Decidere l’ennesimo lockdown fino a Pasqua è la strada più semplice da prendere. Distinguere, invece, dovrebbe essere il primo dovere della politica.
Regioni e Comuni hanno messo a punto nuovi protocolli di sicurezza, talvolta d’intesa con il ministero della Salute, rafforzando la profilassi anti-Covid. Nessuna sottovaluta l’aggressività del virus e delle sue varianti, ma non sarebbe realistica la scelta di chiusure generalizzate che non tengano in conto la capacità di reazione e l’organizzazione di ristoratori, gestori di palestre, piscine o bar.
Ci sono imprese, soprattutto a conduzione familiare, che rispettano alla lettera i protocolli sanitari. In molti casi, anzi, li hanno ulteriormente potenziati con iniziative proprie. Come si può chiedere a loro di adeguarsi e chiudere tutto ben oltre Pasqua? Forse, dal 25 marzo, riaprono i musei. Se il governo si fida dell’organizzazione di chi dirige un museo, perché non dovrebbe fidarsi di chi gestisce una palestra o un ristorante? Nessun ristoratore e nessuna palestra hanno interesse a far circolare il virus perché sanno che li aspetta una chiusura prolungata. Il governo è impegnato ad accelerare sul piano vaccinazioni, e fa bene, ma non condanni a morte le attività economiche in regola con la profilassi.
on. Daniela Ruffino, deputata di “Cambiamo!”
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