A proposito dello Stadio delle Alpi

LETTERA AL GIORNALE

Caro Direttore, ho letto l’articolo del vostro giornale, riguardante la storia dello Stadio delle Alpi.

Per esperienza vissuta, avendoci lavorato a vario titolo, ritengo che siano presenti alcune inesattezze, che alterano la storia dell’impianto.

Innanzitutto i costi: la stima era stata fatta intorno ai 60.000.000.000 miliardi di lire. In realtà venne a costare il doppio, ben 120.000.000.000. Questo per varie “anomalie” e per il fallimento dell’Acqua Marcia, la società committente. La pista di atletica, non era prevista, ma venne introdotta nel progetto, e quindi, nell’esecuzione, in quanto all’epoca il presidente del CONI, era Primo Nebiolo, che volle a tutti i costi introdurla.

Non si tenne mai, una qualsiasi gara di atletica; neppure, amatoriale.

Un aspetto addirittura grottesco, rimase la struttura dello stadio.

Infatti, dalle prime 7 file partendo dal basso, non si vedeva nulla, neppure il campo da gioco. Il progettista, un architetto di origine svizzera, noto in città, candidamente ammise che pur avendo progettato l’impianto, non aveva mai visto in vita sua, una partita di calcio, in uno stadio!

La capienza, quale stadio tra i più grandi di Italia, era quindi fittizia.

Le “vele” inserite nelle due curve, nella mente dei costruttori, avrebbero dovuto avere, la funzione di “spifferi” cioè, creare delle correnti d’aria, per far sì che la nebbia, presente spesso nel quartiere dove si trovava l’impianto, si dissolvesse.

Risultato: alcune partite furono rinviate proprio per la persistenza della nebbia. Chi subì gli “spifferi” furono solo gli spettatori; infatti molte volte, in inverno, faceva più freddo dentro lo stadio, che fuori.

Resta comunque, il vecchio “delle Alpi” un monumento allo spreco di denaro (uno dei tanti..) di quanto avvenne in quegli anni.

Stefano Lanzara 

 

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