Il basket visto a distanza.
La Reale Mutua Basket Torino vince la partita con Tortona in modo giusto anche se ha rischiato di buttarla al vento con le solite follie gestionali del nostro Carneade della panchina. Definirlo derby è una illusione per dare una motivazione in più ai tifosi, ma storicamente il Derby è una corsa di cavalli e successivamente si trasferisce nel concetto sportivo di due squadre che si confrontano della stessa città e ancora dopo nei riguardi di due rivalità che divengono “storiche” a tal punto da far definire Derby anche la contesa tra le due. Ma definire derby Torino – Tortona non me la sento, mancandone tutti i requisiti.
Detto ciò, e dimenticandolo, la partita di ieri ha offerto due concrete situazioni dubbie. La prima è composta dalle dichiarazioni aperte del “patron” Sardara che se si sale è un problema e se non si sale lui fa ancora un anno e smette (o almeno così sembra dalle parole interpretate dalla sua intervista), menzionando un freddo interesse della piazza di Torino defininendola bruciata dalle esperienze precedenti e che lui vorrebbe non dare all’estero. Vorrebbe degli appassionati della zona a tutela della squadra e che non la trasferiscano se ne hanno convenienza (?). E’ bella la preoccupazione, anche se è detta comunque da chi ha spostato la sede della sua squadra da Cagliari a Torino… .
L’altra parte è l’inquietante trasformazione che sempre avviene da partita vinta a “tentiamo di perderla” che il nostro psichedelico coach effettua togliendo dal campo pedine chiave sostituendole con altri che ormai di giocatore sono solo ombre per passare da più 13 a punteggio pari nel giro di poco. Il duo Clark Pinkins in panchina nel quarto quarto è qualcosa di inenarrabile, così come tenere Cappelletti in panchina nei momenti chiave. Diop dovrebbe giocare 40’ e non avere il timore che se schiaccia e si appende al ferro possa essere sostituito. Alibegovic gioca sempre con il suo ramo di “follia” che gli consente genio e sregolatezza in un ambito come il campionato di A2 e il resto finisce lì. Bisogna segnalare che Torino ha talvolta buoni minuti da Toscano e Campani e poi stop. Se bastassero impegno e voglia per essere professionisti del basket e non i risultati, io giocherei in NBA …, ma purtroppo contano anche i fatti.
Torino ha le potenzialità nette per andare in A, ma non saprei dire se avrà voglia di farlo. La “capolista” Derthona ha avuto momenti di raro “antibasket” con tiri lanciati direttamente sui tralicci del canestro da far inorridire anche “shaqtin ‘ a fool” e comunque un basket di una rara essenzialità e spettacolo inesistente. Questo è il Top, figuriamoci il resto.
Se Torino vuole, torino puote… ma non si sa se vuolsi così colà dove si vuole e puote, e più non dimandiamo…
Paolo Michieletto
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