redazione il torinese

Due piemontesi morti per esplosione dopo fuga di gas

vigili fuoco soccorsiLa casa si è letteralmente sbriciolata

 

Due le vittime piemontesi tra le cinque persone morte nel crollo di una palazzina dopo una fuga di gas nella frazione Bezzo nel Comune di Arnasco, nel Savonese. Si tratta di Giovanni Ciliberti, 55 anni, nato a Novi Ligure, ed  Edoardo Niemen, 71 anni, di Vigone, nel Torinese. La casa si è letteralmente  sbriciolata, gli ambienti erano saturi di gas.

Ecco qual è la via più bella di Torino secondo i nostri lettori

via romamole via palazzo cittaSì, forse tra le opinioni dei nostri lettori prevalgono leggermente via Po e via Cernaia, ma il sondaggio del Torinese effettuato su Fb, vede anche molte altre vie tra le preferite dei torinesi: tra queste via Roma, Barbaroux, le vie della Crocetta, corso Cairoli

 

Il risultato che pare emergere è che non esiste una via più bella delle altre, a Torino. Essendocene ovviamente davvero molte di notevoli in città. Sì, forse tra le opinioni dei nostri lettori prevalgono leggermente via Po e via Cernaia, ma il sondaggio del Torinese effettuato su Fb, vede anche molte altre vie tra le preferite dei torinesi: tra queste via Roma, Barbaroux, le vie della Crocetta, corso Cairoli. Di seguito una sintesi dei commenti in risposta al sondaggio apparso sulla pagina Fb del nostro giornale.

 

  • Maria Carla Ghettini Torino è bellissima, il percorso con lo Star 2 ti fa scoprire vie fantastiche: via Maria Vittoria, via San Domenico ecc.merita veramente andare con questo piccolo autobus x conoscere vie, palazzi e panorama mozzafiato della collina quando il mezzo arriva al capolinea di Corso Cairoli.
  • Ornelina Pesce Alvigini Torino e tutta bella……
  • Mariarosa Ieraci corso Cairoli è bellissimo..
  • Patrizia Gatti Io non abito più a Torino, ma quando i torno di tanto in tanto vado in centro e via Cernaia via Barbaroux mi piacciono sempre
  • Angelo Mingione Via..Fassino da Torino!!
  • Manuela Mina Tutto il centro …. palazzo carignano. VITTORIO
  • Maria Guala Via Po La più torinese oltre che bella e con prospettive mozzafiato
  • Luciano Mele Son tutte belle le vie di Torino , o quasi .
  • Silvana Vignoli Via Po anche per la bellezza dei suoi “inizio” e “fine ” e via Garibaldi per la vivacità di isola pedonale!
  • Maria Dogliani Via Roma e piazza Vittorio
  • Claudia Benedetto Torino é bellissima soprattutto di notte. Piazza Vittorio ha un fascino particolare
  • Livia Racca A me piace corso Moncalieri sin dove arriva davanti alla gran madre poi insomma è tutta bella la mia città!
  • Sergio Monopoli tutte le vie di torino sono belle torino è unica
  • Piera Angela Godone È tutta bella basta saperla scoprire!! Torino e’ splendida, io direi tutto il centro è bellissimo! piazza Solferino via Cernaia sono veramente belle
  • Anna Alvarez Torino e tutta bella. da scoprire
  • Ada Nuovo Torino è tutta fantastica il centro è splendido non riesco a scegliere una via o corso
  • Andrea Rubi Per non parlare di via IV Marzo. Molto caratteristica, con le luci verso la piazza omonima sono un tocco di modernità che ci sta bene a fianco dei palazzi medioevali
  • Carmen Russo Piazza Castello e via Po con vista sulla collina e la Gran Madre
  • Annamaria Savio Abito in via Cernaia e molto bella
  • Patrizia Piazza Io cresciuta a Cit Turin penso che la zona più bella sia proprio piazza Benefica .pedoni via roma
  • Giorgio Ricciardelli Vado come sempre controcorrente come piace a me. Quindi dico corso Cairoli per la vista, lungo fiume la collina i Cappuccini e Superga.
  • Gianni Pavan Via Garibaldi (soprattutto per l’assenza di veicoli)
  • Elsa Coenda TORINO e unica tutto il centro,,Però se buttassero giu quel grattacielo sarebbe ancora più bella
  • Marisa Bovolenta Torino è tutta da scoprire. Comunque via Po , p.zza Castello ,via Roma,via Garibaldi
  • sono quelle che mi piacciono di più.
  • Romana Grosso Via Roma, per la sua eleganza
  • Bruna Adriana Zacco La storica via Garibaldi, via Roma, via Pietro Micca, Piazza Carlina, p San Carlo, p Castello, ogni via o Piazza a la propria particolarità, il proprio fascino, è unica! !!!
  • Concita Bonavita Torino e una delle più belle città ordinata la cosa brutta che deturpato le scritte sui palazzi e sui muri a quei grandi cavernicoli le mozzerei le mani
  • Alessandro Ciampa io penso che la magia…con le luci di 3 anni fa…..gli innamorati che si baciavano….era sicuramente via Carlo Alberto che percorrendola sino al fondo si apre su la piazza….magica
  • Enza Priolo via Po x il magnifico sfondo della Gran Madre !!!
  • Giovanni Pasquale Vinella Via Ceresole. Non ha niente Ma all’epoca quando io sono nato era tutto chiaramente Barriera di Milano
  • Emanuela Schiavon Torino bellissima …comunque via roma…per finire in piazza castello…..
  • Loredana Donadei Il quadrilatero completo
  • Rosetta Paone Torino è bella tutta
  • Pina Bersano Torino per me è tutta bella, basta saperla scoprire ed apprezzare
  • Silvia Berutto Corso Massimo D Azeglio …. affascinante e romantico costeggia il Valentino ammaliato dal Borgo Medioevale…..
  • Barbara Toniolo via carlo alberto ha dei particolari che mi piacciono molto
  • Lina Pompilio Torino é stupenda tutta . A me piace tutto il c.so a partire da c.so Moncalieri a ponte Sassi
  • Adriana Paradisi Via Po e’ quella più caratteristica della città
  • Gabriella Barutti È molto bella anche zona crocetta, con i suoi bei palazzi.PAL CIVICO
  • Oppure il borgo medievale. O i giardini del Valentino
  • Margy Messina Io non abito piu’ a Torino …. essendo all’ estero e provando tanta nostalgia , nonostante varie visite annuali penso che : Corso Vittorio , Corso Inghilterra , le vie della Crocetta, via Po, via Cernaia, via Roma , le vie del centro vecchio come via Barbaroux e le altre siano tutte piene di fascino ed infinita bellezza.
  • Lucrezia Borgese Via Principi d’Acaja quando incontra via Duchessa Jolanda….perdonatemi ma io adoro Cit Turin al punto tale che vorrei comprare la mia futura casa lì……
  • Sebastiano Di Stefano Tutta ma x scelta dico via verdi dove c’è la Mole Antonelliana
  • Ornella Audero La zona dei monti cappuccini con la sua splendida visuale su Torino
  • Marie Francese via Pietro Micca…v Barbaroux
  • Assuntina Angileri Penso che é via Roma la via più bella di torino
  • Paola Pioppo Torino è tutta bella ma via po e piazza Vittorio sono i miei punti preferiti
  • Bruno Ronchietto Silvano Per me é via Bonelli: manca solo il rumore degli zoccoli di un cavallo oppure l’incrociare di due spade. Se poi é una pomeriggio tardi di novembre con un pochino di foschia. …..
  • Laura Diomede Via Po è x me la via più bella in assoluto, in ogni caso Torino è la città più bella del mondo!!!!
  • Alice Schirru Difficile scelta…Torino e’ tutta bella..un piacere da scoprire..tutte le vie intorno al quadrilatero..via Cernaia..via p.Micca.e la bellissima ma un po’ trasandata via Po..e senza dimenticare tante vie della precollina intorno a Crimea…ma come si fa a scegliere???magica Torino!
  • Antonella Oliverio La nostra Torino è tutta bella
(Foto: il Torinese)

Agatha Christie, moriva quarant'anni fa la regina indiscussa del romanzo giallo

Agata Orient-ExpressLa sua immaginazione e la sua penna hanno regalato al mondo personaggi indimenticabili: l’arguta e adorabile Miss Marple, il severo ed acuto Hercule Poirot, gli intraprendenti Tommy e Tuppence Beresford. La “signora del mistero” è morta a Wallingford nella sua casa di campagna inglese il 12 gennaio 1976, quarant’anni fa. Aveva 86 anni

 

Sessantasei romanzi, svariati racconti, traduzioni in 45 lingue: Agatha Christie, al secolo Agatha Mary Clarissa Miller è stata la regina indiscussa del romanzo giallo. La sua immaginazione e la sua penna hanno regalato al mondo personaggi indimenticabili: l’arguta e adorabile Miss Marple, il severo ed acuto Hercule Poirot, gli intraprendenti Tommy e Tuppence Beresford. La “signora del mistero” è morta a Wallingford nella sua casa di campagna inglese il 12 gennaio 1976, quarant’anni fa. Aveva 86 anni “la donna che, dopoLucrezia Borgia, è vissuta più a lungo a contatto col crimine”, come la descrisse Winston Churchill, grazie alla sua impareggiabile penna , creò dei personaggi senza tempo, vendendo più di due miliardi di copie e proponendo le trame per i molteplici adattamenti cinematografici e televisivi delle sue fatiche letterarie. Cosa sarebbe stato il mondo del giallo senza Hercule Poirot e Miss Marple o senza capolavori intramontabili come “Dieci piccoli indiani” e “Assassinio sul Nilo”. La scrittrice , da ragazzina, sognava di  diventare una cantante lirica, ma ( e per fortuna!) dopo aver prestato servizio come volontaria pressoAgatha-Christie l’ospedale inglese di Torquay durante la prima guerra mondiale, la sua vita imboccò un’altra strada, per certi versi inaspettata. Le nozioni apprese su medicinali e veleni durante il periodo belligerante, le saranno di grande aiuto per la stesura di molti dei suoi romanzi. Agatha Christie ebbe due uomini nella sua vita: il primo amatissimo Archie Christie, di cui mantenne il cognome anche dopo il divorzio, e l’archeologo Max Mallowan, conosciuto su di un treno verso Baghdad, quello che le diede l‘ispirazione per creare il suo già grande capolavoro, “Assassinio sull’Orient Express”. Gran parte dei capitoli di questo libro Agatha Christie li scrisse nella camera 411 del Pera Palas di Istanbul, “il più vecchio hotel europeo della Turchia” che affaccia le proprie camere sul Corno d’Oro, costruito nel 1892 allo scopo di ospitare i passeggeri dell’Orient ExpressVa ricordato che dal 1952, ininterrottamente, viene rappresentata in un teatro londinese la più famosa delle sue commedie, The Mousetrap (Trappola per topi), ispirata a un racconto della raccolta” Tre topolini ciechi e altre storie”. L’ultimo romanzo che ha come protagonista Hercule Poirot (Sipario) venne pubblicato poco prima della morte dell’autrice; è proprio in quel romanzo, scritto da tempo, che Agatha decide di far morire il suo famoso investigatore. “Addio Miss Marple” , invece, venne pubblicato pochi mesi dopo la morte della scrittrice. Ma, nonostante siano passati decenni, sulla popolarità di Agatha Christie e sui suoi racconti non è mai calato il sipario.

 

Marco Travaglini

Allarme del Corpo Forestale: in montagna rischio valanghe livello "Marcato 3"

soccorsO SCI MONTAGNAA volte, purtroppo, l’imprudenza di alcuni sciatori ed escursionisti (anche esperti) prevale sul buonsenso

 

Le morti dei giorni scorsi sulle montagne al confine con la Francia e la Svizzera a causa delle valanghe fanno pensare che, purtroppo, l’imprudenza di alcuni sciatori ed escursionisti (a volte anche esperti) prevale sul buonsenso. E’ molto alto, infatti, il rischio valanghe che in queste ore è classificato  “Marcato 3” su tutto l’arco alpino. L’allarme è diramato dal Corpo Forestale dello Stato. E’ risaputo che il pericolo è rappresentato in particolare dal manto nevoso “caratterizzato da debole coesione”. Ha impressionato un po’ tutti mercoledì scorso il “soffio” di una immensa  valanga staccatasi dalle Grandes Murailles che  ha completamente avvolto per qualche minuto, fortunatamente senza conseguenze, l’abitato di Cervinia. E ora il pericolo valanghe in Valle è al massimo livello sulle Alpi Pennine, sul Cervino, sul Rosa, sulle Alpi Graie, il Monte Bianco e il Gran Paradiso. Le valanghe che potranno formarsi saranno di media grandezza per la neve “friabile” e i lastroni ghiacciati in superficie. Elevatissimo pericolo in tutte le montagne del Piemonte, dalle Alpi Pennine, alle Graie e alle Cozie, con probabilità alta di valanghe di neve asciutta.

 

VITTORIO SGARBI: "TORINO E' LA CITTA' PIU' BELLA D'ITALIA, HA IMPARATO A METTERSI IN LUCE"

sgarbi

INCHIESTA: LA CULTURA A TORINO / 3

Negli ultimi 20 o 30 anni, l’unica città che ha puntato seriamente sulla cultura è stata Torino, mi sento di parlare di un nuovo Rinascimento. Forse questa città è partita troppo presto. E oggi vive ancora sugli allori dell’arte povera. L’arte contemporanea è tuttora una peculiarità di Torino, però, occorrerebbe investire maggiormente sulla caratterizzazione delle varie sedi museali, affidando a ciascuna una sua vocazione. Allargherei la  vocazione  di Stupinigi a tutto l’ambito delle arti applicate, per farne una sorta di Victoria and Albert Museum”

 

Intervista di Alberto Vanelli con Vittorio Sgarbi per IL TORINESE

Negli ultimi anni, Torino è riuscita in gran parte a superare la vecchia immagine stereotipata di “città della Fiat”, scoprendo in sé un’identità nuova, di città culturale. Questa, almeno, è la percezione dei torinesi. Ma qual è l’opinione di chi vede il volto di Torino dal di fuori? Qual è, sul piano culturale, l’immagine di Torino in Italia?

Anche se una persona che conosco ultimamente l’ha trovata un po’ malinconica, io la considero la più bella città d’Italia, sia sul piano dell’urbanistica, sia per quanto riguarda l’ordine delle cose e la capacità di riscatto, dopo il tramonto dell’industria automobilistica. Negli ultimi 20 o 30 anni, l’unica città che ha puntato seriamente sulla cultura è stata Torino. Mi spingo a dire che si tratta dell’unica città italiana che ricorda Parigi. Certo, è meno vitale di Parigi – le abitudini di vita sono quelle che sono – ma il paragone non mi sembra azzardato. Una delle cose interessanti di Torino, poi, è la sua illuminazione. Rispetto ad altre città, che trovo represse, Torino ha imparato a “mettersi in luce”. L’esempio più significativo, in questo senso, è quello delle Luci d’artista, che il sindaco De Luca ha voluto portare anche a Salerno, ma mi riferisco anche all’illuminazione normale, che riguarda piazze e monumenti.

 

Come riassumerebbe, in una parola, la Torino culturale?

Se devo definire ciò che ho visto succedere a Torino negli ultimi 30 anni, mi sento di parlare di un nuovo Rinascimento, che in seguito allo sviluppo dell’arte povera, la grande avanguardia artistica torinese, ha visto la riscoperta della Reggia di Venaria, dell’Egizio, della Galleria Sabauda, di Palazzo Madama, e insieme la moltiplicazione di alcune grandi iniziative culturali: la Fiera del Libro, Artissima, Settembre Musica, il Festival del Cinema, il Salone del Gusto, le mostre. È una città in cui capita sempre qualcosa, e dove una persona curiosa e interessata alla cultura sa di avere degli appuntamenti, in diversi momenti dell’anno.

 

Tutto perfetto, quindi?

Naturalmente no: esistono le potenzialità per fare di più. La pinacoteca Agnelli, per esempio, per il valore che ha, viaggia a basso regime. E anche il castello di Rivoli: un museo straordinario, che meriterebbe un rilancio.

 

L’argomento Rivoli offre lo spunto per una domanda precisa. Vent’anni fa, Torino era uno dei poli mondiali dell’arte contemporanea. E ovviamente lo è ancora: oltre al museo di Rivoli, si possono citare le collezioni della GAM, delle Fondazioni Sandretto e Merz, della nuova Fondazione Fico. E anche le OGR, tra non molto, potrebbero diventare un “luogo” dell’arte contemporanea. Non c’è dubbio, però, che l’arte contemporanea stia vivendo, a Torino, un momento di crisi, che solo la vitalità di una manifestazione come Artissima, con tutti i suoi eventi collaterali, riesce in parte a contrastare. Nella direzione del contemporaneo, intanto, centri come Roma e Milano stanno recuperando posizioni, investendo molte energie e riscuotendo un certo successo. Lei cosa ne pensa?

Forse Torino è partita troppo presto. E oggi vive ancora sugli allori dell’arte povera, nella quale è stata centrale, certo, ma nella quale si è anche fermata. Se dopo l’arte povera non è successo più nulla, è probabilmente perché è venuta a mancare la Fiat. Il senso dell’arte povera stava nella contrapposizione ideologica al mondo del capitalismo e all’industria che, in Italia, ne era il simbolo. L’habitat favorevole all’arte povera era quello del marxismo obbligatorio, dove tutti eravamo di sinistra e non c’era nessun democristiano, anche se la DC vinceva le elezioni. Quella, infatti, era la maggioranza silenziosa. La maggioranza parlante, invece, quella che “contava”, parlava le parole dell’opposizione. La stagione della contrapposizione ideologica, però, a un certo punto, è finita. Già alla metà degli anni ’80, era chiaro che il clima stava cambiando, ed è cambiato definitivamente con l’arrivo di Berlusconi. Le contrapposizioni sono rimaste, certo, ma Berlusconi ha stabilito un’altra polarità: non più la polarità capitalismo/anticapitalismo, ma la polarità spettacolo/politica seria. Per l’arte povera è stata la fine. La chiave di lettura del mondo che ne alimentava l’espressione artistica e culturale, si è spenta con lo spegnimento della Fiat. E oggi, mentre a Torino il peso della Fiat si è ridimensionato enormemente, quella stagione artistica emette gli ultimi fiati…

 

Passando al tema dell’organizzazione museale e delle decisioni da prendere, che cosa si potrebbe fare per rilanciare l’arte contemporanea? Forse le istituzioni dedicate al contemporaneo sono diventate troppe?

L’arte contemporanea è tuttora una peculiarità di Torino. Forse, però, occorrerebbe investire maggiormente sulla caratterizzazione delle varie sedi museali, affidando a ciascuna una sua vocazione. Rivoli torni a essere il simbolo unico e riconoscibile dell’arte contemporanea. La Reggia di Venaria, allo stesso modo, diventi il centro dell’arte antica… E’ un esempio, naturalmente. Allo stesso modo, però, è importante evitare che il singolo museo diventi una sorta di ghetto, nel quale puoi trovare una cosa sola. Occorre mescolare le carte, facendo operazioni analoghe a quella che ho proposto io al presidente De Luca, per ospitare una mostra sul Mantegna al MADRE di Napoli, che è un museo di arte contemporanea.

 

Ha appena citato due importanti residenze sabaude: Rivoli e Venaria. Fra i gioielli che compongono la corona delle residenze dei Savoia, uno – la palazzina di caccia di Stupinigi – è in attesa di idee e soluzioni per un rilancio. Lei cosa farebbe?

Stupinigi è già un museo dell’arredamento. Forse allargherei la sua vocazione a tutto l’ambito delle arti applicate, per farne una sorta di Victoria and Albert Museum. Per i mobili, si partirebbe dalle meraviglie di artisti mobilieri come Piffetti e Bonzanigo. Le massime espressioni dell’arte dell’arredamento italiana, è inutile precisarlo, sono piemontesi. Ma poi ci sarebbe la scultura: un’antologia della scultura tra ‘500 e ‘900. Senza spingersi troppo in là nel tempo, però, per evitare un inutile sovrapposizione all’arte povera. Mi fermerei agli anni ’50, con Fontana, Melotti, Mollino…

 

Nel campo della divulgazione culturale, lei è stato certamente un innovatore. Ha saputo mantenere un alto rigore scientifico, unendolo però a un’efficacissima comunicazione pop, che ha saputo esercitare tanto in qualità di scrittore e organizzatore di mostre, quanto servendosi del mezzo popolare per eccellenza: la televisione. Al di là del suo talento personale, che le consente di catturare il pubblico senza cadere nella facile banalizzazione, non crede che la televisione e ancor più internet – luoghi privilegiati della banalità – abbiano favorito un’eccessiva semplificazione della cultura e del modo di raccontare le forme di espressione artistica?

Il processo che lei descrive, in effetti, è reale. Non a caso, ha avuto delle dirette conseguenze anche nell’ambito specifico delle mostre. Gli esiti, però, anche quando l’arte diventa una materia “popolare”, possono essere positivi. Nel campo della cura delle mostre, in effetti, dopo il poverismo e il celantismo (da Germano Celant, importante storico dell’arte, inventore  della definizione arte povera, ndr), si sono affermate due tendenze. Una è la mia; l’altra è quella di Marco Goldin. Se paragonassimo l’arte all’abbigliamento, potremmo dire che quella di Goldin è la strada standard; la mia è quella dell’alta sartoria. Non tutti possono vestire Prada o Armani. Ci sono anche le confezioni di bassa gamma, che sono comunque rispettabili. La bassa gamma dell’arte, di cui Goldin è un buon interprete, è quella della popolarità facile, ottenuta offrendo un prodotto “arte” che non ha timore della semplificazione: è il caso dell’impressionismo, che Goldin ha riproposto molte volte. L’altra specialità di Goldin è la creazione di un caos accattivante, che trova un esempio perfetto nella mostra dedicata a Tutankhamon, Caravaggio e Van Gogh. Inutile dire che sembra fatta apposta per incontrare il consenso più facile.

Nel mio caso, ho seguito una strada diversa. Pur cercando e ottenendo dei risultati di divulgazione, ho voluto mantenere un alto livello. Quelli che mi hanno criticato – per esempio ai tempi della polemica sulla Santa Cecilia di Raffaello alla Venaria Reale – l’hanno fatto in modo chiaramente pretestuoso. Non riuscivano a sopportare la mia invadenza e hanno colpito l’obiettivo sbagliato. Goldin è più criticabile, forse. Ma sicuramente il suo modello di divulgazione, così come il mio, sono inevitabili. L’arte è e deve essere popolare: è predestinata a esserlo. Poi, se si riesce a mantenere alto il livello del rigore, come accade anche in America, molto meglio. Io l’ho fatto anche di recente con la mostra di Bologna (Da Cimabue a Morandi. Felsina pittrice, ndr), e con quella dell’Expo (Il Tesoro d’Italia, ndr), dove, nonostante i contenuti estremamente sofisticati, i visitatori sono stati, negli ultimi fine settimana, quindicimila al giorno. L’arte elitaria e antagonista non esiste più. Occorre essere popolari. Se poi si riesce a esserlo con Mattia Preti a Venaria, come è accaduto qualche anno fa, quando quasi nessuno sapeva chi fosse Mattia Preti, allora è davvero il massimo. In quell’occasione, come ricorderà, per essere “popolari” abbiamo esposto un Caravaggio. Una volta che il pubblico è venuto in mostra, però, si è evitato accuratamente di propinargli la scorciatoia della banalizzazione e delle facili spiegazioni.

(Foto: facebook – Vittorio Sgarbi)

 

Morano contro il "sistema Pd": "Insieme per i torinesi. Cambiare si può"

morano alberto“cambiare Torino si può, ma è una sfida che deve partire dal basso. Ed è illusorio pensare che sia un’alternativa accettabile un politico di professione a fine carriera, peraltro sostanzialmente complementare alla casta di governo. Io vorrei contribuire a dare voce ai Torinesi moderati e non di sinistra, con una vera proposta di governo, non incline a compromessi o disponibile ed interessata ad accordi di sottopotere”

 

Il clima elettorale si sta scaldando e, mentre la sinistra e i grillini hanno già individuato i loro candidati alla carica di sindaco, sul fronte opposto è giunto il momento di assumere delle decisioni. Alberto Morano, il notaio che vuole proporre ai torinesi la sua idea “di fare qualcosa di concreto per la città”, e “tornare a parlare di sviluppo, ad investire nell’industria, nel manifatturiero e nel terziario, se si vuole riuscire a creare lavoro” si rivolge al “suo” centrodestra in vista delle prossime elezioni comunali.

 

“Mi rivolgo all’area politica e culturale a cui io mi sento vicino, – spiega durante la conferenza stampa svoltasi oggi al Golden Palace, promossa dalla sua associazione ‘Progetto Torino 2026’ – alternativa al sistema di potere del PD che, in 33 anni di ininterrotto dominio, ha fruttato a Torino il primato di capitale italiana del debito a carico dei cittadini, i primi posti in fatto di criminalità di strada furti, rapine, disoccupazione e sfratti delle famiglie in povertà”.

 

L’appello ai partiti del centrodestra (area che non se la sta passando molto bene, ultimamente, a sotto la Mole come altrove) punta a individuare un accordo per offrire una alternativa ai Torinesi, “ma i partiti devono avere la capacità di capire e valorizzare la spinta al cambiamento che arriva dalla società. Metto a disposizione – aggiunge – la mia esperienza e la mia professionalità, in uno spirito di leale collaborazione e nel massimo rispetto del ruolo e del possibile apporto dei partiti”.

 

Morano lancia anche un monito: se il centrodestra continua a non scegliere “il malcontento potrebbe rifugiarsi nelle visioni oniriche, populiste e scarsamente ancorate alla realtà del Movimento 5 Stelle”. In sostanza, “cambiare Torino si può, ma è una sfida che deve partire dal basso. Ed è illusorio pensare che sia un’alternativa accettabile un politico di professione a fine carriera, peraltro sostanzialmente complementare alla casta di governo. Io vorrei contribuire a dare voce ai Torinesi moderati e non di sinistra, con una vera proposta di governo, non incline a compromessi o disponibile ed interessata ad accordi di sottopotere, con la determinazione ad affrontare di petto e smantellare il sistema di potere del PD che soffoca Torino”. 

 

Auspicio conclusivo: “Tutti i partiti e i movimenti che condividono questi obiettivi, nel centrodestra e oltre il centrodestra, devono lavorare insieme e in fretta per offrire un’alternativa per Torino: io sono qui a testimoniare che una sintesi tra politica e società civile è possibile”.

 

Il messaggio è stato inviato, si attende una (veloce) risposta.

 

Simona Pili Stella

Avis, donazione di sangue da 70 militari della Scuola di Applicazione

ESERCITO AVISAVIS ESERCITOSono state pianificate nel mese di gennaio due ulteriori giornate dedicate alla donazione

 

Settanta militari del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito hanno effettuato  una donazione di sangue a favore dell’Associazione Volontari Italiani del Sangue di Torino. Presso le due autoemoteche posizionate nel comprensorio militare di Palazzo Simoni sono stati raccolti oltre trenta litri di sangue. Un contributo rilevante per venire incontro alla crescente domanda di plasma, sangue ed emoderivati da parte delle strutture sanitarie piemontesi e nazionali nei settori del primo soccorso, della chirurgia e della cura a specifiche patologie. Alla luce della massiccia affluenza di donatori, di concerto con l’AVIS, sono state pianificate nel mese di gennaio due ulteriori giornate dedicate alla donazione. L’obiettivo è raggiungere il traguardo dei cento litri di sangue. Grande la soddisfazione per un gesto di solidarietà tangibile, molto apprezzato dai responsabili dell’AVIS e frutto dell’ottima integrazione del Comando nel tessuto sociale cittadino. Una iniziativa in linea con il diuturno impegno dell’Esercito a favore della collettività.

Con l'App della Venaria la reggia è sullo smartphone

L’applicazione  gratuita per IOS, sviluppata per la Residenza Sabauda dalla torinese Smart Beacon è dedicata a tutti i turisti

 

Ecco una notizia destinata a rivoluzionare la visita dei milioni di turisti della Reggia di Venaria, uno dei patrimoni Unesco più visitati d’Italia.

Nasce l’app LA VENARIA, l’applicazione  gratuita per IOS, sviluppata per la Residenza Sabauda dalla torinese Smart Beacon e dedicata a tutti i turisti, destinata a rendere davvero unica la visita della Reggia.

 

In un mondo sempre più digital anchevenaria, sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie. Grazie alla tecnologia Ibeacon “La Venaria” permette ai visitatori in possesso di uno smartphone di seguire percorsi tematici, di visualizzare il punto in cui ci si trovano, di scaricare contenuti speciali, approfondimenti e perfino coupon sconto.

 

“Chi scarica gratuitamente LA VENARIA – spiega Giovanni Quaranta, AD di Smart Beacon – può vivere un’esperienza di visita guidata interattiva, ricevere notifiche di prossimità, informazioni testuali, semplicemente entrando nel raggio d’azione di un beacon. Il prossimo sviluppo saranno contenuti audio/video e animazioni 3d. La App è già disponibile in Italiano, Inglese e Francese, per consentire l’interazione dei numerosi ospiti stranieri. L’abbiamo sviluppata in modo da prolungare l’esperienza anche a visita terminata, consentendo di portare con sé un po’ del museo, informazioni, contenuti speciali e il collegamento diretto ai social della Reggia”.

 

 

Per scaricare la APP: https://itunes.apple.com/it/app/la-venaria/id977266394?mt=8

Quagliarella: ""Cessione alla Juve per le accuse di pedofilia e orge"

QUAGLIARELLAHa deposto come teste e parte lesa in tribunale a Torre Annunziata, nel processo a Raffaele Piccolo

 

Fabio Quagliarella, l’ attaccante del Torino,  già calciatore del Napoli, ha deposto come teste e parte lesa in tribunale a Torre Annunziata, nel processo a Raffaele Piccolo, agente della polizia postale accusato di essere stalker di vip. Parole choccanti, quelle del giocatore, come riporta l’Ansa: “La mia cessione alla Juve è dovuta a quelle accuse assurde e false di essere camorrista e pedofilo, oltre che di partecipare a orge, accuse contenute in lettere anonime giunte in qualche modo anche al presidente De Laurentiis”. 

Ecco tutti i film a Torino: è arrivato "The revenant"

revenant di caprioA cura di Elio Rabbione

 

Alvin superstar nessuno ci può fermare Animazione e avventura, regia di Walt Becker. Quarto capitolo delle avventure dello scoiattolo striato Alvin e dei suoi due fratellini Simon e Theodor. I tre credono che a New York Dave sia sul punto di chiedere la mano della sua nuova fidanzata e di piantarli in asso. Avranno solo tre giorni per fermare la proposta del loro amico. Durata: 86 minuti (Massaua, Space, Uci)

 

Assolo Commedia. Regista e interprete Laura Morante, con Francesco Pannofino, Angela Finocchiaro e Piera degli Esposti. Con l’aiuto di una psicanalista, la protagonista cerca di rimettere ordine nella sua vita di single, dopo due matrimoni, due figli, una nuova relazione e un cane. Tra debolezze e imperfezioni, tra ironia e grazia, dovrà riconquistare una eccellente dose di autostima. La Morante è alla sua seconda esperienza dietro la macchina da presa dopo Ciliegine. Durata: 99 minuti (Eliseo blu, F.lli Marx sala Chico, Romano sala 1).

 

Carol Tra commedia e melodramma. Regia di Tod Haynes, con Kate Blanchett e Rooney Mara. Tratto dal romanzo di Patricia Highsmith (pubblicato nel 1952 con lo pseudonimo di Claire Morgan), è la narrazione della passione tra una donna newyorkese, alle prese con la fine di un matrimonio e l’affidamento della sua bambina, e una giovane impiegata. Grande gara di bravura fra le due attrici (Mara ha vinto il Palmarès all’ultimo festival di Cannes), con certezza in prossima area Oscar. Durata: 118 minuti (Ambrosio sala 3, Centrale (VO), Massimo 1, Due Giardini Ombrerosse).

 

La corrispondenza Drammatico. Regia di Giuseppe Tornatore, con Jeremy Irons e Olga Kurylenko. Amy, una giovane studentessa universitaria, che sbarca il lunario facendo la stuntwoman per la televisione e il cinema, ha una relazione con il suo professore di astrofisica. Improvvisamente, lui scompare e quell’amore diviene l’immagine di quelle stelle che non esistono più ma che noi continuiamo a vedere nel cielo. Solo la tecnologia li tiene legati, sms, skype, dvd, e ancora lettere e fasci di fiori: a raccontarci la speranza dell’eternità di un amore. Durata 116 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo sala grande, Reposi, Romano sala 2, Space, Uci)

 

Creed Nato per combattere Drammatico. Regia di Ryan Coogler, con Sylvester Stallone e Michael B. Jordan. La storia di Adonis Johnson, figlio sconosciuto di Apollo Creed, desideroso di salire sul ring come suo padre. Raggiungerà Philadelfia per cercare quel Rocky Balboa prima rivale e poi grande amico di suo padre e convincerlo a diventare il suo allenatore. Gran bel ritratto di Stallone, che già s’è accaparrato il Golden Globe e forse spera pure in un prossimo Oscar. Durata 132 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, Space, Uci)

Daddy’s home Commedia. Regia di Sean Anders, con Will Ferrell e Mark Wahlberg. Brad è un padre speciale e premuroso per i figli che sua moglie Sarah ha avuto dal primo matrimonio, tutto consigli per la scuola e partite di calcio. Tutto si complica quando un giorno il “vecchio” papà torna a casa e vuole riconquistare i “suoi” figli. Durata 96 minuti. (Uci)

 

Dio esiste e vive a Bruxelles Commedia. Regia di Jaco Van Dormael, con Benoît Poelvoorde. Un Dio cattivo e antipatico che vive nella capitale belga, ben intenzionato a far digerire all’uomo dispetti e catastrofi, una figlia ribelle che distribuisce ad ognuno di noi la data della propria morte. Uno sberleffo piuttosto scomodo. Durata: 113 minuti (Massimo 2)

 

Francofonia Dramma. Regia di Aleksandr Sokurov. Il regista dell’Arca russa, ripensando all’occupazione nazista di Parigi, ci offre un discorso sull’arte e il potere, nello scontro/collaborazione tra il direttore del Louvre ed un alto ufficiale prussiano, attualizzando la sua visione e rimandandoci alle distruzioni di Palmira e alla tragedia dell’archeologo decapitato dall’Isis. Durata: 87 minuti (Nazionale 2)

 

Franny Dramma. Opera prima di Andrew Renzi, con Richard Gere e Dakota Fanning. Milionario con sensi di colpa, una coppia di amici morti in un incidente d’auto, volontà di espiare prendendo sotto la propria ala protettrice la figlia dei defunti e relativo marito: beneficienza a oltranza, depressione e malattie, ricoveri ospedalieri e contenitori di pastiglie senza fine. Prova d’attore un po’ sopra le righe di Richard Gere e scene madri per tutti i fan. Durata: 90 minuti. (Greenwich sala 3)

 

La grande scommessa Commedia drammatica. Regia di Adam McKay, con Christian Bale, Ryan Gosling e Brad Pitt. Tratto dal libro “The big short” del giornalista Michael Lewis, il film racconta la storia di alcuni operatori finanziari che avevano compreso la fragilità dei mutui bancari già anni prima della grande crisi del 2008. Un piccolo capolavoro di satira creato con intelligenza di attori e regista, sceneggiatura sovraffollata di parole, relativamente “facile” per quanti con il mondo delle banche hanno poca dimestichezza. Durata: 130 minuti. (Greenwich sala 1, Ideal, Massaua, Reposi, Space, Uci)

 

Irrational Man Drammatico. Regia di Woody Allen, con Joaquin Phoenix e Emma Stone. Ancora una volta Allen alle prese con vita quotidiana, divertimento e ironia, pagine di filosofia gettate al pubblico per la sopravvivenza. Un professore universitario diviso tra una giovane studentessa innamorata e una più o meno matura collega in area nuova relazione cercasi. Sulle tracce di un ben più maturo “Match point”, il nostro ha anche modo per la personale ragione di vivere di mettere in cantiere l’idea, e non solo, di un omicidio. Ma i risultati non sempre riescono come il professore desidererebbe. Durata: 95 minuti. (Greenwich 3)

 

La isla minima Thriller. Regia di Alberto Rodriguez. Nella Spagna degli anni Ottanta, due ragazze scompaiono nel nulla. Due poliziotti della capitale sono spediti nella piccola località per fare luce sui fatti. Durata: 105 minuti. (Classico)

 

Il labirinto del silenzio Drammatico. Regia di Regia di Giulio Ricciarelli. Opera prima di un autore italo/tedesco finora soltanto attore e produttore, è la storia, ambientata a Francoforte, del procuratore Radmann che a tredici anni dalla fine del conflitto cerca una sensibilizzazione dell’opinione pubblica circa le colpe e le responsabilità dei tedeschi durante la guerra, immergendosi nella ricerca di quanti avevano operato nel campo di Auschwitz. Candidato all’Oscar per il miglior film straniero. Durata 124 minuti. (Nazionale 1)

 

Little sister Drammatico. Regia di Hirozaku Kore-Eda. Tre sorelle vivono nella loro grande casa, quando il padre, che le ha abbandonate tempo addietro risposandosi, muore, conoscono la loro sorellastra. Ne nasce un rapporto felice, una storia di piccoli atti quotidiani, di intimità, di sentimenti. Durata: 128 minuti. (Romano 3)

 

Macbeth Drammatico. Regia di Justin Kurzel, con Michael Fassbender e Marion Cotillard. Ancora una volta sullo schermo la vicenda del generale che passo dopo passo, uccisione dopo uccisione, raggiungerà tra valore e ambizione il trono di Scozia. C’è chi lo ha definito la più bella trasposizione Shakespeariana, c’è chi lo considera un lavoro di maniera: comunque lo si giudichi, si avrà sempre la certezza di trovarci davanti a due attori tra i più perfetti e coinvolgenti del cinema di oggi. Durata: 113 minuti. (Lux sala 2, Uci )

 

Il ponte delle spie Drammatico. Regia di Steven Spielberg, con Tom Hanks e Mark Rylance. A cavallo tra i 50 e i 60, in piena guerra fredda, l’avvocato Donovan è incaricato di trattare il rilascio di Gary Powers, abbattuto con il suo aereo U-2 durante un’operazione di sorvolo dell’Unione sovietica. Alla sceneggiatura hanno collaborato i fratelli Coen. Durata: 140 minuti. Papabile agli Oscar. (Reposi, Romano 3, Uci Lingotto)

 

Perfect day Commedia drammatica. Regia di Fernando Leòn de Aranoa, con Tim Robbins e Benicio Del Toro. In Bosnia la guerra è appena terminata e un gruppo di operatori umanitari deve rimuovere un cadavere da un pozzo per evitare contaminazioni dell’acqua del villaggio. Ma non si tratterà solo di questo. Durata: 106 minuti. ( Nazionale 2)

Il piccolo principe Animazione. Regia di Mark Osborne. Dall’omonimo romanzo l’amicizia tra un anziano aviatore e una bambina. Durata: 107 minuti. (F.lli Marx sala Harpo, Ideal, Lux 1, Massaua, Reposi, The Space, Uci,)

 

Quo vado Comico. Regia di Gennaro Nunziante, con Checco Zalone. Da impiegato nell’ufficio provinciale di caccia e pesca a precario: Checco dovrà accettare più di un trasferimento, nazionale o lontano all’estero, per non dover rinunciare al posto fisso. Durata: 86 minuti. (Massaua, Reposi, Ideal, Space, Uci, Lux 3, F.lli Marx sala Harpo, Due Giardini sala Nirvana, Eliseo rosso)

 

Revenant – Avventuroso/drammatico. Regia di Alejandro Gonzales Iňàrritu, con Leonardo Di Caprio e Tom Hardy. Tratto da una storia vera. L’America dei grandi paesaggi e delle pianure sterminate, i pionieri alla ricerca di nuovi confini e delle pelli degli orsi. Uno di questi, Hugh Glass, nel 1823, viene attaccato da un grizzly mentre i suoi compagni lo abbandonano senza armi né cibo: il perfido Fitzgerald (Tom Hardy) gli uccide il figlio che ha avuto da una donna indiana. Di qui la sete di vendetta del protagonista, le imboscate, le uccisioni, gli stenti superati. Di Caprio, finalmente, in odore di Oscar, dopo essersi di recente già assicurato il Globe. Durata 156 minuti. (Ambrosio sala 1 e 3, Centrale v.o., Classico, F.lli Marx sala Groucho, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Star wars il risveglio della forza Fantascienza. Regia di J. J. Abrams, con Harrison Ford. Riprende con la stessa forza di un tempo la saga di George Lucas: tutti sono invecchiati, non il successo, e i nuovi personaggi come Lupita Nyong’o portano ancora note del tutto positive. Durata: 136 minuti. (Ideal, Reposi, Massaua, Uci, The Space)