dei propri valori di riferimento. Ecco perché la celebre distinzione tra “moralisti” e “moralizzatori” continua ad essere feconda, e conserva una bruciante attualità. Per la semplice ragione che la questione morale la si affronta ogni giorno. Senza arroganza politica, senza superiorità morale e, soprattutto, senza esclusivismi etici. Ma solo e soltanto con l’esempio, la testimonianza e la fedeltà coraggiosa e coerente ai principi e ai valori che ci ispirano. Laici o cattolici poco importa.

Giorgio Merlo

THOMAS TIME La spada della speranza

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Thomas Vaniglie è un ragazzo che vive a Torino con i suoi genitori adottivi; fin da piccolo ha sempre conosciuto le condizioni che lo hanno portato lì. Tutti lo chiamano Thomas Time per via di una voglia a forma di doppia “t” che ha sulla gamba. È però un ragazzo “spezzato”, perché a causa della sua situazione non riesce a farsi amicizie e a scuola è costantemente preso di mira dai bulli in maniera molto pesante. Durante una vacanza estiva le cose cambiano, e Thomas scopre molte verità che lo conducono ad affrontare una meravigliosa avventura. Thomas all’inizio è riluttante, ma in seguito accetta la missione in quanto unico discendete di un ordine di guerrieri appartenenti a un mondo parallelo, chiamato Noth World. Thomas scopre così sentimenti ed emozioni che non conosceva e che lo trasformeranno in modo radicale. Imparerà ad avere fiducia in se stesso e nell’amicizia, scoprirà la storia della sua gente nativa e soprattutto potrà sentire i suoi genitori vicini per la prima volta.

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L’autore

Mi chiamo Alessandro Casamatti, sono nato a Parma il diciassette luglio del 1999, vivo a Viarolo (PR) dove frequento il Liceo di Scienze Umane. Fin da piccolo il mio sogno è sempre stato quello di scrivere romanzi, perché la mia più grande passione è leggere grandi autori sia del passato: Franz Kafka o J.R.R. Tolkien che contemporanei: Khaled Hosseini e J.K. Rowling, mi immergo sempre nelle loro storie che sono diventate per me una vastissima fonte d’ispirazione. Grazie a questi grandi autori, ho deciso di voler diventare scrittore e l’anno scorso il desiderio di pubblicare un libro è diventato realtà quando la casa editrice BookSprint Edizioni ha pubblicato il mio primo romanzo: “Il Giocattolo Dei Ricordi”.

 

CAPITOLO 1- IL TROVATELLO

 

Nel 1986 i coniugi Lorenzo e Giovanna Vaniglie, venticinque anni lui e ventitré lei, erano appena andati a vivere insieme in una graziosa casa su 2 piani, in via Po a pochi passi dal giardino reale. Lorenzo lavorava come architetto presso il cantiere di una ditta chiamata Yard Ware, era specializzato nella costruzione di palazzi commerciali. Era un ragazzo alto quasi un metro 1e 90 cm, aveva le braccia piene di peli neri, come i capelli e gli occhi. Inoltre i capelli erano molto lunghi e neri, legati con una fascia. Giovanna invece era un po’ più bassa, con i capelli biondi e gli occhi azzurri, dovunque andasse teneva la mano attaccata alla tracolla della borsa, era un’ottima cuoca e anche una grande esperta di letteratura. Stava cercando di laurearsi in letteratura, perché voleva diventare una famosa scrittrice di romanzi fantasy e ne stava già buttando giù uno. Non avevano figli maschi, avevano solo una figlia di nome Alessia di 2 anni, molto vivace e iperattiva. Lorenzo aveva un fratello maggiore di nome Federico che faceva l’avvocato, il fratello però credeva nell’esistenza del soprannaturale e dei fantasmi, perché credeva di averne visto uno da piccolo ed è per questo che possiede una tavola Ouija e foto di persone defunte su tutte le pareti e ogni sera prima di addormentarsi cerca di parlare con i defunti e inoltre crede di poter vedere il futuro. Solo a casa è così al lavoro si comporta come se niente fosse. Lorenzo non voleva che la figlia passasse troppo tempo con suo fratello, per paura che venisse influenzata dalla sua strana abitudine. Solo una volta Alessia era rimasta sola con lo zio Federico, perché i genitori dovevano lavorare e non c’era nessuna babysitter disponibile, dopo solo quella volta Alessia aveva iniziato ad avere incubi ogni notte, cosi Lorenzo decise di tenere lontano la nipote dallo zio, il quale l’aveva influenzata con una fantomatica visione di lei insieme a qualcun altro più piccolo che lui denominò come il suo futuro fratello, dopo quella volta Alessia cominciò a svegliarsi nel cuore della notte piangendo, e Giovanna capì che era per colpa di quello che lo zio le aveva raccontato.

 

Leggi anche: https://www.booksprintedizioni.it/autore/alessandro-casamatti

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CHIEDE UN PRESTITO MA VIENE TRUFFATO

La settimana scorsa la Polizia di Stato ha denunciato cinque persone per il reato di truffa

Nello specifico, pochi giorni prima, si era presentato all’Ufficio denunce della Questura di Vercelli un uomo che aveva dichiarato che, ad Ottobre 2018, avendo la necessità di affrontare cure mediche molto costose, aveva iniziato la ricerca di un prestito di denaro on line della cifra di euro 40000.

 

Pochi giorni dopo l’inizio della ricerca, veniva contattato telefonicamente da un uomo che, presentandosi come un intermediario finanziario francese, gli proponeva il prestito dell’intera somma da lui richiesta ad un tasso d’interesse molto conveniente.

Per sbloccare il prestito l’uomo avrebbe dovuto effettuare una ricarica su postepay di alcune centinaia di euro, ottenendo la promessa che nel giro di 24 ore dall’operazione di ricarica avrebbe ricevuto il bonifico della cifra di cui necessitava.

 

Per convincerlo della bontà dell’operazione “l’intermediario francese” inviava sulla mail personale dell’uomo la modulistica necessaria per l’attivazione del prestito e, dopo averla regolarmente compilata, quest’ultimo la rispediva all’indirizzo email da cui era stata spedita; dopodiché, convinto della genuinità della proposta, effettuava la ricarica postepay per alcune centinaia di euro.

 

Nei giorni successivi però l’uomo riceveva altre email dal presunto intermediario francese con le quali quest’ultimo chiedeva il pagamento di altre cifre di denaro, sempre da effettuarsi a mezzo ricariche postepay, necessarie per le spese burocratiche, quali notaio ed assicurazione.

 

Essendoci stati anche frequenti contatti telefonici tra “l’intermediario” e l’uomo, quest’ultimo sempre più convinto della bontà dell’operazione, effettuava tutti i bonifici richiesti; all’atto della denuncia, erano stati versati circa euro 9.500 (novemilacinquecento).Solo dopo svariati pagamenti senza mai ricevere la cifra richiesta come prestito, l’uomo, capendo di essere stato truffato, decideva di contattare la Polizia di Stato e sporgere regolare denuncia. A questo punto gli uomini della Trattazione Atti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico iniziavano un’attività di indagine lampo che permetteva di identificare cinque persone, intestatarie delle carte postepay e dei numeri di telefono dai quali l’uomo veniva contattato, e di deferirle in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria per il reato di truffa.

 

Eroina in pietra e droga nei barattoli: interviene la polizia

Nel contesto di attività info-investigative, gli agenti del Commissariato “Dora Vanchiglia” hanno individuato due cittadini italiani, un trentottenne e un cinquantenne, responsabili distintamente del reato di produzione, traffico e detenzione di sostanza stupefacente

Sabato mattina i poliziotti hanno effettuato una perquisizione domiciliare in corso Casale. Qui hanno trovato circa 25 grammi di hashish e marijuana custoditi all’interno di due barattoli in vetro, un coltello con tracce di stupefacente e un bilancino di precisione.

Il controllo, esteso al box di pertinenza del trentottenne, ha permesso agli operatori di scoprire che il proprietario nascondeva nel seminterrato un armadio in tela coibentata con all’interno un piccolo ventilatore, una lampada alogena con portalampada in metallo riflettente, un estrattore con filtro di spurgo e una ventola di immissione aria, il tutto era collegato ad un trasformatore con temporizzazione e un termostato per il controllo della temperatura e dell’umidità.

Con molta probabilità la piccola serra artigianale è stata utilizzata dal 38enne per produrre la marijuana, ma, il forte odore diffuso lo ha fatto desistere dal proseguire la produzione.

All’interno della rimessa è stata trovata anche un’altra lampada a led con 4 riflettori, una bicicletta del bike sharing priva di blocco di sicurezza e un altro barottolo in vetro con 100 grammi di marijuana.

Il responsabile è stato denunciato in stato di libertà per produzione, traffico e detenzione di sostanza stupefacente nonché per il reato di ricettazione.

Nei giorni precedenti invece, gli agenti dell’ufficio Investigativo hanno sequestrato In via Giulia di Barolo altri 150 grammi di eroina in pietra, materiale per il confezionamento dello stupefacente, un bilancino di precisione, due coltelli con tracce di droga, 3 telefoni cellulari e oltre 800 euro in denaro contante.

I poliziotti, coadiuvati dall’Unità Cinofila, hanno scoperto che il cinquantenne nascondeva nel bagno di casa gran parte dello stupefacente, in una cassaforte posta dietro alcune piastrelle ad attacco magnetico. la restante parte è stata rinvenuta nei pressi dell’ingresso all’interno di una scatola di cartone e sulle mensole della cucina. L’uomo è stato arrestato per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.