redazione il torinese

“Mare in collina”, vincono due artisti torinesi

Si è concluso il concorso di pittura murale “Il mare sulla collina” che, il 14 maggio scorso, aveva visto cimentarsi a Pecetto di Valenza sette pittori nella rappresentazione del mare che un tempo ricopriva la pianura padana.

L’evento, inserito nella rassegna “Artisti per la Natura” cofinanziata dalla Fondazione Crt è stato uno degli appuntamenti in calendario di Riso&Rose. Il concorso ha visto primeggiare due artisti di Torino. Infatti il primo classificato è stato il torinese Alessandro Di Chio, con l’opera “Luci dagli abissi”, secondo classificato il pittore pavese Adriano Fondrini con “Come in un teatro”, terza l’artista torinese Venere Rizzo, con “L’alba della vita. Difficile il giudizio della giuria, che ha dovuto scegliere tra opere di grande valore artistico e molto differenti tra loro per soggetto e tecnica pittorica: si è spaziato dall’olio, all’acrilico fino all’utilizzo, più strettamente legato alla street art, delle bombolette spray utilizzate con grande maestria dal vincitore. I premi in denaro – 400 euro al primo, 250 al secondo e 150 al terzo – sono stati messi a disposizione dall’Associazione culturale “La Guarnera” e dalla Pro loco di Pecetto. Un ruolo fondamentale è stato poi quello della ditta Bonzano (già IBL) di Coniolo, che ha fornito gratuitamente i pannelli in legno su cui i pittori si sono cimentati. L’evento artistico e il suo inserimento nell’affermata rassegna Riso&Rose, consente di valorizzare realtà di solito un po’ isolate, quali il geosito di Pecetto di Valenza, e quindi poco conosciute ma certamente importanti per le emergenze culturali, naturalistiche e, perché no, per il buon cibo e il buon vino.

Massimo Iaretti

Piazza San Carlo, interrogato il ragazzo ripreso nel video: “Non ho fatto nulla”

Nelle immagini si vedeva un giovane a petto nudo con lo zainetto sulle spalle. I filmati delle emittenti televisive lo ritraggono mentre la folla si ritrae come un’onda da lui. Il video, trasmesso anche dal Tg 3 Piemonte,  è stato acquisito dalle autorità. Poteva apparire che il giovane fosse stato il motivo scatenante della tragedia di sabato in piazza San Carlo, ma l’interrogatorio in procura ha svelato che il ragazzo era sì ubriaco, ma cercava di tranquillizzare la gente.  “Non ho fatto nulla” ha detto agli investigatori. E’ forse  scoppiato un petardo o qualcuno ha urlato qualcosa spaventando la gente? Proseguiranno gli interrogatori di altre persone. La questura chiede ai cittadini di segnalare particolari che potrebbero rivelarsi utili alle indagini.

 

 

Trafugata l’urna contenente il cervello di don Bosco

L’agenzia Ansa informa che “l’urna contenente il cervello di San Giovanni Bosco è stata rubata nelle scorse ore dalla Basilica di Colle Don Bosco, nell’Astigiano. Lo si apprende da fonti investigative”. La reliquia era custodita dietro l’altare maggiore, nell’ala inferiore della basilica costruita nei luoghi natii del santo sociale che operò a Torino, fondatore della congregazione salesiana.

Dopo il 2 Giugno. Riflessioni su valori e virtù tricolori

di Pier Franco Quaglieni

Il 2 giugno è stato festeggiato a Torino con particolare solennità. Alcuni servizi giornalistici usciti oggi non colgono affatto lo spirito degli eventi. Dall’alzabandiera in piazza Castello alla cerimonia alla Scuola d’Applicazione al Palazzo dell’Arsenale, la scuola militare più antica d’Europa. Protagonista è stato il Prefetto di Torino Renato Saccone ,un gentiluomo napoletano  molto colto che ha ridato forza alla figura centrale del prefetto rispetto ai ruoli politici. Il suo discorso di altissimo profilo storico e istituzionale al Palazzo dell’Arsenale  è riuscito a sintetizzare 71 anni di storia, partendo dal giugno 1946,quando -non certo nel migliore dei modi possibili- l’Italia è diventata una Repubblica.


Era il dopoguerra ed eravamo  ad appena un anno dalla fine di  una guerra civile che aveva lasciato strascici di violenza e di sangue dopo la fine della dominazione nazi-fascista che aveva creato un clima di odio. Il prefetto Saccone è riandato a quell’Italia ridotta a  un insieme di macerie,con orfanotrofi pieni zeppi, con manicomi- lager inumani,con una mortalità infantile impressionante,a fronte di  una natalità molto alta,perché era finita la guerra l’anno prima. I miei genitori ,come tanti, si sposarono nel  maggio 1945 e fecero un brevissimo viaggio di nozze,mio padre poté riprendere a girare in macchina,cosa che nel biennio 43- 45 era diventato difficoltoso ,se non impossibile. In quel periodo molti usavano la bicicletta, non soltanto gli operai, o erano costretti a viaggiare  su treni che erano dei veri e propri carri bestiame.

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Il referendum aveva diviso gli italiani e la Monarchia aveva ottenuto consensi che potevano sembrare impossibili. A Torino,culla della Dinastia, i monarchici furono in numero inferiore dei repubblicani, ma al Sud ,malgrado la “conquista regia” di cui parlava Gramsci,i monarchici furono le nettissima maggioranza.  La propaganda monarchica a Torino era stata resa difficile,se non ,in alcuni casi ,impossibile, per l’intolleranza dei militanti  del partito comunista e del partito socialista.
L’Italia riuscì a riprendersi per merito di uomini come De Gasperi, De Nicola, Soleri, Einaudi,gente seria e pacata, capace di decidere in modo consapevole. Non poco merito ebbe il re Umberto II che, scegliendo il 13 giugno 1946, di partire per l’esilio, pur in presenza di un esito referendario dubbio, sciogliendo l’Esercito dal giuramento prestato al Re. Fu un gesto di patriottismo di grande significato che lo storico torinese Gianni Oliva ha evidenziato in un suo bel libro uscito nel 70° della Repubblica.  Sicuramente il Re evitò il rischio di una nuova guerra civile. Il Prefetto Saccone non ha analizzato -e non avrebbe potuto e dovuto  farlo-il clima del 2 giugno 1946,ma ha giustamente affermato che, rispetto al presente tragico, in quel momento  “il futuro appariva migliore”. C’era voglia di riprendersi ,di lavorare, di voltare pagina. Guardando all’oggi, certamente c’è una parte sana, forte, ricca di potenzialità  che continua a sperare in un ‘Italia migliore. A dare credibilità a questa ripresa ,non a caso ,è stato il Prefetto che rappresenta non solo il Governo ,ma l’autorità dello Stato.

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Giustamente egli ha concluso ,dicendo  che la giovane Repubblica  si era  posta sulle spalle di un gigante, l’Italia. Con questa metafora credo abbia voluto intendere il senso della continuità delle istituzioni e della storia complessiva del Paese che non poteva esaurirsi nella sola Resistenza, ma doveva affondare le sue radici anche e soprattutto nel Risorgimento che aveva creato il nuovo Stato unitario. Le affermazioni manichee  di un Antonicelli che scrisse che la storia d’Italia iniziava  il 25 aprile 1945,appaiono oggi in tutta la loro miseria. Eppure Franco Antonicelli era ,allora, un liberale…
Poche le autorità presenti alle manifestazioni del 2 giugno , il presidente della Regione e il Vicepresidente Boeti, molti sindaci, tra cui quella di Torino, ma i vip hanno disertato le cerimonie. Il fine settimana al mare è stato più forte. Un nota stonata in momenti in cui tutti dovrebbero dare l’esempio. Nelle prime file c’erano posti vuoti e soprattutto brillavano certe ingiustificabili  assenze. 
Nei giornali di ieri e di oggi   ho letto molte frasi di circostanza, anche se c’è stato  chi ha posto il  problema se si possa festeggiare la Repubblica, riferendosi al momento istituzionale caotico che stiamo vivendo. Un dubbio ragionevole ma che andrebbe superato perché gli interessi dell’Italia dovrebbero prevalere su tutto, anche se pochi in verità dimostrano di esserne consapevoli. La riflessione più lucida è venuta da un’autorevole docente torinese  di diritto, una donna coraggiosa e libera, la prof. Anna Maria  Poggi che ha avanzato il fondato  dubbio della validità di un articolo 1 della Costituzione che fissa come fondamento della Repubblica il lavoro e solo quello. Se pensiamo che addirittura un piccolo movimento politico si è richiamato a quell’articolo per definirsi,abbiamo chiara l’importanza dell’obiezione della prof. Poggi.

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Certo ,quel richiamo al lavoro  significava che nella Repubblica non potevano sopravvivere privilegi di sorta  e che il cittadino poteva distinguersi solo per i suoi meriti di lavoro. Un’affermazione giusta, ma insufficiente, specie se i meriti non vengono riconosciuti e un egualitarismo giacobino vorrebbe  livellare tutti verso il basso, mentre l’ineguaglianza, come diceva Popper, è un’opportunità di crescita, è la possibilità di mettere a frutto i propri talenti. Costant  vedeva l’eguaglianza nel riconoscimento delle capacità ,a prescindere dalle origini. Altri hanno giustamente parlato di eguaglianza nei punti di partenza. La stessa Costituzione garantisce ai “capaci e meritevoli” (e non a tutti) di raggiungere i più alti gradi nel campo dell’istruzione. Quando ho ascoltato in televisione un’avvocatessa -che si autodefinisce avvocata, come fosse la Madonna- condannare in modo assoluto le diseguaglianze, ho capito che lo spirito liberale non solo non viene capito, ma viene sicuramente combattuto con una chiusura ideologica miope che fa pensare alla Rivoluzione Russa di cent’anni fa.   La Repubblica del ’46 diede a tutti l’opportunità di vedere riconosciuti i propri meriti e gli imprenditori che hanno ricostruito un Paese azzerato dalla guerra, avevano di fronte a sé non solo lo stupido giacobinismo di alcuni fanatici che lo stesso Togliatti riuscì ad imbrigliare, ma politici capaci di sostenere lo sviluppo e la crescita dell’economia.La Poggi ha  assoluta ragione nel dire che fondare la Repubblica sul lavoro non basta. Ci sono valori storici, valori che definirei “immateriali”, che costituiscono il nerbo di Nazioni come la Francia o l’Inghilterra. Solo con Ciampi abbiamo riscoperto il Tricolore e l’Inno nazionale. La bandiera alle finestre resta invece un fatto ancora legato alle partite di calcio. Molti cittadini, per altro, sono delusi, demotivati, indignati, arrabbiati.Non senza ragione. Sarebbe un discorso da riprendere, andando oltre il 2 giugno.   

 

(foto: il Torinese)

OSPEDALE DI VENARIA, RUFFINO (FI): “STOP ALLE LITI, SERVE DIALOGO”

 “Sull’ospedale di Venaria è necessario riallacciare un dialogo tra Comune e Regione”. Così la vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, Daniela Ruffino (Fi), che  ha interpellato l’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta. “Senza un tavolo tecnico, composto da professionisti della Regione e del Comune di Venaria – dice Ruffino – il nuovo Polo Sanitario non verrà mai consegnato nei tempi fissati. Dialogo istituzionale e collaborazione e non editti o proscrizioni di questo o quel colore politico è quanto occorre”. “Il nuovo ospedale di Venaria – rimarca – é una opera attesa da anni dai residenti della città e del territorio limitrofo. Può diventare un esempio, oppure una occasione mancata. Credo che solo attraverso percorsi condivisi tra le due amministrazioni, quella regionale a guida del centrosinistra e quella comunale condotta dai pentastellati, si può evitare di creare ulteriori disservizi ai cittadini”. “Stop alle liti – esorta – e sì invece a cercare di realizzare nei tempi stabiliti l’ospedale”

 

Cardiff, Allegri: “Dobbiamo essere diabolici”

Massimiliano Allegri nella conferenza stampa a Cardiff per la finale di Champions ha detto che la Juventus ha “lavorato tutto l’anno e  le vittorie di quest’anno sono state di allenamento per arrivare a questa partita. Ma dobbiamo vincere e dovremo capire quando sarà il momento di attaccare e quando di difendere, con  la convinzione di portare a casa la Coppa ed essere diabolici nel colpire quando il Real ci concederà qualcosa. Ora la squadra ha la cattiveria e la convinzione giuste per portare a casa la Champions. Dovremo pensare a fare le cose giuste nella finale, senza pensare a cosa è successo 20 anni fa, o 10 anni, o 50…”. 

foto: Claudio Benedetto www.fotoegrafico.net

Petrolio e gas naturale: il Poli in Russia

 
Il Politecnico di Torino sigla un accordo quinquennale con la compagnia petrolifera russa

San Pietroburgo (Russia), 2 giugno 2017 – Attività di Ricerca e Sviluppo congiunte e formazione dei dipendenti di Gazprom Neft a Torino, dove dirigenti della compagnia terranno a loro volta lezioni e incontri. Sono questi i temi dell’accordo sottoscritto oggi nel quadro della visita del Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda in Russia tra Politecnico di Torino e la compagnia petrolifera russa Gazprom Neft, il quarto produttore russo di petrolio.

 

Nel settore dell’industria del petrolio e del gas naturale le tecnologie di frontiera hanno un ruolo sempre più importante e c’è grande attenzione alla collaborazione con istituzioni universitarie a livello internazionale per attività di ricerca, ma anche di formazione e trasferimento tecnologico.

 

L’accordo siglato oggi a San Pietroburgo durante lo SPIEF (St. Petersburg International Economic Forum) integra infatti attività di formazione avanzata e di ricerca congiunte. Per quanto riguarda la formazione, la convenzione prevede attività didattiche riservata a quadri e addetti della compagnia petrolifera russa al Politecnico, ma anche lezioni e incontri con dirigenti della Gazprom Neft a Torino, per illustrare le attività della compagnia e presentare proposte di collaborazione tra i due enti, allargando il campo al sistema socio-economico del territorio piemontese. A questo proposito è prevista nei prossimi mesi una giornata dedicata a questi temi e rivolta proprio alle aziende locali che già collaborano con l’Ateneo.

 

Le attività di ricerca congiunte riguarderanno vari aspetti della tecnologia e dell’innovazione nel settore del petrolio e del gas naturale. In particolare, verranno messe a sistema le competenze nei settori della geologia e dello studio di pozzi e riserve di gas e petrolio, delle tecnologie di scavo e costruzione delle infrastrutture, fino allo studio dello sfruttamento delle riserve tradizionalmente non sfruttate e delle risorse off shore; altri temi di collaborazione saranno gli aspetti di automazione e applicazione della robotica all’industria petrolifera, la sensoristica, fino alle tematiche di tutela dell’ambiente e della sicurezza dei lavoratori e degli impianti.

 

L’accordo, di durata quinquennale, è stato siglato dal Rettore del Politecnico Marco Gilli e da Vladyslav Baryshnikov, Vice CEO della Compagnia petrolifera russa.

 

“La stipula di accordi internazionali su queste tematiche qualifica il nostro Ateneo come un punto di riferimento per la ricerca, la formazione e il trasferimento tecnologico nel settore dell’Oil & Gas”, commenta il Rettore del Politecnico Marco Gilli, che conclude: “Ritengo che partnership di questo livello su tematiche di estrema importanza come quelle energetiche rappresentino per il nostro Ateneo, ma direi anche per il nostro Territorio e per il Paese, un ulteriore impulso all’apertura delle porte verso un mercato di grande interesse”.

 

Borse origami, bigiotteria e accessori per dare libero sfogo all’estro creativo

DECIMA PUNTATA – Viaggio nel vasto mondo degli hobbysti, tra chi per sopravvivere alla crisi sta cercando di trasformare in mestiere una passione

Una timida e riservata, l’altra espansiva e disinvolta. Entrambe dotate di grande estro creativo, sono amiche da tempo e da cinque anni anche “socie in affari”: lavorano insieme nei mercati degli hobbisti di Torino e provincia, ognuna con il suo prodotto ma aiutandosi reciprocamente. “Abbiamo deciso di scendere in piazza per guadagnare qualche soldino”, spiega Barbara Picozzi, estroversa e verace, creatrice di monili di vario genere. “Per sfruttare la creatività”, precisa Loretta Odorico, pacata e contenuta, specializzata in confezioni sartoriali.

Esplosiva e incontenibile, Barbara fin da bambina si divertiva creando bigiotteria e trasformando in “gioielli” tutto quello che trovava, dai tappi delle bottiglie ai sassi recuperati per strada. Non le è stato facile convincere Loretta, che ama starsene per i fatti suoi ed è più restia ad aprirsi con la gente, a scendere in piazza: “L’ho presa per sfinimento. Tutti i giorni recitavo la stessa solfa: dai, tu fai le tue borse, io la mia bigiotteria. Vedrai, ci divertiremo. Riusciremo a guadagnare qualcosa e anche a fare felici delle persone, perché le cose che facciamo sono bellissime. E poi, le dicevo, se non incominci a cercare di vendere quello che fai, tra un po’ il tuo guardaroba scoppia. Sono tenace, non demordo. E alla fine ce l’ho fatta: siamo qui”, racconta Barbara.

“Quella che produco io – è sempre Barbara a parlare – è una bigiotteria umorale: le mie creazioni si trasformano al variare del mio umore. Se sono serena punto su oggetti glamour: fiorellini, oggetti leggeri e colori delicati, forme aggraziate e sinuose. Quando sono nervosa uso lacci e metalli che tratto a martellate, creo oggetti più spartani e aggressivi, ma non per questo meno accattivanti”.

Loretta ha frequentato la scuola per diventare sarta e modellista, e per anni ha collaborato con negozi e sartorie confezionando abiti su misura per i clienti più esigenti. “Ho smesso perché non ne potevo più di fare cose che rispecchiavano il gusto degli altri e non il mio. Potevo permettermelo, mio marito lavora a non mi ha mai fatto mancare nulla”, spiega. Quello del taglio e cucito per Loretta non era però solo un lavoro, ma soprattutto una passione. I panni della casalinga le stanno stretti e macchina da cucire, stoffe di vario genere e foggia, ago, filo e piccola minuteria da merceria continuano ad essere i compagni delle sue giornate. Produce per se stessa capi d’abbigliamento e accessori che rispecchiano il suo gusto. E perde letteralmente la testa per le borse e le custodie realizzate con la tecnica origami. Proprio quelle che oggi occupano gran parte del banco che divide con Barbara.

“Diamo qualità a basso costo, perché tutti hanno il diritto di farsi un regalino senza svuotare il portafoglio”, dice Barbara. “Da quando abbiamo incominciato – spiegano – non abbiamo mai aumentato i prezzi, anche se rispetto all’inizio compriamo materiali più pregiati, quindi più costosi, perché con il tempo abbiamo acquisito esperienza e consapevolezza e per valorizzare il nostro lavoro”. “La soddisfazione più grande – conclude Loretta – è che grazie ai nostri prodotti in questi anni siamo riuscite a crearci una clientela affezionata, che quando ci vede magari non compra, ma ci porta dolci e doni”.

Paola Zanolli

 

All’outlet cade un pezzo di insegna. Per fortuna nessun danno

Mentre osservavo la vetrina del nuovo store di un noto brand di abbigliamento al Torino Outlet Village e mi accingevo ad entrare.. improvvisamente si è staccata una parte dell’insegna.. una lettera della scritta che, cadendo a terra, oltre ad aver fatto un grande botto, si é completamente frantumata. Per fortuna in quel momento non passava nessuno ed io guardavo la vetrina a qualche metro di distanza: chissà cosa sarebbe potuto succedere… Poi sono intervenuti gli operai a rimettere le cose a posto.

 

Lettera firmata

ORCHESTRA RAI: CORDOGLIO PER LA SCOMPARSA DI JEFFREY TATE

L’Orchestra Sinfonica Nazionale e la Direzione di Rai Cultura esprimono il loro più profondo cordoglio per l’improvvisa scomparsa del Maestro Jeffrey Tate. Il grande direttore d’orchestra inglese è stato Primo direttore ospite della compagine sinfonica della Rai dal 1998 al 2002, e successivamente Direttore onorario fino al 2011. Avrebbe dovuto dirigere il concerto in programma giovedì prossimo, 8 giugno, all’Auditorium Rai “Arturo Toscani” di Torino, che sarà a lui dedicato. Restano indimenticabili tutti i suoi numerosissimi concerti sul podio dell’Orchestra Rai, con la quale ha interpretato al più alto livello pagine del repertorio inglese, capolavori di Bach, Bruckner, Mahler, Schumann e Wagner, del quale eseguì anche I maestri cantori di Norimberga in forma di concerto.