redazione il torinese

Mauro Galfrè, eclettico artista

E’ aperta fino al 9 luglio in Conzano a Villa Vidua, antica dimora estiva del conte Carlo Vidua, grande viaggiatore e collezionista, l’antologica “ Giocando con l’arte” di Mauro Galfrè.Il titolo della rassegna è indicativo sul modo di intendere l’arte da parte di un singolare personaggio eclettico che ha esplorato le varie discipline artistiche, pittore, incisore, grafico pubblicitario, illustratore, paroliere e compositore musicale sempre all’insegna della curiosità e della ricerca.Una vita, la sua, resa piacevole dai tanti interessi, approdo di una forte esigenza che già si era manifestata da bambino.Che l’arte non sia per lui tormento e fatica non significa che le sue opere siano ludiche e superficiali, anzi, sono frutto di una incessante e profonda meditazione, di un impegnativo lavoro tecnico che si unisce all’idea, con assimilazioni culturali di surrealismo, simbolismo, arte alchemica, aperture al Liberty e al Decò.L’estrema precisione del dettaglio, retaggio dell’eperienza di cesellatore orafo all’Istituto Benvenuto Cellini di Valenza è conferma della serietà e dignità di un’ arte che non si affida a imitazioni ripetitive di avanguardie come oggi spesso avviene ma è un inno al ritorno della bellezza intesa come stile personale.L’ampia rassegna è corredata da un prezioso e voluminoso catalogo che contiene fotografie, recensioni e scritti dello stesso artista che mette a nudo la propria personalità umana e la propria poetica.Gli ingredienti ci sono tutti per rendere interessante la mostra e consegnare Mauro Galfrè alla vera arte.

 

Giuliana Romana Bussola

 

Orari sabato e domenica  15,30- 19. Su appuntamento  346 7050738

E’ tempo di corsa in montagna

In Piemonte è tempo di corsa in montagna. Dopo lo svolgimento, domenica 18 giugno, dei campionati nazionali dell’Ana – Associazione nazionale alpini, della disciplina ad Ozzano Monferrato, in provincia di Alessandria, martedì 20 giugno alle ore 13, la Sala Musica del Circolo dei lettori (via Bogino 9) a Torino ospiuta un altro evento. Questa volta si tratta dell’edizione 2017 del Bellelmatt Ultra Trail – Emozioni ad alta quota, che si terrà il 15 e 16 luglio prossimi. E’ un evento di corsa in montagna, organizzat da Asd Formazza Event che si svolgerà tra le valli Formazza ed Antigorio, le vallate in cui si produce il formaggio Bettelmatt, nell’estremo lembo settentrionale del Piemonte, caratterizzato da paesaggi che toccano i tremila metri. Al termine della presentazione di terrà una dgustazione di prodotti locali, con la collaborazione di Cooking for Alp.

Massimo Iaretti

Il cantautore Cremona al “Brunitoio” di Ghiffa

Venerdi’ 23 giugno 2017 alle ore 20,45 presso la Sala Esposizioni Panizza di Ghiffa ( Vb), l’Officina di Incisione e Stampa in Ghiffa “il Brunitoio” propone un incontro con il cantautore Massimiliano Cremona che presenterà il suo secondo disco,“L’Inverno è passato”. In veste di chitarrista, il verbanese Massimiliano Cremona ha suonato e suona tuttora in alcune significative formazioni artistiche del Lago Maggiore: “se madama” (rock alternativo italiano, un album omonimo), “Il Vile” (stoner rock, l’album “Insonne” e due minitour in Spagna), “Los Borrachos” (rock’n’roll, il live “Ubriachezza molesta”, l’album “Verso est” e innumerevoli concerti dal vivo). Nel 2014 ha fondato, insieme a Enrico Sempavor Gerosa, gli “Animali Acustici”, con i quali ha un’intensa attività live (compreso un minitour in Germania). A inizio 2015 ha esordito in veste di cantautore pubblicando il disco “Canzoni dalla nebbia”. L’inverno è passato,secondo album, in parte registrato presso lo studio di Giuliano Dottori, prodotto e arrangiato da Marco Kiri Chierichetti, masterizzato da Steve Corrao tra basso, chitarre elettriche, flauti, armoniche, batteria, banjo per un rock intimista per riempire lo spazio lasciato dai pensieri, perchè “la vita a volte è una strega.. prima ti malmena e  poi ti lega” .Un album malinconico ma anche forte, pieno di riflessioni e sentimenti.

M.Tr.

La Consolata: oggi a Torino è “solo” il tempo della spiritualità

di Pier Franco Quaglieni

A Torino si sono sbiadite tante tradizioni, a Torino è venuto meno lo spirito torinese che è fatto di tanti elementi ,compresa la fede cristiana che ha un valore  molto importante. E’ stato superato lo spirito meschino e gianduiesco  di certa torinesità che non può essere rimpianta, ma insieme è evaporato anche ciò  che andava preservato.

 

 Il 20 giugno Torino festeggia la Vergine Consolata che ,dopo l’assedio francese del  1706, divenne copatrona di Torino  insieme a san Giovanni Battista a cui è dedicato il Duomo . Il 20 giugno sarebbe, secondo la tradizione, l’anniversario del miracolo del cieco di Briancon (c con cediglia ) che aiutò a ritrovare l’antica icona della vergine e riebbe la vista. Anche un laico non laicista come me, specie in certe occasioni , crocianamente “non può non sentirsi cristiano” e anche un torinese che ama  ,come Einaudi, sempre guardare oltre la Mole e oltre le Alpi e le colline, non può non sentirsi profondamente torinese. Il Santuario è da secoli il centro della cristianità torinese, paragonabile  solo in parte alla Basilica di Maria Ausiliatrice voluta da Don Bosco nell’’800.”La Consolata” come la chiamiamo noi torinesi ,ha origini remote:  fin da quando il vescovo San Massimo, nel V secolo, fece erigere una piccola chiesa sui resti di un tempio pagano; fin da quando Torino, prima di Emanuele Filiberto  che la fece capitale nel 1563 , era una città secondaria del Piemonte, storicamente dietro a Saluzzo, Casale, Vercelli, Ivrea. Il santuario è opera di artisti illustri : Guarini, Juvarra, Ceppi che segnano i diversi periodi in cui è stato costruito e ampliato. In un angolo della basilica c’è il sarcofago del cardinale  Agostino Richelmy, un principe della Chiesa molto significativo della storia torinese  tra fine ‘800 e primo ‘900,quando gli arcivescovi di Torino erano non solo per tradizione cardinali .  Frequentavano il santuario don Bosco, il Cottolengo, il beato Cafasso i cui resti sono venerati nella Basilica. Il Cafasso era il confessore dei condannati  a morte al ” Rondò dl’ forca” in corso Regina e venne canonizzato nel 1947 da Pio XII.

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Va ricordato che molti  reduci di guerra  donarono le loro spalline al santuario: mio padre mi indicava sempre  gli ex voto ,testimonianza spesso di una fede popolare ingenua, ma sicuramente genuina. Una pagina della storia oggi un po’ trascurata. Nel santuario ci sono le statue delle due regine Maria Teresa  e Maria Adelaide, mogli di Carlo Alberto e di Vittorio Emanuele II, scolpite in preghiera da Vincenzo Vela. De Amicis  negli immediati dintorni ambientò il suo romanzo “Amore e Ginnastica”, Soldati inserì nel breve filmato sui campionati del mondo di calcio  del 1990  la processione che si terrà anche stasera. Di fronte alla chiesa c’è il locale del Bicerin che nella superficiale  fantasia turistica  rischia di offuscare persino la Consolata: follie dei tempi presenti in cui troppo spesso ogni valore viene confuso e perde il suo significato. Stasera si terrà la storica  processione per la festa della Consolata ,nessun’altra manifestazione religiosa torinese ha l’impatto di questa processione fortemente, intimamente piemontese. Nino Costa ha dedicato  alla Consolata una celebre poesia in cui definisce la Vergine  “confort  ai disperà” e “protetris  dla nostra antica rassa”. Papa Francesco a Torino citò, sia pure in Italiano ,alcuni versi di Costa dedicati alla nostra “rassa”. Certo il messaggio cristiano è universale, riguarda tutte le donne e gli uomini del mondo, di ogni colore e di ogni lingua, persino, direi, di ogni religione. Sarebbe sbagliatissimo renderlo “torinese” , sarebbe quasi blasfemo. Ma la Consolata è anche un elemento indentitario di Torino, della nostra Torino, della sua storia più bella. Non ci sono miti laici che tengano al confronto, neppure quello troppo enfatizzato per essere vero, di Gobetti. Solo il Conte di Cavour potrebbe fare da contraltare, ma lo statista era un liberale che morì, chiedendo i conforti religiosi. Anche il “Risorgimento scomunicato” di cui scrisse Gorresio, è passato sotto le sue navate, anche il giovane principe di Piemonte   Umberto di Savoia andava a pregare alla Consolata.

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In un momento difficile per la mia vita ci sono andato anch’io, confortato dall’amicizia fraterna di Franco Peradotto, prete -giornalista  amico di Valdo Fusi. Mons. Peradotto ,ad un anno dalla morte di Soldati, celebrò una Messa in suo suffragio in cui si ritrovò tutta la Torino civile, in primis il sindaco  Castellani, una città  fatta di credenti, non credenti e diversamente credenti. Valdo Fusi  che aveva il suo primo studio in via della Consolata, passava  spesso al santuario. E anch’io ,a volte ,ci vado, ricordando don Franco e Valdo e l’avvocato   Claudio Dal Piaz che aveva lo studio a pochi passi dalla basilica in via Sant’Agostino. Non amo il quadrilatero romano e i suoi locali, ma  il santuario che è quasi la sua antitesi ,sì. Oggi quella processione è assai meno sentita del passato. Tanti “torinesi” non sanno neppure che si tenga, confortati in ciò dal silenzio  minimizzante di troppi organi di stampa. Per anni a casa mia su tutti i quattro balconi  mettevamo il 19 giugno, vigilia della festa, dei lumini accesi inseriti in antichi bicchieri di Murano comprati da mio nonno a Venezia. Abbiamo dovuto smettere sia perché i bicchieri nel frattempo si sono rotti ,sia soprattutto perché nella via c’eravamo solo più noi a illuminare i balconi. Dalla metà degli  Anni ’60 la bella tradizione si è interrotta. Quand’ero bambino, eravamo in tanti anche nella mia casa. A Torino si sono sbiadite tante tradizioni, a Torino è venuto meno lo spirito torinese che è fatto di tanti elementi ,compresa la fede cristiana che ha un valore  molto importante. E’ stato superato lo spirito meschino e gianduiesco  di certa torinesità che non può essere rimpianta, ma insieme è evaporato anche ciò  che andava preservato. E non è laicità quella di trascurare la festa della Consolata. Hanno voluto ridurre a “santi sociali” don Bosco e  il Beato Cottolengo che erano e sono tanto di più soprattutto in termini religiosi e spirituali. Riscopriamo almeno per una sera il sentimento della gente di Torino aristocratica e plebea, colta e ignorante ,che nei secoli ha fatto della  processione  della Consolata un appuntamento immancabile per la loro vita.

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 Qualche giorno fa parlavo con un uomo eccezionale , il cardinale Gianfranco Ravasi, di “laicità e spiritualità” al Quirinale, nel corso di un evento culturale  memorabile. Ebbene, stasera sarà il momento della sola spiritualità .Senza aggettivi. Con  intensità profonda e il fascino  che arriva dai secoli passati. La Consolata e  Torino si identificano, almeno per una sera.


 

 

 

La città unita nel ricordo di Erika. “San Giovanni spartiacque tra ciò che è stato e quel che sarà”

Alla fine la festa di San Giovanni, con tanto di fuochi, si farà. Forse è giusto così, la vita continua. La memoria va alla donna morta nel caos di quel maledetto 3 giugno: “Uniti nel ricordo per Erika”: è questo lo striscione comparso in piazza San Carlo, nel giorno di lutto cittadino per la donna di Domodossola morta dopo essere stata colpita da un infarto per schiacciamento durante la proiezione su maxi schermo della finale Champions.Lo striscione è  appeso proprio vicino alle transenne del parcheggio sotterraneo, che sono state divelte  sotto dal peso della folla terrorizzata.

Oggi, in tutta la città, le bandiere erano  a mezz’asta. Il Consiglio comunale, in apertura della seduta odierna, ha osservato un minuto di silenzio.  Parla la sindaca Chiara Appendino. “Le celebrazioni di San Giovanni si svolgeranno e rappresenteranno per la città un nuovo inizio, sarà lo spartiacque  tra ciò che è stato e ciò che sarà, perché, se è vero che non possiamo tornare indietro e cambiare il passato, è altrettanto vero che possiamo tutti iniziare ora a costruire un nuovo futuro. Torino continuerà a vivere i suoi eventi e le proprie piazze  ma lo farà in modo diverso forte della dura lezione appresa in queste ultime settimane. E Torino ricorderà per sempre Erika e la sua famiglia”. In 23 giugno in piazza Castello, all’accensione del tradizionale farò il direttore del Salone del Libro Nicola Lagioia leggerà un brano in memoria di Erika.

 

(foto: il Torinese)

MERCATO DI LIBERO SCAMBIO: IL CENTRO DESTRA CHIEDE IL RISPETTO DEL REGOLAMENTO IN SAN PIETRO IN VINCOLI

Da lunedì 12 giugno è diventato esecutivo il nuovo regolamento sul mercato di libero scambio, soprannominato prima SUK e poi BARATTOLO, e quindi da venerdì 16 giugno dovevano essere rispettate le nuove regole.

Così i Consiglieri di Centro Destra della Circoscrizione 7, Alessi (Fratelli d’Italia), Gariglio (Forza Italia), Giovannini (Direzione Italia e Moiso (Lega Nord), venerdì 16 giugno si sono recati in San Pietro in Vincoli in tarda serata per verificare che tutte le nuove regole venissero rispettate.

Si sono pertanto apprestati a richiederne l’applicazione da parte dei Vigli Urbani, poiché da nuovo regolamento i furgoni-camper dei venditori dovevano sostare a non meno di 500 metri dalla piazza ed invece c’erano furgoni di Rom tranquillamente in sosta sulla piazza stessa e alcuni di loro inoltre stavano dormendo direttamente sdraiati sull’asfalto, coperti da una coperta. Gli agenti della Polizia Municipale presenti hanno quindi allontanato i Rom presenti sulla piazza con i loro furgoni.

Restiamo inoltre in attesa di una data definitiva per lo spostamento del Mercato di Libero Scambio da San Pietro in Vincoli, dopo 17 anni pensiamo che i cittadini meritano risposte certe La Consigliera Alessi, a seguito del sopralluogo di venerdì sera, e poi anche di sabato e di domenica in via Carcano: “Ho aspettato per anni che tutti i venditori avessero un cartellino di riconoscimento visibile ed è la prima cosa che ho controllato nei due luoghi visto che nel nuovo Regolamento è contemplato ma con delusione ho visto che non ne avevano neppure uno!. Mi è stato riferito che la Città che li deve fare non li ha ancora preparati, spero siano pronti quanto prima perché ritengo siano indispensabile per un buon controllo. Domenica ci sono stati vari sequestri da parte della Polizia Municipale, ben vengano i controlli, dopo anni di lassismo basta buonismo!”

I Consiglieri Giovannini, Moiso e Gariglio dichiarano: “Il nostri partiti sono sempre stati per la chiusura di quest’attività che poco ha a che vedere con un aiuto concreto ai poveri,  ma è più un mercato dove già in passato alcune persone hanno potuto ritrovare merce di dubbia provenienza e di difficile gestione. Speriamo francamente che dopo che il Comune di Torino ha lavorato per un nuovo regolamento e visto lo scarso interesse alla chiusura di tali mercatini, almeno il regolamento sia applicato alla lettera. Con la nuova conduzione del Comune di Torino da parte del Movimento 5 Stelle, ci aspettavamo un cambiamento ed invece non è cambiato nulla”

foto scattate dai cittadini

 

21 GIUGNO GIORNATA NAZIONALE CONTRO LE LEUCEMIE, LINFOMI E MIELOMA

Tra le tante iniziative che l’AIL promuove in tutta Italia, nel corso dell’anno, la Giornata Nazionale rappresenta un momento di riflessione sulla malattia molto significativo. Un’occasione molto importante per promuovere l’attenzione e l’informazione sulla cura delle malattie del sangue, sottolineando i grandi progressi della Ricerca Scientifica e delle terapie. E il 21 giugno, l’inizio dell’estate, la stagione del sole, come data simbolica per rafforzare l’impegno di tutti nella lotta contro le Leucemie i Linfomi e il Mieloma. Posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, ogni anno la Giornata viene dedicata ad un tema. L’attività di sensibilizzazione sul territorio nazionale è affidata alle Sezioni AIL che promuovono localmente numerose attività. La sede di Torino per il prossimo 21 giugno ha pensato di organizzare un momento “dolce e leggero” insieme alla storica gelateria Pepino, i nostri volontari offriranno (offerta minima € 2,50) il Pinguino. Laura Laface – volontaria AIL: «Saremo presenti il giorno 20 al “Coes” dell’Ospedale Molinette (c.so Bramante Torino) dalle 9,00 alle 13,00 e il giorno 21 nell’atrio del Mauriziano; delle Molinette e del Regina Margherita dalle 12,00 alle 16,00. Nel pomeriggio dalle 16 alle 18 saremo presenti in Piazza Carignano (Torino) presso la “Gelateria Pepino” insieme a Fred De Palma che, diventerà “gelataio per un giorno”». Vi aspettiamo numerosi per sostenere la causa dell’AIL. Info: 011.502852 – 3739005706

Bruno Albertino e Anna Alberghina portano a Spoleto 50 opere della loro collezione

Si è aperta nel mese scorso a Spoleto la “Casa Modigliani” per ricordare al pubblico anche internazionale che ogni anno si riversa nel piccolo centro umbro, menottiano per eccellenza (come non ricordare qui l’anima del grande compositore e artefice d’eventi?), una delle figure più grandi e importanti del panorama artistico d’inizio Novecento nonché un luogo in cui dare vita alle iniziative e alle attività che nasceranno per organizzare e avviare la celebrazione del centenario (nel 1920) della morte dell’artista. A dare il via ad un discorso che vuole coinvolgere nel futuro imprese e artisti, professionisti e ambiti museali si inaugura nel pomeriggio di giovedì 22 prossimo la mostra Modigliani e l’Art Nègre, curata da Cesare Pippi e posta all’interno delle manifestazioni che circondano la 60ma edizione del Festival dei Due Mondi.

Il fine di questo primo evento formulato da “Casa Modigliani” è quello di rintracciare le assonanze e le influenze e i legami che possono essere intercorsi tra l’opera di Modigliani e l’arte africana nella vivacità culturale della Parigi di inizio secolo, un’arte che ebbe il suo prepotente ingresso nella capitale francese grazie all’interessamento e alla curiosità appassionata di artisti, di collezionisti e di galleristi, da Braque a Matisse a Picasso, da Brancusi a Gertrude Stein a Maurice de Vlaminck, dallo scultore americano Jacob Epstein a Parigi per la realizzazione della tomba di Oscar Wilde al Père Lachaise a Paul Guillaume sempre pronto a coniugare la scultura e la pittura del suo tempo con l’arte africana; e alla quale l’artista livornese si avvicinò in parte, conferendo alle sue opere alcuni dei tratti stilistici ad essa propri ma allo stesso tempo soltanto in parte interessato e coinvolto, essendo piuttosto rivolto alla volontà di sviluppare un proprio mondo scultoreo estremamente personale dove delle differenti sorgenti Modigliani si avvaleva esclusivamente per esprimere al meglio la bellezza femminile.

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A concretizzare maggiormente e visivamente, all’interno del percorso della mostra, queste voci parallele intervengono le circa cinquanta sculture che, tra le 400 totali, fanno parte della collezione privata di Bruno Albertino e Anna Alberghina, due medici torinesi – già in altre recenti occasioni segnalati dal nostro quotidiano – che hanno fatto dell’arte africana la loro più immediata passione, al di là del fascino iniziale costruita attraverso gli studi e le ricerche e i viaggi che li hanno portati in una trentina d’anni pressoché in ogni parte del continente africano, nella scoperta dei luoghi e dei riti, della cultura e delle tradizioni che lo abitano. Un percorso lungo e approfondito, scandito da un lato dalle immagini fotografiche di lei a testimonianza di quelle diverse società, nella ricerca continua di un equilibrio tra l’aspetto etnografico e quello estetico, nella scoperta variopinta di abiti e di decorazioni del corpo, di angoli di villaggi e di acconciature; dall’altro le maschere e i gruppi lignei, gli oggetti d’uso e gli amuleti, che datano dalla metà dell’Ottocento alla prima metà del Novecento e che sono il frutto tangibile di quelle conoscenze e di quei viaggi intrapresi negli anni come dell’apporto di aste e di gallerie italiane, francesi, belghe e statunitensi. Sottolinea Albertino: “Possiamo considerare l’arte africana come l’insieme delle manifestazioni materiali e immateriali che definiscono l’estetica africana, un modo di essere e vivere che si esprime nella scultura sacra e profana, negli ornamenti e nelle decorazioni corporee il cui fine ultimo è rendere il mondo spirituale tangibile attraverso la traduzione visiva dei suoi misteri. Frutto di innumerevoli culture, etnie e tradizioni religiose, l’arte africana, proprio nell’accordo profondo tra percezione universale e realizzazione particolare, ha trovato la sua sublimazione in una visione non solo etnografica ma soprattutto estetico-formale.

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Essa è caratterizzata da visione plastica e da percezione immediata dello spazio”. Forme di scultura alla continua ricerca di un equilibrio in cui convivano trascendente e realtà concreta, innestando nell’opera il supporto della forza vitale: “Una simile arte – afferma ancora il collezionista – sopravvive solo sino a quando esiste la fede in questa visione del mondo, altrimenti nascono forme artistiche distorte, finalizzate al mercato turistico, prive di forza e vita”. E spiega: “L’influenza dell’Art Nègre nell’opera di Modigliani si esprime nella forte stilizzazione delle testa, nei volti allungati con tratti simmetrici e geometrizzati, nel profilo stretto del naso triangolare e appiattito prolungato dal rilievo delle sopracciglia, negli occhi a mandorla, appena accennati, nella bocca rotonda con labbra sporgenti e nei lunghi colli. I volti-maschera di Modigliani paiono celare la vera personalità del soggetto. Nella loro morfologia primitivista i lineamenti sono fissati con poche linee stilizzate, gli occhi sono vuoti o appena accennati. I volti assumono dunque una forma universale. Abbandonato il modello, Modigliani non rappresenta più nessuno ma punta ad un ritratto unico che attraversi le epoche”. Completano la mostra spoletina numerose opere maggiori dell’artista riprodotte con una elevata tecnologia ad altissima definizione su pannelli retroilluminati a Led, fotografie e documenti d’epoca, sistemi tecnologici di video compositing grazie ai quali le fotografie e i video, combinati con le opere di Modigliani e correlate con le maschere e le sculture africane, ci mostreranno le sue fonti d’ispirazione. Si potrà viaggiare all’interno delle opere e confrontarne direttamente le provenienze.

 

Elio Rabbione

 

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nelle immagini:

Bruno Albertino e Anna Alberghina fotografati da Plinio Martelli

Casa Modigliani a Spoleto

Amedeo Modigliani, “Jeanne Hebuterne au chapeau de paille”

Figura di maternità reale Baoulé (Costa d’Avorio), part.

 

 

 

 

Nocciola, via le “Langhe” dall’Olanda

L’Olanda ha comunicato formalmente la cancellazione della dicitura “Tonda Gentile delle Langhe” dal proprio registro vivaistico nazionale.
«L’Olanda ha mantenuto l’impegno preso a febbraio  – commenta l’eurodeputato Alberto Cirio, primo firmatario insieme al presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, della denuncia presentata alla Commissione Ue sull’uso improprio del nome “Langhe” – Ora resta da risolvere il problema in Italia. Il Ministero ci aveva spiegato che, una volta ottenuta la cancellazione dal registro olandese, sarebbe stato immediatamente corretto anche quello italiano. Ci aspettiamo, quindi, che non ci siano ulteriori indugi. Io la mia parte da Bruxelles l’ho fatta, ora – conclude l’on. Cirio – Roma faccia la sua».

Assemblea di Condominio in presenza di comproprietari: coniugi, eredi, multiproprietari

L’Amministratore di Condominio a chi deve notificare il verbale d’assemblea?
Chi può votare nell’assemblea del condominio?
Purtroppo il codice civile italiano non è chiaro in merito alla convocazione del comproprietario ed inoltre non viene stabilita la necessità o meno di convocare tutti i comproprietari di un alloggio. Per esempio tutti gli eredi di un consorzio ereditario non ancora diviso (per i latinisti: consortium èrcto non cìto); oppure marito e moglie e così via.
Abbiamo una giurisprudenza di Cassazione molto datata (ma tuttora valida) che indica che “affinché uno dei comproprietari pro indiviso [di un alloggio] (…) possa ritenersi ritualmente convocato a partecipare all’assemblea del condominio, (…) con riguardo ad affari di ordinaria amministrazione da altro comproprietario della stessa unità immobiliare, (…), che l’uno dei predetti comproprietari abbia ricevuto effettiva notizia della convocazione dell’assemblea (…) (Cass. 11.11.92 n. 12119, 28.7.90 n. 7630, 25.5.84 n. 3231, 24.1.80 n. 590). Tra i comproprietari vigono le regole del mandato con rappresentanza Cass. 26.4.94 n. 3952) (Cass. 27 luglio 1999 n. 8116).
In altre parole: basta convocare uno solo dei comproprietari per rendere valida la convocazione.

L’amministratore è tenuto a convocare tutti i comproprietari
Come spesso accade in Italia, vi sono anche sentenze che indicano esattamente il contrario di quanto detto precedentemente: Cass. n. 7630 del 28 agosto 1990, nella quale si afferma che l’amministratore è tenuto a convocare tutti i comproprietari; salvo la possibilità di provare che l’avviso diretto ad uno degli interessati possa essere considerato valido per tutti (Trib. Bari 1 luglio 2012 n. 2422).

Una volta convocati i condomini-comproprietari possono partecipare secondo le regole stabilite dell’art. 67 disp. att. c.c.: “qualora un’unità immobiliare appartenga in proprietà indivisa a più persone, queste hanno diritto a un solo rappresentante nell’assemblea, che è designato dai comproprietari interessati a norma dell’articolo 1106 del codice”. Ovviamente, e senza un’indicazione normativa, sta alla sensibilità del Presidente dell’Assemblea, valutare se richiedere la prova della delega scritta da parte del legale rappresentante della comproprietà.

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http://www.amministrazionidicondominio.com/