I privilegiati passaggi di Torino realizzati in quattro secoli di storia
Caldo rovente, freddo e pioggia, i portici sono un passaggio sicuro in qualsiasi stagione e a qualsiasi temperatura. Adornati da bei negozi, eleganti ristoranti e bar, librerie e ogni tipo di esercizio commerciale, queste gallerie sono un rifugio protetto, ma anche una ariosa e piacevole veranda sulla citta’. A Torino ne abbiamo ben 18 chilometri, di diversi stili e materiali, quelli in pietra grigia di via Po che sfociano da una parte su piazza Castello e dall’altra su piazza Vittorio Veneto, i razionali di via Roma costruiti in marmo, quelli di via Cernaia e via Pietro Micca (la Diagonale) realizzati con uno stile eclettico e decorati da soffitti colorati.
Quale e’ stata la genesi dei portici torinesi? E perche’ furono costruiti?
La ragione era “nobile” ovvero permettere ai regnanti e alla coda aristocratica di passeggiare per la citta’ stando sempre al riparo. La costruzione dei portici, tuttavia, rientrava anche in un preciso disegno politico che voleva trasformare Torino da una citta’ di provincia in una rispettabile capitale, in un luogo rappresentativo e magnifico; costituiscono, inoltre, un fenomeno architettonico unico che ha dato vita ad una zona pedonale molto estesa, la piu’ grande d’Europa. I primi portici di Torino risalgono al periodo medievale ed erano siti a piazza delle Erbe, oggi Palazzo di Citta’, ma solo nei primi anni del 1600 per volonta’ di Carlo Emanuele I di Savoia venne realizzato il porticato di piazza Castello con un progetto di Ascanio Vittozzi, artefice di altre importanti ristrutturazioni.
L’edificazione prosegui’ con gli archi che arrivano fino a piazza San Carlo mentre un secolo dopo vennero ridisegnati, da Benedetto Alfieri, quelli di piazza Palazzo di Citta’. Nel 1800, poi, furono completate le volte di Piazza Castello, piazza Carlo Felice e piazza Statuto e per creare una uniformita’ strutturale e di design anche le due stazioni ferroviarie di Torino, Porta Nuova e Porta Susa, vennero dotate di deliziosi portici.
Negli anni ’30 del secolo scorso ci fu la ristrutturazione dei porticati di un tratto di via Roma in seguito alla demolizione e alla ricostruzione completa di alcuni isolati che vide la rimozione di diversi antichi impianti romani e medievali collocati poi nei musei cittadini. Tra gli ultimi (in senso temporale) passaggi coperti edificati ci sono quelli di piazza Bodoni, piu’ semplici e sobri rispetto agli analoghi monumentali e maestosi.
La storia dei portici di Torino, dunque, copre quattro secoli di storia, rappresenta la volonta’ di fare di Torino una citta’ monumentale, il proposito di creare un modello architettonico urbano funzionale ed originale, ma anche fiero e sorprendente grazie alla varieta’ degli stili di questi iconici passaggi, da quelli piu’ regali a piazza San Carlo a quelli vivaci e particolareggiati di via Pietro Micca. I piu’ famosi e amati rimangono, comunque, quelli di via Po, realizzati da Amedeo di Castellamonte in pieno periodo Sabaudo, che mettono in comunicazione la parte vecchia di piazza Castello con il Po e la Collina regalando a chi li percorre scorci di unica bellezza.
Il fascino e il valore razionale dei portici ha colpito molti personaggi celebri come Mark Twain che diceva, nel 1880: «si cammina dall’una all’altra di queste spaziose vie sempre al riparo” o Giorgio De Chirico che affermava “Questi portici danno alla città l’aria di essere stata costruita apposta per le dissertazioni filosofiche”.
Il loro charme e’ indiscutibile, ma e’ evidente anche la loro vocazione sociale, sotto i portici, infatti, le persone passeggiano, si incontrano, frequentano i caffe’ e i ristoranti sempre protetti dalla pioggia, ma anche dai bollenti raggi del sole estivi. Queste vie privilegiate simboleggiano il cuore di Torino, la sua storia, la vita sobria e allo stesso tempo vibrante di questa unica citta’.
Maria La Barbera
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