Già presentato in anteprima al 28esimo Festival delle Colline Torinesi, su testo di Wajdi Mouawad
In scena al teatro Carignano, da martedì 18 a domenica 23 marzo prossimi, la pièce teatrale intitolata “Come gli uccelli” di Wajdi Mouawad, nella traduzione di Monica Capuani e l’adattamento di Lorenzo De Jacovo, che firma anche la regia dello spettacolo. Saranno in scena Federico Palumeri, Lucrezia Forni, Barbara Mazzi, Irene Ivaldi, Rebecca Rossetti, Aleksandar Cvjetkovic, Elio d’Alessandro , Said Esserairi e Raffaele Musella.
“’Come gli uccelli’ – spiega il regista Marco Lorenzi nelle sue note di regia – ci ha dato l’occasione di costruire un cast unico capace di mescolare attori italiani ad attori provenienti da altre parti del mondo, da altri Paesi, con origini e biografie diverse e con un’eterogeneità linguistica e culturale che, durante il processo di creazione dello spettacolo, ha riprodotto quel percorso di incontro, quell’andare verso l’altro che, come per Mouawad così per il Mulino di Amleto, è una ragione di vita e di poetica.
Ho chiesto a questo incredibile cast di interpreti ( e a me stesso) di lasciare alle spalle quello che sappiamo sul teatro, per andare alla ricerca di un significato più sottile delle parole che usiamo, delle relazioni che costruiamo, dell’ascolto che porgiamo all’altro. Ho chiesto loro di entrare in uno spettacolo che, per tre ore, si reggerà interamente sulle loro spalle, sulla loro forza, sul loro grande talento. Ho chiesto loro di immergersi in un viaggio di conoscenza non scontato e di imparare a recitare in altre lingue oltre la propria, con l’aiuto di esperti linguistici e culturali. ‘Come gli uccelli’ risuonerà di una molteplicità linguistica, per cui, oltre che in italiano, gli attori reciteranno in arabo, tedesco, ebraico (…)
Come cittadino e come artista del XXI secolo credo che continuare a ragionare secondo visioni e sistemi superati e fallimentari sia l’unico errore da non fare. Ragionare secondo categorie identitarie auto riferite e continuare a creare un teatro (un’arte borghese che, per quanto sia d’avanguardia, rimane sempre arte identitaria ed espressione di una visione parziale), non abbia più senso nel capitalismo globale dove non esiste più la possibilità di rimanere esterni, di non fare finta di nulla e dove i muri non hanno più senso e dove solo i ponti sono una possibilità di futuro”.
Il testo narra una storia ambientata nel presente e in esso è possibile ravvisare quella realtà che affonda le radici in anni di lotta tra due popoli destinati all’odio reciproco. Un muro è metafora di separazione, è presente in scena nella sua enorme struttura mobile che i personaggi spingono a fatica per guadagnarsi uno spazio in cui pare impossibile entrare definitivamente.
Al centro della vicenda è la storia d’amore tra due ragazzi che si incontrano in una biblioteca a New York. Sono Eitan ( Federico Palumeri), ebreo, e Wahida ( Lucrezia Forni), araba. I due non sono legati alle tradizioni dei loro Paesi e vogliono vivere la loro storia d’amore indipendentemente dalle loro rispettive origini. Eitan è preoccupato dall’ossessione paterna verso il mondo arabo e intuisce che nella sua famiglia, emigrata in Germania prima della sua nascita, esista un segreto che vuole scoprire. Decide allora di recarsi con Wahida in Israele per incontrare la nonna che non ha mai conosciuto perché lei aveva abbandonato la famiglia, convinto che sia lei depositaria di quel segreto. Qui resta vittima di un attentato terroristico sul ponte che collega Israele e Germania e cade in coma…
Si tratta certamente di un penetrante affresco teatrale, crocevia di vite, memorie e culture straniere in cui la storia d’amore tra i due giovani Eitan e Wahida guida gli spettatori alla scoperta delle moderne contraddizioni esistenziali, sempre in bilico tra lo sfatato presente e il potere ostinato che il passato e la storia esercitano sulle emozioni.
Da martedì 18 a domenica 23 marzo 2025.
Teatro Carignano. Piazza Carignano 6, Torino
Mara Martellotta
La nuova serie Netflix “Il Gattopardo”, tratta dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ha debuttato il 5 marzo 2025 sulla piattaforma streaming
Questa reinterpretazione moderna vede protagonisti Kim Rossi Stuart, Benedetta Porcaroli, Deva Cassel e Saul Nanni.
La serie, diretta da Tom Shankland, Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti, è stata girata in diverse location tra cui Roma, Palermo, Siracusa, Catania e Torino.
La serie “Il Gattopardo” racconta la storia della famiglia Salina durante il periodo dell’unificazione italiana, esplorando temi di potere, decadenza e cambiamento sociale. La nuova interpretazione di Netflix promette di offrire una visione fresca e coinvolgente di questo classico della letteratura italiana.
Torino parte della serie
Torino, con il suo fascino storico e architettonico, ha ospitato le riprese del quinto episodio della serie, diretto da Laura Luchetti.
Le scene sono state girate in luoghi iconici come Palazzo Civico, il Parlamento Subalpino e il Parco del Valentino. La città sabauda, con la sua bellezza senza tempo, ha offerto un’ambientazione perfetta per le vicende della famiglia Salina, capeggiata dal principe Don Fabrizio.
Le riprese a Torino si sono svolte a settembre 2023 e hanno coinvolto numerosi professionisti locali. Tra le location torinesi spiccano Piazza Carignano, Via Carlo Alberto, Piazza Palazzo di Città e il Museo Nazionale del Risorgimento.
La regista Laura Luchetti ha espresso grande emozione nel tornare a girare a Torino, città che aveva già ospitato le riprese del suo film “La Bella Estate”.
Questo episodio rappresenta un momento chiave della serie, incentrato sulle tematiche dell’amore, della passione e della rivelazione delle verità nascoste di alcuni personaggi.
Uno degli elementi più affascinanti dell’episodio è la scena del “Nabucco”, che ha richiesto la gestione di un intero coro e di centinaia di comparse all’interno del teatro.
Questa sequenza ha aggiunto una dimensione teatrale e corale alla narrazione, rendendo l’episodio particolarmente suggestivo.
Dal punto di vista tematico, il quinto episodio si distingue per il focus sui personaggi femminili, con Concetta, interpretata da Benedetta Porcaroli, che assume un ruolo centrale. Concetta, che fino a quel momento aveva vissuto all’ombra del padre Principe Fabrizio, interpretato da Kim Rossi Stuart, trova finalmente la forza di ribellarsi e reclamare il proprio spazio.
La sua evoluzione nella serie rappresenta un riscatto rispetto alla versione cinematografica di Visconti, rendendola una figura più autonoma e incisiva.
Parallelamente, il personaggio di Angelica, interpretato da Deva Cassel, viene mostrato in una luce più malinconica.
Pur essendo riuscita a conquistare la sua posizione attraverso la bellezza e lo charme, Angelica si ritrova intrappolata in un matrimonio che si rivela essere solo una facciata di felicità. La scena in cui Fabrizio e Concetta visitano Angelica e Tancredi nella loro casa da sposi svela le crepe di un’unione apparentemente perfetta.
Il quinto episodio assume dunque un valore simbolico, mostrando il contrasto tra il vecchio e il nuovo, tra il potere che si sgretola e le nuove generazioni che cercano il proprio posto nel mondo.
La frase pronunciata dal protagonista, “siamo una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi e i nuovi”, sottolinea il senso di transizione e di perdita che permea l’intera serie.
Attraverso la scelta di Torino come sfondo per questi momenti cruciali, la serie conferisce ulteriore profondità e autenticità alla narrazione, rendendo la città non solo un semplice set, ma un elemento narrativo capace di arricchire il racconto di “Il Gattopardo” con il suo fascino senza tempo.
I Costumi
I costumi della serie sono stati curati da Carlo Poggioli ed Edoardo Russo, che hanno affrontato la sfida di reinterpretare gli abiti del film di Visconti per una nuova generazione. Poggioli, allievo del celebre costumista Piero Tosi, ha creato abiti che riflettono l’opulenza e la complessità dei personaggi.
Deva Cassel, che interpreta Angelica, indossa abiti dai toni caldi e passionali, mentre Benedetta Porcaroli, nei panni di Concetta, sfoggia abiti dai toni freddi come il verde e l’azzurro.
Poggioli ha spiegato che la realizzazione dei costumi ha richiesto un’attenzione particolare ai dettagli storici e alla qualità dei tessuti.
La serie presenta una varietà di abiti nuovi, poiché molti dei costumi originali del film di Visconti non erano più disponibili o erano troppo piccoli per gli attori di oggi.
La produzione ha coinvolto circa 8.000 comparse, tutte vestite con abiti accuratamente realizzati per riflettere l’epoca storica.
Dimenticare Il Gattopardo di Visconti
Per apprezzare appieno la nuova serie “Il Gattopardo” su Netflix, è necessario dimenticare la versione cinematografica di Luchino Visconti del 1963.
La serie, infatti, si distacca dall’approccio viscontiano per offrire una reinterpretazione più moderna e accessibile al pubblico contemporaneo. La regia di Tom Shankland, Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti si concentra su una narrazione più dinamica e visivamente accattivante, pur mantenendo l’essenza del romanzo di Tomasi di Lampedusa.
La serie esplora in profondità i personaggi e le loro relazioni, mettendo in luce le sfumature psicologiche e i conflitti interiori che caratterizzano la famiglia Salina.
La scelta di girare in location autentiche e storicamente rilevanti, come Torino, contribuisce a creare un’atmosfera immersiva e realistica, che permette agli spettatori di immergersi completamente nel mondo de “Il Gattopardo”.
Conclusione
La nuova versione di “Il Gattopardo” su Netflix merita? Non resta che fare play così da scoprirlo ognuno in maniera personale.
CRISTINA TAVERNITI
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Lunedì. Al teatro Colosseo si esibisce Cristiano De Andrè. Alle OGR è di scena Nicole Zuraitis feat. Elio Coppola Trio.
Martedì. All’Osteria Rabezzana suona Martin Craig & The Black City. Al Blah Blah si esibiscono gli Zu.
Mercoledì. Alle OGR arriva Anastacia. Al Peocio di Trofarello suona Scott Henderson. Allo Spazio 211 si esibisce Gnuti. All’Osteria Rabezzana è di scena Valerio Liboni.
Giovedì. Al Circolino è di scena JoHnny Laplo & Arcote Project. Al Cafè Neruda suona il The Origin Trio. All’Off Topic si esibisce La Municipal. Al Blah Blah si esibisce Sarram.
Venerdì. Al Folk Club suona Daniele di Bonaventura. Allo Ziggy si esibisce Suzi Sabotage + The Spoliled. Allo Spazio 211 è di scena Sylvie Kreusch. Al Capolinea 8 suona Emanuele Cisi Trio. Alla Divina Commedia si esibiscono Frankie & Friends. All’Hiroshima Mon Amour sono di scena i Queen of Saba. Alla Suoneria di Settimo suonano i La Crus. Al Magazzino di Gilgamesh si esibisce la Artur Menezes Band.
Sabato. All’Inalpi Arena si esibisce Brunori Sas. Alla Divina Commedia sono di scena i Britannia Row. Al Magazzino di Gilgamesh suona Omar Coleman & Henry Carpaneto Organ Trio. Al Capolinea 8 si esibisce il Vinicius Surian Quartet. Allo Spazio 211 suonano i Go Dugong. Al Blah Blah sono di scena i Flatmates 205. Allo Ziggy suonano Rockish + Domani Martina + Eranera. Al Folk Club si esibisce Luigi Tessarollo New Sextex.
Domenica. Al teatro Colosseo recital di Roberto Vecchioni. Allo Ziggy suonano Dead Blow Hammer ( feat. Rob Kabula Agnostic Front)+ Guest TBA. All’Inalpi Arena è di scena Geolier. Alla Divina Commedia suonano i Sudaka.
Pier Luigi Fuggetta
SURREALE
La FLIC Scuola di Circo di Torino, prima scuola professionale di circo contemporaneo in Italia curata dalla Reale Società Ginnastica, sta rinnovando il suo impegno verso la scena circense internazionale con la stagione CALEIDOSDOPIO 2024-2025. Nel corso di 22 anni, il centro di formazione e promozione circense ha costruito un vasto network di relazioni che l’hanno resa un punto di riferimento per il settore a livello internazionale.
Il secondo tempo della stagione prosegue domenica 23 marzo 2025 con la presentazione del workshop in progress dei progetti vincitori di SURREALE – residenze di circo contemporaneo, call internazionale per artisti di circo contemporaneo under 35. Si tratta di un progetto finalizzato alla produzione e alla diffusione del circo contemporaneo a cura della Reale Società Ginnastica di Torino e della sua FLIC Scuola di Circo, centro di valenza internazionale abitato da artisti e docenti provenienti da tutto il mondo, in cui arte, sana follia, sensibilità e un’esperienza di 22 anni sono presupposti importanti per dare inizio a nuovi lavori di creazione e sperimentazione. Il progetto è sostenuto dal Ministero della Cultura e dalla Regione Piemonte, nel quadro delle azioni trasversali atte a consentire lo sviluppo di progetti di residenza “Artisti nei territori”, e gli artisti vincitori vengono accolti in residenza allo Spazio FLIC, Centro Internazionale per le Arti Circensi di Torino.
Quattro nuovi progetti creativi dal forte impatto emotivo e innovativo, consigliati a un pubblico a partire dagli 8 anni in su, vengono presentati ad ingresso gratuito cominciando dalle ore 16 presso la Casa del Quartiere Bagni Pubblici di via Agliè 9, con “FAILLES – un invito a cadere” del Collectif Des Foules. Le due artiste Elie Chateignier e Pia Bautista mettono in scena due persone che giocano con le norme, oscillando ai confini tra finzione e realtà, in una performance che invita a riflettere sull’equilibrio e sulla caduta attraverso un intreccio di corpi e pensieri. Alle ore 18 l’appuntamento allo Spazio FLIC di via Paganini con la presentazione di altri tre progetti e biglietti gratuiti che verranno distribuiti a partire dalle ore 17. Viene presentato “Abel” della compagnia Cie del Caravaggio, composta da Alessandro Travelli, Rita Carmo Martins e Marylou Aupic, come il “making of di un’opera teatrale dove quel che viene mostrato nasconde la storia vera. Uno spettacolo troppo ambizioso che non riesce a trovare soluzione, un racconto fittamente intessuto di sensazioni che tutto a un tratto si presenta squarciato da una voragine senza fondo, come se la pretesa di manifestare la pienezza vitale rivelasse il vuoto sottostante”.
La compagnia Phonofobia porta in scena “Fast Food Emotion”, un circo viscerale che attraversa stereotipi, dualismi e convenzioni estetiche. Un’opera che mescola danza, musica, teatro, riciclo e moda per interrogarsi su come i nostri corpi abitino lo spazio e secondo quali regole, codici e limiti scegliamo di muoverci. Due artiste Karita Tikka e Maristella Tesio esplorano il confine tra il bello e il mostruoso, lasciando che il pubblico si interroghi su dove tracciare la linea di demarcazione tra i due, e su come il circo possa diventare un linguaggio di trasformazione sociale e ambientale. L’ultimo progetto si intitola “Ça-Bug-Unicycle Duo”, di Cata e Jay, un’esplorazione poetica e provocatoria che sfida le convenzioni dell’equilibrio in coppia su un monociclo. Con uno stile unico e in continua evoluzione, i due artisti Catarina Vilas Boas e Lorenzo Jay sfidano le convenzioni della stabilità dando vita a un continuum di curve, salite, cadute e nuovi tentativi. Attraverso il loro viaggio in equilibrio precario si perdono e si ritrovano, aprendo nuove possibilità e inaspettate porte che li conducono verso scoperte sempre nuove. La performance, che a gennaio è stata presentata al prestigioso festival Mondial du Cirque de Demain di Parigi, è un invito a lasciarsi trasportare dalla imprevedibilità della scena.
Il secondo tempo di CALEIDOSCOPIO sta andando in scena dal 18 gennaio e durerà fino al 29 giugno, con in programma 11 spettacoli e 16 appuntamenti presso lo Spazio FLIC, e un gran finale con la terza edizione di OSCILLANTE.
Gian Giacomo Della Porta
Per la stagione del Teatro Stabile di Torino 2024/2025
Martedì 18 marzo prossimo alle ore 19.30, al teatro Gobetti, Laura Curino debutterà in prima nazionale nella pièce teatrale intitolata “Rachel Carson. La Signora degli oceani”, su testo di Massimiano Bucchi, per la regia di Marco Rampoldi. Le scene sono di Lucio Dana, i costumi di Agostino Porchietto, il disegno luci di Alessandro Bigatti. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale, Tangram Teatro, Associazione culturale Muse, in collaborazione con il Festival Internazionale dell’Agricoltura Coltivato, resterà in scena fino a domenica 23 marzo.
“Avrei potuto dire con Emily Dickinson: Non ho mai visto una brughiera, non ho mai visto il mare. Eppure so come è fatta l’erica e come è fatta un’onda”.
Rachele Carson, nata nel 1907 in una fattoria della Pennsylvania, non aveva mai visto il mare fino a vent’anni, quando decise di specializzarsi in biologia marina. Fu l’inizio di una conoscenza profonda e di una grande passione, passione per il mare e per una scrittura nitida e poetica.
“ Chi può dire di conoscere l’oceano? Né io né voi, con i nostri sensi comuni e terreni, conosciamo la schiuma e l’onda che si abbatte sul granchio nascosto sotto le alghe, nello specchio d’acqua creato dai flussi di marea, tra le rocce dove ha la sua dimora, o il ritmo del lungo, lento ingrossare dell’oceano, dove banchi di pesci erranti cercano le prede e a loro volta diventano preda e il delfino infrange le onde per respirare in superficie.
Non possiamo conoscere le vicissitudini della vita sul fondo dell’oceano, dove la luce del sole, che filtra attraverso una massa di acqua profonda un centinaio di metri, non è che un debole chiarore bluastro e dove si adagiano la spugna e il mollusco, la stella marina e il corallo, dove sciami di pesci minuscoli brillano nell’oscurità, come una pioggia argentea di meteore, e le anguille stanno in attesa tra le rocce”.
“Il mare attorno a noi”, scritto come una biografia del mare, divenne un bestseller in tutto il mondo. Ma Rachel Carson è nota soprattutto per il suo ultimo libro del 1962 intitolato “Primavera silenziosa”. Al centro non più la meraviglia, ma la preoccupazione per il degrado dell’ambiente, delle specie vegetali e animali e del paesaggio. Un grido di allarme sullo stato dell’ambiente che scosse le coscienze in America e poi in tutto il mondo.
‘Primavera silenziosa’ è stata una delle scintille che hanno acceso la nostra coscienza ecologica, oltre ad essere un esempio di quale impatto possa avere la parola scritta, se arriva al posto giusto e nel momento giusto.
Attraverso le voci della protagonista, della sua grande amica e forse amante Dorothy, dei suoi feroci critici, Laura Curino riesce con estrema bravura a ricostruire una delle figure più drammatiche e influenti del secolo scorso, a sessant’anni dalla sua scomparsa.
Teatro Gobetti, via Rossini 8
Orario degli spettacoli martedì giovedì e sabato ore 19.30, mercoledì e venerdì ore 20.45. Domenica ore 16.
Biglietteria Teatro Carignano piazza Carignano 6. Tel 0115169555
Mara Martellotta
All’Erba, “Il cappotto di Janis”
Alain Teulié, classe 1960, ama e frequenta il teatro. È stato attore passando da Marivaux a Pinter, assistente alla regia per lo spettacolo “Cocteau-Marais”, che ripercorreva l’unione tra un grande scrittore e un raffinatissimo autore di palcoscenico e di cinema, protagonista di trasmissioni radiofoniche ospitando nomi dell’arte e dello spettacolo per parlare di attualità. A partire dall’inizio degli anni Duemila rivolge i propri interessi alla letteratura e al teatro (“L’ultimo bacio di Mozart” e “La mano del destino”, rappresentato anche da noi, tra i vari titoli), tra romanzi e pièces di grande successo oltralpe e non soltanto. Enrico Maria Lamanna mette in scena, in questo scorcio di stagione il recentissimo “Il cappotto di Janis”, produzione del Centro Teatrale Artigiano, protagonisti Rocìo Munoz Morales, all’Erba di corso Moncalieri per due sole repliche, sabato 15 marzo (ore 21) e domenica 16 (alle ore 16).
Al centro di un testo avvincente ed emozionante, capace di catturare il pubblico sino al suo epilogo, un incontro che non sarebbe mai potuto avvenire, tratteggiato nella presentazione dello spettacolo, tra “Mira, una vivace e giovane donna, particolare impertinente, dall’abbigliamento eccentrico e che ama ascoltare musica rap e Joseph, uno scrittore solitario che vive in un appartamento pieno di scatoloni, che ama Mozart, Bach, gli Stones e Janis Joplin. Tramite un annuncio, l’uomo assume Mira a cui assegna una misteriosa missione. Pian piano vengono allo scoperto i segreti che legano questa improbabile coppia a cui tutto sembra opporsi. La complicità che nascerà nei due personaggi sarà inversamente proporzionale ai loro disaccordi.” Da vedere.
e. rb.
All’interno della stagione de I Concerti 2024-2025 del Teatro Regio, si segnala il debutto di Aziz Shokhakimov, giovane direttore che nella giornata di venerdì 14 marzo, alle ore 20, dirigerà l’Orchestra e il Coro del Regio, istruito da Ulisse Trabacchin. Verrà eseguita la Sinfonia n.2 in do minore di Mahler, intitolata “Resurrezione”. Sul palco saliranno il soprano australiano Eleanor Lyons e il mezzosoprano tedesco Okka von der Damerau.
“Resurrezione” fu scritta da Mahler nello stesso periodo della prima Sinfonia, fra il 1888 e il 1894. La prima esecuzione mondiale avvenne a Berlino il 13 dicembre 1895. Insieme alla Ottava, la Seconda è stata la sinfonia che ottenne più successo e popolarità durante la vita del compositore.
Mahler diresse la Sinfonia n.2 nel 1899 a Vienna, mentre a New York la prima è datata 8 dicembre 1908, insieme alla New York Symphony Orchestra.
Aziz Shokhakimov ha cominciato a farsi conoscere nel 2010, a soli 21 anni, quando vinse il Concorso Internazionale Direzione d’Orchestra Gustave Mahler a Bamberga.
Mara Martellotta
Un romano e un pugliese, sono i vincitori del “Premio” tenuto in memoria del grande cantautore, “poeta in musica”, cuneese
Moncalieri (Torino)
Ventiquattro anni, cantautore romano “che con la sua musica crea un ponte fra passato e presente, un viaggio nostalgico tra sonorità retrò e pensieri contemporanei”: è Alessio Alì il vincitore assoluto della V edizione del “Premio Gianmaria Testa – Parole e Musica” (sezione speciale dello storico “Premio Letterario Internazionale Città di Moncalieri”, organizzato dal Circolo Culturale “Saturnio” in collaborazione con “Produzioni Fuorivia”) tenutosi nei giorni scorsi, con grande successo di pubblico, alle “Fonderie Teatrali Limone” di Moncalieri.
Dopo un lungo e selettivo percorso, la Giuria, presieduta da Eugenio Bennato insieme a Paola Farinetti (moglie e produttrice di Gianmaria Testa) ha scelto, tra i 142 brani originali arrivati da tutta Italia, cinque finalisti under 38 che hanno saputo interpretare con intensità e originalità sia la canzone di Gianmaria Testa sia il proprio brano inedito.
Al vincitore, Alessio Alì, andrà la possibilità di esibirsi all’“Attraverso Festival”, in apertura del concerto di Goran Bregovic in programma il prossimo 25 luglio a Bra (Cuneo) nonché la partecipazione a “Canzoni&Parole” al “Café de la Danse” di Parigi, nell’ambito del Festival dedicato alla “canzone d’autore” italiana.
Accanto ad Alì, è stato premiato, per “la miglior esibizione”, anche il pugliese di Molfetta (oggi anche lui residente a Roma) Mizio Vilardi, classe ’88, “che ha saputo mescolare il dialetto molfettese alle parole e alla musica di Gianmaria Testa”. Infine, il riconoscimento per la partecipazione alla prossima edizione di “Reset festival” è andato a Fabio Schember.
Tutti i brani dei finalisti faranno parte di un “album” prodotto da “Incipit Records” e “Produzioni Fuorivia”, distribuito da “Egea Music”.
La serata finale, condotta da Chiara Buratti nella Sala Grande delle “Fonderie Teatrali Limone” esaurita in ogni ordine di posti, ha visto anche la partecipazione speciale di Stefano Bollani – storico amico e collaboratore di Gianmaria Testa – che ha arricchito l’evento con uno show ironico, divertente e affettuoso in compagnia della moglie, attrice e poliedrica performer, Valentina Cenni. La chiusura della serata ha visto il presidente della Giuria, Eugenio Bennato, chiamare sul palco alcuni dei giovani musicisti che si erano esibiti durante l’evento, eseguendo due intensi brani che hanno trasmesso un messaggio di continuità e speranza, celebrando il potere unificante della “vera” musica.
“Il Premio Gianmaria Testa – hanno sottolineato in chiusura Wanda Sorbilli del ‘Circolo Culturale Saturnio’ e Paola Farinetti di ‘Produzioni Fuorivia’ – rappresenta non solo una vetrina per i giovani talenti, ma un vero e proprio laboratorio culturale che rinnova il dialogo tra tradizione e innovazione. Siamo orgogliosi di contribuire a questo progetto, che celebra la grande eredità della canzone d’autore italiana e offre opportunità concrete per il futuro della cultura. Insieme, continuiamo a costruire ponti tra passato e presente, valorizzando il talento e la creatività delle nuove generazioni”.
g. m.
Nelle foto di Elisabetta Canavero: Alessio Alì, Mizio Vilardi eStefano Bollani con Valentina Cenni
Animali … Oh, se potessero parlare!
In anteprima nazionale, sul palco dello “Spazio Kairòs”, lo spettacolo teatrale “Animal perfezione”
Domenica 16 marzo, ore 16,30
Il testo é della giovane regista torinese Camilla Bassetti (formatasi come attrice e drammaturga, prima alla Scuola di Teatro “Giuseppe Erba” per poi passare alla “Sergio Tofano” – ora “Accademia Mario Brusa – e, sempre a Torino, alla “Shakespeare School” diretta da Jurij Ferrini), con la regia di Emily Tartamelli, in collaborazione con la Compagnia “Liberipensatori ‘Paul Valery’”, fra i fondatori, nel 2020, del Progetto “C.Ar.Pe – Coordinamento Arti Performative” di Torino. E il titolo la dice già tutta: “Animal perfezione”. Nel senso La perfezione sarà pur vero che non è di questo mondo, ma, se lo fosse, gli animali in molti casi potrebbero dare un bel po’ di punti, in tema di rispetto soprattutto, a noi intelligenti (?) esseri umani! Spettacolo curioso, che di certo attrae, non poco, in particolare proprio sotto questo suo aspetto fantasioso e didattico. Didattico, certo. Basti pensare che, insieme alle due attrici protagoniste, Stefania Rosso e la stessa Camilla Bassetti, sul palco s’aggira pur anche, in carne e ossa, una “vera e propria” etologa (!), Cristina Argirò, la cui partecipazione straordinaria allo spettacolo fa da collante – ben riuscito – fra teatro e scienza, come input prezioso per riconsiderare il nostro ruolo umano nella relazione con il mondo animale. Per chi interessato, e sono certo sarete non pochi, la pièce andrà in scena, in anteprima nazionale, allo “Spazio Kairòs” di via Mottalciata 7, a Torino, domenica prossima 16 marzo, alle 16,30.
“Spettacolo per tutta la famiglia”, assicurano i responsabili. Dai bambini di 6 anni ai “bambini” che di anni ne fanno 106! Purché siano sempre “bambini”. Donne e uomini che, dentro, mantengano, a qualunque età, quella “purezza” e quella “libertà” d’intendere infantile, capaci di trasformare, in un soffio, le emozioni in vita reale.
Attraverso storie, dati e performance, lo spettacolo “invita a riflettere, in un dialogo fra animali e uomini, fra attori e pubblico, sul nostro rapporto con gli animali, sulla loro intelligenza, su emozioni e comunicazione, e su come queste nuove conoscenze possano promuovere una società più inclusiva e rispettosa”.
Scriveva il grande francese Daniel Pennac, papà del celebre Benjamin Malaussène e grande amico e cantore di bimbi e cani Uno crede di portare fuori il cane a fare pipì, mezzogiorno e sera. Grave errore: sono i cani che ci invitano due volte al giorno alla meditazione. Il mondo capovolto. E quant’è vero! Quanto, in fatto di amore gratuito rispetto fedeltà generosità amicizia, e quant’altro ancora, avremmo noi da imparare dai nostri amici pelosi a quattro zampe! Lasciatemi sognare! Lasciateci sognare! E’ quanto ci permette di fare, alla fin fine, il racconto teatral-didattico “Animal perfezione”. Che racconta di un sogno “quasi post apocalittico”. Di un mondo in cui gli animali decidono di andarsene dalla terra perché non riescono più a comunicare con gli esseri umani. Questo sogno però “non è frutto – sottolineano ancora i responsabili – della creazione di un mondo fantascientifico, ma attinge alle scoperte e allo studio dell’etologia”. Che ci avvertono di quanti gravi danni nel corso dei tempi l’uomo abbia provocato al mondo animale, andando a minacciare la sopravvivenza di moltissime specie e la tutela della biodiversità. E allora, perché non avvalersi di questo per portare in scena le testimonianze concrete dell’impatto di ciò che noi, donne e uomini, costruiamo?
“Animal perfezione” propone dunque “un gioco, in cui, si cerca – questa la conclusione – di cambiare le logiche di pensiero sugli animali, lasciando da parte il pensiero antropocentrico e cercando, invece, di dare spazio a loro, cercando di immaginarci e di giocare su cosa farebbero loro, oggi, se fossero legittimati a essere i protagonisti. La speranza è quella di cercare uno spazio per scoperte, ipotesi e domande su queste creature, che conosciamo meno di quel che pensiamo, con lo scopo di aumentare la consapevolezza di ciò che spesso non ci è visibile, che sembra lontano, ma che accade”. Basta usare un po’ di fantasia. E pensarci su, senza troppi preconcetti. Del resto, dice ancora Pennac E’ proprio quando si crede che sia tutto finito, che tutto comincia! Parole sante!
Per info: “Spazio Kairòs/Onda Larsen Teatro”, via Mottalciata 7, Torino; tel. 351/4607575 o www.ondalarsen.org
Gianni Milani
Nelle foto: “Animal perfezione”, immagini di scena