Luglio 2018- Pagina 4

Due vigili del fuoco feriti nell’incendio

Sono rimasti feriti lievemente due vigili del fuoco durante lo spegnimento di un incendio divampato nel sottotetto di una casa di Garzigliana, piccolo centro abitato  nei pressi di Pinerolo. Una fiammata li ha investiti  dopo l’esplosione di un vetro. Sono stati trasportati con l’elisoccorso al Cto di Torino con  ustioni alle braccia. L’incendio potrebbe essere stato provocato da un fulmine durante un temporale.

 

(foto archivio)

I granata vincono 1-0 con il Nizza ad Alessandria

Capitan Belotti segna un gol di testa  e il Toro vince  1-0 contro il Nizza nell’amichevole internazionale allo stadio Moccagatta di Alessandria (nella foto) al 10′ del primo tempo. Dopo un calcio d’angolo di Iago Falque aveva già colpito un palo. La squadra del presidente Urbano Cairo (alessandrino) è ben avviata, ma restano molte cose da fare, dal punto di vista atletico e sul mercato. Verso il  Nizza potrebbe intanto partire Niang.

La Regione sosterrà le spese legali delle vittime di razzismo

“Il procuratore generale Armando Spataro ha presentato le nuove direttive per il contrasto di reati motivati da ragioni di odio e discriminazione etnico-religiosa e ha anche annunciato che un apposito pool di magistrati si occuperà dei reati commessi per finalità razziale. Si tratta di un’iniziativa molto importante”. Così l’assessora regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti, interviene dopo le parole del Procuratore generale che ha anche avvertito la popolazione sul fatto che, d’ora in poi, sarà più difficile richiedere l’archiviazione di questo tipo di reato per  tenuità del fatto. “La Regione – prosegue l’assessora – vuole invece far sapere, a tutti coloro che vivono in Piemonte che, se vittime di aggressioni, insulti o comportamenti razzisti, potranno accedere al fondo antidiscriminazione, istituito con la legge regionale 5/2016, per ottenere il sostegno alle spese legali. Chi ha subito un’aggressione razzista potrà anche chiedere la consulenza legale di avvocati che hanno seguito corsi specifici in materia di diritto antidiscriminatorio”.

Il grande caos iracheno

FOCUS INTERNAZIONALE   di Filippo Re

Manca il governo, mancano il lavoro e l’energia elettrica, le proteste e le rivolte contro il caro vita, la disoccupazione e la corruzione infiammano il Paese da nord a sud. Altrochè ritorno alla stabilità politica come promesso dai partiti dopo le ultime elezioni. In Iraq regna il caos e gli ingredienti per una deflagrazione generale ci sono tutti. Ma, almeno per il momento, sembra essere la crisi idrica il problema più assillante. I due grandi fiumi della Mesopotamia sono quasi senz’acqua. Non è difficile in questo periodo attraversare a piedi, in alcune zone, sia il Tigri che l’Eufrate. Se l’acqua è molto scarsa in Siria, il vicino Iraq rischia di rimanerne senza. Per questi Paesi la ricerca dell’acqua diventa una lotta per la sopravvivenza. Con un clima torrido la cui temperatura d’estate sfiora i 50 gradi, e di notte supera i 40, con i ventilatori che funzionano solo qualche ora in assenza di corrente, il governo iracheno è costretto perfino a importare acqua dagli Stati confinanti. Da Mosul a Bassora passando per Baghdad il livello dei due fiumi è calato in modo impressionante. L’acqua manca perchè piove poco, perchè la rete idrica è malgestita ma anche perchè c’è chi la ruba e ne ruba tantissima lasciando città e villaggi quasi all’asciutto e penalizzando gli agricoltori che non riescono a irrigare i loro campi. Sono le grandi dighe del sultano di Ankara costruite sul Tigri a creare i problemi più drammatici. Per affrontare l’emergenza le autorità irachene sono costrette a rifornire gli abitanti con autobotti che stanno raggiungendo molte aree del Paese. Ma l’acqua manca in tutte le regioni irachene, da nord a sud. Sotto accusa ci sono i piani energetici del governo turco sul Tigri e sull’Eufrate. In particolare la diga di Ilisu, nella provincia turca di Mardin, che sottrae l’acqua dal Tigri impoverendo la popolazione circostante, in gran parte curdi, e porta meno acqua agli stessi iracheni. Il riempimento della diga, anche solo parziale, diminuisce la portata del fiume lasciando l’Iraq senz’acqua.

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La contesa sulla diga non è nuova e ha già causato negli anni passati crisi diplomatiche tra Baghdad e Ankara che hanno sfiorato lo scontro armato. Ma quest’anno con la scarsità eccezionale di precipitazioni la mancanza dell’ “oro blu” si fa sentire molto di più. La diga copre una vasta area di 30.000 ettari e fornisce energia elettrica ma viene usata da Erdogan anche per motivi politici. Un’arma in più per sbarazzarsi di migliaia di curdi. Per far posto alla colossale opera idraulica oltre 50.000 persone, tutti curdi, sono stati fatti sfollare e costretti a recarsi in Iraq o nelle città turche dove sono più facilmente controllabili dalle autorità locali. La carenza d’acqua è un problema che riguarda l’intera regione mediorientale a tal punto da spingere il regime iraniano ad accusare Israele di “bloccare le piogge” con tecnologie molto avanzate per mettere in difficoltà i suoi nemici tradizionali. Ci sono seri problemi anche per la mancanza di elettricità. Con l’Iran, che vende l’energia elettrica all’Iraq, i rapporti sono tesi. Baghdad non paga da anni le forniture energetiche e Teheran ha sospeso l’export costringendo il governo iracheno a rivolgersi all’Arabia Saudita per acquistare corrente elettrica. Da Mosul dove c’è un’emergenza sanitaria con il 70% delle strutture non utilizzabili a un anno dalla sconfitta dell’Isis, a Bassora nel profondo sud petrolifero dove le proteste divampano da alcune settimane, l’intero Iraq rischia di trasformarsi in una polveriera. Le manifestazioni sono così violente che aeroporti e porti sul Golfo sono stati chiusi temporaneamente per ragioni di sicurezza. Il sud iracheno sciita rivendica il possesso dei ricchissimi pozzi petroliferi della zona, tre milioni di barili esportati ogni giorno, e chiede la rottura dei contratti con le compagnie straniere che estraggono il greggio. A Bassora e nella regione del Golfo comanda il controverso imam sciita Moqtada al Sadr, vincitore delle elezioni parlamentari del 12 maggio. Alla guida di una strana ed eterogenea alleanza che riunisce comunisti, sciiti radicali e movimenti anti-corruzione, che noi definiremmo populista, ha vinto le elezioni battendo il premier uscente al Abadi e ora dovrebbe governare il Paese nei prossimi anni ma ha bisogno di altri alleati per raggiungere la maggioranza in Parlamento. Al Sadr proviene da una importante famiglia irachena: un suo parente, il grande ayatollah Mohammed Baqir al Sadr fu ucciso dal regime di Saddam nel 1980. Al Sadr, che nel dopo Saddam Hussein capeggiò una sanguinosissima rivolta contro i soldati americani, respinge ogni ingerenza straniera negli affari interni iracheni a partire da americani, iraniani e sauditi. Al Sadr guida un potente esercito di almeno 30.000 uomini ben armati, domina incontrastato il sud iracheno e sarà decisivo, insieme al grande ayatollah al Sistani, per formare i futuri equilibri politici nel Paese.

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In passato “L’esercito del Mahdi” di al Sadr era vicino all’Iran e acquistò fama nel mondo per le cruente azioni militari contro i sunniti iracheni accusati di aiutare i movimenti jihadisti. Oggi è un leader politico che punta a porre fine alle violenze tra sciiti e sunniti che continuano a insanguinare il Paese dei due Fiumi. È così forte e rispettato nel sud che il premier sconfitto al Abadi, giunto a Bassora, culla delle proteste, per placare l’ira delle masse contro il governo, ha dovuto scappare in fretta e furia. Al Abadi non vuole lasciare il potere, d’accordo con gli Stati Uniti, senza prima pacificare il Paese, nonostante i risultati elettorali per lui negativi. Le forze di al Sadr, che oggi si chiamano “Brigate della pace”, rischiano di scontrarsi con le forze dell’esercito iracheno che, per non soccombere anche questa volta, viste le pessime figuracce fatte all’arrivo dei miliziani del califfo, dovranno cercare di allearsi con le milizie sciite filo iraniane. Non solo, ma la ribellione si prepara ad esplodere anche nelle regioni del nord, da Mosul a Kirkuk e nelle province occidentali dell’Anbar. A un anno dalla liberazione di Mosul e della piana di Ninive dall’Isis, il terrorismo jihadista torna a colpire nelle stesse zone dove nel 2013-14 si scontrava con i governativi. Sullo sfondo della crisi irachena il braccio di ferro tra Trump e gli ayatollah iraniani torna ad agitare le acque del Golfo. Si alza pesantemente il livello dello scontro tra Washington e Teheran. Gli americani vogliono impedire all’Iran di esportare il suo petrolio attraverso il Golfo mentre gli iraniani minacciano di chiudere lo Stretto di Hormuz dove transita quasi il 90% del greggio dei Paesi del Golfo. Hormuz è oggi uno dei terminal più importanti al mondo dove ogni giorno transitano superpetroliere da 150.000 tonnellate di stazza con poco meno di 20 milioni di barili di petrolio.

Filippo Re

dal settimanale “La Voce e il Tempo”

 

 

L’isola dei gatti

pescatori isolapescatori gattoE’ stata la prima ad essere abitata tant’è che, in un decreto vescovile datato 1627, veniva citata come Insella o Insula Superior, distinguendosi dalla vicina Insula Inferior (isola Bella) a quel tempo ancora disabitata

L’isola Superiore, più comunemente conosciuta come isola dei Pescatori ,con i suoi cento  metri di larghezza per trecentocinquanta  di lunghezza, è la più piccola delle isole del golfo Borromeo sul lato occidentale lago Maggiore, di fronte a Stresa ( la più grande è l’isola Madre, seguita dall’isola Bella). Quest’isola è stata la prima ad essere abitata tant’è che,in un decreto vescovile datato 1627, veniva citata come Insella o Insula Superior, distinguendosi dalla vicina Insula Inferior (isola Bella) a quel tempo ancora disabitata. Quella dei Pescatori è anche l’unica isola del golfo che non appartiene al patrimonio dei Borromeo. Abitata per tutto l’anno da una cinquantina di residenti stabili. La pesca, un tempo attività principale, è ancora praticata da alcune famiglie che hanno conservato quest’antica tradizione. Le tracce di quest’attività s’intravedono un po’ ovunque, dal “codino” dell’isola – striscia di terra alberata con cui termina l’Isola verso nord – dove s’incontrano le strutture in ferro un tempo usate come supporti per stendere le reti, al piccolo porto, dove sono ormeggiate le barche da pesca e si conservano i resti di una caldaia che veniva utilizzata per tingere le reti, variandone il colore a seconda dell’uso. L’Isola dei Pescatori è conosciuta anche come “l’isola dei gatti”. Perfettamente integrati nell’ambiente tranquillo e privo di pericoli, sono tantissimi i felini che si possono incontrare nelle vie del borgo, in gruppo o solitari, a cercare cibo o protezione – dal sole o dalla pioggia – tra le piante dei giardini, nella piazzetta della chiesa di San Vittore o nelle vicinanze delle trattorie che s’affacciano sul lago. Quando tramonta il sole e anche l’ultimo battello riparte, l’isola cambia aspetto: cala il silenzio e nella quiete notturna i gatti diventano i veri padroni del territorio. A ferragosto, la processione delle barche da pesca illuminate che portano la statua dell’Assunta è preceduta, la sera prima, dal grande falò sulla “coda” dell’isola che riverbera sull’acqua del lago. E anche per i gatti è festa grande, potendo godere di teste e lische dei pesci finiti in padella o sulle griglie. L’isola, esposta ai venti, il cui nome li distingue per provenienza ( il Mergozzo, che soffia dall’omonimo lago, battendo la sponda occidentale; il Maggiore, impetuoso e deciso che dalla Svizzera scende verso oriente; l’Inverna , che si muove in direzione opposta al Mergozzo, increspando leggermente il lago e portando il bel tempo ), offre ai felini riparo nei vicoli stretti e sinuosi tra le case a più piani dai lunghi balconi dove veniva messo il pesce ad essiccare.

Marco Travaglini

Recinzioni abbattute alla marcia No Tav

“La Valle che resiste. No Tav” , così sullo striscione in apertura della marcia di ieri, diretta al cantiere della Torino-Lione di Chiomonte, in Valle Susa, compresa negli appuntamenti del festival dell’Alta Felicità. La manifestazione estiva si ispira alla cultura dello sviluppo sostenibile in contrapposizione alle grandi opere. C’erano, con un migliaio di persone, anche i leader storici del movimento No Tav, come Alberto Perino. Tra i partecipanti, in arrivo da tutta Italia e dall’estero, molte famiglie con bambini. Il corteo è giunto fino alle recinzioni del cantiere della Torino-Lione. I manifestanti, sotto una pioggia fitta, hanno battuto ritmicamente pietre contro le reti metalliche. Alcuni manifestanti sono stati denunciati dalla polizia per danneggiamento e inottemperanza a provvedimento dell’autorità, poiché il corteo non era autorizzato. Le persone denunciate hanno impiegato un flessibile per abbattere la recinzione a protezione del cantiere. Sul posto anche alcuni esponenti del centro sociale Askatasuna liberati recentemente dagli arresti domiciliari. “Se il governo fermerà la Torino-Lione – dichiara intanto il presidente della Regione, Sergio Chiamparino – io sono pronto ad andare fino in fondo e convocare un referendum popolare”.

 

(foto archivio Il Torinese)

 

Le chiese di Odalengo Grande

La Valcerrina è sempre stata, per la sua conformazione e la sua posizione, terra di castelli, ma prima ancora è stata terra di chiese e di luoghi di devozione. E Odalengo Grande, paese il cui nome denota chiare origini longobarde derivando dal termine “Adelingi” (che indicava i nobili discendenti da antiche famiglie da cui dipendevano gli arimanni( non ne è da meno. Su un territorio comunale che, a dispetto di una popolazione che supera a malapena le quattrocento anime, è abbastanza ampio e suddiviso nelle frazioni di Sant’Antonio, Vallestura, Cicengo, Pozzo, Casaleggio, Frostolo e Torre San Quilico, oltre al capoluogo, ci sono ben quindici chiese, costruite in tempi differenti ma che stanno a testimoniare la religiosità della Valle. Sul piano secolare, invece, la prima testimonianza scritta dell’esistenza di Odalengo Grande è del 14 marzo 940: da un documento storico risulta che al “Placito” di Asti siano intervenuti due nobili cavalieri: Gunterius e Vuilelmus de Adelingo. La conferma che Audelingo sia l’attuale Odalengo si ha dal fatto che il nome del paese nel dialetto locale faccia “Audaleng”. I primi insediamenti nell’attuale territorio comunale però, sono antecedenti e derivano probabilmente da un antico pago romano; infatti, ci si trova sulla strada che univa le importanti città romane di Vardagate ed Industria ed inoltre i longobardi erano soliti occupare solo punti strategici e fortificati che gli permettessero il controllo del territorio nonostante il loro ridotto numero. Venendo, invece, a passare in rassegna i luoghi di culto, e partendo dal capoluogo, arroccato sulla collina si erge la chiesa di San Vittore, che sorge non lontano dal castello. L’attuale sito venne costruito per volontà del marchese Luigi Gozani, con la posa della prima pietra benedetta il 14 aprile 1785. Si è ipotizzato un intervento del Magnocavalli.

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Presso il camposanto di Odalengo Grande c’è un’altra chiesa dedicata a San Vittore, forse ne fu la prima parrocchiale.In Regione Scarfenga si trova, invece, la chiesa intitolata a San Grato, proprietà privata (è l’unica non di proprietà diocesana), difficilmente raggiungibile, citata in atti della Diocesi di Vercelli del 1299. L’attuale edificio è stato eretto intorno al 1890.Sul colle di Moncucco, “inglobata” nel bosco sorge la chiesa della Madonna della Grazie, con annesso Romitorio. Recentemente è stata teatro di un concerto con l’intento di ravvivarla e c’è intenzione da parte del Comune d’intesa con la Parrocchia di provvedere ad un recupero del luogo e della chiesa. Nella frazione Vallestura sorge invece la chiesa intitolata a San Grato, già parrocchia dal 1734, poi soppressa nel 1986- Lungo la strada provinciale, ex strada statale 590 della Valcerrina che porta, nelle sue direzioni, verso Casale Monferrato e Torino, c’è la chiea di san Quilico, tra Vallestura e Pozzo. E’ una cappella in stile eclettico, costruita alla fine del secolo XIX a fianco del campanile, unico resto dell’antica chiesa. Edificata in tempi recenti è quella della Madonna Assunta nella frazione Pozzo, con il contributo degli abitanti, e funzionante dal 26 maggio 1963 Nella frazione Casaleggio si trova la chiesa intitolata a Santa Liberata, Santa festeggiata il 18 gennaio. Il luogo di culto è utilizzato soltanto durante il periodo estivo. Presso il camposanto di Cicengo c’era una antica chiesa, si pensa risalente intorno al Mille, già chiesa parrocchiale ed intitolata a San Secondo. E’ stata riaperta al culto nel 2008. Sempre a Cicengo si trova una chiesa intitolata a San Sebastiano, parrocchia intorno al 1632, ampliata nel 1667 come testimonia un’epigrafe in terracotta. Si sviluppa su tre navate. A cinquecento metri ad Ovest di Odalengo Grande nella Valle c’è la chiesetta di San Martino, isolata ed abbandonata, A Riovalle “frazione” di Sant’Antonio si trova invece la Santissima Trinità, del secolo XVIII, attualmente non utilizzata. In passato aveva un paliotto in scagliola del 1737 di Francesco Soleri, trasferito nella parrocchiale di Sant’Antonio. A Sant’Antonio il luogo di culto è intitolato a Sant’Antonio Abate. E’ stato costruito tra la fine del Settecento ed il 1819. Presenta una facciata neo – classica in mattoni a vista, un campanile in mattoni a vista, altare maggiore ottocentesco e coro ligneo nell’abside. Presso il cimitero della frazione ci è la vecchia chiesa pure dedicata a Sant’Antonio Abate. Infine da segnalare la chiesa di San Rocco edificata nel 1880.

Massimo Iaretti

 

Nuoto: medaglie di bronzo per Matilde Borello e Francesca Zagaglini

Prime medaglie per il Comitato Regionale FIN Piemonte e Valle d’Aosta ai Campionati Italiani di Categoria Estivi di tuffi, in programma fino a domenica allo Stadio del Nuoto di Roma

Le hanno conquistate Matilde Borello e Francesca Zagaglini, entrambe tesserate per la Blu 2006 Torino e allieve di Claudio Leone, chiudendo al terzo posto rispettivamente la gara Junior dal metro e la gara Senior dalla piattaforma. Matilde si è piazzata alle spalle di Silvia Alessio (Triestina Nuoto) e Giulia Vittorioso (MR Sport Fratelli Marconi) con 305,95 punti, a 11,40 dalla medaglia d’oro e poco più di 3 dall’argento. La giovane torinese, classe 2002 e al primo anno di categoria, ha eseguito molto bene i primi cinque tuffi – obbligatori – della gara; nel doppio e mezzo avanti e nell’uno e mezzo ritornato, rispettivamente primo e quarto dei tuffi liberi, ha raccolto ottimi voti, commettendo poi un errore nei due tuffi indietro e rovesciato. “Le rotazioni indietro sono da sempre le più complicate per Matilde, mentre quelle avanti le risultano molto congegnali e anche oggi, insieme agli obbligatori, l’hanno condotta verso una bella medaglia” spiega Claudio Leone, “continueremo a lavorare per eliminare i ‘punti deboli’ e allo stesso tempo per aumentare la difficoltà generale del programma”. Domenica mattina Matilde Borello tornerà sul trampolino per la gara dai 3 metri. Nell’ultima gara della giornata è invece salita sul podio Francesca Zagaglini, classe 1997 e categoria Senior. Nella prova dalla piattaforma ha chiuso al terzo posto con 164,45 punti, dietro Flavia Pallotta (Carlo Dibiasi, 231,35) e Giulia Rogantin (Triestina Nuoto, 177,70). Francesca è rimasta in corsa fino all’ultimo per la medaglia d’argento, sfumata a causa di un errore nell’uno e mezzo rovesciato. Da segnalare, nella sua rotazione, i punteggi importanti raccolti nel doppio e mezzo avanti e nell’uno e mezzo indietro. Nei giorni scorsi Francesca Zagaglini ha sfiorato il podio dal metro, chiudendo a tre punti dalla medaglia di bronzo, e con lo stesso piazzamento ha concluso la prova dai tre metri. Sesto posto, invece, per la compagna di squadra Eleonora Zich nella piattaforma Junior.

L’articolo completo su https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/home_new/appro_new.asp?id_info=20180728161221&area=3&menu=agonismo&read=tuffi

Gli industriali: “Bloccare la tav è una disgrazia”

Gli industriali torinesi si dicono “allibiti per il valzer di posizioni sul futuro della Tav, portato avanti dagli esponenti del Governo”. Ed esprimono preoccupazione per “l’inquietante piega che sta prendendo la situazione, a fronte anche delle ultime dichiarazioni del premier Conte, che annuncerebbero uno stop al progetto”. Lo sottolinea il presidente degli industriali di Torino, Dario Gallina, che aggiunge: “Fermare la Tav sarebbe un gesto autolesionistico, una disgrazia. Tornare indietro non si può e non si deve perché le conseguenze sarebbero drammatiche. In questo modo si svende il futuro del Nord industriale italiano”.

Eclissi… immaginaria

Mario Alesina ci manda questa immagine da lui creata: e’ un fotomontaggio – ma molto suggestivo – in attesa della prossima eclisse lunare!