IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Valerio Zanone nel dicembre 2015, poco tempo prima di morire, mi scrisse una mail in cui mi diceva che il nostro mondo liberale forse era finito. Una confessione quasi incredibile per uno che aveva dedicato la vita al liberalismo. C’era chi esagerando e, forse, ironizzando lo chiamava il nuovo Benedetto Croce, come il mio amico Mario Altamura.
Non era Croce, ma sicuramente era un uomo di rara sensibilità intellettuale e culturale. A cinque anni di distanza quella conclusione amara di Valerio, forse anche anche condizionata dalla grave malattia che lo porterà alla morte, si rivela più attuale che mai
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Il Governo Conte è quanto di più illiberale ci possa essere. E nessuno esprime più una linea liberale autentica e dal vocabolario politico è scomparso l’aggettivo liberale. Forse è rimasto qualche cattolico liberale che non è certo Renzi. I grillini nelle loro diverse versioni sono illiberali per definizione, in particolare sulla Giustizia. Il PD si è spostato verso una sinistra che vorrebbe allearsi stabilmente con i grillini. L’opposizione è egemonizzata da forze sovraniste e populiste che hanno un retrogusto profondamente illiberale. Forse con qualche reminiscenza liberale è rimasta Emma Bonino che pure ha abbandonato la lezione liberale di Pannella. Invecchiando, come il vino, migliora ogni giorno. Qualche volta in Senato Emma fa sentire la sua voce, ma è isolata. Un’altra voce, in questo caso istituzionale , è il Presidente del Senato Elisabetta Casellati, donna davvero super partes che difende i princìpi dello Stato liberale. La “terza forza” laica, liberale, socialista della Prima Repubblica si è totalmente dissolta. E anche il centro è totalmente scomparso. E’ ricomparso un bipolarismo zoppo in cui il centro non c’è più. E questo è un male grave perché le democrazie liberali hanno il loro baricentro -scusate il bisticcio – proprio al centro. Vent’anni fa anche gli ex comunisti si dichiaravano liberali . Oggi nessuno usa più quell’aggettivo che storicamente è anche un sostantivo. E’ davvero morta l’idea liberale ? Io non lo penso. Lo dico da storico e non da liberale. L’idea liberale è destinata a risorgere dopo le confusioni dei tempi calamitosi che viviamo. Lo stesso periodo della pandemia ci ha mostrato il valore della libertà e i limiti illiberali di una decretazione d’urgenza che scavalca il Parlamento e che, rara avis, l’ex presidente del Senato Pera ha colto con un suo intervento molto autorevole. La rivista “Libro aperto” fondata da Giovanni Malagodi e diretta magistralmente da Antonio Patuelli rappresenta il presidio più importante della cultura liberale intesa crocianamente come pre-partito. Patuelli è il garante di una continuità liberale che fa ritrovare insieme donne e uomini che vivono il liberalismo in modo diverso. La sua rivista ripercorre con fedeltà la storia del pensiero liberale e dei suoi esponenti più importanti . Senza questa rivista i liberali si sarebbero dispersi in mille rivoli. Rappresenta qualcosa di simile a ciò che fu “ Il Mondo” di Mario Pannunzio. A tenere viva la fiaccola sotto il moggio sono le Scuole di liberalismo di un liberale duro e puro come Enrico Morbelli. Molti giovani le frequentano e i liberali superstiti dai cinquanta in giù quasi sempre provengono dalle Scuole di Morbelli,come ad esempio, Nicola Porro. Persino le due Fondazioni intitolate ad Einaudi non seguono da tempo le “prediche inutili” del Maestro di Carru’. Ma l’idea liberale non può morire. Non saranno due o tre untorelli di sinistra e di destra a farla dissolvere. E’ la storia stessa dell’Europa e dell’Occidente a dircelo, al di là delle sbandate sciovinistiche e di un’economia finanziaria attualmente egemone che è la rovina dell’Europa. L’idea insopprimibile della libertà – diceva Croce durante il fascismo – è destinata a vincere. Era per Croce la religione della libertà.
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