redazione il torinese

Ammortizzatori sociali, Grimaldi (SEL-SI): far risollevare chi rischia di cedere alla disperazione

Subito un’indagine sullo stato delle politiche attive regionali, sui Centri per l’impiego e sull’erogazione degli ammortizzatori sociali

È di martedì la scioccante notizia di Jolanda Candido, disoccupata, che si è data fuoco nella sede dell’Inps di corso Giulio Cesare, abbia scioccato tutti noi. La signora Candido faceva le pulizie in una grande birreria di Settimo. Un rapporto di lavoro durato dieci anni per un servizio che la birreria aveva poi “esternalizzato”. Risultato: il licenziamento immediato. Ma Jolanda non ha solo perso il lavoro, è stata anche costretta ad avviare una causa per recuperare il pagamento di stipendi arretrati e del Tfr. Dopo un primo periodo di malattia, aveva chiesto la “Naspi”, l’indennità di disoccupazione. Si era rivolta il 24 gennaio al patronato Inca della Cgil, e solo il 12 giugno l’Inps aveva accolto la sua domanda, senza però avere ancora liquidato quanto dovuto. Nella dichiarazione rilasciata agli organi di stampa, la Camera del Lavoro di Torino ha sottolineato come questa storia drammatica porti alla luce le difficoltà di chi, nella nostra città, continua a perdere il lavoro. E mostri che non solo le misure di protezione sociale sono state ridotte, ma le procedure, le lentezze burocratiche e la diminuzione del personale dell’Inps possono lasciare senza soldi per mesi coloro che ne hanno diritto. Il nuovo rapporto Ires, presentato di recente, parla di un livello occupazionale che non riesce ai riavvicinarsi a quello precedente la crisi. Il tasso di disoccupazione è più del doppio: 9,3% a fronte del 4,2% del biennio 2006/2007, con una disoccupazione giovanile lontanissima dal 15% di dieci anni fa. “Sono anni ormai che chiediamo misure di welfare nuove e universali: un reddito minimo che permetta a disoccupati, inoccupati, sottoccupati e precari di sopravvivere dignitosamente ed essere liberi dal ricatto, ma anche dalla disperazione che può far sentire senza scampo, senza sostegno e senza solidarietà da parte dello Stato. Ma da tempo diciamo anche che chi, come la signora Candido, non sarebbe escluso dagli ammortizzatori sociali già esistenti, dovrebbe avere delle risposte in tempi utili. E d’altro canto i lavoratori dell’inps, dei Centri per l’impiego e dei servizi sociali non dovrebbero essere lasciati soli in questo corpo a corpo” – dichiara il Capogruppo di SEL Marco Grimaldi. – “Per questo ho chiesto alla Commissione Lavoro e all’Assessora Pentenero di avviare un’indagine sullo stato delle nostre politiche attive, sui Centri per l’impiego e sull’erogazione degli ammortizzatori sociali”.

Ikea, sostenibilità in azione

IKEA Italia presenta il suo 11° Report di Sostenibilità: il racconto del contributo dell’Azienda, insieme ai co-worker, ai clienti, ai fornitori e ai partner, nel generare un impatto positivo sulle comunità e sull’ambiente e creare un futuro più sostenibile per le prossime generazioni e per il pianeta

 

Un mondo sostenibile contribuisce a rendere migliore la vita del maggior numero di persone e tutela anche le prossime generazioni. IKEA è fortemente impegnata in questo ambito, a partire dalla nostra idea commerciale che unisce alla qualità e al design dei prodotti, la funzionalità, l’accessibilità del prezzo e la sostenibilità nella produzione.

 

IKEA vuole intraprendere un percorso di crescita che sia rispettoso dell’ambiente e attento alle realtà locali: una filosofia che si concretizza a tutti i livelli, non solo nazionale ma anche locale” commenta Fabrizio Concas, Store Manager di IKEA Torino. ”Grazie all’ascolto delle esigenze e dei bisogni della nostra comunità abbiamo sviluppato numerosi progetti sociali e ambientali che hanno coinvolto l’intero territorio in cui operiamo“.

 

 

La strategia di IKEA per l’ambiente si declina in tre aree di intervento:

 

UNA VITA PIÙ SOSTENIBILE A CASA

ENERGIA E RISORSE

PERSONE E COMUNITA’ LOCALI

 

 

UNA VITA PIU’ SOSTENIBILE A CASA

 

IKEA offre prodotti e soluzioni che aiutano a risparmiare acqua ed energia, a ridurre gli sprechi e a vivere in modo più etico. Uno dei valori fondamentali dell’Azienda è ottenere risultati con risorse limitate, come ad esempio legno e cotone.

 

Nel 2016 il gruppo IKEA ha mantenuto l’obiettivo del 100% di cotone proveniente da fonti più sostenibili, con 150.000 tonnellate di cotone acquistate. Un risultato ottenuto grazie alla partnership con Better Cotton Initiative che ha l’obiettivo di migliorare i metodi di coltivazione dei Paesi produttori di cotone: riduzione dell’acqua utilizzata per l’irrigazione dei campi e nella lavorazione dei materiali, eliminazione di pesticidi e fertilizzanti chimici, ma anche tutela e salvaguardia dei diritti dei lavoratori coinvolti in questi processi.

 

Su 425.000 m3 di materiale a base legno, il 61% proviene da foreste certificate FSC (Forest Stewardship Council, sistema internazionale che garantisce la corretta gestione forestale). Inoltre più del 60% della carta utilizzata negli store italiani è certificata FSC o riciclata.

 

ENERGIA E RISORSE

 

Uno dei punti fondamentali della strategia della sostenibilità di IKEA è il raggiungimento dell’indipendenza energetica: lo store IKEA di Torino Collegno, in cui sono stati istallati impianti di produzione fotovoltaica per un totale di 8.200 pannelli, ha raggiunto nel 2016 l’autosufficienza energetica, con un indice di Efficienza Energetica pari a 125 kWh/m2.

 

Inoltre, in merito ai rifiuti, dal riuso al riciclo, nel 2016 il punto vendita di IKEA Torino ha raggiunto quota 91% di raccolta differenziata (dall’80% nel 2015).

 

L’Azienda è impegnata anche per una mobilità sostenibile. Per incentivare una mobilità a impatto ridotto, il negozio IKEA Torino mette a disposizione di clienti e dipendenti colonnine di ricarica per i veicoli elettrici, che nel 2016 hanno registrato 288 ricariche. Inoltre, tutti i dipendenti possono usufruire del Bonus Mobilità, con sconti per l’utilizzo dei mezzi pubblici e incentivi per l’acquisto di veicoli sostenibili.

 

Anche il food è una risorsa che IKEA si impegna a garantire e certificare: ad IKEA Torino il 25% del cibo acquistato è costituito da prodotti biologici certificati ICEA (Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale), il più importante ente italiano di certificazione biologica.

 

 

PERSONE E COMUNITA’ LOCALI

 

Nel corso del 2016 IKEA Torino ha sostenuto numerose iniziative di solidarietà, dando il proprio contributo sia attraverso campagne di raccolta fondi sia mettendo a disposizione il proprio know how e i propri prodotti.

 

IKEA Torino ha sviluppato progetti autonomi legati al sostegno di realtà locali, fortemente legate al territorio. Tra questi, l’iniziativa Punto luce sviluppata in collaborazione con Save the Children e Vides Main nel quartiere Le Valette per i bambini dai 6 ai 16 anni: laboratori, danza, musica, sport e corsi di educazione per un uso responsabile dei nuovi media. IKEA Torino ha contribuito al progetto donando mobili e complementi d’arredo per gli spazi del Punto Luce.

 

Il punto vendita ha, inoltre, aderito ad alcuni importanti progetti sostenuti dall’Azienda a livello nazionale: “Illuminiamo il futuro” di Save the Children a favore dei bambini italiani in condizione di povertà, “Compostiamoci bene” con il WWF e “Milioni di Passi” in collaborazione con Medici senza Frontiere.

 

Sono 367 i collaboratori diretti del punto vendita, con una presenza femminile pari al 62% (le donne che ricoprono ruoli manageriali sono il 51%). Il 95% dei dipendenti è assunto a tempo indeterminato. Nel 2016 il negozio IKEA di Torino Collegno ha continuato ad investire sulla qualità delle competenze con 6.683 ore di formazione e nella crescita interna

 

 

QUALCHE NUMERO

 

Nel 2016, sono stati 2.748.365 i visitatori di IKEA Torino, mentre sono 475.761 i soci di IKEA Family e 14.476 quelli di IKEA Business.

 

Wetaxi, la prima app per prenotare e condividere

Nasce a Torino Wetaxi, la prima app per prenotare e condividere il taxi in tempo reale.
Wetaxi aiuta a ridurre l’impatto ambientale e offre agli utenti un servizio smart, trasparente ed economico. Torino è più smart grazie alla collaborazione tra Wetaxi, startup del Politecnico di Torino Taxi Torino nata dalle storiche cooperative torinesi Radio Taxi 5730 Pronto Taxi 5737.

La nuova applicazione Wetaxitrasforma il servizio di trasporto urbano garantito dai taxi in una piattaforma di mobilità intelligente con calcolo della tariffa, prenotazione e pagamento via app oppure a bordo e, soprattutto, con la possibilità di condividere la corsa e risparmiare. Il tutto nel segno della sostenibilità, ambientale ma anche economica, per tagliare le emissioni nocive nell’ambiente e i costi delle corse per gli utenti. Con un ulteriore vantaggio per gli utenti del servizio Wetaxi: fino a fine mese su tutte le corse pagate in app il servizio è scontato del 40% (fino ad un massimo di 5 euro di sconto).

Un’ innovazione di sistema che nasce da 3 realtà del territorio torinese che decidono di mettersi in rete per offrire un servizio pratico, trasparente e sostenibile ai cittadini, “siamo un gruppo di giovani innovatori torinesi e vogliamo mettere la nostra passione e le nostre competenze a disposizione del territorio.
Le cooperative taxi torinesi sono state il migliore partner con cui farlo” dice Massimiliano Curto,
CEO di Wetaxi.

Per noi Wetaxi non rappresenta solamente un nuovo servizio ai cittadini ma soprattutto un modo ancora più facile e trasparente per utilizzare il taxi. Siamo felici che questo progetto diventi finalmente realtà e orgogliosi di far parte di un team così innovativo” ha detto Selene Concas per Taxi Torino. Finalmente un servizio di mobilità condiviso, fornito da personale specializzato, che offrirà una nuova alternativa ai torinesi, soprattutto i più giovani, per spostarsi in città – ha sottolineato l’assessora alla viabilità e trasporti della Città di Torino, Maria Lapietra -.

Un servizio – le fa eco il collega Alberto Sacco, titolare delle deleghe al commercio, attività produttive e lavoro – che consentirà ai passeggeri di risparmiare sul costo della corsa e assicurerà ai taxisti una riduzione dei costi di gestione”.

Wetaxi: una giovane startup nata 2 anni fa, spinoff del Politecnico di Torino. Tra i fondatori diversi ricercatori e professori dell’ateneo.

www.wetaxi.it  / info@wetaxi.it  

Migliaia di bici in piazza per l’orgoglio a due ruote

I ciclisti torinesi chiedono più risposte al Comune

Migliaia di ciclisti sono partiti nel pomeriggio dal parco del Valentino per il Bike Pride, sfilata dell’orgoglio ciclista. In tutto sono 13 i chilometri che, comprendendo zone di Vanchiglia, San Donato e Centro cittadino con ritorno al Valentino, i numerosi ciclisti hanno percorso sotto il caldo sole di questa prima domenica di luglio. All’interno del parco Valentino -battezzato come “punto di partenza” e “traguardo” di questa originale e movimentata sfilata- sono stati allestiti gli stand dell’associazione Bike Pride, a cura degli sponsor Norauto e Bike ID, lo store che oltre ad essere specializzato in vendita di biciclette pieghevoli, ha organizzato in contemporanea un raduno di appassionati di queste particolari due ruote, con la partecipazione dell’officina mobile della cooperativa Triciclo e di  Border Radio. I ciclisti torinesi chiedono alla Giunta comunale più concretezza per quanto riguarda la sicurezza e la mobilità sostenibile nelle vie e piazza di Torino.

                                                                                Foto fmb/il Torinese

58 mostre finanziate da Fondazione Crt

Dalle mostre di sound art ai laboratori didattici sulla storia olivettiana, passando dalle grandi esposizioni di arte contemporanea, sono 58 gli eventi espositivi in Piemonte e Valle d’Aosta finanziati dalla Fondazione CRT con il bando “Esponente” 2017, per un investimento complessivo di oltre 800 mila euro.

A beneficiare dei contributi fino a 25.000 euro ciascuno sono state quelle iniziative capaci di arricchire e diversificare l’offerta culturale del territorio, stimolando anche un maggiore coinvolgimento del pubblico, a partire dai giovani.

 

“Abbiamo sostenuto sia le grandi produzioni di profilo internazionale, sia le piccole realtà capaci di creare eventi di elevato valore per le comunità del territorio – spiega il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia –. La selezione ha tenuto conto, in modo particolare, delle iniziative attente al tema dell’accessibilità per le persone con disabilità motorie, sensoriali o psichiche e delle progettualità capaci di coinvolgere nuove fasce di pubblico”.

 

“Con il bando Esponente, oltre al patrimonio storico-artistico del territorio, abbiamo voluto valorizzare i giovani talenti, destinando risorse a progetti capaci di dare spazio alle nuove generazioni – ha detto il Segretario Generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci –.  Sostenere mostre di qualità e valorizzare le collezioni dei musei ha un valore non solo educativo, ma anche di ‘volano’ per la competitività del territorio nel suo complesso”.

 

Nell’area della Città Metropolitanta di Torinohanno ottenuto il sostegno della Fondazione CRT ben 29 manifestazioni. Tra queste, partendo dal capoluogo piemontese, la fiera “The Others”, con un profilo internazionale e sezioni appositamente dedicate agli artisti emergenti Under 35, “Paratissima”, evento espositivo che attrae 50 mila visitatori e oltre 450 artisti, la mostra dedicata all’eclettico pittore e poeta del ‘900 Filippo de Pisis, presso il Museo Ettore Fico, l’esposizione “Neo-Colonialismi” al Parco Arte Vivente. Spostandosi verso la cintura, a Moncalieri, ha vinto il bando esponente BAM Piemonte Project 2017, Biennale d’arte moderna e contemporanea che si inserisce nell’ambito di Torino City of Designmentre in provincia, hanno vinto il bando Esponente il Museo Tecnologic@mente di Ivrea, che propone un’esposizione e laboratori didattici per raccontare con linguaggi diversi a tutte le generazioni l’affascinante storia industriale della Olivetti, la 57ª Mostra della Ceramica di Castellamonte, la IV edizione del “Premio Carlo Bonatto Minella” a Rivarolo e, infine, a Ciriè, la mostra “Palazzo d’Oria 2017. Da municipio a museo”.

 

Nel Verbano Cusio Ossola, hanno beneficiato del bando Esponente la mostra “I volti e il cuore”, ospitata al Museo del Paesaggio di Verbania Pallanza, sulle rive del Lago Maggiore che esplora il ruolo e la presenza della donna nella pittura e nella scultura, la residenza d’artista Azione CARS ad Omegna e il nuovo percorso espositivo “Geo d’Etica. Quei segni della civiltà che raccontano territorio e territori” del Polo Museale di Druogno.

 

Nel territorio di Cuneo, sono ben 14 le manifestazioni finanziate, tra cui il progetto ZOOART, contenitore artistico itinerante che coinvolge i territori di Cuneo, Alba e Saluzzo,dedicato all’arte urbana e proposto dall’Associazione Art.ur in collaborazione con il Politecnico di Torino, il progetto di arte diffusa “Saluzzo Contemporanea”, che prevede mostre di arte figurativa, naturalistiche e dedicate alla sound art, l’esposizione multimediale “Leonardo, la mostra impossibile”, a Fossano, l’iniziativa di ampliamento e valorizzazione delle collezioni del Museo Mallè di Dronero, la mostra “Y KIMONO NOW. La struggente bellezza del mondo”, ospitata negli spazi del Filatoio di Caragliorecuperato anche grazie alla Fondazione CRT, l’innovativa mostra “Vinadio Virtual Reality”, dell’Unione Montana Valle Stura, l’esposizione sull’arte italiana del ‘900 “Da Felice Casorati ai giorni nostri.”, a Savigliano e, per concludere, il 21° Concorso Internazionale “Scultura da Vivere”, proposto dalla Fondazione Peano che quest’anno ha come titolo ‘IL CIGNO’ (vent’anni dopo) Una scultura per Piazza Boves a Cuneo – ‘piazza dell’arte e dell’amore’.

 

A vincere il bando Esponente nel vercellese, è stato il progetto di allestimento multimediale e di riordino del Museo don Florindo Piolo a Serravalle Sesia, nell’astigiano, è stato il Museo Diocesano San Giovanni, mentre, nel biellese, sono risultati vincitori l’esposizione “Galati Vincenti. I Celti in Piemonte dal VI al I secolo a.C.” e la mostra fotografica “Viaggio – La scoperta di orizzonti nuovi”.

 

Nell’alessandrino sono 7 le manifestazioni che hanno beneficiato del sostegno della Fondazione CRT, tra cui la 46ª Mostra antologica di Acqui Terme, che quest’anno avrà come protagonista le opere March Chagall, l’esposizione dedicata a Sinibaldo Scorza, a Voltaggio, località in cui il pittore rinascimentale genovese è nato, e le mostre nel Castello dei Paleologi recuperato a Casale Monferrato.

 

Dal 2005 a oggi, il bando “Esponente” ha finanziato oltre 800 iniziative, per un investimento complessivo di circa 11 milioni di euro da parte di Fondazione CRT.

Un circo brioso tra live jazz e ritmi latini

I catalani Collectiu La Persiana portano in scena, in prima italiana, un gran bazar di infinite trame, al ritmo di una musica live intrigante e contagiosa e delle più spettacolari tecniche del circo contaminate con con echi di bolero, sonorità cubane, spudorate incursioni nel jazz, nella ranchera messicana, nella rumba per giungere alle sfrenate danze folcloristiche maiorchine. Pregevole il lavoro al quadro aereo coreano che li vede tra i pochi interpreti di questa discipline, ma eccellenti nel fondere un florilegio di discipline circensi altamente spettacolari, il tutto amalgamato in un lavoro fluido, divertente e brioso premiato in Catalogna come Miglior spettacolo di circo di strada e per la miglior colonna sonora originale.

Premio Zirkolika – Miglior spettacolo di strada 2014
Premio Zirkolika – Miglior Musica originale

 

PRIMA NAZIONALE

Venerdì 7 e Sabato 8 luglio ore 21.30

Teatro Le Serre

Parco Culturale Le Serre – Via Tiziano Lanza, 31 Grugliasco

Durata: 60 minuti
Ingresso: intero € 10; ridotto € 8

 

Il Circo e la musica dal vivo sono intimamente legati e sovente protagonisti sullo stesso palcoscenico grazie a collaborazioni virtuose quanto casuali. E’ il caso di Violeta, uno spettacolo che nasce dalla collaborazione tra il Col·lectiu La Persiana e il complesso musicale Venancio y los Jóvenes de Antaño: un concerto-cabaret brioso e frizzante. Sette acrobati formati nelle scuole di circo di tutto il mondo (Bruxelles, Lima, Londra, Barcellona,…), innamorati della musica del gruppo Venancio y los Jovenes de Antaño han deciso di contaminare il loro linguaggio circense con echi di bolero, sonorità cubane, spudorate incursioni nel jazz, nella ranchera messicana, nella rumba per giungere alle sfrenate danze folcloristiche maiorchine. Uno stile latino che ben si sposa con la loro tecnica circense selvaggia e irruente.

Il Col·lectiu La Persiana è un grande collettivo catalano che spazia su diverse tecniche circensi, protagonista di un lavoro che ben si adatta sia alle sale teatrali che alle piazze e che ha ottenuto riscontri nei festival Trapezi di Reus, Etnosur di Jaén, ZiguZajg (Malta), La Mercè (Barcellona), Le Train Théatre (Francia), Fira de circ de la Bisbal. Il collettivo si compone di sette circensi e cinque musicisti e ingloba alcune piccole compagnie come la Cia. Vol de Ment (quadro aereo), Hotel iocandi (scala libera e trapezio fisso) e En Diciembre (ruota Cyr e palo cinese). E sono proprio queste le tecniche circensi che rendono davvero unico e sorprendente lo spettacolo. Pregevole il lavoro al quadro aereo coreano che li vede tra i pochi interpreti di questa discipline, ma eccellenti nel fondere un florilegio di discipline, dall’acrobatica alla ruota canadese e al palo cinese, al trapezio, dalla scala di equilibrio alla giocoleria, il tutto amalgamato in un lavoro fluido, divertente e brioso grazie ad un accompagnamento musicale davvero suggestivo che ci riporta nella più affascinante cultura latina.

Regia di Joan Ramon Grael

Con Griselda Juncà (trapezio), Asvin López (palo cinese), Tomeu Amer (scala libera), Silvia Capell (roue Cyr), Sergio González (palo cinese e roue Cyr), Jordi Serra (quadro aereo), Amanda Delgado (quadro aereo)

Musicisti: “Venacio y los Jóvenes de antaño”: Dani Álvarez (voce e composizione), Joan Gil (chitarra), Leo Torres (tromba), Bernat Torras (percussioni), Gerard Cantero (basso).

 

https://www.youtube.com/watch?v=iUkmX2a915U

 

TICKET OFFICE

Intero 10 €; ridotto 8 €. La Biglietteria è aperta da Lunedì a Venerdì (10.00-13.00 e 16.00-19.00) e sabato (10.00-13.00) presso la Biglietteria di Cirko Vertigo in Via Lanza 31 e dalle ore 19.30 nelle serate di spettacolo. È consigliata la prenotazione ai numeri di telefono 011.0714488 oppure 327.7423350 e via mail all’indirizzo biglietteria@sulfilodelcirco.com. La prenotazione non dà diritto all’assegnazione del posto, i posti vengono assegnati solo al momento effettivo dell’acquisto del biglietto ed è necessario ritirare i biglietti riservati entro le 21.00 della sera dello spettacolo. Successivamente, in caso di grande affluenza saranno rimessi in vendita.

I biglietti sono acquistabili anche sul circuito Vivaticket.it

Per informazioni www.sulfilodelcirco.com

 

EVENTI COLLATERALI (A INGRESSO LIBERO)

VENERDì 7

Alle 20.15 l’Associazione Musica Insieme presenta il concerto Harmoniae Barocche con musiche di Vivaldi, Haendel, Pachelbel eseguite dalle insegnanti e dagli allievi dell’Associazione Musica Insieme.

Dopo lo spettacolo, invece, alle 23.00 la compagnia Viartisti, nell’ambito della minirassegna Con Viartisti nel Parco (tre serate all’insegna dell’arte del monologo e della leggerezza delle parole e dei personaggi che si alternano sulla scena.) presenta il monologo di Gloria Liberati “La Madre Panza” ambientato in’osteria romana dove ci accoglie Trilussa… ma ci canzona tutti e lui per primo. Uno schizzo spietato e divertente dei vizi umani.

SABATO 8

Dopo lo spettacolo (alle 22.30) l’Istituto per i Beni Marionettistici e lo Spettacolo Popolare organizza la “Notte dei Narratori”. Disseminati nel Parco delle Serre, ai piedi di platani plurisecolari o sotto il loggiato o sui terrazzi della settecentesca Villa Boriglione, una dozzina di raccontatori darà voce a storie antiche, inanellando memorie lontane a suggestioni dell’oggi. Il pubblico, libero di girovagare nel parco, si imbatterà ora nell’uno ora nell’altro di questi narratori, ricevendone in dono un racconto. Ne nascerà una festa, e non solo uno spettacolo, dove protagonisti sono la voglia di dire e il desiderio di ascoltare. I Narratori coinvolti sono Silvano Antonelli, Delfina Arcostanzo, Cristian Barbato, Ugo Benvenuto, Roberto Gho, Claudio Montagna, Oliviero Pari, Nicola Persico, Paola Roman, Nicola Stante, Raffaella Tomellini, Elisabetta Zurigo e altri. L’evento è curato da Alfonso Cipolla e Giovanni Moretti.

 

 

TICKET OFFICE

CIRKO VERTIGO

Parco Culturale Le Serre

Via Tiziano Lanza, 31, Grugliasco

Lunedì – Venerdì h. 10-13; 16-19

Sabato h. 10-13

e dalle 19.30 nelle serate di spettacolo

 

Biglietti in vendita on line su Vivaticket

Informazioni e prenotazioni

  1. 011.0714488 T. 327.7423350

info@sulfilodelcirco.com

www.sulfilodelcirco.com

 

Ambassador Louis Vuitton premia i migliori fashion designers

Lunedì 3 luglio, nella serata conclusiva della Torino Fashion Week, al termine della sfilata una giuria speciale composta anche da Yamna Aghrib, Brand Ambassador LVMH, e Djamila Kerdoun founder del Sommet International de la Mode (SIM), premierà i 4 migliori designers IFDC con il prestigioso Luxury Awards. Il primo classificato sfilerà al SIM di Parigi e sarà invitato dai più importanti brand del fashion luxury per presentare le proprie creazioni. Questi  i nomi dei 4 designers che sfileranno il 3 luglio ai magazzini Devalle dei Murazzi del Po n. 5:

 

 

Lunedì 3 luglio ore 19.00-21.00 sfilata Islamic Fashion & Design Council

Dian Pelangi

Aab

Natasha Kamal

Amal Al Raisi

Il “fantastico” mondo del doping

Senza dubbio, se si trattasse di un gioco con le macchinine, potremmo pensare che sarebbe fantastico poter sperimentare come tali giocattoli possano muoversi di più e meglio a seconda del carburante che provvediamo a fornir loro. Particolarmente gradevole potrebbe apparire vedere mutare nel tempo le carrozzerie di tali strumenti, da agili e affusolati a forti e imponenti nel giro di pochi istanti di tempo; da pesanti oggetti ricoperti di morbida gommapiuma a consistenti manufatti tirati a lucido… Eppure, questo fantastico mondo esiste, esiste da tempo, ma non ha molto a che vedere con piccole macchinine inanimate, ma, usualmente, con la macchina uomo.

E’ un mondo impressionante, che turba le coscienze e che a volte ci fa preferire immaginare che non sia vero, che sia tutto una invenzione dei nemici del nostro o di quell’altro sport, che, invidiosi del successo ottenuto, come un bambino livido dalla rabbia e dal fastidio, raccontano che chi vince è un baro…

Eppure è un cosmo che si autoalimenta di leggende al limite della follia sia soggettiva che intorno alle persone che lo vivono. Ci si immagina un mondo fatto di strani maghi che all’interno di antri popolati da elfi e gnomi elaborano sostanze che come filtri d’amore risolvano problemi che salvano i cuori dei poveri atleti che, innamorati del loro sport, dedicano a lui la loro vita.

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E invece il panorama che si presenterebbe ai nostri occhi sarebbe un po’ tanto differente da romantiche suggestioni eroiche. Non è una guerra in cui per salvarsi è lecito ricorrere ad ogni tipo di sostanza per superare una giungla o resistere in un deserto. Non è una corsa in montagna per salvare la fanciulla dal drago e scalare il torrione del suo isolamento. E’ altro.Togliamo fin da subito una falsa illusione: chi si dopa non vince. Non è vero. Doparsi bene (e non è facile) migliora le prestazioni di chiunque, anche se un asino non diventerà mai un cavallo. Doparsi per vincere il Gran Premio del Pianerottolo (situazione così non infrequente, purtroppo…) è oltremodo stupido, inutile oltreché dannoso per la salute. In ogni modo il doping accelera i risultati e permette di raggiungere mete altrimenti lontane, non si deve negare l’evidenza. Le sostanze che si utilizzano sono normalmente quelle che in situazioni estreme di salute servono a salvare la vita delle persone che ne hanno bisogno; in condizioni di supplementazione su persone “sane” (forse non dal punto di vista mentale) fisicamente hanno sviluppi abnormi consentendo prestazioni eccezionali. Si migliora, ma si è placcati oro, non si è oro… E il “placcato” prima o dopo si stacca e scrosta la superficie e rovina l’oggetto che di solito poi si butta o lo si “riplacca” fino a quando lo si scaraventa via in malo modo.

Non sarà questa la sede per un dibattito troppo lungo su una questione etica del doping, ma ci soffermiamo un attimo sulle motivazioni che spingono al doping e valuteremo un istante il perché e come mai…ci si perda in rivoli di momenti folli per pochi istanti di gloria: il doping dei poveri.

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Eliminiamo le Olimpiadi, togliamo i mondiali, evitiamo gli europei, cancelliamo i campionati Italiani, e voliamo direttamente alle gare amatoriali, quelle di campagna, quelle tra amici, quelle dove lo sport si dice più puro, dove il glorioso spirito decoubertiniano (se mai è esistito, visto che sembra essere un falso storico) è ancora presente… In questi contesti langue temibile il morbo della superba volontà di prevalere a tutti i costi; quella curiosa vanità di sentirsi migliori del vicino di casa solo perché si corre più veloce di lui a piedi o con un oggetto, dimenticandosi altri valori più importanti.Nasce il doping mentale: la necessità di farcela, di aiutarsi perché la natura non è stata buona e quindi come per Robin Hood non era reato riprendersi ciò che altri hanno in più, per costoro diventa legittimo appropriarsi di qualità non proprie attraverso strumenti diversi. Ci si allena, a volte bene e a volte male, seguendo consigli di “uno che ne sa” o leggendo riviste specializzate che danno ammaestramenti generalizzati non applicabili ai singoli individui così come vengono presentati. E poi, tra le righe dei fogli dell’inganno, si intravede la luce nera di un passaggio che “permetterebbe di potercela fare”. Si inizia con la supplementazione alimentare, ingerendo sostanze di cui non si ha bisogno perché magari sono già presenti in abbondanza nel nostro organismo, o si assumono pastiglie ripiene di cose che usualmente divorariamo con la normale alimentazione senza saperlo. E tutto questo senza andare neanche dal medico di fiducia, senza consulti sani e competenti. L’amico lo sa, l’atleta bravo non può sbagliare. E se non lo sapesse, e se sbagliasse?

A volte non importa, a volte la riconoscenza del mondo esterno è più importante. Poter dire di aver fatto un tempo che nessuno si aspettava può forse dare grande importanza (?) ma il segreto che si ha dentro può giustificarlo?

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Il doping fa vincere? Forse, se sei bravo, sì. Ma il doping fa male? Banale, ma sì. E tanto. Recarsi ogni tanto a vedere cosa succede a chi ne ha abusato può e dovrebbe far bene. Ma è tutto nascosto. C’è gente in ospedale, ci sono persone che rischiano malattie degenerative mortali, ci sono complicazioni al fegato, al cervello, al sangue, e non si esaurirebbe qui l’elenco, ma non si riesce in poco a scrivere tutto.E allora, quando nasce la competizione, sono gli amici il primo problema, quando si vuole vincere per far valere la vecchia legge della Jungla. Siamo noi quando prendiamo in giro chi non vince a spronare il doping. Siamo noi quando non sappiamo apprezzare lo sforzo di qualcuno nel raggiungere la propria meta, denigrandolo con altri che hanno fatto di più, a far cercare “appoggi ulteriori”. Siamo noi che non incoraggiamo un ragazzino che perde o che esaltiamo troppo uno che vince a spingerlo a cercare di superare le regole. Se vinco mi vogliono bene, se perdo mi abbandonano: cosa fareste voi se foste giovani e in queste condizioni socio-sportive? Il doping è tra noi e vive grazie a noi. Ignoriamo per un istante le motivazioni economiche dei grandi eventi, e pensiamo che se la paura del dolore e della morte non è sufficiente a scoraggiarlo, vuol dire che c’è qualcosa di molto più profondo. E’ la nostra cultura del vincente di successo e del secondo che non è più nessuno a uccidere lo sport e la corretta visione dell’attività ludica e sportiva.

 

.Proviamo a spingerci oltre e con il fuoco dell’indifferenza verso chi “trassa” (oltre che con gli strali della giustizia) “eliminiamo” la loro presenza: non esaltiamoli perché hanno fatto una cosa che facevano tutti (doparsi) e non potevano evitarlo e quindi oltre che eroi escludiamo che divengano pure martiri. Celebriamo il semplice comune sforzo di essere se stessi e tirare fuori dal proprio complesso agglomerato di cellule che è il nostro corpo il massimo che possiamo fare ad una certa età e con le qualità che dall’alto ci sono state donate. Incoraggiamo e istighiamo al buon lavoro finalizzato allo sforzo positivo. La tv non è buona maestra, talvolta. Loda i forti e denigra i meno forti. Il successo di oggi è già in discussione con la possibile sconfitta di domani. Che futuro è se non ha un presente? Coraggio, signori e signore: il doping siamo noi quando vogliamo di più da chi ha già dato tutto. Di più, di solito è la salute che non ci sarà più, un sorriso spento nel cuore di chi gioiva e di chi sognava un futuro sportivo. Mettiamo in un angolo chi denigra. C’è gente che lavora e si spezza la schiena tutti i giorni per salvaguardare il futuro dei figli e delle persone intorno a sè: non lasciamoli soli a pensare che ingannare il prossimo sia il rifugio sicuro dei più furbi.

Paolo Michieletto

 

 

Fiera Nazionale del Peperone: un tuffo nel cuore di Carmagnola

Bianca Atzei, Garrison di “Amici” e Paolo Massobrio, tutti attorno a “Peperò”

Intatti lo spirito e la passione degli organizzatori e della città: ma l’appuntamento con il Peperone di Carmagnola ha le sue piccole quanto sostanziali modifiche. Collaudato ormai “Peperò”, ma non più “Sagra” bensì “Fiera Nazionale del Peperone”, in programma dall’1 al 10 settembre prossimi. Una festa soprattutto, un confermato successo, c’è da scommetterci, per un avvenimento con ricche proposte gastronomiche, culturali, artistiche e con quelle esperienze creative pronte a coinvolgere ogni fascia d’età, un avvenimento, occorre sottolineare, che nella scorsa edizione ha registrato oltre 250.000 visitatori e una ricaduta economica sul territorio di circa 4,9 milioni di euro. Nei giorni scorsi, durante la presentazione di questa 68ma edizione avvenuta nelle sale del Circolo degli Ufficiali di Torino alla presenza tra gli altri di Giorgio Ferrero, Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, della Vice Presidente del Consiglio Regionale Daniela Ruffino e della Consigliera delegata al turismo della Città Metropolitana di Torino Anna Merlin, il Sindaco di Carmagnola Ivana Gaveglio ha sottolineato come “molti visitatori giungono da molte parti d’Italia, ogni anno più numerosi, anche perché la Fiera è la porta d’accesso ad un mondo di tradizioni, valori, sapori e conoscenze che compongono la vasta cultura del territorio carmagnolese”; e ancora un’affluenza che è il risultato di “una qualità che non si improvvisa, unita ad un’onestà creativa e all’opera intelligente che contraddistingue gli operatori, gli imprenditori, le associazioni tutte di categoria”. Una rete di lavoro e di iniziative cui l’assessore Ferrero aggiunge il termine “innovazione”, senza la quale sarebbe impensabile determinare ogni anno quel successo che oggi è davanti agli occhi di tutti. Questo anche grazie alle risorse culturali della città, a quei molti eventi, allestimenti e mostre (tra i vari appuntamenti quella sull’acquerello, “L’arte dell’acqua”, che vedrà allinearsi all’interno delle sale del quattrocentesco palazzo Lomellini esempi, non soltanto italiani, dell’Ottocento e del Novecento proposti dalla Galleria Celeghini, un ricordo di quel grande maestro che fu Guido Bertello, la presenza dei nomi più famosi dell’acquerello contemporaneo, da Luciano Spessot ad Adelma Mapelli, da Lia Laterza a Roberto Andreoli, Ines Daniela Bertolino, Anna Lequio, Maurizio Rossi e Paolo Brencella) che puntano a far conoscere e a valorizzare un grande patrimonio, dal Castello del secolo XII oggi sede del Comune, al Ghetto Ebraico e alla Sinagoga, alla Casa Cavassa legato ai ricordi di Francesco Bussone, all’Abbazia di Casanova, al Museo Navale che ricorda il passato antico del territorio, all’Ecomuseo della Canapa, al Museo Tipografico Rondani. Una valorizzazione non legata esclusivamente alla città ma a quell’intero territorio che a Carmagnola guarda come ad un punto di riferimento. Infatti quest’anno, per la prima volta, durante l’ultima domenica della manifestazione, verrà creato un apposito spazio nel quale i Comuni che con la Città del Peperone “condividono una forte identità fondata sull’eccellenza agroalimentare, sulla valorizzazione del paesaggio e di un patrimonio culturale e architettonico comune”, avranno la possibilità di presentarsi e promuoversi. Quest’anno – con un “biglietto da visita” che per il terzo anno è stato scelto da un concorso indetto in collaborazione con La Stampa e che vede vincitrice Gabriela Sizue Dos Santos Zukeram, studentessa ventiduenne di graphic design, brasiliana di origine giapponese: una nuova veste che sintetizza simbolicamente la forma e gli elementi caratteristici del francobollo, ricordo e rimando a viaggi lontani con l’immancabile Re Peperone e alcuni edifici storici carmagnolesi stilizzati: “Il tema principale che mi ha ispirato è il “viaggio”, inteso come spostarsi, muoversi, mettersi in movimento verso una meta nuova, diversa, inaspettata”, ha detto la giovane vincitrice – da non perdere assolutamente le canzoni e la musica di Bianca Atzei, i talk show condotti da Paolo Massobrio, gli spettacoli di cabaret proposti dal torinese Cab41, il concorso di diverse scuole di danza che coinvolge il Gary Gordon “Garrison” Rochelle di “Amici” e per un gran finale la “Dominici’s Fontane Danzanti”, magiche combinazioni di giochi d’acqua, fuoco, musica, luci e colori. La grande manifestazione vede l’organizzazione del Comune con la collaborazione di Ascom, Pro Loco e Coldiretti, con la vasta rete di volontari, ha il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, della Regione Piemonte, della Città Metropolitana di Torino e della Camera di Commercio, tra gli altri principali sponsor la BCC Casalgrasso e Sant’Albano Stura, Pasta Berruto, Biraghi, Di Vita, Molecola.

                                                                                      Elio Rabbione

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

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Cossiga il presidente picconatore, ma non solo – Onorò l’Italia in pace e in guerra – Salgàri  riscoperto  a Milano  Un grill sull’autostrada Savona -Torino Pirandello 150 anni

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Cossiga il presidente picconatore, ma non solo
Sono stato in rapporti di amicizia con il presidente Francesco Cossiga, un uomo fuori ordinanza e un presidente su cui ancora oggi è impossibile dare un giudizio storico. Le sue “picconate” e le sue “esternazioni” insieme alle assurde richieste di Occhetto di metterlo sotto impeachment , guastarono un settennato non privo di dignità. Era un sardo con un carattere caparbio e un coraggio capace di fronteggiare tutte le situazioni. Intuì le degenerazioni del CSM che affrontò secondo modalità non proprio ortodosse,pur di denunciare le cose che incominciavano a delinearsi.   Capì che la I Repubblica stava morendo e lui stesso finì di dargli il colpo di grazia. Lasciò il Quirinale, lui di profondi sentimenti repubblicani,al suono dell’Inno Sardo. Venne una volta a visitare una mostra da me organizzata alla Biblioteca Nazionale Universitaria su “Cavour nella caricatura”che gli piacque e di cui volle ricevere al Quirinale qualche vignetta. Assediato dai giornalisti,si lasciò trascinare nelle solite “esternazioni” che ridussero i servizi televisivi della visita a poche immagini.Ci rimasi male,Mario Soldati,intuendo la cosa andò a cena con il Presidente la sera precedente ,ma preferì non trovarsi all’appuntamento. Fui costretto a riceverlo io,aiutato all’ultima ora  dal capo del cerimoniale del Quirinale.Mi scrisse lettere e messaggi bellissimi che ,a volte, rileggo.Solo Ciampi fu più benevolo ed amico di lui. Una volta mi invitò a cena alla prefettura di Torino insieme a Bobbio ,Galante Garrone e pochi altri. “Repubblica” intitolò l’articolo “Una cena  tra amici”. Si parlò di tutto e di tutti,senza seguire cerimoniali. Bobbio

(AP Photo/Luca Bruno/Files)

disse che Miglio,il futuro ideologo  della Lega,era uno studioso di rango,il presidente parlò di un maestro del diritto come Arturo Carlo Jemolo ed ebbe un giudizio non entusiasmante su Calamandrei. Bobbio e Galante Garrone amici di Calamandrei, non proferirono parola.
Era il 1989,era caduto il Muro di Berlino e si poteva parlare liberamente senza giungere alle fratture irrimediabili che purtroppo caratterizzeranno gli anni successivi. Claudio Gargioli, il grande chef del ristorante “Armando al Pantheon” di Roma racconta in un suo recentissimo libro di cui scriverò in altra occasione,di un incontro fortuito in una chiesa della Capitale con il presidente che dimostrò, anche in quell’occasione, il suo spirito libero che sapeva sorprendere gli interlocutori. A Torino in un suo discorso nell’Aula del Consiglio comunale aveva invece messo in difficoltà il sindaco liberale Zanone,salutando pubblicamente e con molti elogi l’ex Rettore Giorgio Cavallo e la M.O. Sogno,due liberali che Valerio non amava.

 

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Onorò l’Italia in pace e in guerra
Vent’anni fa moriva mio padre.Nel necrologio apparivano le parole :”Servì con dignità e onore l’Italia in pace in guerra”. C’erano tante autorità ed amici nella chiesa dove vennero celebrati i suoi funerali. Dissi qualche parola in suo ricordo con parole spezzate dall’emozione. Pur gravemente malato dal 1992,piansi quando mi telefonarono, mentre facevo lezione,per dirmi che stava morendo.Non arrivai in tempo,in effetti era già mancato prima della telefonata. Il prof. Luigi Resegotti scrisse anni dopo in un suo libro:”Quando dirigevo la Divisione Ospedaliera di Ematologia delle Mollinette avevo occasione di seguire una persona di grande rilievo,di cui non dimenticherò mai la squisita signorilità e il coraggio con cui affrontava la malattia e la sofferenza(…).” Rinunciò di fatto alle vacanze in luglio ed agosto per stargli vicino e curarlo.Spesso parlava con lui,cercando di rincuorarlo. Mio Padre, severissimo sulle piccole cose (guai se tardavo nel rientrare a casa e guai se non mettevo, almeno in città, sempre la giacca e la cravatta:potei disporre,di fatto,delle chiavi di casa solo quando venni eletto consigliere comunale) era un vero liberale nelle scelte importanti.

Mi consentì sempre di pensarla come volevo e non mi evitò errori che il suo intervento avrebbe potuto impedirmi. Ricevette molte onorificenze importanti,ma non amava esibirle,anzi non le considerava importanti. L’ho conosciuto, di fatto, profondamente solo nei lunghi colloqui durante la sua degenza nel reparto pensionanti delle Molinette nell’afosa estate del 1992. C’erano nelle stanze accanto il prof. Wick,grande scienziato allievo di Fermi e il prefetto di Torino Lessona con i quali scambiava qualche parola. Amava profondamente il lavoro;pur febbricitante,si alzava dal letto per finire un lavoro incominciato che voleva assolutamente finire. Una grande lezione data coll’esempio. Aveva vissuto gli anni durissimi della guerra,aveva subìto ,a causa di un  devastante bombardamento la perdita della casa e durante gli anni dal ’43 al ’45 si era dovuto adattare a  percorrere lunghi chilometri in bicicletta, d’estate e d’inverno. Visse pochi periodi davvero sereni,ricambiato dall’amore incondizionato di mia madre.Forse solo nella casa di Bordighera ( che amava ,vedendola trasfigurata nella celebre opera di Monet )e nella casa di campagna di Almese,in mezzo alle sue  piante e ai suoi  fiori ,fu felice.Io non so assecondai nel suo lavoro di giardiniere appassionato,ma poi col tempo io stessi divenni giardiniere.Ambedue capimmo che era ora di “coltivare il nostro giardino” come il Candide di Voltaire.  Riposa a Torino in una tomba per la quale Luigi Spazzapan creò una sua scultura che  per la sua bellezza finì parecchie volte sui giornali. Io detestavo frequentare i cimiteri,ma, quando lui morì,sentii per lunghi periodi la necessità  di andare settimanalmente a dialogare  silenziosamente con lui,riprendendomi i lunghi periodi in cui ci parlavamo poco, un po’ per i suoi impegni,un po’ per il mio carattere “poco affettuoso”,come a volte mi disse.Dialogare con il suo“cenere muto” come scriveva Foscolo. Ancora oggi penso che la mia vita sarebbe stata migliore e, soprattutto, non avrei commesso alcuni errori,se avessi avuto l’umiltà di attingere alla sua esperienza.Non lo feci e sbagliai.

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Salgàri  riscoperto  a Milano

Il “Corriere della Sera”ha iniziato a ripubblicare le opere di Emilio Salgàri e non Salgari come molti dicono a Torino.Salgàri come Bengàsi e non Bengasi. Lo scrittore si suicidò nella nostra città un po’ per le gravi condizioni della moglie,per il suo stato di indigenza,per l’avidità degli editori strozzini e per lo scarsissimo interesse suscitato dai suoi libri nella critica che lo relegò nel lazzaretto degli scrittori per ragazzi.Solo la regina Margherita si era accorta di lui ,conferendogli il cavalierato della Corona d’Italia:troppo poco per vivere in una Torino provinciale e chiusa che non era in grado di capire lo scrittore. In verità, Torino fu avarissima anche verso tanti altri intellettuali costretti ad emigrare per veder riconosciuto il loro talento.Salgari commise l’errore inverso ,cioè quello di trasferirsi a Torino:un errore irrimediabile. A rivalutarne l’opera ci pensò Andrea Viglongo che pubblicò per anni Salgàri. Forse senza Viglongo, non sarebbe stata pensabile neppure l’iniziativa editoriale del “Corriere”. Mi ha addolorato non leggere il suo nome nelle due pagine del “Corriere” dedicate al lancio promozionale della vendita .Anche la televisione con le puntate dedicate a “Sandokan” ha contribuito a farlo conoscere,sia pure in modo parziale. Aveva anche scritto il romanzo storico “Cartagine in fiamme” e “Le meraviglie del Duemila “,un romanzo quasi fantascientifico che andrebbe riletto oggi che nel Duemila siano entrati da 17 anni. Fa piacere che il maggior quotidiano italiano lo riscopra,riavvicinandolo al grande pubblico.Il primo volume  è dedicato ad un aristocratico piemontese, il conte Emilio di Roccabruna,Signore di Ventimiglia,il Corsaro Nero.

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Un grill sull’autostrada Savona – Torino
Gran parte dei torinesi conoscono e continuano ad apprezzare da tempo il grill di Vispa,frazione di Carcare. Scriveva nel 1994 Stefano Pezzini che, dopo tanti anni come giornalista di rango  nella gloriosa redazione de “La Stampa” di Savona capitanata da Sandro Chiaramonti, dirige il blog “Liguria e dintorni” ,una guida alle meraviglie liguri ,con un occhio attento anche alla gastronomia:” “Protagonista dell’abbinamento  viaggio-promozione-turismo è Diego gestore di una delle più caratteristiche aree di servizio autostradali”. Io non amo particolarmente i panini,ma in quel posto essi sono buoni,freschi ,originali: frittata appena fatta, uova al tegamino con tartufo, parmigiana alle melanzane e tanto altro. E si è sempre trattati con molta cortesia,anche se Diego io non l’ho mai visto. Unica  piccola pecca è che il distributore attiguo della Tamoil non abbia il GPL,una carenza in un lungo pezzo di autostrada che consente prezzi esosi ai gestori successivi,in particolare a quello dove c’è anche una specie di ristorante self-service che fa desiderare avidamente i panini di Diego. A Vispa c’è davvero un’oasi piacevole in cui il consumismo e la globalizzazione che distruggono i sapori,  non sono ancora arrivati.

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Pirandello 150 anni
Luigi Pirandello nacque  a Girgenti,l’attuale Agrigento, il 28 giugno 1867.Sicuramente è stato il più grande drammaturgo italiano. Di livello davvero internazionale,oltrepassando ,come nessuno scrittore siciliano riuscì a fare,l’originario “provincialismo” di origine verista .  Il riconoscimento del Premio Nobel conta poco perché tanti premiati non ebbero la statura di grandi scrittori,anche a prescindere dal Nobel più immeritato,quello conferito a  Dario Fo. Il riconoscimento vero lo ebbe e continua ad averlo dal pubblico che lo apprezza e lo ama.In qualche modo Pirandello,come Montale nella poesia, ha incarnato il dramma esistenziale dell’uomo moderno e anche in un periodo post -moderno la sua opera continua ad interessare. Fu acuto indagatore della crisi post -risorgimentale,così come ebbe una caduta che spesso viene sottaciuta: nel 1924 ,all’indomani del delitto Matteotti chiese a Mussolini “l’onore” di entrare nel partito fascista. In effetti fu un fascista molto atipico che omaggiò il regime molto meno di tanti altri che poi si rifecero una sorta di verginità antifascista,se non addirittura resistenziale. Spiace ricordarlo, Ungaretti,sommo poeta,su fascistissimo. Per i 150  anni anche in Piemonte si sono svolte e si svolgeranno molte manifestazioni che meriterebbero di essere citate.“Il Torinese” ne ha già scritto e ne scriverà. Nel 1901 Pirandello trascorse un periodo di vacanza a Coazze ospite della sorella e rimase entusiasta di quei luoghi.Ne scrisse in un quadernetto  dedicato a Coazze che nel 2001 ha dedicato sontuosi festeggiamenti al centenario della vacanza di Pirandello il quale  rimase colpito da una scritta a caratteri cubitali sul campanile della chiesa : “Ciascuno a suo modo”. Un’orribile scritta di fine ‘800 che però trasmette un messaggio rispettoso di tutti,direi quasi un messaggio laico-liberale. Quasi un ossimoro, se pensiamo il luogo dove venne scritto.Ma quella scritta sottintende anche una sorta relativismo ante litteram  insito nello stesso Pirandello che riteneva la verità impossibile da trovare:Uno,nessuno centomila,per dirla con un suo titolo di successo.Lo stesso drammaturgo parlerà di “tante maschere e pochi volti”.Sta di fatto che quella frase sul campanile di Coazze divenne a sua volta  il titolo di un suo dramma.Un vecchio giavenese  mi raccontava che era stato il parroco a far scrivere sul campanile il titolo del dramma pirandelliano come omaggio all’illustre ospite,ma non era la verità,anzi la sovvertiva. Il racconto spiega però il culto che  Pirandello continua ad avere in tutta la Val Sangone per appena due mesi di vacanza nel 1901.

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LETTERE  scrivere a quaglieni@gmail.com

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Gentile Professore,

ho letto “Quando la borghesia non c’è più” e vi ho trovato espresse molte riflessioni che faccio da tempo. L’osservazione sulla cose “che possono capitare solo in Piemonte a dei dilettanti improvvisati” rispecchia l’impressione che ho da 10 anni, da quando vi abito arrivando da Milano, dove sono nata, cresciuta e vissuta. Negli anni “di piombo” e di “mani pulite” per me il Piemonte rappresentava un luogo di riferimento, un orizzonte a cui guardare, perché a Torino e nella regione vedevo svilupparsi progetti che “facevano scuola” di innovazione sociale. In particolare, alcune esperienze in cui si sviluppavano insieme un confronto aperto tra classi operaie, borghesia e “aristocrazia” imprenditoriale e un dialogo inter-religioso che coinvolgeva i sacerdoti insieme a laici, agnostici e spiriti di ogni credenza e convinzione con la stessa sensibilità – un “senso della dignità” che oggi sembra svanito, evaporato e disperso, come “andato in fumo” perché, appunto, bruciato insieme a una pioggia torrenziale di soldi spesi in grandi, colossali opere e “macchine” culturali… Eppure, come nella “Milano da bere” degli anni ’90, quando invece che frequentare i circoli intellettuali del centro-città stavo in periferia e mi davo da fare con chi non si preoccupava degli affari di “mani pulite” perché soldi da “maneggiare” non ne aveva, non li aveva mai avuti e non li avrebbe mai ricevuti, anche in questi anni a Torino e in Piemonte ho incontrato persone che agiscono con competenza, che hanno fatto esperienze edificanti in una gavetta di cui i giornalisti parlano poco perché una sostanza che non fa clamore e “cassetta”! Sotto le ceneri dei trionfanti fuochi artificiali esplosi con dispendio di soldi “bruciati” dagli ingordi covano le scintille – sempre accese! – di chi ha fame perché non mangia e sa bene che con il fumo degli arrosti altrui non ci si riempie la pancia… Non disperi e continui, per favore, a dire la verità sui “re nudi” e le loro “corti dei miracoli”.

Maddalena B.

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La ringrazio per l’attenzione, la Sua lettera merita ampio spazio per cui la mia risposta sarà breve. In larga parte concordo con Lei,anche se il mondo a cui Lei forse  fa implicito riferimento ,lo sento estraneo o addirittura negativo: il Cardinale Pellegrino,anzi padre Pellegrino, umanamente e religiosamente algido,non mi ha mai entusiasmato e meno che mai il giornalista  che con lui iniziò un dialogo destinato  a spianargli l’elezione a sindaco.A me piaceva il vecchio Cardinal Fossati che per Torino fece moltissimo anche durante la guerra e che nessuno ricorda. Io rimpiango la Torino liberale ,pur con i suoi limiti,di Badini Confalonieri ,Jona, Zanone. Se posso dirlo, amo anche la Torino civile raccolta nei decenni attorno al Centro “Pannunzio”. Ma le Sue osservazioni sono giuste e  io mi impegno a continuare ad esprimere delle opinioni libere .La verità è un’altra cosa perché la verità è  per me crocianamente  un continuo divenire,un continuo farsi e quindi comprende anche l’errore. I punti di arrivo sono sempre nuovi punti di partenza. Così mi insegnavano i miei maestri all’Università ,altri fondamentali punti di riferimento di una Torino che non c’è più. Al massimo, quelli della mia generazione sono diventati professori senza mai riuscire a diventare maestri.          

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