redazione il torinese

FIAT Torino basket – Pistoia… un’anima per vincere

Una partita dai due volti e con più facce nei volti… con spiriti d’animo diversi tra tutti gli “astanti” e gli attori protagonisti in campo. Una partita che ha vissuto tutte le componenti emotive dei drammi perfetti delle fiabe antiche. Uno scenario che si apre con tantissimi bambini pronti a seguire la storia che verrà narrata (i bimbi, tantissimi, delle scuole basket di vari centri del Piemonte, c’erano veramente!), una storia che parte tentennante con i “nostri” eroi subito in difficoltà, con gli eroi “cattivi” a fare la parte del lupo che mangia i sogni.

Un intervallo che segnala impietoso FIAT Torino 36 – Pistoia 50: si prospetta il baratro e i cori di disappunto non sono che l’inevitabile conseguenza. E poi la fiaba prende il corso che tutti (o quasi…) vorrebbero: i buoni tornano a segnare, tornano a recuperare, i cuori si scaldano e alla fine, pur con i soliti momenti di palpitazione, tutti vissero felici e contenti con la vittoria della squadra del cuore per 86 a 80. Eh sì, magari! Purtroppo, pur con la vittoria, gli animi non sono tutti felici, anche se le esultanze di molti giocatori sembrano sincere. La partita di ieri ha evidenziato sicuramente alcune lacune di gioco, che sono state anche ben trafitte dai giocatori di Pistoia, ma, ad onor del vero, bisogna dire che l’intensità della FIAT del secondo tempo ha coperto le lacune al momento tattiche in modo da rendere difficile il gioco degli avversari, concedendo loro solo 17 e 13 punti nei quarti conclusivi. Se è giusto dare le colpe è altrettanto giusto dare i meriti quando ci sono ed il secondo tempo è stato vinto 50 -30 dalla FIAT Torino.

Sicuramente abbiamo tre, quattro giocatori sugli scudi: Dallas Moore, leader e velocissimo giocatore emozionante come dai tempi di Jerome Dyson non si vedeva (commento di una tifosissima Auxilium), Hobson, meno incisivo a canestro ma passatore eccelso (splendido assist no look per Jaiteh!) questa volta e gran uomo d’ordine e di carica, Mam Jaiteh preciso dal campo (7 su 7) e splendido ottimizzatore del gioco di ieri sera, e, nella seconda parte soprattutto, Tony Carr che ha dato un contributo deciso alla rimonta. Nel lato dei buoni è pero doveroso inserire anche Carlos Delfino, che quando i momenti sono importanti segna i canestri che contano: contro Trento la bomba da 4 punti (non c’è ancora il tiro da 4…ma arriverà…ma in questo caso tiro segnato da tre più fallo) e contro Pistoia bomba da tre verso fine partita per rimettere Torino in contatto, quando un errore avrebbe potuto significare sconfitta.

Gli altri…Wilson non è quello di inizio stagione, ma nel “reparto dietro”, in pochi se ne sono accorti, ha contribuito molto ad alzare l’intensità difensiva, ma è ovvio che da lui (oltre ad una splendida stoppata millimetrica decisiva su Auda alla fine della partita) ci si aspetti di più. Mc Adoo, fischiato e supportato da un eroico gesto da vero capitano di Peppe Poeta all’uscita dal campo dopo un cambio, ha però giocato gli ultimi 4’ di gara in maniera quasi impeccabile, ma è ovvio che non possa essere sufficiente e debba contribuire di più visto che i numeri non mancano.Il coach: sicuramente il mondo italiano è differente da quello da lui sempre vissuto e alcuni momenti lo evidenziano, ma questa squadra ha sicuramente una caratteristica, e non è un coro sportivo: non molla mai! Sotto di 14 vince di 6, sotto di 25 recupera fino a meno 3, e tante altre volte è successo così. Sarebbe ora di non dare sempre il vantaggio agli avversari e dover sempre inseguire, ma almeno questa la si è vinta. Però è una caratteristica importante, e anche il coach ha sicuramente contribuito anche se nei finali è successo qualche volta di crollare in verticale in pochi secondi, non minuti. Tacciare però di incapacità coach Larry Brown è sinonimo di non conoscenza della storia del basket. E’ evidente che la situazione sia migliorabile, ma è anche vero che “questa” squadra, ossia i giocatori attuali, giocano insieme da poco tempo. Non è una scusante, ma è un fatto. Due vinte su tre nelle ultime giornate sono un bel viatico. Durerà? Speriamo di sì.

E termino con una piccola considerazione importante: quanta gente c’era ieri a vedere la partita? Tanta, tantissima! Tanti erano anche ospiti? Ok. Ma voi andreste ospiti di qualcuno o a veder qualcosa che non interessa? Ovvia la risposta. E allora? Torino ha fame di basket, adora il basket, ha i suoi pronipoti nel basket: a tutti coloro che amano questo sport, a tutti coloro che tifano per questa squadra, deve interessare che tutto questo rimanga ed esista qui anche nel futuro. Non ci sono solo i giocatori che ogni anno, chi più chi meno, cambiano maglia, ma tutto un gruppo di persone che permettono che tutto questo accada, che non vedete mai ma che grazie al basket non diventano più ricchi ma semplicemente lavorano perché lo spettacolo possa esistere. Anche per loro, per tutti quelli che nell’ombra ci permettono di vedere queste emozioni, corriamo al Palavela a tifare per i colori Gialloblù della FIAT Torino: i giocatori e i coach devono capire e sentire che oltre ad un pallone di cuoio da mandare in un canestro, ci sono molti cuori e anche delle famiglie intere che vivono delle loro gesta ed azioni, ed esserne all’altezza deve essere uno sprone che va oltre il proprio semplice dovere di giocatori e allenatori.

GO ON Torino, questo è il basket, questa è …Torino.

Paolo Michieletto

Marchio aggiudicato, il Salone del libro resta qui

Librolandia rimane a  Torino. Il marchio è stato aggiudicato all’asta da Torino città del libro, l’ associazione dei fornitori della rassegna,  per la cifra di 600 mila euro. La busta è stata aperta nello studio del notaio Bima, era l’unica offerta. Il finanziamento dell’asta è avvenuto da parte di Fondazione Crt, con 200 mila euro e  Compagnia di San Paolo,  400 mila euro. I privati organizzeranno la manifestazione e gli eventi culturali saranno curati dalle istituzioni pubbliche. La kermesse libraria è in programma dal 9 al 13 maggio 2019.

La Mole colorata di rosso

La Mole Antonelliana viene illuminata di rosso alla vigilia e nella notte di Natale. Ne ha dato notizia su Instagram, la sindaca Appendino. L’iniziativa è del Comune in collaborazione con  il gruppo Iren.

Esiste ancora lo spirito del Natale?

Di Barbara Castellaro – Marco Travaglini

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Se comandasse lo zampognaro che scende per il viale, sai cosa direbbe il giorno di Natale? Voglio che in ogni casa spunti dal pavimento un albero fiorito di stelle d’oro e d’argento.In questa filastrocca di Gianni Rodari è racchiuso, quasi fosse una di quelle palle di vetro con il paesaggio innevato, lo “spirito” del Natale. Ma esiste ancora lo spirito del Natale? Che cosa resta della religiosità dell’Avvento, dell’attesa della nascita, in una stalla, di un bambino, destinato a salvare l’umanità? Quello che un tempo si riassumeva in un messaggio d’amore, di umiltà, semplicità, redenzione, oggi non esiste più. “Quel Natale”, più povero di regali, ma più ricco di sensazioni, è sempre più lontano dall’immaginario dei bambini e dei genitori di oggi. Non è solo una questione di consumismo. E’ che la logica del donare qualcosa a qualcuno – un gesto che può significare anche rinuncia e, soprattutto, amore per l’altro, è sempre più soppiantata da quella del comprare, una febbrile ed egoistica dipendenza dall’acquisto. Tra il dare e l’avere, l’ago della bilancia pende sempre più verso quest’ultimo. Oggi più che mai conta apparire, non essere. Quell’essere “più buoni e un po’ meno egoisti” è un ricordo lontano, sfumato, sfocato. Il Natale moderno con l’albero, i regali, Babbo Natale, i buoni sentimenti e i biglietti d’auguri sono un’invenzione anglosassone, d’epoca vittoriana, e il suo principale interprete fu uno dei più grandi romanzieri dell’Ottocento, Charles Dickens. In “Canto di Natale”, suo malgrado, lo scrittore inglese inventò gran parte della mitologia che, oggi, costituisce la tradizione natalizia: il pranzo, la famiglia, le vacanze, la neve, i regali, la beneficenza, i canti, i dolci e addirittura il vin brulé. Tutto, o quasi: mancano il panettone o il pandoro e, data l’epoca, l’alluvione tecnologica di messaggi ed e-mail, tutte uguali, replicate all’infinito. Con quel libro – che racconta della fantastica storia dell’avarissimo Scrooge che diventa generoso, dopo la visita di tre spettri proprio durante la notte di Natale – pubblicato il 18 dicembre 1843 e che vendette seimila copie nella prima settimana (per l’epoca, un bestseller), Dickens mise in fila i “nuovi valori” che questa festività intendesa rappresentare: la famiglia riunita, lo spirito di carità che biasima l’ingiustizia sociale e la povertà, descrivendo a suo modo quell’Inghilterra rurale dell’epoca destinata a fare da sfondo alle cartoline di auguri con i teneri e dolci paesaggi innevati. Quelle cartoline fecero la loro comparsa nello stesso anno a Londra, quando un uomo d’affari, Henry Cole, incominciò a venderle in un negozio d’arte nella centralissima Bond Street. Si fa risalire a questo momento la nascita di quel Natale “moderno” che, poi, l’evoluzione consumistica ha adattato, necessariamente, ai tempi. Eppure, nel corso dei secoli dell’era cristiana, il Natale, perché festa che sottolinea un mistero centrale del cristianesimo, quello di un Dio che si fa uomo, ha ispirato, e non poteva che essere così, tutta una serie di testi letterari: dall’innografia liturgica alla poesia, fino alla narrativa. Si è scritto molto sulle giornate in cui Gesù nasce per salvare il mondo. E molto si è scritto sull’inverno e sulla neve. Uno dei più grandi autori del secolo scorso, Mario Rigoni Stern, amava molto l’inverno. Diceva che è il momento delle riflessioni della vecchiaia e anche la gioia dei bambini che, quando arriva la prima neve, con la bocca aperta guardando il cielo, s’impegnano a raccogliere i fiocchi che scendono. L’inverno è anche una tavola grande, dove si sta in tanti e un fuoco che brucia per scaldare. È la stagione fatta per leggere, per le capriole, le corse nella neve, il freddo, il gelo e il Natale. C’era, c’è nelle memorie e nei libri di Mario tanta saggezza. Proviamo a seguirlo nelle sue riflessioni: “Cerchiamo di liberarci dai nostri condizionamenti e riconquistiamo ciò che ci fa rivedere le stelle e non solo in senso metaforico. Ricordo una notte in Germania, era inverno: che meraviglia! Che silenzio! Un cielo pieno di stelle! Si erano spente tutte le luci e sembrava d’essere tornati indietro non di cinquant’anni, ma di settanta-ottanta. Nella vostra vita vi auguro almeno un blackout in una notte limpida!”. Un cielo stellato consente, non soltanto nel periodo di Natale, di sognare un mondo diverso, non facilmente raggiungibile, ma certo più autentico, più giusto, più desiderabile. Vincent Van Gogh, mentre realizzava i suoi incredibili cieli stellati di oro, attraversati da vortici e controvortici cadenti, scriveva: “Se prendiamo il treno per andare a Tarascon o a Rouen, possiamo prendere la morte per andare in una stella”, una stella raggiungibile soltanto attraverso il sogno o la morte che del sogno è sorella maggiore, la grande alleata di chi è stanco.Ed è una stella, la sua stella, personalissima e lontana, che il Piccolo Principe di Antoine de Saint Exupery vuole raggiungere, a qualunque costo, perché solo lassù potrà essere felice, perché solo da lassù potrà regalare al protagonista sonagli di stelle, stelle che sanno ridere. Il Natale non è solo quello delle luci colorate, ma una festa più intima, raccolta, capace di stupire e far riflettere, persino di toccare il cuore. Forse, al netto della bramosia dell’avere e dell’apparire, è questo il Natale più vero, quello che amiamo e rimpiangiamo al tempo stesso, anche se fingiamo che non sia così, per non sentirci fuori dalla realtà attuale, anche se fatichiamo ad ammetterlo persino a noi stessi.

 

 

Softball: ufficializzati i gironi del campionato di serie A2

Alla vigilia delle feste natalizie la Federazione Italiana Baseball e Softball ha reso noto i gironi dei campionati nazionali, la Reale Mutua Jacks Torino conosce così le avversarie della prossima stagione

La squadra torinese è stata inserita nel girone A di serie A2,  gruppo che raccoglie le otto squadre che geograficamente occupano la parte occidentale della Penisola a rappresentanza della Lombardia, del Piemonte, dell’Emilia Romagna, della Toscana e della Sardegna. Proprio per questo motivo il team della manager Maristella Perizzolo, oltre ad affrontare la doppia sfida in terra sarda contro il Nuoro ed il Supramonte Orgosolo, i match di New Bollate e di Legnano e giocare l’ormai il classico derby contro i cugini de La Loggia, dovrà spostarsi in provincia di Parma dove farà visita al Crocetta e viaggiare per 350 km nell’inedita trasferta di Livorno. Ora si attendono i calendari per avviare l’organizzazione al campionato di A2 2019, che inizierà nel mese di aprile.

Ecco la composizione dei gironi:
GIRONE A
Reale Mutua Jacks Torino, La Loggia (TO), New Bollate (MI), Legnano (MI), Nuoro, Supramonte Orgosolo (NU), Crocetta San Pancrazio (PR), Liburnia Livorno

GIRONE B
Castionese (UD) , Stars Ronchi (GO), Dynos Verona, Rovigo, Massa, Macerata, Cali Roma, Sestese (FI)

CONCERTO SOLIDALE PER CELEBRARE IL NATALE

Le associazioni della comunità della Chiesa di Scientology di Torino hanno realizzato un concerto solidale il cui ricavato sarà devoluto all’IIS Giuseppe Peano in collaborazione con enti, associazioni, cittadini ed artisti di diversa estrazione che hanno condiviso le finalità dell’iniziativa.
Gloria Perotto, responsabile della Chiesa di Scientology di Torino, ha ringraziato i comitati di quartiere, l’associazione di promozione sociale Impresa e Territorio della Spina Reale dove si è svolto il concerto, il pubblico e ovviamente gli artisti.Nei primi giorni del 2019 verrà comunicata la destinazione dei fondi raccolti, mentre già si progetta di replicare entro la metà del prossimo anno.
“Mi è stato chiesto come mai organizziamo in continuazione cose del genere, piccole o grandi che siano. Un fedele di Scientology – spiega Gloria Perotto – considera un dovere aiutare gli altri e assumere responsabilità per la società e per il mondo. In base agli insegnamenti del nostro fondatore L. Ron Hubbard il più grande diritto che c’è non è il diritto al voto, non è il diritto alla libertà di parola o di stampa o religione o nessun’altra cosa. Il più grande diritto che esiste nei diritti umani è il diritto di aiutare. E questo è completamente aderente al vero spirito del Natale.”

Il gioco dell’oca non basta a vincere contro i gialloverdi

Difficile definire i pentastellati. Probabilmente ognuno è quel che è. Non hanno tratti comuni con noi mortali che fino ad oggi ci siamo abituati alla vecchia politica, con i vecchi comportamenti dei vecchi politici. Nella nostra città al ballottaggio c’ è stato un plebiscito per la Chiara Appendino. 5 anni prima Piero Fassino aveva vinto al primo turno superando il 60 % . Diciamolo in altro modo. Sono bastati neanche tre anni e i torinesi hanno conosciuto l’ homo pentastellato per poi ricredersi sulle scelte fatte. Poi conosciuti meglio di Maio Toninelli e Castelli il giudizio negativo si è sedimentato. Esiste ed esisterà lo zoccolo duro, indubbiamente. Ma gli irriducibili si schermiscono: perché non giudicate quello che hanno fatto quelli del PD?  Risposta: già fatto, come hanno confermato i risultati elettorali. Poi mi sembrano come quello che chiede: dove stai andando ? La risposta: porto pesci. Non c’entra evidentemente nulla.
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Anche i leghisti in fondo non se la passano molto bene. Persino un bambino capisce che sulla manovra economica hanno iniziato con  “Spezzeremo le reni all’ Europa” e poi hanno letteralmente calato le braghe. Ed eccolo il solito Berlusca che fa trapelare un sondaggio riservatissimo che vede  il carroccio e  i pentastellati  arretrare di oltre 10 punti. Novità? Mi sembra chiaro che la luna di miele sta finendo, con un matrimonio neppure consumato. Non ci vorrà la Sacra Rota per scioglierlo. Persino il riflessivo Castagnetti sprona il suo amicissimo Salvini nel lasciare perdere. Ovviamente dopo le europee, ma lasciar comunque perdere. Mi ha convinto le affermazioni di un leghista canavesano: “Impossibili le alleanze elettorali con i pentastellati. La nostra base è nettamente contraria”. Tutta ? “Tutta”. Salvini ha poco tempo. Salvini non ne ha. Mai come oggi vale il famoso detto “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”. L’alleanza tra Borboni ed Asburgo non esiste più. Non serve continuare a dire di godere di ottima salute quando la febbre alta produce solo delirio.  Persino un bambino se n’è accorto.
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Ed eccoli i guastatori. Sempre in senso politico.  L’ex senatore Stefano Esposito continua nello sparare sul quartier generale di ciò che rimane del suo partito, il  PD. Non è stato di promessa. Mi sono stufato non farò più politica. Ritorno al mio lavoro. Lo sappiamo, è più forte di lui e lo apprezziamo. Questo ritorno del tema della Tav è stato per lui il cacio sui maccheroni. Sulla Tav costruiamo il fronte del Nord. Logicamente i leghisti sono arruolati a pieno titolo. Del resto Molinari è arrabbiato per  lo scippo dei soldi olimpici in quota Piemonte. Arrabbiato verso il governo, non verso il suo Capo Salvini. Aveva detto: vado io a trattare con Bruxelles. Ma anche Mattarella gli ha fatto sapere che erano meglio Conte e Tria. Loro qualcosa di più ne sanno. Ed allora, il Fronte del Nord? Obiettivo: due fronti piemontesi. Fronte del Nord, e pentastellati  con la sinistra sbrindellata insieme. Se mai avvenisse l’esito è scontato a favore del primo. Con Chiampa candidato? La ciliegina sulla torta. Personalmente la vedo dura. Ma oramai tutto é possibile. Non si è fatto nulla ma proprio nulla in questi tre anni a Torino. In questi 10 mesi in Italia. Anzi qualcosa si è fatto. Si è peggiorata la situazione complessiva. Ma qualche movimento di “ribellione” c’è. Solo che mi sembra un movimento circolare. Come il gioco dell’oca si torna alla partenza. E il Pd? Troppo indaffarato nelle beghe interne.
Patrizio Tosetto

A Torino elegante

di Fabio Strinati

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Vallate alpine che si espandono

fino a rispecchiar nell’anima Taurasia,

della sua parte collinare e piana

e spesso soleggiata agli occhi del Po,

una goccia d’acqua che la bagna

di poetica rugiada!

 

Negli inverni asciutti e da contorno,

che vi si rivelano le geometrie

dei quattro fiumi e sul volto acceso di Torino,

il bacio fine della Dora Riparia, scendere,

sulle labbra di una strada

come “ da addolcimento “ una nevicata

lenta che vi si prepara solcando

in viso una nota d’arte del Teatro Regio,

come danzano le Alpi che sullo sfondo

cesellano una cartolina in quota,

una mano d’alba che lievita al giorno

come lattescente il vestito di una sposa.

Un progetto per far rinascere la monorotaia

Italia ’61. In quell’espressione era condensata la volontà da parte di Torino, in occasione dell’Esposizione Internazionale del Lavoro, di richiamare alla memoria collettiva il fasto del capoluogo subalpino quale prima capitale del Regno d’Italia e, successivamente, capitale dell’industria e dell’innovazione

Parteciparono all’evento promosso dal presidente del Comitato Italia ’61, Giuseppe Pella, l’allora sindaco di Torino Amedeo Peyron ed il presidente del Consiglio direttivo, Achille Mario Dogliotti. Molte erano le attrazioni, oggi quasi del tutto dimenticate, che sorsero in prossimità del Palazzo del Lavoro, progettato dal noto ingegnere Pierluigi Nervi, e del Palavela, progettato da Annibale Rigotti, fino a giungere al Museo dell’Automobile, nato come sede congressuale. “Erano inoltre presenti nell’area di Italia ’61 – spiega l’ingegner Valzano, che ha ideato un progetto di recupero di alcune di queste strutture ormai quasi dismesse presenti nella zona – la monorotaia ALWEG, il Circarama della Walt Disney e l’Ovovia di Ugo Carlevaro. Dall’attuale zona della Scuola di Amministrazione Aziendale di Italia ’61 piccole cabine a due posti collegavano quest’area dell’Expo al Parco Europa a Cavoretto. Si trattava di una funivia interamente alimentata da energia elettrica, capace di snodarsi per 871 metri, per un dislivello di 118 metri tra la stazione di partenza e quella di arrivo. Un altro fiore all’occhiello del progetto di Italia ’61 era rappresentato dalla monorotaia, che ne divenne una delle figure simbolo. Si trattava di un mezzo di trasporto dal design futuristico e visionario al tempo stesso, che si estendeva per 1800 metri, correndo su un percorso sopraelevato di calcestruzzo armato che fungeva da sostegno, con alimentazione elettrica per il treno”.

“Il design della monorotaia – precisa l’ingegner Valzano – era metafora e paradigma di una modernità quasi onirica, ma al contempo realizzabile. Rispondeva a gusti e criteri tipici degli anni Sessanta: la scelta cromatica, la snella linea aerodinamica la rendevano simile alla fusoliera di un aereo, tanto da essere definita “aereo-treno”. Due le sue stazioni, una Nord, in prossimità del Museo dell’ Automobile, una Sud, di fronte al Palazzo del Lavoro, in corso Unità d’Italia. Mentre la stazione Nord, dopo anni di triste abbandono, è stata riconvertita in un centro di accoglienza per le famiglie i cui bambini sono ospitati nel vicino ospedale Regina Margherita, la stazione Sud e parte del tracciato della monorotaia continuano ad essere completamente abbandonati. Oggi sono , purtroppo, oggetto di ripetuti atti di vandalismo, ma anche visitati da curiosi e utilizzati dai torinesi che amano praticare jogging ed esercizi ginnici”.

“Abbiamo ideato – spiega l’ingegner Valzano – un progetto di recupero della stazione Sud della monorotaia e dei resti del tracciato dismesso che possa armonizzarsi con la futura destinazione del Palazzo del Lavoro, quale possibile centro commerciale. La monorotaia, di cui sopravvive solo una parte dell’originale struttura, in un simile contesto, potrebbe collegare il Palazzo del Lavoro con il parcheggio antistante il Palavela attraverso un percorso pedonale sopraelevato di grande suggestion. Il nostro progetto si prefigge di mantenere vivo il ricordo e lo spirito incarnato da Italia ‘61 e i valori di progresso di cui si era fatta promotrice questa Esposizione. Nella stazione abbiamo previsto la creazione di uno spazio espositivo multimediale in grado di illustrare la storia , la rilevanza e le ricadute positive di questo evento a cui si aggiungono una caffetteria e ulteriori servizi per il pubblico, al fine di creare una struttura di pubblica fruizione e un possibile futuro accesso al Palazzo del Lavoro.

Mara Martellotta

Dalla sindaca auguri a chi lavora durante le feste

La sindaca Chiara Appendino ringrazia su Facebook chi  lavora nei giorni di festa e augura buon Natale a chi sta attraversando momenti difficili. Un augurio a chi “nei giorni di festa lavorerà al servizio della comunità per garantire la sicurezza e i servizi essenziali che consentiranno a chi potrà godere delle feste di farlo con serenità e tranquillità. Un  abbraccio soprattutto  a chi non ha magari amici, parenti, una famiglia con cui condividere i momenti di festa. A loro  va la nostra solidarietà e vicinanza con un grandissimo abbraccio di buon Natale ma soprattutto di vicinanza e sostegno”. La prima cittadina auspica che il  2019 possa essere un anno  ricco di “speranza, serenità e ottimismo in cui lavorare per la nostra straordinaria comunità”.

 

(foto: il Torinese)