redazione il torinese

Tortino dal cuore fondente

Se amate il cioccolato questa ricetta non vi deludera’. Un dolce tortino monoporzione che racchiude un cuore caldo di eccellente cioccolato cremoso, semplice, avvolgente e godurioso. Una dolce tentazione per il palato.
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Ingredienti per 4 tortini
140gr. di cioccolato fondente di ottima qualita’
20gr. di cacao in polvere
2 uova intere e 1 tuorlo
20gr. di fecola
80gr. di burro
80gr. di zucchero a velo
1 bustina di vanillina
4 pirottini in alluminio
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Ridurre il cioccolato a pezzettini, sciogliere a bagnomaria, unire il burro, amalgamare bene e togliere dal fuoco. In una ciotola lavorare con le fruste le uova con lo zucchero e la vanillina, quando il composto risultera’ spumoso unire il cioccolato fuso, mescolare bene poi, unire il cacao in polvere e la fecola setacciata. Amalgamare bene tutti gli ingredienti. Imburrare i pirottini e spolverizzare i fondo e i bordi con cacao in polvere. Versare il composto riempiendo i pirottini per 2/3. Cuocere in forno preriscaldato a 200 gradi per 10 minuti. Sfornare, capovolgere su un piatto e spolverizzare con zucchero a velo. Servire subito.
 

Paperita Patty

La perdita di biodiversità sta portando al collasso

In crisi il sistema di produzione alimentare   
  
Slow Food chiede un’azione immediata:
«La notizia dovrebbe essere sulle prime pagine di ogni giornale e diventare una priorità nelle agende dei governi mondiali»

Il modello attuale di agricoltura, industriale ed estensivo, alla base dei nostri sistemi alimentari è al collasso, con gravi ripercussioni anche per la nostra salute. È questa la conclusione del rapporto Stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura che la Fao ha pubblicato oggi illustrando prove preoccupanti rispetto al danno irreversibile e catastrofico sulla biodiversità del nostro pianeta, in particolare quella legata al cibo. Il rapporto denuncia, tra le altre cose, la riduzione nella diversità delle coltivazioni e delle razze da cui dipende la nostra alimentazione, la distruzione di habitat e terre destinate alle coltivazione e la gestione insostenibile delle risorse naturali.

«Sono anni che Slow Food denuncia questi pericoli e ogni tanto abbiamo avuto la sensazione di predicare nel vuoto. Oggi la situazione sta cambiando, ci pare che la gente sia più sensibile, ma forse non ci si rende conto della gravità del problema: un conto è una perdita, un conto è un collasso catastrofico. Dobbiamo sperare di essere ancora in tempo evitare questa estinzione di massa ma abbiamo bisogno dell’impegno di tutti, non solo della Fao e di Slow Food, ma di tutta la gente di buona volontà» commenta Piero Sardo presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità.

Il rapporto presenta una ricerca approfondita ed è il primo nel suo genere, ma il soggetto trattato è il cuore della missione di Slow Food. Dal 1996 l’associazione internazionale si batte per la salvaguardia del nostro pianeta: con l’Arca del Gusto, un catalogo di cibi a rischio di estinzione che ha da poco raggiunto il traguardo del 5.000esimo prodotto censito; con i Presìdi Slow Food che promuovono e tutelano agricoltori e produttori che lavorano in armonia con l’ambiente e che promuovono tecniche favorevoli alla biodiversità locale; con numerose campagne che denunciano l’insostenibilità dell’attuale modello di produzione. Slow Food lavora insieme alla Fao da molto tempo per definire e sviluppare un modello migliore per i consumatori, per i produttori e per il pianeta. Inoltre, il presidente di Slow Food Carlo Petrini è da diversi anni ambasciatore speciale della Fao in Europa per Fame Zero, ulteriore prova di affinità tra le due organizzazioni.
Non resta più molto tempo. Abbiamo 10 anni per invertire lo stato attuale delle cose o si rischia un collasso totale e irreversibile. E questo cambio di rotta si può innescare rinforzando le conoscenze e le tecnologie moderne con i saperi tradizionali, ridefinendo il nostro approccio all’agricoltura e alla produzione di cibo, ponendo la tutela della biodiversità e l’ecologia al centro delle agende politiche. A ogni livello, dalle piccole produzioni fino ai governi, è necessario adottare regolamenti – come ad esempio le politiche agricole comunitarie in Europa – che proteggano la biodiversità alimentare e agricola.
Non dobbiamo perdere le speranze che lo stato attuale possa cambiare. Il successo dei progetti di Slow Food ne è la prova. Dobbiamo agire insieme, e dobbiamo agire subito, per salvare il nostro cibo, per salvare il nostro pianeta, per salvarci.

(foto: il Torinese)

L’isola del libro

La rubrica settimanale dedicata al mondo dei libri

 

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Alan Parks “Gennaio di sangue” – Bompiani- euro 18,00

Questo è il primo romanzo dello scozzese Alan Parks che, dopo aver lavorato 20 anni nel mondo musicale, ora si affaccia alla narrativa e racconta omicidi e misteri in una Glasgow imbruttita e grigia per la crisi economica e lo squallore che ne deriva. E’ il primo di una serie di 12 noir, uno per ogni mese dell’anno. Ed ecco la trama. Il 1° gennaio 1973, un detenuto pluriomicida avverte il detective Harry McCoy che in città sta per essere uccisa una ragazza. Cosa che puntualmente accade nel bel mezzo di una piazza. Un giovane prima la uccide e poi appoggia la canna della pistola alla sua tempia, chiude gli occhi e si spara. E’ solo l’inizio di una lunga scia di sangue e cadaveri, tra gole tagliate, bordelli ed escort, droghe, ricchezza depravata e perversione. Al centro della narrazione c’è un personaggio antieroe per eccellenza a cui ci si affeziona subito. E’ il poliziotto 30enne Harry McCoy: uomo disilluso, refrattario alle regole, maltrattato dagli altri, ma con un indistruttibile senso della giustizia che ce lo fa amare d’istinto. Ad aiutarlo nelle indagini -tra sopralluoghi, grandi mansion, malavita, case popolari dove sbarcare il lunario è dura fatica- è il novellino Wattie, ultima ruota del carro, ma tenace nel trovare i colpevoli. Da notare che la storia è ambientata in un’epoca in cui non esisteva ancora la polizia scientifica, con tutto l’apparato tecnologico che oggi aiuta a puntare il dito verso il colpevole giusto. Niente Csi o Dna in “Gennaio di sangue”; piuttosto ritroviamo le buone vecchie indagini. Quelle che scandagliano dinamiche e rapporti umani per risolvere intricati rebus col morto.

 

Abraham B. Yehoshua “Il tunnel” – Einaudi-   euro 20,00

E’ l’ultimo romanzo del famoso scrittore israeliano nato nel 1936 e uno dei mostri sacri della letteratura mondiale. Qui racconta dell’ingegnere 73enne Zvi Luria, da 5 anni in pensione, al quale viene diagnosticato un inizio di demenza senile. Piccole dimenticanze, innocue –almeno per ora- distrazioni e qualche confusione. Per rimandare il più possibile l’inevitabile infausto percorso della malattia che corrode il cervello, la moglie Dina – una pediatra di successo con cui ha trascorso tutta la vita- lo incoraggia a riprendere il lavoro. Luria era stato un dirigente del Dipartimento dei lavori pubblici e per 40 anni aveva progettato strade, autostrade e i due tunnel dell’unica autostrada di Israele. Ora che il medico gli suggerisce di mantenersi attivo, si lascia convincere ad aiutare il giovane Assael Maimoni che ha preso il suo posto in ufficio. Sta lavorando al progetto di un tunnel nei pressi di un cratere nel deserto, simbolicamente nel cuore del conflitto tra israeliani e palestinesi. E trascina con sé Luria, in macchina nelle roventi distese di sabbia, per i sopralluoghi che diventano teatro della loro collaborazione, basata su reciproca stima ed affetto. Il grande fascino del romanzo è nell’introspezione dei vari personaggi, nel racconto dei sentimenti alla base dei loro rapporti e nel modo coraggioso di affrontare il declino del bene forse più prezioso che abbiamo, il cervello ovvero la sede di pensieri, azioni, amori….vita.

 

Anna Dalton “L’apprendista geniale” – Garzanti- euro 16,90

Se avete seguito la fiction su Rai 1 “L’allieva” tratta dai romanzi di Alessia Gazzola, avete già conosciuto Anna Dalton, la brillante attrice 33enne che interpreta Cornelia, sorella di Arthur Malcomess e divertente coinquilina di Alice Allevi. Con “L’apprendista geniale” l’attrice italo-irlandese esordisce anche nella letteratura. E lo fa con una storia spumeggiante, fresca, che sa di sogni di gioventù. Protagonista è la giovane Andrea Doyle che, sulla scia materna, progetta di diventare giornalista… e intanto si fa le ossa pubblicando un giornalino, per così dire, di quartiere. Il padre è custode di uno stabile, soldi non ce ne sono molti, ma lei è responsabile, matura, tenace ed ama studiare. Provvidenziale è la borsa di studio che vince e le apre le porte del famoso Longjoy College, prestigiosa -e quasi inarrivabile- scuola di giornalismo. E’collocata in un bellissimo monastero riconvertito, sull’isola dei Santi, nella laguna veneta. Una location affascinante per raccontare l’ingresso e la sopravvivenza di Andrea in un microcosmo competitivo al massimo, in cui vige una selezione durissima. Come se la caverà la brillante fanciulla tra compagne carogne, agguerrite e sleali, ma anche nuovi amici pronti ad accettarla ed aiutarla? Tutta da gustare con tenerezza questa storia che parla di aspirazioni e nuove generazioni alle prese con il futuro.

 

Cena "al buio" a Moncalieri

Il settore Darkevents di APRI-onlus (Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti), con la partecipazione di alcuni camerieri non vedenti, organizzerà una cena al buio presso il ristorante “La Cadrega” in piazza Vittorio Emanuele IIa Moncalieri.

L’originale iniziativa, che consente a chi vede di immedesimarsi per qualche ora nella situazione della cecità, si svolgerà nella serata di mercoledì  27 febbraio p.v., alle ore 20,00. E’ la prima volta che si svolge la cena al buio a Moncalieri.  Il locale sarà completamente oscurato, i partecipanti saranno accompagnati ai tavoli e serviti da camerieri non vedenti.
 
“Si tratta di un tipo di iniziativa che ottiene generalmente molto interesse” – commenta il presidente APRI-onlus Marco Bongi – “Ovunque l’abbiamo proposta si è riscontrata un’alta partecipazione di pubblico e molti commensali si sono poi avvicinati al sodalizio come volontari. L’esperienza del buio può forse spaventare in un primo momento ma poi, superato il disagio iniziale, si rivela molto coinvolgente e fonte di riflessione”.

Ecco dunque un modo originale per mettere alla prova i propri sensi alternativi alla vista che la cosiddetta “civiltà dell’immagine” ha ormai eletto come la principale prospettiva di giudizio nei confronti di chi ci vive attorno. Quì invece primeggeranno udito, tatto, olfatto, e soprattutto il gusto, una dimensione alternativa dell’essere che vale la pena, almeno una volta, di sperimentare.

L’iniziativa si propone altresì di sostenere le attività dell’associazione APRI-onlus e di sensibilizzare sulle problematiche di chi è colpito da gravi problemi visivi.     La quota di partecipazione alla cena è stata fissata in euro 30. Per informazioni e prenotazioni si può telefonare al seguente numero:  011 – 19.76.49.74

+EUROPA/TAV: MARATONA ORATORIA DI 4 ORE DI FRONTE AL COMUNE

Si svolgerà lunedì 25 febbraio, dalle ore 14 alle ore 18, una maratona oratoria ininterrotta di fronte al Palazzo del Comune di Torino durante le fasi di discussione della delibera che potrebbe indire il referendum consultivo sul proseguimento dei lavori sulla linea alta velocità Torino-Lione (TAV)
“Parleremo alternandoci al microfono per 4 ore per sollecitare i Consiglieri comunali ad approvare la delibera sul referendum consultivo cittadino sul TAV. Quella di lunedì sarà l’ultima occasione per indire il referendum nel 2019, perché il regolamento comunale prevede che si possa svolgere nell’anno solo se approvato dal Consiglio entro il 28 febbraio. Siamo convinti che la stragrande maggioranza dei torinesi voglia completare l’opera ma vogliamo dare la parola ai cittadini. E’ incredibile che chi per anni si è riempito la bocca con invettive sulla partecipazione e la democrazia diretta, oggi rifiuti di sentire l’opinione dei torinesi sul TAV. Ribadiremo le nostre ragioni, tecniche, politiche, ambientali, strategiche, economiche e sociali che ci fanno dire SI al TAV. Chiediamo inoltre al Consiglio regionale di approvare immediatamente la legge attuativa sul referendum consultivo o, in alternativa, di indirlo a maggioranza dei consiglieri secondo l’articolo 83 dello Statuto regionale. Siamo convinti che anche la maggioranza dei Piemontesi sia pronta a votare SI in una consultazione popolare”.
Igor Boni (Coordinatore gruppo +Europa Torino)

Brozolo contro la violenza sulle donne

Anche Brozolo compie un gesto simbolico per sensibilizzare la terribile piaga della violenza sulle donne. In occasione della Festa della donna 2019, l’8 maro, sarà inaugurata una panchina rossa, con soggetto del pittore Piero Zannol, per esprimere condanna alla violenza sulle donne. L’inaugurazione si terrà alle ore 11 di domenica 10 marzo e sarà preceduta da incontro e colazione in biblioteca per le donne brozolesi. Venerdì 8 marzo alle ore 21, invece, ci sarà la proiezione in sala  consiliare di un recente film sulle difficoltà e le discriminazioni subite dalle donne di colore nell’America anni ’60. Il cineforum, organizzato dalla Biblioteca civica, e riservato agli iscritti alla stessa, proseguirà nelle date del 15 e 22 marzo, 5 aprile e 3 maggio.
Massimo Iaretti
 

No alla giustizia dimezzata sulla vicenda ThyssenKrupp

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I drammatici fatti del 6 dicembre 2007, quando si verificò il rogo alla ThyssenKrupp di corso Regina Margherita in cui persero la cita sette operai – Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe Demasi – è una ferita ancora aperta a Torino. Anche se le condanne dei responsabili non  li riporteranno in vita è però una giustizia dimezzata il fatto che i due manager Harald Espenhann e Gerald Priegnitz, che si trovano in Germania, non abbiano ancora iniziato a scontare quanto dovuto. Qualcosa però sta cambiando. Il Tribunale di Essen ha infatti finalmente dato il via libera all’esecuzione in Germania della pronuncia emessa dalla Cassazione italiana il 13 maggio 2016, che ha confermato le pene inflitte dalla sentenza del 29 maggio 2015 dalla seconda Corte di Assise di Appello di Torino. I due manager tedeschi, però, hanno fatto ricorso: la sentenza è quindi eseguibile in terra tedesca, ma per ora la sua applicazione è sospesa sino ad un nuovo pronunciamenti delle magistratura tedesca. “Il percorso giudiziario si sta finalmente chiudendo – dice l’ex operaio scampato al rogo, Antonio Boccuzzi – Manca l’ultimo tassello per avere una piena giustizia. Aspettiamo da tanti anni giustizia per i miei sette compagni di lavoro e per i loro familiari: ci auguriamo che la Germania rispetti il nostro dolore e la decisione della Suprema Corte. A undici anni dal rogo è ora di fare giustizia”. “La vicenda giudiziaria sembra non avere fine – dichiara Laura Rodinò, sorella di Rosario, ex operaio dell’acciaieria morto nell’incendio – Siamo disgustati e ci aspettiamo una rapida esecuzione della condanna da parte della giustizia tedesca. Mentre due dirigenti italiani (Pucci e Cafueri) sono addirittura già usciti dal carcere, in Germania i principali responsabili della strage di Torino non hanno ancora fatto neanche un giorno di galera: è una vergogna per i lavoratori di tutta Europa e uno schiaffo ai familiari di tutte le vittime sul lavoro”. “La giustizia italiana sta per diventare giustizia europea – ha detto Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro, che ha seguito passo passo tutta la vicenda – Se persone, lavoro e merci possono circolare liberamente in Europa, lo stesso deve avvenire per i diritti alla salute e alla sicurezza dei lavoratori e dei lavoratrici, che devono essere garantiti e resi effettivi allo stesso modo in tutto il continente. Attendiamo con fiducia la concreta esecuzione della sentenza ThyssenKrupp anche in Germania per poter riaffermare con orgoglio la nostra europeità”.

Massimo Iaretti

(foto A. Preteroti)
 
 
 

“Green Book” miglior film, a Lady Gaga la statuetta per la miglior canzone

Gli Oscar? Una grande frammentazione, così quasi da non voler scontentare nessuno, un pulviscolo cinematografico come le cinquanta star che si sono avvicendate sul palcoscenico del Dolby Theatre a distribuire premi e a legare numeri e dichiarazioni, al posto del vecchio maestro di cerimonie, più o meno spiritoso,più o meno allentatore di tensioni, che raccoglieva intorno a sé l’intera serata. Certo non è più l’epoca dei titoli che si portavano appresso carrettate di statuette, ma anche tutto quel frazionare non è per molti versi un convincente segnale. Tra dimenticanze ed errori (considerati al gusto personale), tra supremazie inesistenti, tra scelte che badano assai più al politicamente corretto che al squisitamente cinematografico. Se ne torna a casa a mani pressoché vuote Vice – L’uomo nell’ombra, che ha portato a casa soltanto il premio per il trucco, se ne torna a casa Glenn Close, arrivata alla sua settima nomination senza poter mai assaporare che cosa realmente significhi “quel” premio, immeritatamente sconfitta da una pur straordinaria Olivia Colman, chapeau!, esuberante quanto altalenante d’umori e sofferente regina Anna della Favorita (un ex aequo, proprio no?), unico zio Oscar per un titolo che aveva ben dieci nomination al proprio arco, e che rischiava di rimanere a secco, qualcuna davvero dritta al centro (perché si è preferita Regina King del melenso Se la strada potesse parlare alla prova straordinaria di Rachel Weisz del film di Yorgos Lanthimos quale migliore attrice non protagonista? perché non si sono considerate appieno quei costumi, quelle scenografie e la “nuovissima” fotografia di Robbie Ryan?), se ne torna con la statuetta tra le mani Mahershala Ali per il film di Peter Farrelly (qui nelle vesti del pianista Don Shirley, già pochissimo convincente due anni con il gonfiatissimo Moonlight) come miglior attore non protagonista. E questo davvero ti spinge a dover guardare amaramente “oltre” il cinema.

Green Book, di un autore come Farrelly che sembra aver cambiato la sua strada abituale, vince il titolo di miglior film dell’annata (gli appartiene anche il premio per la migliore sceneggiatura originale, dove ha collaborato Nick Villalonga, prole del vecchio Villalonga che nel film uno straordinario quanto dimenticato Viggo Mortensen, gradasso e poco affine alla gente di colore, tratteggia a piccolo capolavoro), lontano da parecchie convinzioni e capace di far arrabbiare il coloratissimo Spike Lee che aveva sperato fino all’ultimo nel suo BlacKkKlansman e che invece s’è dovuto accontentare della statuetta alla migliore sceneggiatura non originale. Nel giro di pochissimi anni, in buona compagnia dei suoi amici Inàrritu e Guillermo del Toro, Alfonso Cuaròn porta con la targhetta miglior regia un ulteriore premio in terra messicana, esempio di passione e di autentica maestria, di un universalismo culturale che nulla hanno a che fare con i muri da erigere o no.

Roma – che è l’esempio migliore dell’abbraccio di Hollywood a Netflix (altro punto da non sottovalutare di questa 69ma edizione degli Oscar) e che incamera anche i premi per la migliore fotografia ed il miglior film straniero – resta una delle più convincenti e commoventi opere dell’annata, già Leone d’Oro a Venezia (un’altra dose di buon fiuto per Alberto Barbera), un’autobiografia raccontata teneramente, punteggiata da alcuni momenti davvero alti che si fanno sempre più rari nel cinema della nostra epoca. Ha vinto Black Panther, primo fumettone ad arrivare al maggior traguardo, per i costumi, la scenografia e la colonna sonora, un giocattolo che ha raggranellato dollari al botteghino e andava premiato. Quegli stessi botteghini che stanno omaggiando, dopo un percorso partito con leggera incertezza, anche Green Book e che hanno già fatto fare un gran bel pezzo di strada a Bohemian Rapsody, da cui esce il miglior attore dell’anno, Rami Malek (con i migliori suono e montaggio sonoro), lontanissimo dalle apparizioni di Una notte al museo, che nel discorso di premiazione ha ricordato con orgoglio le proprie radici egiziane. La nota più bella della serata, con buona pace delle mire registiche di Bradley Cooper, che certo parecchio di più in questi mesi ha sperato per la sua opera prima (otto nomination iniziali), è stata la voce di Lady Gaga (con quella di Bradley al seguito, certo) che ha riproposto Shallow tratta da A star is born, la più bella canzone dell’anno cinematografico. Con lei lo zio Oscar ha accontentato tutti quanti.
 
Elio Rabbione
 
Nelle immagini  “La favorita”, “Green Bokk”, “Roma” e “A star is born”

La danza dei due Mattei

Non si preoccupi il potenziale elettore pro Tav di Matteo Salvini. Un’ altra volta Giggino è stato preso in mezzo e con lui tutti i suoi. Il nostro Fregoli sta passando la settimana in Sardegna per la campagna elettorale. Lui è uno specialista in questo. Lo hanno sentito parlare in sardo. Molto di più che un dialetto. Una vera e propria lingua. Nell’Isola un voto per il 49% pentastellato . Ora l’ arrabbiatura dei pastori sardi è sotto gli occhi di tutti. Facile prevedere una  vittoria leghista ed un ulteriore crollo dei pentastellati. Per un po’ varrà la legge secondo la quale tutto ciò che  di negativo fa o non fa il governo è colpa di Giggino. Il meglio se lo prende il Matteo Fregoli. Strana questa nuova legge della politica italiana e torinese. Va in difficolta Giachino. In nome del Si tav aveva già tutto pronto.  Lista civica nel centro destra e magari un assessorato ai Trasporti per lui.  Il Capitano ( Salvini ) non perde tempo.  Presto vinte le elezioni in Sardegna. Fatto alcuni comizi da Bolzano a Lampedusa e magari bloccato qualche bagnarola d emigranti avamposto in Italia dell’Isis si concentrerà anche sul Piemonte. Dategli un po’ di tempo è risolverà anche questo problema. Non può fare tutto lui. Ma volendo pensarci sempre e solo lui fa sapere che Cirio candidato di Forza Italia  non esiste proprio. E Berlusca ridotto (nei sondaggi) al 5 % può fare ben poco. Palese : è tornato alla grande . Mi sa  che stavolta  non è sufficiente.  Come è tornato l’altro Matteo Nazionale.  Il Toscanaccio. Renzi che alla cultura del Marchese del Grillo ha dato il suo contributo. Per l’ età e per qualche arresto di troppo un po’ emaciato ma sempre lui. Il vecchio e famoso proverbio “chi nasce tondo non muore quadrato” è sempre valido. Non arretra di un millimetro. Appunto è nella sua natura. E poi chi glielo fa fare? Un Pd in ritardo su tutto e tutti. Certi errori si pagano due volte.  Renzi non demorde assolutamente e il libro al Lingotto è un’ occasione per dire: sono tornato.  Con una certa classe indubbiamente. “No non mi candido alle Europee. Primo, non vi dico chi voterò alle primarie.  Anzi ci ho ripensato ve lo dico.  Voterò per Giachetti.  Non farò un altro partito. Anzi, vi tengo sulle spine, si vedrà”.  Mi sembra chiaro : anche lui rimanda tutto al dopo elezioni .
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Intanto manda il suo in bocca al lupo al Chiampa. “Dai Sergio, sono sicuro che ce la farai. Ho fiducia nei piemontesi che non possono votare i pentastellati. Ne’ possono votare il centro desta troppo diviso”. Difficile riprendere quota. Ma il Matteo Renzi non demorde. “Io non sono la causa  di tutte le disgrazie del dopo sconfitta. Vediamo che cosa faranno i miei successori”. Insomma i due Mattei sono pienamente in campagna elettorale. Confronto a distanza.  Magari per essere i Leader di due schieramenti opposti. Torino almeno per una volta crocevia di dispute non solo locali ma di respiro nazionale. Renzi lanciò da Torino la sua sfida per la rottamazione. E ora ci riprova. Anche per questo il Matteo Fregoli continua nel dormire sonni tranquilli. Renzi che presentando il suo libro non ha sciolto il dubbio sulla sua presenza ancora nel Pd. Così a distanza i due Mattei continuano nel loro confronto. Ed intanto i partiti non esistono più. Salvini che fa segretario e ministro in un colpo solo. Pd  sull’ orlo di una crisi nervosa. E Casaleggio Junior vero Vate che come Kim Jong Ung ha ereditato dal Padre.  Altro che congressi ed iscritti che pagano con i loro soldi la tessera. Lui i soldi li incassa.  Per l’ esattezza 300 euro mensili da deputati e senatori per la sua piattaforma Rousseau.  Berlusca appare un dilettante. Con l’apparizione di un ultimo sospetto: tre milioni di euro di finanziamento di Putin a Salvini per le Europee. Quel Salvini salvato dal voto taroccato sulla piattaforma Rousseau di proprietà di Casaleggio con il fattivo contributo dei parlamentari pentastellati eletti dal popolo italiano. Inquietante.
Patrizio Tosetto