redazione il torinese

Mamma uccide il figlio di due anni soffocandolo

DAL LAZIO
I carabinieri hanno accertato che è stato  strangolato dalla madre il piccolo di 2 anni morto ieri  a Piedimonte San Germano, in provincia di Frosinone. I militari hanno fermato  la donna, di 29 anni, che è stata già portata in carcere a Rebibbia, al termine dell’ interrogatorio avvenuto nella notte. La madre del piccolo ha detto al 118 che il bimbo era stato investito  da un’auto poi fuggita. Un racconto che non ha convinto e ha fatto scattare gli ulteriori accertamenti dei carabinieri. Secondo  la ricostruzione degli inquirenti la donna avrebbe ucciso il figlio  stingendogli il collo e poi coprendogli la bocca per non farlo respirare.

Stefano Leo forse ucciso per uno scambio di persona

Le cronache torinesi de La Stampa scrivono che la pista  seguita dai pm Bucarelli e Santoriello  sul caso dell’assassinio di Stefano Leo, sgozzato ai Murazzi lo scorso febbraio,  sarebbe quella dell’errore di persona. Troppo debole la versione data dall’omicida reo confesso durante l’interrogatorio  del 30 marzo scorso al comando provinciale dei carabinieri. L’omicida Said Machaquat disse di voler uccidere un italiano per  “strappargli  la felicità». Un movente che non convince.

Genoa -Torino, i precedenti

L’incontro di sabato pomeriggio (ore 15) sarà il numero 47, per quanto riguarda la Serie A a girone unico nel capoluogo ligure, tra il Genoa e il Toro. I precedenti sono favorevoli al “Grifone” ligure, vittorioso in 24 occasioni contro le sole 8 dei granata (14, invece, i pareggi). I genoani sono nettamente avanti anche nel computo delle reti realizzate: 84-49. Il primo confronto nella massima Serie a girone unico risale al 27 ottobre 1929: 1-0 dei genoani alla quarta giornata della stagione 1929-’30. La prima affermazione torinista giunge nella stagione 1935-’36: 2-0 alla dodicesima giornata (22 dicembre 1935), che consiste in una delle due più larghe affermazioni granata (la seconda è un altro 2-0, conseguito alla ventiseiesima giornata della stagione 1973-’74, il 21 aprile 1974). La più pingue vittoria del Genoa è, invece, il 6-1 dell’annata 1938-’39 (ventottesima giornata, 30 aprile 1939). L’ultima affermazione dei piemontesi nella Genova rosso-blu risale alla scorsa stagione: 2-1 alla trentottesima giornata (20 maggio 2018), con reti di Iago Falque al 30′ e Daniele Baselli al 58′, con il punto della bandiera dei genoani opera di Goran Pandev all’80’. Il successo dei “grifoni” risale, invece, alla trentasettesima giornata dell’annata 2016-’17 (21 maggio 2017, con il Toro inutilmente a segno con Adem Ljajic all’89’), mentre il pareggio manca dal 2013-’14: 1-1 alla sedicesima giornata (30 novembre 2013), con i piemontesi avanti già al 7′ con Alexander Farnerud e il “vecchio balordo” (soprannome coniato da Gianni Brera per il club genoano) ad impattare al 69′ grazie a Davide Biondini. Le due compagini si sono, inoltre, incontrate anche in Serie B, in Coppa Italia e in varie edizioni della Serie A strutturata su più gironi. Nella massima Serie “pre 1929” i confronti ammontano a 9, ai quali si aggiungono la gara del “campionato di guerra” 1943-’44 e quella della Serie A 1945-’46 (ultima strutturata, per ovvi motivi, su più gironi). Per quanto riguarda il “pre 1929”, su 9 confronti, si contano 4 successi liguri, 4 pareggi e una sola affermazione granata, con il Genoa avanti per 15-10 nel conteggio delle realizzazioni.
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Il primo di questi nove confronti (che consiste nella prima partita assoluta tra le due compagini) ha luogo il 27 febbraio 1910 (tredicesima giornata della stagione 1909-’10) e termina sullo 0-0. Il primo successo granata arriva la stagione successiva: 2-1 il 21 maggio 1911 (quinta giornata dell’annata 1910-’11). Risultato raro nel “campionato di guerra” 1943-’44 (ufficialmente denominato “Divisione Nazionale”, ma meglio noto come “Campionato Alta Italia”): 4-4 il 30 aprile 1944, alla sedicesima giornata del girone eliminatorio piemontese-ligure, tra gli allora Genova 1893 e Torino FIAT. Vittoria granata, invece, nella stagione post-bellica 1945-’46: 1-0 (rete di Aldo Ballarin all’84’) il 27 gennaio 1946, alla quindicesima giornata del girone eliminatorio dell’Alta Italia, per un Grande Torino destinato a conquistare il suo secondo scudetto consecutivo. Le due gare di questi campionati “sui generis” vedono, dunque, primeggiare il Toro, con una vittoria e un pareggio (e 5-4 nel conteggio delle reti). Relativamente alla Serie B, si annoverano 6 confronti: in questo caso, la predominanza rosso-blu è netta, con 4 vittorie a zero (due, invece, i pareggi) e un ovvio vantaggio ligure nel conteggio delle reti realizzate, fissato a 10-4. Il Torino conduce, invece, per quanto riguarda le partite di Coppa Italia: su tre confronti nella città della Lanterna, si registrano una vittoria granata (1-0 nel girone preliminare dell’edizione 2003-2004) e due pareggi, datati 2004-2005 (3-3 sempre nel girone preliminare) e 1963-’64 (1-1, poi tramutatosi nella vittoria granata ai rigori, negli ottavi di finale). Toro, ovviamente, in vantaggio anche nel conteggio dei goal: 5-4. In totale, tra vari campionati e Coppa Italia, i due sodalizi si sono affrontati, in quel di Genova, per 66 volte, con 32 vittorie del Genoa e 11 del Torino (23, invece, i pareggi). Il Genoa è nettamente avanti anche nel computo delle reti realizzate: 117-73.

Giuseppe Livraghi

Incidente stradale mortale, otto denunce

Aveva provocato particolare sgomento nella comunità di Bistagno, nell’Alessandrino lo scorso 16 febbraio, l’incidente mortale in cui aveva perso la vita Carlo Cazzola, 65enne bistagnese, a seguito di scontro frontale della motocicletta da lui guidata con l’autovettura guidata da una donna.
I primi rilievi e testimonianze raccolte dai Carabinieri avevano evidenziato alcuni sospetti, poiché all’arrivo sul posto non era stato trovato nessun altro mezzo presente, ma le attività investigative permettevano di evidenziare che la vittima si trovava in compagnia di da altri otto motociclisti.
Le testimonianze dei vicini, le fotografie e i video sui social-network dei vari soggetti coinvolti nonché la testimonianza della donna che aveva avuto l’incidente con la moto hanno permesso di ricostruire il quadro degli eventi. CAZZOLA e gli altri motociclisti, dopo aver mangiato e probabilmente bevuto presso un esercizio pubblico di Bistagno, si erano allontanati in gruppo dal paese a bordo dei loro mezzi. Nelle curve tra Bistagno e Roncogennaro, alcuni dei motociclisti, per motivi ancora da chiarire, hanno iniziato a sorpassarsi gli uni con gli altri. Durante alcune di queste manovre, la moto del CAZZOLA era scivolata e, invadendo la corsia opposta, si era scontrata con l’autovettura guidata dalla donna. A seguito dell’incidente, mentre la donna, leggermente ferita, chiedeva di chiamare i soccorsi per l’uomo e per sé, gli altri motociclisti scappavano in tutta fretta dalla zona dello scontro.
Solo l’arrivo di un altro guidatore e di alcuni vicini che avevano sentito e visto l’incidente permetteva di chiamare il 118 e di intervenire sul posto. Vista la dinamica, chiarita anche da alcune foto e video rintracciati in rete, per gli 8 uomini, tutti della provincia astigiana e cuneese, è scattato il deferimento in stato di libertà per omissione di soccorso (avendo lasciato sul posto, senza chiamare i soccorsi, sia l’uomo deceduto sia la donna coinvolta) e, per due di essi, anche la più grave accusa di omicidio stradale avendo concorso a provocare la caduta della motocicletta del CAZZOLA.
 

Oro bianco, porcellane in mostra a Vinovo

Ancora due weekend, oltre al giorno di Pasquetta e al 25 aprile, per ammirare al Castello della Rovere di Vinovo le porcellane della Reale Manifattura di Vinovo nella mostra “Oro bianco, la ricerca della bellezza”
Sono esposte per la prima volta, tra le mura del castello, nel luogo dove furono create, oltre 200 porcellane e materiali provenienti da collezioni private, dalle raccolte di Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica e del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, dall’Archivio di Stato di Torino e dall’Archivio Storico di Torino. La manifattura di Vinovo fu l’unica in Piemonte a essere fondata sotto l’egida della monarchia sabauda tanto da potersi fregiare del titolo di “Regia Fabbrica di Porcellane”. Fu aperta nel 1776 nel Castello di Vinovo affidato dal Re all’Ordine Mauriziano, grazie all’ingegnosità di un torinese, Giovanni Vittorio Brodel e di un ceramista di Strasburgo Pierre Antoine Hannong la cui conoscenza dell’impasto segreto della porcellana lo aveva condotto alla manifattura di Sèvres e poi a fondare le prime fabbriche di porcellana dura. Nella fabbrica di Vinovo era impiegato un gruppo di lavoratori francesi, tedeschi e italiani, che in pochi anni portarono la produzione a livelli di grande qualità. Tuttavia alcune difficoltà bloccarono le attività nel 1779 ma furono riprese l’anno successivo dal medico e chimico torinese Vittorio Amedeo Gioanetti che rilanciò la produzione mettendo a disposizione le proprie conoscenze nel settore chimico e geologico. Alla sua morte nel 1815 gli subentrò Giovanni Lomello, suo stretto collaboratore, il quale però non riuscì a replicare il successo ottenuto sotto la direzione Gioanetti e la manifattura chiuse definitivamente nel 1822. Un percorso espositivo guida i visitatori in cinque sezioni che ripercorrono cronologicamente i tre periodi di produzione dal 1776 al 1822 con la gestione Hannong- Brodel, quella di Gioanetti e infine quella di Lomello. La visita della mostra offre l’opportunità di dare un’occhiata al Castello della Rovere. È infatti visibile per la prima volta il ciclo dipinto con stemmi del Cinquecento recentemente restaurato nella torre nord del Castello mentre sono ancora in lavorazione le pareti su cui sono emerse importanti testimonianze storico-artistiche. Inoltre possono essere ammirati nel chiostro del castello gli affreschi di notevole valore artistico che decoravano la fascia superiore del primo ordine di arcate. La mostra è stata realizzata anche grazie al contributo della Compagnia di San Paolo ed è stata coordinata dal Comune di Vinovo, dallo storico vinovese Massimiliano Brunetto e dall’Associazione Amici del Castello. È aperta al pubblico ancora sabato 20 aprile ore 9.30/12.30 e 14.30/19.00, è chiusa il giorno di Pasqua e riapre lunedi 22 aprile (Pasquetta) con orario continuato 10-19, il 25 e 26 aprile (14.30-19), il 27 e il 28 aprile, giorno di chiusura.

Filippo Re


 

PROTEZIONE CIVILE  A PAESTUM:  VOLONTARI ED ENTI LOCALI PER LA RESILIENZA DEI TERRITORI MONTANI

Nei giorni scorsi  a Paestum erano oltre 300 i volontari e 50 i Sindaci campani che hanno incontrato e ascoltato il Capo Dipartimento Angelo Borrelli, in un incontro promosso da Uncem, con il Presidente della Delegazione Campania Vincenzo Luciano, il Presidente nazionale Marco Bussone e coordinato dal Sindaco di Aquara Antonio Marino. Uncem prosegue con il Dipartimento un’azione di formazione attorno alle novità del Codice nazionale di Protezione civile, un lavoro attorno alla prevenzione e all’efficientamento della seconda fase dell’emergenza, un impegno per sostenere i Comuni nella redazione dei Piani di Protezione civile che devono guardare all’intero territorio, anche oltre i confini dei paesi, essere georeferenziati e accessibili da tutti. “I Sindaci e i Presidenti delle Comunità montane – spiegano Bussone e Luciano – stanno comprendendo fino in fondo il loro nuovo ruolo assegnatogli dal Codice. Grazie a sistemi di allertamento della popolazione e a Piani di protezione civile efficaci, li possiamo sgravare anche di determinate ansie che spesso li affliggono quando ricevono bollettini con codici gialli e arancione. Sappiamo bene quello che è successo a Civita, a Viareggio, a Marta Vincenzi a Genova. Uncem vuole aiutare i Sindaci a non sentirsi soli. E questo lavoro va fatto con il Dipartimento guidato da Angelo Borrelli che ringraziamo per l’impegno e la vicinanza in particolare al volontariato organizzato, anima delle nostre comunità. Senza di loro, senza i volontari della Protezione Civile, degli Antincendi boschivi, non ci sarebbero i nostri paesi e non ci sarebbe il polmone verde che curiamo. Anche per questo vogliamo costruire, grazie alle Comunità montane, in accordo con la Regione, un sistema avanzato di operai forestali inseriti in un processo di crescita e sviluppo del settore forestale alla luce di quanto scrive il nuovo Testo unico delle foreste. C’è un grande lavoro da fare per assicurare prevenzione del dissesto, limitare il rischio di incendi boschivi, alzare le soglie di sicurezza collettiva. L’incontro di Paestum oggi conferma che la strada intrapresa è quella giusta. E siamo molto orgogliosi il Dipartimento abbia scelto la Campania, Pozzuoli, per l’esercitazione nazionale di Protezione civile a ottobre”

Notre – Dame, una mostra a Torino

 L’esposizione torinese diventa un omaggio a questo simbolo storico e religioso che speriamo possa rinascere dopo l’incendio
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In mostra a Palazzo Madama sculture gotiche appartenute alla grande cattedrale parigina
SABATO 19 APRILE INGRESSO GRATUITO IN SEGNO DI SOLIDARIETA’
Architettura gotica per eccellenza, voluta dal vescovo di Parigi Maurice de Sully che fece partire i lavori per la sua edificazione nel 1160, la Cattedrale di Notre – Dame fa rivivere un pezzo importante e drammatico della sua storia nella “Sala Stemmi” di Palazzo Madama, a Torino, dove fino al 30 settembre prossimo, si possono ammirare quattro “teste in pietra” realizzate per la facciata della Cattedrale (che negli intenti del vescovo doveva sostituire, con un’ampiezza di ben cinque navate, due preesistenti basiliche rispettivamente del V e dell’VIII secolo) e concesse in prestito dal Musée de Cluny – Musée National du Moyen Age di Parigi che, come il Museo Civico d’ Arte Antica di Palazzo Madama, fa parte della Rete Europea dei Musei di Arte Medievale. Curata da Simonetta Castronovo, la mostra (“mostra-dossier”, innovativa e multimediale) accende i riflettori dell’arte e della storia su quattro opere di altissima qualità esecutiva, testimonianze preziose della scultura medievale europea e, in particolare, di quel “classicismo” o “naturalismo gotico” (secondo la definizione dello storico dell’arte Cesare Gnudi) che tanto influenzò, alla fine del Duecento, anche artisti del Gotico italiano, da Giotto a Nicola e a Giovanni Pisano o ad Arnolfo di Cambio. Quattro teste, si diceva. Dal portale dell’Incoronazione della Vergine (1200 – 1215), sulla facciata occidentale di “Notre– Dame”, proviene la “Testa d’Angelo”, mentre dal portale del braccio settentrionale del transetto, che nel Duecento immetteva nel chiostro della Cattedrale, provengono la “Testa di Re Mago”, la “Testa di uomo barbuto” e la “Testa di figura femminile” (allegoria di una virtù teologale), tutte realizzate fra il 1250 e il 1258 da Jean de Chelles. A presentarle al pubblico, é un coinvolgente allestimento audiovisivo, realizzato da Leandro Agostini, fatto di proiezioni e voci fuori campo che animano le quattro “teste”, raccontandone la storia e il destino che, in parte, tristemente le accomunò a molte altre opere della Cattedrale parigina, fatte rimuovere fra il 1793 e il 1794, all’epoca della Rivoluzione Francese, dal Comitato di Salute Pubblica guidato da Robespierre, in quanto considerate simbolo della feudalità, della monarchia – Luigi XVI e Maria Antonietta erano stati ghigliottinati all’inizio del ’93– e della religione. Rimosse, molte irrimediabilmente distrutte, ben 120 sculture furono a lungo abbandonate sul sagrato della Chiesa per essere poi cedute a impresari cittadini come materiale da costruzione. Solo una trentina d’anni dopo, in pieno clima neo-gotico ( e in virtù pur anche della “denuncia” sottilmente fatta propria da Victor Hugo nel suo “Notre Dame de Paris”, pubblicato nel 1831) fu posto in piena luce il disastro perpetrato ai danni della Cattedrale e lo stato di assoluto degrado di quella “vasta sinfonia di pietra” per cui si palesavano ormai inderogabili e imponenti lavori di restauro. Lavori che vennero condotti, fra il 1845 e il 1864, dagli architetti Eugène Viollet-le-Duc e Jean-Baptiste Lassus, che per realizzare le nuove sculture dovettero basarsi su disegni e incisioni antiche raffiguranti i portali, imitando il linguaggio delle sculture gotiche coeve di Chartres, Reims e Amiens. Ma il destino (provvido questa volta) bussò ancora una volta alle porte della storia. E, nel 1977, molte delle sculture originali di “Notre-Dame”, comprese le quattro opere esposte oggi a Palazzo Madama, furono rinvenute durante lavori di restauro alle fondamenta dell’ “Hotel Moreau” a Parigi, sede della Banque Francaise du Commerce Extérieur, che poi decise di donarle allo Stato per essere in seguito depositate al Musée de Cluny. Che le conserva dal 1980.

Gianni Milani

“Notre – Dame de Paris. Sculture gotiche dalla grande cattedrale”
Palazzo Madama – Sala Stemmi, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it
Fino al 30 settembre
Orari: dal lun. alla dom. 10/18, chiuso il martedì
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Nelle foto

– “Testa di uomo barbuto”, 1250-1258; Photo (C) RMN-Grand Palais, Michel Urtaldo
– “Testa di Re Mago”, 1250-1258; Photo (C) RMN-Grand Palais, Michel Urtaldo
– “Testa femminile”, 1250-1258; Photo (C) RMN-Grand Palais, Michel Urtaldo
– “Testa d’Angelo”, 1210-1215  ca.; Photo (C) RMN-Grand Palais, Franck Raux

Muore tra le fiamme nell'appartamento una donna di 101 anni

Una donna di 101 anni è morta  nell’incendio della sua abitazione torinese, all’angolo tra via Villar e via principe d’Anhalt, in Borgo Vittoria. L’alloggio dell’anziana è stato distrutto dalle fiamme. Sono intervenuti i carabinieri,  il 118 e i vigili del fuoco La donna ha chiesto aiuto ma i vicini non sono riusciti a sfondare la porta. Le fiamme sono divampate dopo una forte esplosione.
 
(foto archivio)

Juventus-Ajax, non basta CR7


La Champions League è una questione di testa.
Non ci stancheremo mai di ripetere che per andare avanti in questa competizione servono, prima di tutto, la capacità di concentrazione e la rabbia agonistica, dal primo minuto al fischio finale.
Questo ancora prima di avere i campioni, gli schemi, l’esperienza internazionale: allo Stadium i ragazzini olandesi l’hanno ampiamente dimostrato.Dopo la memorabile gara di ritorno contro l’Atletico, il popolo bianconero ha pensato che, finalmente, tale concetto fosse stato inculcato a dovere nella squadra, visto il furore con cui Cristiano e compagni hanno liquidato gli avversari.E forse ha continuato a pensarlo anche per la prima mezz’ora di gioco, dato che la Juve è partita aggressiva anche nello stretto, ha attaccato con buona grinta i portatori di palla dell’Ajax, riuscendo a chiuderla nella propria metà campo per i primi dodici minuti, e al 27’ è passata in vantaggio con una bella incornata di Cristiano, un falco sul cross di Pjanic.
Ma l’Ajax, ben organizzata in ogni reparto, riesce a pareggiare al 34’ – seppur fortunosamente, grazie ad un tiraccio che poi è finito sui piedi di Van De Beek – e da lì tutto è cambiato. Tramortita dal goal subìto, la Juve si è sgonfiata come un palloncino bucato: sparita la pressione sugli avversari, sparita la convinzione nei propri mezzi, la Juve arretrava sempre più, lasciando possesso palla, campo ed iniziativa agli avversari.Emre Can – il migliore dei suoi – e CR7 tentavano in ogni modo di far avanzare la squadra, il primo anche bucando il centrocampo al 41’ con una sgroppata fino in area (atterrato, ma ci lascia la gamba e quindi nulla di fatto), il secondo cercando invano il dialogo con uno spento Bernardeschi, ostinato in alcune occasioni a tener palla anziché passarla a compagni meglio piazzati.
Il secondo tempo, poi, nonostante l’innesto di Kean per Dybala, ha visto il crollo totale della compagine bianconera: già al 51’ st, Szczesny viene costretto al miracolo, arpionando con il braccio sinistro un bel tiro di Ziyech, per poi ripetersi poco dopo, con un colpo di reni a sventare una conclusione di Van De Beek.
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Buio Juve
Gli olandesi spingono, attaccano da ogni parte, sembrano essere dotati di una forza inesauribile: al 62’ st è addirittura Pjanic che salva la propria porta, deviando un tiro di Ziyech con la punta del piede, ed ormai è chiaro a tutti che la Juve non ne ha più, infatti, al 66’ st l’Ajax trova il goal del vantaggio: saltano in due – Alex Sandro e Rugani – ma non riescono a fermare De Ligt, che di testa beffa un incolpevole Szczesny.Poco prima Cancelo subentrava a De Sciglio, ma il portoghese non riesce ad entrare in partita e commette molti errori, anche tecnici; all’80’ st dentro Bentancur per Bernardeschi, ma nulla può cambiare, con il morale a terra e le gambe chissà dove. L’Ajax accede meritatamente alle semifinali, impartendo una sonora lezione di calcio ad una Juventus che sempre più ricorda lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde: autorevole e rispettabile di giorno (in campionato), fa uscire il proprio lato peggiore nelle notti di Champions.
#finoallafine
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Rugiada Gambaudo
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