Aprile 2018- Pagina 7

PRESIDIO PER LA LEGALITA’, LA TRASPARENZA E L’EFFICIENZA AMMINISTRATIVA

Nasce per iniziativa della Sindaca Chiara Appendino il Presidio per la legalità, la trasparenza e l’efficienza amministrativa, organo con funzioni di supporto e collaborazione della prima cittadina.

La Giunta comunale di Torino, in attuazione di linee programmatiche approvate dal Consiglio Comunale nel 2016 ha costituito, all’interno del Gabinetto della Sindaca, il “Presidio per la legalità, la trasparenza e l’efficienza amministrativa”, Organo indipendente, consultivo e di controllo dell’azione amministrativa, incaricato di approfondire e proporre azioni ed interventi sui temi della legalità, della trasparenza e dell’efficienza amministrativa (anche con dibattiti, incontri di studio, conferenze, ecc.), al fine di migliorare e rendere più efficiente l’azione amministrativa, anche attraverso l’individuazione e la proposta di linee guida, di best practices, di modelli di semplificazione. Il Presidio potrà richiedere, attraverso la Sindaca, le informazioni e i dati necessari e invierà comunicazioni alla Sindaca, al fine di informare la cittadinanza relativamente alle attività svolte e ai risultati conseguiti, tramite relazioni periodiche o con ogni altro strumento che riterrà a tal fine utile. Il presidio ha sede nel Palazzo di Città. Sarà composto da tre esperti in materie giuridiche, di notoria professionalità ed attenti alle questioni che investono la deontologia professionale, la legalità, l’efficienza e la trasparenza dell’azione amministrativa. I membri verranno nominati con decreto sindacale, resteranno in carica sino al termine del mandato sindacale, potranno essere riconfermati alla scadenza del mandato e svolgeranno il loro incarico, a titolo gratuito.

(foto: il Torinese)

In moto contro carro attrezzi, muore 36enne

Nel pomeriggio Roberto Peretto, 36enne di  Mazzè è morto a bordo di una Yamaha R1. La moto è andata a sbattere contro un carro attrezzi a Rondissone, in via XX settembre. La strada è stata chiusa per alcune ore, gli inquirenti stanno vagliando la dinamica dell’incidente.

Immaginario e reale nelle opere di Grazzini

Appassionato di arte fin da bambino Federico Grazzini  ha iniziato a disegnare e dipingere osservando le opere di suo padre che amava dipingere per hobby. Prima fonte di ispirazione e’ stata la Metafisica di De Chirico e Savinio e il Surrealismo di Dali’ e Magritte; successivamente partendo dai grandi artisti rinascimentali ha approfondito tutte le piu’ importanti avanguardie del Novecento

La tecnica prevalente e’ l’olio su tela e talora legno cartoncino e altro. Le sue opere sono rappresentative di paesaggi reali o immaginari, figure, elementi architettonici personalizzati con richiami di storia, mitologia e talvolta con un pizzico di enigma.  Il riferimento metafisico e’ presente in molti dei suoi lavori dove l’ordine e la chiarezza compositiva definiscono le fisionomie stilizzate e i contorni netti degli   oggetti rappresentati,  siano essi manichini, sculture, elementi architettonici e vetrine.

.

Le piu’ recenti partecipazioni a Mostre di Arte in Italia e all’estero includono :

          Premio Internazionale Arte Milano _Teatro Dal Verme, Milano (2017)

          Premio Internazionale Berlino – Friedrichstadtkirche, Berlino (2017)

          Biennale Internazionale di Arte Contemporanea – Museo Gonzaga, Mantova (2017)

          Mostra d’Arte Internazionale Imago – Biblioteca Angelica, Roma (2017)

          Mostra “Christmas Art” – Arte Borgo Gallery, Roma (2017)

          Premio Internazionale Brunelleschi – Palazzo Aragona Ximenes, Firenze (2018)

          Art Nordic 2018 – Lokomotivvaerkstedet, Copenhagen (2018)

          Co-Existence 3° Edizione – Galleria Rosso Cinabro, Roma (2018)

 

Prossimi eventi :

          VII Edizione  Biennale “Metropoli di Torino” – Palazzo Birago, Torino  (giugno 2018)

          Posibilidad de Paisaje n.3 – Crisolart Galleries, Barcellona (luglio 2018)

 

Due opere dell’artista sono presenti nella Raccolta delle Stampe e dei Disegni della Collezione Sgarbi  presso la villa Cavallini-Sgarbi di Ro Ferrarese.

 

.

Sito internet :  www.federicograzzini.net

Pagina FB : Federico Grazzini Artista

.

Informazione commerciale

La dottoressa che derubava il paziente anziano è in attesa del processo

Una truffa agli anziani ancora più odiosa, in quanto compiuta da chi i deboli ha il compito di difenderli. La dottoressa di 61 anni, medico di base sorpresa da una telecamera a compiere  furti di denaro  a casa di un 85enne, era messa agli arresti domiciliari. E’ stata poi  scarcerata in attesa del processo. I carabinieri l’hanno bloccata subito dopo che aveva rubato la somma di 115 euro in contanti al suo paziente. Nel solo mese di febbraio è accusata di quattro furti.

Alti e bassi del basket torinese

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Settima sconfitta della Fiat nel basket dopo aver vinto per la prima volta la Coppa Italia. Stessi giocatori,  stesso allenatore. Mancava il fenomeno Blum arrivato e ripartito. Una meteora. Fondamentale per la vittoria in coppa. E fondamentale per le sei sconfitte. Ora è matematicamente sicuro: play off saltati per i torinesi. Primi nel torneo di coppa e non nei primi otto del campionato. Eppure patron Forni coadiuvato da Massimo Feira di soldi ne ha messi. Situazione altalenante . Si sono mangiati due allenatoti del calibro di Luca Banchi e di Carlo Recalcati. Ogni anno sportivo squadra quasi rifatta nel sui roster. Perchè? Inizialmente non mi capacitavo. Sintomo di instabilità societaria? Forse.  Rubo da un caro amico, Paolo, questa ottima definizione: più che squadra di giocatori si tratta di squadre di procuratori.  Pronto a sdebitarmi “pagando” diritti d’autore ed offrendo una pizza a lui e Sabrina incontrastata “capa” degli ultras. Seconda considerazione : il campo vale quel che vale. Oramai nel Basket moderno sono tanti i fattori che fanno o non fanno vincere. Un campione deve esserlo sul parquet e nella vita privata. Mai alzare il gomito. Mai una discoteca. Mai notti brave .Non sempre (si dice) virtu’ di alcuni giocatori nostrani. E ripenso a Nino Benvenuti quando gli chiesero come é diventato campione. E lapidariamente rispondeva: andando a dormire alle 10 di sera. Già, altri tempi. Torniamo al campo. Ho visto l’ultima partita alla televisione. Non che sia un esperto del settore. Qualcosa comunque penso di capirne. Come tutti i giochi di squadra ci possono essere tante le interpretazioni.  Fiat mi è sembrata stanca, all’ ottavo del terzo era su di 5 punti. Alla fine del tempo sotto di 3.Poi Reggio su di 10 governando la partita ha vinto. Qualche minuto di pazzia con chi giocava nel perdere più palloni Molto debole sotto canestro. tanta voglia di non giocare.  Una squadra ” predisposta” per dire la propria sullo scudetto naviga nel basso della classifica. E i giornalisti impietosamente parlano di stagione fallimentare. Tutto era già scritto? Ora c’è solo una risposta: questa stagione é stata perlomeno deludente. La società? Incurante va avanti. Sicuramente il giovane Fornì qualche mossa l’ha sbagliata. E fonti ben informate danno Massimo Feira  astro nascente. Attivissimo, e non si limita nel suo ruolo di amministratore delegato. Per il prossimo anno suggeriamo un “maggior governo dei giocatori”. Si parla già di rimaneggiare totalmente il roster. Ad un certo punto della partita il quintetto Fiat era composto di soli ragazzi di colore. Sicuramente fenomeno  non nuovo nel nostro campionato. Ma indice di un problema. Fin tanto che ci sono i soldi tutto si può fare e  tutto si può dire. E Fiat è in pole position per l’utilizzo del PalaVela. Utilizzo e non gestione. Vorrebbero giocare e delegare ad altri il fare tornare i conti. Allenandosi al Pala Ruffini, ovviamente gratis. Vinta la Coppa Italia comprendo. Dopo tutte queste sconfitte un po’ meno. Nel gioco si chiede quando vincendo si fa fare una bella figura a tutta la città.  Ma perdendo vale l’ inverso.

Geroglifici, che emozione!

Giovedì 26 aprile, alle ore 10:10, il Museo Egizio propone ai bambini dai 6 agli 11 anni, accompagnati dai genitori, l’opportunità di intraprendere un viaggio alla scoperta dell’affascinante scrittura dei faraoni: i geroglifici.

 

La visita guidata, intitolata “Geroglifici: che emozione!”, offrirà ai piccoli visitatori la possibilità di conoscere in prima persona il profondo sapere faraonico celato nelle misteriose iscrizioni.

 

Aiutati dall’egittologo museale, i giovani visitatori e i loro accompagnatori saranno coinvolti nella scoperta del funzionamento base dell’affascinante scrittura geroglifica. Approfittando dell’occasione, inoltre, potrannoosservare con attenzione i reperti egizi distribuiti lungo tutto il percorso della visita, alla ricerca di nomi e formule legate alle superstizioni e ai desideri degli antichi Egizi, talvolta sorprendentemente simili ai nostri.

 

Un percorso intrigante, capace di dare vita ai messaggi trasmessi da alcuni dei protagonisti della civiltà nilotica, che punta l’attenzione sul fascino della scrittura geroglifica, un’arte rivelata a pochi eletti grazie ad un lungo e complicato insegnamento.

 

INFORMAZIONI UTILI

Geroglifici: che emozione!

Pubblico: bambini (6-11 anni) accompagnati dai genitori

Data e orari: Giovedì 26 aprile, ore 10:10

Durata: 90 minuti

Prezzo al pubblico: € 5,00 (biglietto di ingresso escluso)

Prenotazione obbligatoria: dal lunedì al venerdì, 8:30 – 19:00; sabato, 9:00 – 13:00.

Telefono: 011 4406903 – mail: info@museitorino.it

Graziosi al Regio

William Graziosi, indicato dalla sindaca Appendino è il nuovo sovrintendente del Teatro Regio. E’ stato scelto a maggioranza dal Consiglio d’indirizzo dell’ente teatrale, dopo le dimissioni di Walter Vergnano un anno prima della scadenza di mandato. Non ha partecipato alla votazione il rappresentante della Regione Piemonte, Filippo Fonsatti. Graziosi è stato ad della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi.

Arriva lo Zecchino d’oro!

Domenica 29 aprile dalle ore 16:30 è in programma l’unica data piemontese de “Lo Zecchino D’Oro in Piazza”, spettacolo per bambini e famiglie condotto da Carolina Benvenga, che verrà ospitata presso Mondojuve, lo Shopping Center situato tra i Comuni di Vinovo e Nichelino che ha dato il via allo sviluppo del maggiore Parco Commerciale del Piemonte.

“Lo Zecchino D’Oro in Piazza” è il tour dedicato ai centri commerciali in occasione del 60° anniversariodello Zecchino d’Oro: uno spettacolo itinerante pensato per coinvolgere le classi delle scuole primarie del territorio, con canto e danza in un pomeriggio di musica e giochi.

Lo spettacolo prevede due tipologie di giochi per le classi: un contest canoro (corale e non) e una serie di esibizioni di baby dance o ballo. Tutte le scuole partecipanti riceveranno in premio una collana di libri “Io leggo da solo” firmata da De Agostini. Per poter partecipare è necessario iscriversi inviando un’e-mail a info@amaeventi.it

L’evento è aperto al pubblico con ingresso gratuito ed è realizzato grazie agli sponsor Generali Italia e De Agostini Libri. Per maggiori informazioni sull’evento e su tutte le attività del centro è possibile consultare il sito ufficiale www.mondojuve.it o la pagina Facebook Mondojuve Shopping Center.

Madonna del Pilone, 25 Aprile 1945

“A jé i partigia-n ch’a rivo”

La sera del 24 aprile 1945 si udì distintamente una raffica di mitra e tutti a Madonna del Pilone capirono che erano arrivati i partigiani. La gente che si trovava fuori casa a far due chiacchiere, approfittando dei primi tepori primaverili, preferì rientrare senza attendere il coprifuoco. Non si trattava della solita incursione notturna, i tempi apparivano maturi per un’azione armata più decisa. Alcuni giorni prima aveva transitato lungo il Po la guarnigione repubblichina. Si stava ritirando, facendo un gran polverone, lasciandosi dietro un silenzio pieno di sollievo. Il presagio della fine.

 

Da Borgata Rosa, fino all’inizio della strada per Superga, era tutto un susseguirsi di prati e campi. I binari del tram passavano al centro di Corso Casale e proseguivano tra curve e saliscendi sino a Gassino. La Madonna del Pilone possedeva ancora le sue piole e qualche locale di lusso: il Muletto, Goffi, Cucco. In fondo a Strada Valpiana si trovavano posizionati i cannoni della contraerea. Nel Velodromo avevano stazionato per un po’ i tedeschi, nessuno aveva capito bene cosa ci facessero. Il parroco era don Luigi Corgiatti, detto Barba Vigio, antifascista tosto, uno che diceva pane al pane e vino al vino. Ma nel quartiere si agitavano da tempo fermenti di libertà, con quegli operai, quelle tessitrici, i tranvieri, gli studenti. C’erano socialisti, anarchici, liberi pensatori, qualche sindacalista cattolico. Clandestinamente operava anche un CLN che si riuniva nella società di mutuo soccorso De Amicis.

 

Il 25 mattina si respirava un’aria insolita. I volti della gente apparivano stupefatti, increduli. A jé i partigia-n ch’a rivo. Il comandante Alì, Bill, Pieri-n, Ceco ‘l Matt, Gigi, Tom. Qualcuno di loro aveva un atteggiamento sbruffone, altri ostentavano sorrisi temerari. Erano giovani e forti, audaci e imprudenti. Portavano capelli incolti, barba lunga, probabilmente non mandavano un buon odore. Quasi nessuno indossava una divisa riconoscibile ma tutti imbracciavano un’arma. Del loro coraggio arrivava voce da sopra le colline. Cinzano, Sciolze, Bardassano, nei boschi fino a Pino Torinese: stavano combattendo l’ultima battaglia e, pareva impossibile, la vincevano. Tirandosi su le brache di tela, i bambini li guardavano con invidia. Le donne portavano la mano a visiera sulla fronte e avevano lo sguardo preoccupato. Quanti morti ancora?

 

Ad attendere i partigiani c’erano le macerie del bombardamento a tappeto avvenuto nella notte del 13 luglio ’43. Una striscia di distruzione tagliava il quartiere da Sassi alla barriera di Casale, lungo corso Quintino Sella, il monte dei Cappuccini fin verso Cavoretto. Un solco di morte che il 26 aprile la Brigata Monferrato percorse con il suo carro armato catturato ai repubblichini, per liberare questa parte di città che sembrava campagna. Non fu subito festa, non era ancora giunto il tempo dei fiori sui balconi e delle piazze imbandierate. Si sparava ancora, i cecchini stavano in agguato sui tetti, la gente aveva paura e non usciva di casa. Solo il 6 maggio Torino sarebbe stata finalmente libera.

 

Partigiani. A più di settant’anni non rimane che una parola a definire l’epopea di quel movimento di resistenza popolare che si oppose al nazifascismo. Molti nomi sono stati incisi sulle lapidi in quei giorni, altri di loro se ne sono andati nei decenni successivi. Quei pochi che sono rimasti, però, raccontano i combattenti che erano con un filo di voce e immutato orgoglio. A dispetto di quanti sminuiscono o negano per ignoranza o malafede, i loro ideali non si riferiscono a una stagione ormai conclusa ma ci riguardano ancora oggi. I partigiani non erano ideologi né rivoluzionari, avevano idee semplici e ben chiare: aspiravano alla libertà, ne conoscevano il prezzo e seppero conquistarla con le proprie forze. Spetta a noi difenderla con la consapevolezza che non è stata acquisita una volta per tutte, come un bene ricevuto in eredità, ma va costruita quotidianamente e senza sosta.

 Paolo Maria Iraldi

 

Il valore del 25 aprile

Si celebra oggi il 73° anniversario del giorno della Liberazione,  una ricorrenza importante che ha rappresentato per l’Italia il momento della rinascita. La mia generazione ha avuto una grande fortuna: quella di poter venire direttamente a contatto con i racconti di coloro che avevano assistito alla tragedia della dittatura fascista, alla guerra, all’8 settembre, all’occupazione tedesca, alla Repubblica di Salò, alle imprese coraggiose e spesso disperate della Resistenza fino all’arrivo degli alleati ed alla Liberazione, un momento catartico di rabbia e di gioia, di orgoglio e di forza. Noi non abbiamo imparato la storia contemporanea soltanto attraverso i libri, ma soprattutto tramite la testimonianza di chi ne portava il ricordo impresso nella mente, trasmettendoci, riguardo al 25 aprile, un messaggio di speranza e di rinascita che ancora custodiamo gelosamente nei nostri ricordi, affiancato dalla memoria di coloro che diedero la vita per la libertà di tutti. La Resistenza si espresse in molti modi. Ne furono protagonisti gli operai che scesero in campo contro la dittatura nel marzo 1943, astenendosi dal lavoro; i militari che, dopo l’8 settembre si opposero alle forze che volevano sopraffarli e i civili che, in tante città, decisero di unirsi a loro.

***

Fu Resistenza quella di centinaia di migliaia di militari deportati che preferirono una durissima prigionia al ritorno in Italia al servizio di una dittatura. Fu anche Resistenza la spontanea mobilitazione di tutto il popolo, a partire dalle donne, per salvare e proteggere militari e civili alla macchia, prigionieri alleati evasi dai campi di prigionia, ebrei perseguitati e minacciati di sterminio. E fu punta avanzata della Resistenza la lotta armata delle unità partigiane nelle città, nelle pianure, nelle montagne, nelle nostre valli dove molti giovani rifiutarono di arruolarsi nell’esercito della Rsi ed entrarono nei movimenti partigiani, sacrificando spesso la propria vita per permettere all’Italia di riconquistare l’indipendenza e la dignità di Patria. Sarebbe bello ed importante che i nomi dei caduti non restassero soltanto segni incisi sulle lapidi, ma che venissero ricordati, senza indulgere nella retorica, come esempio per le generazioni future, come punto di partenza per affrontare i problemi del presente con quello stesso spirito e con quella stessa forza.

***

Spesso ai più giovani gli eventi che si celebrano il 25 aprile rappresentano qualcosa di molto lontano nel tempo, una memoria sfocata, sbiadita come una vecchia foto. Occorrerebbe far comprendere che festeggiare il 25 aprile equivale a ribadire l’importanza della lotta di Liberazione come origine dell’Italia contemporanea e che i protagonisti di allora si batterono perché tutti si potesse diventare e restare uomini e donne liberi. Libertà , dignità e senso di giustizia conquistate a caro prezzo, con grandi paure, rischi e tanto dolore. Il 25 aprile è un ricordo attuale se mantiene  vitali gli ideali che animarono la lotta di liberazione: libertà e giustizia, binomio inscindibile perché non c’è vera libertà senza giustizia, né vera giustizia senza libertà.Cosa sarebbe successo se in Italia non ci fosse stata la Resistenza –  di qualsiasi tipo, civile, militare, attiva e passiva – e se la guerra di liberazione fosse stata condotta soltanto dall’esercito vittorioso degli alleati anglo-americani.

***

La fine dell’incubo avrebbe avuto il sapore della disfatta, dell’umiliazione e della vergogna. Vergogna della collaborazione, compartecipazione alla sconfitta, corresponsabilità collettiva all’orrore. Non ci sarebbe stato nulla da festeggiare, nessun valore da trasmettere, nessun esempio da mostrare. Invece ricordi e documenti riportano alla mente e agli occhi le immagini di quel 25 aprile del 1945: schiere di giovani, allegri e fieri, che rientravano nelle città convinti di essersi ripresi nelle mani la patria ed il futuro, di essersi riscattati dalla vergogna del regime, di essere co-autori, sul piano morale e simbolico, della liberazione. L’energia e la speranza caratterizzarono quel periodo; la voglia di ricostruire, l’orgoglio di potercela fare. Le stesse idee che servono oggi. Nessun revisionismo potrà mai cancellare queste immagini di ragazzi in festa che hanno riconsegnato a tutti  una Repubblica libera, lasciandoci in eredità l’orgoglio della nostra cittadinanza, l’orgoglio della nostra Costituzione, entrata in vigore settant’anni fa, nel gennaio del 1948, uno dei testi più alti sulla libertà e i diritti dell’individuo.Nel mondo, oggi, continuano a ripetersi episodi di violenza e a perpetrarsi ingiustizie. Uomini perseguitano, torturano, umiliano, uccidono altri uomini e questa è la dimostrazione che non abbiamo imparato nulla dagli orrori e dai lutti del passato. La libertà, la giustizia, la democrazia non sono qualcosa di scontato, né tanto meno di superato. Il modo migliore di festeggiare il 25 aprile è ricordare sempre che la nostra possibilità di scegliere, di dire quello che pensiamo, di scrivere quello che sentiamo ci sono state regalate dal sacrificio e dal coraggio di giovani come quelli e che a molti uomini non sono ancora concesse.

.

Marco Travaglini