SPETTACOLI- Pagina 7

In vendita i biglietti per l’Anteprima Giovani de “Il ratto dal serraglio”

In vendita i biglietti per l’Anteprima Giovani de “Il ratto dal serraglio”, uno dei capolavori più vivaci, raffinati e sorprendenti di Wolfgang Amadeus Mozart, in scena mercoledì 5 novembre alle ore 20.Lo spettacolo è riservato al pubblico under 30.

Per il Maestro  Gianluca Capuano si tratta di un doppio debutto: dirige per la prima volta sia al Teatro Regio sia “Il ratto dal serraglio”. Capuano, specialista del repertorio settecentesco, è collaboratore abituale di Cecilia Bartoli, direttore musicale dell’Opéra di Monte-Carlo e vincitore del prestigioso premio “Abbiati” come Miglior Direttore nel 2022. Il Coro è istruito dal maestro Ulisse Trabacchin.

L’allestimento, firmato dal poliedrico e versatile attore e regista Michel Fau, popolarissimo in Francia, arriva a Torino dall’Opéra Royal de Versailles dove è stato creato nel 2024, portando in scena un mondo elegante, sospeso tra leggerezza e malinconia, colorato e paradossale, esaltato da sgargianti scenografie di Antoine Fontaine, costumi vivacissimi David Belogou e le luci di Joël Fabing ispirate al chiarore caldo delle lampade a olio del Settecento.

Nata nel 1782 per il Burgtheater di Vienna, l’opera alterna virtuosismi, ironia e profondità morale, restando una delle più amate del repertorio mozartiano. La storia racconta di Konstanze, giovane dama prigioniera del Pascià Selim insieme alla sua cameriera Blonde e al servitore Pedrillo. Il nobile Belmonte, innamorato di Konstanze, tenta di liberarli, sfidando il brutale Osmino, guardiano del palazzo, che insidia Blonde, personaggio che oggi risuona quanto mai attuale quando rivendica con fierezza: «Le ragazze non sono merce da regalare! Sono un’inglese, nata per la libertà». Il finale, inatteso e luminoso, ribalta ogni aspettativa: Selim, con un gesto di straordinaria umanità, sceglie il perdono al posto della vendetta, restituendo libertà ai prigionieri e dignità a sé stesso. In lui, Mozart affida la voce più autentica della ragione e della tolleranza.

Selim, il pascià, è una figura complessa e sorprendentemente moderna per il suo tempo: pur essendo un “turco”, non è rappresentato in modo stereotipato o malvagio, ma come un uomo capace di magnanimità. La sua particolarità risiede anche nel fatto che, pur essendo uno dei personaggi principali dell’intreccio, sia l’unico a non cantare ma a parlare soltanto, scelta che ne accentua l’autorevolezza e la forza drammatica.

Il maestro Gianluca Capuano descrive Il ratto dal serraglio con tre parole: “Profondità nella semplicità”.

“Mozart – ha aggiunto il direttore d’orchestra – alimenta sempre la piacevole illusione di essere giovani”.

“Questa squisita partitura – ha dichiarato Henri Ghéon, scrittore, poeta e critico letterario francese – così come è, con una serie di arie leggere pittoresche, belle ha il valore di una testimonianza, di un’esplosione musicale di giovinezza, da parte di un artista perfetto. In questo senso è unica al mondo”.

Info e biglietti: www.teatroregio.torino.it e alla Biglietteria del Teatro Regio
piazza Castello 215 – Torino – tel. 0118815241/242. Orario di apertura: da lunedì a sabato ore 11-19; domenica ore 10.30-15.30; un’ora prima degli spettacoli.

Mara Martellotta

Torna in scena al teatro Gobetti “Festa grande di aprile” 

 

Di Franco Antonicelli, con la regia di Giulio Graglia

Dopo il grande successo ottenuto la scorsa stagione, dal 30 ottobre al 7 novembre prossimi, al teatro Gobetti, torna in scena con recite mattutine e pomeridiane “Festa grande di aprile” di Franco Antonicelli e la regia di Giulio Graglia. L’adattamento del testo e la consulenza storica sono rispettivamente di Diego Pleuteri e Gianni Oliva. Saranno in scena Francesco Bottin, Hana Daneri, Matteo Federici, Iacopo Ferro, Celeste Giugliandolo, Diego Pleuteri, Michele Puleio e lo stesso Gianni Oliva, che condurrà la narrazione storica.

La “Festa grande di aprile” è quella della Liberazione, un anniversario che anno dopo anno si allontana da quel 25 aprile 1945 che ha sancito l’inizio di una nuova vita per il nostro Paese. “Festa grande di aprile” è il testo teatrale con cui Franco Antonicelli, singolare figura di scrittore, saggista, poeta, giornalista, Presidente CLN Piemonte e politico, ripercorre le vicende italiane dal 1924 al 1945, dai giorni del delitto Matteotti alla Resistenza e alla Liberazione. Il testo fu pubblicato da Einaudi nel 1964 nella Collezione di Teatro diretta da Paolo Grassi e Gerardo Guerrieri, e nel medesimo anno ottenne il Premio Tricolore come testo drammatico sulla Resistenza. Attraverso una sequenza di numerosi e rapidi quadri, come una carrellata cinematografica di immagini e fotogrammi, l’autore porta sul palcoscenico una tragedia perfetta: da un delitto, attraverso l’acme di una crisi morale e di coscienza, si giunge alla catarsi.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Torino in collaborazione con il Polo del ‘900, è un accorato invito a partecipare, in modo collettivo e consapevole, a questa rappresentazione popolare della nostra storia, fatta di uomini e donne, ma anche di canti e musiche del periodo, eseguiti dal vivo. Nell’ultima scena, figure evanescenti di condannati a morte ci chiamano a un’assunzione di responsabilità; è un ricordo che, pur nella gioia della Liberazione finale, vuole essere intriso di rispetto e di riflessione. Il desiderio è di rileggere la nostra storia, oggi. Un teatro civile che ci conduca a sensibilizzare le coscienze di tutti e in particolare dei giovani.

Teatro Gobetti – via Rossini 8, Torino

Info e prenotazioni: promozione@teatrostabiletorino.it – biglietteria@teatrostabiletorino.it / www.teatrostabiletorino.it

Telefono: 011 5169555

Mara Martellotta

ANIME Best Of all’Atlantic di Borgaro

in una sinfonia senza tempo…”

In principio furono i manga, i fumetti provenienti dal Giappone come forma d’arte narrativa e parte integrante della cultura nipponica svelata e raccontata al mondo. Azione, avventura, commedia, fantascienza, dramma: generi diversi, ma sempre amati dal mondo occidentale. Un successo così grande da portare alla creazione di versioni animate che da manga diventarono “Anime” e oggi si evolvono in uno spettacolo live, prodotto da Dimensione Eventi, che coinvolgerà i teatri di tutta Italia.

Un vero e proprio concerto dal vivo per celebrare i brani più famosi di anime e cartoni animati che sono divenute parte integrante della nostra vita, dall’infanzia fino all’età adulta.

Dai combattimenti de I Cavalieri dello zodiaco alle sfide di Dragon Ball, passando per il percorso di crescita di Naruto. Dall’astuzia del ladro più famoso del mondo, Lupin, all’adrenalina di One Piece, fino alle tinte noir di Death Note. Dalla storia di Lady Oscar e del suo destino segnato dai tumulti rivoluzionari francesi al mix di amore, giustizia, amicizia ed empowerment femminile di Sailor Moon.

Sul palco due protagonisti d’eccezione: al piano Nicolò Protto e al violino Emma Stillitano.

Nicolò Protto, direttore musicale, arrangiatore e responsabile creativo dello spettacolo dichiara: “Quello che abbiamo voluto creare è un volo fantastico nella musica, un percorso in crescendo ricco di emozioni, unendo le sigle alle parti strumentali più iconiche dei cartoni animati e delle anime. L’idea che sta alla base della scelta dei brani è infatti di non riproporre solo le principali sigle, ma di sorprendere ed emozionare il pubblico con le melodie soundtrack – nell’orecchio inconscio di tutti – che fanno da cornice e sottofondo all’avvicendarsi di sfide e sentimenti di amore e amicizia.

L’arrangiamento coinvolge me al pianoforte ed Emma Stillitano al violino, rifacendosi ad uno stile classical pop, ossia una contaminazione tra musica classica e di tendenza moderna, perfetta per cogliere l’essenza della musica che è parte fondamentale del fenomeno rivoluzionario con cui il Giappone ha stregato il mondo.

Nicolò Protto è un genio a tutto tondo: pianista, compositore, arrangiatore, cantautore, poeta e matematico di Torino. Basti pensare che dopo il diploma con lode e menzione accademica presso il Conservatorio di Alessandria, si laurea con massimo dei voti e un’altra lode alla facoltà di Matematica presso l’Università di Pavia.

Dal 2017 è attivo sulla scena indipendente musicale del panorama nazionale con il suo progetto PROTTO, in cui miscela perfettamente le sue canzoni d’autore e un arrangiamento cameristico per pianoforte, violoncello e clarinetto. Il suo percorso lo porta a distinguersi per talento e merito in grandi concorsi quali Premio Bertoli (2018), L’isola che non c’era (2022) e Musicultura (2023) e a collaborare con artisti del calibro di Vittorio De Scalzi; degna di menzione anche la partecipazione al programma televisivo X-Factor con i brani originali “Fossi ricco” e “Jazz (a me piace il)”.

Emma Stillitano è un’artista di straordinaria brillantezza e versatilità. Musicista, poetessa, danzatrice: ogni linguaggio artistico diventa per lei uno strumento d’espressione autentica, potente e raffinata. Violinista di rara sensibilità, inizia il suo percorso musicale giovanissima, conquistando prestigiosi premi in Italia e all’estero. Il suo talento precoce si afferma con una laurea ottenuta con il massimo dei voti e la menzione speciale, segno di un’eccellenza costante, alimentata da curiosità e passione inesauribili.

Il suo modo di suonare colpisce per intensità emotiva, precisione stilistica e una capacità interpretativa che incanta, portando sul palco un mix di energia magnetica ed eleganza naturale che lasciano il segno, trasformando l’arte in emozione viva.

Il suo repertorio spazia da Bach a Reger, autore al centro del suo attuale progetto discografico.

LE DATE DEL TOUR

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Le date del tour 2025 sono al momento le seguenti:

  • sabato 25 ottobre, ore 21: BORGARO TORINESE (To) Teatro Atlantic

  • venerdì 21 novembre, ore 21: GENOVA Teatro Govi

  • domenica 23 novembre, ore 21: ROMA Teatro Orione

  • venerdì 28 novembre, ore 21: VERONA Teatro Alcione

  • sabato 6 dicembre, ore 21: GROSSETO Teatro Moderno

  • venerdì 12 dicembre, ore 21: PALERMO Teatro Golden

INFO BIGLIETTI

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I biglietti per tutte le date del tour sono in vendita con il circuito Ticket One:

Per maggiori informazioni contattare

Dimensione Eventi all’indirizzo e-mail biglietteria@dimensioneeventi.it

FB /dimensioneeventi.it

IG /dimensioneeventi

Cartoline da Eddington

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Sugli schermi il film di Ari Aster presentato a Cannes

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Le strade assolate e i grandi spiazzi notturni deserti, le case solitarie sulla collina, il barbone che cammina lurido e scalzo e che viene ucciso freddamente mentre tracanna dalle bottiglie di un bar, unico avventore, le feste con musiche assordanti che finiscono comicamente a suon di schiaffi e voglia di vendetta, gli assembramenti vietati con tanto di cartelli che inneggiano al Black Lives Matter (scene girate in maniera ingenua, diciamo pasticciate, impacciate), le urla e gli assalti alle auto della polizia, i suprematisti bianchi e l’estremismo religioso di una giovane guida, la voglia sempre più affermata di fucili e quant’altro e il rifugio scelto, che è una ben fornita armeria, per ricaricarsi, i bitcoin e i droni che volteggiano nel cielo, aggeggi micidiali che feriscono e smembrano, la mattanza finale con un coltello che ti si conficca nel cervello, e scie di fuoco, fiamme, tante fiamme, a distruggere pressoché ogni cosa. Un sindaco che di nome fa Garcìa ed è ispano e caldeggia la costruzione di un centro di alta tecnologia, un nativo della cittadina vicina che vuol mettere il becco nelle indagini, i ricordi dell’omicidio di George Floyd e il Covid che si porta dietro l’obbligo delle mascherine (siamo nel maggio 2020 e lo sceriffo è refrattario all’uso). Tutto questo e molto altro ancora è “Eddington” di Ari Aster, presentato lo scorso maggio a Cannes, poco apprezzato dalla critica, nessun premio. I bollori americani descritti nel territorio della provincia, una cittadina del New Mexico che confina con la riserva indiana, il malcontento che sfocia in ferocia, l’un contro l’altro armato, il sangue che si spreca.

Una violenza, serpeggiante e deflagrante, che avrebbe interessato i fratelli Coen di “Fargo” e di “Non è un paese per vecchi”, la violenza che circola con ben altri intenti e misure lungo le strade di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, rese indimenticabili dalla regia di Martin McDonagh e da una strepitosa Frances McDormand. Ma altra “raffinatezza”, altra scrittura, persino un’altra eleganza nelle scene più crude. Aster, alla ricerca di un tempo presente dove tutto nasce e cresce troppo in fretta, dice troppe cose, mettendo a lato una costruzione e un discorso più razionali e pianamente narrati, dando al contrario libero sfogo al sarcasmo, all’ironia troppo spesso fuori tempo e fuori luogo, giocando con fake news e social, mostrando tutto quanto può trovar posto sul piccolo schermo di un cellulare, mescolando e disordinando sempre più le carte. Tutto va oltre la descrizione, anzi si arretra al fumetto che a volte – quei combattimenti futuristici messi in campo nelle pagine finali – scadono nei videogame più da baraccone.

A portare avanti il racconto (148 faticosi interminabili minuti) è un Joaquin Phoenix che fa lo sceriffo con il boccetto di Ventolin sempre a portata di mano, una sorta di Michael Douglas che gonfia e rigonfia di rabbia durante tutto il suo “Giorno di ordinaria follia”, una vena di imbarazzante grottesco, colpito da quella sfrenatezza interpretativa che il regista gli ha vestito addosso, coinvolto – e forse la molla che fa scattare tutto sta proprio lì, all’interno di casa sua – in una intossicazione coniugale che dura da sempre e s’è ingigantita, con la mogliettina (una Emma Stone che è un’apparizione e un personaggio letteralmente sciupati) che fa le valige e segue il capomanipolo religioso. Per cui il dramma cittadino rimane inghiottito in un’altra disarmante guerricciola tra un lui e una lei.

Non un’analisi vera e propria di tematiche e delle bombe che ne scoppiano, dell’agguato che è sempre più dietro l’angolo, non la descrizione completa e profonda di una crisi (o delle crisi) che sta interessando il mondo intero, non un lavoro di sforbiciamento e di rimessa a posto di ogni parte interessata: Aster va avanti per la propria caotica strada ma tutto quel caos non è l’apporto a una verità quotidiana ma il suo stesso film che finisce alla fine col non approdare a nulla.

Al via l’edizione n. 28 di Moncalieri Jazz

Ai blocchi di partenza Moncalieri Jazz 2025. Il Festival si svolgerà dal 25 ottobre al 9 novembre. Si parte sabato 25 dalle 17 nel centro storico di Moncalieri, con “La Notte Nera-Jazz a Corte”. Musica non stop per 8 ore con 100 musicisti con 2 marching band (Funk Off, Fantomatik Orchestra) tutto gratuito. Domenica 26 alle 18 all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Steven Mercurio con ospite l’attore cantante Gianluca Guidi e con la House Band, presenta un concerto dedicato ai 110 anni di Frank Sinatra.

La serata sarà presentata da Marco Basso critico musicale della Stampa. Dal 6 al 9 novembre il programma clou con 2 concerti a sera alle Fonderie Limone. Il 6 novembre alle 20.30 con il titolo “Jazz & Welfare” suona il Leonardo Sistillo Quartet. A seguire Nico Gori Swing 10 TET. Il 7 sempre alle 20.30 prevede “The Koln Concert”. Omaggio ai 50 anni dalla prima escuzione e agli 80 anni di Keith Jarrett con Cesare Picco e Gloria Campaner al pianoforte. A seguire Gegè Telesforo Big Mama Legacy. L’8 suona Albert Hera & Friends. A seguire “Blues For Pino”. Omaggio a Pino Daniele con musicisti che hanno nel tempo suonato con lui. Conduce la serata Marco Basso critico della Stampa. Chiusura il 9 con lil Viden Spassov Trio. A seguire il trio “stellare” Pèrez- Patitucci- Cruz. Conduce la serata il giornalista Gino Li Veli.

Pier Luigi Fuggetta

Torna Rai NuovaMusica, repertorio novecentesco con il direttore Daniel Kawka

Giovedì 23 ottobre riparte Rai NuovaMusica, la consueta rassegna dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai dedicata alla musica contemporanea, con quattro appuntamenti dedicati al repertorio novecentesco, in serata unica, in programma all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino.

Il primo, nella giornata di giovedì 23 ottobre, alle 20.30, con trasmissione in diretta su Radio3 e in live streaming sul portale Rai Cultura, segna il ritorno sul podio di Daniel Kawka, con Anna Tifu violinista solista e musiche di Silvia Colasanti, Éric Tanguy e Hans Werner Henze. Attuale direttore musicale e artistico del Léman Lyriques Festival di Ginevra, il francese Daniel Kawka è ospite regolare delle stagioni dell’OSN Rai. Apprezzato interprete del repertorio romantico, in particolare di Mahler, Strauss e Wagner, è altrettanto attivo nell’ambito della musica moderna e contemporanea. Ha diretto compagini come l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la Filarmonica di San Pietroburgo, la London Sinfonietta e l’Orchestre Philharmonique de Radio France.

In apertura di serata, Kawka propone “In Excelsis” per orchestra di Éric Tanguy. Nato a Caen nel 1968, Tanguy è uno dei compositori francesi più eseguiti e trasmessi dei nostri giorni. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali il “Grand Prix de la SACEM” (2012) e il “Grand prix des Lycéens” dei Compositori (2014), assegnato dagli studenti delle scuole superiori di tutta la Francia. È anche stato nominato due volte “Compositore dell’Anno” alle Victoires de la musique classique (nel 2024 e nel 2008).
Nel 2009, in occasione del suo trentesimo anniversario, l’Ensemble Orchestral de Paris ha presentato in prima assoluta il suo “In Excelsis” per orchestra al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi. Nel marzo 2015, la nuova versione del brano è stata creata alla Philharmonie de Paris dall’Orchestre National d’Ile de France, diretta da Enrique Mazzola. Il brano è proposto per la prima volta dall’Orchestra Rai.

A seguire il Concerto per violino “Esercizi per non dire addio” di Silvia Colasanti, classe 1975, che ha recentemente ottenuto un grande successo alla Scala con “Anna A.”, la prima opera andata in scena nel teatro milanese firmata da una compositrice donna. Il brano è stato composto su commissione dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi ed eseguito per la prima volta nel 2022 all’Auditorium di Milano.

“Scrivere un lavoro per violino e orchestra oggi – ha raccontato Silvia Colasanti – rappresenta una sfida difficile, vuol dire tornare su un organico che ha più di quattro secoli di storia, per il quale sono stati scritti grandi capolavori ed esplorate le infinite possibilità espressive e tecniche dello strumento e del suo rapporto con l’orchestra. La storia fa sentire il suo peso, ma costituisce anche la più importante risorsa di conoscenza di noi stessi. Esercizi per non dire addio è un pezzo attorno al tema del distacco e della perdita, nel ricordo vivo di quello che si è amato e che si continua ad amare in modo sempre nuovo, un racconto in suoni dei tentativi che un’esistenza compie, lungo un cammino carico di richiami interni e di memoria, per vivere il presente, guardando al futuro ma con la consapevolezza piena del nostro legame con il passato”.

A interpretarlo è chiamata la violinista Anna Tifu, ospite regolare dell’Orchestra Rai e vincitrice nel 2007 del Concorso George Enescu di Bucarest nel 2007.

Chiude la serata la Sinfonia n. 7 per grande orchestra di Hans Werner Henze, scritta tra il 1983 e il 1984 e commissionata dai Berliner Philharmoniker per il centenario della loro fondazione. Durante la composizione, il musicista si immerse nella personalità e nelle opere del poeta Friedrich Hölderlin, la cui vita e poetica influenzano profondamente la pagina sinfonica.

Auditorium Rai “Arturo Toscanini”- via Rossini 15, Torino

Biglietti: prezzo unico 5 euro / 3 euro per gli under 35 / in vendita presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino e online sul sito www.osn.rai.it / biglietteria.osn@rai.it

Mara Martellotta

I due cowboys, tra le montagne “teatrali” del Wyoming

Venerdì 24 ottobre debutto nazionale all’Alfieri

Difficile immaginare come il palcoscenico torinese dell’Alfieri – da venerdì 24, tre repliche, in prima nazionale poi una lunga tournée sino a gennaio – possa contenere gli ampi spazi del Wyoming, le montagne e la ricca vegetazione e le mandrie, un’America rurale di metà degli anni Sessanta fatta di piccoli paesi e comunità non certo avanzate nella mentalità e nello stile di vita. Sono gli spazi raccontati dalla scrittrice Annie Proulx nel suo racconto breve “Brokeback Mountain”, uscito sulle pagine del New Yorker nel 1997, che il regista Ang Lee, originario di Taiwan, portò sullo schermo esattamente vent’anni fa: la stesura di una sceneggiatura e una pre-realizzazione contrastate, chiamando a interpretarlo e dirigerlo attori del calibro di Matt Damon o Mark Wahlberg o Joaquin Phoenix e registi come Gus Van Sant o l’europeo Pedro Almodòvar. Tema difficile e spinoso l’amore tra due giovani uomini, una vicenda chiusa a cui il pubblico ancora forse non era del tutto preparato, una proposta azzardata che sarebbe anche stata in grado di bloccare una carriera e nessuno accettò il progetto. Il film alla fine si fece, raggiunse guadagni che moltiplicarono ben più di dieci volte l’iniziale budget di 14 milioni di dollari, s’aggiudicò il Leone d’oro alla Mostra di Venezia, tre Oscar (su otto candidature) per la migliore regia, miglior sceneggiatura non originale e colonna sonora, quattro Golden Globe e altrettanti Bafta, ebbe critiche ovunque entusiaste, fu il vero trampolino di lancio per Jake Gyllenhaal (come Jack Twist) e lo scomparso Heath Ledger (come Ennis Del Mar).

Ma il racconto dei due mandriani che accettano un lavoro e un isolamento per mesi, che allontanati dal mondo vivono una storia d’amore nascosto e rivelato poi tra le ostilità di tutti, tra le pareti di casa innanzitutto, una storia che porta ad abbandoni e a ritrovamenti sino ad arrivare alla morte, non è soltanto fatto di belle visioni e di paesaggi che letterariamente e cinematograficamente toglievano il fiato: “Brokeback” è storia profonda di sentimenti e delle parole che li esprimono, di una coscienza di sé e di uno svelamento che prendono affermazione a poco a poco, lo scavo eccellente di comportamenti e psicologie, il terreno di un importante impatto emotivo, un luogo intimo di commozione che sin dal suo apparire ha sempre dimenticato la focalizzazione di uno spazio e di un tempo: un successo annunciato per molti versi, ma capace anche di ottenere parecchi ostacoli al suo apparire. Non solo la censura cinese o quella del Medio Oriente, anche una intera catena di cinema nello stato dello Utah annullò, senza nessuna spiegazione agli spettatori, le proiezioni del film, giustificando quella decisione in seguito con la presenza di qualcosa di molto sbagliato all’interno della vicenda.

Prendendo necessariamente altre strade, “Brokeback” è divenuto una “play with music”, una versione teatrale scritta da Ashley Robinson, con le musiche di Dan Gillespie Sells, che ha visto il proprio debutto a Londra nel 2023, con enorme successo di pubblico e di critica. Il milanese Teatro Carcano, con Altra Scena & GF Entertainment e Accademia Perduta Romagna Teatri, la propone al pubblico italiano per la versione e la regia di Giancarlo Nicoletti, le scene di Alessandro Chiti e i costumi di Giulia Pagliarulo. L’intera partitura musicale è affidata alla voce di Malika Ayane e alla live band capitanata da Marco Bosco al pianoforte, accompagnato da Giacomo Belli (chitarre) e Giulio Scarpato (basso e contrabbasso). Ha detto Nicoletti (di cui nel maggio prossimo il TST riproporrà al Gobetti la bella regia dei “Due papi”, già visto sul palcoscenico del Gioiello): “Portare ‘Brokeback Mountain’ a teatro è un esercizio di sottrazione e di fiducia. Fiducia nella potenza del racconto, dei personaggi e nella capacità del linguaggio teatrale, la vastità dei luoghi – così centrale nel racconto originale – viene allora affidata alla musica, ai giochi di luce, alla suggestione teatral/cinematografica (con l’utilizzo di videoproiezioni e camere live), in uno spazio in costante trasformazione, che si dilata e contrae, facendosi intimo e aprendosi all’orizzonte, in relazione con ciò che accade tra i corpi in scena.”

Nei ruoli dei protagonisti, Edoardo Purgatori, già visto in “Diamanti” di Ozpetek e “Siccità” con la regia di Paolo Virzì, e Filippo Contri, compagno di scena di Carlo Verdone nel televisivo “Vita da Carlo”.

Elio Rabbione

Nelle immagini, Edoardo Purgatori e Filippo Contri fotografati da Carlo Mogiani, e Malika Ayane, foto di Attilio Cusani.

Al Concordia il genio surreale di Alessandro Bergonzoni

Sabato 25 ottobre, ore 21

Arrivano i Dunque (Avannotti, sole Blu e la storia della giovane Saracinesca)

 

 

Il genio surreale di Alessandro Bergonzoni torna al Teatro Concordia con il nuovo allestimento di Arrivano i dunque (Avannotti, sole Blu e la storia della giovane Saracinesca) e la sua “crealtà” che esplicita, in un pensiero che si fa neologismo, la vera tensione morale di questo artista unico.

 

Un’asta dei pensieri dove cerco il miglior (s)offerente per mettere all’incanto il verso delle cose: magari d’uccello o di poeta”.

Un luogo scenico, multifunzionale, dove proseguire la sua ricerca artistica nei territori che in questi anni lo hanno visto partecipare attivamente in prima persona ad avvenimenti sia artistici che sociali applicando fattivamente la “…congiungivite dove varco il fraintendere, fino all’unità dismisura, tra arte e sorte, fiamminghi e piromani, van Gogh e Bangkok, bene e Mahler, sangue fuori mano e stigmate, stigmate e astigmatici, Dalì fino Allah”. Quindi “Arrivano i Dunque” perchè i tempi sono colmi e come si chiede Bergonzoni “Manca poco? Tanto é inutile? Non per niente tutto chiede!”.

 

ALESSANDRO BERGONZONI, BIO

Nasce a Bologna nel 1958. Artista, attore, autore. Quindici spettacoli teatrali al suo attivo e sei libri. Nel cinema: Pinocchio (2001) di Roberto Benigni e Quijotet (2006) di Mimmo Paladino. Da anni scrive Aprimi Cielo sul Venerdì di Repubblica e Il pensato del giorno su Robinson, dal 2005 si avvicina al mondo dell’arte esponendo in varie gallerie e musei. Unisce al suo percorso artistico un interesse profondo per temi sociali quali la carcerazione, l’immigrazione, la malattia e la pace tenendo su questi argomenti incontri in vari ambiti. Ha vinto il Premio della Critica 2004/2005, il Premio Hystrio nel 2008 e il Premio UBU nel 2009. Dal 2015 ha presentato in varie pinacoteche nazionali l’installazione performativa Tutela dei beni: corpi del (C)reato ad arte (il valore di un’opera, in persona). Nel 2020 per Garzanti esce Aprimi cielo, dieci anni di raccoglimento articolato. Nel 2022 gli viene assegnata la Coppa Volponi per il lavoro letterario, il Premio Nazionale Cultura della Pace-Città di Sansepolcro e, nel 2023, il Premio Montale Fuori di Casa. Nel 2024 oltre al debutto di Arrivano i Dunque inaugura al Mudima di Milano l’installazione Vite Sospese con Bill Viola. Per Art City 2025 presenta Il Tavolo Delle Trattative.

Info

Teatro della Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

Sabato 25 ottobre 2025, ore 21

ARRIVANO I DUNQUE (Avannotti, sole Blu e la storia della giovane Saracinesca)

Di e con Alessandro Bergonzoni

Regia Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi

Scene Alessandro Bergonzoni

Produzione Teatro Carcano

Biglietti: intero 22 euro, ridotto 20 euro

www.teatrodellaconcordia.it

011 4241124 – info@teatrodellaconcordia.it