Gennaio 2018- Pagina 25

Muore schiacciato da un muro ceduto all’improvviso

Un uomo che stava lavorando alla ristrutturazione di una casa nel vicolo Fasanera a Cafasse è morto schiacciato da un muro ceduto all’improvviso che lo ha travolto. A dare l’allarme è stato un collega della vittima, che ha chiamato i soccorsi cercando, senza riuscirvi,  di salvarlo. I carabinieri di Venaria stanno ricostruendo la dinamica dell’incidente.

 

(foto archivio)

Maltrattamenti agli allievi, arrestata maestra

I carabinieri di Susa hanno arrestato una maestra d’asilo di 59 anni . Ora ai domiciliari, è accusata di maltrattamenti nei confronti dei suoi scolari. Le indagini avrebbero accertato che l’insegnante in diverse occasioni  avrebbe offeso, spinto e picchiato alcuni bimbi, senza peraltro ferirli. E’ stata la denuncia di una operatrice scolastica a far partire l’indagine, relativa agli ultimi mesi dello scorso anno.

Il visitatore di Agatha Christie arriva nella casa alla ricerca dell’assassino

Grande ricamatrice di plot e di intrighi, di dialoghi sottili e di psicologie dentro cui scavare con il bisturi più affilato, Agatha Christie scrisse L’ospite inatteso nel 1958, non traendolo come in tante occasioni da uno dei suoi racconti ma confezionandolo direttamente per il palcoscenico. Un eccellente thriller, con un eccellente inizio. In una di quelle nere notti come solo la campagna inglese può partorire con il buio e i suoi silenzi attraversati soltanto da qualche latrato, un uomo entra all’improvviso in una casa, in cerca di aiuto, a seguito di un incidente che gli ha fatto abbandonare l’auto in un fosso. Entra e alla poca luce di una pila scorge un uomo che immediatamente si rivela vittima di un omicidio, un colpo sparato alla nuca, e accanto a lui la moglie, con una pistola in mano. Pronta ad accusarsi della morte del marito. Come in certi film hitchcockiani, tutto è – o parrebbe – sin troppo chiaro fin dall’inizio. Tutto già definitivo. Sta all’autore rimescolare le carte, dare nulla per scontato, confondere con successo ed emozioni la mente dello spettatore, creare sospetti robusti per abbandonarli o rinfocolarli lungo gli sviluppi del dramma, accentuarli o abbozzarli in un crescendo di situazioni e di dialoghi eccezionalmente efficaci. E costruire soprattutto un alternarsi di fattori che lascino intravedere quante ombre presenti l’innocente e quanti spiragli possano aprirsi dietro il comportamento di un presunto colpevole. E sappiamo in questo quanto fosse brava la nostra giallista. La vittima aveva conti aperti con parecchia gente, si divertiva a sparare ai gatti la notte, era un buon bevitore e per quell’incidente che lo aveva messo su di una carrozzina e aveva procurato la morte di un bambino, non sentiva alcun rimorso.

***

Anche lo sconosciuto visitatore vuole inspiegabilmente tirare fuori dai guai la giovane donna, forse perché una bellezza simile non può ritrovarsi sotto processo e finire certamente condannata, l’importante per ora è costruire indizi che possano sviare le indagini. Non nascondendo che la donna, in apparenza legata al marito, coltiva una relazione con un amico di lui e per tacere della vecchia madre che tutto sembra dirigere, del fratellastro con un cervello che fa un po’ acqua, dell’infermiere che al momento buono è pronto al ricatto per quel che ha visto quella notte, della governante che sfugge ad ogni certezza. Andrea Borini, mettendo in scena il testo all’Astra, nuova produzione della Fondazione Teatro Piemonte Europa per la traduzione di Edoardo Erba, svolge con credibilità il proprio compito di srotolare sospetti, insinuazioni, sconcerti, e di comporre un valido discorso teatrale. Quel che personalmente sconcerta è quella strada verso il (preteso) versante comico, superfluo, purtroppo irresponsabile, quel vizio di sgonfiare certi personaggi per renderli delle macchiette, quel dar spazio a balletti tragicomici, quasi a voler alleggerire (ma perché?) una tensione che dovrebbe conservare al contrario il suo effettivo peso. Oppure a peccare di esplicazioni visive fuori luogo, quando si sente in dovere di illustrarci la dinamica dell’incidente attraverso certe ombre cinesi che passano su di una tenda inverosimilmente tirata lì su due piedi. Ne risentono anche certe interpretazioni, quelle più mollicce (gli investigatori con gesti e battute e strani movimenti) che vogliono proprio strappare la risata, o quelle risultate meno a fuoco (la Laura di Daria Pascal Attolini – caricata anche di uno squinternato costume – o il maggiore Farrar di Alessandro Meringolo o la governante sbiaditamente sulle spalle di Silvia Iannazzo). Di un gradino più sopra dei compagni, Giuseppe Nitti è lo schizzato fratellastro amante di ogni arma da fuoco, Gisella Bein una granitica madre, Andrea Romero un subdolo ricattatore e Stefano Moretti gioca con puntualità il suo ruolo di visitatore che regge tra le mani i fili di ogni altro personaggio.

 

Elio Rabbione

Tropea presenta “Uomini e ombre”

Venerdì  19 gennaio dalle ore 18:00 alle ore 19:30 si terrà., a cura del Circolo dei Riformisti, la  presentazione del libro di Salvatore Tropea: ‘Uomini e ombre’#primacheiltempocancellitutto edito da Nerosubianco Edizioni nel 2017. Al Polo del ‘900 (Sala Conferenze, corso Valdocco 4a) venerdì 19 gennaio alle ore 18 – Ingresso gratuito. Assieme all’Autore intervengono Sergio Soave, Presidente del Polo del ‘900, Marco Brunazzi, Istituto Salvemini, Giusi La Ganga, Presidente Circolo dei Riformisti. Conduce Salvatore Vullo

Il libro
Dalla introduzione dell’autore: “ I ricordi non hanno ordine: vengono e vanno. Col tempo tendono a diventare più numerosi quelli che scompaiono, poi arriva un momento in cui ci si sorprende a scoprire che i più lontani si ripresentano con una nitidezza che manca ai più vicini. Si avverte, allora, come un bisogno di fare qualcosa perché non si perdano irrimediabilmente, quasi un tentativo di sottrarli a questo destino, nella consapevolezza che è comunque una questione personale ma che, forse, può stimolare la curiosità degli altri. Nessun’altra ragione sta al fondo di questo mio viaggio, lungo all’incirca mezzo secolo, tra gli appunti di incontri per lo più professionali con personalità che, facendo un mestiere diverso da quello del giornalista, non avrei potuto conoscere, tanto o poco. Sono stato giornalista quando i giornalisti non erano ancora finiti “nel labirinto di una tecnologia scagliata senza controllo verso il futuro”, per dirla con García Márquez. Ma sto sperimentando anche il dopo, tuttora in corso con le sue molteplici incognite…” 

Vi aspettiamo.

La sfida della Cooperativa Arcobaleno

di Paolo Pietro Biancone *

Ha rappresentato un insieme di sfide, tutte vinte. Massimo Ribasso, il primo lungometraggio prodotto dalla Cooperativa sociale Arcobaleno, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte, ha raggiunto l’obiettivo. Il primo: la Cooperativa sociale Arcobaleno, nata nel 1992 da una realtà di accoglienza dell’Associazione Gruppo Abele con il preciso intento di creare a Torino nuove attività finalizzate a offrire opportunità lavorative a persone provenienti dall’area del disagio sociale, occupandosi del riciclo della carta, ha puntato i riflettori sul tema degli appalti e sulle distorsioni relative. Massimo Ribasso, il terzo lungometraggio del regista Riccardo Jacopino dopo le esperienze del film “40% Le Mani Libere del Destino” e del docu-film “NOI, ZAGOR”, si sviluppa sullo sfondo delle gare d’appalto, in cui vince chi presenta l’offerta più bassa a discapito di qualità, sicurezza, dignità del lavoro. Il secondo: per produrre il film, presentato con successo all’ultimo Torino Film Festival, ha lanciato un crowdfunding per il finanziamento, a cui hanno risposto numerosi sostenitori, in cambio di una partecipazione come attori o altro. “La forza del cinema – spiega il presidente della cooperativa, Tito Ammirati – ci ha aiutati a raccontare la nostra esperienza di imprenditori sociali che lavorano per il riciclo della carta e delle persone, per l’ambiente e per la comunità. Con ‘Massimo Ribasso’ abbiamo deciso di approfondire questo racconto allargando l’attenzione allo scenario degli appalti e delle gare pubbliche che coinvolgono le imprese sociali in Italia. Ci abbiamo messo anche un po’ di romanzo e di romanticismo, che ci aspettiamo anche dalle persone che decideranno di aiutarci”. Il terzo e non ultimo: far capire la forza delle imprese sociali sul territorio. “L’economia sociale è un paradosso, una scommessa che sembra contraddirsi. E’ una frattura logica, un corto circuito come un cuore che pensa”,

recita il sito della cooperativa https://www.cooparcobaleno.net/cooperativa/storia/

 

Questo il senso: la cooperativa ha puntato ad attivare servizi con l’utilizzo di manodopera in relazione al livello di investimenti; ampio spazio per non specializzati in modo da tenere bassa la soglia di ingresso. Non solo, l’organizzazione e qualità del lavoro sono improntate su ritmi produttivi all’altezza delle richieste di mercato, mirando, in particolare, all’acquisizione del concetto di assunzione delle responsabilità e dando alle persone l’opportunità di valutare le proprie attitudini e capacità professionali; rispetto di un proprio codice etico che esclude la possibilità di partecipare a gare su lavori esistenti, a maggior ragione se già svolti da altre cooperative sociali. La cooperativa conta 219 lavoratori, di cui 207 soci 21 soci volontari e vanta anche partecipazioni in società quali Transitor, che opera nel campo del trattamento dell’elettronica dismessa, e Biosfered, un’azienda Cleantech focalizzata sulla ricerca e lo sviluppo di tecniche estrattive da alghe e altri vegetali, come fonte naturale, per produrre molecole bioattive titolate ad elevato valore commerciale. La cooperativa risponde così alla necessità di diversificare i propri segmenti di mercato per garantire stabilità occupazionale ai lavoratori. Il motto è progettare insieme ad aziende “for profit” la creazione di nuove opportunità imprenditoriali per crescere insieme al territorio in ottica di sviluppo sociale.

*Professore ordinario di economia aziendale e coordinatore del corso di dottorato in Business e Management dell’Università di Torino

 

Embraco, né papa Francesco né Gentiloni salvano i lavoratori

Sembrava ci fosse qualche speranza dopo l’incontro dei lavoratori dell’azienda con il premier Gentiloni, nei giorni scorsi a Torino e dopo che l’arcivescovo Nosiglia aveva detto di voler interessare direttamente papa Francesco. Invece l’Embraco, del gruppo  Whirlpool, ha in realtà confermato di volere cancellare la produzione in Italia quest’anno con la chiusura dello stabilimento a  Riva di Chieri  e i 497 licenziamenti annunciati da tempo. La brutta notizia giunge da Fiom e Uilm di Torino che hanno incontrato l’azienda all’Unione Industriale. Embraco ha sottolineato che, spiegano i sindacati “nonostante le proposte formulate dal Ministero e i volumi dichiarati a fine 2017, al momento non c’è l’intenzione di mantenere in attività lo stabilimento di Riva di Chieri, 537 lavoratori, 497 dei quali sono stati dichiarati in esubero”. Si spera nell’incontro di giovedì quando l’azienda incontrerà il ministero del Lavoro per verificare la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali con la  presentazione di un piano di risanamento. Azienda e sindacati si troveranno nuovamente il 24 gennaio all’Unione industriale di Torino.

“Io non mi chiamo Miriam”

Si terrà venerdì 19, alle 21,oo, nella sala ‘900 di  palazzo San Daniele, al n.14 di via del Carmine lo spettacolo teatrale “Io non mi chiamo Miriam”. L’iniziativa, pensata per il Giorno della Memoria, è a cura della Fondazione Polo del ‘900 in collaborazione con Consiglio regionale del Piemonte – Comitato Resistenza e Costituzione, l’Associazione Liberi pensatori Paul Valery  e Piemonte dal Vivo. Tratta dall’omonimo libro di Majgull Axelsson ( Iperborea,2016), nelo spetatcolo si narra la vicenda di Malika ( il vero nome della protagonista) che svela alla propria famiglia di non essere ebrea ma di  origine rom. Per cercare di salvarsi aveva sottratto i vestiti a Miriam, una ragazza ebrea morta durante il viaggio verso Auschwitz e con quell’identità era stata internata prima ad Auschwitz e poi a Ravensbrück.Una volta riacquistata la libertà, Malika trovò rifugio in Svezia dove scoprì con dolore che i rom non erano ben accetti e scelse così di essere per tutti e per sempre Miriam. A rivestire i panni di Miriam nello spettacolo sarà una delle grandi interpreti del teatro italiano, Annamaria Guarnieri, che condividerà la scena con Stefania Rosso e Daniela Vassallo. Lo spettacolo si avvarrà dell’accompagnamento musicale di due strumentisti cui spetterà il compito, sotto la guida di Matteo Castellan, di eseguire dal vivo le note del celebre “Quatuor pour la fin du temps” di Olivier Messianen. Al termine dello spettacolo, seguirà un incontro con le attrici e l’autrice del libro, la svedese Majguill Axelsson.

Ingresso libero fino a esaurimento posti. Info: reception@polodel900.it

La replica dello spettacolo di sabato 20 gennaio, alle ore 10.oo, sempre al Polo del ‘900 – Sala ‘900, Palazzo San Daniele – è riservata alle scuole, con prenotazione obbligatoria:didattica@polodel900.it.

La paralisi della politica torinese

La politica torinese è paralizzata dalle discussioni sulle reciproche responsabilità con il corollario   delle   inchieste   che   entrano   nelle   vicende   anche   più   strettamente amministrative. Questo non è un bene. Non lo è perché è il male della città è diventato il continuo parlarsi addosso con molta ideologia e poca sostanza. Sarebbe ora di mettersi intorno ad un tavolo e studiare una strategia per il futuro. Dire è colpa mia, è colpa tua, hai l’avviso di garanzia tu, ce l’ho anch’io, ma il mio è diverso, non porta da nessuna parte. Potrebbero esserci delle grandi opportunità , in fondo Torino è rimasta indietro ma non è ancora ultima e poi potrebbe essere davvero al centro della più grande area produttiva del paese. Un po’ più di respiro e meno beghe.
Roberto Cota
***

COMUNICAZIONE AI LETTORI

In vista delle prossime elezioni politiche il quotidiano “il Torinese” pubblicherà gratuitamente in questo spazio interventi, comunicati e notizie inviatici da candidati o esponenti politici di movimenti e partiti. Scrivere a: edizionibest@libero.it

Medico curò con il bicarbonato il tumore di un ragazzo

DAL LAZIO

La sua era una terapia a base di solo  bicarbonato. Il medico Tullio Simoncini, radiato dall’ordine professionale, è stato condannato a Roma a 5 anni e 6 mesi con l’accusa di omicidio colposo ed esercizio abusivo della professione.  Per l’accusa di omicidio colposo è stato condannato a due anni di reclusione anche il radiologo e collaboratore di Simoncini. Erano  entrambi accusati di avere sottoposto sei anni fa in una clinica di Tirana un 27enne di Catania  affetto da un tumore al cervello, ad una cura a base di bicarbonato di sodio. Il giovane nel 2012 si recò in Albania dove Simoncini lavorava per sottoporsi alle cure, ma dopo due giorni di somministrazione endoarteriosa  morì a seguito di una gravissima alcalosi metabolica.

18 gennaio, Gunter Demnig e la posa delle otto nuove pietre d’inciampo a Torino

Giovedì 18 gennaio, per il quarto anno consecutivo, l’artista tedesco Gunter Demnig sarà a Torino per installare otto “Pietre d’inciampo”, dedicate ad altrettante persone deportate dal capoluogo piemontese, che si aggiungeranno altre oltre ottanta già presenti in tutta la città. Si inizierà alle 9.00 in via Parma,24 con la “stolpersteine” per Franco Gallina per poi proseguire alle 9,30 in via Stampatori,4 in ricordo di Emanuele Balbo Bertone e alle 9,45 in corso Vittorio Emanuele II,70 con la pietra per Umberto Nizza. Alle 10.00 Demnig installerà la pietra in via Principe Tommaso,11 in memoria di Moisè Adolfo Cremisi e alle 10,15 in via Giuseppe Mazzini,33 per Remo Obbermito. Una coppia di pietre d’inciampo verranno installate al n.17 di corso Fiume in ricordo di Teodoro Sacerdote e Rosetta Fubini in Sacerdote. L’ultima pietra sarà collocata alle 11.00 in corso Spezia,55 e sarà dedicata a Giovanni Bini. Anche quest’anno, dieci scuole torinesi partecipano a un percorso didattico collegato alle Pietre di Inciampo i cui esiti saranno presentati al Polo del ‘900 nel febbraio 2018. L’inziativa è a  cura del Museo Diffuso della Resistenza, della Comunità Ebraica di Torino, dell’ ANED-Associazione ex Deportati e del Goethe-Institut Turin, con il sostegno del Consiglio Regionale del Piemonte-Comitato Resistenza e Costituzione e della Fondazione CRT.

“Le matite sbriciolate” e “Ritorno a casa”. Le vicende degli internati militari italiani

Nel pomeriggio del 18 gennaio, alle 17.00, al Polo del ‘900 – Sala conferenze, Palazzo San Celso, Corso Valdocco 4/A – in occasione della posa della pietra d’inciampo al Generale Balbo Bertone di Breme ( la prima a Torino dedicata a un internato militare)  le vicende degli IMI saranno ricordate attraverso la presentazione del volume di Antonella Bartolo Colaleo, “Matite sbriciolate”, (Gaidano&Matta edizioni). Ne discute con l’autrice Cristian Pecchenino. Coordina il Generale Franco Cravarezza. Seguirà la proiezione del documentario “Ritorno a casa. Pescantina 1945, dalla deportazione all’accoglienza” di Dario Dalla Mura e Elena Peloso, 2016, 44’; il film sarà presentato dagli autori. L’iniziativa è a cura dell’ Archivio nazionale cinematografico della Resistenza, dell’Associazione nazionale ex internati (Anei), del Consiglio Regionale del Piemonte-Comitato Resistenza e Costituzione, dell’Associazione nazionale ex deportati politici (Aned) e dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”. Ingresso libero