redazione il torinese

Al top dell’alberghiero

Parlano anche torinese i cento/centesimi all’Istituto alberghiero Ronco di Trino Vercellese. Alba Zanero di Verrua Savoia ha brillantemente superato gli esami di stato con la votazione di 100/100 e lode. La ragazza si è diplomata nella sezione di accoglienza turistica. Ma quello di Alba non è stata l’unica eccellenza,  il cento l’hanno raggiunto anche Melania Franco di Saluggia (accoglienza turistica), Stefano Giordano (enogastronomia) di Valenza e Valentina Marengo di Casale Monferrato. Inoltre la classe quinta di accoglienza turistica ha presentato alla commissione di esame un sito internet preparato dalle ragazze, dove sono stati inseriti tutti i progetti effettuati nel loro percorso di studi e le loro tesine multimediali.

Massimo Iaretti

 

Ceriale, un monito

La scarsa sicurezza in una manifestazione sul pontile di Ceriale a cui si è posto  rimedio tardivamente, deve essere di monito a tutti . Ci avviamo alla stagione calda con eventi importanti e la sicurezza deve essere alla base del divertimento,anzi ne e’ la premessa. Vie di fuga segnalate,persone addette ai controlli,Croce rossa presente,forze dell’ordine nel massimo numero possibile sono solo,alcune delle necessita’ .L’esempio dei disastri e dell’inciviltà lasciate nelle spiagge alassine dai turisti” mordi e fuggi ” implicano il ricorso a rimedi drastici,ad esempio ridurre il numero dei parcheggi dei bus,se proprio non è possibile limitare il numero dei posti disponibili sugli arenili.Questa e’ un ‘ estate eccezionale che richiede sforzi eccezionali .Senza prevenzione certa ,non lasciata a volontari occasionali,bisogna aver il coraggio di eliminare dai programmi le manifestazioni a rischio ,nell’interesse di residenti e turisti. La nostra ,capiamo,e’ una voce fastidiosa e scomoda,ma chi ha potuto vedere il disastro torinese del 3 giugno con un morto e 1500 feriti ,ha il dovere morale di invitare alla massima vigilanza e prudenza.Incidenti,confusione,episodi di inciviltà lederebbero l’immagine turistica della Liguria,come e’ avvenuto a Torino.

Il centro Pannunzio

Le mete de Le Tre Rose non solo nel campo di gioco ma dell’integrazione

Dallo Stadio del Rugby di Casale Monferrato sino all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. La squadra interraziale, nata qualche anno fa, nell’ambito della società di rugby “Le Tre Rose e la cooperativa Senape, ha raggiunto un altro traguardo. L’idea venne dal presidente (anzi presidentissimo) Paolo Pensa che propose di insegnare il rugby a ragazzi, per lo più provenienti da Paesi dell’Africa subsahariana, presenti in città, per favorire l’integrazione. E questo esperimento ha portato ad affrontare la tematica sia con la Federazione italiana rugby, sia con il Coni. E momento significativo era stata la stretta di mano tra Pensa, alcuni dei suoi atleti ed il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al momento della visita al Parco Eternot. Ora, però, c’è un valore aggiunto. “Il docu – film “Le Tre Rose Nere” sulla squadra interraziale – spiega Paolo Pensa – realizzato da Walter Zollino, dopo essere stato edito integralmente su La Repubblica Tv il 20 giugno, in concomitanza con la Giornata mondiale del Rifugiato, è stato voluto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e rilanciato attraverso i suoi canali. Ora, pertanto, Casale Monferrato non è più solo conosciuta per la triste vicenda dell’Eternit, ma anche per Le Tre Rose”. Il presidente della società, nata a Rosignano ma che allargandosi è poi “approdata” nella città di Sant’Evasio vuole fare un’altra puntualizzazione: “Tutto questo è stato possibile, ed è giusto e sacrosanto ricordarlo, grazie alla vecchia guardia della società, capitanata da Fabio Lifredi, che non ha abbandonato ed ha creduto in questo nuovo corso, che comunque vede un settore giovanile, la diffusione della disciplina del rugby negli istituti scolastici e adesso la prossima partenza di una squadra femminile”. Intanto, sotto l’aspetto dei regolamenti federali c’è una novità per i giocatori migranti. Sino ad ora potevano giocare in serie C con una deroga del presidente Fir: essendo stati tesserati allo stato erano “di formazione straniera”, ma adesso qualora richiesti da altra squadra diventeranno “di formazione italiana”, potendo così anche approdare a squadre di serie A o di B e “avendo in questo modo – conclude il presidente Paolo Pensa – una bella e buona opportunità di prospettiva e di miglioramento per la propria vita ed una ancora più vera integrazione. Questa è, e faccio il paragone con il nostro sport, la meta raggiunta da Le Tre Rose, che naturalmente va al di là del campo di gioco”.

Massimo Iaretti

 

 

 

 

Due coppie aprono procedimento civile verso il Comune per la notte di piazza san Carlo

Provengono da Ferrara le due coppie rimaste ferite a Torino nella drammatica notte di piazza San Carlo lo scorso 3 giugno. Hanno chiesto dui essere assistite all’avvocato Gianni Ricciuti e hanno aperto un procedimento civile con messa in mora nei confronti del Comune di Torino. Coinvolta una trentenne, che ha riportato profonde ferite da taglio alla coscia destra, curate con 18 punti di sutura e di un 41enne che ha rischiato di perdere l’occhio. Gli altri due hanno invece riportato tagli alle mani e alle gambe e tutti e quattro  hanno perso cellulari, tablet, zaini, scarpe. “Risarcimento dei danni fisici e psicologici e  rimborso degli effetti personali sono  ancora da quantificare, confidiamo di essere contattati”, spiega Ricciuti all’ Ansa. Al momento non è stata fatta denuncia penale.

 

(foto: il Torinese)

 

 

Gasolio più “pulito” per 650 bus Gtt. E cambiano le regole per salire e scendere dai mezzi

Autobus meno inquinanti nel futuro di Torino. Grazie a Eni, Comune,  GTTGruppo Torinese Trasporti e Amiat, società del Gruppo Iren, che hanno siglato nei giorni scorsi un accordo  per avviare un progetto di sperimentazione su larga scala basato sull’utilizzo da parte degli autobus torinesi di Eni Diesel+, il nuovo carburante che contiene il 15% di componente rinnovabile. Il carburante verrà fornito all’azienda torinese di trasporto pubblico allo stesso costo del gasolio finora utilizzato dai mezzi in servizio sulla rete urbana. Eni si è infatti aggiudicata la gara per la fornitura dei combustibili agli autobus di Torino. “A partire oggi e fino al 31 ottobre gli autobus della flotta cittadina di GTT, – informa il Comune – complessivamente 650 mezzi riforniti attualmente con gasolio tradizionale, utilizzeranno il nuovo combustibile che, sulla base delle ricerche effettuate, permette di ridurre in modo sensibile le emissioni inquinanti – in particolare idrocarburi incombusti, ossido di carbonio e particolato -, di mantenere pulito il motore e di consentire una efficienza di combustione sempre ottimale, determinando, di conseguenza, una riduzione degli interventi di manutenzione dei motori, nonché di ottenere una riduzione dei consumi fino al 4%, in conseguenza dell’elevato potere calorifico”. La Città di Torino – che lo scorso marzo ha aderito alla Dichiarazione di Siviglia, documento con il quale oltre 60 amministrazioni locali europee si sono impegnate a incoraggiare politiche di “economia circolare” all’interno delle città – promuoverà  la raccolta degli oli spenti di frittura delle utenze domestiche. Amiat contribuirà, in accordo con la Città di Torino, alla promozione fra i cittadini della raccolta degli oli vegetali usati, anche attraverso il posizionamento di eventuali nuovi punti di raccolta sul territorio. Dopo un trattamento di purificazione da effettuare presso aziende specializzate l’olio esausto recuperato potrà essere trasformato in biocarburante presso la Raffineria Eni di Venezia e quindi utilizzato per alimentare i mezzi pubblici del territorio del Comune e contribuire così alla riduzione delle emissioni inquinanti, consentendo altresì di mettere in atto un esempio concreto di valorizzazione di scarti di consumi.  E da oggi, lunedì 10 luglio, inizia la  sperimentazione a partire dalle linee 27 che collega  Barca al centro  e 61  San Mauro – corso Marconi., per quanto riguarda la salita  e discesa a bordo del mezzo: si dovranno usare le porte anteriori e posteriori, invece per la discesa dal bus  si dovranno utilizzare le porte centrali. Le  modalità di ingresso e uscita dai mezzi saranno indicate da un’apposita segnaletica. Disabili in carrozzina e mamme con il passeggino  potranno  salire anche dalle porte centrali. A partire dall’autunno le regole varranno per tutti i bus di 12 metri.

Tino Aime il piemontese internazionale

di Pier Franco Quaglieni
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E’ mancato  Tino Aime,nato a Cuneo  nel 1931 e residente a Gravere,in valle di Susa, da molti anni. Il suo nome, così  legato al Piemonte, ebbe anche un risalto internazionale.Fu meno noto in Italia,come spesso accade nel nostro Paese che è vittima del pregiudizio del provincialismo. Era un pittore, uno scultore,ma soprattutto fu noto come incisore dalla tecnica raffinata. Non raggiunse i livelli artistici e poetici di Francesco Tabusso che alla montagna ha dedicato tante tele, acquaforti e tempere (Tabusso amava la montagna di Rubiana dove soggiornava d’estate e soprattutto Bardonecchia, lui amante dello sci),ma certamente si tratta di una figura di artista destinata a lasciare il segno non soltanto nei confini regionali.  Non era un pittore di scuola, non frequentò l’Accademia di Belle Arti e questo fatto suscitò una qualche  perplessità in Mario Soldati che era stato amico di Felice Casorati e si era

laureato in storia dell’arte con Lionello Venturi. Fece molti omaggi di opere a Soldati che scrisse una sola volta di lui e che volle regalarmi le opere di Aime che, secondo lui, non potevano stare nella sua casa di Tellaro insieme alle tele di Carlo Levi,Enrico Paulucci ed altri maestri. Così nelle mie case ci sono tante opere di Aime che invece io, meno sofisticato di Soldati, apprezzavo molto. Trovò una profonda consonanza con Mario Rigoni Stern che aveva scritto tanto di montagna e di quella che oggi si chiama” la salvaguardia del territorio”. Paradossalmente Rigoni Stern aveva anticipato tanti temi che oggi sono di estrema attualità,anche se il suo nome è stato dimenticato. Un’altra forte amicizia solidale  di Aime era il poeta dialettale Walter Curreli che pubblicò le sue poesie insieme alle sue incisioni. Un’accoppiata perfetta.Il piemontese era la loro koiné, ma i loro animi e le loro emozioni avevano un valore universale, senza rimanere imbrigliate nelle vallate alpine tanto amate. Un altro che ha dialogato a lungo con Aime è stato Edoardo Ballone,giornalista e sociologo, attento non solo alla gastronomia,ma alle minoranze etniche. Anche Ballone è stato presto dimenticato. L’accademico del Cai Massimo Mila apprezzava molto Aime che resta un personaggio vivo,non incasellabile  criticamente,un artista  sicuramente libero che sentì la vita sobria della montagna anche come anelito di libertà. A Torino, lui cuneese,non viveva bene, sentiva la necessità di tornare spesso a Cuneo,ai luoghi della sua infanzia.Si trovò a suo agio solo quando si trasferì a Gravere. Il suo è stato un lungo impegno artistico iniziato nel 1963 ed è merito della galleria torinese “Fogliato” aver contribuito a farlo conoscere ed apprezzare. Lui sarebbe stato una sorta di “lupo della steppa”, saldamente ancorato ai valori tradizionali della famiglia e della vita semplice dei montanari. La Valle di Susa piange un artista che le ha dato lustro,scegliendo di vivere in un paese sopra Susa ,un comune al riparo dalla notorietà turistica, dove la vita è rimasta cadenzata con i ritmi di un tempo che non c’è più e  che Aime ha trasfigurato nella sua arte semplice,lineare,trasparente come la sua anima. 

quaglieni@gmail.com

LITE CAUSA INCIDENTE STRADALE, MORTA UNA RAGAZZA

Ha provocato dopo una lite un incidente stradale, all’imbocco di Condove,  in cui ha perso la vita una ragazza. Il conducente di un van Ford Transit è stato così arrestato con l’ipotesi di omicidio stradale dai carabinieri. Il veicolo  ha urtato violentemente la moto su cui la vittima, una ventisettenne di Moncalieri, viaggiava con  fidanzato, trasportato in gravi condizioni a Torino al  Cto. I due uomini avevano litigato poche centinaia di metri prima, sulla statale 24. Il conducente del van era positivo all’alcol test.

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

Ai lettori

Il “diavoletto” della tipografia, dai tempi dei caratteri di piombo fino ad oggi, è l’incubo dei giornali. Puoi schierare i migliori titolisti e correttori di bozze ma, alla fine, quando la mattina apri il giornale, ti accorgi che il folletto dispettoso ti ha fatto la sorpresa: una doppia mancante o una parola di troppo e ormai il gioco è fatto. Nell’era del web tutto è (o appare) più semplice. Se trovi un errore lo correggi all’istante. Così almeno dovrebbe essere. Peccato, però, che dalla tipografia il burlone con le corna si sia aggiornato e, di tanto in tanto, si infili non nei testi battuti al computer  ma direttamente nel server. E quando il sistema si blocca l’unica soluzione è attendere che venga riparato. Ieri il “diavoletto” ha paralizzato il “Torinese” per diverse ore, costringendoci a trasformare per una volta la “Rubrica della domenica” di Pier Franco Quaglieni in “Rubrica del lunedì”. Ce ne scusiamo con l’autore e con i lettori.

Il direttore

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di Pier Franco Quaglieni

Grande e piccola Parigi – Il Barone Fusilli che seppe anche rischiare la vita – Pinin Pacot e Tavo Burat  – Un ricordo di 50 anni fa a Roma – Mario Gliozzi storico della scienza e docente fuori ordinanza

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Grande e piccola Parigi
E’ passata quasi sotto silenzio in Italia la nomina di Françoise Nyssen  da parte di Macron a ministro della Cultura,una dizione che in Francia suscitò dibattito perché l’intitolazione del dicastero più corretta sarebbe ministero per la cultura. Le “Figaro” ha definito la Nyssen  “energica,determinata,semplice,diretta “. Non viene dalla politica,ma dal mondo editoriale,quindi dalla cultura. Il nostro Franceschini, che,pur avvocato ,come dice di essere, si fa bocciare dal Tar i decreti di nomina dei direttori stranieri di alcuni musei italiani,non è neppure minimamente paragonabile.Come non lo sarebbero Rutelli e tanti altri ministri che si sono succeduti ai Beni Culturali.Gli unici che si possano salvare,sono Spadolini che ha creato il ministero, Domenico Fisichella , Antonio  Paolucci e Alberto Ronchey .Spesso il ministero è stato affidato a persone che non avevano alcuna dimestichezza con i temi di competenza del ministero. La Nyssen ,pur non essendo allo stesso livello,ci fa pensare ad André Malraux ,lo scrittore che de Gaulle volle ministro nel 1945 e fu Ministro per gli Affari culturali dal 1959 al 1969 .Malraux seppe affrontare l’ondata del ’68 che in Francia venne subito arginata. Meriterebbe di essere ricordato anche in Italia dove ci furono spesso pavidi  presidenti del Consiglio e ministri  dell’istruzione che consentirono  un eterno ’68 per decine d’anni.La salma di Malraux non a caso riposa  nel Pantheon di Parigi. Un’altra novità di Macron  è aver chiamato nel suo staff Claudia Ferrazzi che il sindaco di Milano Sala aveva appena voluto al Comune di Milano.  Anche lei  è una figura di spicco,con grandi esperienze nel mondo della cultura. A Torino avevamo una persona ancora migliore,Patrizia Asproni,che aveva allestito grandi mostre,facendo di Torino un’attrazione internazionale. Una grande dame della cultura internazionale,con incarichi importanti. La sindaca Appendino si è rifiutata più volte di riceverla e lei , lo scorso anno, ha lasciato la presidenza della Fondazione Torino Musei,carica che ricopriva a titolo gratuito. Da allora Torino appare morta. Nessuna iniziativa culturale di rilievo per un anno. E neppure una prospettiva per il futuro. L’assessorato alla cultura è stato affidato a un’ottima  funzionaria dell’apparato che finora non ha quasi dato segni di vita.Non interviene neppure alle manifestazioni culturali anche perché la delega alle manifestazioni culturali è nelle mani del Sindaco.Per i 170 del Circolo degli Artisti portò il saluto un’altra assessora che rimase dieci minuti o poco più. Non basta la mostra per l’autoritratto di Leonardo,un anniversario  incredibilmente anticipato di due anni, a mimetizzare la mancanza di eventi.  Non si può certamente continuare a ripetere che Torino è la “piccola Parigi”.Forse è  soltanto piccola.Le idee sul futuro culturale della Città sembrano non esserci e il dibattito stesso langue.Cosa sarà di Torino alla ripresa d’autunno? E’ una domanda che sarebbe doveroso porsi. Giustamente stanno pensando all’incolumità dei torinesi,ma poi bisognerebbe anche pensare a qualche progetto. Finora domina il silenzio.

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Il Barone Fusilli che seppe anche rischiare la vita 
Oggi andrò-interrompendo per un giorno le vacanze  marine – a parlare a Rivoli su invito della benemerita associazione internazionale “Regina Elena”. Sono stato parecchie volte a Rivoli,una volta anche nel Castello salvato dal presidente Viglione,ma usato per un museo dell’arte contemporanea che il pubblico,a torto o a ragione,snobba perché  l’arte “povera “stenta ad  essere apprezzata. Non ho mai potuto ricordare in qualche occasione il barone Guglielmo Fusilli.  Guglielmo,parente stretto e soprattutto amico dei miei,aveva una bella e storica villa in viale Alpignano a Rivoli,anche se amava le vacanze nel magico Grand Hotel di Alassio che negli anni ’50 riecheggiava  ancora l’eco della belle Epoque.Visconti avrebbe potuto girarvi un suo film per l’atmosfera decadente che vi si respirava. Oggi è un hotel ristrutturato in molto moderno, frequentato da ricchi russi e persino da principesse arabe con un seguito di 50 servitori. L’atmosfera del Grand Hotel, amato da aristocratici russi e inglese nel secolo scorso, è totalmente scomparsa.E’ stato chiuso per circa quarant’anni e solo la tenacia del sindaco di Alassio Melgrati l’ha salvato dal degrado. Ad Alassio Fusilli andava con una giovane amica e quando mi invitava bambino a colazione  al Grand Hotel mi presentava questa avvenente signorina, spesso in bikini mozzafiato già alla fine degli anni Cinquanta,come la sua segretaria, aggiungendo :”Sai, ,lo zio è obbligato a lavorare anche in vacanza”. Ebbi allora un’idea orribile di Alassio ,una città in cui si  doveva lavorare anche in vacanza. Crescendo, capii che la realtà era molto diversa perché ci si poteva divertire con la scusa di dover lavorare… Da quel  momento ho sempre amato molto la cittadina del Ponente ligure e vi torno sempre volentieri. Ma quell’avvocato  Fusilli non era stato solo con Gianni Agnelli un elegante e brillante ufficiale del “Nizza Cavalleria”,aveva combattuto in Grecia durante la II Guerra mondiale ed ebbe un ruolo di una qualche importanza a fianco di Martini Mauri nella Guerra di Liberazione come ufficiale fedele al giuramento prestato . Venne arrestato nel 1944 dai fascisti, finì alle “Nuove” di Torino e venne liberato appena in tempo il 25 aprile del 1945. C’era in carcere con lui il futuro magistrato Silvio Pieri con cui divenni amico quando gli ricordai Fusilli. Ad aspettarlo fuori dalle carceri c’era mio padre.  Amava la bella vita,aveva creato nel dopoguerra l’istituto di vigilanza “Argus” che ebbe grande successo(anche se il figlio,morto cinquantenne nel 1981, non seppe essere all’altezza del padre)ma, nel momento difficile dell’oppressione nazifascista, seppe mettere in gioco la sua vita. Forse Rivoli dovrebbe ricordarlo. Non era solo un Dandy con la mantella azzurra del “Nizza” che piaceva alla donne.

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Pinin Pacot e Tavo Burat  
Pinin Pacòt, in italiano Giuseppe Pacotto,è stato uno dei maggiori poeti piemontesi,certamente più significativo del pur importante Nino Costa.  Egli non espresse solo la tradizione,ma anche l’innovazione.Soldati lo definì “poeta di forza profonda che niente ha da spartire i belletti di un provincialismo minore”. Non si poteva considerare un intellettuale e in effetti non lo fu. Questo non essere intellettuale va quasi a suo merito.La sua opera merita di essere riletta e solo in parte si rivela caduca. Ci sono stati altri scrittori e poeti in dialetto (io non considero il piemontese una lingua e questo è stato oggetto in passato di polemiche). Ho conosciuto Censin Pich,Vincenzo Pich, che da un certo momento in poi si è dedicato ,mente e corpo, alla tradizione piemontese ed è divenuto scrittore. Prima  lo  avevo conosciuto come brillante pubblicista e saggista. Il poeta è ricordato in modo molto modesto in un prato dei Giardini Cavour dove svetta il monumento a di Robilant.  Un altro che ho conosciuto è Tavo Burat, Gustavo Buratti Zanchi, imprenditore biellese che, dopo la chiusura dell’azienda,si dedicò all’insegnamento. Burat ha lasciato un’opera di qualche importanza anche se la sua pur forte personalità si è rivelata dispersiva. I troppi interessi gli hanno impedito gli approfondimenti necessari.Si infiammava per qualsiasi causa gli sembrasse giusta. Fu ardente monarchico e per parecchi anni fu consigliere comunale di Biella del PNM. Poi divenne socialista e infine verde  ambientalista. Fu strenuo difensore delle minoranze linguistiche. Era innamorato della storia di Fra Dolcino l’eretico condannato dall’Inquisizione e arso vivo nel 1307. E in effetti fu anche lui un po’ un Fra Dolcino moderno dedito a nobili cause. In una  sua biografia pubblicata su Internet appare aver iniziato la sua carriera politica nel PSI,cosa che non corrisponde affatto con la verità. Ricordo che una volta a me diciottenne parlò delle sue “maturazioni gobettiane  intimamente sofferte”,dicendomi che Gobetti ci induceva alla serietà fin dall’adolescenza.un programma di vita difficile e poco seducente.  Una volta Alessandro Passerin d’Entrèves adattò su di me quell’espressione gobettiana e ne fui molto lusingato.C’è stato chi ,più banalmente,mi ha detto che non sono mai stato giovane.Una critica o un complimento ? Buratti sicuramente fu un vero intellettuale carico di inquietudine. Ma il poeta vero fu solo il non intellettuale  Pacòt.

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Un ricordo di 50 anni fa a Roma 
La fiaschetteria Beltramme ,da Cesaretto,è uno storico locale romano in via della Croce,punto di riferimento per la cucina romana come “Da Armando al Pantheon” e pochi altri locali.
Dagli anni ’60 incominciò ad essere frequentata da De Chirico,Guttuso,Burri, Moravia,Maccari,Pasolini,Soldati,Fellini.Flaiano e Moravia idearono in quello stanzone
la sceneggiatura de “La dolce vita” di “8 e mezzo”. Era luogo abituale di incontro di Pannunzio e di molti redattori del “Mondo”. Pannunzio non andava solo in via Veneto,ma in tanti locali  vicini a piazza di Spagna,quasi ogni sera ,quando usciva dal giornale.Flaiano era stato redattore capo e Mino Maccari ,insieme a Bartoli,il vignettista del settimanale. Nel 1980 il Ministero dei Beni Culturali decretò che fosse da considerare di rilevante valore e così Cesaretto venne salvato dallo sfratto.

 

Fu decisivo un elzeviro  sul “Corriere della sera” a firma di Mario Soldati del maggio dello stesso anno.Cinquant’anni fa in una sera afosissima del luglio 1967 Arrigo Olivetti mi fece incontrare Pannunzio da “Cesaretto”:fu per me una grande emozione. Fu l’unica volta che lo vidi.Non ebbi il coraggio di parlare con lui.Stetti ad ascoltarlo. Parlava della sua solidarietà ad Israele per la guerra arabo-israeliana dei Sei giorni. Mi chiese di Torino,mi parlò di Cavour che lui teneva dietro la sua scrivania quand’era direttore. Era un uomo profondamente sfiduciato,nel marzo dell’anno precedente aveva chiuso il giornale. Ricordo che fumava continuamente.Da quell’incontro si creò, in nuce, il futuro centro Pannunzio.Peccato che i selfie allora non ci fossero. Ma ho un ricordo indiretto: Maccari che cenava a poca distanza ,mi regalò una sua caricatura che aveva appena fatto su un tovagliolo che raffigurava Pannunzio,Olivetti e me di cui ovviamente non sapeva nulla.Solo anni dopo ci incontrammo e diventammo anche amici. Disegnò il logo,si direbbe oggi, del Premio “Pannunzio” che venne assegnato il primo anno Spadolini. Venticinque anni dopo ad una cena di amici sulla collina torinese il pittore Enrico Paulucci mi schizzò un piccolo ritratto, raffigurandomi con la barba e mi disse che la barba mi avrebbe donato.  Il giorno dopo provai a farla crescere e da allora non l’ho più tagliata.

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Mario Gliozzi storico della scienza e docente fuori ordinanza

Nel luglio 1977 morì il professor Mario Gliozzi ,”terribile” docente di Matematica al Liceo classico “Cavour” di Torino,anche se poi l’incarico di componente del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione lo allontanò dall’insegnamento. Ho conosciuto ex allievi che ancora ricordano la severità di quell’ometto piccolo e magro che all’apparenza sembrava mite e inoffensivo. Era un uomo austero e severo innanzi tutto con sè stesso che rifiutava ogni forma di retorica. I suoi funerali civili furono privi di qualsiasi discorso commemorativo. dall’Ospedale Molinette la salma venne portata nello squallido Cimitero Sud e subito inumata,malgrado fossero presenti amici come Bobbio che avrebbero potuto dir qualcosa di lui.Una scelta per uscire di scena in punta di piedi. Era stato un insigne  storico della scienza con pubblicazioni importanti che gli valsero anche l’incarico universitario. Era presidente della FNISM,la gloriosa federazione dei docenti italiani fondata nel 1901 da Salvemini e Kirner,che si poteva considerare l’aristocrazia della scuola italiana. C’era al suo fianco latinisti come Luciano Perelli ,italianisti come il preside del “Cavour” Luigi  Vigliani che per il suo coraggio nell’opporsi alla contestazione venne considerato un fascista, e persino il preside di Magistero Guido Quazza che , nato socialdemocratico di Saragat,divenne il sostenitore più caparbio della contestazione come continuazione della “Resistenza tradita”:un abbaglio non di poco conto per uno storico.C’era il mazziniano Giuseppe Tramarollo noto per il suo motto “Nè messe nè masse”che ebbe funzioni importanti nel Movimento Europeo. Oggi sopravvive stancamente una Federazione che vorrebbe ereditare quel passato,ma il suo sbilanciamento a sinistra l’ha resa una sorta di piccola succursale della CGIL. Gliozzi ,morendo,non poteva pensare la triste fine politica di un’associazione con cui si era identificato per tanti anni.

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Lettere scrivere a quaglieni@gmail.com

 

Un parroco eretico a Perignano 

Caro Quaglieni,

sono in vacanza sul litorale pisano e ho letto che sulla chiesa di Perignano hanno affisso uno striscione dedicato al parroco con su scritto “Eretico”.Il parroco è noto fin dal G8 di Genova per il suo estremismo politico. Cosa ne pensa?

                                                                                                                                                      Filippo Fogli 

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Ho letto di quella vicenda locale e le dico che chi ha posto quello striscione non coglie che Stato e Chiesa dovrebbero essere realtà diverse e  che definire, da parte di una forza politica, “eretico” un sacerdote è concettualmente sbagliato perché è un’invasione di campo.Gli eretici li decide la Chiesa,non altri. Una delle tante anomalie italiane,forse tipiche di contesti provinciali che ricordano Peppone e don Camillo in  versione moderna in cui le idee di Peppone diventano quelle di don Camillo.Di qui la confusione che si è generata.

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La fionda di Albenga 
 
Egregio Professore,

Dopo un anno,  in vacanza ad Albenga, ho visto sulla strada che conduce alla cittadina ligure un’immensa fionda illuminata anche di notte.  L’anno scorso non c’era. Ho chiesto ai bagni e mi hanno spiegato che è un elemento storico dell’Albenga medievale riscoperto di recente da un’associazione molto attiva in quella città. Sembra che sia opera di un notissimo artista,ma io che mi occupo di arte da trent’anni ,non l’ho mai sentito nominare.  L’idea della fionda di per sè mi fa inorridire perché mi evoca l’idea della  violenza,come scriveva Quasimodo:”sei ancora quello della pietra e della fionda “. Si riferiva all’uomo primitivo che si serviva di esse per uccidere.

Lei che è uno storico, cosa ne pensa?

                                                                                                                                                  Ennia Pautasso

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Anch’io dell’artista non so nulla,ma non mi occupo d’arte. Escluderei,anche in base alla storia recente di Albenga scritta da uno scrupoloso erudito locale,il prof. Mario Moscardini, che la fionda abbia un riferimento specifico nella storia di Albenga.Lei si goda il bellissimo centro storico di Albenga , le specialità gastronomiche della terra ingauna  e beva il suo ottimo Pigato; vada  anche a visitare l’Istituto internazionale di studi liguri.Se riesce, parli con la prof. Costa che conosce come nessun altro la storia  e l’ arte della città romana e medievale e legga la straordinaria  guida  di Nino Lamboglia, un grande studioso che ha reso nota nel mondo la città delle torri,come la definì il giornalista Romano Strizioli che amava profondamente la sua città. Non a caso, sull’autostrada, c’è un cartellone ufficiale che dà il benvenuto ad Albenga definita  città romana e medievale.

                                                                                                  PFQ

L’opera scolpita e il suo disegno

Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto,

Torino  14 luglio – 10 settembre 2017

A quindici anni dalla sua scomparsa e a sei dall’ultima importante personale, la Fondazione Accorsi – Ometto desidera omaggiare lo scultore marchigiano con la rassegna GIO’ POMODORO. L’opera scolpita e il suo disegno (Museo Accorsi – Ometto, 14 luglio – 10 settembre 2017)

In questo nuovo percorso espositivo, realizzato in collaborazione con lo Studio Berman di Giuliana Godio, le sculture dialogano con una ricca selezione di opere pittoriche su carta, per sottolineare l’assoluta importanza che l’artista attribuiva al progetto e all’ideazione, fasi imprescindibili da cui partire per la creazione delle sue opere. 

Il Maestro dava assoluta importanza al progetto della scultura: l’opera disegnata (il progetto, appunto), sia concepita a mano libera, in totale libertà segnica, sia rigorosamente progettata a tecnigrafo, secondo le leggi della Sezione Aurea, è sempre stata, per lo scultore, un momento indissolubile della propria ricerca, tanto da divenire opera a sé stante, che vive di vita propria per l’alta qualità pittorica che contraddistingue il lavoro di Gio’ Pomodoro pittore.

57 capolavori in mostra, coprendo il periodo 1954 – 2001, offrono, pertanto, un esaustivo esempio di opere tri e bidimensionali dei cicli più importanti del Maestro (segni, tensioni, contatti, soli e opere architettoniche): accanto a 23 sculture in bronzo, marmo e pietra, sono esposti 30 disegni (alcuni dei quali inediti), fra i quali spicca il grande acquerello intitolato Nutritore, che rappresenta un maestoso Sole, di due metri per due.

Completano il percorso espositivo 4 preziose scatole-scultura, anch’esse inedite, in oro e pietre dure, a testimonianza del lavoro di Gio’ Pomodoro nel campo delle arti applicate e dell’oreficeria.

BEACH VOLLEY FEMMINILE: LE PIEMONTESI PANETTA – CICOGNA IN CAMPANIA A CACCIA DI CONFERME

Alice Panetta e Olimpia Cicogna, due giovani beachers piemontesi, rispettivamente di Cavallermaggiore e Torino, si stanno affacciando in modo promettente nel panorama del volley su sabbia.

    

Dopo alcuni buoni tornei giocati nel 2015, hanno seguito strade diverse per poi ritrovarsi quest’anno. Da subito si è rivista l’intesa di una coppia convincente e vincente.

    

Alla prima uscita stagionale, subito un ottimo terzo posto al torneo nazionale B3 FIPAV  di Desio (MI) il 18 giugno, cui sono seguiti i successi di Rivarossa (TO) il 24 giugno e di Mottalciata (BI) il 3 luglio. 

 

Un piazzamento e due vittorie in tre tornei giocati contro avversarie di tutto rispetto sono la conferma di un connubio efficace tra intelligenza tattica, buona tecnica complessiva e ottima tenuta mentale. 

 

Panetta e Cicogna si sono preparate così alla ormai imminente trasferta campana per due importanti appuntamenti agonistici: la BEACHVOLLEY SUMMER CUP, torneo nazionale di categoria B2 che si svolgerà a Campagna, in provincia di Salerno, il 22-23 luglio e il fine settimana successivo a Sorrento (NA) per un altro B2, dove Alice e Olimpia cercheranno di consolidare le buone sensazioni, l’affiatamento e perché no, tentare di togliersi qualche altra bella soddisfazione.