Festa de l’Unità: rimane l’orgoglio di appartenenza. Ma non è una proposta politica

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RIECCOCI QUA. Titolo sicuramente accattivante. Festa dell’Unità a piazza d’Armi con il Pd Torinese che non vuole rinunciare nel voler essere un partito. Buon per loro ed ovviamente un in bocca al lupo sulla riuscita. Tra gli sponsor i sindacati e Lega Coop e poi… basta, ma visti i tempi è già qualcosa.

Tempaccio per l’opposizione, comunque un tentativo è  sempre ben visto. E non manca il ricordo con quella vena di tristezza per un tempo che passando non ritorna.  Tempi dove l’Unità vendeva oltre un milione di copie  grazie ai militanti, i cosiddetti compagni di base. Festa dell’ Unità 1981 a Torino, addirittura la Festa Nazionale dell’Unità. Italia 61 dove si costruì persino  un piccolo borgo con annesso ponte di legno che superava Corso Unità D Italia. Poi il comizio  conclusivo del segretario nazionale del partito comunista italiano. Ancora una volta la potenza organizzativa del Partito, con la P maiuscola. Ancora una volta da tutta l’Italia compagne e compagni ad applaudire il Segretario.
Orgogliosi …ma eravamo già i crisi pur non sapendolo o non capendolo. Otto anni dopo cadde il muro di Berlino. Dopo di allora solo gli ottusi non seppero capirlo. Ora passiamo al Pd e Festa dell’ Unità di oggi. Orgoglio Pd e a Torino 15 giorni dibattiti su tutto, dunque sullo scibile umano… orgoglio più per quello che vorrebbe essere che per quel che è. Ciò che noto è che è un dibattito tutto interno, esponenti del PD o di area Pd. Ciò che manca totalmente sono le politiche delle alleanze. Una parte vuole andare in una direzione un’altra nella direzione opposta… concretamente chi vuole l’accordo con i 5stelle e chi vuole un accordo con Calenda e c. Eterno dilemma da oltre tre anni. Tanto il tempo passa e nulla di concreto avviene. E l’unico momento dove il pd può essere competitivo sono le comunali dove esiste il ballottaggio.
Di fatto il 45 % raggiungibile per essere competitivi è una lontana chimera. Sarà come diceva il nostro vecchio Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat: nulla si può verso il destino cinico e baro. Ma almeno per ora la Schlein non impensierisce la Meloni.
Ci mancavano i 35 liguri ex Pd ora Calendiani nel complicare le cose. Poi fino ad un certo punto visto che la segretaria Pd appariva contenta. Aggiungeva: chi la pensa in questo modo, li c’ è la porta d’uscita. Va beh, contenta lei contenti tutti. Comunque strano modo di preparare le elezioni europee.
Una volta io pensavo  che più voti si prendeva più si poteva dire d’aver vinto.  Pazienza, anche su questo sono decisamente demode’.
Situazione fluttuante? Non saprei. Possiamo dirlo in un altro modo. Fossi uno scommettitore inglese, scommetterei sulla vittoria in Regione Piemonte di Alberto Cirio.
Se poi alle europee il Pd rimane inchiodato intorno al 20% , la svolta a sinistra, almeno per ora non ha pagato. Rimane sicuramente l’orgoglio della appartenenza. Bello fino al romanticismo. Peccato che l’orgoglio non sia una proposta politica.
PATRIZIO TOSETTO
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