La sfida della Cooperativa Arcobaleno

di Paolo Pietro Biancone *

Ha rappresentato un insieme di sfide, tutte vinte. Massimo Ribasso, il primo lungometraggio prodotto dalla Cooperativa sociale Arcobaleno, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte, ha raggiunto l’obiettivo. Il primo: la Cooperativa sociale Arcobaleno, nata nel 1992 da una realtà di accoglienza dell’Associazione Gruppo Abele con il preciso intento di creare a Torino nuove attività finalizzate a offrire opportunità lavorative a persone provenienti dall’area del disagio sociale, occupandosi del riciclo della carta, ha puntato i riflettori sul tema degli appalti e sulle distorsioni relative. Massimo Ribasso, il terzo lungometraggio del regista Riccardo Jacopino dopo le esperienze del film “40% Le Mani Libere del Destino” e del docu-film “NOI, ZAGOR”, si sviluppa sullo sfondo delle gare d’appalto, in cui vince chi presenta l’offerta più bassa a discapito di qualità, sicurezza, dignità del lavoro. Il secondo: per produrre il film, presentato con successo all’ultimo Torino Film Festival, ha lanciato un crowdfunding per il finanziamento, a cui hanno risposto numerosi sostenitori, in cambio di una partecipazione come attori o altro. “La forza del cinema – spiega il presidente della cooperativa, Tito Ammirati – ci ha aiutati a raccontare la nostra esperienza di imprenditori sociali che lavorano per il riciclo della carta e delle persone, per l’ambiente e per la comunità. Con ‘Massimo Ribasso’ abbiamo deciso di approfondire questo racconto allargando l’attenzione allo scenario degli appalti e delle gare pubbliche che coinvolgono le imprese sociali in Italia. Ci abbiamo messo anche un po’ di romanzo e di romanticismo, che ci aspettiamo anche dalle persone che decideranno di aiutarci”. Il terzo e non ultimo: far capire la forza delle imprese sociali sul territorio. “L’economia sociale è un paradosso, una scommessa che sembra contraddirsi. E’ una frattura logica, un corto circuito come un cuore che pensa”,

recita il sito della cooperativa https://www.cooparcobaleno.net/cooperativa/storia/

 

Questo il senso: la cooperativa ha puntato ad attivare servizi con l’utilizzo di manodopera in relazione al livello di investimenti; ampio spazio per non specializzati in modo da tenere bassa la soglia di ingresso. Non solo, l’organizzazione e qualità del lavoro sono improntate su ritmi produttivi all’altezza delle richieste di mercato, mirando, in particolare, all’acquisizione del concetto di assunzione delle responsabilità e dando alle persone l’opportunità di valutare le proprie attitudini e capacità professionali; rispetto di un proprio codice etico che esclude la possibilità di partecipare a gare su lavori esistenti, a maggior ragione se già svolti da altre cooperative sociali. La cooperativa conta 219 lavoratori, di cui 207 soci 21 soci volontari e vanta anche partecipazioni in società quali Transitor, che opera nel campo del trattamento dell’elettronica dismessa, e Biosfered, un’azienda Cleantech focalizzata sulla ricerca e lo sviluppo di tecniche estrattive da alghe e altri vegetali, come fonte naturale, per produrre molecole bioattive titolate ad elevato valore commerciale. La cooperativa risponde così alla necessità di diversificare i propri segmenti di mercato per garantire stabilità occupazionale ai lavoratori. Il motto è progettare insieme ad aziende “for profit” la creazione di nuove opportunità imprenditoriali per crescere insieme al territorio in ottica di sviluppo sociale.

*Professore ordinario di economia aziendale e coordinatore del corso di dottorato in Business e Management dell’Università di Torino

 

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE
Articolo Precedente

Embraco, né papa Francesco né Gentiloni salvano i lavoratori

Articolo Successivo

Tropea presenta “Uomini e ombre”

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta