Il poliamore

Da alcuni anni è entrato nel lessico comune il vocabolo poliamore: vediamo di cosa si tratta.

A differenza dei triangoli amorosi nei quali uno dei due coniugi (o conviventi) è all’oscuro del comportamento dell’altro, nel poliamore la relazione allargata è palese, tutti i componenti sono consenzienti, non vi sono regole predefinite o fedeltà da rispettare e, va da sé, è bandita la gelosia.

In un’epoca in cui i rapporti amorosi hanno accusato colpi pesanti per la crisi, per la paura che l’uomo ha di una presunta supremazia della donna e, da non sottovalutare, per la convivenza forzata durante la pandemia, un istituto come il poliamore sembrerebbe una soluzione in grado di dare una boccata di ossigeno al tradizionale rapporto di coppia, tanto per lui quanto per lei.

Sui social sono sempre più numerosi i gruppi e le pagine dedicate al tema; ho perciò contattato alcuni iscritti, di entrambi i sessi, per capire qualcosa in più; userò nomi di fantasia perché alcuni sarebbero riconoscibili.

Sabrina, 37 anni, un divorzio alle spalle, ha conosciuto un paio di anni fa Matteo, 40enne divorziato anch’egli. Da subito hanno pensato di inserire qualcuno nel loro menage per evitare che subentri la routine che può portare una coppia alla crisi. Sabrina è bisex quindi perché non cercare una donna? Ecco che, tra le tante persone contattate, Francesca, 38 anni, una convivenza finita male, ha incontrato il consenso di entrambi.

Niente gelosia, stessi interessi, stessi gusti per il cibo, Francesca è andata a convivere con Sabrina e Matteo poche settimane dopo averli conosciuti. Dormono in un unico lettone ma c’è comunque una camera da letto ulteriore nel caso uno abbia la febbre, si ritiri tardi la notte o non riesca a dormire.

Storia diversa invece per Franco e Stefania, coppia coniugata da 6 anni, che hanno incontrato Mario e Annalisa, anch’essi coniugi, in vacanza. In questo caso tra ognuno degli uomini e la donna dell’altro è scoccata la scintilla, arrivando a pensare di lasciare il coniuge per formare una nuova coppia. Intelligentemente, però, hanno deciso di parlarne tutti e quattro seduti a tavolino ed è stata Stefania a proporre di andare a vivere tutti e quattro insieme, inizialmente prendendo un appartamento più grande in affitto poi, se tutto funzionerà, ne compreranno uno vendendo gli altri due. Franco e Mario, etero, Stefania e Annalisa, entrambe bisex, hanno trovato, a quanto raccontano, il giusto equilibrio senza regole rigide di assegnazione dei ruoli. E non c’è bisogno di scrivere i turni per le pulizie, la cucina, la spesa, il bucato, ecc: spesso si offrono volontari in due o tre, la spesa quando si può la fanno insieme come momento conviviale, per unire il divertimento alla necessità. Decidono sul momento quale sarà la coppia che si coricherà in una stanza o cosa vorranno fare sotto le lenzuola.

Potrei citare altri esempi e, da quanto leggo, sono sempre più numerose le persone che si avvicinano a questo stile di vita.

Ovviamente la nostra legislazione e quella di moltissimi altri Paesi non contempla ancora nel proprio ordinamento la possibilità di contrarre un matrimonio a tre o a quattro (lo Stato dello Utah ha depenalizzato la bigamia nel 2020) e sicuramente sorgerebbero non pochi problemi di successione e di riconoscimento della paternità; in caso di gravidanza, infatti, si renderebbe sempre necessario un test del DNA qualora la sia la donna ad avere più di un partner.

Come dare torto, però, a chi riesce a crearsi una relazione felice, consensuale, palese in barba alle tradizioni?

Ma cosa spinge una persona ad accettare che l’oggetto del proprio amore venga diviso con una terza persona? Spesso è la curiosità a farla da padrona (una bionda ed una mora, una snella ed una oversized) oppure la propensione di una delle due persone a compiere atti che l’altra persona non pratica, ma le ragioni sono individuali e variegate.

La nostra cultura ammette più volentieri che un uomo vada con un’altra donna ma non il contrario ed il motivo è soprattutto biologico: in tempi in cui non si conosceva l’esistenza del DNA come essere sicuri che un figlio fosse del marito anziché dell’amante?

Le religioni per secoli hanno imposto modelli e stili di vita che i social da un lato e la mobilità sul pianeta dall’altro hanno scombussolato. Fabrizio De André, nel monologo tenuto durante il suo ultimo concerto del 1998 al Teatro Brancaccio, spiega molto bene il senso di “valore”: spesso non accettiamo alcuni “valori” nuovi perché siamo troppo attaccati ai nostri, perché occorre attendere di storicizzarli. In altre parole, sono valori che noi non riconosciamo ancora come tali.

Ricordiamoci che le rivoluzioni sono spesso nate dal dissenso del singolo o di pochi individui che al momento vennero presi per matti, eretici, blasfemi ma che, talvolta, hanno portato a cambi epocali di costume.

Quotidianamente vediamo attacchi da parte di vegani contro onnivori o di eterosessuali contro gay; nessuno obbliga nessuno: se una patica non ci aggrada basta evitarla. Parafrasando il compianto Maurizio Costanzo direi: “Se va bene a loro, buon poliamore a tutti”.

Sergio Motta

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