Meroni, un “mito” che ci accompagna

Sono passati 53 anni ma la notizia e sempre li’, fresca e drammatica, incredibile e indimenticabile. Gigi Meroni non c’e’ piu’ da quel crudele 15 ottobre 1967, travolto da un’automobile dopo aver, per l’ennesima volta, galvanizzato i tifosi e contribuito a battere la Sampdoria al Vecchio Comunale

Gigi Meroni e’ una pietra miliare nella centenaria storia granata. Un punto di riferimento che racchiude estro e tragedia, gioia e dolore, fantasia e destino. Insomma, attorno a Gigi Meroni si riassume la vicenda granata in tutta la sua interezza. E non si puo’ dimenticare perche’ questo ragazzo, scomparso ad appena 24 anni dopo essersi imposto – con semplicita’ e rara correttezza – come leader in campo e fuori del campo, era gia’ un “mito”. Certo, la tragedia di quel terribile 15/10/1967 ha trasformato la “farfalla granata” in un mito incancellabile e irripetibile. Perche’ Meroni, forse anzi quasi inconsapevolmente, era destinato a diventare un leader. Un leader che ha anticipato i tempi. Nel campo attraverso il suo estro e la sua fantasia ineguagliabili e, soprattutto, fuori dal campo. Anticipatore nel costume, nella sua vita privata cosi’ travagliata e rocambolesca, nel rapporto con la tifoseria e l’opinione pubblica sportiva e non solo, nello stile di vita semplice e anticonformista. Insomma, Gigi era destinato a segnare in profondita’ la storia granata e quella del calcio italiano. Una sorta di George Best del calcio italiano per il suo gioco e il suo talento e, al contempo, un calciatore che anticipava i fermenti del ’68 e gli anni della contestazione e del grande cambiamento della societa’ italiana. E la stessa vasta pubblicistica che ha accompagnato in questi lunghi 48 anni anni la vita di Gigi Meroni e’ la conferma che la sua esperienza e’ piu’ viva che mai non solo nella vicenda granata ma anche in quella del calcio italiano e nella stessa storia del nostro paese.
Per questo Gigi continua a vivere nei nostro cuori. Ed e’ per questo che, per chi abita a Torino, quel corso Re Umberto all’altezza dell’ormai triste luogo del Bar Zambon, continua ad essere meta di un pellegrinaggio silenzioso e composto. Un luogo che ha strappato alla vita la farfalla granata ma anche un luogo destinato a ricordare, per sempre, un talento del calcio e della vita di tutti di giorni.
Giorgio Merlo
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